Breve storia della festa della Dormizione
Troviamo le prime notizie sulla festa
della Dormizione negli scritti di Melitone di Sardi (sec. II), Epifanio
(IV) Giovenale di Gerusalemme (sec. V) e dello Pseudo-Dionigi
l'Areopagita (cap. V). Più tardi ne hanno scritto san Massimo il
Confessore (cap. VII) Giovanni Damasceno (sec. VIII), Simeone Metafraste
(XI secolo) e altri. Tutte queste fonti e altre sconosciute (tra cui
gli apocrifi) sono state raccolte e sintetizzate da Niceforo Callisto
Xanthopoulos (esicasta del XIV secolo), che ha scritto una narrazione
più dettagliata della festa.
Anche se la storia della glorificazione
della Madre di Dio ha radici vicino al secolo apostolico, la festa della
Dormizione è apparsa solo dopo il terzo Concilio ecumenico di Efeso
(dell'anno 431) [1]. In Occidente, secondo il Sacramentario di papa
Gelasio (V secolo), la celebrazione era già tenuta il 15 agosto; lo
stesso in Oriente, ma senza un digiuno speciale. Solo nel 595
l'imperatore Maurizio, in onore della vittoria sui persiani con la
mediazione della Madre di Dio, ha diffuso e onorato questa festa con
grande fasto, componendo anche inni e cantici che troviamo nel
Lezionario georgiano del VII secolo. I Tipici di Costantinopoli dei
secoli IX-XI ci danno dettagli sulla funzione della Dormizione, e alcuni
di loro parlano del "dopo-festa", con la conclusione dopo 3, 4 o anche 8
giorni. Il Tipico del monastero di san Sava, diffuso in tutto lo spazio
ortodosso (nei secoli XIII-XIV), prevede che nei monasteri si faccia la
Veglia (Vespro, Litia e Mattutino, senza menzionare le Lamentazioni
funebri) e che la conclusione della festa si tenga all'ottavo giorno.
Storia del digiuno della Dormizione
Prima della festa della Dormizione la
Chiesa ha un digiuno di due settimane (dal 1 agosto al 14), che segue
quanto a rigore quello della Grande Quaresima. Le fonti
storico-liturgiche (pubblicate da Cotelerius e Dmitrievskij e studiate
da M. Skaballanovich, "Tolkovyj Tipikon" ecc) ci parlano della
diffusione relativamente tarda di questo digiuno, e qui di seguito
cercheremo di fare una succinta presentazione di tali dati storici.
Molti sono pronti a credere che la prima
testimonianza del digiuno della Dormizione sia in san Leone di Roma (V
secolo), ma san Leone, nella sua celebre omelia n. 16 (n. 15 secondo
altri) parla della tradizione dei 4 digiuni dell'anno nelle quattro tempora
(stagioni). Oltre al digiuno pre-pasquale e a quello di dicembre, egli
cita un altro digiuno dopo la Pentecoste e in autunno nel mese di
settembre (non sappiamo di quanti giorni) come ringraziamento per la
raccolta dei frutti. Pertanto, non sta parla in alcun punto del mese di
agosto dedicato alla Madre di Dio.
Altri credono che la prima menzione che
abbiamo del digiuno della Dormizione sia nel VI secolo, per mano di
Anastasio del Sinai, patriarca di Antiochia (561-600). La scienza
teologica, di recente, ha dimostrato che il testo attribuito al
patriarca Anastasio - "Sulle tre quaresime" - è un apocrifo del secolo
IX-X, probabilmente proveniente dall'ambiente monastico di
Costantinopoli, e che i suoi dati sono in contraddizione con tutte le
altre testimonianze storiche del tempo [2] (basandosi anche su una
leggenda quasi-cristiana della morte di san Filippo e del digiuno del
Natale che comincia il giorno della sua commemorazione [3]).
È notevole il fatto che l'Hypotyposis di Teodoro Studita (IX secolo) e il Diatyposis
di Atanasio l'Athonita (X secolo) e anche le loro copie successive (XIV
secolo), allo stesso modo, non menzionano questo digiuno, pur dando
regole sufficientemente dettagliate riguardo ai digiuni. Nessun altro
tipico di origine studita, così come quello del monastero
dell'Everghetinos (XI secolo) o di Pantokrator (XII secolo), offre una
testimonianza del digiuno della Dormizione.
