Pubblicato da Mircea Gheorghe Abrudan, PhD, sulla rivista Tabor, 2010, Cluj- Napoca
L'impulso di mettere su carta alcuni
pensieri legati alle interviste di Mihai Copăceanu in un volume edito
dalla prestigiosa casa editrice Deisis di padre Joan Ică jr. (1) mi è
stato dato dalle le parole di James Morton, il dodicesimo convertito
intervistato dall'autore in questione, in risposta alla domanda: Com’è
essere ortodossi? Il ventiquattrenne studente di bizantinologia alla
Queen University in Canada, ha dichiarato quanto segue: "Prima di tutto
voglio dirti che apprezzo il tuo lavoro e considero meraviglioso quello
che fai, il fatto che presenti la voce dei convertiti. Alcuni si
preoccupano del fatto che le persone dei paesi ortodossi tradizionali
non sono consapevoli che esistano convertiti". (2) E purtroppo il
giovane James ha proprio ragione!
Fatta eccezione per un paio di nomi ben
noti (si spera) nella stretta cerchia di religiosi e studiosi di
teologia (studenti e insegnanti) di grandi teologi contemporanei
convertiti all'Ortodossia come Jaroslav Pelikan, Olivier Clément, Karl
Christian Felmy, John Breck, Andrew Louth, Placide Deseille e Kallistos
Ware, i casi di centinaia di migliaia di altri convertiti alla vera fede
rimangono sconosciuti a un grande segmento di credenti ortodossi.
Questa realtà deve essere aggiustata, soprattutto in questi giorni in
cui vediamo che la nostra società e la Chiesa ortodossa sono sempre più
aggredite e confrontate da un proselitismo settario neoprotestante e non
solo. Tale conoscenza di esempi concreti e vivi dell'Occidente europeo e
nord americano credo che sia, soprattutto per la missione pastorale e
catechetica della Chiesa, un desiderio e una necessità di massima
importanza.
Quando a un credente o non credente è
posto di fronte un esempio di persone contemporanee che hanno cercato e
trovato la verità cristiana e la possibilità della conoscenza di Cristo
Salvatore nella Chiesa ortodossa, l'impatto che un incontro faccia a
faccia o attraverso la lettura ha sul lettore è molto più potente di una
lezione tradizionale di catechismo. E questo credo che possa essere
spiegato con il fatto che l'uomo moderno non è particolarmente orientato
a seguire un esempio dal passato storico lontano o vicino, ma si ferma
ai confini del suo orizzonte attuale (e questo è recentemente emerso più
volte dai media).
Mi ricordo in questo senso l'impatto che
ha avuto su di me la lettura di un bellissimo libro scritto da un
convertito americano di nome Matthew Gallatin (3), quando ero alla
dodicesima classe al liceo, e che hanno rafforzato la mia fede nella
Chiesa di retta fede più di molte omelie, catechesi o lezioni religiose a
cui avevo preso parte, dei servizi quotidiani della Chiesa e delle
lezioni di religione a scuola. La straordinaria storia del pastore
protestante Matthew Gallatin, sincero nella sua ricerca, della "Chiesa
degli apostoli", che è passato dagli avventisti ai pentecostali, ai
battisti, con una pausa nel cattolicesimo romano e poi è arrivato a casa
nell'Ortodossia, la dovevo poi ritrovare negli altri due gli americani
Peter E. Gillquist (4) e l'umile padre John Breck, che ho avuto la gioia
inesprimibile di incontrare tramite Vasile Manea in una libreria a Cluj
dopo 3 anni.
Ma la conversione più inquietante, che
letteralmente rappresenta oltre due milioni di chilometri percorsi su
strada, che ho incontrato e di cui ha goduto il più grande pubblico di
tutto il paese è senza dubbio la storia di Klaus Kenneth (5).
Tornando alle conversioni presentate da
Mihai Copăceanu, vediamo come caratteristica generale delle idee che si
possono trarre da tutti e 12 i dialoghi registrati dall'autore, la sete
di Dio, la ricerca della pienezza della rivelazione, di vera preghiera,
di vera spiritualità e del reale significato della vita. Ciò che ricorre
sempre nelle risposte di intervistati circa la gioia dell'abbracciare
l'Ortodossia sono le affermazioni come: "È stato come tornare a casa
dopo un lungo viaggio" (Nicholas Gibbes) "Mi sento come fossi tornato a
casa, questo è il mio posto, dove avrei dovuto essere sempre" (Kallistos
Ware), "La prima volta che sono entrato in una chiesa ortodossa mi sono
sentito a casa, come se fossi stato lì da sempre" (Seraphim Newton),
"Mi sentivo come se fossi finalmente tornata a casa e, infine, come se
mi fossi davvero sentita me stessa" (Gladys Bland) "Mi sentivo come se
fossi tornato a casa" (James Morton).
