giovedì 10 ottobre 2013

Dal sito amico: http://makj.jimdo.com/

Riguardo al problema scottante e dibattuto  dell’ecumenismo e di come soprattutto viene vissuto nel mondo ortodosso (pensiamo non solo greco) dai siti internet http://www.romfea.gr e http://www.dogma.gr abbiamo tratto due “interventi” (tradotti in italiano):  il primo è dell’ Ufficio delle Eresie e delle religioni della Metropolia del Pireo (in Grecia) e il secondo il messaggio dal Fanar (sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) dell’illuminante e responsabile “risposta” di Sua Santità, il Patriarca Bartolomeo. Abbiamo deciso di pubblicarli dopo non poco travaglio “interiore” per il timore di poter creare “scandalo” fra i fedeli e/o semplicemente lettori “religiosi”. Ma, confidando nella maturità spirituale dei fedeli ortodossi e dei nostri lettori, pensiamo di far cosa gradita soprattutto speriamo che venga letto sempre in spirito costruttivo per la difesa della santa fede ortodossa, senza un uso e/o abuso “strumentale” per fini diversi e di scarsa utilità per la Chiesa Ortodossa.  In seguito ad una metania, ci si permetta, però, di fare due piccoli e brevi ap-punti (ai due “contendenti” in questione):  1) A Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, con profondo rispetto e riverenza filiale, di prestare attenzione se non siano questi i tempi per un “nuovo” san Marco d’Efeso; 2) Alla Metropolia del Pireo, senza toccare il contenuto ineccepibile della loro riflessione,  ricordiamo l’anedotto di San Macario il Grande (riguardo all’atteggiamento da tenere verso gli eretici) cioè, che “una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi”. E come sempre, Gloria a Dio.
 
 
 
1. LA METROPOLI DEL PIREO PER LA VISITA DEL PATRIARCA ECUMENICO A MILANO  (1)
 
Il Metropolita ortodosso-greco del Pireo (Grecia), Seraphim
                                         Il Metropolita ortodosso-greco del Pireo (Grecia), Seraphim
     Con grande attenzione e nello stesso tempo anche con molta afflizione d’animo, abbiamo seguito da internet la “preghiera comune” e “la seduta in Trono di ambedue” nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano del Patriarca Ecumenico Bartolomeo e il Cardinale Romano Cattolico Angelo Scola, meditando il saluto di Sua Santità con il titolo “l’autentica libertà” così come anche la sua omelia in occasione della visita al  “monastero” di Bose con lo scopo di festeggiare con i papisti l’anniversario dei 1700 anni dalla pubblicazione dell’Editto di  Milano:
     Non possiamo tacere la nostra amarezza e delusione e con questo la nostra piena antitesi tanto con la “seduta in trono di ambedue”, quanto con le due omelie, così come per ciò che riguarda il tono e il contenuto. Poiché il loro contenuto tocca temi di fede, in più si alterano avvenimenti storici, così come si mettono in evidenza grandi figure Patristiche con selettiva e parziale citazione di brani e di parole (con il risultato di far loro  indossare una falsa e ingannevole maschera ecumenica); di conseguenza non abbiamo il  diritto di rimanere indifferenti.
     La fede è un bene comune di tutti, chierici e laici e tutti noi abbiamo il dovere di proteggerla: Così com’è già noto «Il fedele popolo di Dio costituisce insieme con il clero la coscienza sorvegliante della Chiesa, la quale testimonia (giudica, discerne, approva e accetta, o condanna e rigetta) l’insegnamento e le azioni della Gerarchia, così come hanno stabilito i Patriarchi Orientali nella loro Enciclica del 06 Maggio 1848: “Il custode dell’ Ortodossia, il capo della Chiesa, è il popolo ». Abbiamo dunque considerato nostro dovere di inoltrare questo breve commento che segue.
