giovedì 25 aprile 2013

ETERNA MEMORIA FRATELLI NOSTRI, il Signore Vi accolga nel suo regno beato e vi doni un posto nel Paradiso che tutti aneliamo.

  Tre Sorrisi: Sul ventesimo anniversario degli omicidi di Optina
Georgij Mikhajlovich Gupalo
pravmir.com, 20 Aprile 2013

 
Il 18 aprile del 1993, tre monaci sono stati uccisi durante la notte pasquale a Optina Pustyn: lo ieromonaco Vasilij (Rosljakov, n. 1960) e i monaci Ferapont (Pushkarev, n. 1955) e Trofim (Tatarnikov, n. 1954). Georgij Gupalo, che conosceva tutti e tre i monaci ed era lì la notte della loro uccisione, offre i seguenti ricordi.

Da sinistra a destra: monaco Ferapont, monaco Trofim e ieromonaco Vasilij
Venti anni sono passati dagli omicidi a Optina Pustyn, quando tre uomini buoni sono morti e sono nati tre santi martiri. Mi è capitato di essere in quel giorno a Optina, a vedere la morte di padre Trofim, e di calare le tre bare nella terra umida di primavera a Kaluga. Molto è accaduto negli anni successivi, ma mi sembra di poter ricordare in dettaglio ogni momento di quella tragedia, dal momento che ha scosso tutti i testimoni.
Il mio breve resoconto parlerà di diversi momenti di quel grande giorno.
Non vivevo più a Optina, ma ero venuto per una visita a Pasqua. La sera prima di Pasqua era bella e tranquilla: il tramonto del sole rosso, diffondendo incantevoli, colori caldi, non lasciava alcun presentimento a riguardo. Era anche strano che, nonostante il rossore, non poteva essere chiamato un tramonto di sangue, tanto era dolce e piacevole agli occhi. Nulla faceva presagire guai, anche se il problema era già nelle vicinanze, vicino a ciascuno di noi. L'assassino aveva preparato il suo crimine e aspettava solo una spinta dalla "voce a cui non poteva disobbedire." Era a Optina, vicino, molto vicino, e cercava la sua preda. Ma nessuno lo sapeva, nessuno ne aveva alcuna idea.

Lo ieromonaco Vasilij
Passeggiando intorno al monastero, ho notato padre Vasilij che lasciava la cattedrale dell’Ingresso al tempio della Madre di Dio. Era in piedi all'ingresso nord della chiesa e ammirava la bellezza del tramonto. E io, a mia volta, mi sono fermato e ho cominciato ad ammirare il paesaggio con lui incluso: un bel monaco a fianco della chiesa candida come la neve. Russo, magro, atletico, tranquillo e silenzioso, saggio al di là dei suoi anni, chiaramente la gloria futura di Optina.
Molti anni dopo, diventerà ancora più saggio e più esperto. Migliaia di persone verranno a lui per consiglio e conforto. Diventerà un nuovo anziano di Optina. Dopo tutto, ci era stato promesso che ci sarebbero stati sette luminari. Forse sarà uno di loro. "Oh, quanto è bravo, questo guerriero di Cristo", ho pensato. "Voglia Dio, mio caro, che tu non abbandoni il sentiero, che tu rimanga un uomo, e che accumuli sapienza e amore, donandoli al popolo di Dio". Padre Vasilij, intuendo che qualcuno lo stava osservando, si è voltato, sorridendo quando mi ha visto. Non ci vedevamo da qualche mese. Ci siamo scambiati un inchino da lontano e abbiamo deciso di rimanere tranquilli. Ma il suo sorriso, il suo sorriso radioso, è affondato nella mia memoria e ora vivrà con me fino alla mia morte.
È iniziata la funzione. I fratelli del monastero sono entrati in chiesa, padre Ferapont tra di loro. Nessuno aveva fatto amicizia con padre Ferapont. Questo non era affatto perché fosse una persona cattiva o meschina. Era semplicemente perché, nonostante la sua giovane età e poca anzianità nel monachesimo, era riuscito a diventare un vero monaco: non apparteneva a nessuno dei gruppi o circoli di interesse che spesso si formano nei monasteri, ma viveva una vita monastica molto nascosta e genuina, senza litigi o conflitti, senza conversazioni vuote attorno a tazze di tè o pettegolezzi durante le obbedienze. La vita di questi monaci è di solito descritta dalla bella parola russa sokrovennoj [nascosto], come indicato nell’apostolo: cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio (1 Pietro 3:4).