Questa riconquista della sensazione di
essere nella casa del nostro Padre (cfr Lc 2,49), vediamo che è
strettamente legata a ciascuno dei dodici, entrati in contatto con la
Divina Liturgia o una delle sette lodi, ma anche con la bellezza
indicibile dell'innografia e dell'iconografia della Chiesa. Queste
esperienze spirituali sono state integrate da una serie di libri di
letture teologiche, storiche, spirituali in gran parte scritti da due
dei più amati gerarchi ortodossi della Gran Bretagna, e cioè i
metropoliti Kallistos Ware e Anthony Bloom. Il processo
dell'avvicinamento all'Ortodossia in queste persone, assetate di
nostalgia di Dio e del vero significato della vita umana sulla terra, è
venuto dall'incontro dell'amore e della saggezza dei genitori, dei due
vescovi menzionati, ma anche del vescovo Basil Osborne, del monaco
Barnaba o di padre Michael Gelsinger, e dalla mancanza di fretta nel
periodo di catecumenato che varia da due anni a sei anni nel caso di
Anthony Ware.
Le testimonianze contenute in questo
volume dimostrano che, vivendo in un vero spirito di amore le barriere
di lingua, nazionalità o giurisdizione che purtroppo segregano molte
comunità ortodosse nella diaspora, potrebbero essere superate, anche se
alcuni di loro sono stati di fronte ad atteggiamenti meno benevoli, a
volte proprio ripugnanti, come nel caso di padre Andrew Phillips che
nella chiesa greca è stato colpito dall'atteggiamento "Va' via da noi.
Non hai niente da cercare qui. Solo i greci possono essere ortodossi".
(6) La freddezza di tali dichiarazioni, l'opposizione delle famiglie o
lo scoraggiamento degli amici non hanno però avuto successo di fronte
alla convinzione personale e allo zelo, a un ardente desiderio di
diventare membri della Chiesa ortodossa, ma in particolare alla voce di
Dio seminata in loro; in tutti i casi presentati dall'autore, non sembra
che siano stati convinti da un sacerdote o da un vescovo. L'essenziale
sono state le convinzioni personali. Così vediamo che in tutte le
risposte date dai convertiti, l'Ortodossia ha significato per loro la
vera fede, il mantenimento del Credo di Nicea, l'autenticità, il dono
naturale dell'anima e di Dio. I convertiti, giunti a età comprese tra i
20 e i 60 anni, provenienti dai ranghi degli anglicani, dei cattolici e
di varie comunità protestanti ed evangeliche, prendono sul serio la
propria fede perché questa ha cambiato la loro vita. Quella che per
molti di noi è un dato di fatto e una parte naturale della vita
cristiana e tradizionale per il fatto che siamo nati nella maggioranza
ortodossa dell'Europa sud-orientale, per questi dodici è un dono e un
guadagno di gran prezzo che ha cambiato il corso della loro vita.
Così sono diventati, come confessa
l'autore, una presenza visibile nella comunità, offrendo lezioni di vita
spirituale ai più anziani nella Chiesa ed eccellendo nella confessione
della fede negli ambienti in cui operano le loro attività. (7) Quindi
anche per noi, sia che siamo semplici credenti, sia che serviamo come
teologi, sacerdoti e vescovi, la loro testimonianza è un esempio di vita
morale e cristiana, di pastorale e di responsabilità, di vita in
Cristo, nei giorni in cui molti non vengono più in chiesa e non danno
più importanza alla componente spirituale del loro essere, soprattutto
nei giorni in cui in Occidente le chiese sono distrutte, chiuse o
vendute e trasformate persino in bar, nei giorni in cui nello spazio
tradizionale ortodosso parte del clero si ubriaca con l'idea del
trionfalismo e la coscienza del pubblico, in generale e, talvolta, anche
quella del clero dubita, nega o mina l'integrità e la veridicità della
retta fede ortodossa.
