Russia - Intervista al Patriarca Teodoro II
Si sono appena concluse in Russia, Ucraina e Bielorussia le celebrazioni
del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’. I capi e i
rappresentanti delle diverse Chiese ortodosse sono venuti a partecipare
ai festeggiamenti. Tra gli ospiti illustri c’era Sua Beatitudine il
Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa Teodoro II. In
quest’intervista esclusiva con il corrispondente di «La Voce della
Russia» ci racconta le sue impressioni.
Sua Beatitudine il Papa e Patriarca della grande città di Alessandria, di Libia, della Pentapoli, di Etiopia, Egitto e tutta l’Africa, padre dei padri, pastore dei pastori, vescovo dei vescovi, Tredicesimo Apostolo e giudice dell’universo… Il Patriarca Teodoro II ha molti titoli. A causa della fittissima agenda delle celebrazioni, siamo riusciti a intervistare il capo della Chiesa di Alessandria solo sul treno, con il quale lui e gli altri alti rappresentanti dell’Ortodossia universale hanno viaggiato nel territorio storico della Santa Rus’: da Mosca a Kiev e poi a Minsk. «Sono molto colpito e toccato da questo viaggio», ha iniziato così il suo racconto Teodoro II.
«A suo tempo avevo partecipato alla celebrazione del Millennio del Battesimo della Rus’ - ha continuato. - È stato nel 1988. All’epoca mi trovavo a Odessa, ero archimandrita nella Rappresentanza della Chiesa ortodossa di Alessandria presso il Patriarcato di Mosca. Allora il nostro Patriarca Parthenios non poteva venire, e io lo rappresentavo. Ricordo che l’allora Patriarca Pimen era già in carrozzina e la Liturgia era stata presieduta dal compianto Patriarca Ignazio di Antiochia. Ricordo che era una giornata molto nuvolosa e il cielo era coperto. E ho avuto la sensazione che il tempo ci volesse ricordare le sofferenze attraverso cui è passato il popolo russo per arrivare al giorno luminoso del Millennio del Battesimo. Poi quando siamo arrivati a Kiev, c’è stata una delle piogge più forti che abbia mai visto. E Dio ha voluto che venticinque anni dopo io potessi ritornare alla celebrazione del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’, questa volta come Patriarca della Chiesa di Alessandria. Ringrazio Dio e il Patriarca Kirill, mio caro fratello, per questo onore. E spero davvero che tutti noi possiamo ancora celebrare i millecinquant’anni del cristianesimo in Russia!».
Conversando, ogni tanto il Patriarca Teodoro passa al russo. Non è la sua lingua materna, ma la perferita. Della Russia e del popolo russo il Primate della Chiesa di Alessandria può parlare per ore. E non è sorprendente: negli anni ‘80 è stato a lungo Esarca del Patriarcato di Alessandria presso la Chiesa russa, a capo della Rappresentanza che si trovava a Odessa. Negli anni dell’Unione Sovietica, non si faceva nessuna distinzione tra russi e ucraini. Per noi era tutta Russia; e le ho dato il mio cuore - dice ridendo il Patriarca di Alessandria: «Già quando studiavo teologia presso l’Università di Salonicco, ho letto un libro sul San Serafino di Sarov. E per sette anni di fila ogni sera ho pregato San Serafino di farmi conoscere la terra russa. E da allora, ho sempre detto che il mio cuore appartiene per sempre alla Russia. Dio alla fine mi ha ascoltato, e ho vissuto per dieci anni a Odessa. A quel tempo studiavo la lingua russa, ma non mi sarei mai immaginato che il russo sarebbe diventato una lingua di importanza mondiale. Sono molto grato alla Russia e al popolo russo, perché qui ho imparato molto e ho scoperto molte cose che oggi mi aiutano nel mio ministero patriarcale».
Sono già nove anni che Teodoro II è a capo della Chiesa di Alessandria, una delle più antiche del mondo. Prima, per alcuni anni ha diretto le missioni ortodosse in Camerun, Zimbabwe, Mozambico, Botswana e Angola. Missionario, conoscitore dell’arte e custode delle tradizioni ortodosse e della spiritualità orientale, oggi il Patriarca Teodoro II nutre grandi speranze nella Russia e nella Chiesa ortodossa russa: «Sono lieto che tra gli antichi Patriarcati il nostro è l’unico con cui la Russia ha sempre avuto rapporti molto stretti e amichevoli. Sono grato al Patriarca Kirill che ha permesso a noi di mandare qui in Russia alcuni dei nostri ragazzi provenienti dall’Africa per i loro studi. Sono sempre lieto quando in Africa mi capita di poter parlare in russo con presidenti o primi ministri di diversi Stati, che hanno fatto i loro studi in Russia».