Monaco Trofim
Padre Trofim è entrato in chiesa. Era arrivato un po’ tardi al servizio, in quanto aveva lavorato molto alle pulizie. Dalla mattina fino a tarda sera poteva essere visto su un trattore o dietro a una motozappa. Era sempre allegro, energico, e incredibilmente vivo - l'esatto contrario del riservato e silenzioso padre Ferapont. Intorno a padre Trofim ribolliva sempre la vita e il lavoro erain piena attività. Aveva molti amici, era una persona molto socievole e ottimista. Si è avvicinato al kliros [coro] di sinistra, dove mi trovavo, ha sorriso con il suo sorriso aperto, e abbiamo calorosamente scambiato abbracci e baci. Un rapido scambio di notizie, strette di mano ferme. Chi avrebbe immaginato che in poche ore non sarebbe più stato tra i vivi? Vivace, energico, allegro. Beh, non poteva morire giovane. Aveva ancora molti, molti anni davanti a lui. Ma l'uomo propone e Dio dispone.
Così questi tre sorrisi si sono bloccati nella mia memoria. Così diversi, ma ognuno tanto bello a modo suo. Più tardi ci sono stati sorrisi diversi, e si sono impressi ancora più saldamente nella mia memoria.
La liturgia pasquale si è conclusa. Tutti i fratelli sono andati al refettorio, hanno rotto il digiuno, la maggior parte è andata a riposarsi un po', e i campanari Trofim e Ferapont sono andati al campanile, mentre padre Vasilij è andato alla Liturgia presso lo skit a confessare la gente. Io ero allo skit in questo momento, e mi riposavo nella cella del superiore. La liturgia allo skit era appena iniziata quando qualcuno ha bussato alla porta. I colpi sono divenuti più insistenti e ho deciso di aprire la porta. Sulla soglia stava la guardia della foresteria dello skit in uno stato terribilmente nervoso. Mi ha detto che c'era stato un omicidio nel monastero - che alcuni monaci erano stati uccisi. Aveva ricevuto una telefonata dalla guardiola del monastero e gli era stato chiesto di avvisare il superiore e tutti i fratelli dello skit. Ho portato la guardia in chiesa, ho raccolto le mie cose e sono andato al monastero. C'era qualcosa di assurdo nella notizia: come poteva esserci un omicidio nel monastero, a Optina?! Era un’evidente assurdità e uno scherzo di cattivo gusto. Chi poteva sapere che l'assassino era in quel momento sul marciapiede con me, solo nascondendosi tra i cespugli e diretto dalla parte opposta?
Optina era deserta. Nessuno poteva nemmeno aver visto l'assassino, in quanto tutti se n’erano andati. Avendo sentito parlare del delitto, i fratelli hanno cominciato a radunarsi. La prima cosa che ho visto è stato padre Ferapont. Era sdraiato sul campanile, trafitto da una spada corta costruita da paraurti di automobili. Come si è poi scoperto, "lavorare" con una tale arma è molto difficile - si deve possedere una forza enorme o un grande addestramento.
Il killer, Averin, era gracile, ma qui era stato chiaramente assistito dal vero ed eterno assassino dell'uomo. Solo questa forza disumana può spiegare la forza del colpo di Averin: oltre al corpo, la cintura monastica di cuoio era stata trafitta in tre punti. Dopo aver inflitto un unico colpo direttamente nel fegato, ha lasciato cadere il corpo di Ferapont a terra e gli ha coperto la testa con il suo klobuk. Lui stesso non ha saputo spiegare perché lo ha fatto. Poi si è rapidamente alzato e, con un secondo colpo, ha ferito a morte padre Trofim. Non è nemmeno riuscito a capire che cosa stava succedendo: entrambi i monaci erano in piedi quasi schiena a schiena e Trophim non aveva visto quello che era successo. Ha sentito solo che il suono delle campane si era fermato e si è voltato verso il suo compagno, ma era già troppo tardi - la lama fredda, insanguinata, aveva trafitto il suo fegato. Averin ha lasciato cadere anche Trofim, ha coperto anche a lui la testa con il klobuk, e poi con calma si è diretto verso lo skit, sulla scia di padre Vasilij. Un terzo colpo, e una terza persona è caduta a terra. Poi l'assassino è corso dietro la casa vicino alla torre dello skit, ha gettato lì la sua terribile spada, ha scavalcato la recinzione ed è corso nel bosco. Tre pellegrine hanno potuto appena distinguere una figura in fuga vestita con un cappotto grigio. Non c'erano altre tracce o segni (a parte la spada). Ma il terzo giorno un’imboscata stava aspettando Averin nella sua casa e una caccia all'uomo era in corso nei boschi vicini. (Da allora ho saputo per certo che se le nostre autorità vogliono risolvere un omicidio, allora possono farlo in fretta. Lo possono fare (e lo potevano fare allora), se lo vogliono.

