lunedì 26 febbraio 2024

 

Ho trovato in archivio questa mia riflessione del 2007
la rimetto nuovamente in rete affinchè qualche italo-albanesi si scrolli di dosso la sua servizievole inclinazione ai papisti e torni ad onorare l'insegnamento dei suoi Avi.
“KRISHTIN NA KEMI ME NE ……”
KUR EDHËTIN PRINTË TON NDË TALLIET ISHIN GJITHË ORTODOSË
SUALLTIN ME TA: BESIN – LIRIN – FLAMURIN
QISHA ORTODOSE PIR ARBËRESHTË:
"ME TË JEMI MË SHËPIT TON" !!!
Già nel recente passato, o Fratelli italo-albanesi, vi ho informato ed erudito sulla nostra condizione riguardo la vera ed unica Fede. Quella Fede che i nostri Avi venendo dalle regioni della Grecia e dell’Albania nel Regno delle Due Sicilie, hanno portato e mantenuto con grandi stenti e patimenti a causa delle mire distruttrici ed espansionistiche sia dei vescovi latini, sia dei signorotti locali alleati dei vescovi.
Quella non era altro che l’Unica, Santa ed Apostolica Fede di N.S.G.C., e lo è ancora, per cui valeva la pena combattere tenacemente (esempio lampante il Santo Martire di Spezzano Albanese Arciprete Padre Nicola Basta) in quanto riusciva ad unire un popolo, stremato da decenni di guerre contro i turchi, in terre straniere e non sempre ospitali.
Non dobbiamo dimenticare tanti nostri sventurati paesi che non sono riusciti, nonostante abbiano combattuto fortemente contro un avversario subdolo, ad arrivare a mantenere ciò di cui andavano orgogliosi (S. Caterina Alb., Spezzano Alb., Cerzeto ecc.).
Purtroppo loro hanno dovuto soccombere ed in alcuni casi oltre a perdere la Fede, hanno subito anche la sfortuna e la beffa di dover dimenticare la lingua.
FEDE - LINGUA: un binomio inscindibile ed indissolubile per non perdere in modo definitivo ciò che resta della nostra Cultura, delle nostre Tradizioni, delle nostre Memorie, del nostro Patrimonio Linguistico e della nostra ricchezza Spirituale.
LINGUA: ovvero quel poco che ancora riesce ad essere parlata nei nostri poveri paesi da chi, tuttora, con tenacia la insegna ai propri figli.
E certamente la nostra lingua parlata non è quella che si può evidenziare nei cartelli stradali presa in prestito dallo Shqip; questa è una lingua importata che serve soltanto a qualcuno per prendere in giro un intero popolo e che grazie alla legge 482/99 guadagnarsi qualche euro.
FEDE: ovvero quella per cui ancora, in molti, nei nostri paesi continuano a sperare di ritornare a “combattere”, per dimostrare prima a se stessi e poi a chi sappiamo noi che vale veramente la pena di lottare per riportare nella sua originaria dimensione ciò che nel corso dei secoli è diventato: <soltanto un mantello che serve esclusivamente per coprire ciò che di falso è nascosto sotto>.
La nuova fede, che ci hanno inculcato con la forza e con l’inganno, di cui ci riempiamo la bocca in alcuni momenti (mai raccontata in termini corretti dal punto di vista storico) e quando siamo costretti a Folklorizzare il nostro Essere italo-albanesi anche dal punto di vista religioso con Messe a destra e a manca, non è quella per cui abbiamo sofferto e per cui molti nostri avi sono stati martirizzati.
Ciò di cui noi dobbiamo andare fieri è celato nel nostro intimo, nel nostro spirito battagliero, nel nostro essere dalla testa ai piedi ARBËRESHË, sicuramente nascosto, al quale manca solo l’imput giusto perché esploda.
Forse è arrivato o sta per arrivare il momento, solo Dio lo sa, che l’orgoglio di essere stati e di essere diversi dagli altri, orgoglio che ci ha caratterizzati in questi cinque secoli e che testardamente ci ha fatto sentire “gjaku jonë i shëprishur” ci farà urlare a squarcia gola, anche se a qualche latino travestito da arbëresh non piacerà, con nome e cognome quella profetica parola che molti, anzi pochissimi, non vogliono sentire, tantomeno nominare e di cui hanno una terrore bestiale: ORTODOSSIA.
È una parola che fa paura, è un incubo da esorcizzare, è una parola spaventosa, è una parola impronunciabile e diabolica: guai se il popolo italo-albanese, tenuto nell’ignoranza da chi ha sempre saputo, si appropriasse di qualcosa di cui si è persa la memoria, guai se la nostra gente si impossessasse di ciò di cui è stata espropriata e spogliata. Fratelli Italo-albanesi: molte verità dalle fondamenta di sabbia, che finalmente molti autori scavando in profondità, con una dose di raro coraggio, stanno svelando (Vittorio Elmo, Matteo Mandalà, Nando Elmo, Costantino Marco e qualche insigne Professore universitario), cadrebbero portandosi appresso tanti privilegi di cui il povero popolo italo-albanse non ha mai saputo e tanto meno goduto.
ORTODOSSIA: un tabù da sfatare, una gioia interiore da rivivere, un figlio da ritrovare, un amore da coltivare, una moglie da amare.
In altre parole l’ORTODOSSIA: l’unica, la vera, l’originale, la sicura, la certa, la reale, l’inconfutabile, l’indistruttibile, l’innegabile, l’indiscutibile FEDE di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Santi Padri e per noi il non reciso cordone ombelicale che ancora potrà legarci al nostro passato, alla nostra cultura, alla nostra lingua, alle nostre radici, ai nostri Martiri, ai nostri Santi Padri, al nostro essere Figli dell’Oriente.
Noi meraviglioso POPOLO ARBËRESHË, per grazia di Dio, non abbiamo abiurato a questa Fede, non abbiamo venduto la nostra primo genitura per un pugno di lenticchie, siamo stati annessi questo si, ma non ci siamo mai genuflessi e inchinati a nessuno. Neanche chi continua a sorreggere l’insostenibile, potrà sostenere il contrario quando diciamo che la Verità ci è stata nascosta, occultata, negata per i motivi che tutti conosciamo. ALLORA ?
Già si intravedono all’orizzonte le prime crepe di questo castello costruito sulla sabbia, le prime scosse di questo terremoto che si chiama Ortodossia stanno dando i loro frutti: la gente vuole sapere e molti dovranno dare delle spiegazioni che non sono quelle fino ad ora rifilate ad un popolo martoriato e martirizzato. Tutto questo sta compiendosi “Quando venne la pienezza dei tempi ……” e la nostra umile Chiesa, che è principalmente la vostra, è convinta, più che mai, che il torto da noi subito sta per essere lavato e purificato.
La Santa Chiesa Cristiana Ortodossa, di cui mi onore di appartenere e di essere Presbitero, sarà lieta di offrirvi tutto ciò che fino ad ora vi è stato negato. Cari Fratelli arbëreshë, da noi sarete a casa vostra e nessuno potrà mai buttarvi fuori, perché qui voi siete quel figlio che si era perduto e che è stato ritrovato.
D’ora in avanti, solo nella Chiesa Ortodossa potete dire con orgoglio: <U jam arbëreshë e jo litì>. Il binomio “ARBËRESHË – ORTODOSSIA” è inscindibile e l’Ortodossia ha un solo significato: RETTA FEDE. Quindi l’Arbëreshë e l’Ortodossia sono indissolubili ed indivisibili e portatori dell’unica Verità.
San Basile, 15,09,2007
Padre Giovanni Capparelli
Presbitero Ortodosso
Patriarcato di Mosca

 

martedì 20 febbraio 2024

 


Ricordo a chi frequenta la nostra Chiesa Parrocchiale ed anche a chi in chiesa non si avvicina mai, per motivi personali, che domenica 25 febbraio la Chiesa ortodossa entra nel Triodion. Iniziano le 4 domeniche di preparazione alla Santa e Grande Quaresima ( 18 marzo lunedi). Domenica prossima è dedicata al Figlio dissoluto o prodigo.
La Liturgia, come sempre, presso la nostra Parrocchia avrà inizio alle ore 9,30.
Vi aspetto !!!!

martedì 6 febbraio 2024

Dal sito di Padre Ambrogio di Torino

 Cos'era il pedomàzoma (devşirme) e chi erano i giannizzeri?

da Orthodoxy and World Religions, 5 ottobre 2023

 

Di Marios Novakopoulos, Internazionalista

Pedomàzoma, ovvero il rapimento di massa di bambini. Questa parola risuona ancora oggi come uno dei ricordi più dolorosi dell'occupazione turca, che sia come tragedia umana che come strumento di oppressione biologica tormenta la coscienza dei greci.

Pedomàzoma (devşirme in turco) è il reclutamento obbligatorio dei figli dei sudditi cristiani dell'Impero Ottomano, per l'esercito e l'amministrazione del sultano. Il corpo più famoso che assorbì le vittime del pedomàzoma fu la famosa guardia dei giannizzeri.

Il sistema del pedomàzoma fu introdotto intorno al 1430 dal sultano Murat I, ma le coscrizioni individuali erano iniziate già dai tempi del sultano Bayezid nel 1395. Ma perché gli ottomani attuarono una tale politica? La risposta sta nelle esigenze più profonde della politica del Sultanato.

