lunedì 30 settembre 2013

Dal sito amico: http://www.eleousa.net

Italia - Visita dell'arcivescovo Mark di Egoryevsk

Milano, 24 settembre 2013 – Dal 20 al 24 settembre 2013, l’amministratore pro-tempore delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, arcivescovo Mark di Egoryevsk, ha compiuto una visita di lavoro in Italia.
All'aeroporto internazionale Marco Polo di Venezia vladyka ha incontrato il segretario dell’Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, archimandrita Antonij (Sevryuk). Dall'aeroporto, l'arcivescovo Mark è andato a Padova.
Il 21 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, l'arcivescovo ha guidato la celebrazione del 10° anniversario della parrocchia della Natività della Madre di Dio della Chiesa ortodossa russa a Padova. La locale comunità ortodossa è una delle più grandi in Italia.
L’arcivescovo Mark è stato raggiunto dal segretario dell’Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, archimandrita Antonij (Sevryuk), dal rettore della parrocchia della Natività della Madre di Dio a Padova, arciprete Basilio Shestovskij, dal rettore della parrocchia della Santa Trinità nella città di Brescia, archimandrita Vladimir (Porubin), e dal clero arrivato per la festa. I servizi si sono svolti in slavo ecclesiastico, in lingua moldava e in italiano. Durante la Divina Liturgia hanno pregato numerosi parrocchiani e ospiti, tra i quali c’era il ministro della gioventù e dello sport della Repubblica di Moldova Ottaviano Bodisteanu. Nel tempio erano presenti anche i rappresentanti della Curia locale della Chiesa cattolica romana.
Al termine del servizio e della processione, il vescovo Mark si è congratulato con il rettore e i parrocchiani per la data memorabile, poi ha conversato con i fedeli e ha preso parte al ricevimento, organizzato nel cortile del tempio.
Lo stesso giorno, sotto la presidenza dell’amministratore delle parrocchie patriarcali in Italia, si è tenuta una riunione del clero moldavo, che svolge il ministero in Italia. L'incontro ha visto la partecipazione di oltre trenta sacerdoti. Nel suo discorso rivolto al clero, vladyka ha affrontato una vasta gamma di questioni relative alle attività delle parrocchie moldave appartenenti alla struttura canonica del Patriarcato di Mosca in Italia. La riunione si è conclusa con la nomina dei responsabili delle diverse aree di attività delle parrocchie moldave.
Il 22 settembre, vladyka Mark ha celebrato la Divina Liturgia nella parrocchia di sant’Ambrogio a Milano. Hanno concelebrato con l’arcipastore il vescovo di Gomel e Zhlobin Stefan, il segretario dell’Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, archimandrita Antonij (Sevryuk), il rettore della parrocchia di sant’Ambrogio, archimandrita Ambrogio (Makar), il clero della parrocchia e gli ospiti che sono giunti a Milano per partecipare alla VI conferenza internazionale «Letture ambrosiane».
Dopo il servizio, vladyka Mark ha rivolto ai fedeli un discorso. A nome della comunità, l’archimandrita Ambrogio (Makar) ha salutato calorosamente l’arcivescovo, dopo di che i fedeli hanno cantato «Molti anni» al vescovo.
Poi è iniziata la conferenza internazionale, che si svolge ogni anno presso la parrocchia ortodossa di sant’Ambrogio a Milano, alla quale partecipano professori universitari, scienziati, sacerdoti provenienti da Russia, Ucraina, Bielorussia e da altri Paesi. Quest’anno è dedicata al 1700° anniversario dell'Editto di Milano. I partecipanti sono stati accolti dall’amministratore delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia. Il vescovo ha condiviso i suoi pensieri sulla situazione attuale dei cristiani in Europa e nel mondo. Sua Beatitudine il metropolita Vladimir di Kiev e di tutta l’Ucraina e Sua Beatitudine il metropolita Filaret di Minsk e Slutsk hanno inviato un saluto ai partecipanti alla VI conferenza internazionale.
La stessa sera, l'arcivescovo Mark di Egoryevsk ha visitato la parrocchia di San Sergio di Radonež, San Serafino di Sarov, e San Vincenzo di Saragozza. Alla porta del tempio, il vescovo ha incontrato il parroco, archimandrita Dimitrij (Fantini). Vladyka si è inchinato dinanzi ai santuari del tempio e ha visitato i locali parrocchiali – la sala del refettorio e le aule della scuola domenicale. Poi l'arcivescovo ha parlato con il clero e i parrocchiani. In particolare, vladyka ha detto di essere felice di visitare la prima parrocchia della Chiesa ortodossa russa a Milano, grazie al lavoro di padre Dimitrij, e ha espresso la speranza che presto possa celebrare la Divina Liturgia e avere la gioia della comunione nella preghiera con la comunità multinazionale, a motivo della quale la parrocchia è diventata la seconda casa lontano dalla Patria.
Il 23 settembre, accompagnato dall’archimandrita Antonij (Sevrjuk), l’arcivescovo Mark ha visitato le comunità della Chiesa ortodossa russa vicino a Milano – Varese e Lecco. A Varese, l'arcivescovo è stato accolto dal parroco della chiesa di Sant’Alexander Nevskij, sacerdote Vladimir Khomenko. Accompagnato dal sacerdote, l'arcivescovo ha visitato la nuova chiesa, acquistata dall'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, e si è inchinato dinanzi all’arca contenente le reliquie del santo patrono della parrocchia, donata dalla Laura di Sant’Alexander Nevskij.
A Lecco, l'arcivescovo Mark ha incontrato il rettore della parrocchia di San Nicola il Taumaturgo, sacerdote Vitalij Korsakov, e ha visitato la chiesa, in uso alla comunità parrocchiale.
La sera del 23 settembre, l’amministratore delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, arcivescovo Mark di Egoryevsk, ha visitato il Consolato Generale della Federazione Russa a Milano. Il servizio diplomatico russo lavora su base permanente in Italia da più di 30 anni e ha la cura dei concittadini che vivono in Lombardia, Piemonte e in altre regioni del Nord del Paese.
Il vescovo è stato accolto calorosamente dal console generale della Federazione Russa a Milano, A.B. Nourizadeh. In onore dell'arcivescovo è stata data una cena, durante la quale è stata discussa una vasta gamma di questioni relative ai vari aspetti della vita della comunità russa nel Nord Italia. Alla riunione ha partecipato anche il segretario dell’Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, archimandrita Antonij (Sevryuk), riferisce il sito web della chiesa di Santa Caterina a Roma.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
Ivan Ivanovic
 