I monaci Ferapont e Trofim
Non ho visto l'omicidio in sé, ma padre Trofim è spirato tra le mie braccia. Il suo volto era pieno di tristezza e di dolore. Era evidente che stava provando una grande sofferenza. Si è dipartito tranquillamente. Si è semplicemente fermato - ed è stato tutto. Padre Vasilij è sopravvissuto più lungo, morendo in ambulanza sulla strada per Kozelsk. Il suo corpo atletico ha fatto di tutto per resistere alla morte, ma la ferita era troppo profonda.
Più tardi è arrivata la polizia, sono iniziate le indagini, e tutti i morti sono stati portati via per le autopsie. Dopo qualche ora sono stati portati alla Chiesa di sant’Ilarione. Per quanto mi ricordo, ero l'unico laico presente a queste prime preghiere presso i corpi dei fratelli uccisi; ho visto i loro corpi, mentre ancora scoperti, senza paramenti. Secondo la tradizione, i laici non dovrebbero essere presenti alla vestizione dei monaci, ma è stata fatta un'eccezione per me. E sono grato di essere stato presente a queste preghiere. Credetemi, non ho mai più visto o sentito niente di simile. Prima di tutto, dovrei dire qualcosa sui volti dei fratelli uccisi.
Sapete cosa mi ha colpito allora? Tutti e tre sono morti in terribile agonia, di dolore inimmaginabile, e al momento della morte, questo dolore è rimasto sui loro volti. Ma poi sono passate un paio d'ore e ho visto facce completamente diverse. Potrebbero anche essere chiamati volti iconici [liki], tanto erano brillanti e luminosi. Questa non era solo la mia percezione esaltata: tutti hanno notato la strana trasfigurazione dei loro volti. C'era un sorriso luminoso, silenzioso, pacifico su ognuno di esse. Molto riposante e fiducioso. C'era la sensazione che avessero visto qualcosa di gioioso. La cosa sorprendente è che lo spirito ha lasciato il corpo, ma lo ha trasformato dopo la morte. Questi sono i tre sorrisi di cui ho parlato all'inizio del mio racconto. Sono questi i sorrisi che non dimenticherò mai. Qui c’è una prova evidente dell'esistenza della vita dopo la morte.
È difficile esprimere a parole lo stato dei fratelli del monastero. Penso che qualcosa di simile deve essere stato provato dagli Apostoli dopo l'esecuzione di Cristo e dai discepoli degli anziani di Optina dopo le morti di questi ultimi. Da un lato, orrore per quanto era avvenuto e l'amarezza della separazione, ma, d'altro canto, gioia per loro fratelli. Dopo tutto, erano ormai tutti davanti al Trono di Dio. Hanno iniziato a celebrare la Pasqua sulla Terra e l’hanno completata nel Cielo. E crediamo che là la loro gioia pasquale sarà eterna. Hanno meritato con la loro vita terrena, di essere fatti degni di accettare la corona del martirio.
Quella sera molti hanno pronunciato queste parole: Non sono stato trovato degno, a causa dei miei peccati.
***
Prima di scrivere queste brevi memorie, ho trovato una trascrizione del discorso tenuto dallo ieromonaco Teofilatto di Optina al funerale dei monaci di Optina uccisi. Non so quanto sia accurata la trascrizione, ma è molto fedele nella sostanza e trasmettere molto bene le nostre esperienze di quei giorni:

