LA VERITÀ DELL'ORTODOSSIA
di Nikolaj A. Berdjaev
Tutto il mondo cristiano in
Occidente non conosce bene l’Ortodossia. Ne conosce unicamente gli
aspetti esteriori e, per di più, solo quelli negativi; non l’intimo
tesoro spirituale della Chiesa. L’Ortodossia si è chiusa in se stessa e,
non avendo alcuno spirito di proselitismo, non si è manifestata al
mondo. Così per lungo tempo l’Ortodossia non ha avuto alcun significato
per il mondo occidentale e non è stata oggetto d'attenzioni come il
Cattolicesimo e il Protestantesimo. Per centinaia d'anni è rimasta
estranea ad ogni appassionata battaglia religiosa. Per secoli ha vissuto
protetta da grandi imperi (quello romano orientale, detto "bizantino", e
quello russo) e ha preservato la sua eterna verità dagli eventi
distruttivi che caratterizzano la storia del mondo. La tipica
caratteristica della fede ortodossa è quella di non essere stata
ampiamente spiegata ed esposta in trattati. L'Ortodossia non si è mai
curata di conquistare alcuno e questo atteggiamento non l'ha adattata
sacrificando la celeste Verità della Rivelazione cristiana alle mode
correnti. L’Ortodossia è quella forma di Cristianesimo che ha sofferto
le minori distorsioni nella sua sostanza a causa dei travagli storici.
La Cristianità ortodossa ha avuto i suoi momenti difficili e criticabili
quando il legame e la dipendenza esterna con lo Stato l'hanno segnata.
Bisogna tuttavia dire che l’insegnamento ecclesiastico e l'intimo
percorso spirituale indicato dalla Chiesa non sono stati distorti. La
Chiesa Ortodossa è primariamente la Chiesa della tradizione, a
differenza della Chiesa cattolica che è principalmente la Chiesa
dell’autorità e delle Chiese protestanti che sono essenzialmente le
Chiese della fede individuale. La Chiesa Ortodossa non è mai stata
soggetta ad una singola autorità esterna. La forza che l'unisce non è
data da un'autorità esterna ma dalla stabilità della sua intrinseca
tradizione. Rispetto alle altre forme cristiane, l'Ortodossia è quella
più vicina all'antichità cristiana. La forza della sua interiore
tradizione deriva da quella dell'esperienza spirituale. Tale esperienza è
possibile seguendo un percorso spirituale nel quale si afferma il
potere della sovrapersonale vita spirituale grazie alla quale ogni
generazione si distacca dai propri criteri di autosoddisfazione e di
esclusivismo umano e aderisce alla vita spirituale di tutte le
generazioni che l'hanno preceduta fino a risalire agli Apostoli.
In questa tradizione il credente
ha la stessa esperienza e quindi la stessa autorità dell'Apostolo Paolo,
dei martiri, dei santi dell'intero mondo cristiano. Nella tradizione la
mia conoscenza non è personale ma sovrapersonale; non vivo isolato ma
nel Corpo di Cristo. Ne sono parte poiché sono un singolo organismo
spirituale con tutti i miei fratelli in Cristo.
L'Ortodossia è prima di tutto
ortodossia di vita e non ortodossia d'indottrinamento. E' perciò che i
cosiddetti eretici non sono quelli che confessano una falsa dottrina ma
coloro che hanno una falsa vita spirituale e seguono un falso percorso
spirituale. L'Ortodossia, fin dal principio, non spicca come una
dottrina o un'organizzazione esterna, non dà una norma esterna di
comportamento ma indica una vita spirituale, un'esperienza spirituale e
un percorso spirituale. La sostanza del Cristianesimo è vista in
un'intima attività spirituale. L'Ortodossia non si identifica con una
forma legale di cristianesimo (nel senso d'un insieme di norme razionali
e di leggi morali) quanto, piuttosto, con la sua forma più spirituale.