     Una prima considerazione generica, riguardante i due testi, è constatare che Sua Santità in queste omelie rivolgendosi ai Papisti eretici, parla loro come se fossero Ortodossi e cioè membri dell’Una , Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa Ortodossa. Per nulla si sottolinea il fatto che si trovano nell’eresia e nell’inganno. Non si fa nessun cenno alle abnormi differenze di fede e di dogma, le quali ci dividono dal conciliabolo papista, il quale insiste a denominare se stesso come “Chiesa Cattolica” o meglio  “ autentica”, mentre considera la Chiesa Ortodossa come  “deficitaria”! Nessun tentativo di convincerli ad abbandonare l’inganno del Papismo e di accostarsi nel seno dell’Ortodossia seguendo così il Grande Basilio nella Divina Liturgia: “Riconduci gli erranti e ricongiungili alla tua Cattolica e Apostolica Chiesa” (preghiera dell’Anafora).  Questo tipo di mentalità riflette il modo di pensare e di agire degli ecumenismi, i quali non vedono errori dogmatici nel papismo, ma identità di fede con l’Ortodossia, cancellando così in pratica tutta la Tradizione Patristica e Canonica della nostra Chiesa. Su questo punto preciso vorremmo pregare calorosamente Sua Santità, con tutto il rispetto e l’amore che si addicono alla dignità Patriarcale e alla Sua persona, di dichiarare subito e pubblicamente che cosa crede riguardo il Papato. Se per caso crede che il Papato sia una Chiesa con sacramenti validi e successione apostolica, in accordo su quanto, contro legge, anti canonicamente e contro i Padri, hanno firmato nella settima riunione della Commissione mista Teologica per il Dialogo la quale si è riunita nel Luglio del ‘93 a Balamand in Libano; tutto questo costituisce un tradimento della fede: “Da entrambi le parti si riconosce,  che quanto Cristo ha affidato alla sua Chiesa (la confessione della fede Apostolica, partecipazione ai sacramenti, specialmente nell’unico sacerdozio celebrante l’unico sacrificio di Cristo, la successione Apostolica), non è possibile considerarlo come possesso esclusivo di una sola  delle nostre chiese; è certo che all’interno di questo quadro si esclude ogni ribattessimo. Per questo motivo la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa si riconoscono entrambi reciprocamente come chiese sorelle, come comuni responsabili per la custodia della Chiesa di Dio nella fedeltà alla Divina Economia ma in particolar modo verso l’unità” ( paragrafo 13,14). E se veramente crede in questo modo, allora ci spieghi perché non procede ufficialmente al “calice comune” o alla “intercomunione”. Perché è incoerente e contraddittorio  parlare di fede comune che  non sia seguita dalla concelebrazione e dal “calice comune”
     Lo stesso vale quando Sua Santità visita il Monte Athos e le diverse Diocesi della Grecia, usando un linguaggio chiaramente ortodosso, mentre quando si rivolge ai Papisti usa un linguaggio ecumenico. Questa specie di doppio modo di parlare produce confusione nel popolo fedele di Dio e per giunta si trova in antitesi con le parole del Signore: “il vostro parlare sia si si no no” ( Mt 5,37) e l’Apostolo Paolo dice: “Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no».” ( 2Cor. 1,18). Allo stesso modo nel Suo intervento, Sua Santità spiega lo scopo del suo arrivo nella città di Milano: “Abbiamo la gioia e la benedizione di trovarci oggi nella vostra città dopo il gentile invito dell’Eminentissimo fratello Cardinale signor Angelo Scola, per onorare insieme con Voi, (…) l’anniversario del compimento dei 1700 anni dall’editto  della libertà religiosa dall’ ispirato da Dio condottiero dell’Impero romano San Costantino il Grande, con la comune pubblicazione insieme al suo coimperatore Licinio dell’atto legislativo, conosciuto sotto il nome convenzionale e sinottico di Editto di Milano.”
     Costituisce un avvenimento storico e ineccepibile, poiché la pubblicazione dell’Editto di Milano, da parte del Santo e Isapostolo Costantino e del suo coimperatore Licinio, ha “stravolto” il corso della storia ed ha inaugurato una nuova epoca per il cammino spirituale dell’umanità. Questo significa che i festeggiamenti per i 1700 anni di questo unico avvenimento storico sono necessari per onorare prima di tutto il suo artefice, il primo e grande imperatore della Romanità: San Costantino .