Il funerale dei tre monaci uccisi
"Oggi stiamo compiendo qualcosa di insolito, miracoloso, e meraviglioso... Ogni cristiano che conosce bene l'insegnamento della Chiesa sa che chi muore a Pasqua non si limita a morire, che non vi è nulla di casuale nella nostra vita. Andare al Signore nel giorno della Santa Pasqua è un particolare onore e una misericordia del Signore. Dal giorno in cui sono stati uccisi i tre fratelli, la campana di Optina Pustyn ha suonato in modo diverso. Preannuncia non solo la vittoria di Cristo sull'Anticristo, ma anche che ora la terra di Optina Pustyn è stata abbondantemente irrigata non solo con il sudore di asceti e monaci, ma anche con il sangue dei fratelli di Optina. Questo sangue è una speciale protezione e di testimonianza per la storia futura di Optina Pustyn. Ora sappiamo che abbiamo intercessori speciali davanti al trono di Dio ".

martedì 23 aprile 2013

  Русская Православная Церковь 
 Московского Патриархата
 
Biserica Ortodoxă Rusă 
 Patriarhia Moscovei 
 



Chiesa Ortodossa 
 Patriarcato di Mosca
Parrocchia
San Giovanni di Kronstadt
Palazzo Gallo - P.zza Vittorio Em. II 

Castrovillari (cs)



Domenica 28 aprile h. 10:00
Divina Liturgia
(Domenica delle Palme)
Ingresso di Gesù a
Gerusalemme
 

Воскрес. 28 апреля в 10:00
Божественная литургия
(Вербное воскресенье)
Вход Господень в Иерусалим
 
 
Duminica 28 Aprilie or. 10:00
Dumnezeiasca Liturghie
(Duminica Floriilor)
Intrarea Domnului in
Ierusalim
 



  Carissimi Fedeli Ortodossi di 
Castrovillari e del circondario, 
 come sempre vi aspetto numerosissimi,
 per celebrare con Voi le Ufficiature 
della Vostra Chiesa e della Vostra
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Per qualsiasi informazione chiamate
 il Parroco al: 3280140556

lunedì 22 aprile 2013

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UFFICIATURE DELLA GRANDE E SANTA SETTIMANA
(Tutte le ufficiature della Settimana Santa inizieranno alle ore 17.00)
    28  D      La sera Ufficiatura  del Nimfios   (Mattutino)
  29  L       La sera Ufficiatura del Nimfios    (Mattutino)
  30  M      La sera Ufficiatura del Nimfios    (Mattutino)
Maggio
  01  M      La sera Ufficiatura del Nimfios    (Mattutino)
  02  G      Mattutino e 12 evangeli
 03  V      Ufficio delle Grandi Ore e Epitafios Trinos 
 
            (Sante sofferenze del Signore) - Processione
04  S      La sera: confessioni
  05  D                             PASQUA  DI  RISURREZIONE

             DIVINA  LITURGIA    ORE  10.00
ХРИСТОС ВОСКРЕСЕ!     ВОИСТИННУ ВОСКРЕСЕ!

HRISTOS A ÎNVIAT!    ADEVARAT A ÎNVIAT!

 CRISTO Ė RISORTO!   VERAMENTE Ė RISORTO!

KRISTOS ANESTI!        ALITHOS ANESTI!

KRISHTI U NGJALLË!        VIRTETA U NGJALLË!

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sabato 20 aprile 2013

Dal sito: http://makj.jimdo.com/

 
LITURGIA E ECUMENISMO [1] 
 