Il Tipico del monastero bizantino di
Nicola Casole in Italia meridionale (sec. XII) menziona per la prima
volta questo digiuno al 1 ° agosto, affermando che ne parla il "concilio
dell'unione" di Costantinopoli (anno 920) [4]; solo che i padri di quel
monastero lo iniziavano il 2 agosto a causa della celebrazione dei
Maccabei. Tuttavia, al capitolo sulle regole generali del digiuno, il
Tipico di Nicola Casole non fornisce alcuna indicazione riguardo al
digiuno Dormizione.
Sappiamo che nell'anno 1085 alcuni monaci
del Monte Athos si sono rivolti al patriarca Nicola III il Grammatico,
mostrando preoccupazione per questo digiuno. Il patriarca, consultandosi
con il sinodo, risponde ai monaci che ha trovato menzione di questo
digiuno nel "concilio dell'unione", ma precisa che "questo digiuno è
stato spostato [in un altro tempo - ndr], perché si
sovrapponeva a digiuni pagani che si tenevano nello stesso tempo, e che
tante persone rispettavano per purificarsi e per sbarazzarsi dalle
malattie "[5] (cfr. Kormchaja kniga, I, scheda 156r).
Oggi si ritiene che il digiuno della
Dormizione (e quello della Natività), con la durata che ha oggi, sia
stato regolato solo nel 1166, in un sinodo tenuto dal patriarca Luca
Chrisoverghis durante il regno di Manuele I Comneno. Abbiamo
testimonianze più precise su questo Sinodo dal canonista Teodoro
Balsamon, patriarca di Antiochia (sec. XII). Secondo Balsamon, alcuni
partecipanti al concilio ritenevano che nei primi di agosto non si
potesse tenere alcun digiuno, e se si teneva in alcune regioni, si
doveva necessariamente spostare, come proponeva quasi un secolo prima
Nicola il grammatico. Ma la maggior parte dei padri sinodali, guidata
dal patriarca Luca, sostenendo che il sinodo organizzata da Nicola il
Grammatico non aveva indicato il periodo in cui era bene spostarte il
digiuno, hanno deciso che il digiuno iniziasse il 1 agosto e che durasse
fino alla festa della Dormizione. Lo stesso patriarca Teodoro IV di
Antiochia era d'accordo con la decisione presa e consigliava questo
digiuno di 14 giorni anche ai suoi fedeli. D'altra parte, ecco cosa dice
il Sintagma ateniese (IV, 488): "Per quanto riguarda la durata della
Grande Quaresima tenuta oggi nella Chiesa ortodossa, nessuno ha mai
dubitato, ma non si può dire lo stesso per gli altri digiuni. A suo
tempo, il patriarca Marco di Alessandria si è rivolto a Balsamon
chiedendo se si dovessero seguire con la stessa severità tutti i digiuni
precedenti alle festività dei santi Apostoli, della Natività e della
Dormizione, oppure se questi potevano essere accorciati. Rispondendo a
questa domanda Balsamon cita il giudizio del sinodo patriarcale di
Costantinopoli, tenuto sotto il Patriarca Nicola III (1084-1111),
secondo il quale, prima di queste feste dovremmo digiunare solo sette
giorni (πλην επταήμεροι) poiché un unico digiuno dura 40 giorni (μια γαρ
τεσσαρακονθήμερος νηστεία εστίν), quello prima della Santa e Grande
Pasqua. Tuttavia, coloro che vogliono digiunare più di sette giorni
prima delle feste sopra citate, o possono aver trovato tali digiuni
stabiliti nei Tipici lasciati dai loro fondatori, hanno completa libertà
[di allungare i digiuni]".
Quindi, sulla base di tutte i dati
storici, liturgici e canonici, possiamo dire che la durata del digiuno è
stata ufficialmente determinata solo nel XII secolo, e si è diffusa nei
secoli XIII e XIV assieme al Tipico del monastero di san Sava, che lo
comprende nelle ordinanze di digiuno, stabilendo anche il suo rigore.
