martedì 22 ottobre 2019

PECCATO...PECCATO !!!! Il mio fratello di sangue,l'Arvanita Arcivescovo di Atene Ieronimos, con altri suoi confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, hanno scelto...l'Anticristo !!!! ( Dal sito del confratello padre Ambrogio di Torino)

Cristo ai greci – "Ecco, la vostra
 casa vi viene lasciata deserta"
Russian Faith, 19 ottobre 2019


il metropolita Luka di Zaporozh'e


Cristo è in mezzo a noi, cari lettori!
Cristo ai greci – "Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta"
Sto con trepidazione di fronte all'enorme verità delle profezie della storia del Vangelo, di cui siamo testimoni. La venuta dell'Anticristo è l'opposto degli eventi della vita terrena del nostro Salvatore. Gli ebrei, il popolo eletto di Dio, a cui erano stati affidati la legge e i profeti, che dovevano essere i primi a riconoscere la venuta di Cristo nel mondo, divennero nemici di Dio e servi del diavolo, dopo aver crocifisso il Messia. I loro studiosi, farisei e scribi, studiando scrupolosamente le Sacre Scritture, filosofando sul suo significato, crocifiggono il Salvatore del mondo.
Il mondo pagano greco-ellenico fu il primo ad accettare i semi della fede e divenne il nuovo popolo eletto, che sostituì il popolo traditore di Israele. Ma anche qui, come allora, "alla fine dei tempi" questo popolo ha rispecchiato la storia dei suoi predecessori. Solo che i greci questa volta non hanno potuto riconoscere lo spirito dell'anticristo. E ancora gli "ipocriti" non hanno potuto distinguere i "segni dei tempi"! (Mt 16:3).
Il sinedrio ebreo condanna a morte Cristo per una ragione semplice e banale: per non perdere condizioni di vita confortevoli. "È meglio che un uomo solo muoia..." (Gv 18:14). I vescovi greci fanno lo stesso. Meglio lasciar soffrire il Corpo di Cristo – la Chiesa, piuttosto che perdere i nostri stipendi europei, i confort, i buoni rapporti con quelle tasche da cui otteniamo i nostri stipendi. Così è più facile.
Vi siete lavati le mani come Pilato, ma avete contaminato il vostro cuore. Le nostre chiese sono sequestrate, i nostri parrocchiani sono picchiati, il sangue si riversa sulla nostra terra. E questo è "solo l'inizio dei dolori" (Mt 24:8). Mentre starete a filosofare su Cristo e a teologizzare su Dio in comodi uffici, noi, su vostro suggerimento, saremo uccisi per Cristo. Il Signore ci ha messi in guardia da molto tempo contro il lievito della vostra ipocrisia (Matteo 16: 6), e ora diventiamo di nuovo testimoni della verità delle sue parole.
Non avete percepito il gusto di Giuda nel bacio di Dimitrios Archondonis [il nome secolare del patriarca Bartolomeo, ndt]. Avendo detto "A", ora dovrete dire "B" e proseguire su quei punti del piano che è previsto dal governo del Nuovo Ordine Mondiale. Dopo aver baciato la pantofola del papa, bacerete la pantofola dell'Anticristo. E questa è la vostra scelta di oggi.
"Serpenti, razza di vipere!" Come potrete scampare dalla condanna dell'inferno?" (Mt 23:33). "Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta" (Luca 13:35). Come ricorderete, il tradimento degli ebrei non li ha salvati. Passò un po' di tempo e il giudizio di Dio non tardò a venire. Dio ha solo due parole: "Sì" e "No". Le definizioni scivolose, sottili, velate, infide del vostro Sinedrio non vi salveranno. Dio vi ha ascoltati, avete detto alla Verità – no. Siete andati consapevolmente contro la Verità – e questa è quella bestemmia contro lo Spirito che non può mai essere perdonata (Mt 12:32).
E noi siamo infinitamente grati a Dio per il fatto che egli ci abbia scelti come sacrificio per la Verità. Probabilmente, per le preghiere della Madre di Dio: in tutto il mondo, solo sulla nostra santa Terra ci sono tre sue sante Lavre. È un grande onore per noi soffrire per Cristo. Grazie a Dio per questo grande dono – non solo per credere in lui, ma anche per soffrire per lui (Fil 1:29). E di voi vorrei dire a Dio: "Perdonali, perché non sanno quello che fanno". Ma non posso, perché allora diventerei un ipocrita come voi.
Lo so per certo che voi lo sapete, ma agite comunque in un altro modo.

sabato 19 ottobre 2019

Domenica 20 ottobre 2019, la Divina Liturgia sarà celebrata presso la Parrocchia Ortodossa, San Giovanni di Kronstad, del Patriarcato di Mosca, Palazzo Gallo // Piazza Vittorio Em.II, con inizio alle ore 9,30 circa  Castrovillari. Il Signore vi benedica !!!

venerdì 18 ottobre 2019

Queste sono le decisioni, ben ponderate, sulle decisione del Sinodo della Chiesa Greca da parte del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa nella sessione straordinaria di ieri 17 ottobre 2019.



Santo Sinodo russo: Smetteremo di commemorare
 il primate greco se questi inizia a commemorare 
o a riconoscere gli scismatici
Orthochristian.com, 17 ottobre 2019


 patriarchia.ru

 I vescovi "cessano anche la comunione di preghiera ed eucaristica con quei vescovi della Chiesa greca che sono entrati o entreranno in comunione con i rappresentanti delle comunità scismatiche non canoniche ucraine".


Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa si è riunito oggi in una sessione straordinaria sotto la presidenza di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e Tutta la Rus' per discutere degli eventi in corso legati all'invasione del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina e alle decisioni della recente sessione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa di Grecia.
I membri del Sinodo hanno esaminato vari documenti riguardanti il ​​Concilio episcopale, tra cui il comunicato ufficiale pubblicato dalla Chiesa greca e il rapporto dell'arcivescovo Hieronymos di Atene e di Tutta la Grecia, in cui raccomanda alla Chiesa greca di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.
La dichiarazione ufficiale del Santo Sinodo russo rileva che la Chiesa russa ha ripetutamente informato i vescovi della Chiesa greca sulle persecuzioni contro la Chiesa ucraina canonica risultanti dall'interferenza di Costantinopoli e che il 9 ottobre, appena 3 giorni prima dell'incontro dei vescovi greci, il patriarca Kirill si è rivolto all'arcivescovo Hieronymos con un messaggio fraterno, invitandolo a non prendere decisioni unilaterali e affrettate, ma piuttosto ad aspettare che lo Spirito Santo riunisca i primati di tutte le Chiese locali per risolvere il problema in uno spirito di unità e conciliarità.
"È triste che sua Beatitudine l'arcivescovo Hieronymos basi la necessità del riconoscimento frettoloso e unilaterale della comunità scismatica non canonica su una serie di argomenti errati e falsi ripetutamente confutati non solo da vescovi, studiosi e teologi della Chiesa ortodossa russa, ma anche da molti eminenti arcipastori, pastori e teologi della Chiesa ortodossa greca”, si legge nella dichiarazione.
Il rapporto continua esaminando i molti difetti del rapporto che l'arcivescovo Hieronymos ha presentato al Concilio episcopale e ricorda la posizione di diversi vescovi greci che hanno apertamente chiesto di non intraprendere alcuna azione in merito al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", invitando invece a convocare un concilio pan-ortodosso per esaminare la questione.
Il Sinodo nota inoltre la confusione causata dai resoconti dei media secondo cui la Chiesa greca ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", fatto che non è supportato dal testo del comunicato greco, e che nessuna votazione sulla questione del riconoscimento ha avuto luogo, nemmeno durante l'incontro dei vescovi greci. Pertanto vi sono serie preoccupazioni sulla violazione del modo conciliare della Chiesa ortodossa di prendere decisioni.
"Se lo scisma ucraino è veramente riconosciuto dalla Chiesa ortodossa o dal suo primate – sotto forma di una concelebrazione, di una commemorazione liturgica del leader dello scisma o di un invio di lettere ufficiali – questa sarà una triste testimonianza di una divisione in profondità nella famiglia delle Chiese ortodosse locali", continua il Sinodo.
"La piena responsabilità di questa divisione ricadrà, prima di tutto, sul patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e su quelle forze politiche esterne nei cui interessi è stato "legalizzato" lo scisma ucraino", si legge nel rapporto.
Tuttavia, gli interessi geopolitici "non distruggeranno l'amicizia secolare dei popoli greci e slavi, pagata con il sangue dei soldati russi e rafforzata nella lotta comune per la libertà del popolo greco fratello".
I vescovi russi "apprezzano la comunione di preghiera con i nostri fratelli nella Chiesa ortodossa di Grecia e manterranno una viva connessione di preghiera, canonica ed eucaristica con essa - attraverso tutti quegli arcipastori e pastori che si sono già espressi o si opporranno ulteriormente al riconoscimento dello scisma ucraino, che non si macchieranno concelebrando con i falsi vescovi scismatici, ma mostreranno un esempio di coraggio cristiano e di ferma posizione per la verità di Cristo".
Allo stesso tempo, i canoni della Chiesa condannano coloro che pregano o concelebrano con i deposti o scomunicati, e quindi la Chiesa russa "cessa la comunione di preghiera ed eucaristica con quei vescovi della Chiesa greca che sono entrati o che entreranno in tale comunione con i rappresentanti delle comunità scismatiche non canoniche ucraine".
Diversi vescovi della Chiesa greca hanno già concelebrato con vescovi del gruppo scismatico ucraino.
La dichiarazione del Sinodo russo conclude: "Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa autorizza sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' a smettere di commemorare nei dittici il nome di sua Beatitudine l'arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia se il primate della Chiesa greca inizia a commemorare il capo di uno dei gruppi scismatici ucraini durante i servizi divini o intraprende altre azioni a testimonianza del suo riconoscimento dello scisma della Chiesa ucraina".

mercoledì 16 ottobre 2019

La "telenovela", delle decisioni sul riconoscimento della chiesa scismatica ukraina da parte del Santo Sinodo della Chiesa Greca, continua a dare i suoi risultati discordanti. Anche noi avevevamo annunciato che il Santo Sinodo avesse accettato, secondo i comandi del Fanar, di riconoscere gli scismatici ed avevamo anche comunicato i Metropoliti che si erano opposti a tale riconoscimento. Sapevamo, secondo i dati diffusi dalle agenzie di stampa, che erano stati 7 a dire di no; poi otto e ultima notizia dieci. Invece da altre fonti veniamo a sapere che, anche nelle terre del nord della Grecia, terra di "proprietà" fanariota, dove il "papa costantinopolitano" fa il bello ed il cattivo tempo sui Metropoliti e sui Vescovi di quelle contrade, molti di questi venerandi Vescovi sono contrari alle decisioni, anti canoniche e anti territoriali, del Patriarca Bartolomeo. Quindi, senza tergiversare, le fonti giornalistiche, ispirate dal metropolita del Pireo Seraphim, raccontano che durante l'udienza sinodale non c'è stata nessuna votazione in merito, ecco perchè la Chiesa di Grecia, ha demandato all'Arcivescovo di decidere se riconosce  o meno gli scismatici ukraini commemorandoli o non commemorandoli durante la Divina Liturgia. 
Noi che siamo fuori dalle decisioni sinodali greche, confidiamo nel rispetto dei canoni della Santa Ortodossia. Canoni scritti e sottoscritti da fiori di Santi che sotto ispirazione del Santo Spirito ci hanno lasciato testimonianze indelebbili, da rispettare  e obbedire.
Attendiamo che questa "telenovela", nel bene o nel male abbia una soluzione "cristiana ortodossa".
Il Signore ispiri, illumini e consigli......................... !!!!!

martedì 15 ottobre 2019

Dal sito del confratello padre Ambrogio di Torino. Eccoli i nomi dei "SANTI NUOVI MARCO DI EFESO" che sono rimasti fedeli alla Fede orodossa:

Άξιοι!

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog 
 

Pur nella tristezza della recente e 
riprovevole scelta del Concilio 
 episcopale della Chiesa di Grecia,
 non dimentichiamo i metropoliti 
che si sono opposti a una 
decisione che sarà sicuramente
 ricordata come una pagina 
 nera dell’Ortodossia greca. 
Onoriamo chi ha saputo 
resistere alle pressioni, 
sia tra i metropoliti presenti
 al Concilio ad Atene, sia 
tra quelli che hanno espresso
 il loro dissenso da lontano:

Andreas di Dryinoupolis, Pogoniani e Konitsa
Daniil di Kessariani, Vironos e dell’Imetto
Germanos dell’Elide e di Oleni
Kosmas d’Etolia e di Acarnania
Nektarios di Corfù, Passo e delle Isole Diapontiche
Nikolaos di Mesoghea e Lavreotiki
Seraphim di Karystia e Skyros
Seraphim di Citera e Anticitera
Seraphim del Pireo
Simeon di Nuova Smirne

domenica 13 ottobre 2019

Il santo sinodo, di quella che fu una Chiesa Santa al tempo dell'Arcivescovo Cristodulos, ora con l'arvanita (peccato) Ieronomos, cala le "brache" e si prostituisce agli USA.
Fratelli della Vera e Santa Ortodossia, Vi presento i nomi dei Santi Metropoliti che non hanno ubbidito al "papa del fanar" e non hanno accettato di riconoscere la chiesa scismatica dell'Ukraina, voluta dal Dipartimento degli U.S.A., e come San Marco d'Efeso, al tempo del concilio di Ferrara/Firenze 1438, sono rimasti fedeli alla Fede ortodossa:
 
" Kosmas of Aitolia and Akarnania
Seraphim of Kythira
Nikolaos of Mesogaia and Laureotiki
Seraphim of Piraeus
Seraphim of Karystia and Skyros
Andreas of Dryinoupolis Pogoniani and Konitsa
Germanos of Ileia
----and also by letter:
Nektarios of Kerkyra, Paxoi and Diapontioi islands" !!!

AXIOS........AXIOS......AXIOS !!!!