Ecco quindi alcuni dei motivi per cui
crediamo che questo volume, come altri che abbiamo citato, merita di non
sfuggire all'attenzione dei fedeli e del clero, di tutti i membri della
Chiesa allo stesso modo, ma soprattutto di quelli che si sentono
responsabili delle loro vocazioni e doveri missionari, pastorali e
catechetici di seminare nei cuori dei propri contemporanei e dei propri
immediati vicini la testimonianza della Santa Ortodossia, colonna e
sostegno della verità.
Mircea - Gheorghe Abrudan
(1) Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford. Te-am gasit, Doamne! Marturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie, Editura Deisis, Sibiu, 2010, 183 p.
(2) Ibidem, p 165.
(3) Matthew Gallatin, Însetând dupa Dumnezeu. De la ratacirile protestante la adevarul Ortodoxiei, tradotto da Tatiana Petrache, Editura Egumenita, Galati, 2005, 233 p.
(4) Peter E. Gillquist, Cum am devenit ortodox. O calatorie înspre credinta crestina primara, tradotto da Ioan Tanase Chis, Editura Reîntregirea, Alba Iulia, 2006, 277 p.
(5) Klaus Kenneth, Doua milioane de kilometri în cautarea Adevarului. Lungul meu drum spre credinta, tradotto da Raluca Toderel, Editura Agnos, Sibiu, 2009, 311 p.
(6) Mihai Copăceanu, op. cit., p 123.
(7) Ibidem, pag 179.
"Oxfordossia"
di Elena Băltută, pubblicato in Convorbiri Literare, giugno 2010
Siamo abituati a pensare che il fenomeno della conversione all'Ortodossia sia per lo meno insolito, se non senza precedenti. Ortodoxie la Oxford. Te-am găsit Doamne! Mărturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie è
un libro scritto da Michael Copăceanu, apparso nel 2010 a Sibiu presso
la casa editrice Deisis, che tenta di sfatare questa visione presentando
sotto forma di interviste storie di conversioni di personaggi di Oxford
come Timothy Ware, Richard Swinbourne, Andrew Phillips, Wendy Robinson e
Paul Elliot.
Oltre a queste interviste il volume
contiene una prefazione firmata dal metropolita Kallistos di Diokleia,
due articoli che hanno il ruolo di chiarimento preliminare - Ortodossia a Oxford di Andrei Levitski e Una comprensione psicologica della conversione di Olivera Petrovich - e altri tre capitoli: Dieci motivi per le conversioni, Sul cristianesimo in Gran Bretagna,
una breve storia da sant'Albano fino al presente, con una panoramica di
alcune conversioni all'Ortodossia e come queste si sono sviluppate a
Oxford, e il capitolo finale intitolato Apprezzamenti.
Dell'autore di questo libro, Mihai
Copăceanu, posso dire che ha studiato teologia e psicologia a Sibiu, che
tra il 2008 e il 2009 ha frequentato un master di psicologia della
religione al Balliol College di Oxford, e attualmente segue un master di
psicologia centrata sui problemi della psicologia della dipendenza al
Kings College di Londra. In romeno ha pubblicato due anni fa, nel 2008,
il volume Freud e la religione. Totem. Illusione. Critica, per la casa editrice Agnos di Sibiu.
Anche se il volume è una raccolta di
interviste, al di là delle domande e risposte dei personaggi, il lettore
può trovare una breve analisi psicologica del fenomeno della
conversione religiosa, in particolare nell'articolo firmato da Olivera
Petrovich e nel primo capitolo del libro, in cui sono identificati e
presentati dieci dei motivi più comuni che possono portare a cambiare
l'opzione religiosa. Per poter applicare questi motivi a un concetto
come quello della conversione, l'autore presenta una sua sfumatura,
dicendo che non solo lo spostamento da una religione ad un'altra può
essere etichettato come conversione, ma anche il passaggio dall'assenza
di fede a una certa fede o i passaggio dai "semplici riti a una profonda
convinzione della presenza di Dio (nel quadro della stessa religione),
da una credenza in un Dio malvagio, giudice e che condanna, a un Dio
amorevole che aiuta e vuole sempre il bene" (pag. 23). La manifestazione
della conversione può essere il risultato di diversi tipi di
motivazioni: di natura intellettuale, emozionale, sperimentale, mistica,
di revival, di ripudio, motivazioni legate alla acquisizione di
vantaggi materiali e non materiali, legati a una transizione
istituzionale o risultato di crisi o di disturbi mentali o di condizioni
di coercizione.