 
di Pietro Chiaranz
Una celebrazione ecumenica
Una celebrazione ecumenica
 



     Quando si parla della preghiera della Chiesa, per essere concreti, è necessario osservare la realtà che ci circonda.
     Nel territorio italiano si affacciano sempre più le chiese ortodosse. E’ giusto quindi mostrare gli elementi tradizionali del culto cattolico e saperli evidenziare in modo che siano apprezzati nell’Ortodossia com’è parimenti giusto osservare il senso e la profondità della tradizione liturgica ortodossa.
     Questo lavoro può essere fatto con reciproco rispetto, nonostante la presenza di difficoltà e di ostacoli seri tra le due Chiese.
     Il rispetto e l’onestà comportano, però, che non si condividano simboli e azioni tali da affermare una menzogna. Mi spiego. L’Ortodossia e il Cattolicesimo possono incontrarsi su un piano di rispetto umano e confrontarsi ma non possono compiere delle azioni (nella preghiera liturgica comune, ad esempio) nelle quali mostrano ciò che non esiste (la piena comunione).
     E’ una questione di rispetto e di onestà verso la verità teologica e verso la propria Chiesa. Fare diversamente, con discorsi umanistici o di banale giustificazione, non è che mascherare la propria incoerenza.
     Purtroppo che questo accada nella realtà dei fatti è dato a tutti constatarlo. 
     Pongo, a tal proposito, due esempi tra molti che si potrebbero citare. Non meravigli se vi si trovano esplicitati nomi e luoghi. Essendo eventi pubblici, e non privati, sono cose facilmente testimoniabili. In qualche caso esistono pure delle fotografie.
     Il primo esempio è quello riportato in foto (avvenuto a Savona il 30 gennaio 2010) nel quale un prete del patriarcato romeno, tale Philip Sorin, ha concelebrato con il vescovo cattolico (una semplice benedizione di pani alla fine di un vespero o alla fine di una liturgia?).
     Comunque sia, secondo i canoni (non rispettati) della sua Chiesa, questo prete dovrebbe essere immediatamente depostoSecondo gli ordinamenti della Chiesa cattolica, questo prete dovrebbe essere considerato immediatamente cattolico (la concelebrazione è o no espressione di piena comunione?).
     Ma, d'altra parte, ultimamente nel Cattolicesimo  un vescovo ha pure  concelebrato (e ordinato) delle donne al sacerdozio anglicano senza ricevere alcuna sanzione (il famoso vescovo di Evreux, in Francia). 
  Porre in atto questi fatti significa, quanto meno, intorbidire le acque e confondere chi crede.
    Un altro caso accadde a Bologna, nella chiesa greco-ortodossa, il venerdì santo del 2009. In quella chiesa, il prete ortodosso fece concelebrare un prete cattolico curiale, con tanto di piviale e stola. E’ vero che non era una funzione eucaristica ma non dobbiamo fare gli ipocriti: non ci è dato separare con sottili distinzioni la cosiddetta messa dalle altre espressioni liturgiche della Chiesa poiché esse fanno un unicum e si richiamano tutte a vicenda. In quel contesto, il prete cattolico entrò nel santuario per la porta reale (riservata solo al clero ortodosso, neppure ai laici ortodossi) e depose il crocefisso sull’altare assieme al prete greco.
     Non pago dell’accaduto, il prete curiale osò guardare, con sguardo trionfatore chi, in quel contesto, si sentì disorientato da codeste "belle azioni". La maggioranza dei presenti non parve sentire alcuna stonatura davanti all'accaduto e questo è indice di molte cose.
     Ora, che si debba coltivare amicizia tra persone di confessione differente nessuno  lo nega o lo proibisce, evidentemente. Quello che non si deve fare è esattamente un mescolamento di cose sacre, dal momento che la comunione ecclesiale (sia dal punto di vista cattolico, sia da quello ortodosso) dovrebbe essere una cosa seria, sempre che vi si creda, ovviamente.
     Ma siccome l'esempio scende sempre dall'alto includo un filmato nel quale si vede chiaramente che la commemorazione del papa in una liturgia ortodossa al Fanar (Patriarcato di Costantinopoli).
     A questo punto perché l'Ortodossia greca non decide di unirsi con la Chiesa cattolica?
 
[1] Articolo (postato il 15 ottobre 2011) tratto dal blog:  http://traditioliturgica.blogspot.it

venerdì 19 aprile 2013


 
Chiesa Ortodossa 
 Patriarcato di Mosca
Parrocchia
San Giovanni di Kronstadt
Palazzo Gallo - P.zza Vittorio Em. II 
Castrovillari (cs)

Domenica 21 aprile h. 10:00
Divina Liturgia
Rito dell’Olio Santo
(Memoria di S.Maria d’Egitto)

Воскрес. 21 апреля в 10:00
Божественная литургия
и Маслособорование
(Прп. Марии Египетской)

 
Duminica 21 Aprilie or. 10:00
Dumnezeiasca Liturghie
Slujba Sfantului Maslu
(Sfintei Maria Egipteanca)

 
Святая преподобная Мария Египетская
 

Tono V
 
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Per qualsiasi informazione chiamate
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Dal sito amico: www.eleousa.net