“Poi capii che se volevo conoscere veramente l'ortodossia non bastava leggere e studiare, ma dovevo viverla.”

DIVENTARE ORTODOSSI: UNA TESTIMONIANZA ITALIANA

del S.M. Ortodosso-russo della Santa Trinita' e di Sant’Antonio di Sija

Ho ricevuto, fin da piccolo, un'educazione e una formazione cattolica. Circa dieci anni fa ho cominciato a sentire il problema dell'unità dei cristiani. La divisione dei cristiani mi provocava molto dispiacere e volevo capire come si fosse arrivati a questa divisione.
Avevo sempre sentito parlare di "scisma d'oriente", ma, mi chiedevo: qual era la verità? Cominciai così a leggere.
Al tempo stesso avvertivo una certa attrazione per l'ortodossia. Quando andavo nelle chiese ortodosse in Italia, in Francia o in Russia, sentivo qualcosa di inspiegabile. Mi affascinava la Liturgia, ero stupito dalle icone e dai canti.
Volli approfondire e cominciai a leggere anche libri di teologia ortodossa che trovavo in biblioteca. Molto importante per me è stato il primo libro che ho letto, La teologia mistica della chiesa d'oriente, di V. Lossky. Leggevo Olivier Clement, il padre Deseille, Seraphim Rose, san Justin Popovich, Schmemann, tutti libri non ancora tradotti in italiano e che compravo alla libreria ortodossa di Parigi. Fu così che iniziai a leggere anche i Padri della Chiesa citati in quei testi. Via via che leggevo scoprivo un mondo nuovo, sentivo che avevo trovato un tesoro. Andai anche a parlare con preti ortodossi che senza forzature mi insegnavano la teologia dei Padri e rispondevano alle mie domande. Poi capii che se volevo conoscere veramente l'ortodossia non bastava leggere e studiare, ma dovevo viverla.
Decisi di seguire tutto l'anno Liturgico ortodosso e questa fu per me un'altra grande esperienza perché la Liturgia, le sue feste, mi insegnavano tantissimo. Una seconda scoperta, un nuovo mondo! I gesti, le parole, i segni: un dono bellissimo del Signore per me! Era come tornare a casa!
Certo è che per me, cattolico romano, non fu molto facile stare lì in piedi per due ore senza capire niente. Ma andai avanti.
Al tempo stesso però non sapevo cosa fare. Se divento ortodosso, pensavo, tutto sarà più difficile. Ne parlai con il mio parroco cattolico e lui mi disse che era bene seguire questa via e, lo ricordo bene, mi regalò perfino l'Anthologion! Capii che lui amava molto l'ortodossia.
Andai allora a parlarne con batiushka. Continuavo ad andare alla chiesa russa, ma non mi bastava più: volevo ricevere anch'io l'Eucarestia, essere in comunione con il Signore e con i fratelli. Così presi la decisione di "cambiare casa" e chiesi di essere accolto nella chiesa ortodossa. (…)
Fu una giornata davvero importante per me. Batiushka mi disse che non è facile essere ortodossi per molti motivi, il nemico ci attacca, per cui è necessario essere vigili e attenti, sempre pronti. Chiese alle persone presenti di aiutarmi nel mio cammino. Soprattutto mai pensare che l'appartenenza formale alla chiesa ortodossa sia in qualche modo una garanzia: posso conoscere tutti i dogmi, fare tutte le preghiere, ma se non ho la misericordia non sono niente.
Che dire adesso? Tante mie paure erano eccessive: certo che non è facile - niente è facile! - ma poi il Signore ci aiuta e lo ringrazio sempre per tutti i doni che mi ha fatto e che mi fa.
La mia sensazione è quella di essere tornato a casa, ed è vero quello che voi dite, diventa ortodosso chi, in cuor suo, lo era prima diventato dentro (…)

* S.M. Ortodosso-russo della Santa Trinita' e di Sant’Antonio di Sija - Diocesi di Arcangelo e di Holmogory (Russia) [nella foto - La “Chiesa domestica”: L’angolo della preghiera]
 
Foto: “Poi capii che se volevo conoscere veramente l'ortodossia non bastava  leggere e studiare, ma dovevo viverla.” 

