Tra il serio e il faceto: Una filastrocca per (i) due amici (Prima puntata)
PINOCCHIO E LUCIGNOLO
di Gianni Rodari
Qui continua, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio:
la Fatina, sempre buona,
nuovamente lo perdona.
Il monello ora si pente,
è una perla di studente
e agli esami, con onore,
lo promuove il professore.
Per premiar tanto successo
la Fatina gli ha promesso:
“Più di legno non sarai,
un vero uomo diverrai!”.
Dell’atteso avvenimento
è Pinocchio assai contento
e i compagni a festeggiare
pensa tosto d’invitare.
Tra i compagni il prediletto
è un astuto ragazzetto,
meglio noto con nomignolo
buffo invero di Lucignolo.
Ma Lucignolo, o disdetta,
il suo invito non accetta:
“Io vi lascio, cari sciocchi:
vo’ al Paese dei Balocchi!”.
“Che paese! Che abbondanza!
Tutto l’anno fai vacanza,
niente scuola né lezioni,
solo giochi ed attrazioni!”.
“Ecco il carro pel viaggio…
Tu che fai? Vieni? Coraggio!”.
Ma Pinocchio esclama: “Ohibò,
alla Fata che dirò”.
Qui continua, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio
che un’ennesima occasione
mette in grande tentazione.
Ecco il carro che ogni mese
dei Balocchi va al paese:
di ragazzi è già strapieno,
ce n’è cento per lo meno.
Sta a cassetta, dolce e tondo,
un omino rubicondo
che a Lucignolo ben tosto
sulle stanghe trova posto.
Dice quindi il vispo omino
al dubbioso burattino:
“Se tu pure vuoi venire,
a cassetta puoi salire…
E Pinocchio sul momento
si decide al tradimento:
“Addio, Fata! Vengo anch’io,
ma viaggiando a modo mio.
Con perfetta esibizione
a un ciuchin balza in arcione,
ma la bestia si ribella
e lo scalcia dalla sella.
Stando a terra scopre che
quei somari han scarpe ai piè:
ciuchi rari, asini strani,
hanno scarpe da cristiani…
Monta alfin Pinocchio in groppa,
ma il ciuchin mentre galoppa
sembra dir nei suoi ritardi:
“Piangerai, ma sarà tardi!”.
Qui continua l’avventura
di Pinocchio testadura
in viaggio – aprite gli occhi -
pel Paese dei Balocchi.
Nella notte il burattino
sente piangere un ciuchino,
ma a svelar questo mistero
manca il tempo per davvero:
ecco già la comitiva
nel fatal paese arriva
e l’accolgon urli e lazzi
di migliaia di ragazzi.
Che paese! Per la via
c’è un tal chiasso, un’allegria!
Far baldoria e confuzione
è la sola occupazione.
Qui si corre in bicicletta
là si salta e si sgambetta,
qui si recita, si balla,
si gareggia con la palla.
Nei teatri a tutte l’ore
c’è gran folla e buonumore;
per il più sopra la cassa
leggi: “Gratis qui si passa!”.
Libri, scuole ed insegnanti
son vietati a tutti quanti:
ogni giorno si fa festa
gente mia, che vita è questa!
Quando a sera il burattino
va a dormir nel suo lettino
stanco è, si, ma non si lagna
del Paese di Cuccagna.
“La filastrocca di Pinocchio” (Testo di Gianni Rodari con illustrazioni di Raul Verdini pubblicato a puntate, tra il 1954 e il 1955, sul giornale per ragazzi "Pioniere".) – foto: S.S. il Patriarca Bartolomeo I e il papa Francesco
di Gianni Rodari
Qui continua, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio:
la Fatina, sempre buona,
nuovamente lo perdona.
Il monello ora si pente,
è una perla di studente
e agli esami, con onore,
lo promuove il professore.
Per premiar tanto successo
la Fatina gli ha promesso:
“Più di legno non sarai,
un vero uomo diverrai!”.
Dell’atteso avvenimento
è Pinocchio assai contento
e i compagni a festeggiare
pensa tosto d’invitare.
Tra i compagni il prediletto
è un astuto ragazzetto,
meglio noto con nomignolo
buffo invero di Lucignolo.
Ma Lucignolo, o disdetta,
il suo invito non accetta:
“Io vi lascio, cari sciocchi:
vo’ al Paese dei Balocchi!”.
“Che paese! Che abbondanza!
Tutto l’anno fai vacanza,
niente scuola né lezioni,
solo giochi ed attrazioni!”.
“Ecco il carro pel viaggio…
Tu che fai? Vieni? Coraggio!”.
Ma Pinocchio esclama: “Ohibò,
alla Fata che dirò”.
Qui continua, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio
che un’ennesima occasione
mette in grande tentazione.
Ecco il carro che ogni mese
dei Balocchi va al paese:
di ragazzi è già strapieno,
ce n’è cento per lo meno.
Sta a cassetta, dolce e tondo,
un omino rubicondo
che a Lucignolo ben tosto
sulle stanghe trova posto.
Dice quindi il vispo omino
al dubbioso burattino:
“Se tu pure vuoi venire,
a cassetta puoi salire…
E Pinocchio sul momento
si decide al tradimento:
“Addio, Fata! Vengo anch’io,
ma viaggiando a modo mio.
Con perfetta esibizione
a un ciuchin balza in arcione,
ma la bestia si ribella
e lo scalcia dalla sella.
Stando a terra scopre che
quei somari han scarpe ai piè:
ciuchi rari, asini strani,
hanno scarpe da cristiani…
Monta alfin Pinocchio in groppa,
ma il ciuchin mentre galoppa
sembra dir nei suoi ritardi:
“Piangerai, ma sarà tardi!”.
Qui continua l’avventura
di Pinocchio testadura
in viaggio – aprite gli occhi -
pel Paese dei Balocchi.
Nella notte il burattino
sente piangere un ciuchino,
ma a svelar questo mistero
manca il tempo per davvero:
ecco già la comitiva
nel fatal paese arriva
e l’accolgon urli e lazzi
di migliaia di ragazzi.
Che paese! Per la via
c’è un tal chiasso, un’allegria!
Far baldoria e confuzione
è la sola occupazione.
Qui si corre in bicicletta
là si salta e si sgambetta,
qui si recita, si balla,
si gareggia con la palla.
Nei teatri a tutte l’ore
c’è gran folla e buonumore;
per il più sopra la cassa
leggi: “Gratis qui si passa!”.
Libri, scuole ed insegnanti
son vietati a tutti quanti:
ogni giorno si fa festa
gente mia, che vita è questa!
Quando a sera il burattino
va a dormir nel suo lettino
stanco è, si, ma non si lagna
del Paese di Cuccagna.
“La filastrocca di Pinocchio” (Testo di Gianni Rodari con illustrazioni di Raul Verdini pubblicato a puntate, tra il 1954 e il 1955, sul giornale per ragazzi "Pioniere".) – foto: S.S. il Patriarca Bartolomeo I e il papa Francesco
Nessun commento:
Posta un commento