Russia - Riunione congiunta russo-serba

Mosca, 17 aprile 2013 – Si è tenuta presso la Duma di Stato della Federazione Russa una riunione congiunta della Commissione parlamentare per gli affari esteri di Russia e Serbia. I parlamentari, guidati dal presidente della Commissione per gli affari esteri della Duma di Stato A.K .Pushkov, e dal presidente della Commissione Affari Esteri dell'Assemblea Nazionale della Serbia M. Aligrudic, hanno discusso una vasta gamma di questioni di cooperazione bilaterale nei campi della politica, dell'economia e della cultura. Un posto importante nelle relazioni ha avuto la situazione in Kosovo e Metohija e lo stato attuale della soluzione del Kosovo.
Alla riunione hanno partecipato l'ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Serbia nella Federazione Russa, professor S. Terzich, il direttore della IV Dipartimento europeo del Ministero degli esteri russo A.M. Maslov, il responsabile del Centro per lo studio della crisi contemporanea dei Balcani presso l'Istituto di Slavistica, professor E.J. Gus'kova, un membro del Segretariato per le relazioni interortodosse del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, A.Y. Khoshev, esperti dell’Università statale di Mosca (MGIMO) e dell'Istituto di Slavistica, nonché rappresentanti delle società russe e delle agenzie governative coinvolte nell’interazione con la Repubblica di Serbia.
A.Y Khoshev ha tenuto un discorso in cui ha parlato del ruolo della Chiesa Ortodossa nelle attuali relazioni russo-serbe.
Il rappresentante del Decr ha parlato del sostegno della Chiesa Ortodossa Russa, della posizione della Serbia e della Chiesa Ortodossa serba sullo status del Kosovo e Metohija e la conservazione nella regione del patrimonio spirituale, storico e culturale del popolo serbo.
Il relatore ha illustrato il lavoro del Decr per far conoscere al pubblico russo e straniero il crescente numero di casi di molestie contro i serbi ortodossi, gli atti vandalici verso le tombe cristiane, la profanazione di templi e monasteri.
Particolare attenzione è stata posta all’iniziativa, benedetta da Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, di raccogliere fondi per il restauro di chiese, monasteri e scuole distrutte durante il conflitto armato nel 1999 e le rivolte anti-serbe nel 2004. Nella relazione, in particolare, è stato osservato che i dati raccolti nel 2012 ammontano a circa 200.000 mila euro, e questo ha consentito di costruire nuovi alloggi per gli studenti, per riprendere la loro attività dopo anni di abbandono del Seminario di Prizren.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

Dal sito: http://makj.jimdo.com/

PIETRO RISALGA NELLA BARCA, 
GLI UNDICI LO ASPETTANO [1] 
 
 
a cura di Dario Daniele Raffo
 
“Super verae fidei confessionem” 
 
s. Ambrogio (vescovo ortodosso di Milano)
Icona mistica della Chiesa Ortodossa
Icona mistica della Chiesa Ortodossa
 