Questa spiritualità e misteriosità dell'Ortodossia ha spesso contribuito
a determinare la sua esterna debolezza. La debolezza esterna e
l'insufficiente sviluppo, l'insufficiente presenza di attività esterne e
organizzative, colpisce chiunque li noti, ma la sua vita spirituale, il
suo tesoro spirituale rimane invisibile e ignoto. Questa è la
caratteristica della natura spirituale dell'Oriente, in contrasto con il
mondo occidentale che è sempre attivo e visibile ma è frequentemente
esausto nel suo spirito a causa di tutte le sue attività. Nel mondo non
cristiano dell'Oriente, la vita spirituale dell'India è praticamente
ignota agli osservatori esterni e non è riportata nelle descrizioni
storiche. Questo può essere detto anche per l'Ortodossia benché la
natura spirituale cristiano-orientale è lontana e diversa dalla natura
spirituale dell'India. I santi del mondo ortodosso, contrariamente a
quelli del mondo cattolico, non hanno lasciato delle opere scritte alla
loro morte. Essi sono rimasti ignoti. Anche per questo motivo è
difficile giudicare la vita spirituale ortodossa osservandola
dall'esterno. L'Ortodossia non ha avuto l'era scolastica, ha
sperimentato solo l'età patristica. La Chiesa ortodossa fino ad oggi si
appoggia sugli insegnamenti ecclesiastici orientali. L'Occidente
considera ciò una prova di arretratezza, come se questo fosse il segno
d'una realtà morente, di qualcosa al di fuori della vita creativa. Ma a
questo fatto può essere data un'altra interpretazione: nell'Ortodossia
il Cristianesimo non è stato razionalizzato nella misura dell'Occidente,
com'è avvenuto nel Cattolicesimo con l'aiuto di Aristotele che leggeva
tutto attraverso la visione intellettuale greca. Nell'Ortodossia la
dottrina non ha mai raggiunto un simile significato e i dogmi non sono
stati mai strettamente vincolati a insegnamenti obbligatori di tipo
intellettuale e teologico essendo stati capiti principalmente come
verità mistiche. Per questo i credenti hanno avuto un atteggiamento
diverso nei riguardi delle interpretazioni teologiche e filosofiche che
riguardavano i dogmi. Questo ha permesso, nella Russia del
diciannovesimo secolo, una genesi d'idee ortodosse creative che
esprimevano più libertà e talento spirituale rispetto a quelle
cattoliche e protestanti.
Alla natura spirituale
dell'Ortodossia appartiene un'originale e inviolabile ontologia che si
presenta principalmente come la manifestazione della vita ortodossa e
solo in seguito, del suo pensiero. L'Occidente cristiano ha percorso le
strade del pensiero critico caratterizzate dall'opposizione tra soggetto
e oggetto. In tal modo, l'insieme organico del pensiero e la sua
organica connessione con la vita è stata violata. L'Occidente è capace
d'una complessa spiegazione del suo pensiero, della sua riflessione, del
suo criticismo e del suo preciso intellettualismo. Ma in questo
processo esiste una violazione nella connessione tra colui che conosce e
pensa e l'esistenza primordiale ed originale. La percezione esce dalla
vita e dal pensiero, esce dall'esistenza. La percezione e il pensiero
non passano attraverso l'integralità spirituale della persona
nell'organica unità di tutte le sue forze. L'Occidente ha compiuto
grandi gesta su questa base ma da questo è derivato il decadimento
dell'originale ontologismo del pensiero impedendogli di entrare nella
profondità della realtà. Questo ha comportato l'intellettualismo
scolastico, il razionalismo, l'empirismo e l'estremo idealismo del
pensiero occidentale. In campo ortodosso il pensiero è rimasto
ontologico, unito all'esistenza, e questo è evidente attraverso l'intero
pensiero russo religioso filosofico e teologico del XIX e XX secolo. Il
razionalismo, il legalismo e ogni genere di normativizzazione è alieno
all'Ortodossia. La Chiesa ortodossa non è definita da concetti
razionali, viene espressa in concetti solo per coloro che vivono in
essa, per coloro che sono uniti alla sua esperienza spirituale. Le forme
mistiche del Cristianesimo non sono soggette ad alcun genere di
definizioni intellettuali, non posseggono alcuna firma giuridica o
razionale. Fare teologia in maniera genuinamente ortodossa significa
fare teologia sulla base dell'esperienza spirituale. L'Ortodossia è
quasi totalmente mancante di manuali scolastici. L'Ortodossia comprende
se stessa attraverso la religione trinitaria; non con un astratto
monoteismo ma in un concreto trinitarismo. La vita della Santa Trinità è
riflessa nella sua vita spirituale, nella sua spirituale esperienza e
nel suo percorso spirituale. La Liturgia Ortodossa inizia con le parole:
"Benedetto è il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
Ogni cosa inizia dall'alto, dalla Triade divina, dall'altezza della sua
Essenza, non dalla persona e dalla sua anima. Nella comprensione
ortodossa è la Divina Triade che discende non la persona che ascende.