Per quanto sia benvenuta questa
indicazione dei principali motivi che scatenano la conversione religiosa
in tutte le sue forme, essa avrebbe dovuto essere accompagnata da una
spiegazione di come queste ragioni siano interconnesse, di come siano
meccanismi di fattura psicologica o a un livello macro di fattura
culturale, che porta alla loro comparsa e al loro sviluppo e quindi allo
sviluppo di questo fenomeno. In altre parole, credo che se nella
struttura del volume fosse stato aggiunto uno studio più scientifico,
l'architettura interna non ne avrebbe sofferto, e la posta in gioco
sarebbe stata diversa da quella meramente descrittiva.
Il secondo capitolo, su cui non voglio
insistere, e che lascia i lettori a scoprire come il Regno Unito è messo
in contatto con l'Ortodossia e come essa si manifesta con le differenze
tra i paesi a maggioranza ortodossa, segue la stessa ricetta
descrittiva che incontriamo nel primo capitolo. Anche questo approccio è
legittimo, dato che gran parte dei dati che costituiscono questo
capitolo ha un contenuto storico.
Nel terzo e più consistente capitolo sono
presentate le interviste che l'autore ha preso alcuni convertiti da
Oxford, alcuni già famosi, figure ben note nell'ambiente ortodosso
britannico, altri molto giovani, come nel caso di James Morton, che ha
solo 22 anni. Le domande sembrano seguire uno schema tipico, ma facile,
dimostrando un adattamento a ogni personaggio; per la stragrande
maggioranza sono di natura personale, come era previsto in un caso in
cui la questione centrale è un'esperienza strettamente personale. Non ho
intenzione di discutere le interviste e ciò che risponde ogni
intervistato, ma vorrei dire due parole sull'impressione che mi hanno
lasciato sia le risposte sia le domande, assieme all'ultimo capitolo
firmato dall'autore, intitolato Apprezzamenti.
Sebbene non sia mai dichiarato che lo
scopo di questo volume non sia quello di "provare trionfalmente che
l'Ortodossia è l'unico modo in cui Dio può essere trovato o con cui Dio
salva gli esseri umani a lui graditi" (p. 175), ovviamente non
utilizzando sempre queste parole, il volume mette alla prova, molto
spesso, la tolleranza religiosa. È vero, ci sono personaggi di grande
livello intellettuale che non negano le caratteristiche delle altre
religioni, e cioè quelle delle loro origini, ma ci sono anche
osservazioni che sottolineano la superiorità dell'Ortodossia nelle
differenze con le altre religioni, sia per la sua storia sia per la loro
tradizione o rituali. Anche se è comprensibile che quando un individuo
abbandona la propria religione in favore di un'altra, senza essere
costretto o attratto da benefici, di qualsiasi tipo questi sia, ritiene
che la religione che sceglie ha qualcosa abbia qualcosa di più di quella
a cui ha rinunciato, credo che sarebbe stato onesto che questi giudizi
normativi fossero rimasti a un livello non discorsivo, e non fossero
stati verbalizzati.
Al di là di questa lacuna, non dobbiamo
negare il lato positivo di questo volume, come ad esempio la
condivisione di esperienze di confine, la trasposizione in parole di
alcune scelte, la presa di coscienza che esiste il fenomeno della
conversione all'Ortodossia, e non solo, come siamo abituati, almeno
nella Romania contemporanea, dall'Ortodossia ai culti religiosi più
recenti.
Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford, Editura Deisis, Sibiu, 2010, 183 p
Pubblicato in Revista Teologică 2/2010, Sibiu, autore Marian Curtean
Ortodoxie la Oxford è il frutto
dell'incontro dell'autore con una comunità ortodossa viva, vicina al
modello della prima comunità cristiana, in un paese dove ce lo saremmo
aspettari ben poco, a causa della sua laicità e del suo aspetto
multiculturale: la Gran Bretagna. Si tratta di un libro di interviste
con vescovi, parroci, filosofi e psicoterapeuti, studenti o semplici
fedeli, tutti inglesi, convertiti all'Ortodossia. "Ti ho trovato,
Signore!" - il grido di gioia e la certezza nel corso del tempo di
questi "apostoli", che "hanno visto e creduto", costituisce il
sottotitolo del libro.