DIVENTARE ORTODOSSI: UNA TESTIMONIANZA ITALIANA
 
del S.M. Ortodosso-russo della Santa Trinita' e di Sant’Antonio di Sija

     Ho ricevuto, fin da piccolo, un'educazione e una formazione cattolica. Circa dieci anni fa ho cominciato a sentire il problema dell'unità dei cristiani. La divisione dei cristiani mi provocava molto dispiacere e  volevo capire come si fosse arrivati a questa divisione.
     Avevo sempre sentito parlare di "scisma d'oriente", ma, mi chiedevo: qual era la verità? Cominciai così a leggere.
     Al tempo stesso avvertivo una certa attrazione per l'ortodossia. Quando andavo nelle chiese ortodosse in Italia, in Francia o in Russia, sentivo qualcosa di inspiegabile. Mi affascinava  la Liturgia, ero stupito dalle icone e dai canti.
     Volli approfondire e cominciai a  leggere anche libri di teologia ortodossa che trovavo in biblioteca. Molto importante per me è stato il primo libro che ho letto, La teologia mistica della chiesa d'oriente, di V. Lossky. Leggevo Olivier Clement, il padre Deseille, Seraphim Rose, san Justin Popovich, Schmemann, tutti libri non ancora tradotti in italiano e che compravo alla libreria ortodossa di Parigi. Fu così che iniziai a leggere anche i Padri della Chiesa citati in quei testi. Via via che leggevo scoprivo un mondo nuovo, sentivo che avevo trovato un tesoro. Andai anche a parlare con preti ortodossi che senza forzature mi insegnavano la teologia dei Padri e  rispondevano alle mie domande.    Poi capii che se volevo conoscere veramente l'ortodossia non bastava  leggere e studiare, ma dovevo viverla. 
     Decisi di seguire tutto l'anno Liturgico ortodosso e questa  fu per me un'altra grande esperienza perché la Liturgia, le sue feste, mi insegnavano tantissimo.  Una seconda scoperta, un nuovo mondo! I gesti, le parole, i segni: un dono bellissimo del Signore per me! Era come tornare a casa!
     Certo è che per me, cattolico romano, non fu molto facile stare lì in piedi per due ore senza capire niente. Ma andai avanti.
     Al tempo stesso però non sapevo cosa fare. Se divento ortodosso, pensavo,  tutto sarà più difficile. Ne parlai con il mio parroco cattolico e lui mi disse che era bene seguire questa via e, lo ricordo bene,  mi regalò perfino l'Anthologion! Capii che lui amava molto l'ortodossia.
     Andai allora a parlarne con batiushka. Continuavo ad andare alla chiesa russa, ma non mi bastava più: volevo ricevere anch'io  l'Eucarestia, essere in comunione con il Signore e con i fratelli. Così presi la decisione di "cambiare casa" e chiesi di essere accolto nella chiesa ortodossa.  (…) 
     Fu una giornata davvero importante per me. Batiushka mi  disse che non è facile essere ortodossi per molti motivi, il nemico ci attacca, per cui è necessario  essere vigili e attenti, sempre pronti. Chiese alle persone presenti di aiutarmi nel mio cammino. Soprattutto mai pensare che l'appartenenza formale  alla chiesa ortodossa sia in qualche modo una garanzia: posso conoscere tutti i dogmi, fare tutte le preghiere, ma se non ho la misericordia non sono niente.
     Che dire adesso? Tante mie paure erano eccessive: certo che non è facile - niente è facile! - ma poi il Signore ci aiuta e lo ringrazio sempre per tutti i doni che mi ha fatto e che mi fa.
     La mia sensazione è quella di essere tornato a casa, ed è vero quello che voi dite, diventa ortodosso chi, in cuor suo, lo era prima diventato dentro (…) 

*  S.M. Ortodosso-russo della Santa Trinita' e di Sant’Antonio di Sija - Diocesi di Arcangelo e di Holmogory (Russia) [nella foto - La “Chiesa domestica”: L’angolo della preghiera]

http://www.comedonchisciotte.org

PERCHE' NON AMO IL PAPA "PIACIONE"

Italia DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it

 





E adesso ci tocca anche il Papa democratico, femminista, di sinistra e magari, chissà, antifascista. “Non sono mai stato di destra”. Da quando esistono queste due categorie, cioè dalla Rivoluzione francese, nessun Pontefice si era mai abbassato a tanto, a nominarle. E che significa “non sono mai stato di destra”? Forse che quel Cristo che ha sempre in bocca (povero Cristo), non del tutto legittimamente perché il cattolicesimo non coincide col cristianesimo, riserva una maggior misericordia a quelli di sinistra (il discorso naturalmente vale, a segno contrario, se avesse detto “non sono mai stato di sinistra”)? L’atteggiamento da “piacione”, cioè di uno che vuole piacere a tutti senza dispiacere nessuno, compresa la tambureggiante retorica della modestia, la sua (il massimo dell’immodestia), Bergoglio, intelligenza fine, da gesuita, non lo ha scelto a caso anche se magari ha assecondato un aspetto reale del suo carattere.

Il significato profondo della viale intervista a Civiltà cattolica ce lo spiega in un pur contorto articolo sul Corriere della Sera (20/09) un cattolico doc come Vittorio Messori (cui, se lo conosco un po’, devono essersi torte le budella a far sue le “aperture” di Bergoglio): “È da questo desiderio di convertire il mondo intero, usando il miele ben più che l’aceto, che deriva una delle prospettive più convincenti fra quelle confidate dal Papa al confratello”. Siamo alle solite: all’evangelizzazione. Che muove da uno slancio di generosità (se io posseggo la Verità perché non farne partecipi anche gli altri?), ma è quel tipo di generosità, come certi favori non richiesti, che ti ricade in testa come una tegola.