Questo viaggio di Teodoro II nel territorio della Chiesa Ortodossa Russa per i festeggiamenti in onore del milleventicinquesimo anniversario del Battesimo della Rus’ si realizza in un momento particolarmente difficile per il continente africano e il Medio Oriente per quanto riguarda il loro futuro. L’imporsi delle forze islamiche fondamentaliste fa sì che molti ortodossi sono costretti ad abbandonare le terre nelle quali il cristianesimo ha iniziato la sua diffusione.
«In Egitto, noi del Patriarcato di Alessandria siamo la più piccola comunità del Paese. Molto più forte è la Chiesa copta - il numero dei suoi seguaci è di circa quindici milioni. Ora il mio cuore è addolorato soprattutto perché pochi giorni fa, in Egitto, sono scoppiati di nuovo dei tumulti. I musulmani conservatori fanatici, che propugnano un regime islamico rigoroso, si scontrano con quanti sono a favore di uno stile di vita moderno. Parlando con tante persone, sono giunto alla conclusione che i «Fratelli Musulmani» non hanno né la capacità, né la voglia di fare qualcosa di buono per il proprio popolo. Essi non agiscono per il bene comune, ma fanno solo i propri interessi. Devo dire che nessuno ha mai toccato né me, né nessun altro del Patriarcato. Siamo trattati con rispetto. Tutti ci conoscono come «i greci», e non risentiamo di nessuna aggressione da parte dei musulmani. Spesso la sera esco a passeggiare per le vie della città, con la tonaca e il rosario tra le mani. E spesso persone semplici, musulmani, mi invitano a casa loro».
Il Capo della Chiesa di Alessandria ha detto di aver intenzione, subito dopo il suo ritorno in Egitto, di incontrarsi con i leader musulmani e il capo della Chiesa copta. Il Patriarca Teodoro II è convinto che i capi spirituali, insieme, possano trovare soluzioni per fermare lo spargimento di sangue nel Paese.
Intervista di Milena Faustova
(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
Sua Beatitudine il Papa e Patriarca della grande città di Alessandria, di Libia, della Pentapoli, di Etiopia, Egitto e tutta l’Africa, padre dei padri, pastore dei pastori, vescovo dei vescovi, Tredicesimo Apostolo e giudice dell’universo… Il Patriarca Teodoro II ha molti titoli. A causa della fittissima agenda delle celebrazioni, siamo riusciti a intervistare il capo della Chiesa di Alessandria solo sul treno, con il quale lui e gli altri alti rappresentanti dell’Ortodossia universale hanno viaggiato nel territorio storico della Santa Rus’: da Mosca a Kiev e poi a Minsk. «Sono molto colpito e toccato da questo viaggio», ha iniziato così il suo racconto Teodoro II.
«A suo tempo avevo partecipato alla celebrazione del Millennio del Battesimo della Rus’ - ha continuato. - È stato nel 1988. All’epoca mi trovavo a Odessa, ero archimandrita nella Rappresentanza della Chiesa ortodossa di Alessandria presso il Patriarcato di Mosca. Allora il nostro Patriarca Parthenios non poteva venire, e io lo rappresentavo. Ricordo che l’allora Patriarca Pimen era già in carrozzina e la Liturgia era stata presieduta dal compianto Patriarca Ignazio di Antiochia. Ricordo che era una giornata molto nuvolosa e il cielo era coperto. E ho avuto la sensazione che il tempo ci volesse ricordare le sofferenze attraverso cui è passato il popolo russo per arrivare al giorno luminoso del Millennio del Battesimo. Poi quando siamo arrivati a Kiev, c’è stata una delle piogge più forti che abbia mai visto. E Dio ha voluto che venticinque anni dopo io potessi ritornare alla celebrazione del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’, questa volta come Patriarca della Chiesa di Alessandria. Ringrazio Dio e il Patriarca Kirill, mio caro fratello, per questo onore. E spero davvero che tutti noi possiamo ancora celebrare i millecinquant’anni del cristianesimo in Russia!».
