Commento alla prima stanza dell'inno akatistos alla santissima Madre di Dio
Il più eccelso degli angeli fu mandato dal cielo
per recare il "Gioisci" alla Madre di Dio.
"Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". (Lc. 1,26-28).
È interessante osservare il saluto che l'arcangelo Gabriele rivolge a Maria: "rallegrati" che traduce il termine greco Tò kaire. La Madre di Dio è invitata a gioire perché Lei, la vera figlia di Sion, viene visitata dal suo Signore: "Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!" (Sof. 3,14). "Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. Oracolo del Signore." (Zc 2,14). Attraverso Maria, Gesù viene come Re vittorioso sulla morte e Giusto Salvatore dell'umanità. "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zc 9,9)
Al suo incorporeo saluto
vedendoti, Signore, prendere corpo umano
attonito ed estatico stette acclamando a Lei così:
Il figlio di Dio "prende corpo umano" nel seno di Maria. In modo eccezionale il termine greco originale dell'inno somatòmenon esprime il concetto dell'incarnazione fisica di Gesù che Paolo spiegherà nella sua lettera ai Romani: "(...) e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore;"(Rom 1,3-4). L'angelo rimase estatico ed attonito a contemplare l'immenso amore di Dio, che avendo visto l'umiltà della Sua Serva, in Lei volle personificare la sua prima creatura: la Sophia, "La Sofia è il primo essere creato, l’amore divino poetico, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato"(Rom 5,5). In quel momento si compirono le parole del Salmo 130 "Israele attenda il Signore, perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione."
Gioisci, per te la gioia risplenderà;
gioisci, per te la maledizione cesserà.
Per mezzo di Maria la Gioia risplenderà su tutti. La Salvezza è ormai alle porte, la Gioia che investe anche quei giusti che hanno avuto in dono il timore del Signore ed hanno preceduto l'avvento di Cristo, essi hanno "seminato nelle lacrime" ma ciò non di meno era stato loro precluso l'accesso al Cielo. Adesso, finalmente si avvicina la tanto sospirata messe di Gioia: "Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia." (Sal 126,5). Si sono così avverate le parole scritte nel Siracide: "Il timore del Signore allieta il cuore, dà gioia, diletto e lunga vita."(Sir 1,12). Paolo partiva dalla considerazione che "Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato" (Rom 3,9) ma "una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; ma se produce spine e rovi, non vale nulla ed è vicina alla maledizione: finirà bruciata!"(Eb 6,8). Maria con il suo assenso porta in grembo quella pioggia di "Acqua viva" che, sulla croce, laverà tutte le anime dal peccato, facendo definitivamente cessare la maledizione che a tutti aveva precluso la salvezza. Più tardi nel V secolo San Proclo di Costantinopoli in una sua omelia, sul dogma dell'Incarnazione, celebre per il tempo, affermava: "La nascita nella carne cambiò la sentenza di Eva; appena infatti la vergine udì il saluto cessò il decreto della pena" (XXIII Omelia).
Gioisci risurrezione di Adamo caduto;
gioisci riscatto del pianto di Eva.
"Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia". (Sof 3,15-17). L'angelo rivolgendosi a Maria si riferisce a tutta l'umanità, di cui la Beata Vergine è Madre: "Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita." (1Cor 15,22) Ed ancora "Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti."(Rom 5,15).La santa madre di Dio è così il riscatto del pianto di Eva perchè "(..) non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre."(1Tm 2,14). L'evangelista Luca riprende il concetto del riscatto, sia nel cantico di Zaccaria (Lc 1,68), sia nelle parole della profetessa Anna:"Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme."(Lc 2,38).
Gioisci o vetta inaccessibile ad umano intelletto,
gioisci o abisso imperscrutabile anche agli occhi degli
angeli.
"Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte, perché si proclami in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme, quando si raduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore".(Sal 102 20,23). In Maria, unica vetta dell'intera umanità, unico fiore, l'Inarrivabile ha preso "carne" nel suo corpo ed è divenuto frutto salvifico di Vita eterna; come il frutto dell'albero proibito fu origine di morte, il frutto del candidissimo e verginale fiore divenne fonte di vita eterna. "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?"(Rom 11,33). Il più eccelso degli angeli riconosce la sua inferiorità di fronte a colei che degli angeli è regina: "Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose?" (Is 40,26). "Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio."(1 Cor 2,10). Fu lo Spirito di Dio che adombrò la Santa Vergine: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio."(Lc 1,35)
Gioisci perché tu sei il trono del Re;
gioisci perché Tu porti Colui che tutto sostiene.
Fin dal concilio di Efeso, in cui venne formalmente riconosciuta la Maternità di Maria come genitrice di Cristo, nella tradizione la Madonna viene considerata come trono dell'Altissimo, infatti nel modulo iconografico detto della Kyriotissa, Ella è raffigurata come trono del Signore. Questi due versi celebrano pienamente i risultati del concilio di Efeso.
Gioisci o astro che il Sole precorri;
gioisci o grembo del Dio fattosi uomo.
