sabato 8 febbraio 2025

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 "Figlio Unigenito" – Chi ha scritto l'inno cantato in ogni Liturgia?

di Aleksandra Obolonkova

The Catalogue of Good Deeds, 27 gennaio 2025

 

Giustiniano I

Giustiniano I fu un sovrano di contrasti: un grande legislatore, costruttore di città e chiese e difensore della dottrina ortodossa da un lato, ma dall'altro un sovrano che lasciò dietro di sé un impero vasto ma finanziariamente teso. Alcuni lo elogiarono come saggio e astuto, mentre altri lo criticarono come subdolo e crudele. Era capace di decisioni dure, ma offrì anche rifugio nel suo palazzo ai membri di un movimento religioso che si opponeva a lui. Il suo carattere fu descritto in termini contrastanti, con una critica che lo dichiarò un uomo in cui "la natura ha raccolto tutto il male dagli altri uomini". Eppure, in mezzo a queste contraddizioni, Giustiniano era profondamente religioso, e si sforzava di vivere una vita pia.

l'imperatore Giustiniano I, la santa Madre di Dio e l'imperatrice Teodora. Mosaico nel monastero siriano di Sednayah. Di AnaTam – Opera propria, CC BY-SA 3.0 / Wikipedia

Sembrava contraddittorio in tutto, eccetto che nel suo incrollabile impegno nel preservare e proclamare la vera dottrina di Dio.

Giustiniano successe allo zio come imperatore e cambiò persino la legge romana per sposare la sua amata Teodora, un'ex intrattenitrice circense con un passato controverso. Quando si incontrarono, tuttavia, Teodora si era pentita e aveva trasformato la sua vita. Era stata influenzata dai monofisiti, seguaci di un'eresia condannata dal quarto Concilio ecumenico di Calcedonia. Quest'eresia insegnava che Cristo possedeva solo una natura divina, negando la sua piena umanità, una credenza rifiutata dal cristianesimo ortodosso.

l'imperatore Giustiniano e i suoi consiglieri discutono di testi religiosi. Jean-Joseph Benjamin-Constant. XIX secolo. Di AnaTam – Opera propria, CC BY-SA 3.0 / Wikipedia

Teodora governò assieme a Giustiniano, condividendo il potere imperiale ed esercitando una notevole influenza sulle sue decisioni. In tempi di crisi, spesso agì come il suo più fermo sostegno, occasionalmente mostrando una risolutezza maggiore di quella dell'imperatore stesso.

Tuttavia, in materia di fede, la coppia imperiale era tutt'altro che unita. Mentre Giustiniano si opponeva al monofisismo a livello statale, Teodora continuò a patrocinare i suoi seguaci. Nonostante la persecuzione nazionale dei monofisiti, alcuni vivevano all'interno del palazzo imperiale sotto la sua protezione, con la tacita approvazione di Giustiniano.

Nel frattempo, Giustiniano si immerse nelle questioni ecclesiastiche, cercando modi per sanare le divisioni e promuovere la comprensione tra i cristiani.

A differenza di un altro famoso sovrano, il re Davide, autore di molti inni poetici che sono ora centrali nel culto cristiano, Giustiniano I era più incline alle lettere e ai dibattiti teologici. Eppure, nonostante la sua attenzione alla teologia piuttosto che alla poesia, diede un contributo duraturo all'innografia della Chiesa con l'inno senza tempo "Figlio Unigenito":

"Figlio unigenito e Verbo di Dio, pur essendo immortale,

hai accettato per la nostra salvezza di incarnarti

dalla santa Madre di Dio e sempre vergine Maria;

senza mutare ti sei fatto uomo, Cristo Dio,

e, crocifisso, hai calpestato la morte con la morte;

Tu sei uno della santa Trinità

e sei glorificato insieme con il Padre e con il santo Spirito: salvaci."