Nell’evangelizzazione c’è infatti, in nuce, il vizio oscuro di tutta la storia dell'Occidente, il tentativo di reductio ad unum dell’intero esistente. L’evangelizzazione partorirà molti figli, apparentemente diversissimi.

Il primo sarà l’eurocentrismo, il colonialismo europeo che si basa, almeno a partire dal XV secolo, sulla distinzione fra culture “superiori” e “inferiori” e il dovere delle prime di portare la civiltà alle altre.
Il secondo figlio – anche se può apparir strano – sarà l’Illuminismo che a Dio sostituirà, assolutizzandola, la Dea Ragione. La Rivoluzione francese e le truppe napoleoniche si incaricheranno di esportare, sulla punta delle baionette, questa inedita “buona novella”.
Il terzo – il che può apparire ancora più strano – sarà la Rivoluzione sovietica che, sotto il manto del materialismo scientifico e dell’internazionalismo proletario, tenterà di ricondurre tutto il mondo sotto il suo modello (Trotsky: “La Rivoluzione o è permanente o non è”).
Il quarto, il più compiuto e realizzato, è il modello di tipo capitalista. La sua formidabile espansione si basa su una sorta di evangelizzazione mercantile e tecnologica che ha al suo fondo la convinzione che questo sia “il migliore dei mondi possibili”.

È in virtù di questa convinzione che ci siamo intromessi in tutte le altre culture, assimilandole o, quando non è stato possibile, togliendole brutalmente di mezzo. Dio ha preso le forme della ruspa. Quando Bergoglio afferma che “senza lavoro non c’è dignità” non so se si renda conto che così si inserisce, a pieno titolo, nonostante le parole su solidarietà e misericordia, in questo modello disumano. Un suo predecessore, un po’ più autorevole, San Paolo, che la Chiesa l’ha fondata, definiva il lavoro “uno spiacevole sudore della fronte”. Io non sono credente ma, pistola alla tempia, sto con Paolo non con Bergoglio.

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
27.09.2013 

http://www.ortodossiatorino.net

  

 
 
 Leader cristiano ortodosso condanna gli attacchi dei ribelli siriani presso i monasteri


Robin Young, conduttrice: Siamo alla trasmissione Here and Now, e prima della pausa abbiamo sentito parlare di un rapporto odierno delle Nazioni Unite, in cui gli ispettori hanno concluso che non vi sono prove chiare e convincenti che siano state usate armi chimiche contro i civili su larga scala in Siria il mese scorso. Nel frattempo, il gruppo islamico Fronte Al-Nusra legato ad al-Qaeda rivendica la responsabilità di aver ucciso almeno 30 membri della minoranza alawita del presidente Assad durante un attacco a tre villaggi nella Siria centrale questa ultima settimana. E le forze militari siriane continuano a combattere i ribelli nei pressi dell'antica città cristiana di Ma'loula.
Questa città è la patria di alcuni dei più antichi siti cristiani in Siria, tra cui un convento dove le suore e gli orfani rimangono rintanati, rifiutandosi di andare via mentre la lotta infuria intorno alla città. Sono membri della Chiesa ortodossa di Antiochia, e il loro leader qui negli Stati Uniti, l'arcivescovo Philip Saliba, è preoccupato per loro. Ci parla dalla linea dal suo ufficio di Englewood, New Jersey; arcivescovo Saliba, diteci qualcosa di più delle vostre paure.

Arcivescovo Philip Saliba: La mia preoccupazione è per il convento di Santa Tecla e per altri luoghi santi in Siria, che sono minacciati. La gente di Ma'loula parla ancora la lingua del Cristo, l'aramaico, e questa è l'unicità di questa città, e siamo preoccupati per la sua distruzione. Già 400 famiglie hanno lasciato Ma'loula. Sono fuggite a Damasco.

Young: Può parlarcene più in dettaglio? Ci descriva i siti che si trovano lì.

Saliba: Beh, i siti sono caverne, nelle rocce. È una montagna piena di antichi siti archeologici come il convento di Santa Tecla e il monastero di San Sarkis.

Young: Così il monastero e il convento sono scolpiti nella montagna?

Saliba: Sì, sì.

Young: E da quanto capisco i siti sono lì da 2000 anni.

Saliba: Sì, da 2000 anni, perché il cristianesimo inizia in Palestina e in Siria.

Young: Quindi, come ha detto, la maggior parte delle famiglie, oltre 400, hanno abbandonato la città. Ma le suore sono ancora lì. Che cosa stanno facendo?

Saliba: Le suore si stanno prendendo cura di un gruppo di orfani, e si rifiutano di lasciare il convento. Dicono che rimarranno - sono pronte a morire e non abbandoneranno questi orfani.

Young: Già. Bene, so che ha parlato con qualcuno al convento, penso con la madre superiora. Cosa ha saputo?

