sabato 23 luglio 2011

Riflessione a cura di p. Seraphim: VI Domenica dopo Pentecoste

Серафим Валеряни Ропа
 
Domenica 24 luglio 2011
VI Domenica dopo Pentecoste
tono V
Letture: Rm. 12,6 - 14 / Mt. 9, 1 - 8.

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amen.
Tutti sappiamo che i nostri progenitori Adamo ed Eva non si mantennero fedeli a Dio e peccarono, a causa di questo peccato la tendenza a peccare nuovamente, la malattia e la morte fecero la loro comparsa nel mondo. Il racconto ci è spiegato per bene nel primo libro della Bibbia, il libro della Genesi. Esso è un mito perché i nostri padri si esprimevano in miti e poesia (era più facile ricordare le cose e spiegarle), probabilmente se qualcuno di loro vivesse ai giorni d'oggi ci troverebbe estremamente aridi, razionalisti e scientisti. Esso è un mito ma sottintende una teologia vera: l'uomo prefigurato nei progenitori non si è mantenuto fedele a Dio, ha peccato di superbia volendo conoscere autonomamente il bene e il male senza far riferimento al proprio creatore, senza conoscere profondamente il cosmo, a causa di questo peccato ha incrinato il rapporto con Dio che è l'origine di ogni vita e l'origine di ogni esistenza e così facendo si è ritrovato solo, mortale e nudo in una natura diventata ostile. Noi che discendiamo dai progenitori del genere umano subiamo gli effetti di questo peccato, anche noi abbiamo la tendenza a peccare, ci ammaliamo, moriamo. Ne subiamo gli effetti ma non ne portiamo alcuna colpa, ciascuno di noi è responsabile davanti a Dio solo dei propri peccati commessi e non di quelli commessi dai propri padri: le colpe dei padri non ricadono sui figli.
Ognuno di noi è differente da qualsiasi altro per quel che riguarda il corpo: chi è basso e chi è alto, chi è biondo e chi è moro...siamo differenti anche psicologicamente: c'è chi è più paziente e chi meno, c'è chi preferisce la solitudine e chi i luoghi affollati...siamo inoltre differenti spiritualmente: c'è chi ha un particolare carisma e chi un altro, c'è chi ha un vizio chi un altro. Siamo stati creati e voluti ognuno diverso dall'altro e per questo gli effetti del peccato originale sono diversi per ognuno.
Tra gli effetti del peccato originale ci sono quelli di ordine spirituale:la tendenza a peccare, la concupiscenza, questo o quel vizio e ci sono quelli materiali e fisici che colpiscono il nostro corpo fragile e votato alla morte, per questo alcuni nascono ciechi, zoppi o muti perché i nostri progenitori a causa di quel peccato ci hanno trasmesso una natura “corrotta” non quella voluta da Dio in principio.
Questa è una spiegazione molto semplice e logica che rispecchia la visione biblica e cristiana, la ribadisco per mettervi in guardia da un'altra visione che va molto di moda nel mondo che è la visone, per così dire, orientale propria di religioni come l'hinduismo, il buddhismo, il jainismo. In queste religioni è predicata la reincarnazione o metempsicosi: l'anima dell'uomo dopo la morte trasmigherebbe da un corpo all'altro a seconda delle buone o cattive azioni commesse. Se uno è stato buono si reincarnerà in uno stato migliore, se uno ha commesso molti peccati in uno peggiore non solo umano ma anche animale in una sorta di legge di azione e reazione che in sanscrito si chiama legge del “karma” appunto “azione”. La reincarnazione viene molto propagandata, spesso da persone che non la conoscono affatto, probabilmente perché fa chic e tendenza o perché offre molte sicurezze psicologiche ma di essa non c'è traccia ne' nella Bibbia ne' in nessuna parte della Tradizione della Chiesa e soprattutto è bene ribadire che per le religioni che la predicano essa è una condanna! Spesso la gente prende alla leggera l'argomento nella romantica idea di reincarnarsi in un re o una regina o in uomo o donna potente e di successo ma essa per le suddette religioni è una condanna dalla quale fuggire perché vivere significa soffrire e sia per l'hinduismo che per il buddhismo la soluzione è uscire dal “samsara” il ciclo delle morti e delle nascite. Il cristiano di fronte a questa teoria non deve avere dubbi: battezzati e cresimati in Cristo noi siamo uniti a Lui, morto e risorto! Egli è risorto e, come ci ricorda l'apostolo Paolo, la morte non ha più potere su di Lui, perciò anche noi consideriamoci morti al peccato ma viventi in Cristo Gesù Nostro Signore. Il rapporto che ci unisce a Lui è indistruttibile, neanche la morte può niente contro di esso. A coloro che ci credono dico sempre: “E' indifferente che la reincarnazione esista o non esista, se esiste dobbiamo fuggire da essa unendoci a Dio per liberarcene, se non esiste dobbiamo unirci a Dio per salvarci, in ogni caso dobbiamo cercare la comunione con Dio tutto il resto è come stare a parlare del sesso degli angeli.”
Possiamo ravvisare un rapporto fra peccato e malattia in questo passo del Vangelo, ma esso non è esplicitato dal Signore, quel che è invece chiaro è che la salvezza viene da Cristo e dall'unione con Lui il medico delle nostre anime e dei nostri corpi e solo uniti a Lui prenderemo in braccio il nostro lettuccio materiale e torneremo a casa, a Dio dal quale proveniamo.
Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

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