     La Chiesa Ortodossa Cattolica ha ogni ragione di festeggiare questo anniversario, perché solo questa, come Una, Santa; Cattolica e Apostolica Chiesa di Cristo è rimasta fedele ai dettami dell’editto ed ha messo in pratica fedelmente fino ad oggi i principi del rispetto e della libertà religiosa. Mai la Chiesa Ortodossa nel suo cammino storico fino ad oggi ha istigato di nascosto o ha capeggiato guerre religiose con scopo di imporre con la violenza la fede ortodossa. Al contrario, il Papismo, come del resto testimoniano i fatti storici dalle fonti, ha degenerato specialmente dopo lo scisma del 1054 nell’orribile Cesaropapismo e così si è sottomesso alla terza tentazione di Cristo,  ha calpestato in molte circostanze con modo irrispettoso e rozzo i principi dell’Editto e in genere i principi della libertà e dignità della persona umana, commettendo terribili e abominevoli delitti, tanto contro gli ortodossi, quanto verso le altre religioni. Non è adesso qui il momento di riferirci dettagliatamente ad abbondanti fatti storici.  Riportiamo brevemente solo alcuni di essi i quali dimostrano la verità dei fatti .
     Ci riferiamo alle interminabili soldatesche dei Crociati ( XI e XIII sec.), le quali con la scusa di liberare i Luoghi Santi, con la “ benedizione” dei Papi hanno fatto irruzione  nell’Oriente Ortodosso provocando ogni genere di violenza e distruzione. Imposero ai piccoli stati latini, fondati da essi, uno speciale statuto politico-ecclesiastico Franco, sottomettendo le locali popolazioni ortodosse e perseguendo la latinizzazione. Come ha sottolineato uno storico: “ Le popolazioni ortodosse di questi piccoli stati furono costretti non solo a sottomettersi alla politica ecclesiastica d’occidente ma anche ad adeguarsi ad essa mettendo in pratica gli standard ecclesiastici e civili occidentali, i quali sono stati editi nell’Assise di Gerusalemme”. La violenza e i vandalismi dei Crociati hanno raggiunto il massimo nella IV Crociata, quando conquistarono Costantinopoli (13- 04 -1204). Sono terribili le descrizioni che ci trasmettono gli storici:  la Città “conobbe momenti terribili di saccheggiamenti e violenze. Per tre giorni la Città fu abbandonata alla barbara volontà dei conquistatori, i quali non solo saccheggiarono e depredarono ogni cosa ma degenerarono in ogni genere di violenza e di barbarie contro la popolazione locale”.
     Lo storico bizantino Nikitas Chaniatis descrive con colori luttuosi la catastrofe: “Le loro azioni barbare per ciò che riguarda i capolavori d’arte fanno impallidire se li paragoniamo con quelle dei Musulmani, o con la devastazione della Città di Gerusalemme (…). Gli omicidi e le violenze, le derisioni e le profanazioni, hanno superato ogni possibile umana fantasia”. Pensiamo alla vergognosa istituzione della “ Santa Inquisizione” cioè i tribunali ecclesiastici, i quali furono ideati dal Papismo nel Medio Evo, dal XIII sec. al XIX sec. per lo sterminio degli eretici. Come ci riferiscono le fonti, gli inquisitori costringevano coloro che erano considerati eretici a confessare il loro pensiero eretico o li sottoponevano a tremendi tormenti: “L’imprigionamento, accompagnato dal digiuno, la mancanza di sonno, l’isolamento, pesi ai piedi e catene nelle mani, ma anche duri martiri. Se il carcerato dimostrava fermezza nelle sue idee veniva sottoposto a duri maltrattamenti coi quali non si doveva mai arrivare a mutilazioni e al pericolo di morte”. Alla fine veniva consegnato al potere secolare il quale gli assegnava l’ultima delle pene. “ Se il tribunale secolare non consegnava alle fiamme l’impenitente o lo svergognato( eretico), correva il rischio di essere scomunicato con l’accusa di aver favorito l’eresia”. Ci viene in mente la terribile notte di S. Bartolomeo (agosto 1572) e l’uccisione a freddo  di 29.000 Ugonotti.  Pensiamo alle missioni Papiste e Protestanti del XVI° sec. nei paesi del terzo mondo. Queste “missioni”  non sono state aliene da tornaconti, fini e raggiungimenti mondani. Si sono trovati immischiati e partecipi nei tentativi di espansionismo coloniale delle allora grandi potenze europee, nei paesi del’Africa, dell’America Latina e dell’Asia. Collaborarono e si identificarono fino ad un certo livello con queste potenze, le quali, desiderose di raggiungere i loro scopi, non si fecero nessun scrupolo ricorrendo così allo sfruttamento, all’oppressione, alla tratta di schiavi, fino ad arrivare a scontri con le popolazioni del luogo. In questo modo le “Missioni” volevano imporre la loro colonizzazione ecclesiastica, collaborando e accondiscendendo alla violenza e allo spargimento di sangue”.