Solo 7 Metropoliti non hanno accettato di ubbidire al "papa ortodosso" del Fanar !!! (http://www.ortodossiatorino.net)

I greci si arrendono
di George Michalopulos
dal blog Monomakhos, 12 ottobre 2019

 
Ebbene, questa non è una storia che avrei mai voluto scrivere o parole che avrei mai voluto sentire. Ma non c'è modo di girarvi intorno: la Chiesa di Grecia ha gettato la spugna.
Che si vergognino. Questo è ciò che accade quando hai uomini compromessi nell'episcopato. Immagino che durante la sua ultima visita, Pompeo [1] abbia preso sotto braccio diversi renitenti e abbia passato loro alcune cartelline sigillate. Probabilmente ha detto qualcosa del tipo "Sarebbe una vergogna se questi documenti diventassero pubblici".
Ecco come funzionano le cose.
Ma ora il gregge fedele della Chiesa di Grecia appassirà. Immagino che alcuni guarderanno in modo più gentile ai resti dei vecchi calendaristi. I più marginali smetteranno semplicemente di frequentare la chiesa e si uniranno ai ranghi dei non credenti. E perché no? Quando una Chiesa locale diventa così corrotta da non poter sopportare i blandimenti dello Stato (o peggio, attori statali stranieri come Pompeo), che tipo di Chiesa si ha?
Andare avanti senza entusiasmo è sufficiente? Onestamente, non lo so. Faccio questa domanda in tutta sincerità.
Nel frattempo, mi aspetto che lo scisma tra Istanbul e il resto dell'Ortodossia continui. Ci aspettano giorni bui sono avanti. Dico queste parole non perché sono un pessimista ma perché sono un realista. È meglio che la gente sappia cosa sta succedendo. Proprio come il dibattito democratico dell'altra sera, in cui Beto O'Rourke ha affermato chiaramente che il governo federale dovrebbe annullare l'esenzione fiscale delle chiese che non sono d'accordo con l'agenda LGBTQRST.
Sta arrivando, gente. Preparatevi di conseguenza.
Post scriptum: dopo il 28 ottobre, quando i greci sotto il generale Ioannis Metaxas respinsero l'invasione italiana e poi fecero sanguinare il naso alla Wehrmacht, Winston Churchill si alzò a parlare in Parlamento con queste parole commoventi: "Non si dica mai che i greci combattono come eroi, ma piuttosto che gli eroi combattono come i greci". Purtroppo, queste parole sono ora nulle. Parlano di un'altra razza, di un altro popolo.
Nota
[1] Mike Pompeo, il segretario di stato degli USA. La domenica prima dell'apertura del Concilio episcopale della Chiesa di Grecia (al quale la questione dell'autocefalia ucraina non era neppure in programma), Pompeo era alla Divina Liturgia nella cattedrale metropolitana di Atene. Poco dopo, è stata annunciata la sessione straordinaria del Concilio sul tema del riconoscimento della nuova autocefalia. (ndt)

venerdì 11 ottobre 2019

http://www.ortodossiatorino.net/

La Chiesa ortodossa russa pubblica una 
chiarificazione teologica sulla non canonicità
 della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"
di Tat'jana Chajka


l'ex presidente Petro Poroshenko e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" 
Epifanij Dumenko con il Tomos. Foto: strana.ua