A spese dell'Impero Romano e di altre potenze cristiane alle quali gli ottomani devono le loro conquiste, all'inizio della loro esistenza combatterono duramente contro gli altri emirati turchi dell'Asia Minore. Per assicurarsi il trono, il sultano aveva bisogno di una forte forza combattente, ma che non avesse interesse e lealtà altrove e soprattutto non fosse collegata agli altri clan e casate nobili turche. Reclutando cristiani, che ovviamente si convertivano all'islam ed erano educati presso la corte del sultano a essere fanaticamente leali, gli ottomani risolsero questo problema.

A seconda del periodo, il pagamento del pedomàzoma veniva effettuato ad intervalli regolari o ogniqualvolta ce ne fosse la necessità. Di conseguenza, c'erano grandi differenze nell'età dei bambini. Nell'immaginario popolare c'è l'immagine del bambino che i turchi strappano dalle braccia della madre, per poi dimenticarla e poi ritornare nemico e carnefice. Infatti gli Ottomani erano soliti reclutare adolescenti, tra i 15 ed i 20 anni. C'erano varie norme che limitavano il pedomàzoma, escludendo solo le famiglie con un figlio, gli orfani, le persone sposate; ecco perché i romani cercavano di far sposare i propri figli in età molto giovane. Sono state escluse anche le famiglie di artigiani e i residenti nelle grandi città. Anche questi termini, però, furono spesso violati dalle autorità ottomane.

I giovani reclutati avevano fortune diverse, a seconda delle circostanze o delle capacità. Alcuni furono venduti come schiavi ai contadini turchi. Coloro che erano fisicamente più forti si unirono ai giannizzeri, mentre coloro che erano inclini alle lettere entrarono a far parte della burocrazia di Costantinopoli. I giannizzeri islamizzati seguivano la dottrina della confraternita Bektashi, che differiva significativamente dal tradizionale Islam sunnita e includeva la venerazione dei santi cristiani.

Il pedomàzoma si è manifestato maggiormente nei Balcani e la vittima principale è stata la popolazione ortodossa. Anche gli armeni erano reclutati raramente, mentre gli ebrei erano esclusi.

La coscrizione forzata dei loro figli era una delle maggiori preoccupazioni dei cristiani, che facevano di tutto per evitarla, per esempio corrompendo gli ottomani funzionari. La nostra tradizione popolare ha registrato lamenti strazianti e storie tragiche di pedomàzoma, nonché violente resistenze alla sua attuazione. Fu la rivolta di Naoussa del 1705 a costringere la Sublime Porta ad abolire questa istituzione. Ma c'erano casi di famiglie molto povere che donavano i propri figli volontariamente, o di giovani che cercavano fortuna arruolandosi nell'esercito ottomano. Come abbiamo già detto, molti giovani furono reclutati quando erano adolescenti, e conservavano la memoria delle loro famiglie, col risultato che alcuni di loro aiutarono o portarono con sé i loro familiari in città, quando già si erano insediati nel corpo dei giannizzeri. o nel palazzo del Sultano. Per ironia della sorte, ci furono musulmani che si lamentavano costantemente del fatto che i loro figli erano esclusi dal processo, mentre l'aristocrazia cristiana bosniaca si convertiva all'islam solo a condizione che i loro figli potessero prestare servizio nei palazzi. Alla fine del XVII secolo i turchi riuscirono a essere accettati nei giannizzeri, e poco dopo il reclutamento dei cristiani cessò.

I giannizzeri (dal turco ottomano yeniçeri, "nuova milizia") erano la punta di diamante del potere ottomano, e regalarono all'impero gloriose vittorie e grandi conquiste. Dopotutto, furono l'unità che riuscì finalmente a sfondare le mura della regina delle città il 29 maggio 1453. Erano ottimamente equipaggiati, fanatici e disciplinati, tra i migliori guerrieri dell'epoca. Tuttavia, con la cessazione della coscrizione e l'introduzione dei turchi nei loro ranghi, la guarnigione iniziò a diminuire. La carica divenne ereditaria, mentre l'aumento numerico minò il carattere dei giannizzeri come unità d'élite. Invece di difendere il sultano, iniziarono a favorire i propri membri, come facevano i pretoriani nell'antica Roma. D'altra parte i giannizzeri si trasformarono in un corpo parassitario di droni ben pagati che si rifiutavano di combattere mentre l'impero decadeva. Erano anche un elemento reazionario in ogni tentativo di riforma e modernizzazione, di cui lo stato ottomano aveva così tanto bisogno.

I giannizzeri erano quasi assenti al tempo della rivoluzione greca, in cui riposavano nelle loro caserme. Il depresso sultano Mahmut II decise di sbarazzarsi di loro. Nel 1826 i giannizzeri si ribellarono alla costituzione di un esercito regolare. Ma il sultano li intrappolò nelle strade di Costantinopoli, li circondò con l'artiglieria e li massacrò. In un bagno di sangue, l'Impero Ottomano spazzò via il suo orgoglio, un tempo grande, ponendo fine a un corpo militare leggendario con radici molto, molto oscure.

Tradotto da John Sanidopoulos.

Nota aggiuntiva:

Nel sinassario della Santa Nuova Martire Akylina di Zagliveri si menziona quanto segue:

Quando suo padre si convertì all'islam, lei e sua madre si vestirono di nero e lo piansero come se fosse morto.

I resoconti storici del pedomàzoma riferiscono di un'abitudine degli sfortunati genitori che avevano perso i loro figli di tenere funerali e servizi commemorativi per i loro figli, perché dopo la loro conversione all'islam erano considerati perduti da Cristo, era come se fossero morti e perduti per sempre. Tuttavia, organizzando un funerale rapidamente prima della loro conversione, speravano che i bambini sarebbero stati considerati morti come cristiani battezzati e ricordati come cristiani.

Per i cristiani ortodossi perdere Cristo è peggio della morte.

domenica 4 febbraio 2024

https://www.ortodossiatorino.net

  Gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici sono stati effettivamente tolti?

di Nikolaos Mannis

Unione dei giornalisti ortodossi, 26 gennaio 2024

 

papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I di Costantinopoli. Foto: sito web della Chiesa greco-cattolica ucraina

Considerati gli attuali colloqui tra i capi della Chiesa cattolica romana e del Fanar sull’imminente unificazione, è utile ricordare il contesto storico delle relazioni ortodosso-cattoliche.

Come è noto, il 7 dicembre 1965 ebbe luogo la famosa "revoca degli anatemi reciproci" (come la chiamano loro) tra ortodossi e cattolici. "L'annullamento" delle scomuniche fu intrapreso dal patriarca ortodosso Atenagora I di Costantinopoli e da papa Paolo VI. Il primo ha dichiarato in concilio che "secondo la nostra Grande Chiesa, [la scomunica] è, da questo momento, affidata all'oblio e allontanata dalla Chiesa", [1] e il papa ha concordato, affermando che "anche noi abbiamo il desiderio di impegnarci all'oblio e di sollevare gli anatemi allora lanciati". [2]

Da allora, i sostenitori della "unificazione delle Chiese", storicamente conosciuti come uniati e ora definiti "ecumenisti", hanno creduto che gli anatemi tra ortodossi e cattolici fossero stati effettivamente tolti e che la strada verso "l'unione" fosse aperta.

Allo stesso tempo, alcuni ingenui "zeloti" credevano che questo atto di cosiddetta "revoca dell’anatema" avesse davvero una tale forza da significare essenzialmente l'abolizione del divieto di comunione e il ritorno allo stato prima del 1054. [3]

Tuttavia, sia gli ecumenisti che gli zeloti si sbagliano gravemente per due ragioni.

In primo luogo perché, come notava un grande teologo del VI secolo, "l'anatema dell'eresia del papato contro l'Ortodossia si ritiene non sia mai esistito", mentre "la revoca dell'anatema della Chiesa cattolica ortodossa contro l'eresia del papismo è intrinsecamente impossibile perché l'eresia non può, in nessuna circostanza, essere intesa come una virtù ed essere abolita dall'Ortodossia". [4] Il defunto professor Panaiotis Trembelas è d'accordo con questo punto di vista, affermando che "l'anatema della Chiesa ortodossa del 1054, pur revocato, non è stato revocato". [5]

In secondo luogo, tra ortodossi e cattolici sono stati lanciati altri anatemi, che non sono stati revocati. Consideriamone alcuni.