Questo inno breve ma spiritualmente profondo trasmette la dottrina della Chiesa sulla salvezza, affermando il dogma delle due nature di Cristo, proclamato al quarto Concilio ecumenico di Calcedonia. Le parole "senza mutare ti sei fatto uomo" contrastano direttamente l'eresia monofisita, che negava l'umanità di Cristo affermando in lui solo una natura divina. Inoltre, l'inno dichiara l'unità di Dio in tre persone, "tu che sei uno della santa Trinità", in un modo che sottolinea la fede ortodossa pur essendo comprensibile anche a coloro che hanno rifiutato la piena umanità di Cristo.

Introdotto nella tradizione liturgica da Giustiniano nei primi anni del 530, questo inno non servì solo come gloriosa lode al Verbo incarnato, ma anche come tentativo di coinvolgere e affrontare gli oppositori teologici senza compromettere la dottrina ortodossa.

Nonostante gli sforzi di Giustiniano, tra cui la convocazione del quinto Concilio ecumenico, non si giunse a un pieno accordo nel mondo cristiano. Per tutta la sua vita, Giustiniano rimase profondamente impegnato in questioni teologiche, continuando a cercare la strada giusta anche negli ultimi anni. Verso la fine della sua vita, mostrò simpatia per certi elementi della dottrina monofisita. Tuttavia, la Chiesa ortodossa insegna che sia Giustiniano sia sua moglie, Teodora, alla quale egli sopravvisse di 17 anni, si pentirono di qualsiasi visione errata prima della loro morte.

Il 27 novembre, la Chiesa commemora questi sovrani santi e credenti, l'imperatore Giustiniano e l'imperatrice Teodora. Per quasi 1.500 anni, l'inno "Figlio Unigenito" è stato cantato in ogni Divina Liturgia nelle chiese di rito bizantino che sostengono le decisioni del Concilio di Calcedonia. Sorprendentemente, questo inno è cantato anche nelle Chiese non calcedoniane, come quelle di tradizione siriaca e armena, con cui il dialogo teologico continua fino ad oggi.

mercoledì 5 febbraio 2025

Hanno infangato ad un Santo !!! https://www.ortodossiatorino.net

"Morirà impenitente!" Anastasios e gli ufficiali del Fanar

Helleniscope, 28 gennaio 2025

 

NOTA DEL CURATORE (Nick Stamatakis). Devo ammettere che sono rimasto sorpreso dalla notizia che il patriarca Bartolomeo e il metropolita Emmanuel andranno a Tirana, in Albania, per "officiare" (la parola giusta è "profanare") il funerale dell'arcivescovo Anastasios... E non sono il solo: come potete vedere in questo eccellente articolo, le persone che circondano il patriarca Bartolomeo e il "nido di vespe" chiamato Fanar si sono distinte nell'attaccare Anastasios in modi totalmente ingiusti, chiamandolo con tutti i tipi di nomi... Anastasios non era lo strumento di alcuna autorità secolare, poiché il Fanar era lo strumento del Dipartimento di Stato americano, mentre Anastasios si preoccupava solo dell'unità ortodossa...

Non è necessario parlare qui della personalità, del lavoro, dell'instancabile altruismo del defunto Arcivescovo d'Albania Anastasios (Yannoulatos, 1929-2025), ma anche della continua offerta dei suoi doni alle persone invece del loro uso individuale. Molti parleranno e scriveranno, diranno molto. E niente costituirà un'esagerazione. L'uomo, dopotutto, ha parlato una vita con la sua opera. Ed è questo, così come la sua intera presenza, che gli ha dato la sua gigantesca autorità morale nella coscienza dell'intero popolo greco, un'autorità morale senza asterischi e note a piè di pagina che difficilmente troveremo attribuita in modo così inequivocabile a chiunque altro.

Ma ci saranno necrologi di individui e istituzioni che avranno anche un'altra funzione: una "lavanderia" per i necrologi stessi. "Memoria eterna" ad Anastasios significa: ricordare anche questi, o parlarne. Perché l'ultima grande lotta di Anastasios, negli ultimi anni, ha riguardato il suo disaccordo pubblico ed esplicito con le scelte della sua stessa autorità ecclesiastica, il Patriarcato ecumenico. Riguardo al modo in cui è avvenuta l'autocefalia della Chiesa ucraina, riguardo alla fretta e alla novità (vale a dire: l'inaccettabilità ecclesiastica) di molti metodi alla luce della storia della Chiesa e del diritto canonico per realizzare in modo complicato una cosa del genere, con scarso riguardo per questioni fondamentali come la successione apostolica, riguardo all'orrore storico delle conseguenze di uno scisma importante (Costantinopoli-Mosca) all'interno del corpo della Chiesa ortodossa, che noi salutiamo con noncuranza nel contesto del "lato giusto della storia".

