Il santo patriarca Tikhon e il patriarcato di Costantinopoli
Il patriarca Tikhon dovette, nel giugno
1924, affrontare le minacce suscitate dalla politica del patriarcato di
Costantinopoli. Nel mondo ortodosso il patriarca di Costantinopoli è
tradizionalmente considerato come il primus inter pares. Non
risulta quindi che disponga di diritti speciali nei confronti delle
Chiese ortodosse locali. Nei primi anni '20 la politica perseguita dai
patriarchi di Costantinopoli cambiò all'improvviso, e iniziò ad
allontanarsi sempre più dalla tradizione ortodossa. Ciò si è manifestato
in modo evidente sotto il patriarca Melezio IV (Metaxakis), dal 1921 al
1924. Il suo scopo era quello di introdurre cambiamenti radicali simili
a quelli propugnati dai "rinnovazionisti" della Russia sovietica nella
vita della Chiesa. Oltre a questo, Melezio IV si ingerì in modo brutale
nella giurisdizione del Patriarcato di Mosca. In violazione dei canoni
concesse l'autocefalia a parti costitutive della Chiesa russa situate in
Finlandia, in Polonia e in Estonia.
Tra i mesi di maggio e luglio 1923 il
patriarca Melezio riunì a Costantinopoli il suo "Concilio
pan-ortodosso". Appena una dozzina di persone vi partecipò. Nessuno di
loro fu rappresentate in qualche sorta in maniera ufficiale di qualsiasi
patriarcato . "Il Concilio" introdusse il calendario gregoriano e
abrogò il calendario giuliano. Vi si decise di modificare il calendario
di Pasqua stabilito in modo immutabile da una decisione del primo
Concilio Ecumenico. I chierici furono autorizzati a tagliarsi i capelli,
l'obbligo di indossare l'abito talare passò nel dimenticatoio, furono
auorizzati matrimoni non canonici e il secondo matrimonio dei sacerdoti.
Il "Concilio" con queste decisioni violò l'ordine e l'unità che
prevalevano all'interno delle chiese autocefale.
Il rafforzamento in Russia della chiesa
rinnovazionista detta "vivente" ha contribuito notevolmente al successo
della politica perseguita da Melezio. Le riforme moderniste dei
rinnovazionisti erano simili a ciò che preconizzava Melezio. Quando
divenne patriarca di Alessandria (1926), il sinodo della "chiesa
vivente" scrisse a Melezio: "Il nostro santo sinodo manda i suoi
migliori auguri e ricorda con gratitudine il sostegno morale che Vostra
Beatitudine ci ha dato quando era patriarca di Costantinopoli
riconoscendoci come singolo organo legittimo a capo della Chiesa
ortodossa russa". I successori di Melezio, Gregorio VII e Costantino VI,
rimasero in comunione con la "chiesa vivente", e Gregorio VII arrivò a
chiedere al Patriarca Tikhon di abdicare.
Questo patriarca insistette che gli
arcivescovi russi Anastasij e Aleksandr, che allora stavano a
Costantinopoli, cessassero di agire contro il potere sovietico in Russia
e di commemorare il Patriarca Tikhon. Li esortò a riconoscere la
legittimità del potere bolscevico. Non essendo stato seguito, ordinò
un'inchiesta, sospendendo a divinis i due arcivescovi. Gregorio
VII si rivolse al Patriarca Dimitri della Serbia chiedendogli di
interdire il Sinodo dei Vescovi russi a Sremski Karlovici. Incontrò un
rifiuto dal patriarca serbo.
Nell'estate del 1924 il sinodo
rinnovazionista detto "Evdokimov", sostenuto dalla GPU, fece correre la
voce che il patriarca di Costantinopoli aveva dimesso il patriarca
Tikhon e lo aveva persino sospeso a divinis (Izvestia, n° 124, 1 giugno 1924).
La GPU volle affermare il prestigio di
cui gode il patriarca di Costantinopoli per rafforzare i rinnovazionisti
e farne il fulcro della chiesa russa. Al tempo stesso, cercava di
convincere il patriarca Tikhon a dimettersi. La polizia politica mise in
moto tutti i suoi mezzi perché fossero specificamente i rinnovazionisti
a sembrare di essere la chiesa legittima agli occhi del patriarca di
Costantinopoli. Va tuttavia notato che il patriarca di Costantinopoli,
di certo il primo nei dittici, non ha alcun potere sul patriarca in
Russia. Il Canone " del secondo Concilio ecumenico proibisce ai vescovi
di ingerirsi nella vita di altre diocesi. In ogni caso la GPU, insieme
ai rinnovazionisti, contava di servirsi del patriarca di Costantinopoli
per sbarazzarsi del patriarca Tikhon.