A nome degli ortodossi:

(a) Il Concilio di Costantinopoli del 1484 anatemizza coloro che accettano la novità papale del Filioque: "Da coloro che pensano diversamente sulla processione dello Spirito Santo, o predicano, o, come diciamo, credono contro la verità, e si impegnano in chiacchiere inutili, noi ci allontaniamo come dagli eretici e li consegniamo all'anatema". [6]

b) Il Santo e Grande Concilio panortodosso del 1593, con il suo Canone VIII, rinnova il Primo Canone del Concilio di Antiochia e lancia un anatema ai cattolici per aver ritardato la Pasqua: "Noi desideriamo che ciò che è stato decretato dai Padri riguardo alla santa e salvifica Pasqua rimanga incrollabile: Il Concilio di Nicea emanò davanti al devoto imperatore Costantino, amato da Dio, un decreto sulla santa e preziosa celebrazione della Pasqua. Se dunque qualcuno osa ignorare questo decreto del santo e grande Concilio, siano scomunicati ed espulsi dalla Chiesa. Questo decreto riguarda i laici". [7]

c) San Cirillo Lucaris, allora patriarca di Alessandria, nel suo famoso Tomos anatemizza coloro che accettano le novità latine: il Filioque, il rifiuto della comunione al sangue del Signore, l'uso dei pani azzimi nell'Eucaristia, il purgatorio e il primato del papa. [8]

A nome dei cattolici:

a) Il Concilio di Trento (1545-1563) criticò e anatemizzò coloro che non accettano il Filioque, compresi coloro che credono sia necessario ricevere entrambi i tipi di comunione (Corpo e Sangue) durante l'Eucaristia [9] e coloro che ritengono che anche i bambini debbano ricevere la comunione. [10]

b) Il Concilio Vaticano I (1869-1870) ha anatemizzato coloro che non riconoscono il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, che si presume sia stato conferito da Cristo a Pietro, attraverso il quale è stato accettato da tutti i suoi successori, i papi. [13] Ha anatemizzato anche coloro che mettono in dubbio questo potere [14] e coloro che credono che il papa, quando parla ex-cathedra, non sia infallibile. [15]

In conclusione, si può dire che gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici non possono essere sciolti con gesti di "buona volontà", ma solo con il pentimento!

Lasciamo che entrambe le parti esaminino la Scrittura e la Sacra Tradizione [16] su chi sono gli illusi e osino fare un passo che rimuova veramente gli anatemi: confessare e accettare la Verità senza paura e passione, rifiutando delusioni e vizi!

Note

[1] Ioannis Karmiris, Monumenti dottrinali e simbolici, volume II, Graz 1968, pp. 1029 [1109].

[2] Testo originale: "Praeterea sententiam excommunicationis tunc latam ex Ecclesiae memoria evellere volumus ac de eius medio movere, atque eam volumus oblivione contectam et obrutam" (Karmiris, op. cit., p. 1030 [1110]).

[3] Athanasios Sakarellos, L'unificazione delle chiese è avvenuta nel 1965!

[4] Aristotele Delimpasi, Sinodo pan-ortodosso, Atene, 1976, p. 11, pp. 74-75.

[5] Aristotele Delimpasi, L'eresia dell'ecumenismo, Atene 1972, p.11.250.

[6] Nathanael Giha, Manuale del primato del papa (a cura dell'archimandrita Andronikos Dimitrakopoulos), Lipsia, 1869, pp. k-ib.

[7] Dositeo di Gerusalemme, Tomos d'amore, Iasi 1698, pagina 11. P. 547.

[8] Op. cit., pag. 11, pp. 552-554.

[9] "Se si partecipa ai misteri del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia secondo il comandamento di Dio, questo sia anatema" (Canoni e insegnamenti del Santo Concilio Ecumenico di Trento, Roma 1583, p. 103).

[10] "Se le parole della comunione eucaristica sono necessarie ai bambini piccoli per discernere questa venuta, questo sia anatema" (ibid.).

[11] Testo originale della recensione: https://www.totustuustools.net/concili/vat1.htm

[12] "Perciò se qualcuno dirà che il beato apostolo Pietro non è stato costituito da Cristo signore, principe di tutti gli apostoli e capo visibile di tutta la chiesa militante; ovvero che egli direttamente ed immediatamente abbia ricevuto dal signore nostro Gesù Cristo solo un primato d'onore e non di vera e propria giurisdizione: sia anatema".

[13] "Se, quindi, qualcuno dirà che non è per istituzione dello stesso Cristo signore, cioè per diritto divino, che il beato Pietro ha sempre dei successori nel primato su tutta la chiesa; o che il Romano pontefice non è successore del beato Pietro in questo primato: sia anatema".

[14] "Perciò se qualcuno dirà che il Romano pontefice ha solo un potere di vigilanza o di direzione, e non, invece, la piena e suprema potestà di giurisdizione su tutta la chiesa, non solo in materia di fede e di costumi, ma anche in ciò che riguarda la disciplina e il governo della chiesa universale; o che egli ha solo una parte principale, e non, invece, la completa pienezza di questa potestà; o che essa non è ordinaria ed immediata, sia su tutte le singole chiese, che su tutti i singoli pastori: sia anatema".

[15] "Noi, quindi, aderendo fedelmente ad una tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina riguardante la fede o i costumi dev'essere ritenuta da tutta la chiesa, per quell'assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della chiesa. Se poi qualcuno – Dio non voglia! – Osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema".

[16] La Sacra Tradizione è tutto ciò che, secondo la tradizione, scritto o non scritto, è coerente con la Sacra Scrittura.

mercoledì 31 gennaio 2024

www.ortodossiatorino.net

  La nostra battaglia comune per la Santa Rus'

dal blog del sito Orthodox England, 17 gennaio 2024

La Chiesa è uno spazio di amore, libertà e verità in Cristo, piuttosto che un apparato amministrativo, burocratico e punitivo.

Mosca e New York: la doppia tragedia dei modernisti e dei settari

Padre Aleksej Uminskij è un noto prete liberal-modernista di Mosca, tipico di molti ex idealisti hippy che furono ordinati sacerdoti in Russia dopo la caduta dell'URSS negli anni '90. Ne abbiamo incontrati diversi e abbiamo sentito parlare per la prima volta delle sue attività circa quindici anni fa. È un pastore sincero, nessuno può dubitare della sua sincerità, anche se ha delle visioni strane, frutto del suo inebriante intellettualismo. Pochi giorni fa il Tribunale diocesano di Mosca ha deciso che fosse deposto, anche se il documento che conferma questa decisione, che a molti sembra molto dura, non è stato firmato dal patriarca. È nostra convinzione personale che padre Aleksej non sia un uomo cattivo, ma solo un uomo molto ingenuo, che si è lasciato abusare più e più volte dai nemici della Russia, compresi i numerosi agenti lì finanziati dagli Stati Uniti.

Il suo ultimo errore è rifiutarsi di pregare per la vittoria della Santa Rus' sui suoi nemici. Come gli altri discepoli molto ingenui del defunto metropolita Antony Bloom e di altri liberali russi parigini come padre Alexander Schmemann, ad Amsterdam, Madrid, Antiochia (via Lisbona, dove uno ha chiamato i suoi fedeli "streghe ortodosse" e di conseguenza è stato licenziato) e altrove, che per la maggior parte hanno lasciato la Chiesa russa e si sono rivolti ai greci sostenuti dagli Stati Uniti, padre Aleksej non capisce cosa sia la Santa Rus'. Pacifista, immagina che Santa Rus' significhi l'entità politica temporanea della Federazione Russa, ma non è affatto così. Nonostante abbia condotto un'operazione per proteggere i russi che vivono in Ucraina dal genocidio nazista, la Federazione Russa non ha mai dichiarato guerra all'Ucraina. Tuttavia, l'Occidente ha dichiarato guerra alla Russia attraverso gli agenti nazisti che ha installato e armato fino ai denti, creando la tragedia. La speranza della Chiesa russa è che con l'unione della Rus' possa rinascere l'ideale della Santa Rus'.

Tuttavia, padre Aleksej e altri come lui non sono gli unici a fraintendere la Santa Rus'. Oggi gran parte della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, con sede a New York, è stata occupata da settari. Questi sono i discendenti spirituali di quelli di quello stesso frammento della Chiesa che sostenne apertamente i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale – quegli stessi nazisti che presero il controllo dell'Ucraina. Quei traditori erano conosciuti come vlasoviti e i nuovi vlasoviti hanno le loro stesse opinioni e quindi esprimono apertamente il sostegno americano al nazismo in Ucraina. Che sia ottant'anni fa o oggi, il tradimento rimane lo stesso. Che appartengano al partito nazista o alla CIA (che era in gran parte composta da "ex" nazisti quando fu fondata nel 1947), coloro che presero e prendono il potere e il denaro del nemico sono contaminati dalla stessa malattia. Questi estremisti rifiutano la Santa Rus', l'Ortodossia dei fedeli, e le sue pratiche e tradizioni ortodosse universali. Sostengono solo un certo settarismo reazionario, imposto dall'alto, di destra.

La fine della vecchia storia

Dopo la caduta dell'URSS, i leader americani sembrano aver perso la testa. La follia ha preso il posto della ragione con la voglia arrogante di dividere il mondo intero attraverso il caos, per poterlo meglio governare e spogliare. Il loro caos, ingiustizia e genocidio sono stati visti in Jugoslavia, Caucaso settentrionale, Iraq, Afghanistan, Palestina, Libano, Georgia, Egitto, Libia, Siria, Bielorussia, Ucraina, Yemen, Iran, Taiwan, Kazakistan, Pakistan, Armenia... l'elenco potrebbe continuare in tutti i paesi dell'Eurasia e del Nord Africa.