Conformemente a queste regole di Tipico, che ben presto sono divenute
normative anche per i laici, in questo digiuno si permette il pesce solo
nella festa della Trasfigurazione (6 agosto), e l'olio e il vino solo
il sabato e la domenica, e più di recente, anche nelle feste con rango
di Polieleo, che in passato non esistevano.
Breve storia delle Lamentazioni della Madre di Dio
Nell'ordine del Mattutino domenicale a
Gerusalemme, fin dall'antichità si leggeva o cantava il Salmo 118. Dai
secoli VIII e IX, alcuni versetti di questo salmo sono stati
intervallati da certi tropari, chiamati "Benedizioni della
risurrezione", in cui il primo tropario si cantava appena dopo il
versetto 12 ("Benedetto sei, Signore .."), che è rimasto in seguito
l'unico versetto, che introduce anche i tropari successivi. Sembra che
in questa fase tutti i versi intermedi erano letti e solo quelli
immediatamente prima dei tropari erano cantati. [6]
Il rito del Mattutino del Sabato Santo
(cantato la sera del Venerdì Santo) aveva anch'esso il Salmo 118 con le
"Benedizioni della risurrezione", ma dal secolo XIV, le "Benedizioni"
sono state collocate al termine, e tra i versi del Salmo 118 sono stati
intercalati i tropari della sepoltura di Cristo. Alcuni specialisti
ritengono che la devozione a cantare le Lamentazioni del Salvatore
iniziò subito dopo la ricostruzione del complesso ecclesiale della tomba
di Cristo sotto i crociati (1130-1147).
Nel caso di altri giorni festivi, a
prescindere dal loro rango: del Salvatore, della Madre di Dio e dei
santi, invece del Salmo 118 hanno cominciato a essere scelti altri
salmi, con l'aggiunta di inni in lode ("megalinari = magnificazioni"),
inclusa la festa della Dormizione, che ha anch'essa una magnificazione
(consueta).
Nel corso del secolo XV, al Getsemani,
con il completamento delle Lamentazioni del Salvatore con strofe dopo il
numero dei versi del Salmo 118, le consuete magnificazioni della
Dormizione sono state sostituite con tropari simili alle Lamentazioni
del Salvatore e accompagnate dallo stesso Salmo 118. Nel secolo XVI, il
numero dei tropari è stato completato (probabilmente da Manuele di
Corinto), imitando la forma e le idee delle Lamentazioni del Sabato
Santo. In quel tempo si sono notati alcuni tentativi di diffondere
queste Lamentazioni della Madre di Dio in tutto il mondo ortodosso, ma
senza molto successo, dato che le melodie erano estremamente lente (non
come quelle odierne), e il Tipico non prevedeva alcuna moldalità di
inquadramento delle Lamentazioni nel Mattutino, ma parla solo delle
magnificazioni e del Vangelo prima del Canone (non dopo la Dossologia
come al Sabato Santo). Proprio per questo, un'indicazione del Tipico dei
Vecchi Credenti (Lipoveni) le introduce dopo il canto dell'Ode sesta
del Canone, senza entrare nei dettagli o fornire il testo.
Nel corso del XVIII secolo, iniziano
contatti più stretti con la Terra Santa dei russi e dei romeni, e dopo
il 1821 dei greci. A quel punto nel mondo ortodosso appare l'idea di
servire la Liturgia di san Giacomo (che si presumeva, in modo
incorretto, che fosse stata servita continuamente a Gerusalemme) e di
imitare anche le Lamentazioni della Madre di Dio del Getsemani. In
questa occasione sono state fatte le prime traduzioni delle Lamentazioni
della Madre di Dio (nel 1820 in romeno da parte di Ion Pralea; nel 1845
in russo da parte di M. Holmogorov), integrate con una versione
mariologica, ancor più recente, delle "Benedizioni della risurrezione".
