venerdì 1 luglio 2011

Dalla rivista italo-albanese: Jeta Arbëreshe

LA LEGGE 482/99 E’ PER LE PARLATE ARBËRESHE, NON
PER LA LINGUA ALBANESE
La Legge 482/99 chiama noi
Arbëreshë “Minoranza Linguistica Storica”, cioè ci onora come una
Comunità con cultura e lingua diverse, non ci tocca la libertà di
parlare e scrivere come sappiamo. In arbëresh. La Legge 482 tutela
tutte le Parlate delle Minoranze Linguistiche Storiche d’Italia, così
come sono oggi, senza legame con le loro lingue-madri: perché le
loro lingue-madri sono estranee al territorio nazionale italiano. Sono
lontane. Così la lingua Ladina è diversa dalla lingua tedesca, la lingua
Franco-Provenzale è diversa dalla lingua francese, la lingua
Arbëreshe è diversa dalla lingua albanese, ecc…Anche se queste
Parlate delle Minoranze sono guaste, queste sono le Parlate che usano
i popoli delle Minoranze: con queste sono nate e cresciute, con queste
vivono e moriranno.
Noi questo lo sappiamo da dieci anni. E l’abbiamo ribadito e scritto
più volte. Ma ci sono professori universitari arbëreshë che, da dieci
anni in qua, hanno fatto e hanno detto come se la Legge 482/99 fosse
stata scritta per le Lingue-madri delle Minoranze, non per le Parlate
delle Minoranze. E su questa “sabbia” hanno costruito il loro dire e il
loro fare. Sarebbe bastato chiedere ai parlamentari arbëreshë di quel
tempo, a Cesare Marini di San Demetrio e a Mario Brunetti di Plataci,
che si trovavano nel Parlamento Italiano, nell’anno 1999, quando
venne approvata la Legge 482.
E invece no, a qualcuno interessò teorizzare che la Lingua Arbëreshe
non valeva più, era morta, e che il suo posto la doveva prendere la
Lingua-madre, la lingua Albanese. Ci sono professori universitari
arbëreshë che, in questi dieci anni, hanno organizzato corsi, convegni
e master, per gli Sportellisti Arbëreshë e per gli Insegnanti Arbëreshë,
come se stessero tenendo corsi universitari su lingua e letteratura
albanese. Non hanno voluto capire che agli Sportellisti e agli
Insegnanti Arbëreshë, che lavorano con gli Arbëreshë e in mezzo agli
Arbëreshë, non gli serve conoscere la lingua e la letteratura albanese,
ma le Parlate Arbëreshe, le Tradizioni Arbëreshe, la Storia Arbëreshe,
la Letteratura Arbëreshe. Non hanno voluto capire che le ragazze e i
ragazzi arbëreshë, nelle loro classi, vogliono sentire e parlare e
scrivere la loro Parlata. La Lingua della madre. Quella Arbëreshe.
E così, dopo dieci anni, l’Associazione Culturale “Vatra Arbëreshe”
di Chieri (To) ha chiesto a due deputati del Parlamento Italiano,
onn.Cambursano e Scilipoti, di interessarsi della “Interpretazione
vera” della Legge 482/99. E questi deputati hanno presentato
un’Interrogazione Parlamentare, a cui ha risposto, per iscritto,
l’on.Nitto Palma, sottosegretario agli Affari Interni. E cosa ha risposto
il Sottosegretario? Che la Legge 482/99 è per le Parlate Arbëreshe,
difende le Parlate Arbëreshe. Non la lingua albanese!
E adesso? Cosa diranno adesso quei professori universitari arbëreshë
che in tutti questi anni passati hanno fatto quel che hanno voluto con
i soldi della Legge 482/99? I soldi della 482/99 servono agli
Arbëreshë: ai Comuni, alle Scuole, agli Insegnanti, agli Sportellisti,
alle Associazioni, ai Circoli, alle Riviste Arbëreshe, che lavorano per
il bene dell’Arbëria e degli Arbëreshë. Non devono andare più in
mano a quei professori universitari arbëreshë che da anni predicano
la morte delle Parlate Arbëreshe. Questi con le parole hanno cambiato
significato alla Legge 482, con le mani le hanno distratto soldi.
Noi pensiamo che i soldi spesi per la lingua albanese, e non per le
Parlate Arbëreshe, andrebbero restituiti. Quantomeno ci vorrebbe una
Commissione Regionale, per sapere come sono stati spesi.
Ma chi gliela ridà indietro la loro Parlata Arbëreshe ai ragazzi e alle
ragazze, a cui per anni si è parlato e insegnato in lingua albanese?
Una volta i nemici degli Arbëreshë si chiamavano “Turchi”. Poi
“Italiani”. Adesso i nemici degli Arbëreshë sono...”gli Arbëreshë”!
Se risorgesse Girolamo De Rada, questi professori universitari -
arbëreshë di nome - li farebbe neri. Col suo bastone.

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