mercoledì 16 settembre 2015

Dal sito: http://it.sputniknews.com/politica

 Vladimir Putin in Crimea



Putin, ultimo difensore dell’Occidente

Per chi è cresciuto durante la Guerra Fredda è una cosa difficile da digerire, ma ormai è evidente come l’ultima strenua difesa dell’Occidente sia rappresentata da Vladimir Putin e dalla Russia, e l’evoluzione della crisi siriana lo sta dimostrando.

Per decenni gli Stati europei si sono sfamati aggrappandosi alle mammelle di mamma America, che li ha nutriti a caro prezzo, imponendo loro di divenire colonia economica soggetta ad asfissiante propaganda. Tuttavia, la Storia insegna che i valori in campo possono cambiare all'improvviso, e chi era dalla "parte giusta" ieri può esserlo da quella "sbagliata" oggi, e viceversa. Si pensi alla Germania, che dopo aver provocato due conflitti mondiali, guida le sorti dell'UE nel silenzio assordante degli altri Paesi membri, senza neppure averne ricevuto il mandato.

Barack Obama distrugge ISIS

Barack Obama distrugge ISIS
 
Ed ecco quindi che quanto sta accadendo in queste ore è uno di quei passaggi che ribaltano la Storia. La notizia principale è che Ucraina e Bulgaria hanno chiuso lo spazio aereo ai velivoli russi diretti in Siria. Si ribaltano così gli equilibri che fino a oggi erano la nostra bandiera valoriale. Perché l'Occidente rifiuta l'intervento russo contro la minaccia dell'Isis? Solo qualche giorno fa Putin aveva domandato in modo chiaro la creazione di una coalizione internazionale contro il terrorismo, ed ecco la risposta occidentale.
È chiaro che Ucraina e Bulgaria non chiuderebbe lo spazio aereo se a ordinarlo non fossero gli USA (col benestare dei vassalli UE). Così cade paradossalmente nel vuoto la proposta di buon senso lanciata dal premier russo: Vogliamo davvero creare una sorta di coalizione internazionale per la lotta a terrorismo ed estremismo.  A tal fine, abbiamo consultazioni con i nostri partner americani: ho personalmente parlato del tema con il presidente Obama. Ne ho parlato anche con i leader di Turchia, Giordania e Arabia Saudita.
Si sta sgretolando quella certezza di superiorità morale che dalla Seconda guerra mondiale a oggi ha portato a idealizzare l'immagine dell'Occidente nelle varie campagne belliche in giro per il mondo. USA e UE, gli stessi che hanno sostenuto (se non finanziato) quella primavera araba che ha destabilizzato un'intera area geografica, vorrebbero oggi dare lezioni alla Russia, dopo essere rimasti immobili per mesi di fronte agli eccidi che ha subito la popolazione siriana per mano di una minoranza di terroristi ben organizzata. Pare evidente che se Putin non avesse rotto gli indugi e non si fosse deciso a dare sostegno ad Assad, l'Occidente sarebbe stato fermo a guardare. Forse gli interessi economici e petroliferi in Siria sono minori rispetto a quelli in ballo in Libia e Iraq? A pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca.
E così USA e UE fanno fronte comune non contro l'orribile minaccia dell'Isis, ma contro la Russia e il suo leader: una politica miope che inizia ad assumere dimensioni grottesche anche per chi ha sempre sostenuto le tesi obamiane. 

Come si può dire che gli americani e gli europei siano legittimati a sostenere un governo straniero, come quello ucraino, mentre la Russia, chiamata in soccorso da quello siriano, non possa fornire il supporto richiesto? L'ipocrisia spinge così ad azioni frettolose: ora la Francia sarebbe disposta a mandare i propri cacciabombardieri in Sira, ma ricordiamo bene i bombardamenti francesi sulla Libia: siamo sicuri di voler raccogliere gli stessi risultati ottenuti di quel caso? Ed è un film già visto anche la defenestrazione occidentale dei leader mediorientali fino a poco prima profumatamente finanziati, a cui seguono zero certezze per il futuro democratico del Paese appena "liberato" e il diffondersi dell'instabilità politica.
Se la Russia volesse difendere militarmente Assad, sarebbe uno sviluppo negativo: le parole del ministro degli Esteri italiano Gentiloni sono talmente di parte da non meritare nemmeno attenzione, visto che non considerano la disponibilità alle attività belliche recentissimamente espressa da Gran Bretagna e Francia.
Ci troviamo di fronte alle macerie dell'Occidente, abbattuto dai colpi di pochi grandi gruppi di potere. Assistiamo impotenti allo svolgersi di un pericolosissimo risiko, dove si profila all'orizzonte un nuovo conflitto mondiale. Sarà un caso che la copertina di un numero speciale dell'Economist "World in 2015" presenti un fungo atomico tra le varie raffigurazioni? Sicuramente è una suggestione, ma spesso l'immaginazione si avvicina alla realtà.

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