Altri aggiungerebbero a queste: la trasformazione rapida e di successo di un'antica istituzione con secoli di esperienza nella diplomazia e con una precedente consapevolezza del peso della storia, secoli oltre la situazione attuale e gli equilibri del momento, in un gioco e strumento di un'ala specifica del potere americano: la sua trasformazione in un braccio della politica religiosa del Dipartimento di Stato. O la comprensione retrospettiva (come oggi vedono anche i ciechi) dell'autocefalia ucraina come uno degli atti orchestrati che ci hanno portato a una guerra con un milione di morti nel continente europeo e quasi alla terza guerra mondiale.

Ma Anastasios non stava facendo giochi politici. Stava parlando di questioni di ordine ecclesiastico e della posta in gioco dell'unità della Chiesa. E stava parlando di questioni della sua autorità ecclesiastica sovraordinata (la Chiesa d'Albania è ora autocefala e quindi indipendente, ma Anastasios vi aveva iniziato il suo lavoro come esarca del Fanar in Albania), del Patriarcato ecumenico, qualcosa che ha un costo. Lasciamo che i russi parlino dei peccati del Patriarcato di Mosca. La cosa facile è parlare degli altri, la cosa difficile è fare un'autocritica onesta.

In circostanze normali, l'autorità ecclesiastica superiore ascolterebbe le questioni sollevate da un importante arcivescovo di una Chiesa autocefala, e ancora di più quando questi ha una tale autorità morale nella coscienza di così tante persone. Penserebbe di avere le sue ragioni. Invece, abbiamo assistito con stupore a una serie di attacchi contro Anastasios provenienti dal cortile del Fanar.

È inconcepibile dimenticare la conclusione di un articolo diffamatorio dell'Arconte Retto Guardiano della Grande Chiesa di Cristo, un funzionario del Patriarcato ecumenico, Panagiotis Andriopoulos: Anastasios d'Albania, dice l'Arconte Retto Guardiano del Fanar, "morirà impenitente" (12 agosto 2023). Il testo è uno dei tanti che troviamo sul sito web semi-ufficiale del Patriarcato ecumenico Phos Phanariou e su altri della stessa tempra se, naturalmente, non sono stati scaricati al momento in cui questa nota viene pubblicata. Quando diciamo "semi-ufficiale", lo intendiamo letteralmente: "semi-ufficiale" significa che puoi sempre negare che sia tuo, ma onorare coloro che lo hanno creato e lo gestiscono con titoli come "Archon Dikyophylax", mostrando il tuo favore e la tua approvazione del loro lavoro nei fatti, non a parole.

L'esempio non è isolato e individuale. E cosa non è stato scritto per infangare Anastasios d'Albania come "teologo della guerra" (Anastasios!) e "un giocattolo di Mosca" (Anastasios!). Cosa ci dicono le obiezioni ad Anastasios d'Albania? Ma che era "guerrafondaio" e "filo-russo", cos'altro... (Come, a proposito, questo stesso testo. Cos'altro?) Non hanno parlato solo di "rubli" in risposta alla sua schiettezza. O meglio, ne hanno parlato anche – indirettamente ma molto chiaramente. È, dopotutto, dalla parte ucraina che sono apparsi testi, con pesanti firme di laici della corte del Patriarcato ecumenico, che si sono preoccupati di presentarci Anastasios d'Albania come un "sostenitore della giunta" – perché la prima cosa a cui pensi quando pensi ad Anastasios è... "giunta"...

Non contamineremo le anime dei lettori con altro. Chiunque sia interessato può trovare tali testi con caratteristica facilità. Ma non prendiamoci in giro a vicenda, e riprendiamoci un po' di dignità. Se non avessero avuto il favore, l'approvazione o almeno la tolleranza del Patriarcato ecumenico, questi testi non sarebbero mai stati pubblicati su un sito web con questo titolo sotto i quadri ordinati del Patriarcato ecumenico, né sarebbero stati scritti e firmati da un gruppo di teologi "di corte".