     Benedetto XVI ha il grande merito di essere stato chiaro per quanto riguarda il parere della Chiesa di Roma sul problema dell’unica vera chiesa e della permanenza di molteplici chiese. Una certa diplomazia ecclesiastica o la cosiddetta cortesia ecumenica hanno impedito sino ad ora sia ai protestanti che ai cattolici e agli ortodossi di affermare a chiare lettere ciò che pensano sinceramente sulla verità dell’unica Chiesa. Secondo il Papa l’unica vera Chiesa sarebbe la sua. I protestanti, secondo questa visione, non rientrerebbero nemmeno in un concetto di Chiesa, mentre gli ortodossi, bontà loro, sarebbero una Chiesa “carente”. In altre parole, agli ortodossi mancherebbe ciò che per il Vaticano non è solamente importante ma indispensabile: la comunione con il Papa, centro di ogni teologia latina dopo l’abbandono di Roma dalla Chiesa Indivisa del primo millennio.
    Bisogna cercare di capire le parole del Papa su questo punto: se secondo Benedetto XVI noi ortodossi, unici testimoni della Chiesa Indivisa, saremmo carenti, occorre rispondere che in realtà le cose stanno ben diversamente. La nostra Chiesa sorella di Roma deve rendersi conto che la cattolicità della Chiesa non si esaurisce come presenza geografica numerica, ma va compresa nel senso originale della tradizione, che comprende soprattutto il concetto di cattolicità della fede. Infatti il termine cattolico proviene dal greco , che significa , sia dottrinale, sia geografica. A che serve infatti, questa grande cattolicità politica e sociale – geografica se, allo stesso tempo, la Chiesa perde l’universabilità della fede in un punto importantissimo come quello della struttura stessa della Chiesa?
    Con la sua dottrina e teologia, dopo lo scisma dell’XI secolo, la Chiesa di Roma, ha smarrito la vera cattolicità della fede facendo del papato il perno, il centro della sua esistenza. Con l’interpretazione unilaterale delle parole evangeliche “Tu es Petrus”, la Chiesa di Roma ha isolato il suo papato dal resto della Cristianità, mettendolo non solamente al di sopra della Chiesa ma piuttosto al di fuori di essa. Con la Definizione della supremazia del “successore di San Pietro” sulla cattedra di Roma, il Papa è diventato almeno in certe circostanze, un personaggio teologicamente “indefinibile”. Il successore di Pietro sulla cattedra di Antiochia, precedente quella di Roma, non ha mai elaborato una teologia petrina in questo senso, dato che non vi era nell’autentica antica Tradizione nessuna plausibilità per una scelta di questa tipo. Il Concilio Vaticano Primo ha decretato che il Papa, nei pronunciamenti “ex cathedra” è da ritenersi ex se se, è dalla sua essenza stessa. Con questa dottrina, isolando il papato dalla Chiesa, la Chiesa Cattolica praticamente diviene una sorta di seconda riforma protestantye.
  Tragiche sono le parole della definizione della cosiddetta infallibilità, quando la Chiesa Romana stabilisce che il Papa è infallibile “sine consensu ecclesiae”. In tal modo esso diviene come un “Deus ex machina” che non risponde più a nessuno se non a se stesso. Solamente la cortesia ecumenica, e per quanto riguarda noi ortodossi una certa ruffianeria ecclesiastica, ha impedito di dire come stavano realmente le cose, e cioè che la Chiesa Ortodossa ha sempre considerato come estranea e infelice la definizione del Vaticano Primo. Uno sguardo sulla dottrina dei padri orientali e occidentali, infatti, conferma ciò che stiamo spiegando.
      La tradizione universale della Chiesa ancora unita (per oltre 10 secoli) ha sempre interpretato le parole “Tu es Petrus”, nello stesso modo in cui lo fa ancor oggi la Chiesa Ortodossa Orientale. Citiamo soltanto due grandi rappresentanti della Chiesa Occidentale come autorevoli testimoni: S. Ambrogio e S. Agostino. Per il primo, con le parole ”Tu es Petrus” lo Spirito Santo insegna alla sua Chiesa che essa è costruita sulla confessione della VERA FEDE e non sulla persona di Pietro. “Super verae fidei confessionem”, afferma Ambrogio nel IV secolo. Il grande Agostino, circa i presunti diritti del Vescovo di Roma, concernenti la sua supremazia sugli altri Vescovi, disse nell’omelia LXXVI, 1: “Siccome la parola” Pietra “è prototipo: perciò il Pietro prende il nome dalla Pietra, e non la Pietra dal Pietro; come anche noi stessi cristiani assumiamo questo nome da Cristo e non Cristo dai cristiani. Tu – dice il Cristo – sei Pietro e su questa Pietra che hai confessato, dicendo “Tu sei il Cristo, il figlio di Dio”, edificherò la mia Chiesa, cioè in me stesso il Figlio di Dio vivente”. Questo pensiero, Agostino non si stanca mai di ripetere nell’omelia CCLXX, 1 continua: “Su questa Pietra edificherò la mia Chiesa: non sopra Pietro (super Petrum) il quale sei tu, ma sulla Pietra (super Petram), quale tu hai confessato.” Infatti tutti i Padri della Chiesa dei primi secoli, sia in Oriente che in Occidente, davano due versioni delle parole “Tu es Petrus”: o la Chiesa è costruita sulla vera confessione di Pietro (come diceva S. Ambrogio) o le parole indicano che la Chiesa è costruita su Cristo.