Conversando, ogni tanto il Patriarca Teodoro passa al russo. Non è la sua lingua materna, ma la perferita. Della Russia e del popolo russo il Primate della Chiesa di Alessandria può parlare per ore. E non è sorprendente: negli anni ‘80 è stato a lungo Esarca del Patriarcato di Alessandria presso la Chiesa russa, a capo della Rappresentanza che si trovava a Odessa. Negli anni dell’Unione Sovietica, non si faceva nessuna distinzione tra russi e ucraini. Per noi era tutta Russia; e le ho dato il mio cuore - dice ridendo il Patriarca di Alessandria: «Già quando studiavo teologia presso l’Università di Salonicco, ho letto un libro sul San Serafino di Sarov. E per sette anni di fila ogni sera ho pregato San Serafino di farmi conoscere la terra russa. E da allora, ho sempre detto che il mio cuore appartiene per sempre alla Russia. Dio alla fine mi ha ascoltato, e ho vissuto per dieci anni a Odessa. A quel tempo studiavo la lingua russa, ma non mi sarei mai immaginato che il russo sarebbe diventato una lingua di importanza mondiale. Sono molto grato alla Russia e al popolo russo, perché qui ho imparato molto e ho scoperto molte cose che oggi mi aiutano nel mio ministero patriarcale».
Sono già nove anni che Teodoro II è a capo della Chiesa di Alessandria, una delle più antiche del mondo. Prima, per alcuni anni ha diretto le missioni ortodosse in Camerun, Zimbabwe, Mozambico, Botswana e Angola. Missionario, conoscitore dell’arte e custode delle tradizioni ortodosse e della spiritualità orientale, oggi il Patriarca Teodoro II nutre grandi speranze nella Russia e nella Chiesa ortodossa russa: «Sono lieto che tra gli antichi Patriarcati il nostro è l’unico con cui la Russia ha sempre avuto rapporti molto stretti e amichevoli. Sono grato al Patriarca Kirill che ha permesso a noi di mandare qui in Russia alcuni dei nostri ragazzi provenienti dall’Africa per i loro studi. Sono sempre lieto quando in Africa mi capita di poter parlare in russo con presidenti o primi ministri di diversi Stati, che hanno fatto i loro studi in Russia».
Questo viaggio di Teodoro II nel territorio della Chiesa Ortodossa Russa per i festeggiamenti in onore del milleventicinquesimo anniversario del Battesimo della Rus’ si realizza in un momento particolarmente difficile per il continente africano e il Medio Oriente per quanto riguarda il loro futuro. L’imporsi delle forze islamiche fondamentaliste fa sì che molti ortodossi sono costretti ad abbandonare le terre nelle quali il cristianesimo ha iniziato la sua diffusione.
«In Egitto, noi del Patriarcato di Alessandria siamo la più piccola comunità del Paese. Molto più forte è la Chiesa copta - il numero dei suoi seguaci è di circa quindici milioni. Ora il mio cuore è addolorato soprattutto perché pochi giorni fa, in Egitto, sono scoppiati di nuovo dei tumulti. I musulmani conservatori fanatici, che propugnano un regime islamico rigoroso, si scontrano con quanti sono a favore di uno stile di vita moderno. Parlando con tante persone, sono giunto alla conclusione che i «Fratelli Musulmani» non hanno né la capacità, né la voglia di fare qualcosa di buono per il proprio popolo. Essi non agiscono per il bene comune, ma fanno solo i propri interessi. Devo dire che nessuno ha mai toccato né me, né nessun altro del Patriarcato. Siamo trattati con rispetto. Tutti ci conoscono come «i greci», e non risentiamo di nessuna aggressione da parte dei musulmani. Spesso la sera esco a passeggiare per le vie della città, con la tonaca e il rosario tra le mani. E spesso persone semplici, musulmani, mi invitano a casa loro».
Il Capo della Chiesa di Alessandria ha detto di aver intenzione, subito dopo il suo ritorno in Egitto, di incontrarsi con i leader musulmani e il capo della Chiesa copta. Il Patriarca Teodoro II è convinto che i capi spirituali, insieme, possano trovare soluzioni per fermare lo spargimento di sangue nel Paese.
Intervista di Milena Faustova
(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
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