I necrologi istituzionali non includeranno quanto sopra. Questi saranno messi a tacere, come se lo stesso Anastasios avesse taciuto sulle poste in gioco storiche ecclesiastiche del suo tempo. Ma non ha taciuto. Né è stato un codardo. E noi abbiamo la responsabilità di ricordarlo e di ricordarcelo. Da qui questa nota non molto elegante, così presto dopo la sua morte. E poiché la denigrazione di Anastasios fa male, lasciamo che questo testo sia una nota nell'autolavaggio di necrologi, persone e istituzioni. Lasciamo che siano giudicati all'ombra dell'autorità morale dell'arcivescovo Anastasios d'Albania nella coscienza di tutti.

Tutto questo non riguarda solo la giustizia per la memoria di Anastasios d'Albania. Riguarda anche un altro lamento, un'altra morte: vedere l'istituzione inimmaginabilmente importante del Patriarcato ecumenico, con o senza l'involucro e gli onori istituzionali "arcontici", cadere in tali diffamazioni contro la gigantesca autorità morale di Anastasios. Senza alcuna consapevolezza del danno che questa nuova idea causa alla stessa istituzione storica e preziosa, di come la calunnia, di quanto drasticamente ne diminuisce la portata e la stessa autorità morale nella coscienza del popolo greco. Non possiamo permetterci di trattarci in questo modo.

Ma l'ultimo Guardiano dei Diritti per tutti noi non sarà stato ordinato da loro.

Il filortodosso

lunedì 27 gennaio 2025

 

             

 

PARROCCHIA CRISTIANA ORTODOSSA

PATRIARCATO DI MOSCA

SAN GIOVANNI DI KRONSTADT

CASTROVILLARI  (CS)

 

CALENDARIO LITURGICO ORTODOSSO

PASQUA   2025


 

 

Febbraio

  


08   S      Vespro (Vecernie)   Ore  17.00

09   D       Domenica del Pubblicano e del Fariseo – Entrata nel Triodion  -  Tono   VIII

                Luca: 18,10-14       II° Tim.: 3,10-15   

  

 

15   S       Vespro (Vecernie)   Ore  17.00

16   D      Domenica del Figlio prodigo   -   Tono   I

                 Luca 15,11-32        I Cor. : 6,12-20

 

17   L      Inizia la settimana dei defunti       

               (Ogni sera con inizio alle ore 17.30  Panichida (Parastas) in suffragio dei                                   

               defunti)    

                

                                                                                                                                                                                                                                                                             22  22 S      Sabato dei defunti (ore 17.00  Panichida in suffragio dei defunti) – Vespro

23   D     Domenica di Carnevale     -   Tono   II

               Matteo 25,31-46      I° Cor.: 8,8- 9,2

 

 

Marzo

 

01  S    Commemorazione dei defunti  e  Vespro (vecernie)

02  D     Domenica dei Latticini   -   Tono  III

              Matteo 6,14-21             Romani 13,11-14,4 

 

 3 Lunedì Puro inizio della Santa Quaresima


Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì

preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi

Piccolo Apodipnon (Compieta) e I Stasis dell’Inno Akathistos

 

08   S     Commemorazione dei defunti  e  Vespro (vecernie)

09   D     Domenica  prima di quaresima - dell’Ortodossia   -   Tono   IV

                Giovanni 1,43-51       Ebrei 11,24-26,32

Processione con le Sacre Icone

 

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì

preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi

Piccolo Apodipnon (Compieta) e II Stasis dell’Inno Akathistos

 

15   S      Commemorazione dei defunti  e  Vespro                                                          16   D   Domenica seconda di quaresima – San Gregorio Palamas  -  Tono  V

Marco 2,1-12       Ebrei 1,10 – 2,3

 