Negli ultimi trent'anni l'Europa occidentale ha a sua volta scelto di voltare le spalle alla Russia e di piegarsi alla follia dei leader statunitensi. Di conseguenza, oggi la Russia ha voltato le spalle all'isolata Europa occidentale e si è rivolta al 90% del mondo, dove è stata accolta calorosamente, a differenza dell'Europa occidentale. Ma cosa significa questo per "l'indispensabile" Europa occidentale, soprattutto nel prossimo futuro, quando l'Europa occidentale si renderà conto che nemmeno gli Stati Uniti la vogliono e che la Russia non ha alcun interesse a invaderla e liberarla? L'Europa occidentale non vale una goccia di sangue russo, non è più abbastanza importante. La Russia ha liberato Parigi da Bonaparte nel 1814 e Berlino da Hitler nel 1945, non invierà più un solo soldato per liberare l'Europa occidentale dai suoi demoni americani. Quando è troppo è troppo. Gli elettori locali devono liberarsi da questi demoni smettendo di votare per criminali di guerra, atei e pervertiti, per quanto i loro zombificanti media statali dicano loro di farlo.

Il dominio millenario e lo sfruttamento del resto (del mondo) da parte dell'Occidente stanno ora giungendo al termine – con il suicidio occidentale. L'Occidente si sta uccidendo. Il millennio dell'Occidente è finito. Non sorprende affatto che alcuni sostengano addirittura che il portabandiera dell'Occidente, il papa di Roma, sarà l'ultimo papa. Per quanto riguarda l'attuale ideologia dell'Occidente, non è cattolicesimo o americanismo, è perversione sessuale, apparentemente in qualche modo ora sostenuta da quel papa, sebbene rifiutata dagli africani e da altri cattolici sani. Tale è l'ignominia che si profila alla fine del millennio dell'apostasia occidentale. L'unica via da seguire è, paradossalmente, tornare al tempo precedente l'inizio di quel disastroso millennio.

L'inizio della nuova storia

Come cristiani ortodossi abbiamo una visione mistica del mondo, mistica nel senso di veramente cristiana. Crediamo che gli affari del mondo esterno siano definiti dallo stato interiore delle anime umane. Dove c'è fede nell'esistenza del mondo dello spirito, cioè del mondo reale oltre il velo che sta alla base della vita quotidiana ed è il mondo a venire, ci sono valori diversi dai valori di questo mondo.

In Ucraina il presidente Zelenskij è un attore, il cui copione è terminato dopo l'omicidio, avvenuto la settimana scorsa, del giornalista americano Gonzalo Lira in una prigione della polizia segreta ucraina. È stato lasciato morire dagli Stati Uniti perché diceva la verità. In Russia è in corso la lotta contro la quinta colonna. Ricordiamo molto bene quel periodo oscuro in cui il KGB si è infiltrato nella Chiesa russa e come noi abbiamo resistito. Ora si è infiltrata la CIA – e noi resistiamo allo stesso modo, davanti al mondo intero. La Chiesa russa, come la Russia, è popolata da patrioti, ma anche da coloro che sono stati colonizzati spiritualmente dall'Occidente, guidato dalla CIA. Alcuni adesso finalmente si stanno svegliando. È in corso la grande purificazione della Chiesa russa.

I tre obiettivi russi in Ucraina erano la smilitarizzazione, la denazificazione e la liberazione del Donbass dal nazismo genocida. Dopo la folle interferenza occidentale, questi tre obiettivi hanno dovuto essere ampliati in qualcosa di molto più grande: la smilitarizzazione di tutta la NATO attraverso le sue armi offerte per la distruzione in Ucraina; la denazificazione del mondo occidentale da parte dell'opposizione del 90% del mondo che non è d'accordo con i leader occidentali e si unisce ai BRICS multipolari; la liberazione dell'intera Ucraina, e non solo del Donbass, dal nazismo genocida.

Inghilterra: la vittoria della nuova Russia Bianca

Vogliamo tutti la vittoria della Santa Rus' sull'ateismo senza spirito, sull'indifferenza, sul modernismo di sinistra e sulla quinta colonna di settari di destra che si sono infiltrati nella Chiesa. Questa quinta colonna è composta da americani sostenuti dalla CIA, che sono anche nemici della Santa Rus' e hanno fatto tutto il possibile per cercare di distruggerci negli ultimi sette anni, fallendo completamente. Abbiamo lavorato tutta la vita per la vittoria della Santa Rus', anzi, vogliamo il suo prolungamento. Come abbiamo dichiarato al quarto e ultimo Concilio della Chiesa fuori dalla Russia, allora ancora libera, a San Francisco nel 2006:

Nella Rus' Carpatica un uomo anziano mi ha chiesto: "Padre, dov'è la sua parrocchia?" Ho risposto: "A Felixstowe". Mi ha fatto una seconda domanda: "In che provincia è?" Ho risposto "Nella provincia inglese". Sì, sono felice di servire nella provincia inglese della Santa Rus'. Credo che siate felici anche voi, che servite e pregate nelle province americana, argentina, australiana, belga, brasiliana, canadese, danese, francese, tedesca, indonesiana, coreana, russa, svizzera, ucraina e venezuelana della Santa Rus'. Qualunque sia la lingua che usiamo, qualunque siano i santi locali che veneriamo, ci sforziamo di preservare lo spirito della Santa Rus', lo spirito di Cristo, le nostre radici ortodosse.

La Santa Rus' è sfidata dagli estremisti di destra e di sinistra, come è sempre stato. Per tutto questo tempo siamo stati in prima linea, letteralmente sulla strada militare, combattendo dalle trincee contro tutti loro. Preghiamo per la liberazione della Santa Rus', nella Federazione Russa, in Ucraina, in Bielorussia e ovunque, dagli Stati Uniti e dai suoi vassalli, siano essi LGBT liberali o nazisti settari. Aspettiamo e preghiamo per la liberazione della Chiesa, infiltrata da oligarchi avidi di denaro, omosessuali pervertiti e agenti della CIA infatuati di se stessi. Inoltre sappiamo che vinceremo, perché anche se l'uomo propone, Dio dispone. Dio è con noi!

martedì 23 gennaio 2024

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  Sul segno della croce e sul gesto della non-croce

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 22 gennaio 2024

 

il "decano" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" M. Torbakhevych traccia su se stesso delle linee parallele invece del segno della croce. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La croce è un'arma contro il demonio. Ma cosa succede se una persona la distorce e la trasforma in una presa in giro? Anche questa è una confessione – ma confessione di cosa?

Sequestri di chiese con la violenza, trattamento inumano dei credenti: questo è un sacrilegio contro i luoghi di culto. Ma non è tutto. I sequestratori vanno oltre e commettono azioni blasfeme contro il simbolo principale del cristianesimo: la preziosa e vivifica Croce.

L'immagine qui sotto mostra lo schema del movimento del "segno della croce" da parte dell'"arciprete" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Mykhailo Torbakhevych, che ha partecipato al sequestro del luogo di culto della Chiesa ortodossa ucraina a Ladyzhyn dedicato alla Madonna di Kazan'.

Siamo abituati al fatto che alcuni rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (e non solo) si facciano con noncuranza il segno della croce. Ma ricordiamo come dovrebbe effettivamente apparire. L'Unione dei giornalisti ortodossi ha paragonato la croce ortodossa a ciò che Torbakhevych raffigura su se stesso. La differenza è impressionante.

Ed ecco un altro fotogramma con il deputato Mykola Knjazhytsky, del partito dell'ex presidente Petro Poroshenko "Solidarietà europea", che entra in una chiesa sequestrata a Lviv.

Invece di farsi il segno della croce, si disegna una specie di triangolo sulla pancia. Per di più alla maniera cattolica, da sinistra a destra. M. Knjazhytsky è uno dei propagandisti più attivi del Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha in odio la Chiesa ucraina. Nel 2022 ha sottoposto all'esame della Verkhovna Rada il disegno di legge più odioso sulla proibizione della Chiesa ortoodossa ucraina, dove ha scritto che solo coloro che fanno parte della struttura di Sergij Dumenko possono chiamarsi ortodossi in Ucraina. Potreste pensare che il triangolo sia stato fatto per caso, che la mano fosse ferita o qualcos'altro. Ma altri fotogrammi confermano solo che il deputato, che si considera uno specialista in questioni religiose, fa su se stesso esattamente lo stesso segno. Ecco un'immagine proveniente da una chiesa nei Carpazi.

Qui Kniazhytsky si fa uno zigzag invece del segno della croce – questo almeno da destra a sinistra.

Inoltre, tutti questi fotogrammi non sono scatti di spionaggio dell'Unione dei giornalisti ortodossi . Questi screenshot provengono da un documentario di Knjazhytsky intitolato "Chiesa senza Cristo" (da lui "dedicato" alla Chiesa ortodossa ucraina). In altre parole, è lo stesso Knjazhytsky che li ha resi pubblici. Pertanto deve aver fiducia che non ci siano problemi con il suo "segno della croce".

Va detto che i casi di Knjazhytsky e Torbakhevych sono emersi per caso nel campo dei "media". In realtà ce ne sono molti altri. Un certo numero di predoni di chiese usano gesti di non-croce per benedirsi.

Come esattamente bisogna farsi il segno della croce su se stessi è indicato nel Salterio, il libro che i santi Padri raccomandano ai cristiani di leggere quotidianamente: "Quanto a come il cristiano ortodosso, secondo l'antica tradizione dei santi Apostoli e dei santi Padri <...> dovrebbe fare su se stesso il segno della croce <...> Eccolo: il primo punto sulla nostra fronte, l'estremità superiore della croce, il secondo sul nostro ventre (addome), l'estremità inferiore, il terzo sulla nostra spalla destra, e il quarto a sinistra, e i punti trasversali della croce sono quelli delle estremità della croce, sulla quale è crocifisso per noi il nostro Signore Gesù Cristo, che stende le mani per raccogliere assieme tutte le genti sparse da ogni parte".