Saliba: Quando ho parlato con la madre superiora, era circondata dai ribelli. Non poteva parlare molto liberamente. Ha detto oh, oh, noi stiamo bene, tutto è OK, tutto va bene, ma non era così. Ho capito in seguito che uno dei ribelli stava bussando alla porta del convento, e le suore chiedevano chi è, ma lui non voleva dirlo.
Ha detto loro di aprire la porta altrimenti avrebbe messo una bomba sotto la porta e sarebbe entrato con la forza. Così hanno aperto la porta.

Young: Beh, quando dice ribelli, sappiamo che ci sono una varietà di ribelli in Siria. Alcuni sono nazionalisti. Alcuni sono siriani. All'inizio della rivolta...

Saliba: Io non mi preoccupo dei ribelli siriani. Mi preoccupo degli stranieri, i mercenari che sono venuti in Siria dalla Cecenia, dalla Turchia, dall'Arabia Saudita, dalla Libia, dalla Tunisia. Mi preoccupo di al-Qaeda e Al-Nusra. Sono organizzazioni sorelle.

Young: Quindi non sono i ribelli siriani che fanno parte del movimento nazionalista che inizialmente voleva rovesciare il presidente Assad, sono i ribelli che sono venuti in seguito, e molti vengono da gruppi islamici, come quelli che ha nominato. Cosa le piacerebbe vedere accadere?

Saliba: Mi piacerebbe vedere una conferenza, una conferenza internazionale, che porti l'opposizione in Siria. Abbiamo alcuni ribelli siriani, anche, ma non sono così feroci come al-Qaeda.

Young: Guardi, la sua chiesa e i membri della chiesa sono stati sostenitori del presidente Assad. Il suo regime al potere è ora in minoranza in Siria. Lei si sentiva protetto da Assad in passato. Dice che vuole vedere una conferenza. Si sente in qualche modo incoraggiato dai colloqui internazionali che stanno accadendo? Era contro gli attacchi perché forse avrebbero fatto più danni delle che le armi di distruzione di massa.
Ora i colloqui mirano a far rinunciare la Siria a tutte le sue armi chimiche. E chissà che con i riflettori puntati su questo e con la Russia coinvolta, forse ci sarà una diminuzione della guerra civile. Qual è la sua speranza riguardo ai colloqui in corso?

Saliba: La mia speranza è che il regime rimanga. L'alternativa è quella di avere al-Qaeda, al-Qaeda che ha distrutto le nostre Torri Gemelle a New York e ha attaccato il Pentagono e ha fatto esplodere un aereo sulla Pennsylvania. Ci hanno combattuti tutto il tempo. Ci odiano in quanto americani. Odiano i cristiani. Hanno - ci chiamano bestemmiatori, lo sa.

Young: Così sembra che lei non abbia simpatia per la rivolta originale contro Assad da parte della maggioranza dei siriani che, non si sentivano protetti da lui, non quanto lei e i cristiani.

Saliba: Robin, i ribelli originali erano siriani.

Young: Giusto.

Saliba: Al-Qaeda è venuta in seguito, e Al-Nusra è venuta in seguito. Ma i ribelli originali sono brave persone. Io li chiamerei la vera, genuina opposizione. Essi stavano chiedendo qualcosa di genuino. Vogliono più democrazia. Vogliono più libertà. Alcuni di loro sono ancora a Damasco, e stanno parlando con il governo. Sono persone molto brave. Non sto dicendo che la rivoluzione originale era composto da al-Qaeda e Al-Nusra, come vede.

Young: Ma ora, ovviamente, sente che tutto è diverso, che è una battaglia diversa.

Saliba: Sì, è molto, molto diverso, e spero che non capitoleremo la Siria in mano a queste persone, perché se lo facciamo, allora non ci saranno più cristiani in quel paese.

Young: Mons. Philip Saliba, primate dell'Arcidiocesi antiochena del Nord America, grazie mille.

Saliba: OK, Robin, grazie.

domenica 29 settembre 2013

Dal sito: http://www.pistoiaortodossa.it

SAN NICOLA DI OCHRID
 
L'uomo che non sa alcunché
 
«Chi sei?»  Gesù disse loro: il principio.(Gv. 8, 25)
Il Signore Gesù è il principio della creazione, il principio
della restaurazione, il principio della salvezza, il
principio della resurrezione e della gloria eterna.
Ovunque si voglia estirpare un qualsiasi male, Egli è il
principio. È impossibile fare a meno di Lui. Ovunque si
voglia costruire qualcosa di buono, Egli è il principio.
Non si può fare a meno di Lui. Se si vogliono strappare
le radici della discordia e dalla malizia in seno alla
famiglia, nel paese, in città, nel mondo intero non è
possibile fare a meno di Lui. Dobbiamo iniziare con Lui.
Se desideriamo introdurre la buona volontà, la pace,
l'amore e la concordia in seno alla famiglia, nel paese, in
città, tra il popolo, nel mondo intero, non si può fare a
meno di Lui. Egli è il principio.
Perché, senza il Cristo, non è possibile estirpare il male
né seminare il bene?
Perché ogni male viene dal peccato e solo Lui può
rimettere i peccati.
Quando Lui, e solo Lui, rimette il peccato, allora la
radice del male viene estirpata.
E nessun bene può essere piantato senza di Lui, poiché in
Lui si trovano tutte le ricchezze del bene, tutti i semi del
bene. Lui soltanto è il seminatore del bene nel campo del
mondo.
L'apostolo Paolo che aveva compreso meglio di noi la
questione, disse :
«
Tutto mi è possibile in Gesù Cristo
che mi rende forte
»
(Fil. 4, 13). E senza Gesù Cristo chi
sarà colui che potrà iniziare a guarire dal male, a liberare
il prossimo dal male, a piantare dentro di sé il bene, a
stabilire nell'altro il bene? Nessuno, in realtà nessuno.
Così, fratelli, se siamo risoluti nel distruggere il male
dentro di noi e negli altri, e a piantarvi il bene, in noi
come nel prossimo, cominciamo dal principio, cioè
cominciamo dal Vincitore del male e Seminatore del
bene, il Signore Gesù Cristo.
Signore Gesù Cristo, sii per noi il principio di tutte le
lotte contro il male e di ogni opera buona. A Te la
gloria e la lode nei secoli. Amen.
(Tratto dal
Prologo di Ochrid
,
omelia del 28 Gennaio)