La Commissione biblica e teologica sinodale della Chiesa ortodossa russa ha pubblicato un chiarimento sull'invalidità delle ordinazioni e sulla non canonicità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".
Il 7 ottobre 2019 è stato pubblicato un memorandum esplicativo del Segretariato della Commissione biblica e teologica sinodale della Chiesa ortodossa russa intitolato "Sull'invalidità delle ordinazioni degli scismatici ucraini e la non canonicità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"," come riporta il sito del dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa.
Il documento discute i problemi della successione apostolica tra i "vescovi" scismatici, i limiti di applicazione del principio di economia, i problemi della mancanza di legittimità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la distorsione del ruolo del primo vescovo nella Chiesa ortodossa, e spiega la sospensione della comunione eucaristica.
La Commissione biblica e teologica sinodale sottolinea che "le azioni unilaterali del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, che hanno portato alla firma nel gennaio 2019 del cosiddetto Tomos sull'autocefalia contrariamente alla volontà dell'episcopato, del clero, dei monaci e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina, hanno suscitato accese discussioni nella comunità ecclesiale", anche tra le Chiese ortodosse locali.
Ciò ha a che fare con "un giustificato allarme per il mantenimento della successione apostolica intatta nella Chiesa, a causa della ricezione nella comunione eucaristica da parte del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli di persone che non hanno una consacrazione legale". Si sottolinea che la maggior parte delle ordinazioni dell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" proviene dall'ex metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina Filaret Denisenko, che è stato scomunicato dalla Chiesa.
Il chiarimento osserva che "la condizione primaria e assolutamente necessaria per applicare l'economia nell'ammettere vescovi o chierici scismatici nella Chiesa è il loro pentimento".
Allo stesso tempo, "è di fondamentale importanza applicare il principio di economia agli scismatici, a condizione che venga rispettato un altro antico principio, e cioè che le sanzioni canoniche possono essere abrogate solo dall'autorità della Chiesa che ha imposto tali sanzioni".
A questo proposito, "la decisione unilaterale del Patriarcato di Costantinopoli sul reinserimento nell'attuale grado dei dissidenti ucraini non può essere riconosciuta come legale", sottolinea la Chiesa ortodossa russa.
Parlando della mancanza di legittimità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la Commissione biblica e teologica spiega che storicamente la proclamazione dell'autocefalia ecclesiale e il coinvolgimento in questa materia delle autorità nazionali sono resi necessari dalla nascita di uno stato sovrano, ma allo stesso tempo la legittimità della nuova Chiesa autocefala deve essere sostenuta dalla stragrande maggioranza della popolazione.
"La sconfitta nelle elezioni presidenziali nella primavera del 2019 di Petro Poroshenko, che aveva proclamato l'autocefalia ucraina come uno dei punti principali del suo programma elettorale, ha solo confermato che le pretese della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" allo status di Chiesa nazionale sono infondate", afferma il commento.
Di seguito è riportato il testo completo del documento.
Commentario del Segretariato della Commissione biblica e teologica sinodale della Chiesa ortodossa russa
Le azioni unilaterali del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, che hanno portato alla firma del cosiddetto "Tomos d'autocefalia" nel gennaio 2019, contrariamente alla volontà dell'episcopato, del clero, dei monaci e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina, hanno causato un'accesa discussione nella comunità ecclesiale. Un'analisi delle pubblicazioni sull'argomento mostra che per molti partecipanti alla discussione la questione ucraina è direttamente correlata a concetti chiave per l'ecclesiologia ortodossa come successione apostolica, economia e confini ecclesiali, dispensazione della Chiesa ortodossa a livello universale, cattolicità e primato. Un allarme giustificato sul mantenimento dell'integrità della successione apostolica nella Chiesa, dovuto alla ricezione nella comunione eucaristica da parte del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli di persone che non hanno una consacrazione legale, si può trovare nelle opere di numerosi autori, inclusi scrittori di lingua greca.
I punti chiave forniti dal Patriarcato di Costantinopoli a sostegno delle sue azioni in Ucraina sono già stati esaminati in dettaglio dalla Commissione biblica e teologica sinodale nel commento sulla lettera del patriarca Bartolomeo all'arcivescovo Anastasios dell'Albania del 20 febbraio 2019, pubblicato dal Patriarcato di Costantinopoli. Tenendo presente la discussione in corso sulla questione ecclesiastica ucraina tra episcopato, clero e laici di alcune Chiese ortodosse locali, il Segretariato della Commissione pubblica i suoi commenti sugli argomenti più importanti del dibattito.
Il problema della successione apostolica tra i "vescovi" scismatici
Le "ordinazioni" dell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" provengono in maggior parte dall'ex metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina Filaret Denisenko, che è stato sospeso dal sacerdozio dalla Chiesa ortodossa ucraina il 27 maggio 1992 e deposto dalla Chiesa ortodossa russa l'11 giugno 1992. A causa della mancanza di pentimento del monaco Filaret e della sua continua attività scismatica, anche nel territorio di altre Chiese autocefale, è stato scomunicato dalla Chiesa per mezzo di anatema da parte del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa il 18-23 febbraio 1997. Nonostante i suoi ripetuti appelli al patriarca di Costantinopoli, il suo anatema è stato documentato dal Patriarcato di Costantinopoli e da altre Chiese ortodosse locali.
Nell'ottobre 2018, il Patriarcato di Costantinopoli ha inaspettatamente annunciato la considerazione di un altro appello del monaco Filaret e lo ha ripristinato nel suo rango di "ex metropolita di Kiev". Tuttavia, non c'è stato fu alcun pentimento da parte di Denisenko, e la decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli non è stata stabilita da un nuovo esame dei materiali del suo caso e delle accuse a suo carico. Cinque mesi dopo la concessione del "Tomos d'autocefalia", Mikhail Denisenko, insieme a diversi "vescovi", si è separato dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" riconosciuta da Costantinopoli, e ha annunciato il ripristino del "patriarcato di Kiev" dopo aver ordinato per questo nuovi "vescovi".
È interessante notare che l'istituzione di uno scisma è stata una delle ragioni principali ma non l'unica per la deposizione di Filaret. Nell'Atto giudiziario del Concilio dell'11 giugno 1992, sono indicati i seguenti crimini, tra l'altro: "metodi autoritari di governo... totale disprezzo per la voce conciliare della Chiesa", "rottura di giuramento", "distorsione deliberata delle vere decisioni del Concilio episcopale"," appropriazione esclusiva d'autorità sovrana". La validità di queste accuse è stata apparentemente respinta senza indagine dal Sinodo di Costantinopoli, ma è stata presto dimostrata dallo stesso Filaret che questa volta ha causato una scissione all'interno della struttura di nuova creazione, cioè ha compiuto quasi la stessa cosa,per la quale fu deposto per quasi trent'anni fa. Pertanto, l'unico vescovo dell'ex "patriarcato di Kiev" che un tempo aveva avuto un'ordinazione canonica, ha lasciato la nuova "Chiesa autocefala" e ha pubblicamente rinnegato il cosiddetto "Tomos d'autocefalia".