Nel libro "Legge di Dio" viene mostrato visivamente come farsi il segno della croce su se stessi. Gli autori del libro mettono rigorosamente in guardia dal rappresentare in modo errato la Croce del Signore, perché questo causa solo la gioia dei demoni.

Pensiamo a cosa significa veramente il segno della croce per un cristiano.

"Signore, come arma contro il diavolo ci hai dato la tua Croce. Egli ne freme e trema, non sopportando la vista della sua potenza, poiché hai risuscitato i morti e hai abolito la morte. Per questo adoriamo la tua sepoltura e risurrezione" (dalle Stichire delle Lodi domenicali, Tono 8°).

La Croce è un'arma contro il demonio, contro il quale questi non solo non può nulla ma non la può nemmeno guardare. Questo è l'insegnamento della Chiesa, espresso da tanti santi Padri, ma ci limiteremo alle opere di san Giovanni Crisostomo, per non sovraccaricare l'articolo. Questo santo parla di dove un cristiano dovrebbe rappresentare il segno della croce: "Con grande zelo tracciamo la croce sulla nostra abitazione, sui muri, sulle finestre, sulla fronte e nella mente. Questo segno è la nostra salvezza, la libertà universale e la misericordia del Signore".

Si noti che san Giovanni Crisostomo dice che la Croce dovrebbe essere raffigurata non solo sulla fronte, cioè sul nostro corpo, ma anche nella mente. Benedicendosi con il segno della croce, il cristiano eleva il pensiero al Golgota, al Salvatore crocifisso, a quel grande sacrificio mediante il quale siamo redenti dal peccato e dalla morte. In un altro punto delle opere di Giovanni Crisostomo, troviamo una spiegazione per questo: "Quando imprimi la croce su te stesso, rappresenta mentalmente l'intero significato della croce e placherai la rabbia e tutte le altre passioni".

Ma cosa succede se una persona disegna su se stessa dei triangoli o delle linee del tutto incomprensibili? A cosa eleva la sua mente, cosa immagina? San Giovanni insegna che anche il segno della croce rappresentato correttamente non ha alcun potere se una persona manca di fede e determinazione nel seguire Cristo. Scrive: "Non tracciare la croce solo con un dito, ma prima con la volontà, con grande fede, e solo allora benedirai con essa il tuo volto. Nessun demone immondo potrà starti vicino, vedendo quella spada con la quale fu trafitto a morte".

La descrizione del segno della croce come spada contro i demoni maligni si trova in molti santi Padri e in numerosi testi liturgici. Innumerevoli casi di santi asceti e credenti comuni descritti nella letteratura cristiana testimoniano il potere del segno della croce.

San Giovanni Crisostomo scrive: "Il segno della croce, anche tra i nostri antenati, apriva le porte chiuse, distruggeva i veleni mortali, infrangeva il potere della cicuta e guariva i morsi degli animali dannosi. Se ha aperto le porte dell'inferno, ha scosso le volte del cielo, ha rinnovato l'ingresso al paradiso e ha tagliato le insidie del diavolo, cosa c'è di sorprendente nel fatto che vincerà i veleni mortali, le bestie e tutto il resto? Traccialo nella tua mente, abbraccia la salvezza delle nostre anime. Questa croce ha trasformato l'universo, ha dissipato l'illusione, ha rivelato la verità, ha trasformato la terra in cielo e ha trasformato gli uomini in angeli. Perciò i demoni non sono più temibili ma meritevoli di disprezzo, e la morte non è più morte ma sonno; tutto ciò che si oppone a noi è abbattuto e calpestato".

Ciò che accade a una persona che non si segna con il segno della croce o lo fa con noncuranza è ampiamente descritto anche nella letteratura spirituale. Come esempio, c'è la storia di sant'Isacco delle Grotte di Kiev, che nel suo cammino ascetico affrontò una forte tentazione demoniaca. I demoni gli apparvero sotto forma di bellissimi giovani e chiesero adorazione. E poiché Isacco non si segnò con il segno della croce, il loro trucco funzionò perfettamente. Così lo racconta il "Patericon delle Grotte di Kiev":

"Una volta, quando venne la sera, cominciò, come al solito, a prosternarsi e a cantare salmi fino a mezzanotte. Stanco, spense la candela e si sedette al suo posto. Ed ecco, all'improvviso, brillò nella grotta una luce splendente come il sole, insopportabile agli occhi, e due demoni si avvicinarono a lui in forma di bellissimi giovani; i loro volti splendevano come il sole, e gli dissero: Isacco, noi siamo angeli, ed ecco Cristo che viene a te con altri angeli. Alzandosi, Isacco vide una moltitudine di esseri i cui volti splendevano come il sole. Uno di loro splendeva più di tutti e dal suo volto uscivano raggi. Dissero al santo: Isacco, questi è Cristo; inchinati e adoralo. Isacco, non comprendendo l'azione demoniaca e dimenticandosi di proteggersi con il segno della croce, si prostrò davanti a lui come a Cristo. I demoni allora lanciarono un forte grido e gridarono: Tu sei nostro, Isacco".

Ribadiamo: questo descrive le conseguenze se una persona dimentica di benedirsi con il segno della croce. Ma cosa succede se distorce questo segno? A questo proposito, il libro "La Legge di Dio" ci dice quanto segue: "Il segno della croce ci dà una grande forza per respingere e vincere il male e compiere il bene, ma dobbiamo ricordare che la croce deve essere fatta correttamente e deliberatamente; altrimenti, non sarà un'immagine della croce ma un semplice gesto della mano, di cui solo i demoni si rallegrano. Facendo con noncuranza il segno della croce, mostriamo la nostra mancanza di rispetto verso Dio: pecchiamo, e questo peccato si chiama blasfemia." Pertanto, il gesto di "suono della chitarra" che osserviamo nelle azioni di molti invasori delle chiese ortodosse è considerato una bestemmia. La Sacra Scrittura esprime un'affermazione ancora più forte: "Maledetto colui che compie l'opera del Signore fiaccamente..." (Ger 48:10).

Pertanto, coloro che si segnano con noncuranza con il segno della croce si sottopongono a questa maledizione. Giovanni Crisostomo dice riferendosi all'immagine della Croce: "Nessun demone immondo potrà stare vicino a te, vedendo quella spada con la quale fu colpito...". Quindi, secondo le parole del santo, è vero anche il contrario: i demoni impuri i circondano chi non si protegge con il segno della croce e, a maggior ragione, chi bestemmia facendolo con noncuranza.

Un altro pensiero di san Giovanni Crisostomo è: "Ogni volta che ti fai scudo con il segno della croce, sii pieno di grande audacia e offri te stesso interamente come sacrificio gradito a Dio". Ciò significa che chi fa il segno della croce eleva correttamente la propria mente a Dio e si offre a lui come sacrificio.

Cristo è stato crocifisso sulla Croce per ciascuno di noi; Egli è il "sacrificio vivente, l'Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo" (9a Ode del Canone del Sabato Santo). Quanti difendono le loro chiese con la preghiera e il segno della croce gli assomigliano in questa impresa sacrificale. Ma a cosa somigliano coloro che attaccano queste chiese e tracciano su se stessi strani simboli? A tutto tranne che alla Croce di Cristo.

lunedì 22 gennaio 2024

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 La Grecia e il matrimonio omosessuale: il paese è sull'orlo dell'esplosione?

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 19 gennaio 2024

 

l'arcivescovo Hieronymos si trova di fronte a una scelta difficile. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il governo greco ha promesso di legalizzare il matrimonio omosessuale a febbraio. I vescovi sono unanimemente contrari; il Sinodo tace; la gente ribolle. Come può finire?

La situazione relativa alla legalizzazione del matrimonio omosessuale nella Grecia ortodossa ha raggiunto un punto critico all'inizio del 2024. Quasi tutti i metropoliti greci si oppongono fermamente alla proposta di legge, che consentirà agli omosessuali non solo di registrare le loro unioni omosessuali come "famiglie" ma anche di adottare bambini.

Nell'ultima sessione del Sinodo, la Chiesa greca si è espressa contro l'adozione di bambini da parte di persone gay, affermando che "i bambini non sono animali domestici", ma non ha fatto una dichiarazione chiara riguardo al matrimonio omosessuale. Allo stesso tempo, la stragrande maggioranza dei vescovi greci ha condannato con forza l'imminente disegno di legge, e i fedeli greci sono pronti a scendere in piazza per protestare. Ciò non sorprende, dato che alcuni metropoliti esortano direttamente i greci ortodossi a "lottare contro la legalizzazione dei matrimoni omosessuali.

L'arcivescovo Hieronymos ha gettato benzina sul fuoco assicurando che "la Chiesa non prenderà le armi", cioè non darà inizio a rivolte di massa. Tuttavia, la dichiarazione stessa, in cui una persona con un gregge di molti milioni di persone alle spalle menziona le armi, sembra molto allarmante, e indica che si sta almeno parlando di rivolte. Tuttavia, il governo, aderendo ad alcuni accordi "con i partner occidentali", è determinato ad approvare il disegno di legge indipendentemente dall'opposizione.