Ivan Ivanovic

“Il cammino spirituale, al posto tuo, nessuno lo potrà fare.”


PARLIAMO UN PO’ DEGLI STAREZ


del mn. Antonio


[…] Non sono uno Starez, e penso non lo sarò mai. Almeno, te lo posso dimostrare: io non conosco la volontà di Dio per te, né cosa devi fare e come, soprattutto quello che riguarda le cose terrene che mi domandi. Delle cose spirituali io posso parlare solo perché come tanti altri ortodossi conosco la mia fede, ho letto molto gli scritti dei Padri Santi ed anche i libri dei sacerdoti moderni, che neanche loro sono gli Starez, ma sono gli ortodossi praticanti, le persone istruite ed intelligenti - e sono molto più intelligenti di me, ed è per questo io leggo i loro scritti e non viceversa.

Ho sorriso, sì, ma il male c'è, nella tua volontà di trovare uno Starez - sei particolarmente influenzabile e ho paura che alla fine troverai uno... Pseudostarez... quando sarai disilluso di me, poi di qualcun'altro e poi ancora... (…)

NON cercare gli Starez! Se tu sarai pronto per averne uno, Dio te lo darà! Ma tu - non cercare gli Starez! (…)

Non c'è assolutamente bisogno di considerare me o qualcun'altro uno Starez - questo non aiuterà. E sai perché? Perché Dio ci ha creati liberi.

I settari sono condannati perché gli uni hanno privato di questa libertà gli altri, e questi altri l'hanno acconsentito. Vale a dire: gli uni rubano il dono di Dio dagli altri, ed altri se ne infischiano, di questo dono. Per questo sono condannati, le eresie che seguono sono le cose infatti che seguono, ma la cosa principale è questa. Per la stessa cosa vengono condannati i suicidi - per aver rigettato il dono di Dio, la vita, nella Faccia di Dio.

Capisci, dove ci si può arrivare, con l'ardua voglia di avere uno Starez a qualsiasi costo, anche al costo di inventarsene uno? A costo della propria libertà? Perché siamo pigri e non vogliamo faticare spiritualmente... che Dio ci illumini tutti e ci porti alla salvezza!

Nego il mio ruolo di Starez attribuitomi da te non per la cosiddetta umiltà, ma perché conosco la realtà, e non l'invento. Cerca di fare altrettanto anche tu, non inventare le cose.

Quello che so e che ti interessa, te lo dirò, così risparmierai qualche anno di lettura, ma il cammino spirituale, al posto tuo, nessuno lo potrà fare.


* Mn. Ortodosso-russo Antonio [della diocesi di Arcangelo e di Holmogory (Russia)]

sabato 28 settembre 2013

Ivan Ivanovic

Il Santo e Patriarca Giovanni Crisostomo, l’illuminatore del mondo intero scrisse: “Non prendiamo parte alle opere disoneste delle tenebre ma, al contrario, denunciamole apertamente”.


SULL’UNIATISMO: “NON RIMANETE IN SILENZIO”


di Justin (Parvu) *


“Non voglio rimanere in silenzio vedendo che dei nostri prestigiosi metropoliti, di età avanzata e pieni di esperienza, comunichino con coloro che hanno commesso apostasia. Quest’azione, come voi sapete è una seria infrazione al 46imo canone degli Apostoli che dichiara chiaramente: “Noi ordiniamo che ogni vescovo o prete che ha accettato il battesimo degli eretici o il loro sacrificio sia deposto, poiché cosa c’è in comune tra Cristo e Belial? Che c’è in comune tra il credente e l’infedele?”. A questo si aggiunge il canone 45imo che afferma: “Qualsiasi vescovo, prete o diacono che prega con gli eretici sia sospeso, e se ha loro permesso di compiere delle azioni, in quanto membri del clero, sia deposto”. Ma non c’è solo questo. È ampiamente conosciuto che l’uniatismo non fu solo un attacco contro la purezza della fede ortodossa (…) Guardiamone i frutti! Questo atto conduce unicamente alla divisione e per nulla all’unità basata sulla verità dei Santi Padri.”