Nel Cristianesimo occidentale ci sono meno espressioni trinitarie di
questo genere. E' più cristocentrico e antropocentrico. Questa
differenza è già riscontrabile in nuce tra gli autori patristici
orientali e quelli occidentali: i primi si soffermano di più sulla
Trinità divina, i secondi sull'animo umano. Così l'Oriente proclama
prima di tutto i misteri dei dogmi trinitari e cristologici. L'Occidente
insegna prima di tutto la Grazia, la libertà e l'organizzazione
ecclesiastica. Comunque l'Occidente ha avuto una grande richezza e una
grande varietà d'idee.
L'Ortodossia è quel Cristianesimo
in cui avviene la più grande manifestazione dello Spirito Santo. E'
perciò che la Chiesa Ortodossa non accetta l'insegnamento del Filioque che
viene visto come una subordinazione nell'insegnamento sullo Spirito
Santo. La natura dello Spirito Santo non è rivelata tanto dai dogmi e
dalla dottrina ma dalla sua azione. Infatti lo Spirito Santo è
particolarmente vicino a noi ed è molto più immanente al mondo [di ciò
che si creda]. Lo Spirito Santo agisce direttamente sul mondo creato e
trasfigura la creazione. Questo insegnamento è stato rivelato dal più
grande dei santi russi, Seraphim di Sarov. L'Ortodossia non solo è
Trinitaria nella sua essenza ma vede come compito della sua vita
terrena, la trasfigurazione del mondo nell'immagine Trinitaria facendolo
diventare essenzialmente pneumatico (=spirituale).
In questo caso parlo delle
profondità dei misteri dell'Ortodossia e non di opinioni superficiali su
di essa. La teologia pneumatologica (=spirituale) , l'anticipazione di
una nuova effusione dello Spirito Santo nel mondo, sono elementi molto
più attinenti all'ambito ortodosso. L'Ortodossia da un lato è molto più
conservativa e tradizionale rispetto al Cattolicesimo e al
Protestantesimo ma, dall'altro, nel suo seno, c'è sempre stata una
grande attesa di una nuova manifestazione religiosa nel mondo, di
un'effusione dello Spirito Santo, della venuta della Nuova Gerusalemme.
L'Ortodossia non si è sviluppata storicamente per quasi un millennio; il
concetto di evoluzione le è estraneo ma la creatività religiosa vive
nascosta ed è come conservata per una nuova, non ancora raggiunta, epoca
storica. Questo è apparso evidente nei movimenti religiosi russi del
XIX e XX secolo.
L'Ortodossia compie una divisione
più profonda tra il mondo divino e quello naturale, tra il regno di Dio
e quello di Cesare e non accetta delle possibili analogie che sono
frequentemente evidenti nell'ambito della teologia cattolica. Essa
concepisce in Dio una sostanza impartecipabile e delle energie che
coinvolgono tutto l'universo. Le energie divine agiscono sia nell'uomo
che nel mondo. Non si può dire, a proposito del mondo creato, che è dio o
che è divino, ma non si può nemmeno dire che è un'espressione esterna
alla divinità. Dio e la vita divina non assomigliano al mondo naturale o
alla vita naturale; in questo campo non è assolutamente possibile fare
delle analogie. Dio è eterno la vita naturale è finita ed è limitata. Ma
l'energia divina si riversa da Dio sul mondo naturale, agisce su di lui
e l'illumina. Questa è l'ortodossa comprensione dello Spirito Santo.
L'insegnamento di Tommaso d'Aquino in base al quale il mondo naturale è
in opposizione al mondo soprannaturale è, nell'ottica ortodossa, un modo
di secolarizzare il mondo. L'Ortodossia è essenzialmente pneumatologica
ed è questo a contraddistinguerla. La sua spiritualità è il risultato
finale della sua trinitarietà. Così la Grazia non è la mediazione tra la
sfera soprannaturale e quella naturale; la grazia è l'azione delle
divine energie nel mondo creato; essa rivela la presenza dello Spirito
Santo nel mondo. La caratteristica spirituale-pneumatologica
dell'Ortodossia rende il Cristianesimo più completo e rivela il
predominio del Nuovo Testamento sui presupposti del Vecchio. Nel suo
apice, l'Ortodossia comprende lo scopo della sua vita come la ricerca
del conseguimento della grazia dello Spirito Santo. Ciò comporta la
spirituale trasfigurazione della creazione. Questa comprensione è
essenzialmente opposta alla comprensione legalistica con la quale il
mondo divino e il mondo soprannaturale sono composti da una legge e da
una norma che devono modellare il mondo creato e naturale.