Aperto con le introduzioni di tre
personalità del mondo accademico cristiano inglese contemporaneo - il
metropolita Kallistos di Diokleia, il dott. Andrei Levitski e la dott.
Olivera Petrovich - strutturalmente, il libro ha quattro sezioni
principali: I. Dieci motivi delle conversioni (p. 21 - 33), ii. Il
cristianesimo nel Gran Bretagna e a Oxford (p. 33-51) III. I convertiti
(p. 51-165) IV. Apprezzamenti (p. 175-179).
Fin dall'inizio, il metropolita Kallistos
ripercorre il filo rosso del libro, sottolineando il primo significato
della parola "conversione", quello di "trasformare il nostro cuore verso
Gesù Cristo, il Salvatore" (Prefazione, pag 5-6).
Andrei Levitski fa una valutazione dei
significati storici e culturali nascosti nelle testimonianze dei dodici.
Come introduzione, e per una migliore comprensione del fenomeno della
conversione all'Ortodossia a Oxford, il lettore fa conoscenza con questo
luogo speciale, "caratterizzato da un ambiente intellettuale distinto e
di una spiritualità tranquilla e al tempo stesso provocatoria" che
"stupisce fin dall'inizio per la bellezza ispirata dalle magnifiche
cattedre medievali, dai collegi antichi che conservano ancora l'aspetto e
l'atmosfera dei monasteri "(p. 8-9). Nel 1947, l'Università di Oxford è
la prima istituzione accademica britannica che accetta un corso
sull'Ortodossia, come parte del suo programma accademico. Il titolare
del corso era il prof. Nicholas Zernov, uno di quelli che, amando questo
luogo, hanno considerato una sua responsabilità annunciare Cristo con
molto buon senso, servendo il prossimo, adempiendo così la vocazione
ecumenica dell'Ortodossia, senza tracce di proselitismo.
Dal momento che sui cristiani ortodossi
non c'è ancora uno studio empirico sul fenomeno psicologico della
conversione, Olivera Petrovich fa appello alla letteratura generale
sulla conversione. Giunge all'idea che di solito le conversioni sono
"consapevoli, volontarie e spesso preparate gradualmente" (p. 17). Esse
comportano, a un dato momento, un approccio autodidatta, "un punto in
cui il soggetto cessa di sentire ogni appello alla lealtà verso il
proprio gruppo religioso", e la conversione segna quindi un'unificazione
interiore tra fede e azione "(p. 15-19).
La prima parte del libro offre dieci
motivi per la conversione, che l'autore commenta, mostrando i loro
limiti relativi alla conversione all'Ortodossia (p. 21-31).
Le icone del primo cristianesimo in Gran
Bretagna (sant'Albano e santa Frideswide, pag 33-35), e le relazioni del
paese, ma soprattutto di Oxford, con l'Ortodossia (L'Inghilterra e
l'Ortodossia, pag 35-38) sono presentate nella seconda parte del libro.
La storia del cristianesimo in Gran Bretagna, in particolare a Oxford,
ha una lunga tradizione, con prove a partire dal quarto secolo. Degni di
nota sono i ritratti di personalità ortodosse fatti da Mihai Copăceanu,
ben documentati, ma che allo stesso tempo rivelano il calore e il
rispetto con cui si è accostato a quelle persone presenti nella memoria
della comunità o attive in lei, chiaramente segnato da ciò che vi ha
incontrato. Si parla dell'archimandrita Nicholas Gibbes, ex insegnante
di inglese dei figli dello tsar Nicola II di Russia, un'incarnazione di
Babbo Natale per i bambini di Oxford o dello starets Zosima per gli
studenti dell'università. Non lontano da loro, con grande umiltà,
distanti da ogni gloria mondana, i vescovi locali rimangono tra la gente
e con la gente, cantando nel coro, servendo e venendo costantemente
loro incontro (Ierarhii – modele de excepţie, pag 48-50).