     Riportiamo l’indicibile genocidio dei Serbi ortodossi nostri fratelli dai papisti Ustascia, i quali con la “benedizione” della “Santa Sede”, ” l’incoraggiamento” e la guida del famigerato “Arcivescovo Croato Stepinach, perseguitarono e uccisero più di 880.000 uomini che non vollero rinnegare l’Ortodossia e convertirsi al Papismo. Uniche nel suo genere e senza pietà e misericordia sono le descrizioni riportate nel libro di Avro Manchatan con il titolo “L’olocausto del Vaticano”,  nel quale lo scrittore con fotografie e documenti storici , scelti dagli archivi dell’allora Repubblica Jugoslava, della Chiesa Ortodossa Serba, del O. H. E. e di altri ufficiali organismi, descrive scene di terrore e di incredibili ferocità.  Riportiamo un breve  estratto di questo libro: “La Chiesa Cattolica non ha abbandonò la realizzazione di una guerra religiosa all’interno dell’esercito, come già aveva fatto in simili situazioni nel passato. Entrò in maniera aggressiva nel campo di battaglia, senza tener conto di alcuna protezione e affondò la sua spada contro tutti coloro che aveva deciso di sterminare, con una velocità che il mondo non aveva mai visto. Molti scismatici degli Ustascia venivano guidati da preti cattolici e spesso da monaci, i quali avevano giurato di combattere con la spada e l’arma da fuoco per la “gloria di Cristo e della  Croazia”. Molti di costoro non ebbero nessuno scrupolo di compiere azioni atroci, vantandosi per queste azioni cha avrebbero fatto vergognare qualsiasi barbaro o idolatra dell’Oriente. E tutto questo in nome del papismo. Così mentre alcuni, come abbiamo già  visto, amministravano i campi militari per il reclutamento, altri guidavano gli Ustascia armati nella chiusura di Chiese Ortodosse, nella confisca degli archivi, nel perseguitare, nell’arrestare fino ad arrivare ad uccidere gli Ortodossi compresi anche i sacerdoti”.
     Per giunta la “Santa Sede” si è preoccupata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II di “canonizzare” l’arciassassino e artefice di questo genocidio l’”Arcivescovo” Aluisio Stepinach, cosa che dimostra come il Papismo non soltanto non si è pentito per tutti i delitti, ma addirittura se ne vanta. Il fatto ancora più tragico è che né il Patriarcato di Costantinopoli, né nessun altro Patriarcato Ortodosso, si è degnato di condannare (tutte queste scelleratezze) come non si è degnato di spendere una parola in più. Infine, vogliamo fare riferimento all’abominevole Uniatismo, il quale guidato dal Vaticano, da secoli ormai ( XIII sec. ) ma in particolar modo negli ultimi decenni dopo la caduta del Socialismo Reale nei paesi dell’Est Europeo, ha sviluppato un’attività di proselitismo mai vista, con rapimenti, violenze e saccheggiamenti a discapito delle Chiese Ortodosse,  insanguinate  dalle persecuzioni del precedente regime comunista; questo ha provocato la giusta irritazione degli Ortodossi. Ancora una volta nella storia dell’umanità si è mostrata l’abominevole maschera dei metodi medievali di proselitismo e di propaganda del Papismo. Come osserva un esegeta contemporaneo: “I paesi ortodossi sono stati considerati terra di missione. Queste “Missioni” sono state sostenute con ingenti mezzi economici e materiali per occuparsi direttamente della rievangelizzazione degli Ortodossi davanti agli occhi increduli delle stesse autorità della Chiesa Ortodossa, le quali vedevano esercitare a discapito degli Ortodossi violenze da parte degli Uniati. Gli Uniati poi approfittando delle nuove circostanze di libertà continuano la loro attività di instaurare un proselitismo”.
     Avendo come base tutto ciò che abbiamo riportato sopra, ( ci sarebbe da dire molto di più) crediamo che i festeggiamenti dei Papisti per l’anniversario dei 1700 anni  dall’Editto di Costantino costituiscano una pura formalità (un teatrino) per fare audience, un’azione d’ipocrisia massima come quelle che di tanto in tanto proietta il Vaticano. E c’è ancora di peggio: consideriamo tutto questo una vera profanazione dell’anniversario  di questo avvenimento. Consideriamo la visita di  Sua Santità con lo scopo di partecipare a questi avvenimenti, una dispiacevole “scivolata” la quale si aggiunge a tutte le precedenti degli ultimi mesi come per esempio: la partecipazione per i 50 anni del Concilio Vaticano II eretico e brigantesco; all’intronizzazione del nuovo Papa Francesco I. Queste “scivolate” hanno provocato un pesante scandalo nel pleroma ortodosso. Non è solo la presenza di Sua Santità alle feste papiste che scandalizza il popolo fedele ma lo scandalo maggiore  è stato provocato dalle due omelie del Patriarca, il quale si rivolgeva ( agli ospitanti) con i titoli di Cardinale e di “Igumeno”.
     Nel suo discorso rivolto al cardinale Scola, il Patriarca così si esprime: “Questa tradizione, di cui Costantino il Grande ne ha costituito le fondamenta qui, a Milano, con la fecondità della legislazione romana da un punto di vista cristiano e lo spirito inaudito ed incredibile che la presenza sulla terra del Figlio e Verbo di Dio, il Signore Gesù, ha portato nel mondo, era e rimane fino ad oggi per l’Europa principalmente la fonte battesimale spirituale, nella quale rinnovarsi e rigenerarsi, purificarsi e assaporare l’eternità. Grazie a quella combinazione feconda si sono realizzate per l’Europa delle conquiste determinanti nel progresso spirituale dell’umanità”.
     Così com’è stato redatto difetta di qualcosa perché ignora il ruolo dell’antica filosofia e cultura  greca , nella formazione della cultura Europea. L’Impero Romano d’Oriente (Romania) del grande Costantino aveva un profondo carattere Greco – Cristiano perché era il frutto dell’unione fertile tra l’Ellenismo e il  Cristianesimo. I rappresentanti e espositori di questa fertile unione sono i nostri Padri Greci della Chiesa, i quali avendo una solida conoscenza dell’antico spirito greco, hanno preso in prestito dalla lingua greca e dalla filosofia greca tutta la terminologia, alla quale però hanno dato un significato del tutto nuovo e un contenuto cristiano con l’intento di formulare i dogmi della fede e di sviluppare con esattezza l’insegnamento cristiano. Come osserva in una recente pubblicazione il P. Giorgio Metallinòs: “I Pilastri dell’Impero della Nuova Roma erano: l’universo Romano e una nuova ideologia statale (Istituzionale), l’Ortodossia come Ortodossia Patristica e Grecità ( lingua, cultura, educazione…). Cuore dell’ Impero era la Grecità. Da Giustiniano ( VI sec.) fino ad Eraclio ( VII sec. ) assistiamo ad una specie di grecizzazione dell’amministrazione statale ( le Novelle Giustinianee)”. Inoltre, nel discorso, si fa riferimento anche alla “responsabilità di noi Capi Spirituali di fronte all’umanità e al mondo, l’annuncio o il ri-annuncio della verità, che la nostra fede è viva e non una macchinazione ideologica ed una teoria umana; non è un “cibo e bevanda consumati”, ma è vita”.
     Santità abbiamo forse fede comune con i Papisti eretici o abbiamo comune responsabilità con loro circa la evangelizzazione o la rievangelizzazione? Quale  verità potrebbero annunziare i Papisti trovandosi nell’oscurità dell’inganno? Com’è possibile che noi abbiamo fede comune con loro quando da anni ci dividono infinite differenze dogmatiche, le quali sono state sottolineate dai Santi Padri, scritte nelle loro opere e condannate da molti? E’ per caso fede comune l’insegnamento eretico del Filioque condannato dal grande Fozio? (gli stessi Papi ortodossi Leone III e Giovanni VIII), S. Gregorio Palamàs e altri Padri recenti?  Ecco cosa scrive riguardo a questa eterodossia il grande Padre della Chiesa San Gregorio Palamàs  nel suo primo discorso “ Riguardo alla processione del Santo Spirito”: “Lui l'intelligibile serpente e per questo molto maledetto, il primo, l'odierno e l'ultimo male ( il diavolo) .. per mezzo dei latini, suoi seguaci, porta parole vuote riguardo Dio, credendolo un piccolo cambiamento è occasione di mali e portatore di tante tribolazioni .. e aggiunge Ma noi avendo l'insegnamento dalla Sapienza dei Padri e avendo conoscenza degli  insegnamenti di lui ... mai saremo con loro in comunione finchè si dirà chè lo Spirito proviene anche dal Figlio”.
     Nell’intervento pronunziato a Bose si rivolge a Enzo Bianchi con il titolo di Egumeno, anzitutto lo elogia e gli augura “ di gioire sempre vedendo il suo campo arato, verdeggiante e ben guidato, che egli ha seminato con fatiche e sudori personali”. Questo tipo di auguri non trova alcun posto di rivolgerlo ad un eretico ma soltanto si addice per gli ortodossi.  Il Signor Enzo Bianchi, continuando a rimanere nell’eresia e nell’inganno del Papismo, nonostante anni di sforzo per avvicinarsi e  approfondire la fede e la spiritualità ortodossa, corre il pericolo che lui insieme con la sua “comunità monastica” perdano la loro anima. Di conseguenza, non solo non è degno di un tale elogio , ma da convincerlo e rattristarsi. Una grandissima responsabilità in questo c’è l’ha Sua Santità, il quale anziché sottolineare il pericolo incorrente, lo tranquillizza e lo incita a gioire, dandogli la falsa impressione di camminare sulla retta via che conduce alla salvezza. Inoltre, lo elogia per i suoi sforzi spirituali compiuti per molti anni per l’amore, l’interesse  e il rispetto verso la Chiesa Ortodossa e la sua spiritualità, “in vari modi manifestatasi come l’organizzazione della vita monastica sul modello della vita monastica orientale, l’organizzazione di convegni di approfondimento della spiritualità ortodossa, con la partecipazione di rappresentanti della teologia e dell’intellighentia ortodossa, con la diffusione e lo studio della vita e dell’insegnamento di eccellenti volti contemporanei e “Gherontes” dell’ortodossia, come S. Silvano, Sofronio di Essex, il Gherontas Porfirios, il Gherontas Paisios e naturalmente grazie all’apprezzato lavoro di pubblicazione della vostra comunità”. In particolar modo lo elogia per “ la grande utilità che ne viene dallo studio  di opere Patristiche le quali fino allora non erano conosciute in Occidente e mal comprese, come le opere del predicatore della Grazia e della Luce increata San Gregorio Palamàs”. Qual é in fin dei conti il risultato dello studio decennale delle opere dei Padri antichi e contemporanei? Tutti i S. Padri si preoccupano, sottolineano nelle loro omelie e nei loro scritti che solo nell’Ortodossia esiste la salvezza. Hanno evidenziato le eterodossie del Papismo e la pan – eresia dell’Ecumenismo, camminando senza deviare sulle orme dei precedenti grandi Padri e Maestri della Chiesa Ortodossa. Per esempio quanto ha influito e ha problematizzato il Sign. Enzo Bianchi la lettura dei brani citati di Gregorio Palamàs? Quanto in qualche maniera hanno influito le parole rivelatrici del Grande jeronda Paisios riguardo all’Ecumenismo? “Ecumenismo e Mercato comune, un solo Stato grande, una solo Religione a uso e consumo proprio. Questi sono i progetti del Diavolo”. “ Mi fece impressione ciò che mi disse un vescovo del Patriarcato, gli dissi: “Ma che cos’è questa situazione? Da una parte l’Ecumenismo, dall’altra parte il Sionismo, il Satanismo! (....) Fra poco venereremo le corna del diavolo anziché  l’aquila bicipite”. Non avrebbero dovuto sconvolgerlo questi brani e guidarlo con una radicale sterzata e cambiamento di tutto il suo cammino spirituale con un giro di 180 gradi avendo come direzione l’Ortodossia. Se dunque i testi patristici non hanno potuto aiutarlo a trovare l’Ortodossia che senso hanno gli
elogi?
     Cita ugualmente che: “ Con così tanta soddisfazione vediamo la ricerca di una vita spirituale pura nella vostra amata comunità la quale non si limita solo alla visione di un dono comune, ma si volge alla vita interiore, alla lotta per la purificazione dell’uomo dalle passioni dal di dentro, al coltivare la preghiera, e al coltivare lo studio dei Padri non come un arricchimento della conoscenza , ma come uno sforzo di assorbimento e applicazione del loro spirito e della loro saggezza”.  Per ciò che riguarda “l’originale vita spirituale” citata da Sua Santità, (vita spirituale vera) si vive solo all’interno della Chiesa Ortodossa e mai certamente dove c’è eresia ed inganno, perché solo all’interno di essa si partecipa attraverso i Misteri alla Grazia del Santo Spirito. Il presupposto indispensabile è costituito dall’esattezza dei dogmi, questo ne costituisce il fondamento per la costruzione della vera e originale vita spirituale. Fede e opere, dogma e vita sono saldamente unite tra di loro, dal momento che se cambia uno di questi pilastri cambia necessariamente il modo di vivere. San Cirillo di Gerusalemme osserva riguardo a ciò : “il modo di coloro che hanno timore di Dio è composto da due cose: Da dogmi sani e da atti buoni. Né i dogmi senza atti buoni sono ben accetti da Dio, né atti al di fuori dei dogmi sono ben accetti” . “ Una vita corrotta genera cattivi (falsi ) dogmi” così completa S. Giovanni Crisostomo. Per questo: “ Non giova a nulla una vita pura con dogmi corrotti”, così ugualmente al contrario: Dogmi sani e vita corrotta”. Altrove ancora sottolinea: “Abominammo  le associazioni degli eretici , ma preghiamo ininterrottamente per la retta fede, vita e condotta giusta riguardo i dogmi “. Dunque concludendo Santità avrebbe dovuto in primo luogo e principalmente sottolineare al Signor Enzo che la vera e originale spiritualità, la quale è ricercata da lui, la troverà solo all’interno dell’Ortodossia. Sua Santità continua ad esporre brani dell’Apostolo Paolo, S. Macario l’Egiziano, S. Saba di Chiliandari, primo Arcivescovo di Serbia e il S. Giustino Popovic. Tutti questi brani hanno valore solo con il presupposto della retta fede, come abbiamo dimostrato con i brani dei S. Padri esposti precedentemente. Un secondo presupposto potrebbe essere se il Sig. Enzo con la sua comunità monastica rinnegherebbero l’inganno del Papismo e si accosterebbero all’Ortodossia. In particolar modo vorremmo commentare il Suo riferimento a San Giustino Popovic. Nel suo discorso cita un passo dal libro: “La Chiesa Ortodossa e l’Ecumenismo” dove si fa riferimento alla “sensazione della Teantropica cattolicità” di tutti i Santi. Vero per ciò che riguarda la  “Teantropica cattolicità” del santo è degno di grande attenzione, ugualmente però di grande attenzione è ciò che riferisce il Santo in diversi punti dello stesso libro che fanno riferimento al Papismo, al Protestantesimo e in particolar modo riguardo all’ Ecumenismo, con i quali mette a nudo questa terribile eresia da lui definita come: “PANERESIA”. Riportiamo alcuni brani del suo libro: “ L’ Ecumenismo è il nome comune per i pseudo – cristiani e per le  pseudo  chiese dell’ Europa occidentale. Dentro si trova il cuore de tutti gli umanesimi europei con a capo il Papismo. Tutti questi costituiscono un’unica eresia accanto ad altre eresie. Il nome evangelico comune è la “ PAN ERESIA”. Il Dogma ortodosso o meglio il PAN  DOGMA sulla Chiesa rigetta ed è sostituito al PAN DOGMA eretico latino del primato e dell’infallibilità Papale cioè dell’uomo”.  “ Il Protestantesimo ? E’ il figlio fedele del papismo, il quale accentuando il razionalismo scolastico è caduto attraverso i secoli da un eresia all’altra e affonda continuamente in multiformi veleni delle loro eresie ingannevoli”.
     “L’insegnamento della Chiesa Ortodossa del Teantropo Cristo, messo per iscritto dai SS. Apostoli, da Santi Padri, dai Santi Concili riguardo gli eretici si esprime così: Le eresie non sono Chiesa, né possono esserlo. Per questo non possono avere validi i Misteri ( sacramenti ), in particolar modo il Mistero del’ Eucarestia, Mistero dei Misteri (…) Intercommunio, cioè l’ intercomunione con gli eretici, questo è il tradimento massimo del Signore Gesù Cristo, il tradimento di Giuda”. Tutto quello che abbiamo detto precedentemente ( anche se avremmo potuto aggiungere molto di più ) come Vi è potuto sfuggire all’attenzione Santità? Forse il Vostro segretario, al quale avete sottoposto il testo da scrivere  non le ha scritte? Queste cose principalmente crediamo , e questo sarebbe stato doveroso dire al Signor Enzo , come necessarie per la sua salvezza, in secondo luogo parlare della Teantropicità cattolica dato che non feriscono direttamente l’inganno papista, sono indolore per lui e per la sua comunità monastica. Sua Santità conclude il suo intervento rivolgendosi al Signor Enzo  con esortazioni:  “Così vi esortiamo, Fratelli in Cristo, come saggi percorrete saggiamente il resto della vita monastica , e come puri, trascorrete la vostra vita in purezza. Mantenete la vostra anima inespugnabile dall’assalto delle passioni, accettate calorosamente Dio, amate colui che vi ama, e naturalmente tanto , poiché ha dato in riscatto per noi tutti il Suo Figlio unigenito. Date anche voi buona testimonianza al mondo cristiano (…)” Prendendo spunto dalla vostra suddetta frase, ci sia consentito, Santità, con rispetto e amore dì indirizzare alla Vostra persona e pregarLa calorosamente: Santità “ come Saggio possiate camminare saggiamente per il resto della Vostra diaconia Pastorale e del Vostro Primato tra gli Arcivescovi, seguendo i nostri Santi Padri, cambiando direzione nella parte ecclesiastica e politica, non camminando insieme con le eresie, evidenziando e condannando opere e parole  delle eresie di coloro che non vogliono convertirsi cioè: il Papismo, il Protestantesimo e l’Ecumenismo, interrompendo sin da ora con loro i dialoghi dimostratisi infruttuosi e indire un Sinodo Pan-ortodosso il quale condannerà la Pan – eresia dell’Ecumenismo.
     “Date anche Voi la Buona Testimonianza verso il mondo cristiano” poiché solo all’interno della Chiesa Ortodossa c’è la salvezza e chiamate i fratelli ingannati a ritornare ad essa. Così agendo, provo arrecherete indicibile gioia ed esultanza in tutto il mondo ortodosso e tra gli angeli nei cieli, guadagnando così il Regno celeste del nostro Signore.
 
(2) Dall’ Ufficio delle Eresie e delle religioni. (14 giugno 2013) - Il responsabile: Arch. Paolo Dimitrakopoulos. Il Segretario: Lambro Skontzòs, Teologo.
 
 
 
2.  NON TRADIAMO L’ORTODOSSIA – NON SIAMO ECUMENISTI (2)
 
Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo
Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo
 
     Quest’oggi un forte messaggio è stato inviato a più destinatari in tutte le Chiese dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo per quanto riguarda la questione del dialogo ecumenico.
     Accogliendo il Patriarca di Bulgaria Neofito in visita pacifica al Patriarcato Ecumenico, Bartolomeo ha detto, tra l'altro, che non tradisce l'Ortodossia né segue idee ecumenistiche, come si dice.
     "Attraverso questa strategia non stiamo tradendo l'Ortodossia, come criticato da
alcuni, né sosteniamo concetti ecumenistici; al contrario, annunciamo agli eterodossi e a tutti, la verità dell'Ortodossia" ha particolarmente sottolineato.
     Il Patriarca Ecumenico ha fatto ampi riferimenti alle reazioni che esistono per quanto riguarda il dialogo teologico, sia in Bulgaria e in altri paesi, puntualizzando che queste azioni hanno come fine quello di una reciproca comprensione e l'accettazione nel tempo "da parte degli eterodossi dell'unica Fede Ortodossa”.
     "Non aspiriamo, come scrivono sia in Bulgaria sia altrove, alla creazione di un "conglomerato" comunemente accettabile di credi. Cioè, non stiamo perseguendo, tramite il cosiddetto movimento ecumenico, al riconoscimento di una "Confessione cristiana sincretistica", ma all'approfondimento della Fede Cristiano Ortodossa e alla comune sinergia con coloro che invocano il nome di Cristo" ha detto Bartolomeo.
     Egli ha aggiunto anche: "Naturalmente, non abbiamo paura, come Ortodossi , che hanno la pienezza della Verità, che saremo condizionati dalle opinioni dei nostri fratelli eterodossi riguardo questioni dottrinali".
 
 
(2) Messaggio dal Fanar a tutti gli Ortodossi (Costantinopoli 20 Settembre 2013)Tratto e tradotto da: http://www.dogma.gr/default.php?pname=Article&art_id=3758&catid=1

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