Inoltre, è stata completamente ripristinata nell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" la gerarchia della cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che si basava sulle "consacrazioni" compiute nel 1990 dall'ex vescovo di Zhitomir Ioann Bodnarchuk (deposto nel 1989 per decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa) e dall'ex diacono Viktor Chekalin (deposto per le sue azioni immorali nel 1988), un impostore che fingeva di essere un vescovo ma in realtà non l'aveva nemmeno mai ricevuto un'ordinazione episcopale scismatica. I tentativi dei dissidenti di "provare" con l'aiuto di prove falsificate che un altro vescovo, oltre a Bodnarchuk, fosse presumibilmente coinvolto nelle ordinazioni dei primi "vescovi" sono stati investigati a fondo sulla base di materiale archivistico e si sono rivelati completamente falsi .
Parte della "gerarchia" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" è stata riordinata da Filaret Denisenko; tuttavia, la "ordinazione" di alcuni "vescovi" di questa struttura, inclusa quella di Makarij Maletich, appartiene alla "gerarchia" di Chekalin. Senza nemmeno una formale successione apostolica, l'ex arciprete Makarij Maletich è stato "reintegrato" dal Patriarcato di Costantinopoli nel rango di "ex metropolita di Leopoli". Questo fatto conferma che il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha deciso di giustificare entrambi i leader insieme alle loro "gerarchie", senza esaminare le circostanze del loro insuccesso nello scisma, la loro condanna e la successione di "ordinazioni" scismatiche – senza nemmeno avere familiarità con i fatti di base della loro biografia.
Confini di applicazione del principio dell'economia
La condizione primaria e assolutamente necessaria per applicare l'economia quando si ricevono vescovi o chierici scismatici nella Chiesa è il loro pentimento. San Basilio il Grande, nel suo primo canone, ordina di "correggere con il pentimento e la conversione adeguati coloro che si trovano in assemblee non autorizzate e riportarli alla Chiesa" e testimonia che "anche coloro che hanno diversi ranghi ecclesiali e diventano dei rinnegati unendosi ai ribelli vengono spesso restaurati nello stesso rango se si pentono". La necessità del pentimento è indicata nelle interpretazioni del suddetto canone da tre autorevoli canonisti bizantini: Ioannis Zonaras, Theodoros Balsamon e Aleksej Aristin. L'ottavo canone del Primo Concilio Ecumenico, dedicato all'accoglienza canonica di coloro che ritornano dallo scisma dei novaziani, prescrive di ammetterli solo dopo che avranno portato un certificato scritto in cui dichiarano che seguiranno in tutto i dogmi della Chiesa una e cattolica. Infine, il VII Concilio Ecumenico ricevette nella comunione eucaristica i vescovi iconoclasti solo dopo che ciascuno di essi aveva letto la loro rinuncia ai precedenti errori (Atto 1 del VII Concilio Ecumenico).
È di fondamentale importanza applicare il principio dell'economia agli scismatici a condizione che venga rispettato un altro antico principio, in base al quale le sanzioni canoniche possono essere abrogate solo dall'autorità della Chiesa che ha imposto tali sanzioni. Il quinto canone del primo Concilio Ecumenico stabilisce che "riguardo a coloro che i vescovi di ciascuna diocesi hanno rimosso dalla comunione ecclesiale, che appartengano al clero o alla categoria dei laici, devono essere mantenute in giudizio, le seguenti regole in base alle quali gli scomunicati da un'autorità ecclesiastica non possono essere ricevuti da altri" (si vedano anche il Canone apostolico 32, e il sesto canone del Concilio di Antiochia). Inoltre, secondo il secondo canone del sesto Concilio ecumenico, che ha approvato le risoluzioni pertinenti del Concilio di Cartagine, gli scomunicati dal Concilio della propria Chiesa non hanno il diritto di appellarsi alla corte del patriarca di qualsiasi altra Chiesa. Pertanto, la questione della rimozione delle punizioni degli scismatici e della loro riammissione in una dignità esistente può essere risolta positivamente dalla Chiesa che ha imposto queste punizioni o dal Concilio ecumenico, ma con la partecipazione obbligatoria e la considerazione della posizione della Chiesa locale direttamente influenzata dalle attività degli scismatici. Un esempio tipico è il precedente dell'applicazione dell'economia ai vescovi meleziai che si erano scissi dalla Chiesa locale di Alessandria. Il caso fu esaminato dal primo Concilio ecumenico. Tuttavia, la decisione del Concilio fu presa con la partecipazione diretta e il resoconto della posizione del vescovo Alessandro di Alessandria che, come riportato negli atti conciliari, "è stato il personaggio principale e partecipante a tutto ciò che è accaduto al Concilio". Nella storia recente, una cosa simile è stata fatta per sanare lo scisma nella Chiesa ortodossa bulgara al Concilio pan-ortodosso di Sofia nel 1998, che in virtù dell'economia ha ripristinato i vescovi scismatici nel loro rango dopo che questi si sono pentiti e si sono riuniti con il loro legittimo primate, il patriarca Maksim di Bulgaria.
Pertanto, la decisione unilaterale del Patriarcato di Costantinopoli di ripristinare gli scismatici ucraini nel loro attuale rango non può essere riconosciuta legale neppure sulla base del principio dell'economia, poiché non sono state soddisfatte le due condizioni più importanti per la sua applicazione: il pentimento degli scismatici e la loro riconciliazione con la Chiesa da cui sono decaduti e che li ha banditi dal sacerdozio.
È essenziale che, nel corso della sua storia, la Chiesa ortodossa in tutti i casi di applicazione dell'economia agli scismatici abbia avuto a che fare con persone la cui ordinazione, anche formalmente, attraverso l'imposizione delle mani, fosse associata a vescovi che una volta avevano un'ordinazione canonica. La storia non conosce alcun precedente di reintegrazione di persone la cui ordinazione fosse stata inizialmente eseguita da impostori, che non avevano mai avuto alcuna ordinazione episcopale. A questo proposito, in relazione alla maggior parte dei "vescovi" della cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che è stata menzionata sopra, anche la stessa formulazione della questione dell'applicazione dell'economia sembra assolutamente impossibile.
Mancanza di legittimità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"
Nella storia della Chiesa ortodossa (compresa la storia recente), ci sono casi di partecipazione diretta dello stato e delle autorità politiche alla proclamazione dell'autocefalia. In questo modo tra il XIX e l'inizio del XX secolo si è formata la maggior parte delle Chiese autocefale moderne. Questi processi, di regola, sono stati provocati dall'emergere di uno stato nazionale sovrano (in Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia) e sono stati considerati come un elemento di costruzione nazionale. La legittimità della nuova chiesa autocefala è stata sostenuta dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Il progetto di creazione di una Chiesa autocefala ucraina, proposto nel 2018 dall'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, si basava anch'esso sull'idea che, se non tutti, almeno una maggioranza significativa dei credenti ucraini avrebbe sostenuto comunque l'idea dell'autocefalia. Nei suoi discorsi pubblici, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, apparentemente fidandosi delle informazioni ricevute dalle autorità ucraine, ha anch'egli espresso la fiducia che la maggior parte della popolazione ortodossa ucraina, se non tutta, sarebbe entrata nella "chiesa unita".