L'Ortodossia è principalmente
liturgica. Il popolo cristiano viene informato e illuminato non solo dai
sermoni e dall'insegnamento ma dalle liturgie che infondono e adombrano
la vita trasfigurata. La liturgia insegna attraverso la vita dei santi
incoraggiandone il culto. Tuttavia l'immagine dei santi non è il punto
di riferimento principale: a loro è stata garantita la grazia
dell'illuminazione e della trasfigurazione della creazione solo
attraverso l'azione dello Spirito Santo. Questo, non essendo per
l'Ortodossia una qualche realtà normativa, non è facilmente
comprensibile né da chi ha normali stili di vita né dalla storia;
considerare l'azione dello Spirito Santo è ben poco attraente per
qualsiasi organizzazione. L'ignoto mistero dell'attività dello Spirito
Santo sulla creazione non è mai stato compreso in termini storici e
culturali.
La peculiare caratteristica dell'Ortodossia è la libertà. Questa
realtà interiore non è osservabile all'esterno ma è presente
dappertutto. L'idea della libertà come fondamento dell'Ortodossia è
stata presentata nel pensiero religioso russo del XIX e XX secolo.
L'ammissione della libertà di coscienza distingue radicalmente la Chiesa
Ortodossa da quella Cattolica. Ma la comprensione di libertà
nell'Ortodossia è differente dalla comprensione di libertà che ha il
Protestantesimo. Nel Protestantesimo come in tutto il pensiero
occidentale, la libertà è compresa individualisticamente, come un
diritto personale, da conservarsi da ogni abuso altrui. Perciò viene
dichiarata autonoma.
L'individualismo è estraneo
all'Ortodossia. Ad essa appartiene un collettivismo particolare. Una
persona religiosa e una collettività religiosa non sono incompatibili
tra loro. La persona religiosa è tale grazie ad una collettività
religiosa e la collettività religiosa è fondata da persone religiose. In
tal modo la collettività religiosa non diviene un'autorità esterna che
opprime esternamente la persona stessa con insegnamenti e leggi. La
Chiesa non è all'esterno delle persone religiose e tantomeno si oppone
ad esse. La Chiesa è con loro e in mezzo a loro. In tal modo non è
un'autorità. La Chiesa è una realtà piena di grazia che esprime unità,
amore e libertà. Ogni genere di autoritarismo è incompatibile con
l'Ortodossia perché questo comporta una frattura tra la collettività
religiosa e la persona religiosa, tra la Chiesa e i suoi membri. Non può
sussistere alcuna vita spirituale senza libertà di coscienza; non può
sussistere neppure un vero concetto di Chiesa dal momento che essa non
tollera degli schiavi in sè poiché Dio vuole che la persona sia libera.
Ma l'autentica libertà religiosa e di coscienza, la libertà dello
spirito, è resa evidente quando non è isolata autonomamente in una
singola personalità, divenendo individualismo, quando è in una
personalità consapevole d'essere una sovrapersonale unità spirituale, in
unità con un organismo spirituale nel Corpo di Cristo, cioè nella
Chiesa. La mia coscienza personale non è estromessa o posta in
opposizione alla coscienza sovrapersonale della Chiesa, si rivela solo
nella coscienza della Chiesa. Tuttavia, senza alcun approfondimento
spirituale della mia coscienza personale, della mia personale libertà,
la vita della Chiesa non si realizza dal momento che questa vita non può
essere esterna alla persona e non può esserle imposta. Partecipare alla
Chiesa richiede libertà spirituale. Tale libertà è necessaria non solo
quando si abbraccia la fede per la prima volta - cosa che anche il
Cattolicesimo riconosce - ma per tutta la vita cristiana. La libertà
della Chiesa rispetto allo Stato è sempre stata precaria ma, nonostante
ciò, l'Ortodossia ha sempre goduto libertà in seno alla Chiesa.