Allora, cosa sta succedendo in Grecia, e come potrebbe finire?

Chiesa e politica: sinfonia o cacofonia?

Secondo la Costituzione, la Grecia è un paese ortodosso. La posizione della Chiesa su varie questioni nel paese è molto significativa e, nella maggior parte dei casi, è in linea con lo Stato perché la Chiesa è sovvenzionata dal bilancio statale.

Tuttavia, nella storia del paese, ci sono stati casi in cui la "sinfonia" visibile tra la Chiesa e lo Stato è stata interrotta, portando non solo a una "cacofonia" ma anche a un serio confronto. Uno di questi casi è stata la voce "religione" nei documenti di identità.

Nel 2000, il governo ha deciso di rimuovere questa registrazione dai documenti. Tuttavia, l'allora capo della Chiesa greca, l'arcivescovo Christodoulos di Atene, si oppose a questa decisione. La sua ferma posizione su questo tema ha portato a massicce proteste ad Atene e Salonicco, e la Chiesa ha raccolto oltre 3 milioni di firme per chiedere di non rimuovere la voce "religione" dai passaporti. Vale la pena notare che a quel tempo l'intera popolazione della Grecia ammontava a poco più di 10 milioni di persone e che 3 milioni di firme erano più del numero di voti ricevuti dal partito PASOK (movimento socialista panellenico) per salire al potere nel paese.

Allora (come in tanti altri casi) la Chiesa ha perso il confronto con i politici, ma tutti tremano ancora al pensiero che gli eventi del 2000 possano ripetersi. D'altronde dopo il 2000 i politici si sono resi conto che la Chiesa ha un ruolo decisivo nella questione elettorale, il che significa che nessuno vuole litigare con lei.

Ma non nel caso della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

Il 19 gennaio 2024, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che un disegno di legge sul matrimonio omosessuale sarebbe stato approvato all'inizio di febbraio.

In effetti, all'unisono con questa dichiarazione, è stato riferito che il 23 gennaio 2024 si terrà una riunione straordinaria del Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia. Si prenderà in considerazione solo una questione: il matrimonio gay e la reazione ad esso. Il Sinodo, secondo lo Statuto della Chiesa di Grecia, è stato convocato dall'arcivescovo Hieronymos. Tuttavia, come si è scoperto, lo ha fatto per un motivo preciso.

Politica nella Chiesa o Chiesa nella politica?

È importante capire che l'arcivescovo Hieronymos sta cercando di "bilanciare" opinioni direttamente opposte. In una delle sue recenti interviste, ha affermato che in materia di "unione omosessuale", non si dovrebbe pensare in termini di posizioni di "destra", "sinistra" e "centro", ma piuttosto considerare "che tipo di società e di famiglia avremo domani". Allo stesso tempo, per spostare la responsabilità personale e della Chiesa, ha dichiarato che la questione dei matrimoni omosessuali dovrebbe essere decisa in un referendum nazionale.

In questa situazione, il primate della Chiesa greca cerca di agire non solo come leader religioso ma anche come politico. Rispondendo ai giornalisti sulla sua posizione sul matrimonio omosessuale, l'arcivescovo Hieronymos ha detto: "In tali questioni, l'arcivescovo non può prendere posizione da solo, né può farlo il primo ministro". Questo è il motivo per cui non abbiamo sentito alcuna dura dichiarazione da parte sua, e probabilmente non la sentiremo. Egli si aspetta che anche il Sinodo della Chiesa di Grecia si astenga dal fare dichiarazioni forti fino all'adozione del disegno di legge, che è già al Parlamento greco dopo aver superato tutte le procedure necessarie per il voto.

In altre parole, l'arcivescovo Hieronymos spera di "sedersi" e poi, dopo l'approvazione della legge, affermare che "la Chiesa non può fare nulla".

Naturalmente, la mancanza di ferme convinzioni su una questione così ovvia per un credente come l'atteggiamento nei confronti del peccato di Sodoma provoca molto malcontento non solo tra i credenti comuni, ma anche tra i vescovi greci, che si permettono sempre più di criticare l'operato del primate.

Cosa c'è dietro la convocazione del Sinodo?

Pertanto, alcuni metropoliti si sono indignati per il fatto che l'arcivescovo Hieronymos, senza informare il Sinodo e la gerarchia, abbia incontrato il primo ministro greco Mitsotakis. I media greci definiscono questo incontro "segreto", sostenendo che i colleghi vescovi chiedono conto al capo della Chiesa greca di quanto accaduto durante l'incontro. Insomma, uno scandalo è evidente.

Uno scandalo ancora più grande si sta diffondendo per il fatto che il Sinodo del 23 gennaio è stato convocato dall'arcivescovo Hieronymos, ma a quanto pare, non per sua volontà.

Il fatto è che un gruppo di vescovi greci, figli spirituali e ammiratori del già menzionato arcivescovo Christodoulos di Atene e di tutta la Grecia (predecessore di Hieronymos), hanno iniziato a raccogliere firme per l'immediata convocazione del Sinodo. Hanno raccolto 25 firme di questo tipo. Tuttavia, la lettera non è stata inviata in tempo all'arcivescovo, che ha saputo della raccolta e, anticipando gli eventi, ha convocato lui stesso il Sinodo.

Tuttavia, secondo la stampa greca, un gruppo di vescovi della Chiesa greca accusa ora l'arcivescovo di non aver adempiuto ai suoi doveri di guida spirituale della nazione. I vescovi sostengono che il Primate flirta con le autorità e cerca di "manovrare" su una questione di principio. Per questo motivo hanno chiesto che convochi un Sinodo.

L'omosessualità non è un peccato?

A loro volta, i rappresentanti del governo greco affermano costantemente che l'opinione della Chiesa su questo tema non ha alcuna importanza. Per esempio, appena un'ora dopo che l'arcivescovo aveva suggerito di indire un referendum, il portavoce del governo greco ha dichiarato, in primo luogo, che la Chiesa non avrebbe dettato ai politici come votare e, in secondo luogo, che "le questioni relative ai diritti umani non si decidono nei referendum".

I credenti sono anche indignati dal fatto che le autorità stiano cercando di spostare la questione del riconoscimento delle famiglie omosessuali da una questione puramente politica a un problema spirituale. Un rappresentante del governo, ad esempio, ha affermato che "l'omosessualità non è un peccato" e che è "triste nel sentire" l'opinione opposta che, secondo lui, "non rappresenta né i credenti né la Chiesa".

Tali parole del funzionario sono state percepite come un tentativo da parte dello Stato di dettare alla Chiesa cosa dovrebbe essere considerato un peccato e cosa no. Il problema è ulteriormente aggravato dal fatto che praticamente tutti i vescovi greci vedono il riconoscimento del matrimonio omosessuale solo come il primo passo verso la distruzione dei valori cristiani e non percepiscono l'omosessualità come una "caratteristica biologica" di una persona. Inoltre, si sentono sempre più voci secondo cui le stesse persone che recentemente sostenevano che la famiglia tradizionale è un'istituzione completamente inutile e obsoleta stanno sostenendo la legalizzazione del matrimonio gay. Secondo i vescovi, sembra che se la famiglia è un'istituzione obsoleta, allora chi promuove le unioni omosessuali sta distruggendo questa "istituzione".

* * *

Vedremo presto a cosa porterà tutto questo. Probabilmente il 23 gennaio la Chiesa ortodossa di Grecia prenderà una decisione ferma sulla questione dei matrimoni omosessuali. Il metropolita Nektarios di Corfù ha già invitato i suoi fratelli a condannare la prossima legge. È anche molto probabile che il governo greco non presterà alcuna attenzione alla posizione della Chiesa e che la legge sarà approvata. Cosa accadrà dopo nel paese (proteste, raduni, manifestazioni) non è noto.

Tuttavia, ciò che è certo è che i politici del paese stanno lentamente e inesorabilmente distruggendo le radici e le tradizioni ortodosse di quello stesso popolo che avevano promesso di servire.

martedì 9 gennaio 2024

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  Perché Zelenskij deve perseguitare i cristiani. Sarebbe stupido per lui non farlo

di Charles Bausman

Russian Faith, 23 dicembre 2023

 

La persecuzione della principale denominazione cristiana dell'Ucraina si è trasformata in uno sfacelo delle pubbliche relazioni per Zelenskij e per il suo regime tirannico. Voci potenti con un pubblico enorme e influente lo denunciano: Tucker Carlson, Glenn Greenwald, Elon Musk, Alex Jones e molti altri, ma non c'è tregua. L'orrore del genocidio e dei crimini di guerra a Gaza lo hanno cancellato dai titoli dei giornali, ma le repressioni e la brutalità continuano.

La reazione e il dibattito occidentale rivelano profonde incomprensioni della realtà ucraina, della storia ucraina e russa, della natura del regime di Zelenskij e del cristianesimo stesso, e sono, a mio avviso, molto superficiali. Di solito si limitano ai critici di cui sopra che concludono che: "Z. non è un democratico, dopo tutto", "è un cattivo soggetto" e "ecco un'altra ragione per cui non dovremmo sostenerlo".