Tuttavia, gli eventi successivi hanno fermamente convinto che l'idea di una "Chiesa autocefala" in realtà non ha il sostegno della maggior parte degli ortodossi in Ucraina. La struttura creata dal Patriarcato di Costantinopoli era quasi interamente composta da rappresentanti dei due gruppi scismatici. Dei 90 vescovi della Chiesa canonica, solo due si sono trasferiti nella nuova organizzazione. Guidata dal metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, la Chiesa ortodossa ucraina rimane la più grande denominazione del paese sia in termini di vescovi, chierici e parrocchie sia per numero di credenti. Pertanto, possiamo citare un'altra testimonianza storica dell'epistola dei patriarchi orientali del 1848: "Il guardiano della pietà è il corpo stesso della Chiesa, vale a dire i fedeli stessi che vogliono sempre mantenere immutata la propria fede".
La sconfitta nelle elezioni presidenziali nella primavera del 2019 di Petro Poroshenko, che ha fatto della proclamazione dell'autocefalia ucraina uno dei punti principali del suo programma elettorale, non ha fatto altro che confermare che le pretese della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" allo status di Chiesa nazionale sono infondate.
Distorsione del ruolo del primo vescovo nella Chiesa ortodossa
I membri e gli esperti della Commissione biblica e teologica sinodale nei loro commenti sopra citati sulla lettera del patriarca Bartolomeo hanno esaminato in dettaglio tutte le tesi che indicano l'autorità esclusiva dei patriarchi di Costantinopoli nella Chiesa ortodossa universale. Tra queste vi sono le seguenti:
a) la dottrina della "responsabilità oltre i confini" del patriarca di Costantinopoli in materia di soluzione definitiva di varie situazioni canoniche che sorgono in altre Chiese locali, vale a dire il diritto di intervenire nella vita interna di qualsiasi Chiesa locale;
b) la dottrina del diritto a risolvere le controversie tra le Chiese locali "come custode" e "come giudice", a "rettificare", di propria iniziativa, quelle azioni dei primati delle Chiese autocefale che egli considera insufficienti;
c) l'idea del "primato del potere" del Patriarca di Costantinopoli a livello universale come condizione assolutamente necessaria per l'esistenza della Chiesa, simile al primato dell'autorità del vescovo nella sua diocesi e del primate all'interno del Chiesa locale;
d) il diritto di determinare e modificare i confini delle Chiese ortodosse locali, rimuovere diocesi, vescovi, clero e laici dalla sacra giurisdizione di una Chiesa, strettamente protetta dai santi canoni di una Chiesa locale, e ricollocarli in un'altra; il diritto di proclamare autonomamente l'autocefalia di parti di altre Chiese locali anche contro la volontà della loro suprema autorità ecclesiale;
e) il diritto di ricevere e dare giudizi definitivi sugli appelli presentati dai vescovi e dal clero di qualsiasi Chiesa autocefala.
Gli aspetti qui elencati di questa nuova dottrina contraddicono la santa Tradizione della Chiesa di Cristo, distorcono gravemente l'ecclesiologia patristica, guidano i vescovi e i teologi del Patriarcato di Costantinopoli che sono a favore di questa dottrina a creare nell'Oriente ortodosso un modello di governo ecclesiale che è vicino al papismo medievale. I santi Padri ortodossi, i vescovi e i teologi degli antichi patriarcati orientali hanno fatto molti sforzi confessionali nella lotta contro l'idea del papato. La Chiesa ortodossa russa ora segue rigorosamente ciò che questi Padri hanno difeso in una polemica con il papismo nei secoli passati. Non sarà sbagliato ricordare ancora una volta le parole della Lettera patriarcale e sinodale della Chiesa di Costantinopoli nel 1895, citate nel suddetto commentario della Commissione, in cui la santa Chiesa di Costantinopoli testimonia la visione ortodossa del primato che a quel tempo condivideva:
"Da questo canone [il canone 28 del quarto Concilio ecumenico] sembra che il vescovo di Roma sia uguale in onore al vescovo della Chiesa di Costantinopoli e ai vescovi di altre Chiese, e né un singolo canone né un singolo Padre implicano che il vescovo di Roma sia l'unico capo della Chiesa cattolica (conciliare, ndr) e un giudice infallibile di vescovi di altre Chiese indipendenti e autocefale".
La Chiesa russa ha adottato questa fede dalla sua madre, l'antica Chiesa di Costantinopoli, e continua a rimanervi fedele e a opporsi a eventuali distorsioni o innovazioni.
Sospensione della comunione eucaristica
A causa delle azioni non canoniche del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, la Chiesa ortodossa russa è stata costretta a interrompere la comunione eucaristica con essa, guidata dall'istruzione esplicita dei santi canoni di porre fine alla comunione con coloro che vogliono "avere comunione con gli scomunicati" (secondo canone del Concilio di Antiochia). È opportuno ricordare come durante il V Concilio Ecumenico, il santo imperatore Giustiniano invitò i padri del Concilio a smettere di commemorare papa Vigilio, "non menzionando più il suo nome alieno ai cristiani nei sacri dittici, per non diventare complici nella malvagità di Nestorio e Teodoro". Se continuare a essere in comunione con una persona che sosteneva una dottrina condannata dalla Chiesa significava condividere la sua empietà con lui, allora quale dovrebbe essere la risposta alla ricezione nella comunione eucaristica da parte dei vescovi e del clero della Chiesa di Costantinopoli di quanti fino a poco tempo fa erano stati riconosciuti dalla pienezza dell'Ortodossia come scismatici privi di grazia e auto-ordinati? Questo non è forse un peccato contro la Chiesa e la santa eucaristia?
Dopo aver fermato la commemorazione del papa, l'imperatore Giustiniano sottolineò che, nonostante questo, "manteniamo l'unità con il trono apostolico... perché anche un cambiamento in peggio da parte di Vigilio o di chiunque altro non può danneggiare il mondo delle Chiese" (Acta Conciliorum Oecumenicorum IV, 1. P. 202). Pertanto, la Chiesa russa non si è separata e non si separa da nulla di santo e veramente ecclesiastico nella Chiesa di Costantinopoli; tuttavia, non considera possibile partecipare alle azioni non canoniche del suo primate, dei suoi vescovi e chierici, cercando di proteggere da tali azioni i propri figli fedeli. Di conseguenza, il rifiuto forzato di partecipare ai sacramenti del Patriarcato di Costantinopoli, che è entrato nella piena comunione della chiesa con persone private della successione apostolica, è dettato dalla riverenza per la divina eucaristia e dall'impossibilità di condividere anche indirettamente la santità dei sacramenti con degli scismatici.
La rottura forzata della comunione con la Chiesa di Costantinopoli è dettata dalla preoccupazione di mantenere la purezza della fede e la stretta aderenza alla tradizione ecclesiale.
Offriamo preghiere ferventi e persistenti nella santissima Trinità all'unico glorioso Signore per porre immediatamente fine al dissenso causato dal Patriarcato di Costantinopoli, nonché per il ripristino dell'unità della mente e dell'amore nella Chiesa ortodossa.

