mercoledì 25 giugno 2014

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Gli uniati non perdono occasione per denigrare la loro abiurata VERA FEDE: dal sito del Rev. Padre e Confratello Ambrogio di Torino.

"Non siamo vostri nemici, siamo fratelli, vogliamo essere buoni vicini.."



















In una conversazione telefonica con Marta Allevato di AsiaNews, l'arcivescovo maggiore degli uniati ucraini, Svjatoslav Shevchuk, riesce a proporci un tale concentrato di ipocrisie buoniste che sulle prime anche noi (piuttosto ben informati sulle questioni ucraine, fin dallo scorso millennio...) ci sentiamo tentati di apprezzare il vello da pecora sulle spalle del lupo.
Il fatto è che l'uniatismo (e soprattutto quello ucraino) è per sua natura costretto alla duplicità, a cominciare da come presenta se stesso. Mons. Shevchuk è "arcivescovo maggiore" solo quando parla con una reporter cattolica italiana; parlando con rappresentanti delle chiese sotto il suo omoforio, si presenta come "patriarca", nonostante il fatto che l'unico ente che potrebbe legittimare questo suo titolo (la sede romana) NON glie lo conceda. Lo stesso nome "uniatismo", che per lui sarebbe "linguaggio che offende", viene dal termine Unia, con cui gli stessi ortodossi rinnegati passati sotto l'obbedienza polacco-romana definivano se stessi (fino al punto di parlare di una "santa Unia", termine certamente non coniato a Mosca), indubbiamente perché presentarsi come "ortodossi rinnegati" sarebbe stato poco confacente! Ora, la smania di trovare a tutti i costi un termine politically correct spinge a deliri di apnea linguistica come "ortodossi in comunione con Roma".
Ma le ipocrisie non si limitano alle auto-definizioni. Mons. Shevchuk può presentarsi come desideroso di "un aperto e sincero dialogo", accusando Mosca di mancata riconciliazione, quando per lo meno dai tempi della dissoluzione dell'Unione Sovietica OGNI progetto di dialogo proposto da Mosca E da Roma è fallito perché silurato dagli uniati stessi (ovviamente, quando a Kiev c'era ancora un governo credibile, era un po' troppo sconveniente sedersi a tavoli di dialogo che comportassero questioni come chiese e cattedrali ortodosse sottratte pochi anni prima dagli uniati con la violenza). Il rigurgito di desiderio di dialogo fin "dall'inizio dell'anno" giunge a babbo un po' troppo morto per essere credibile.
Consideriamo un'altra frase nella quale, sotto vesti nobili di autodeterminazione popolare, si nasconde il vero nucleo del problema relativo agli uniati ucraini, cioè la presa nazionalistica del potere:
"I vertici della Chiesa ortodossa russa non riconoscono l'esistenza di un popolo ucraino, con una sua propria cultura, la propria storia; in questo momento stanno negando l'esistenza stessa del popolo, della nazione ucraina come tale".
A dire il vero, non sono solo "i vertici della Chiesa ortodossa russa" ad avere dubbi sulla nazione ucraina come tale: ci pensa già abbastanza bene la base, assieme a qualsiasi storico degno di reputazione. Per essere credibili nella loro ideologia, gli uniati potrebbero presentare qualche fonte letteraria in "lingua ucraina" anteriore al diciottesimo secolo, o magari una cartina geografica delle loro terre con su scritta la parola "Ucraina" e datata prima del periodo sovietico... ma non possono farlo, per cui – soprattutto con giornalisti italiani non addentro alle questioni locali ucraine – è molto meglio ricorrere alla retorica buonista.
Per continuare, consideriamo questa meravigliosa chicca di utopia:
"Non c'è assolutamente tensione tra le varie confessioni in Ucraina"
Sì, certo... e le mucche volano, soprattutto a Pochaev.
Per concludere, non vorremmo lasciare l'impressione di essere tanto ostili a mons. Shevchuk da voler contraddire ogni sua affermazione. Quando uno si ammanta di retorica buonista, rischia sempre di farsi scappare qualche parola davvero buona, con la quale non possiamo che concordare:
"Ma io credo nella saggezza spirituale dei vescovi ortodossi..."
...ma anche noi, vladyko! Proprio per questo, quando sentiamo da parte loro seri moniti nei vostri confronti, li teniamo in alta considerazione.
"...nel fatto che sapranno liberarsi dalla ideologia politica, perché se la Chiesa rimarrà politicizzata, sarà sempre strattonata tra vari modi di fare politica e tra diversi Paesi, mentre la Chiesa deve emanare unità e non divisioni".
Certo, vladyko, certo... abbiamo ammirato il suo modo tutto personale di "liberarsi dalla ideologia politica", e possiamo fare nostre anche alcune delle sue stesse previsioni, ovviamente applicandole a lei e ai suoi:
"Finché non riusciranno a riconoscere la realtà, ci saranno sempre tensioni".
Intanto, aspettiamo da parte vostra qualcosa che con tutto questo buonismo non abbiamo ancora visto, e che non dovrebbe essere tanto difficile a chi si dichiara in comunione con Roma... un po' di mea culpa.

 

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