Ciò che non capiscono è che Zelenskij agisce in modo completamente razionale e non ha davvero altra scelta, e nessuna reazione di pubbliche relazioni in Occidente giustificherebbe un cambiamento di rotta. Non si rendono conto che la Chiesa ucraina è davvero una minaccia alla sicurezza di Kiev. Nonostante tutti i discorsi sulla sua totale autonomia e lealtà al regime ucraino, questo non è del tutto vero, o addirittura possibile, sia a livello spirituale che razionale.

La confusione deriva dalla mancanza di conoscenza dell'etnia russa e "ucraina", della storia, del potente ruolo del cristianesimo in entrambi i paesi e della natura del cristianesimo.

In primo luogo, l'errata percezione etnica. Questa persiste anche tra la maggior parte degli occidentali che simpatizzano con la Russia in questo conflitto, che vedono la malvagità intrinseca del regime di Zelenskij e dei suoi burattinai globalisti negli Stati Uniti. I nomi che ho menzionato sopra, e molti altri critici di spicco – si pensi a Mearsheimer, Ritter, Duran, MacGregor, e così via – si riferiscono abitualmente al "popolo ucraino", come se questo fosse un'etnia, una nazionalità o un'identità nel senso consueto del popolo ucraino. termine. Ma nel profondo non è così, e questa è una delle prime bugie che devono essere scartate per capire perché la repressione della Chiesa è la politica logica per il compagno Zelenskij.

In ogni misura di ciò che definisce "un popolo": lingua, religione, DNA, storia secolare condivisa, gloria e sacrificio militare condivisi, governanti del passato e figure di spicco, nemici storici, tragedie condivise e trionfi condivisi, legami economici, legami familiari, letteratura, cultura, architettura, cucina, ecc., le persone che abitano quella che attualmente viene chiamata "Ucraina" sono tutt'uno con quelle della Russia. È completamente insensato credere il contrario. Lo stesso vale per la Bielorussia.

Gli attuali confini politici sono artificiali e arbitrari, il risultato di una serendipità politica in due momenti, in primo luogo i confini interni effettivamente privi di significato stabiliti durante i primi anni dell'URSS, e in secondo luogo i confini politici decisi, volenti o nolenti, da una manciata di imbroglioni dei partiti comunisti che non rappresentavano nessuno nel 1991. Alla popolazione non è mai stato chiesto di quale paese volessero far parte, piuttosto i confini sono stati presentati come un fatto compiuto. Questo è tutto ciò che rappresentano questi confini, che contraddicono i precedenti 400 anni di formazione dello Stato e del popolo russo. Molti in Occidente ancora non lo comprendono appieno.

Questo è un grosso problema per il regime di Kiev, che non è russo, ma piuttosto ebreo, una pura creatura di un'impresa criminale globalista ebraica che domina negli Stati Uniti e in Europa. Questo regime estraneo e oppressivo deve fare tutto il possibile per reprimere la verità di cui sopra, da qui tutte le lusinghe sulla lingua "ucraina" (falsa), sulla letteratura "ucraina" (inesistente), su questo e quello "ucraino". È tutto falso, inventato e un esempio piuttosto perfetto delle infinite bugie sfornate dalle élite occidentali praticamente su ogni aspetto della vita.

Per le ricevute su quanto sia falsa la "lingua ucraina", fate una ricerca per "украинский язык искусственный" (lingua ucraina falsa) su Yandex e sfogliate i risultati utilizzando Google Translate. Gli studiosi russi hanno esaurientemente demolito quella particolare menzogna.

Questa verità è il vantaggio finale della Russia nell'intero collasso dell'Ucraina, perché quando arriverà la fine per questi occupanti stranieri, e la fine sembra avvicinarsi rapidamente, questi legami fraterni scoppieranno, e tutti quei "nazionalisti ucraini" sperimenteranno una drammatica scelta tra cambiare idea o scappare a gambe levate. I loro commissari ebrei saranno i primi a fuggire.

Di tutti gli elementi sopra elencati che definiscono le persone, nel caso della Russia, quello più galvanizzante e determinante è la loro fede, in misura molto maggiore rispetto alla maggior parte dei paesi. Tale fede è letteralmente il collante che ha tenuto unita la Russia nei secoli precedenti la rivoluzione. È l'unica ragione per cui la Russia esiste, salvandola continuamente da una distruzione certa. Ha un pantheon di santi (nessuno dei quali parlava "ucraino", anche se molti di loro vivevano sul posto), che dicevano tutti la stessa cosa: che il popolo russo ha un ruolo speciale da svolgere nella storia, e quel ruolo è definito dal cristianesimo ortodosso. Questa è stata per secoli l'ideologia statale, con gli imperatori che vedevano se stessi e il popolo che era d'accordo con loro in quanto custodi e difensori del cristianesimo ortodosso, innanzitutto. Lo stato, il popolo e la cultura russi segnano la loro nascita a partire dalla conversione al cristianesimo avvenuta 1000 anni fa.

Si sente spesso dire che l'America e Israele sono gli unici paesi al mondo fondati sulle idee, quindi aggiungeremo la Russia alla lista. Tale idea è il cristianesimo, una patria intellettuale ben più avvincente, attraente, completa e ben definita di quella dell'America o di Israele. In effetti, negli ultimi 15 anni qui si è parlato molto del fatto che la Russia soffre della mancanza di una "idea nazionale", di un'ideologia ufficiale, non avendo escogitato nulla dopo l'eliminazione del comunismo se non "patriottismo" e "prosperità". La risposta ovvia è proprio davanti ai loro nasi: l'idea in questione è il cristianesimo, come è sempre stato, salvo durante l'interregno comunista. Nient'altro ha senso qui.

Quindi Zelenskij non ha scelta, davvero. I cristiani sono di fatto una minaccia al suo potere. E nessuna protesta da parte loro sul fatto che siano leali, che sostengano la guerra, che siano completamente autonomi dalla Chiesa russa, ecc. ecc., significa molto, perché, prima di tutto, sono dichiarazioni fatte dalla parte della canna di un fucile mitragliatore, e in secondo luogo, perché contraddicono il buon senso. Tutti in Ucraina e in Russia lo capiscono, soprattutto Zelenskij e i suoi delinquenti, che agiscono in modo assolutamente razionale. Naturalmente preti, vescovi e fedeli ucraini per la maggior parte nutrono simpatie filo-russe, anche se cercano di nasconderle, e sarebbe ingenuo pensare che non lo facciano. E quindi lo smantellamento della Chiesa deve avvenire. È essenziale per mantenere il potere. Nessun danno alle pubbliche relazioni in Occidente può controbilanciare questo semplice calcolo del potere.

Oltre all'identità nazionale, un'altra evidente minaccia da parte della Chiesa, un fatto scomodo per i demoni di questo mondo, è che il cristianesimo comanda ai suoi figli di non rendere falsa testimonianza, di aderire alla verità, come meglio si può, di respingere le menzogne e il male, anche quando questo porta persecuzioni e sofferenze. Il regime di Zelenskij si trova dalla parte sbagliata di questa altalena. È un'altra ragione molto potente per cui i cristiani onesti in Ucraina non lo sostengono e sono i primi candidati ai sentimenti filo-russi.

L'ultimo elemento dell'equazione è il carattere ebraico del regime di Zelenskij, che lo dispone a odiare tutto ciò che è cristiano e russo, a cercare di distruggere il cristianesimo in ogni occasione, a vederlo come il suo nemico finale. In questo, Zelenskij è decisamente dalla parte dei suoi predecessori che hanno perseguitato il popolo russo: i bolscevichi. Entrambi gli elementi sono ebrei ed entrambi nutrono un odio innato per il cristianesimo. I finanziatori neoconservatori di Zelenskij a Washington e a Londra odiano il cristianesimo non meno di lui, come dimostrato dalle loro stesse politiche interne, il cui esempio non fa altro che incoraggiarlo.

Zelenskij è infatti in grande svantaggio, perché quando reprimi il cristianesimo, ottieni solo resilienza, come quando spingi un pallone da spiaggia sott'acqua, quindi sebbene la repressione sia politicamente opportuna, persino necessaria, a breve termine, gli farà solo male a lungo termine. Non può ricorrere all'annientamento e al terrore selvaggi e totali come le sue anime gemelle bolsceviche, e tutto ciò che questa repressione otterrà sarà il rafforzamento spirituale della stessa forza che lui teme di più. Quando arriverà la fine, e arriverà, ciò accelererà la sua morte e le ingiurie da parte del narod (popolo). Deve saperlo, ma probabilmente non gli importa, perché, secondo me, e ancora una volta questo è sottovalutato in Occidente, l'intero conflitto è stato prima di tutto una truffa, un massiccio piano di appropriazione indebita che si è concluso con Zelenskij e i suoi co- cospiratori che trovano grande conforto tra le loro stoviglie placcate in oro da qualche parte in Israele.

La confusione e le percezioni errate su questi fatti in Occidente (ma non in Russia o in "Ucraina") derivano da una mancanza di conoscenza della storia russa, da un'ignoranza quasi totale sulla storia, sul ruolo e sull'insegnamento del cristianesimo ortodosso nell'Impero Russo e oggi, e da una mancanza di apprezzamento di quanto siano importanti i concetti cristiani negli affari mondiali, oggi relegati a una menzione, quando in realtà sono centrali.