mercoledì 9 ottobre 2019

Domenica 13 ottobre 2019, torna l'apertura straordinaria di Biblioteche e gli Archivi statali, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali per valorizzare i monumenti di carta, patrimonio altrettanto imponente e ricco, conservato e valorizzato in splendidi luoghi della cultura.
La Sezione dell'Archivio di Stato di Castrovillari, via della catena, 1, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00, Vi invita a visitare una selezione di Pergamene, tra il XV e il XVIII secolo, finalizzata all'approccio delle nuove generazioni verso un passato sicuramente lontano che però conserva il suo valore intrinseco per la bellezza e il pregio e diventa riflessione per il futuro.



Dal sito del confratello padre Ambrogio di Torino

Come il riconoscimento della Chiesa autocefala 
dell'Ucraina influenzerà il futuro dell'ellenismo
di Sophia Iliadi
eurasiareview.com, 5 ottobre 2019

 

I vescovi della Chiesa di Grecia si riuniranno in concilio dal 7 all'11 ottobre. Eleggeranno tre metropoliti e due vescovi vicari e discuteranno questioni importanti. In particolare, dal momento che l'arcivescovo Hieronymos II di Atene e di Tutta la Grecia ha rifiutato di decidere in merito al riconoscimento della Chiesa autocefala dell'Ucraina, il Concilio dei vescovi può prendere in considerazione questo problema, sebbene al di fuori dell'ordine del giorno.
Se la Chiesa di Grecia stabilisce la comunione con la Chiesa ortodossa di Ucraina, come previsto dal patriarca Bartolomeo nella sua intervista con i giornalisti ucraini, sarà un precedente perché qualsiasi gruppo pseudo-ecclesiale nel territorio di qualsiasi Chiesa locale sia riconosciuto come "autocefalo", ma di fatto controllato dal Patriarcato ecumenico.
In particolare, aumenterà il ruolo delle Nuove Terre come leva di pressione sulla Chiesa greca. Minacce simili sorgeranno per molte altre Chiese locali. Cioè, l'accettazione di "vescovi" senza ordinazioni canoniche nella Chiesa ortodossa non solo minerà le basi canoniche della chiesa e la destabilizzerà, come spiega il metropolita Seraphim del Pireo, ma avvicinerà anche il patriarca ecumenico al "papismo orientale".
In tali nuove condizioni, le chiese deboli non saranno in grado di resistere al corso di riavvicinamento del Fanar al Vaticano. Dal momento che la creazione della Chiesa autocefala dell'Ucraina è stata sostenuta dalla Chiesa greco-cattolica ucraina e da Petro Poroshenko, che fa affidamento sull'elettorato greco-cattolico, la Chiesa autocefala dell'Ucraina entrerà per prima nell'unia. Grazie alle nuove leve di pressione sulle Chiese locali, Costantinopoli garantirà il riconoscimento di questo passaggio e, mettendo da parte le differenze canoniche e dogmatiche, lo stesso Bartolomeo entrerà in comunione con il papa.
È ovvio che immediatamente dopo il riconoscimento ufficiale degli scismatici ucraini da parte del concilio episcopale, la Chiesa ortodossa russa estenderà alla Chiesa di Grecia le misure adottate in risposta alle azioni del Patriarcato ecumenico (cioè la cessazione della comunione eucaristica). L'assenza di comunione eucaristica con la Chiesa ortodossa russa e il riavvicinamento della Chiesa greca al Fanar, che sta diventando sempre più vicino al Vaticano, distruggerà praticamente l'unico fattore di comunanza tra Russia e Grecia. Come cristiano ortodosso appartenente al Patriarcato di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin può considerare questa decisione della Chiesa greca come un passo ostile e cambiare la sua visione delle relazioni greco-russe. In precedenza, aveva già espresso la sua opinione sul ruolo di Costantinopoli nel risolvere il problema ucraino e aveva persino accusato il Patriarcato ecumenico di ricevere tangenti per la concessione dell'autocefalia all'Ucraina. Naturalmente, la possibilità di estendere il Turkish Stream alla Grecia dovrà essere completamente dimenticata.
Si ritiene che il riconoscimento della Chiesa ortodossa d'Ucraina da parte della Chiesa greca diventerà un catalizzatore per il riconoscimento da parte di altro patriarcati e Chiese greche. Ma questo non è ovvio. In una forma o nell'altra, la Chiesa ortodossa russa è già stata sostenuta dalle Chiese ortodosse serba, polacca e albanese, dalla Chiesa ortodossa delle terre ceche e della Slovacchia, nonché dai patriarcati di Antiochia e Gerusalemme, dove la comunità araba solidale con la Russia ha una forte influenza. Di recente, il patriarca di Gerusalemme ha dichiarato senza mezzi termini di riconoscere una sola Chiesa ortodossa in Ucraina, quella guidata dal metropolita Onufrij, cioè quella del Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato bulgaro non si è pronunciato, ma vi sono forti ragioni per dubitare che sosterrà il patriarca Bartolomeo sulla questione ucraina.
In generale, il mondo ortodosso si dividerà nel gruppo greco e in quello "russo". Questa divisione crescerà e acquisirà sempre più caratteristiche nazionalistiche. La Grecia perderà lo status onorevole ed estremamente vantaggioso di vero garante e leader dell'unità ortodossa. In definitiva, corriamo il rischio di rovinare le relazioni con i nostri vicini più vicini, Serbia e Bulgaria.
La Chiesa di Cipro cesserà il suo ruolo di arbitro e moderatore dei conflitti inter-ecclesiali, a cui aspira l'arcivescovo Chrysostomos II, e rovinerà anche i rapporti della sua Chiesa con i russi, un fattore significativo nello sviluppo del paese.
Nelle Chiese locali greche, la pressione di Costantinopoli causerà disordine e divisione. A causa degli oppositori del riconoscimento della Chiesa autocefala ucraina, i vecchi calendaristi greci si rafforzeranno. Ciò creerà un'ulteriore causa di instabilità nella Chiesa canonica greca e la priverà del sostegno di una parte dei fedeli conservatori. Anche dei sacerdoti potranno unirsi allo scisma vecchio-calendarista e, come mostra una lettera recentemente pubblicata dal clero greco contro il riconoscimento della Chiesa ortodossa ucraina, il loro numero è grande e non farà che aumentare.
Analogamente alla situazione in Turchia, con il pretesto della cura spirituale della diaspora di lingua russa, è possibile che si aprano parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Grecia. Qui troveranno rifugio anche il clero e i credenti della Chiesa greco-ortodossa che non sono d'accordo con il riconoscimento della Chiesa autocefala dell'Ucraina. In futuro, i contatti dello scisma vecchio-calendarista con i russi, il suo sostegno e il suo rafforzamento dalla Russia potrebbero guadagnare slancio.
Tutto ciò danneggerà la reputazione della Chiesa greca nel mondo ortodosso e danneggerà la situazione finanziaria delle chiese greche, rendendole dipendenti dai finanziatori americani del Patriarcato ecumenico. Non essendo in grado di metterli sotto questione, la Chiesa perderà la sua voce indipendente, la sua capacità di difendere i valori cristiani e mitigare i conflitti, chiedendo pace e misericordia.
In un momento in cui gli interessi americani e turchi potrebbero scontrarsi con nuove scoperte minerarie nel Mediterraneo, sarà estremamente difficile per la Grecia rimanere in disparte. Pertanto, è importante che la Grecia e la Chiesa greca si concentrino sul miglioramento delle loro relazioni con la Russia piuttosto che sul loro peggioramento. Per esempio, potrebbero usare la questione della Chiesa ucraina come un accordo con Mosca per limitare il sostegno militare alla Turchia.
Senza credenti, senza mezzi, divisa sulle azioni del patriarca Bartolomeo, tutta l'Ortodossia greca decadrà. La Chiesa perderà la sua autorità; non sarà in grado di svolgere né una funzione di beneficenza né una funzione pastorale. A sua volta, ciò porterà al declino della nazione.
Sembra che l'arcivescovo Hieronymos e una parte significativa dell'episcopato siano ben consapevoli della necessità di impedirlo. Entare in comunione con la Chiesa autocefala dell'Ucraina non gioverà né alla Chiesa di Grecia né alla nazione. Non decidere o astenersi per un certo tempo dalla decisione porterà molto beneficio.

giovedì 3 ottobre 2019

Estratto da un articolo postato nel suo sito, http://www.ortodossiatorino.net, da Padre Ambrogio di Torino. (Riveduto e corretto da p. Giovanni Capparelli)

  Il metropolita Kallistos (Ware) ha citato nella sezione sul grande scisma nel suo libro The Orthodox Church :

"Mio carissimo fratello, noi non neghiamo alla Chiesa costantinopolitana il primato tra le altre chiese patriarcali sorelle; e riconosciamo il suo diritto al posto più onorevole in un Concilio ecumenico. Ma si sta separatando da noi per le sue stesse azioni, quando per orgoglio ha assunto una monarchia che non appartiene al suo ufficio... Come possiamo accettare i suoi decreti che sono stati emessi senza consultarci e anche a nostra insaputa? Se il pontefice costantinopolitano, seduto sull'alto trono della sua gloria, desidera tuonare contro di noi e, per così dire, lanciarci i suoi mandati dall'alto, e se desidera giudicare e governare noi e le nostre Chiese, non prendendo consiglio con noi, ma a suo piacimento arbitrario, che tipo di fratellanza o addirittura che tipo di paternità può essere? Noi dovremmo essere gli schiavi, non i figli, di una tale Chiesa, e la sede costantinopolitana non dovrebbe essere la pia madre di figli ma una dura e imperiosa padrona di schiavi".

mercoledì 2 ottobre 2019

http://www.ortodossiatorino.net

Vescovo greco: “Siamo della stessa razza 
di Costantinopoli, dobbiamo schierarci con il Patriarcato”
Orthochristian.com, 1 ottobre 2019