Nell'Ortodossia la libertà è organicamente correlata con laSobornost ossia
con l'attività dello Spirito Santo nella collettività religiosa che è
rimasta nella Chiesa in tutti i tempi, non solo nei periodi in cui si
celebravano i Concili Ecumenici. Sobornost significa la vita
dei cristiani nella Chiesa e non ha mai avuto bisogno di qualche
giuridica ed esterna approvazione. Neppure i Concili Ecumenici hanno
avuto a che fare con qualche autorità giuridica indiscutibile ed esterna
a loro. L'infallibilità e l'autorità sono caratteristiche di cui gode
solo l'intero corpo ecclesiale attraverso la sua storia. I trasmettitori
e i custodi di quest'autorità sono tutti i credenti che compongono la
Chiesa. I Concili ecumenici godono della loro autorità non perché sono
conformi ad esterne legali e giuridiche caratteristiche ma perché il
popolo della Chiesa, l'intera Chiesa, li ha riconosciuti come ecumenici e
genuini. E' genuino solo quel Concilio ecumenico che ha l'assistenza
dello Spirito Santo; l'effusione dello Spirito Santo non ha alcun
criterio giuridico ed esteriore, è riconosciuta dal popolo cristiano
perché si accorda con la loro interiore evidenza spirituale. Tutto ciò
indica un carattere non giuridico e non normativo nella Chiesa
ortodossa. Oltre a questo la coscienza ortodossa ha una comprensione
molto più ontologica della Chiesa. Non la considera come
un'organizzazione o una struttura, non come una società di fedeli, ma
come un organismo religioso spirituale, come il Corpo Mistico di Cristo.
L'Ortodossia ha una natura cosmica che non è sufficientemente espressa
né dal Cattolicesimo né dal Protestantesimo. La Cristianità occidentale è
principalmente antropologica. Invece la Chiesa è anche il cosmostheosis, di divinizzazione dell'uomo e dell'intero mondo creato. La salvezza non è che la deificazione (theosis).
L'intero mondo creato, l'intero cosmo è soggetto alla deificazione. La
salvezza è l'illuminazione e la trasfigurazione della creazione, non una
giustificazione giuridica. L'Ortodossia si volge al mistero della
Resurrezione come al sommo e finale scopo del Cristianesimo. E' per
questo che la festa centrale nella vita della Chiesa ortodossa è la
festa di Pasqua, la Resurrezione gloriosa di Cristo. I raggi lucenti
della Resurrezione pervadono il mondo ortodosso. La festa della
Resurrezione ha un incommensurabile e grande significato più nella
liturgia ortodossa che nel Cattolicesimo nel quale l'apice è visto nella
festa della nascita di Cristo. Così mentre nel Cattolicesimo s'incontra
principalmente il Cristo crocefisso, nell'Ortodossia si vede il Cristo
risorto. Il percorso della Croce è il percorso dell'uomo ma esso porta
l'uomo stesso e il resto del mondo verso la Resurrezione. Il mistero
della Crocefissione può essere ignorato dietro a quello della
Resurrezione. Tuttavia il mistero della Resurrezione è il massimo
mistero dell'Ortodossia. Il mistero della Resurrezione non riguarda solo
l'uomo, è una realtà cosmica. Per questo modo di vedere l'Oriente è
molto più cosmico dell'Occidente che è antropocentrico.
Nell'atropocentrismo occidentale c'è una sua forza e un suo significato
ma indubbiamente anche un limite. Le basi spirituali dell'Ortodossia
contengono un desiderio di salvezza universale. La salvezza non è
compresa soltanto come un evento individuale ma collettivo che abbraccia
tutto il mondo. Perciò l'Ortodossia non avrebbe mai potuto concepire
quell'affermazione di Tommaso d'Aquino in base alla quale la persona
retta del Paradiso sarà deliziata dalla sofferenza dei peccatori in
Inferno. Alla stessa maniera l'Ortodossia non potrebbe mai proclamare
l'insegnamento sulla predestinazione né nella sua forma estrema
(Calvino) né in quella immaginata dal beato Agostino. Contrariamente a
ciò diversi padri orientali della Chiesa, da Clemente di Alessadria a
Massimo il Confessore, sostenevano l'idea dell'Apokatastasis,
della salvezza universale e della Resurrezione. Tale è la carattersitica
contemporanea del pensiero religioso russo. Il pensiero ortodosso non è
mai stato ossessionato dall'idea della giustizia divina e non ha mai
dimenticato l'idea dell'amore divino. Così l'uomo è stato principalmente
definito dall'idea della trasfigurazione e della deificazione umana e
cosmica, non dalla giustizia divina. cristianizzato; in essa l'intero
mondo creato è soggetto all'effetto della grazia dello Spirito Santo.