* Parte della lettera aperta (del 1° giugno 2008) del mn. ortodosso-rumeno Justin (Parvu) del Sacro Monastero ortodosso-rumeno dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele a Petru-Voda ha indirizzato una lettera aperta al Sinodo della Chiesa di Romania e al Patriarca Daniele, richiedendo una sanzione contro il vescovo Nicolas di Banat, autore della ormai conosciuta comunione uniate. –[nella foto: l’igumeno Justin (Parvu)]
 

Dal sito http://cristiano-ortodosso-italiano.blogspot.it : La Chiesa Ortodossa Etiopica

Le Chiese dell'oriente cristiano 

Chiesa Ortodossa Etiopica


di Mervyn Duffy 

Secondo una antica tradizione il primo evangelizzatore dell’Etiopia è stato San Frumenzio, un cittadino romano, proveniente da Tiro che era naufragato lungo il litorale africano del Mar Rosso. Conquistò la fiducia dell’Imperatore ad Aksum e portò alla conversione suo figlio Ezana che in seguito divenne imperatore, questi successivamente, intorno all’anno 330, introdusse il Cristianesimo in Etiopia come religione di stato. San Frumenzio fu ordinato vescovo da San Atanasio di Alessandria e tornò in Etiopia per continuare l’evangelizzazione del paese. 
Intorno all'anno 480 i "Nove Santi" giunsero in Etiopia ed iniziarono la loro attività missionaria. Secondo la tradizione venivano da Roma, da Costantinopoli e dalla Siria. Avevano lasciato i loro paesi a causa della loro opposizione alla Cristologia di Calcedonia e probabilmente avevano risieduto per un certo tempo nel Monastero di San Pacomio in Egitto. La loro influenza, i relativi collegamenti tradizionali con i Copti, spiega probabilmente l'origine del rifiuto da parte della chiesa etiopica di Calcedonia. Ai "Nove Santi" vengono attribuiti, per gran parte, l’eliminazione del residuo paganesimo in Etiopia, l’introduzione della vita monastica, un sostanziale contributo alla sviluppo della letteratura religiosa in Ge’ez con la traduzione della Bibbia e con altri lavori religiosi nella lingua classica etiopica. 

La chiesa etiopica raggiunse il suo massimo livello nel quindicesimo secolo quando si vide una copiosa e creativa produzione teologica e di spiritualità ed una Chiesa impegnata in una vasta attività missionaria. 

L'esperienza molto negativa del contatto con i missionari cattolici portoghesi nel sedicesimo secolo è stata seguita da secoli di isolamento da cui la chiesa etiopica è emersa soltanto recentemente. 

Questa chiesa è unica nel mantenere molte pratiche ebree quali la circoncisione ed il rispetto delle leggi riguardanti gli alimenti ed il sabato, per cui per loro i giorni liturgici sono il sabato e la domenica. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che la prima presenza del Cristianesimo in Etiopia sembra essere originaria dalla Palestina attraverso l’Arabia del Sud. Ma vi è anche una tradizione secondo la quale il Giudaismo è stato conosciuto e parzialmente accettato dagli Etiopi prima ancora dell’arrivo del Cristianesimo.



La Chiesa Etiopica ha avuto anche alcuni sviluppi cristologici insoliti. Una scuola di pensiero ha asserito ed insegnato che l’unione della natura umana e di quella divina in Cristo ha avuto luogo soltanto dopo il suo Battesimo. Ma questo insegnamento non è mai stato ufficiale e non ha avuto lunga durata. 
La liturgia etiopica trae le sue origini da quella copta di Alessandria ed è stata influenzata da quella siriana. Essa è sempre stata celebrata nell’antica lingua Ge’ez fino a tempi molto recenti. Oggi una traduzione della liturgia in amarico è sempre più usata nelle parrocchie. Questa liturgia, perfettamente adattata all’ambiente, si caratterizza per l’uso di strumenti musicali, tipo i sistri ed i tamburi ed anche per un altro elemento, che crediamo renda la Chiesa Etiopica unica tra le antiche chiese cristiane: le danze liturgiche. Altro elemento caratteristico è il fatto, di sapore ebraico, che nello loro chiese in un luogo chiamato il Santo dei Santi viene custodito il Tabot, una specie di Arca dell’Alleanza , che viene particolarmente venerato nella Festa di Timkat (Epifania). L’interno delle chiese che è tipico, è delimitato in vari spazi: delle donne, degli uomini, di coloro che comunicheranno, del clero. Altra importante festa per il rito etiopico è quella del Maskal o Ritrovamento della S. Croce. E’ sempre viva la forte tradizione monastica. 
Fin dai tempi più antichi tutti i vescovi in Etiopia furono egiziani copti nominati dal Patriarcato Copto e per molti secoli l’unico vescovo in Etiopia fu un Metropolita copto. All’inizio del ventesimo secolo la chiesa etiopica iniziò a fare pressione sul Patriarcato copto per una autonomia più ampia e per la possibilità di avere finalmente dei vescovi etiopici di nascita. Nel 1929 furono finalmente ordinati quattro vescovi etiopici che fossero di aiuto al Metropolita copto. Con l’aiuto dell’Imperatore Hailè Selassiè (che regnò dal 1930 al 1974), fu raggiunto nel 1948 un accordo con il Patriarcato Copto per cui alla morte del Metropolita Cirillo si sarebbe fatta l’elezione di un Metropolita etiopico. Così quando nel 1951 Cirillo morì un’assemblea di preti e di laici scelse come Metropolita un etiope Basilios, e votò per l’autonomia della Chiesa d’Etiopia.
Finalmente nel 1959 il Patriarcato copto riconobbe il metropolita Basilios primo patriarca della Chiesa Ortodossa Etiopica.
Una facoltà ortodossa etiopica di teologia, il Trinity College, ha funzionato come componente dell'Università di Addis Abeba fino a quando nel 1974 il governo ne ordinò la chiusura. Nello stesso anno la Chiesa Etiopica fondò ad Addis Abeba l’Università teologica San Paolo per la formazione dei candidati al sacerdozio. Per lungo tempo questa è stata il luogo della formazione per gli uomini ortodossi etiopici che aspiravano al sacerdozio. Un problema importante perché è stato valutato nel 1988 che nel paese vi erano 250.000 sacerdoti . Per fornire loro un livello di formazione sufficiente, sei centri di formazione del clero sono stati recentemente istituiti in varie zone dell'Etiopia. Ora si prevede che si arrivi anche ad avere per ogni parrocchia una Scuola Domenicale di formazione.
Specialmente negli ultimi anni, la chiesa etiopica ha assunto un ruolo attivo nel servizio di coloro che si trovano in condizioni disagiate e di povertà. Ha patrocinato sforzi , impegni e programmi a loro favore e sono stati anche realizzati a cura della Chiesa vari orfanotrofi.
La chiesa ortodossa etiopica è stata la religione di stato per il paese fino alla rivoluzione marxista del 1974; questa depose l’Imperatore e mise il colonnello Mengistu Haile Mariam a capo di governo. Molto presto la rivoluzione separò ufficialmente la Chiesa e lo Stato e nazionalizzò la maggior parte delle terre della Chiesa. Questo fu il segnale di inizio di una campagna contro i gruppi religiosi del paese. 
A seguito del crollo del governo comunista nel mese di maggio 1991, il patriarca Merkorios (eletto nel 1988) fu accusato di collaborazionismo con il regime di Mengistu ed egli nel settembre in seguito a pressioni si dimise dalle sue funzioni di Patriarca. Il 5 luglio 1992, il Santo Sinodo Etiopico scelse l’Abuna Paulos come quinto patriarca della Chiesa Ortodossa Etiopica. 
Egli era stato imprigionato per sette anni dalle autorità marxiste dopo che il patriarca Theophilos (deposto nel 1976 ed assassinato in prigione nel 1979) lo aveva ordinato vescovo nel 1975 senza l’approvazione del governo. Paulos fu liberato nel 1983 ed andò in esilio per alcuni anni negli Stati Uniti. Il Patriarca deposto, Merkorios, rifugiatosi in Kenia, ha rifiutato di riconoscere l’elezione di Paulos.
Nell’ottobre del 1994 il patriarca Paulos ha proceduto alla riapertura del College Teologico della Trinità nella capitale etiopica. Il College ha cominciato a funzionare con 50 allievi nei corsi di laurea e 100 che studiano per i diplomi in teologia.