     I Padri della Chiesa dei primi secoli non hanno mai insegnato che la Chiesa è costruita sulla persona di Pietro. Questa dottrina è del tutto estranea all’autentica ed antica Tradizione apostolica e patristica. E citiamo ancora S. Agostino, tanto caro anche al Papa emerito Benedetto XVI: “Lo stesso Cristo era la Pietra, mentre Simone non fu che Pietro…. di pietra. La vera Pietra fu risuscitata per rinforzare Pietro, il quale vacillò abbandonando la Pietra” (Ef.2,20). Ripetiamo dunque ancora una volta ciò che la Chiesa Ortodossa ha sempre insegnato soprattutto in periodi nei quali anche i Padri della Chiesa in Occidente  erano concordi unanimamente con la comune antica Tradizione. Il Papa di Roma dice ora che le Chiesa Ortodosse sarebbero “carenti” sotto il profilo ecclesiologico, pur mantenendo successione apostolica e sacerdozio ordinato con eucarestia valida, perchè non accettano il primato Petrino. Siamo carenti perchè non accettiamo le aggiunte arbitrarie della teologia romana, introdotte prima e dopo lo Scisma. Carenti proprio di cose superflue, non necessarie affatto, a quel depositum fidei originario e completo della Chiesa Indivisa. Siamo portatori della luce della Tradizione di Oriente Antica e comune alle Chiese dell’intero Orbe, prima delle divisioni e delle strane riforme che hanno alterato il volto della Vera Chiesa di Cristo. La profonda e vera ragione della disunione non è la dottrina sul purgatorio, sulle conseguenti teorie delle indulgenze e nemmeno sulla interpretazione del peccato originale e sugli azzimi, bensì sulla persona del Vescovo di Roma, sul suo primato. Questo primato è ritenuto onorifico per noi Ortodossi e invece di “diritto divino” per i nostri fratelli della Chiesa latina. Non vogliamo offendere i nostri fratelli latini, ma occorre essere chiari su questo punto: la Chiesa Latina, isolando il Vescovo di Roma dal resto delle Chiese sorelle dell’Oriente, ha di fatto trasformato la Chiesa latina in Chiesa Papale, perdendo così la vera e originaria cattolicità.
     Ripercorrendo la storia noi sappiamo che questo è avvenuto con lo sviluppo della cosiddetta “petrologia”, a partire dal VI e VII secolo in avanti, con il sostegno della politica imperiale (dai Franchi ai Carolingi ed al Sacro Romano Impero). Una “cucina romana” teologica, della scolastica medievale, ha prodotto ed elaborato una teologia lontana dall’Oriente, nuova ed unilaterale, avulsa dalla Tradizione, che non poteva più rappresentare l’Ecumenicità delle Chiese e dell’Unica Chiesa. Dopo il VII Concilio Ecumenico nel 787, che univa Oriente ed Occidente, i Concili della Chiesa Latina Occidentale non hanno più caratteristica ecumenica, perchè manca in toto l’Oriente ( a nulla servono i patriarcati fittizi e nominali fondati dal Vaticano nelle varie epoche e nelle varie sedi storiche degli autentici Patriarcati antichi orientali). Del resto i primi Sette Concili veramente ecumenici e riconosciuti come tali anche dal Patriarcato dell’Occidente (il Vescovo di Roma) non furono mai convocati dal Vescovo di Roma, nemmeno uno.
     Oggi invece per la Chiesa Latina o cattolica, senza l’autorizzazione del Vescovo di Roma, il Papa, nessun Concilio avrebbe valore. Ma questa dottrina e questa prassi romana si sono allontanate in modo irreparabile dall’universale Tradizione della Chiesa Indivisa del Primo Millennio. Per ciò stesso questa dottrina e questa prassi della superiorità del Papa di fronte al Concilio, e dell’impossibilità di convocare un Concilio se non con l’obbligatoria autorizzazione del Papa e non dell’intero Collegio episcopale, è inaccettabile per le Chiese di Oriente secondo la loro mai mutata tradizione patrisitica ed apostolica. La figura bianca del Papa di Roma non vogliamo escluderla dalla nostra ecclesiale considerazione e dalla dignità che le spetta, come non vogliamo escluderla dal nostro amore sincero e fraterno.
     Ma per ritrovare l’unità perduta occorre ritornare a quell’originale frattura in cui la Chiesa di Roma ha sancito la sua distanza da tutto il resto delle Chiese, provocando la tragica frammentazione della Carità universale (cui S. Ignazio di Antiochia pensava quando parlava del Vescovo di Roma e della sua cattedra).
     Pietro risalga nella barca, gli undici lo aspettano

[1] Articolo (del 12 Marzo 2013) dal titolo “Chiesa di Roma, unica vera chiesa di Cristo?” - Una risposta dottrinale dell’esarca di Longobardia della Chiesa Cristiana Ortodossa San Nicola Monsignor Evloghios alla Nota Dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede. - Tratto dal sito: http://www.statopotenza.eu