Quindi le repressioni continueranno fino al collasso. Accuse inventate contro preti e vescovi, espulsione di nonne dai loro amati santuari da parte di corpulenti nazionalisti, espulsioni di monaci dai monasteri, torture e incarcerazioni occasionali, confisca di proprietà e reliquie, profanazione di altari, attacchi militari alle chiese, strani omicidi o incendi dolosi. Potete trovare il resoconto quotidiano di queste schifezze su orthochristian.com e altrove se volete tenervi aggiornati.

Cercare di comprendere gli eventi politici senza una visione cristiana del mondo ci lascia perplessi e confusi, e ci fa chiedere come le cose siano mai degenerate in un disastro così tragico. Indossate l'armatura di Dio e tutto avrà perfettamente senso.

lunedì 8 gennaio 2024

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06/01/2024
Russia - Messaggio di Natale del Patriarca Kirill


Mosca, 6 gennaio 2024 - Messaggio di Natale del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill agli arcipastori, ai pastori, ai diaconi, ai monaci e alle monache e a tutti i figli fedeli della Chiesa ortodossa russa.
Arcipastori amati nel Signore, reverendi presbiteri e diaconi, devoti monaci e monache, cari fratelli e sorelle!

L’ineffabile amore di Dio ora ci ha radunati perché possiamo, «nell'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4, 3), celebrare una delle feste più solenni e al contempo più misteriose della Chiesa – il Natale del Signore nostro Gesù Cristo. Glorificando la venuta del Salvatore nel mondo, rivolgo a voi, miei cari, gli auguri più sentiti in occasione di questo evento gioioso, che ha aperto una nuova epoca nelle relazioni fra Dio e gli uomini.

Ogni volta che guardiamo ciò che avvenne duemila anni fa, cerchiamo di comprendere la grandiosità del miracolo dell’Incarnazione e non cessiamo di stupirci per la bontà e la carità del nostro Salvatore. Per molti secoli l’umanità languì nell’attesa intensa di Colui al quale «è dovuta l’obbedienza dei popoli» (Gen 49, 10): «il Re giusto e vittorioso» (Zc 9, 9), «e per la sua dottrina saranno in attesa le isole (Is 42, 4). E quando finalmente compì la pienezza dei tempi, «un Bambino è nato per noi» (Is 9, 5), «perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16). L’amore di Dio «che sorpassa ogni conoscenza» (Ef 3, 19) non mandò nel mondo un intercessore, né un angelo o un governatore forte e potente, come pensavano gli uomini, ma Dio stesso si incarnò per liberare l’uomo dal potere del peccato e del male.

È degno di meraviglia che il più grande evento della storia, preannunciato dai profeti veterotestamentari e presentito persino dagli illustri pensatori dell’antichità, avvenne in un modo così modesto e del tutto inosservato. Betlemme dormiva. Gerusalemme dormiva. Dormiva tutta la Giudea. Il Signore Onnipotente – il Re dei re e il Signore dell’universo – nacque nel mondo non accompagnato dal suono solenne degli «squilli di tromba» (Sal 150, 3) e dell’esultanza di tutti, ma umile e mite, nel silenzio notturno di una povera caverna, lodato da una schiera di angeli e da pochi pastori, che vennero a vedere «questo avvenimento» (Lc 2, 15).

Sin dall’inizio del suo cammino terreno, il Signore vuole «nei limiti dell’umiliazione mostrare il modello di virtù», riflette San Giovanni Crisostomo. In un modo così nobile si comporta solo l’amore perfetto che «non cerca il suo interesse» (1Cor 13, 5), non si mette in mostra e non chiede onore né gloria, ma è pronto a sopportare tutti i dolori e le privazioni per il bene del prossimo. «Il Signore assume il mio corpo», continua il dottore universale della Chiesa, «affinché io accolga la sua Parola, e, assunta la mia carne, mi dà il suo Spirito per comunicarmi così, prendendo e donando, il tesoro della vita» (Sermone del Natale). In questo ci è stato rivelato il sovrabbondante amore di Dio perché abbiamo ricevuto il vero tesoro della vita – lo stesso Signore, «da Lui, grazie a Lui e per Lui sono tutte le cose» (Rm 11, 36).

L’amore è la vera causa e la forza movente dell’azione di Dio. Egli creò il mondo e l’uomo, conferendogli generosamente tanti doni. Per amore venne a salvarlo, quando l’uomo si era separato dalla comunione con il suo Creatore. Secondo la predestinazione del Creatore, il senso della vita umana è che ci amiamo gli uni gli altri (cfr. Gv 13, 34). Ma come realizzare questa vocazione in un mondo pieno di male e odio? Prima di tutto, bisogna aprire e donare il proprio cuore a Dio. Solo Lui può cambiarlo e allargarlo affinché, seppur adesso così impotente e limitato, diventi capace di abbracciare i vicini e i lontani, i nostri benefattori e i nostri offensori, tutti coloro che siamo chiamati ad amare secondo il comandamento di Cristo, imitando la perfezione del nostro Padre celeste (cfr. Mt 5, 48).

Inchinandoci in preghiera davanti al Bambino neonato, pensiamo quale dono possiamo presentare al Signore dell’universo? Può esserci qualcosa degno e adeguato alla grandezza del Creatore eterno? Sì, c’è un tale dono prezioso che il Signore desidera più di tutti: il nostro cuore umile, caritatevole e misericordioso. Glorifichiamo il Cristo incarnato non solo con bei canti e messaggi di auguri, ma prima di tutto con le buone opere. Condividiamo la luminosa gioia del Natale con i bisognosi, riscaldiamo con la nostra cura il prossimo, visitiamo i malati e i sofferenti. Consoliamo e sosteniamo i depressi, abbracciamo con preghiera «tutti coloro che sono in confusione e tristezza».

La grande e salvifica forza dell’amore guarisce l’indifferenza e la cattiveria, medica l’odio e le offese. Ammorbidisce i temperamenti feroci e corregge molte distorsioni dei rapporti sociali! Se ci comportiamo in questo modo, veramente eseguiamo la nostra vocazione altissima di essere cristiani, poiché con questa «effusione di amore», secondo sant’Isacco di Ninive, «diventiamo simili a Dio» (Sermoni ascetici, 48).

Il mistero dell’Incarnazione è il mistero della presenza reale di Dio nel mondo. San Giovanni apostolo ed evangelista, prevedendo la vita del secolo che verrà, testimonia la permanenza completa del Signore con gli uomini: «Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro» (Ap 21, 3). Eppure, questo ineffabile mistero della presenza divina comincia a realizzarsi già adesso, sulla terra, poiché con il Natale del Salvatore «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1, 15). Noi entriamo in questa realtà in modo visibile, formando una e santa Chiesa di Cristo, tramite la quale noi tutti, miei cari, siamo messaggeri e rappresentanti di questo supremo Regno di amore. Questa mirabile e profonda esperienza del «Dio con noi» forma l’essenza della vita mistagogica ed arcana della Chiesa.

Ricordiamoci questo: se l’Onnipotente - l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine – ha abbracciato la storia umana e ha promesso di essere con noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20), allora non dobbiamo temere le circostanze preoccupanti dei nostri tempi. Rispondendo al grande amore del Salvatore, impariamo ad abbandonarci al Signore e a sperare nella sua buona Provvidenza affinché possiamo, fino alla seconda venuta di Cristo in gloria, testimoniare con coraggio e gioia alle «nazioni lontane» (Is 8, 9) che «Dio è con noi!».

+Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’

Natale di Cristo

2023/2024

Mosca

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07/01/2024
Russia - Il grande peccato di Costantinopoli
 


                                     

Mosca, 7 gennaio 2024 - Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill, rispondendo alle domande del direttore generale della TASS A.O. Kondrashov durante la sua intervista di Natale del 7 gennaio 2024, ha osservato che il Patriarca di Costantinopoli è sotto la forte influenza di «coloro che detengono il potere in questo mondo» e il suo sostegno allo scisma in Ucraina non è solo un errore, ma «il suo grande peccato».
«Fattori politici hanno portato alla creazione di una “chiesa” scismatica in Ucraina; purtroppo è stata sostenuta dal Patriarca di Costantinopoli. È fortemente influenzato da coloro che detengono il potere in questo mondo. Non ha alcun sostegno, non ha un proprio gregge nel luogo in cui si trova (intendo la Turchia); non è davvero facile per lui», - ha detto il Patriarca Kirill.
«Con ogni probabilità, questo contesto sfavorevole costituisce la posizione del Patriarca di Costantinopoli, con la quale molti trovano impossibile essere d'accordo. E quindi sostenere lo scisma in Ucraina non è solo un errore del Patriarca di Costantinopoli, è il suo grande peccato», - ha aggiunto il Primate della Chiesa ortodossa russa.
«Quando iniziarono i processi scismatici, dietro di loro, non ho dubbi, c’era la volontà politica non solo dei nemici della Russia, ma anche dei nemici dell’Ortodossia. Perché strappare la Chiesa russa alle Chiese del Medio Oriente significa innanzitutto indebolire quelle Chiese. Ma, per grazia di Dio, la maggior parte dei leader ortodossi sono persone sagge e non soccombono a questo tipo di pressione, sebbene questa pressione venga esercitata e alcuni stiano rinunciando alle loro posizioni. Tuttavia, alcuni capi di Chiese si oppongono coraggiosamente a questo», - ha concluso Sua Santità il Patriarca.


(Fonte: Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media/Patriarkhija.ru)