Il nucleo centrale di questo libro è la
terza parte, del resto quella più grande. Qui, in un dialogo familiare,
ma mai superficiale, si profilano da un lato i volti di dodici inglesi
che hanno trovato nell'Ortodossia la "casa" in cui hanno sentito la
pienezza del significato della cultura, dell'istruzione e della loro
fede di partenza, e d'altra parte, l'immagine dell'Ortodossia viva,
vissuta in modo autentico nella comunità liturgica, che si estende nelle
gesta sociali, pur mantenendo il suo carattere di servizio cristiano.
La scelta del numero degli intervistati
non è casuale, come l'autore stesso afferma, a livello libresco,
costituiscono una comunità simbolica di "apostoli" chiamati e inviati da
Cristo a essere suoi testimoni e annunciatori di fronte ai loro
contemporanei, la comunità ortodossa di Oxford chiamata a diventare
"sale della terra" britannica.
Dalle loro testimonianze si notano tratti
specifici comuni che definiscono questa comunità cristiana e
l'Ortodossia a Oxford. Vorrei sottolinearne alcuni.
In primo luogo, notiamo una paternità
spirituale comune, perché, parlando della propria conversione, ciascuno
fa riferimento a una delle figure attive dell'Ortodossia a Oxford,
incominciando da Nicholas Gibbes o da Nicholas Zernov e continuando con
vescovi contemporanei, quali Anthony Bloom, Kallistos di Diokleia, Basil
Osborne, alcuni di loro stessi convertiti.
Si osserva poi la comprensione di una
vocazione ecumenica, universale dell'Ortodossia, e i convertiti riescono
a sfuggire alle limitazioni geografiche e a quelle imposte
dall'orgoglio nazionalista. L'Ortodossia può assumere diverse
nazionalità e culture di comunità nazionali, offrendo la possibilità di
trovare e realizzare la loro identità nella diversità. L'autentica
comunione è una delle linee di definizione, in virtù dell'universalità
della salvezza. La natura stessa dell'uomo è ortodosse e per questo ogni
ritorno alla retta fede è vissuto come un "ritorno a casa", una
ri-localizzazione nel proprio essere naturale. "Penso che l'anima
autentica, inalterata sia naturalmente cristiana e naturalmente
ortodossa. Questo è anche l'insegnamento dei Santi Padri. Se sei
ortodosso nel profondo della tua anima, allora la tua cultura diventa
ortodosso qualunque sia la lingua che parli. Nella sua infanzia, anche
l'Inghilterra era ortodossa (...). La cosa più importante per noi non è
passaporto che deteniamo, inglese, romeno o qualunque altro, la cosa più
importante è se siamo veramente ortodossi, se abbiamo un passaporto
spirituale. Se l'abbiamo, allora tutto si ricompone in modo naturale ",
afferma padre Andrew Phillips (p. 125).
La coscienza della successione
apostolica, come il rapporto alla Tradizione viva e attuale della Chiesa
e si osserva nella maggior parte delle testimonianze. Sfidato a dire
"qualcosa di unico sull'Ortodossia", padre Ian Graham dice: "Quello che
mi ha portato all'Ortodossia e che ho molto apprezzato e rispettato è
stata continuità con il passato e l'enfasi sull'importanza della santa
Tradizione. Diventando ortodosso, mi sono reso conto che non solo
appartengo a una chiesa locale e geografica di oggi, ma appartengo allo
stesso tempo al corpo di Cristo nella storia e attraverso la storia.
Ogni volta che si celebro la Santa Liturgia sono consapevole la celebro
insieme con gli apostoli, con san Giovanni Crisostomo e con tutti i
santi di tutti i tempi. Questo è importante per me" (p. 105-106).
La rigorosa preparazione dei catecumeni,
almeno per un anno - in alcuni casi anche di più - è un altro tratto
distintivo della comunità ortodossa di Oxford. Si segnala la pazienza,
l'onestà e la serietà con cui i convertiti scelgono di passare
attraverso il periodo preliminare al loro ingresso nella Chiesa
Ortodossa. Questo probabilmente riflette lo spirito inglese e le sue
caratteristiche. Padre Seraphim Vänttinen Newton riconosce che "è molto
difficile da Oxford comportarsi solo con saggezza" (p. 118). La
conversione è intesa come un atto individuale e deve pertanto essere
effettuata e assistita in modo personale: "non sono generalmente
favorevole a una conversione di massa, cresciamo per quanto possiamo,
per quanto riusciamo ad assimilare, perché qualsiasi fretta porta a
un'assimilazione difficile. Il contatto con le persone è individuale
perché hanno bisogno di assistenza nell'assimilazione e di un sostegno
costante", afferma il vescovo Basil (p. 69).