Come Giovanni ci insegna, Gesù è il Sole della vera Luce "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta."(Gv 1,4-5). Maria è la Stella che precorre il Sole poichè è Lei stessa che ce lo dona.
Gioisci per te la creazione è rinnovata;
gioisci per Te il Creatore è baciato.
Gioisci Vergine Sposa.
Cristo rinnova tutta la creazione, facendo nuove tutte le cose: "Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove."(2Cor 5,17).
Il penultimo verso si riferisce alla tradizione bizantina di rendere onore al Basileius (il re, l'imperatore) baciando i suoi piedi o le sue ginocchia. Ma fu grazie a Maria che il figlio di Dio prese corpo e soltanto questa materialità permise agli uomini di poter tangibilmente baciare i piedi al Figlio di Dio. "Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo."(Lc 7,37-38)
Analisi dell'icona.
l'Icona si fonda sul modulo classico dell'Annunciazione, la scena si svolge all'interno di un sontuoso edificio, testimoniato dalla raffinatezza dei decori dei capitelli e degli altri elementi architettonici della scena, il tutto concorre a simboleggiare la regalità della Vergine del Tempio. Sull'asse centrale dell'Icona, in alto, "Vetta inaccessibile" la presenza di Dio. "Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose?" (Is 40,26) In basso ma sempre al centro il merillo dell'angelo, simbolo della dignità celeste. A sinistra della scena l'arcangelo Gabriele saluta la Vergine Maria. Colpisce subito il contrasto fra la posa statica della Vergine e la plasticità del movimento dell'angelo, cosa abbastanza insolita per gli schemi statici delle icone, ma non casuale. Il Cielo si è flesso fino a toccare la Terra (cfr. Origene, Commentario su San Giovanni), l'Inarrivabile si è reso raggiungibile. Il piede destro dell'angelo poggia solo per la parte delle dita rappresentandone magistralmente l'incedere. Eccezionale anche la resa volumetrica di entrambi i soggetti: il panneggio del maphorion dell'arcangelo Gabriele non scende rigido al suolo come nelle icone dei periodi precedenti, ma rivela anch'esso il movimento delle gambe in direzione della Madonna, così la forte lumeggiatura sulla tunica di Maria non rivela un corpo celeste, ma terreno e di "Carne", quella stessa "Carne" che assumerà il Dio fattosi uomo. Con la mano sinistra Gabriele sostiene il merillo simbolo della sua dignità angelica, con la destra saluta Maria con il tipico gesto di benedizione alla greca, anticipazione essa stessa delle duplici nature, divina ed umana, che stanno prendendo corpo dal grembo della Vergine. In alto nel cielo la gloria di Dio con tre raggi, simbolo della trinità, si stende sul capo di Maria e quindi sul suo grembo. Ancora una volta la luce divina increata viene rappresentata utilizzando il colore blu scuro, ma pian piano che ci si avvicina all'intellegibile dall'uomo diviene bianco. La vergine Maria è seduta in trono in atteggiamento da Basilissa (Regina), ella è veramente il "il trono del Re". Solennemente assisa su un cuscino rosso, la Vergine indossa delle pianelle anch'esse rosse e poggia i piedi su uno sgabello, simbolo della sua natura regale.
Il titolo dell'Icona, che si legge in caratteri greci in alto, è: "Il più eccelso degli angeli fu mandato dal Cielo"; rappresentare la Madonna con le classiche tre stelle ed avvolta in un maphorion rosso è segno della sua purezza fin da quel momento. La I stanza stessa, nei versi dal III al V, testimonia come già all'udire il saluto dell'angelo sia avvenuta l'incarnazione e la redenzione del mondo, del resto anche nell'Angelus viene recitato: "Angelus Domini nuntiavit Mariae et concepit de Spiritu Sancto". L'avvenire dell'incarnazione prima ancora che Maria possa dire qualsiasi cosa non lede però il libero arbitrio della madre di Dio. Ancora nell'icona la Tutta Santa è giustamente rappresentata perfettamente inscritta nell'arco del Tempio, connotandone ulteriormente la sua natura totalmente ieratica. Come la tradizione vuole, la madre di Dio nel momento in cui riceve la visita dell'angelo è intenta alla filatura, sorregge in mano una matassa di porpora rossa ed è aiutata da un'ancella seduta sullo sgabello ove Lei poggia i piedi. "Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: 'Facciamo una tenda per il tempio del Signore'. Il sacerdote disse: 'Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David'. I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero. Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: 'Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina'. A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava." (Protovangelo di Giacomo, X capitolo). È interessante osservare come anche nella tradizione antica, lo riferisce chiaramente il protovangelo di Giacomo, la tutta Santa fosse "senza macchia davanti a Dio". Colei che stava tessendo il velo del tempio sarà così rivestita dal velo dello spirito. Il cielo converge sulla terra ed il punto di convergenza è il grembo della Vergine. Su di esso è la mano di Maria che con le dita rivolte verso il basso (la Terra) indica il numero due, segno della duplice natura di colui che "prese corpo umano". Lo sguardo di Maria è rivolto verso lo spettatore volendo così coinvolgerlo in un momento di immensa intimità. "Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce" (Lc 8,17).
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