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì

Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi

Piccolo Apodipnon (Compieta) e III Stasis dell’Inno Akathistos


22   S    Commemorazione dei defunti  e  Vespro

23   D   Domenica terza di quaresima  -  Adorazione della preziosa e vivificante Croce  

                Tono VI                 

                                   Marco 8,34 – 9,1         Ebrei 4,14 – 5,6

 

  Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì

Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi

Piccolo Apodipnon (Compieta) e IV Stasis dell’Inno Akathistos

 

29      Commemorazione dei defunti  e  Vespro                                                      30 30  D    Domenica quarta di quaresima  -  San Giovanni  Climaco  -  Tono VII

                          Marco  9,17-31           Ebrei  6,13-20

 

Lunedì, Martedì, Giovedì

Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Mercoledì

Piccolo Apodipnon (Compieta) e dopo si recita il Grande Canone

di San Andrea di Creta

Venerdi

Piccolo Apodipnon (Compieta) ed intero Inno Akathistos

 

Aprile

 

05   S     Commemorazione dei defunti  e  Vespro                                                06   D    Domenica quinta di quaresima  -  Santa Maria Egiziaca   - Tono   VIII                                   

                     Marco 10,32-45                 Ebrei 9,11-14

 

12   S   Sabato di Lazzaro – Vespro (Vecernie) delle Palme   

13   D    Domenica delle Palme – Ingresso di N.S.G.C. a Gerusalemme  

                       Giovanni 12,1-18            Filippesi  12,28   - 13,8

 

 

La sera, ore 17.30, ufficatura  del Nimfios  (Mattutino Lunedi )

 

 

INIZIO DELLA GRANDE E SANTA SETTIMANA

 

(Tutte le ufficiature della Settimana Santa inizieranno alle ore 17.00)

 

  14   L       La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino  martedi)

  15   M     La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino mercoledi)

 16   M     La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino giovedi)

 17   G     Mattutino e 12 evangeli

  18   V    Ufficio delle Grandi Ore e Epitafios Trinos 

             (Sante sofferenze del Signore) - Processione

 19   S     Mattutino di Pasqua

 

 

 20   D                      PASQUA  DI  RISURREZIONE

 

DIVINA  LITURGIA    ORE  10.00

 

ХРИСТОС ВОСКРЕСЕ     ВОИСТИННУ ВОСКРЕСЕ

 CRISTO Ė RISORTO     VERAMENTE Ė RISORTO

KRISTOS ANESTI       ALITHOS ANESTI

KRISHTI U NGJALLË        VIRTETA U NGJALLË

HRISTOS A ÎNVIAT    ADEVARAT A ÎNVIAT

A TUTTI  I  FEDELI  ORTODOSSI

 B U O N A   P A S Q U A

 

Padre  Giovanni  Capparelli

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  Il Monte Athos e la Grecia sostengono la Chiesa ortodossa ucraina: quale impatto avrà sul patriarca Bartolomeo?

Unione dei giornalisti ortodossi, 24 gennaio 2025

 

il capo del Fanar ascolterà gli abati del Monte Athos e della Grecia? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

40 influenti monasteri del Monte Athos e della Grecia hanno scritto una lettera a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina. Cosa significa questo per il patriarca Bartolomeo?

Il 22 gennaio 2025, gli abati e i monaci di circa quaranta monasteri in Grecia e sul Monte Athos hanno scritto un appello a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina. In breve, i monaci affermano che la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina è la prova della sua autenticità e che la legge approvata nel 2024, che di fatto mette al bando la Chiesa ortodossa ucraina, sta trasformando l'Ucraina in uno stato repressivo che legalizza la violenza e la calunnia contro la Chiesa. Gli abati hanno menzionato il sequestro della cattedrale di Cherkassy, dove il metropolita Feodosij è stato picchiato e sono state usate violenze fisiche contro i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Hanno anche sottolineato che quando una situazione simile è accaduta alla chiesa di San Dionigi nel quartiere Kolonaki di Atene, il patriarca Bartolomeo "condanna fermamente ogni atto di violenza, in particolare quelli diretti contro i luoghi di culto, dai quali emergono solo messaggi di amore, pace e solidarietà".

