venerdì 6 novembre 2009

Gloria a Dio: gli italiani si mobilitano.

Da tutta Italia un forte moto di protesta

Adesso sarà presente anche dove finora mancava. La sentenza della Corte Europea di Stra­sburgo sta ottenendo, in tante parti d’Italia, l’effetto contrario di quello auspicato dai giudici. Tanti sindaci, infatti, stanno or­dinando alle scuole di effet­tuare una ricognizione nelle aule e di mettere il crocifisso dove ancora non c’è. Succede così, per esempio, a Sanremo (Imperia), mentre a Sassuolo (Modena), il Comune ne ha ac­quistati 50 da distribuire agli i­stituti che ancora ne risultas­sero sprovvisti. Lo stesso ha fat­to la Giunta provinciale di Tra­pani , che ne ha ordinati 72 pa­gati dal presidente e dagli as­sessori. Numerose amministrazioni lo­cali hanno deciso di mettere in atto anche simboliche iniziati­ve di protesta contro la sen­tenza eu­ropea. Co­sì, a Busto Arsizio ( Varese), il sindaco ha ordinato di mettere a mezz’a­sta la ban­diera europea sul pennone del Comune, mentre a Montegrot­to Terme (Padova), da ieri sui tabelloni luminosi utilizzati dall’amministrazione per co­municare con i cittadini, com­pare un crocifisso con la scrit­ta “Noi non lo togliamo”. Il sin- daco di Loreto (Ancona) si è portato avanti col lavoro e ha già pronta un’ordinanza «volta al rispetto della fede» per im­pedire che si levino i crocifissi anche qualora la sentenza di Stra­sburgo dovesse diventare operativa. Sulla stes­sa linea il primo cittadino di Tr ieste che assicura: «Finchè ci sarò io non ne sarà rimosso neanche uno». Il sindaco di Galzignano Ter­me (Padova), ha lanciato una vera e propria sfida: obbligo di affissione del crocifisso in tut­ti gli edifici pubblici, controlli quindicinali per assicurare il ri­spetto della norma e 500 euro di multa per i trasgressori. Oltre a protestare, c’è anche chi r ilancia. Lo fa il sindaco di As­sisi che, con il crocifisso, negli uffici pubblici vorrebbe espor­re anche il presepe, visto che, in tal senso, esiste pure una ri­chiesta all’Unesco affinchè lo riconosca come patrimonio mondiale. La voce dei molti che vogliono che il crocifisso resti appeso nelle aule scolastiche si è fatta sentire anche attraverso il so­cial network Facebook. In po­che ore, il nuovo gruppo “Sì al crocifisso nelle scuole”, ha rac­colto più di 24mila adesioni e attivato un indirizzo di posta e­lettronica (sialcrocifis­so@ gmail.com) al quale invia­re commenti. Mobilitato anche il mondo del­la cultura. Da ieri mattina, un grande crocifisso campeggia sulla facciata del teatro Vin­cenzo Bellini di Catania , che ha deciso di protestare così contro la sentenza di Strasburgo. Significativa anche l’esperien­za di Marcello D’Orta, inse­gnante elementare nei quar­tieri difficili di Napoli e autore di “Io speriamo che me la cavo”. «Quando insegnavo a Secon­digliano – ricorda il maestro­scrittore – è stato proprio gra­zie all’immagine di quel croci­fisso che tenevo in aula, che in qualche modo ho cercato di trasmettere a ragazzi che ap­partenevano a famiglie dell’u­no e dell’altro clan, sentimen­ti di amore e rispetto per il pros­simo. Almeno ci ho provato, proprio grazie a quell’ esempio, e in qualche caso ci sono riu­scito». Reazioni contrarie alla senten­za europea arrivano anche dal mondo dell’impresa. Per e­sempio, Confcommercio Ro­ma ha chiesto a tutti gli asso­ciati di esporlo nei propri ne­gozi: «Se vogliono togliere i cro­cifissi dalle nostre scuole, vuol dire che li metteremo nelle no­stre aziende». Infine, anche da Abano Terme (Padova), dove tutto è comin­ciato, si leva forte la voce del dissenso. A cominciare da quella del parroco del Duomo, don Antonio Toigo: «Laicità non è sottrazione ma moltipli­cazione. Protesta chi il crocifis­so non lo ha dentro». Anche il preside dell’Istituto compren­sivo “ Vittorino da Feltre”, fre­quentato dai figli della signora che ha avviato la causa alla Cor­te europea, sottolinea che, dal 2002, anno del primo ricorso, nessuna altra famiglia ha chie­sto di togliere i crocifissi dalle aule e questo «dimostra che l’integrazione e l’inserimento promossi dalla scuola hanno funzionato».
Paolo Ferrario

Nessun commento: