Le tre età della vita spirituale
Il testo seguente è una traduzione dall’inglese di una
conversazione dello schimonaco Gabriel (Bunge) tenuta presso il centro
artistico “kvARTira10” a Mosca.
Fonte: Pravmir.com
Mi avete chiesto di parlarvi di preghiera. E’ senza dubbio uno dei
temi più importanti nella vita di un cristiano, perché quando si scruta
la dottrina dei Santi Padri sulla preghiera, si nota subito che la
persona umana è solo se stessa nell’atto della preghiera. Tornerò su
questo aspetto.
Come tutto il resto nella vita, la preghiera è un processo che si
sviluppa e si evolve secondo il ritmo della nostra vita umana. Pertanto,
vorrei prima parlarvi delle età della vita spirituale. Mi baso
essenzialmente sull’insegnamento di Evagrio Pontico, perché lo conosco
meglio ed anche perché fu uno dei primi Padri del Deserto capace di
sintetizzare e mettere per iscritto la dottrina dei primi Padri
monastici sulla preghiera.
Dovete sapere che Evagrio era il discepolo per eccellenza di
Macario il Grande, che fu a sua volta discepolo di Antonio il Grande.
Pertanto siamo alla terza generazione del monachesimo, che aveva già
accumulato una ricca esperienza.Grazie alla sua eccezionale cultura
filosofica, teologica e spirituale, Evagrio è stato in grado di
presentare il processo della vita spirituale in modo coerente. Evagrio
era stato il primo discepolo di Basilio il Grande, e poi di Gregorio il
Teologo, e più tardi nel deserto - come ho già detto - di Macario il
Grande, così come di altri Padri di questa epoca. Così, si trovano
contemporaneamente in lui il timbro della teologia dei Padri della
Cappadocia e l’esperienza spirituale, e anche mistica, dei Padri del
deserto.
In un modo che potrebbe a prima vista sembrare un po’ ingenuo,
Evagrio definisce il cristianesimo come la dottrina di Cristo nostro
Salvatore, che è divisa in praktike [disciplina ascetica], physike [contemplazione naturale], e theologike [teologia].
Praktike è la pratica dei comandamenti evangelici.
Physike -. Physis è “natura” - è la contemplazione indiretta di Dio per mezzo delle sue opere, delle sue creature.
Infine, theologike - teologia - è la conoscenza immediata di
Dio stesso e coincide con quello che oggi chiamiamo, con un termine
moderno, “misticismo”.
In termini moderni, si può parlare di tre età diverse, perché, come
nella normale vita fisica, si passa da una fase all’altra. L’uomo
progredisce lentamente, ma, contrariamente alla normale vita fisica, non
c’è nulla di automatico tra le varie fasi della vita spirituale. Vale a
dire, molte persone rimangono tutta la loro vita al livello della
pratica dei comandamenti evangelici.
L’obiettivo di questa prima fase o età - che è quella dell’infanzia o
della fanciullezza - è quello di raggiungere, con la grazia di Dio, la
purezza del cuore. Pertanto, questo è un aspetto molto importante,
perché non si può parlare di vita spirituale e delle seguenti fasi - la
contemplazione di Dio, prima indiretta e poi immediata - senza purezza
di cuore.
Così, con la grazia di Dio, l’uomo può giungere alla purezza di cuore
(questo è indicato anche usando un termine dalla filosofia antica: apatheia), che a sua volta ha la carità cristiana come figlia. La libertà dalle passioni (apatheia) è frutto di praktike, ma ha anche una figlia: la carità cristiana (agape), che è la virtù cristiana per eccellenza. Questa carità, dice Evagrio, è la porta della contemplazione naturale, cioè la contemplazione delle opere di Dio.
Ma il passo successivo o età - quella dell’anzianità o della
sapienza, della contemplazione delle opere di Dio - non arriva in
automatico, perché l’uomo sia in grado di conoscere Dio immediatamente,
Dio deve rivelarsi a lui; Egli è libero, egli è una Persona. Lo fa solo
quando giudica l’uomo degno di una tale rivelazione.
Tutto questo potrebbe sembrare un po’ astratto per voi, e potrebbero
sorgere alcune domande. Ma penso che nella vita spirituale sia
importante conoscere la strada, non credere, per esempio, che si può
soddisfare se stessi per tutta la vita recitando o ascoltando solo i
Salmi o le preghiere tradizionali.
Si può facilmente immaginare che corrispondono a queste tre età della
vita spirituale, tre modi di pregare. In un primo momento, l’uomo
recita i salmi e le preghiere tradizionali - il che è, ovviamente,
eccellente. Ma quando è chiamato a salire più alto, quando contempla le
opere di Dio, allora la sua preghiera, che in precedenza erano stata di
supplica (come lo è nei Salmi), diventa una preghiera di lode. L’uomo
canta le lodi di Dio per tutto ciò che Egli ha fatto. Poi al vertice di
questa altezza accade qualcosa di molto misterioso, su cui non si può
più parlare con le solite parole e concetti. Evagrio non fa questo,
parla per immagini bibliche. Si tratta di un linguaggio altamente
simbolico, che bisogna conoscere per decodificare. E anche se è stato
decodificato, in ultima analisi, si può capire esattamente cosa
significa solo se hai avuto questa esperienza.
Ma si può dire - e Evagrio lo dice - che si tratta di un dialogo o di
una conversazione con Dio senza intermediari. Quali sono questi
intermediari? Soprattutto, le creature che parlano di Dio, ma non sono
dio. Questi sono i concetti che il nostro spirito forgia attraverso il
suo contatto con la realtà. Si tratta di concetti o idee su Dio, ma che
non sono Dio.
Mi fermo qui, ma qualcosa di molto misterioso poi accade, qualcosa in
cui Dio prende completamente l’iniziativa. Il linguaggio di Evagrio su
questo argomento è molto significativo: egli parla di manifestazione,
apparizione, visita, eccetera, da parte di Dio. Tutto questo
linguaggio indica che c’è qualcuno, la persona suprema di Dio, che si
rivela alla sua creatura e si fa conoscere e capire da lui. Ma la cosa
curiosa - che è dove mi fermo - è che l’uomo che ha raggiunto questo
stadio non è cosciente. Il contemplativo - colui che vede Dio - è, per
così dire, in uno stato di sonno. Quando dormiamo, non sappiamo che
siamo addormentati. Così, curiosamente, il contemplativo non sa, si
ritrova in uno stato del tutto peculiare: egli è qui e non è qui. Lui
non è cosciente. Non è l’estasi, in cui l’uomo esce da se stesso o perde
la sua coscienza. Non è niente di simile.
Chiudo questa breve esposizione con una parola del Curato d’Ars, che
si potrebbe non conoscere. Era un sacerdote francese del XIX secolo, un
santo della Chiesa cattolica. Un giorno trovò un vecchio, un vecchio
contadino, nella sua chiesa, seduto su una panchina e sembrava non far
niente, nemmeno pregare il rosario. Gli chiese: “Che cosa ci fai qui?”
Nel suo vecchio francese, egli rispose: “Sto guardando Lui, e Lui guarda
me.” Questo è il mistero.
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