Inoltre, san Filarete (Drozdov),
metropolita di Mosca, istituì nello "skit del Getsemani" accanto alla
Lavra della santa Trinità, probabilmente durante gli anni 1845-1846, la
festa della "Risurrezione e Ascensione della Madre di Dio" il 17 agosto
(terzo giorno dopo la Dormizione) e decise che le Lamentazioni fossero
cantate alla vigilia del 17 agosto. Questa nuova celebrazione non visse
abbastanza per essere diffusa, soprattutto a causa delle polemiche circa
il dogma mariologico del Vaticano dal 1854, ma l'abitudine di cantare
le Lamentazioni il terzo giorno dopo la Dormizione si è mantenuta tra i
russi fino a oggi. I romeni e i greci invece, come è consuetudine al
Getsemani, le cantano alla vigilia della Dormizione, nel corso della
Veglia (Vespro unito con il Mattutino), anche se non vi è alcun rito
ufficiale per intercalarle nell'ordine del Mattutino e per combinarle
con il Polieleo della festa.
Molti importanti liturgisti e dogmatisti
ortodossi ritengono che tutti questi parallelismi tra il Sabato Santo e
la Dormizione della Madre di Dio, specialmente nella variante di
Filarete Drozdov, sono esagerati e ingiustificati. La funzione della
Dormizione della Madre di Dio presenta un contenuto innografico più che
sufficiente per venerare la Madre di Dio e il suo glorioso passaggio al
Signore e non c'è più bisogno delle sue Lamentazioni. In queste
circostanze, sarebbe meglio lasciare nel culto solo le Lamentazioni del
Signore al Sabato Santo e mantenere la festa della Dormizione della
Madre di Dio entro il rito attualmente presente nei Minei, che
consideriamo sufficiente.
La cintura della Dormizione
Ogni evento nella vita del nostro Signore
Gesù Cristo: l'ingresso in Gerusalemme, il tradimento, la cattura, il
giudizio, la crocifissione, la morte, la deposizione nella tomba, la
risurrezione e l'ascensione - tutti hanno un valore salvifico per il
genere umano. Proprio per questo i Vangeli descrivono tutti questi
eventi in dettaglio, e la Chiesa li celebra tutti a tempo debito. Nel
caso della Madre di Dio, come per il ricordo dei santi [7], tutti gli
eventi legati alla loro fine terrena sono concentrati in un solo giorno.
Così la Chiesa commemora il 15 agosto (con gioia!) tutti gli eventi
accaduti alla sua venerata dormizione: la venuta degli apostoli, la
dormizione della Vergine, i funerali, la tomba ritrovata vuota (un
simbolo della sua risurrezione e ascensione al cielo) ecc. Attraverso
questa celebrazione congiunta, la Chiesa non nega l'importanza e il
carattere straordinario di questi eventi della vita della Madre di Dio,
ma neppure ha ritenuto necessario celebrare alcuni eventi separatamente a
proclamare dogmi connessi con la dormizione della Madre di Dio o con la
sua ascensione al cielo, perché da essi non dipende in alcun modo la
nostra salvezza ed è per questo che non se ne fa menzione nelle sacre
Scritture. Se, per esempio (!), la Madre di Dio non fosse risorta, ma il
suo corpo fosse stato nascosto, questo significa che lei risorgerà
insieme a tutte le persone alla risurrezione generale - e ciò non mette
in alcun modo a repentaglio la nostra salvezza. Il fatto che il
Salvatore l'abbia fatta risorgere e ascendere al cielo subito dopo la
sua dormizione, è qualcosa in più, ma senza di questo la salvezza del
genere umano non avrebbe nulla di meno. [8] Ma tutto è diverso quando si
tratta della risurrezione e dell'ascensione di Cristo, senza le quali
nessuna salvezza è possibile, neppure quella della Madre di Dio!