I dati statistici segnalati sono stati forniti dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Ma alcune fonti credibili etiopiche asseriscono che i cristiani ortodossi etiopi dovrebbero essere circa 30 milioni, questo basandosi sul fatto che gli ortodossi etiopici sono circa il 60% su una popolazione totale di 55 milioni. 
In Australia vi sono comunità ortodosse etiopiche in ciascuna delle capitali dei vari stati. Le tre parrocchie esistenti in Gran Bretagna sono state guidate dal Vescovo Yohannes fino alla sua morte nel mese di dicembre del 1997. Dopo di lui il Rev. Berhanu Beserat è stato chiamato a capo della Chiesa Ortodossa Etiopica in Europa. 
Negli Stati Uniti, l’arcivescovo etiopico Yesehaq non ha riconosciuto l'elezione del patriarca Paulos e d ha rotto la comunione con il Patriarcato nel 1992. In risposta, il Santo Sinodo Etiopico lo ha sospeso dalle sue funzioni ed ha deciso di dividere la l’arcidiocesi esistente dell’emisfero occidentale in tre giurisdizioni (USA e Canada, l'America Latina ed i Caraibi, Europa occidentale). Ha nominato Abuna Matthias come nuovo arcivescovo degli Stati Uniti e del Canada. Successivamente il Canada è stato costituito come diocesi separata sotto la guida del vescovo Matthias che risiede a Londra, nell’Ontario. Tuttavia l’arcivescovo Yesehaq continua ad avere ancora un certo seguito da parte di molti etiopi ortodossi risiedenti in America. Complessivamente ci è sono oltre 100.000 ortodossi etiopici nell'emisfero occidentale, compreso un numero significativo di convertiti nell’India dell’ovest.





venerdì 27 settembre 2013

 
 Chiesa Ortodossa 
 Patriarcato di Mosca
Parrocchia
San Giovanni di Kronstadt

Palazzo Gallo - P.zza Vittorio Em. II 
Castrovillari (cs)
 
Русская Православная Церковь 
Московского Патриархата 
 
Biserica Ortodoxă Rusă
 Patriarhia Moscovei  
 
 
 
 
 
 
 
DOMENICA 29 settembre 2013
Memoria della santa megalomartire
Eufemia
 
Tono V

 Великомученица Евфимия Всехвальная

 
UFFICIATURE:
 
      Sabato 28: ore 18.00 -  Vespro  (Vecernie)
 
Domenica  29 : ore 9.30 - Divina Liturgia
                                            

 
 Carissimi Fedeli Ortodossi di 
Castrovillari e del circondario, 
 come sempre vi aspetto numerosissimi,
ogni Domenica con inizio alle ore 9.30,
 per celebrare con Voi la Divina Liturgia 
nella Nostra Chiesa e della Nostra
 Santa Tradizione Ortodossa.
Per qualsiasi informazione chiamate
il Parroco al:  328 0140556
                 347 3400419