L'apparizione di Cristo ha un significato cosmico, cosmogonico; è e
significa una nuova creazione, un nuovo giorno della creazione del
mondo. La comprensione giuridica della redenzione, come se fosse un
processo giuridico avvenuto tra Dio e l'uomo è piuttosto estraneo
all'Ortodossia. Essa ha una comprensione ontologica e cosmica
dell'apparizione di una nuova creazione e di un'umanità rinnovata. Ciò
che soggiace a questa visione è l'idea centrale e corretta di
Infine la caratteristica più
importante dell'Ortodossia è la sua coscienza escatologica. L'antica
escatologia cristiana, l'anticipazione della seconda venuta di Cristo e
la Resurrezione, era particolarmente diffusa ed è ancora conservata
nell'Ortodossia. L'escatologia ortodossa comporta uno scarso
attaccamento al mondo e alla vita terrena ma una grande attenzione al
Cielo e all'eternità, cioè al Regno di Dio. Nel Cristianesimo
occidentale, la realizzazione della Cristianità lungo la storia
significa efficienza e organizzazione terrena. Ciò si può realizzare
bene solo stornando l'attenzione dal mistero del secondo arrivo di
Cristo. Nell'Ortodossia il principale risultato della sua inferiore
attività storica ha comportato la conservazione delle grandi realtà
escatologiche. Il lato apocalittico del Cristianesimo si è espresso
molto meno in Occidente. In Oriente e nell'Ortodossia, specialmente in
quella russa, sono sempre esistite tendenze apocalittiche come
anticipatrici d'una nuova effusione dello Spirito Santo. L'Ortodossia,
essendo la forma cristiana più conservativa e tradizionale, ha
conservato meglio le antiche verità e questo può permettere un
rinnovamento religioso. Tale rinnovamento non riguarda il pensiero umano
- come avviene in Occidente - ma la trasfigurazione religiosa della
vita. Il primato della pienezza della vita al di là delle diverse
culture è sempre stata la speciale caratteristica dell'Ortodossia.
L'Ortodossia non ha avuto quel fiorire di culture che sono sorte attorno
al Cattolicesimo e al Protestantesimo. Questo si spiega se si tiene
conto che l'Ortodossia si volge al Regno di Dio e ne considera la venuta
non come la conseguenza di un'evoluzione storica ma come il risultato
d'una mistica trasfigurazione del mondo. Non è l'evoluzione ma la
trasfigurazione che caratterizza l'Ortodossia. Perciò essa non può
essere conosciuta attraverso dei trattati teologici ma attraverso la
vita della Chiesa e dei credenti. L'Ortodossia deve uscire dalla sua
condizione di isolamento e di silenzio e testimoniare i suoi tesori
ignoti e spirituali. Solo dopo potrà avere un significato per il mondo.
Il riconoscimento dell'esclusivo significato spirituale dell'Ortodossia
come la più pura forma di Cristianesimo non deve comportare
un'autosoddisfacimento nè il totale rifiuto di significato del
Cristianesimo occidentale. Al contrario dobbiamo considerare il
Cristianesimo occidentale e imparare diverse cose da esso. Dobbiamo
andare verso l'unità cristiana e perciò l'Ortodossia è un'ottima base.
Tuttavia siccome l'Ortodossia soffre molto di meno della
secolarizzazione che pervade in Occidente, può contribuire
incommensurabilmente alla cristianizzazione del mondo. La
cristianizzazione del mondo non deve significare la secolarizzazione del
cristianesimo. Il Cristianesimo non può essere separato dal mondo se il
mondo continua a vivere in lui. Mentre resta nel mondo il Cristianesimo
lo deve conquistare, non lasciarsi conquistare.
(Articolo tratto da " Vestnik of the Russian West European Patriarchal Exarchate "- Paris 1952)
Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev in russo: Николай Александрович Бердяев; Kiev, 1874 – Clamart, 1948) è stato un filosofo russo. Dissidente anticomunista, espulso dalla Russia dai Bolscevichi nel 1922, emigrò in Francia, dove visse fino alla morte.
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