I monaci hanno scritto che pregano il Signore affinché "ammorbidisca i cuori dei potenti della terra, affinché ogni forma di violenza possa essere scongiurata e la pace tanto desiderata possa prevalere in Ucraina e nel mondo intero" e sperano che ciò accada "se noi, cristiani degli ultimi giorni, ci pentiamo e ci distinguiamo per la nostra pazienza, il nostro perdono e il nostro amore, secondo sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina".

Perché consideriamo questa lettera un messaggio importante, indirizzato principalmente al Patriarcato di Costantinopoli e al patriarca Bartolomeo personalmente? Diamo un'occhiata più da vicino.

Perché questa lettera è importante?

Il Monte Athos ha sempre avuto un posto speciale nei cuori dei cristiani ortodossi come dominio della Madre di Dio. Inoltre, nel corso della storia della Chiesa ortodossa, la voce dei monaci athoniti si è spesso levata in difesa dei dogmi e dei canoni della nostra Chiesa. Sono morti al mondo, hanno dedicato la loro vita a Dio e non hanno altri interessi se non servirlo. Per questo motivo, molti di noi credono che gli athoniti siano coloro che custodiscono la Verità e sono obbligati a reagire quando viene violata, sia dalle autorità secolari che da quelle ecclesiastiche.

Teniamo i monaci dei monasteri greci nella stessa considerazione, poiché la Grecia è la culla dell'Ortodossia moderna, ed è da lì che abbiamo ricevuto la luce del Vangelo. Per questa stessa ragione, vediamo l'appello degli abati e dei monaci di 39 monasteri della Grecia e del Monte Athos non solo come parole, ma come un simbolo di sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina di fronte a una grave persecuzione. Questa lettera dimostra che anche coloro che rientrano nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli riconoscono l'ingiustizia che si sta verificando in Ucraina e non sono disposti a rimanere in silenzio o a chiudere un occhio su ciò che viene fatto alla nostra Chiesa. L'appello degli abati indica anche che la verità non può essere nascosta, anche quando si tenta di zittirla o calunniarla.

A prima vista, potrebbe sembrare che la lettera sia semplicemente l'opinione di un gruppo di monaci, e che il Fanar, o persino i politici, possano ignorarla. Tuttavia, se guardiamo più a fondo, diventa chiaro che ogni parola di questa lettera riflette dolore, una comprensione che il cristianesimo non si afferma attraverso la violenza, e inoltre - che la violenza (in questo caso, in Ucraina) non può essere giustificata da belle parole sulla necessità di "unità". Perché raggiungere l'unità attraverso sangue e lacrime è impossibile. Inoltre, questa lettera esprime il desiderio di proteggere la verità.

È importante sottolineare che i firmatari dell'appello appartengono a monasteri sotto la giurisdizione del Fanar e della Chiesa di Grecia, le stesse Chiese che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, tutti e cinque gli abati athoniti che hanno firmato la lettera, insieme ai fratelli dei loro monasteri, commemorano il Patriarca Bartolomeo durante ogni Divina Liturgia e non cercano un confronto con lui. Lo stesso si può dire di quei monasteri situati in Grecia. Per esempio, tra i firmatari c'è l'igumeno del monastero della Trasfigurazione del Salvatore nel villaggio di Sochos, l'archimandrita Evloghios, il cui metropolita è stato uno dei primi (e quasi l'unico) tra i vescovi greci che non solo ha riconosciuto la Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma ha anche celebrato insieme a Dumenko a Kiev il 28 luglio 2019 i "servizi" in occasione del Giorno del Battesimo della Rus' (a quel tempo, lo ricordiamo, mancavano ancora alcuni mesi al riconoscimento ufficiale della Chiesa ortodossa dell'Ucraina da parte della Chiesa greca).

Ci sono anche monasteri situati nei territori di altre diocesi in Grecia, i cui metropoliti hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il che significa che dovrebbero formalmente aderire alla posizione dei loro vescovi, ma in pratica le loro parole contraddicono la linea ufficiale. Perché?

