LA GRANDE ALBANIA : UN PROGETTO DEGLI STATI UNITI CONTRO IL MONDO
        ORTODOSSO ? [1]
    
    
    di Alexandre Latsa
 
    “Il principale nemico dell’America
    è oramai la Chiesa Ortodossa
    Russa“.
     
    Zbigniew Brezinski (statunitense - 2007)
      
 Il 5 Dicembre 2012, il primo ministro albanese Sali Berisha ha concesso
    la nazionalità albanese a tutti gli albanesi, ovunque essi vivano. 
Questa dichiarazione è stata fatta durante una visita nella città di 
Valona, dove 100 anni fa venne dichiarata l’indipendenza
    dello Stato albanese.
       L’Albania
 veniva liberata dal dominio ottomano. Questa
    dichiarazione seguiva un’altra, comune in questo caso, che Sali 
Berisha fece con il suo omologo kosovaro Hashim Thaçi qualche settimana 
prima, che prometteva l’unione di tutti gli albanesi. Un
    posto ben scelto, visto che la maggioranza degli abitanti del 
Kosovo, oggi, è di origine albanese, anche se non è sempre stato così.
      Dopo
 la guerra dei Balcani del 1913, i serbi costituivano ancora
    la maggioranza della popolazione. Nel 1941, il Kosovo veniva annesso
 alla Grande Albania, da che era già un protettorato dei fascisti 
italiani. Dopo la guerra, il maresciallo Tito vietò
    l’immigrazione albanese verso la Jugoslavia, che sarebbe stata più 
forte con una Serbia il più debole possibile. Nel 1974 fu del resto lui 
che attribuì al Kosovo lo statuto di provincia autonoma,
    statuto che verrà rimosso da Slobodan Milosevic nel 1989, quando i 
serbi erano già il 15% della popolazione.
         Quando nel 2008 il Kosovo si dichiara
    indipendente, quasi un decennio dopo l’intervento militare 
occidentale, pochi puntarono il dito sugli albanesi che dominano questo 
nuovo piccolo Stato. Era invece arrivato il momento di
    festeggiare questo popolo cosiddetto oppresso, di ottenere infine la
 libertà. Nella maggioranza dei paesi occidentali e dell’Unione europea, il riconoscimento è istantaneo,
    senza porsi alcuna domanda sul trattamento riservato alla minoranza serba e al futuro che l’attende, nonostante il terribile precedente del 2004 quando i cristiani furono
    vittime di pogrom, le chiese vennero bruciate, i diritti umani basilari violati. E’ vero che l’Europa, pardon l’Unione Europea, aveva in quel momento altre priorità:
    l’organizzazione del Gay Pride a Belgrado.
     Ci
 sono voluti solo 4 anni affinché la farsa dell’indipendenza
    del Kosovo divenisse manifesta. Ci sono voluti solo 4 anni al Primo 
Ministro albanese per dare ragione ai nazionalisti serbi che 
affermavano, ed affermano ancora, di non avere a che fare con i
    kosovari (essendo gli abitanti del Kosovo serbi), ma piuttosto con 
gli albanesi, in un nuovo episodio della guerra che contrappone da quasi
 sei secoli, nei Balcani, gli slavi ortodossi ai
    discendenti dei convertiti dall’Impero Ottomano. Il sostegno occidentale alla creazione del Kosovo e l’accanimento contro la Serbia sembrano totalmente inspiegabili.
 Pertanto dal
    1991 al 2008, una sola e stessa logica anima le strategie 
dell’Unione europea: la distruzione della Serbia, al fine di renderla il
 più debole possibile in futuro, fino al momento storico in cui
    inevitabilmente si volgerà verso la Russia. Naturalmente, allo 
stesso tempo era necessaria una Russia indebolita al massimo.
       Dal
 1991 al 2000 è stata in atto una guerra
    militare e mediatica contro la Serbia di Milosevic per annientarla, e
 allo stesso tempo una guerra economica e morale contro la Russia di Eltsin.
    La crociata contro il mondo comunista si è trasformata in 
crociata contro il mondo ortodosso e contro il suo centro nevralgico e 
politico più importante: la Russia. Il teorico
    del contenimento russo in Eurasia, lo statunitense Zbigniew Brezinski, l’affermava egli stesso nel 2007: “Il principale nemico
    dell’America è oramai la Chiesa Ortodossa Russa“. La creazione della grande Albania è probabilmente vista in questo senso storico e geostrategico. Questa potrebbe essere la
    scintilla che scatenerà un nuovo inferno nei Balcani.
     Ciò
 si tradurrebbe in un ulteriore indebolimento dell’Europa, ma
    anche in una destabilizzazione del mondo ortodosso (Macedonia, 
Grecia, Montenegro, Serbia…) e frenerebbe il loro riavvicinamento con la
 Russia. A sua volta, l’influenza russa in Europa orientale
    potrebbe essere messa in discussione e, di conseguenza, il suo 
riavvicinamento con l’Europa occidentale. Così gli Stati Uniti hanno 
ancora una volta raggiungono il loro obiettivo primario:
    impedire un riavvicinamento continentale ed europeo tra il mondo 
cattolico e quello ortodosso.
    NOTA

 
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