Il 17 aprile 1924 il sinodo del
patriarcato di Costantinopoli decise di inviare una missione in Russia
per studiare la situazione della Chiesa. Questa seguì il testo della
decisione che Costantinopoli considerava la "chiesa vivente" come
l'unica legittima. La GPU sostenne all'interno della chiesa il suo
agente, il sacerdote Krasnitskij, e allo stesso tempo cercò di
screditare il patriarca Tikhon.
La commissione del Patriarcato di
Costantinopoli fu installata il 30 aprile. Il 6 Maggio 1924 Gregorio VII
intervenendo a una riunione del Sinodo, chiese al patriarca Tikhon di
abbandonare le sue funzioni e di non governare più la Chiesa russa. Il
Sinodo incaricò la commissione "di sostenere nel suo lavoro le tendenze
all'interno della chiesa che sono fedeli al governo dell'URSS", vale a
dire i rinnovazionisti. Il sinodo di Costantinopoli si pronunciava allo
stesso tempo per l'abrogazione del patriarcato in Russia.
Tuttavia, le Chiese ortodosse locali non
accettarono tutte di sostenere i rinnovazionisti. Una delegazione del
patriarcato di Gerusalemme si recò in Russia nel mese di febbraio 1924.
Era condotta da Costantino Grigoriardi che si fece un quadro obiettivo
della situazione nella Russia sovietica e si pronunciò senza riserve a
favore del Patriarca Tikhon, legittimamente eletto. Condannò il
rinnovazionismo in quanto tale.
I documenti citati sono conservati negli
archivi di Emelian Jaroslavskij (il suo vero nome era Minei Gubelman),
presidente della commissione antireligiosa del Comitato Centrale. Il
potere sovietico lavorava per aumentare il prestigio dei rinnovazionisti
agli occhi dell'opinione mondiale e voleva far credere che esse
beneficiassero del sostegno dell'Ortodossia universale.
Il 6 Giugno 1924 Basilio Dimopoulos,
rappresentante del patriarcato di Costantinopoli nell'URSS, fece
pervenire al patriarca Tikhon gli estratti del verbale della riunione
del Sinodo di Costantinopoli. Questo testo chiedeva al patriarca Tikhon
di rinunciare alle sue funzioni. Il 18 giugno, come consegue dai
messaggi Metropoliti Petr e Serafim, il patriarca Tikhon inviò una
lettera a Gregorio VII. In essa sottolineava la non canonicità
dell'ingerenza del patriarcato di Costantinopoli nella vita della Chiesa
russa. Si dice nella lettera: "Il popolo non è con gli scismatici ma
con il suo patriarca ortodosso legittimo. La rinuncia al patriarcato non
farebbe altro che il gioco dei rinnovazionisti scismatici".
Dopo aver ricevuto questa lettera di
Gregorio VII ruppe ogni contatto con il santo patriarca Tikhon e non
comunicò se non con i rinnovazionisti. Sotto l'influenza dei
rappresentanti sovietici all'estero altri patriarchi orientali seguirono
l'esempio dato da Gregorio VII. I sovietici riuscirono quindi a isolare
dal mondo esterno la Chiesa canonica russa, come se questa
rappresentasse una minaccia per l'Ortodossia universale. Il patriarcato
di Costantinopoli progettò di tenere nel 1925 un Concilio pan-ortodosso.
Questa doveva essere un'assemblea dei rinnovazionisti illegittimi. Il
10 giugno 1924 un'assemblea pre-conciliare rinnovazionista si riunì a
Mosca e decise di abrogare il patriarcato in quanto tale. Un resoconto
dedicato a questo incontro fu stabilito dal regime. Vi si dice: "156
sacerdoti, 83 vescovi, 84 laici hanno preso parte a questa assemblea.
126 agenti segreti della GPU sono stati commissionati a partecipare alla
riunione". Vale a dire, quasi il 40% dei partecipanti.
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