Riconoscimento della Chiesa ortodossa ucraina come vera Chiesa

Ricordiamo che nel 2019 il Patriarca Bartolomeo ha dichiarato di "tollerare solo temporaneamente l'esistenza dei vescovi ucraini (della Chiesa ortodossa ucraina, ndc) non come vescovi ordinari locali, ma semplicemente come vescovi titolari o che si trovano (risiedono) in Ucraina". Secondo lui, sua Beatitudine il metropolita Onufrij "non è più considerato il metropolita canonico di Kiev, ma piuttosto un vescovo residente a Kiev, come è stato scritto negli Annali del Patriarcato ecumenico per il 2020". Queste parole non sono solo un "non riconoscimento" dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, ma un chiaro segnale che, poiché non sono diventati parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", possono essere considerati vescovi della... Chiesa ortodossa russa, "temporaneamente residenti in Ucraina". E su questa base (le dichiarazioni del patriarca Bartolomeo), gli esperti del Servizio statale per gli affari etno-religiosi hanno ritenuto possibile mettere al bando la Chiesa ortodossa ucraina.

Tuttavia, a differenza del Fanar, i monaci della Grecia e del Monte Athos si riferiscono alla Chiesa ortodossa ucraina non come "diocesi della Chiesa ortodossa russa in Ucraina", ma come la vera Chiesa ortodossa ucraina sotto la guida del metropolita Onufrij. Questo fatto è particolarmente importante perché dimostra che anche coloro che sono formalmente sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli riconoscono lo status canonico della Chiesa ortodossa ucraina. Inoltre, sottolineano che la stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi in Ucraina rimane fedele a questa Chiesa. Nella loro lettera, i monaci hanno persino citato il numero di credenti che, a loro avviso, appartengono alla Chiesa ortodossa ucraina: circa 24 milioni di persone.

In effetti, questo riconoscimento è una sfida diretta all'intera posizione ufficiale del Fanar, che cerca di isolare la Chiesa ortodossa ucraina e presentarla come una struttura marginale controllata da Mosca. Infatti, i monaci affermano apertamente che la Chiesa ortodossa ucraina non è semplicemente un progetto politico o etnico, ma una Chiesa viva, che continua il suo ministero anche sotto una grave persecuzione.

Persecuzione – segno della vera Chiesa

I monaci iniziano il loro discorso con le parole dell'apostolo Paolo: "Infatti, tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati" (2 Tim 3:12). Vale la pena notare che, a nostro avviso, questo argomento è particolarmente significativo nel contesto dell'attuale "situazione della chiesa" in Ucraina. I monaci sono convinti che la sofferenza della Chiesa ortodossa ucraina sia la prova della sua autenticità come Chiesa. Dopo tutto, come possiamo spiegare altrimenti che milioni di credenti continuano a rimanere fedeli alla loro Chiesa nonostante arresti, violenze, calunnie e odio?

Nel discutere della persecuzione, i monaci non fanno affermazioni vaghe, ma forniscono esempi specifici. Menzionano il sequestro di chiese e monasteri, l'arresto di vescovi e il maltrattamento di laici. L'esempio più eclatante è il sequestro della cattedrale dell'arcangelo Michele a Cherkassy. In una lettera, che sicuramente è già stata letta al Fanar, ricordano come, nell'ottobre 2024, circa cento persone in mimetica hanno preso d'assalto la cattedrale della Chiesa ortodossa ucraina a Cherkassy, usando sostanze chimiche e armi ad aria compressa. Naturalmente, questo incidente oltraggioso è diventato noto al mondo intero e il patriarca Bartolomeo non può ignorarlo. Una conferma di questo fatto è la testimonianza di Natallia Vasilevich, che ha affermato che il patriarca Bartolomeo, in una conversazione con Evstratij Zorja, ha espresso la sua profonda preoccupazione per la violenza e i sequestri che si verificano nel contesto delle attività della Chiesa ortodossa ucraina e ha sottolineato che l'unità nella Chiesa non può essere costruita sulla violenza.

Pertanto, la menzione dell'incidente di Cherkassy non è casuale. È un chiaro segnale al capo del Fanar che non ha il diritto di rimanere in silenzio in risposta alle azioni di coloro che ha legalizzato e che considera suoi figli.