La parrocchia è la migliore scuola di
formazione dei cristiani. Leggere libri sull'Ortodossia, fare
pellegrinaggi ai luoghi pieni di autentica spiritualità ortodossa, un
tirocinio sotto un padre spirituale, la partecipazione alle funzioni
religiose, il compimento della 'liturgia dopo la Liturgia' stando in
comunione con gli altri sono i mezzi con cui il convertito cresce e
matura in Cristo. In questo spazio liturgico, la comunità viva, reale,
raccolta attorno al vescovo, cresce i suoi presbiteri. "Nelle parrocchie
della diocesi di Sourozh si è rafforzata la consuetudine di selezionare
i candidati all'ordinazione tra i laici che hanno vissuto un certo
numero di anni in mezzo alla parrocchia e che hanno il vescovo come
padre spirituale", dice il Vescovo Basil Osborne (p. 70). Lo stesso
consiglio ha osservato riguardo alla loro ordinazione, per la quale la
preparazione, in alcuni casi, è della durata di 6-14 anni (si veda il
caso del metropolita Kallistos, pag 53-67).
Senza insistere sulle ragioni di
conversione derivanti dalle interviste, si deve ricordare quello che è
stato osservato nella maggior parte dei soggetti del libro, vale a dire
"la sfrenata sete di conoscenza " (p. 111). L'Ortodossia non tiene in
considerazione solo affetto, ma affronta pienamente anche la ragione.
L'ingresso nella Chiesa significa l'incontro con la Ragione oltre la
ragione, cioè con Cristo. Un approccio all'Ortodossia e ai suoi dogmi da
un punto di vista filosofico e delle ragioni della scienza si trova
soprattutto nel dialogo con il professor Richard Swinburne (p. 75-91).
Ciascuno dei dodici profili è completato
dalle le informazioni relative alla persona e della sua opera, laddove
esistono, o da un apprezzamento da parte dei suoi conoscenti.
L'ultima parte è dedicata alle
osservazioni e conclusioni dell'autore. Realizzata con coraggio e
lucidità, spesso attraverso l'equilibrio tra la realtà della Romania, un
paese a dichiarata maggioranza ortodossa, e quella di Oxford, questa
parte mostra l'attitudine di un ortodosso "riconvertito" all'Ortodossia,
l'uomo che veniva da una scuola teologica tradizionale, la Facoltà di
Teologia "A. Şaguna" di Sibiu, dove ha imparato a conoscere autentica
comunità cristiana ortodossa, ha avuto la sorpresa di viverla in modo
reale e personale, dove meno lo pensava: nell'ambiente accademico di
Oxford.
Ortodoxie la Oxford, nato dalla
naturalezza del dialogo tra persone di culture diverse, è una lezione di
umiltà, un libro-testimonianza di un lavoro ben fatto, con serietà e
buon senso. Percorrendo questi dodici dialoghi cominci a sentirti parte
di questa comunità viva, contemporanea, le cui confessioni di fede
riescono a trascendere la mera lettura e ad esorcizzare gli idoli della
falsa adorazione che sono cresciuti per pigrizia, per mancanza di
attenzione o per il peccato dell'ignoranza reale dell'Ortodossia. Con
ogni convertito, il lettore riattiva in sé i contenuti della sua fede,
li riafferma insieme con loro in una testimonianza interiore.
Il libro è rivolto a sacerdoti e laici,
credenti e non credenti, giovani e meno giovani, quelli che hanno già
trovato l'Ortodossia e quelli che ne sono alla ricerca. È la
testimonianza delfatto che il mondo contemporaneo ha bisogno di Cristo,
anche nei modelli più evoluti del suo patrimonio culturale e spirituale.
In cosa ha mai mancato Oxford perché la spiritualità giunga a
compimento? In questo spazio che "incoraggia l'eccellenza in tutti gli
aspetti della vita studentesca, degli studi accademici o nello sport" e
"fornisce sicurezza di un lavoro ben fatto, con infinite opportunità di
esplorare, di pensare, di discutere e di contemplare", in cui "ogni
collegio ha una biblioteca e una cappella", era necessaria l'Ortodossia.
Marian Curtean
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