"Non siamo vostri nemici, siamo fratelli, vogliamo essere buoni vicini.."
In una conversazione telefonica con Marta Allevato di AsiaNews, l'arcivescovo maggiore degli uniati ucraini, Svjatoslav Shevchuk, riesce a proporci un tale concentrato di ipocrisie buoniste che
sulle prime anche noi (piuttosto ben informati sulle questioni ucraine,
fin dallo scorso millennio...) ci sentiamo tentati di apprezzare il
vello da pecora sulle spalle del lupo.
Il fatto è che l'uniatismo (e soprattutto quello ucraino) è per sua
natura costretto alla duplicità, a cominciare da come presenta se
stesso. Mons. Shevchuk è "arcivescovo maggiore" solo quando parla con
una reporter cattolica italiana; parlando con rappresentanti delle
chiese sotto il suo omoforio, si presenta come "patriarca", nonostante
il fatto che l'unico ente che potrebbe legittimare questo suo titolo (la
sede romana) NON glie lo conceda. Lo stesso nome "uniatismo", che per
lui sarebbe "linguaggio che offende", viene dal termine Unia,
con cui gli stessi ortodossi rinnegati passati sotto l'obbedienza
polacco-romana definivano se stessi (fino al punto di parlare di una
"santa Unia", termine certamente non coniato a Mosca), indubbiamente
perché presentarsi come "ortodossi rinnegati" sarebbe stato poco
confacente! Ora, la smania di trovare a tutti i costi un termine politically correct spinge a deliri di apnea linguistica come "ortodossi in comunione con Roma".
Ma le ipocrisie non si limitano alle auto-definizioni. Mons. Shevchuk
può presentarsi come desideroso di "un aperto e sincero dialogo",
accusando Mosca di mancata riconciliazione, quando per lo meno dai tempi
della dissoluzione dell'Unione Sovietica OGNI progetto di dialogo proposto da Mosca E
da Roma è fallito perché silurato dagli uniati stessi (ovviamente,
quando a Kiev c'era ancora un governo credibile, era un po' troppo
sconveniente sedersi a tavoli di dialogo che comportassero questioni
come chiese e cattedrali ortodosse sottratte pochi anni prima dagli
uniati con la violenza). Il rigurgito di desiderio di dialogo fin
"dall'inizio dell'anno" giunge a babbo un po' troppo morto per essere
credibile.
Consideriamo un'altra frase nella quale, sotto vesti nobili di
autodeterminazione popolare, si nasconde il vero nucleo del problema
relativo agli uniati ucraini, cioè la presa nazionalistica del potere:
"I vertici della Chiesa ortodossa russa non riconoscono l'esistenza di
un popolo ucraino, con una sua propria cultura, la propria storia; in
questo momento stanno negando l'esistenza stessa del popolo, della
nazione ucraina come tale".
A dire il vero, non sono solo "i vertici della Chiesa ortodossa russa"
ad avere dubbi sulla nazione ucraina come tale: ci pensa già abbastanza
bene la base,
assieme a qualsiasi storico degno di reputazione. Per essere credibili
nella loro ideologia, gli uniati potrebbero presentare qualche fonte
letteraria in "lingua ucraina" anteriore al diciottesimo secolo, o
magari una cartina geografica delle loro terre con su scritta la parola
"Ucraina" e datata prima del periodo sovietico... ma non possono farlo,
per cui – soprattutto con giornalisti italiani non addentro alle
questioni locali ucraine – è molto meglio ricorrere alla retorica
buonista.
Per continuare, consideriamo questa meravigliosa chicca di utopia:
"Non c'è assolutamente tensione tra le varie confessioni in Ucraina"
Sì, certo... e le mucche volano, soprattutto a Pochaev.
Per concludere, non vorremmo lasciare l'impressione di essere tanto
ostili a mons. Shevchuk da voler contraddire ogni sua affermazione.
Quando uno si ammanta di retorica buonista, rischia sempre di farsi
scappare qualche parola davvero buona, con la quale non possiamo che
concordare:
"Ma io credo nella saggezza spirituale dei vescovi ortodossi..."
...ma anche noi, vladyko! Proprio per questo, quando sentiamo da parte loro seri moniti nei vostri confronti, li teniamo in alta considerazione.
"...nel fatto che sapranno liberarsi dalla ideologia politica, perché
se la Chiesa rimarrà politicizzata, sarà sempre strattonata tra vari
modi di fare politica e tra diversi Paesi, mentre la Chiesa deve emanare
unità e non divisioni".
Certo, vladyko, certo... abbiamo ammirato il suo modo tutto personale di
"liberarsi dalla ideologia politica", e possiamo fare nostre anche
alcune delle sue stesse previsioni, ovviamente applicandole a lei e ai
suoi:
"Finché non riusciranno a riconoscere la realtà, ci saranno sempre tensioni".
Intanto, aspettiamo da parte vostra qualcosa che con tutto questo
buonismo non abbiamo ancora visto, e che non dovrebbe essere tanto
difficile a chi si dichiara in comunione con Roma... un po' di mea culpa.
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