Circa la Madre di Dio noi diciamo che è
"più insigne dei cherubini e senza confronto più gloriosa dei serafini",
essendo "più onorata di tutti i santi", ma il suo maggior onore non
regge alcun paragone con l'adorazione dovuta a Dio. In altre parole, di
lei diciamo che è al di sopra i santi, ma non possiamo dire come o in
cosa è inferiore a Dio, perché "tra creato e increato non vi è alcuna
somiglianza" (Sant'Atanasio il Grande). Pertanto, anche i paralleli tra
le Lamentazioni del Signore e quelle alla Madre di Dio possono essere
pericolosi. Anche san Giovanni Maksimovich richiamava l'attenzione sullo
"zelo senza conoscenza" mostrato dai cattolici romani che, volendo dare
maggior onore alla Madte di Dio, di fatto la sminuiscono, perché la
Madre di Dio non può essere considerata in termini di paragone a Dio e
neppure sua "corredentrice", ma solo come "umile mediatrice" e "supplice
incessante" per il mondo, in particolare perché "molto può la preghiera
della Madre per la benevolenza del Sovrano".
Note
[1] Il culto della Vergine Maria e alcune
preghiere a lei dedicate si trovano molto prima del Concilio di Efeso, e
solo le feste mariologiche sono apparse e si sono diffuse dopo l'anno
431. Per esempio, il primo inno dedicato alla Vergine Maria - "Sotto la
tua misericordia" - si trova in un papiro egiziano del III secolo, e
possiamo rintracciare le idee di un culto mariologico fino al II secolo
(сf. G. Giamberardini, Il culto mariano in Egitto, 1978, pp 96, C. Roberts, Catalogue of the Greek and Latin papiri in the John Ryland library, Princeton, 1938, p 150).
[2] L'autore dice che, in tempi antichi,
anche prima della Dormizione della Madre di Dio si digiunava per 40
giorni o anche più, dato che il digiuno estivo iniziava una settimana
dopo la Pentecoste e terminava il 15 agosto, ma a causa della debolezza
umana, il mese di luglio è stato escluso da questo digiuno, ottenendo
due digiuni differenti. L'idea non è confermata da alcuna fonte
liturgica, ed è anche contraddetta dalle più antiche testimonianze che
abbiamo circa il digiuno dei santi apostoli.
[3] La leggenda vuole che alla sua morte
san Filippo abbia pregato per la punizione dei suoi carnefici e che per
questo motivo l'anima dell'apostolo non sia entrata in paradiso fino a
quando gli altri apostoli digiunarono per 40 giorni. Sarebbe questo il
motivo per cui anche noi dovremmo digiunare per 40 giorni, a partire
dalla festa di san Filippo, per salvare le nostre anime. È chiaro che
queste idee non sono coerenti con lo spirito del Vangelo.
[4] Il nome del concilio è legato alla
riconciliazione dei due campi politico-religiosi di Costantinopoli.
Questo concilio ha categoricamente vietato il quarto matrimonio, e ha
permesso a quelli che si sono sposati per la terza volta di comunicarsi
solo 3 volte all'anno: a Pasqua, alla Natività e all'Assunzione, "perché
queste feste sono precedute da digiuni". Il concilio non menziona
nient'altro su questo digiuno.
[5] Per lo stesso motivo la Chiesa ha
vietato digiuno al mercoledì e al venerdì nella prima settimana del
Triodio, dal momento che si sovrapponeva con il digiuno armeno chiamato
"Artsivurion" dedicato alle persone o agli oggetti perduti.
[6] Al Monte Athos, nelle domeniche in
cui non si canta il Polieleo (Salmi 134 e 135, integrali) il Salmo 118 è
ancora letto prima delle Benedizioni della risurrezione, come un terzo
Catisma, così come prevede il Tipico corrente.
[7] Anche alle commemorazioni dei santi,
di regola, non celebriamo separatamente la cattura, il giudizio, le
innumerevoli torture, i tentativi di ucciderli, la dormizione, la
raccolta delle reliquie, i vari miracoli compiuti prima e dopo la morte,
ecc.
[8] Questo è il motivo per cui la Chiesa
ortodossa non può accettare la proclamazione dogmatica dell'ascensione
corporale della Madre di Dio, come ha fatto la Chiesa cattolica romana,
anche se gli ortodossi accettano quest'antica tradizione cristiana e
hanno dipinto anche icone con l'ascensione della Madre di Dio al cielo.
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