il metropolita Chrysostomos di Dodoni (a destra) con il patriarca Bartolomeo (a sinistra). Foto: ethnos.gr
Diversi vescovi e chierici del Patriarcato di Mosca si sono recati di recente in pellegrinaggio nelle Isole Ionie della Grecia, dove hanno avuto la possibilità di incontrare i vescovi greci di Zakynthos (Zante) e di Dodoni e di discutere degli attuali eventi ortodossi.
Nel corso della conversazione, sua Eminenza il metropolita Chrysostomos di Dodoni ha espresso le sue opinioni sulla questione ucraina, rivelando l'influenza della particolare comprensione in materia che il Patriarcato di Costantinopoli esercita su determinati gerarchi nella Chiesa greca.
Domenica 15 settembre, sua Eminenza il metropolita Isidor di Smolensk e sua Grazia il vescovo Serafim di Bobruisk dell'Esarcato bielorusso e due sacerdoti di accompagnamento sono stati accolti calorosamente nel Monastero di Strofades e san Dionisio a Zakynthos da sua Eminenza il metropolita Dionysios II di Zakynthos e sua Eminenza il metropolita Chrysostomos di Dodoni, precedentemente metropolita di Zakynthos, come riporta nyxthimeron.com.
Dopo aver visitato la chiesa sepolcrale di san Dionigi, gli ospiti hanno visitato il museo ecclesiastico, si sono scambiati doni ed è stato servito loro un ricco pasto, durante il quale il metropolita Chrysostomos, che è stato vescovo dal 1976, ha espresso il suo amore nostalgico per i due ultimi defunti patriarchi di Mosca, con i quali aveva stretti legami, così come diverse altre figure storiche della Chiesa russa.
Tuttavia, il metropolita ha rivelato un altro atteggiamento nei confronti della Chiesa russa quando gli ospiti hanno affrontato il tema dell'attuale crisi ucraina. "Con l'audacia che lo contraddistingue, [ha] sottolineato che qualsiasi problema avrebbe potuto essere sollevato e risolto al Santo e Grande Concilio di Creta (2016) se il Patriarcato di Mosca non avesse rifiutato, con varie scuse, di partecipare, sabotando unanimità e unità, e persino convincendo altre Chiese. Questo perché la Russia ha sempre l'aspirazione di essere la "Terza Roma"," come riferisce nyxthimeron.com.
Se il metropolita Chrysostomos si sia semplicemente confuso sui dettagli nel corso degli anni trascorsi dal Concilio o se abbia distorto intenzionalmente il calendario, questo non è chiaro.
La Chiesa ortodossa bulgara ha annunciato il 1 giugno 2016 che non avrebbe partecipato al Concilio; la Chiesa antiochena ha annunciato il 6 giugno che non avrebbe partecipato; e la Chiesa ortodossa georgiana ha annunciato il 10 giugno che non avrebbe partecipato. Solo dopo che queste tre Chiese si sono ritirate, la Chiesa russa ha annunciato che non poteva partecipare.
Inoltre, le Chiese non si sono semplicemente ritirate, ma hanno chiesto piuttosto che il Concilio venisse rinviato in modo da poter affrontare le loro rispettive questioni. Il Patriarcato di Mosca ha proposto specificamente di tenere una sessione pre-conciliare di emergenza proprio a questo scopo, ma il patriarca Bartolomeo ha rifiutato di farlo, scegliendo invece di avanzare con il Concilio senza una piena unità pan-ortodossa.
Mentre il Patriarcato di Costantinopoli incolpa la Chiesa russa di aver indotto le altre Chiese a ritirarsi, questa è sempre rimasta una speculazione infondata, così come le paure paranoiche di una ecclesiologia della "Terza Roma". Il rispetto per le altre Chiese locali consente loro di parlare da sole, e ciascuna delle Chiese ha espresso le proprie ragioni, seriamente considerate, per ritirarsi dal Concilio.
E nonostante la tesi del metropolita Chrysostomos, la questione ucraina non sarebbe stata affrontata a Creta nemmeno se la Chiesa russa avesse partecipato, poiché il patriarca Bartolomeo ha riconosciuto pubblicamente già nel gennaio 2016 che non era all'ordine del giorno. L'ordine del giorno ufficiale per il Concilio di Creta è stato pubblicato il 28 gennaio e non includeva neppure l'argomento dell'autocefalia e di come concederla.
Il patriarca Bartolomeo ha fatto riferimento al fatto che l'autocefalia non è stata trattata a Creta per giustificare la sua pretesa sul diritto di concedere l'autocefalia ogni volta a chiunque, ovunque.
Incontrando i vescovi russi, il metropolita di Dodoni ha anche affermato che ogni nazione ha il diritto all'autodeterminazione e all'autocefalia ecclesiale. Ricordiamo, tuttavia, che il Patriarcato di Costantinopoli rivendica per sé grosse parti della Grecia, in cui quindi ci sono due Chiese locali che operano all'interno di una nazione.
Il metropolita Chrysostomos ha anche osservato che l'autocefalia viene generalmente data dal Patriarcato di Costantinopoli, come nel caso di Russia, Grecia, Serbia, Romania e Bulgaria. Va notato, tuttavia, che quei territori erano sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli prima di ricevere l'autocefalia, mentre l'Ucraina non faceva parte di Costantinopoli da più di 300 anni. Inoltre, la Chiesa georgiana ha ricevuto la sua antica autocefalia dal Patriarcato di Antiochia.
Per quanto riguarda la inquietudine dei chierici russi riguardo al "patriarca" Filaret Denisenko, il metropolita Chrysostomos ha nuovamente insistito sul fatto che tutto avrebbe potuto essere risolto se non fosse stato per gli sforzi della Chiesa russa di "silurare" qualsiasi Concilio pan-ortodosso. Ricordiamo che sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia e molti altri primati, vescovi e sinodi hanno chiesto specificamente al patriarca Bartolomeo di convocare un Concilio pan-ortodosso per trattare la questione ucraina, e il patriarca Bartolomeo ha rifiutato categoricamente, citando il fallimento del Concilio di Creta.
Il metropolita greco ha anche criticato la Chiesa russa per aver interrotto la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, sebbene i rapporti non menzionino se egli abbia descritto dettagliatamente come pensa che una Chiesa dovrebbe rispondere a un'altra Chiesa locale che invade non canonicamente il suo territorio e sistema degli scismatici come nuova Chiesa.
Il metropolita Chrysostomos ha concluso con un'osservazione molto rivelatrice, osservando che la Chiesa di Grecia è della stessa etnia e razza del Patriarcato di Costantinopoli, e quindi è inconcepibile che non si allinei con Costantinopoli.
Il metropolita greco fa eco al sentimento del patriarca Bartolomeo e del Patriarcato di Costantinopoli con tali osservazioni. Alcuni organi di stampa greci e ucraini hanno ripetutamente definito la questione ucraina come "Russia contro Ucraina" o "Russia contro Costantinopoli", piuttosto che considerarla attraverso l'obiettivo dell'Ortodossia.
Nell'ottobre dello scorso anno , lo stesso patriarca Bartolomeo ha dichiarato che "i nostri fratelli slavi non possono tollerare il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra nazione nell'Ortodossia", e "che ai nostri fratelli russi piaccia o no, prima o poi, seguiranno le decisioni del Patriarca ecumenico, perché non hanno altra scelta".
Un atteggiamento simile è stato mostrato di recente quando il metropolita Ephraim di Idra, Spetses ed Egina ha minacciato di punire canonicamente tre chierici che avevano scritto una lettera di supporto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Considerandola come una questione di inimicizia etnica piuttosto che di santa ortodossia, il metropolita ha interpretato il loro sostegno al metropolita Onufrij come una dichiarazione di lealtà al Patriarcato di Mosca, piuttosto che come una dichiarazione di lealtà ai sacri canoni di cui avevano scritto.
Un simile atteggiamento è in netto contrasto con quello di molti altri vescovi, incluso sua Santità il patriarca Irinej della Chiesa ortodossa serba, che ha recentemente parlato di come la Chiesa serba sia autocefala e uguale a tutte le altre Chiese autocefale, dicendo che la superiorità razziale o etnica non ha alcun posto nella Chiesa di Cristo.