In sostanza, le parole della lettera servono come un gentile promemoria al patriarca Bartolomeo: mettere a tacere la verità è diventato impossibile e se il Fanar continua a tacere, non farà altro che danneggiare se stesso e l'intera Chiesa.

La cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

È interessante notare che gli autori della lettera mettono a confronto la Chiesa ortodossa ucraina con la struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Dumenko. E lo fanno in modo così netto che è impossibile non notarlo. Nonostante i monaci appartengano a giurisdizioni che hanno riconosciuto ufficialmente Dumenko, non considerano legittima la sua struttura, riferendosi ad essa come alla "cosiddetta Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tra virgolette. In altre parole, la posizione espressa nell'appello è un'ulteriore conferma che, nonostante gli strenui sforzi del Patriarcato di Costantinopoli per legittimare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", persino il clero del Fanar non la riconosce. Quindi, cosa si può dire degli altri?

Inoltre, se anche sei anni dopo il conferimento del Tomos, ci sono coloro all'interno del Patriarcato di Costantinopoli e della Chiesa greca che non considerano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" una Chiesa canonica, sorge spontanea la domanda: come sono riusciti a ottenere il riconoscimento da tutti gli altri? E quanti all'interno delle Chiese greche rimangono in silenzio sulle azioni del Fanar ma in realtà sono loro oppositori?

Sappiamo tutti che per il capo del Fanar la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un argomento tanto doloroso quanto lo è il sostegno alla guerra per il patriarca di Mosca.

Pertanto, l'attuale lettera dei monasteri athoniti e greci può essere paragonata a una situazione ipotetica in cui i principali monasteri della Chiesa ortodossa russa condannassero la guerra in Ucraina e chiedessero la pace.

Le autorità ucraine, Hitler e Stalin

Un altro punto degno di nota è il parallelo tracciato dagli autori della lettera tra le azioni delle attuali autorità dell'Ucraina e i regimi totalitari del passato. La legge approvata dal Parlamento ucraino nell'agosto 2024 che kette al bando la Chiesa ortodossa ucraina è paragonata alle repressioni dei tempi di Hitler e Stalin. "Con questa legge, l'Ucraina, un paese "orientato all'Europa", sta tornando ai tempi di Hitler e Stalin", scrivono i monaci.

Questo paragone non è solo una valutazione emotiva. È un'accusa seria, che dimostra che le attuali azioni delle autorità non hanno nulla a che fare con la democrazia o la libertà religiosa. Sono mirate alla distruzione di un'intera Chiesa e alla soppressione di milioni di persone per le quali la fede non è solo una tradizione, ma il senso della vita. Ma, cosa più importante, tutto questo si sta vedendo in Europa e in altre parti del mondo. Sì, al momento le corti europee rimangono in silenzio e i politici democratici chiudono un occhio su ciò che sta accadendo in Ucraina in stato di guerra. Ma tutte le guerre, prima o poi, finiscono e tutti i criminali, prima o poi, risponderanno dei loro crimini.

Conclusioni

L'appello dei monaci è una sfida all'intera posizione ufficiale del Fanar. Dimostra che anche all'interno di questa struttura ci sono molti che non sono d'accordo con ciò che sta accadendo. Il Patriarcato di Costantinopoli deve capire che tali cose non possono essere ignorate.

In effetti, i monaci stanno suggerendo al patriarca Bartolomeo che per lui è giunto il momento della verità: o ammetterà il suo errore nel concedere il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e cercherà di cambiare la situazione, oppure continuerà a tacere, rischiando di perdere la fiducia anche dei suoi sostenitori.

La lettera degli abati di Grecia e Athos non è solo un sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina. È un invito all'azione. Dice che la Verità è al di sopra degli interessi politici e che il patriarca Bartolomeo deve correggere i suoi errori.

Ma anche se non dovesse arrivare alcuna risposta dal Patriarcato di Costantinopoli, una cosa ci è chiara: la verità non può più essere nascosta o sepolta. La persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina non è un problema locale, ma una sfida per l'intero mondo ortodosso.

E se il Fanar non risponde, speriamo che lo facciano i vescovi delle altre Chiese. Dopo tutto, il futuro dell'Ortodossia nel XXI secolo dipende da questo.