OMELIA DI SUA SANTITA’
IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I
DURANTE L’UFFICIALE VENERAZIONE DELLE SACRE RELIQUIE
DELL’APOSTOLO ANDREA NELLA CATTEDRALE DI AMALFI
(22 ottobre 2007)
Eccellentissimo fratello Arcivescovo della città di Amalfi, Monsignor Orazio
Soricelli,
Caro fratello metropolita d’Italia e di Malta Signor Gennadio,
Eccellentissime Autorità,
Illustrissimo Signor Sindaco della città di Amalfi, dott. Antonio De Luca,
Figli diletti nel Signore,
“Con tromba sacerdotale in festa ci ha radunato Andrea, il primo figlio del coro
degli Apostoli, la prima colonna della Chiesa, il Pietro prima di Pietro, il fondamento
del fondamento, il principio del principio, il primo chiamato, colui che raduna prima
di essere radunato. Il Vangelo lo proclama il primo credente. Prima di conoscere il
fratello, rivela la vita; così tanta ricchezza ha donato a lui la domanda ‘dove abiti?’”.
Con queste ispirate parole dall’elogio di Esichio, Presbitero di Gerusalemme, al
primo chiamato Apostolo Andrea, possiamo anche noi oggi descrivere la gioia e la
benedizione che ci offre il fondatore e protettore della nostra Chiesa apostolica di
Costantinopoli, qui, nella storica città di Amalfi, dove otto secoli fa sono state
trasferite le sue sacre reliquie dalla Città regnante, che le possedeva per nove secoli
interi, come tesoro inestimabile e cimelio prezioso.
Il santo Apostolo Andrea è stato degno imitatore della passione in croce del
Signore, e sentiva come una benedizione il ricevere la stessa morte come il suo
maestro. Dimostra chiaramente questi suoi sentimenti nella storica e monumentale
risposta che diede al governatore di Patrasso Egeata, che lo minacciava con la più
tremenda morte in croce, dicendogli: “Ascoltami, Andrea, che verserai il tuo sangue;
se non mi obbedirai, ti farò perdere la tua vita sul legno della croce”.
La risposta dell’Apostolo costituisce una tra le più belle confessioni della croce
nella storia della Chiesa: “Io sono servo della croce di Cristo e devo pregare di
ricevere il trofeo della croce e non temere”. Il Santo, avendo coscienza del valore
eterno dell’anima umana e passato già - nel suo corruttibile corpo - dalla morte alla
vita eterna, era giunto a un tale coraggio - secondo Cristo - innanzi agli uomini, che
anche davanti alle più terribili torture, era rattristato più per la perdizione dei suoi
torturatori, che per la tortura del proprio corpo.
E’ dunque particolare la nostra gioia perché oggi ci troviamo davanti alle sacre
reliquie di questo importante imitatore del Signore, che da pescatore di pesci è
diventato pescatore di uomini e ha pescato “del mare razionale i pesci di forma
umana”. La loro venerazione riempie le nostre anime di letizia e gioia, perché - come
tutti sapete - Sant’Andrea non ha santificato solo la storica città di Patrasso con la sua
predicazione e la sua morte, col martirio in essa. E’ il fondatore della Chiesa di
Bisanzio, in seguito la “città delle città”, la regina e signora Costantinopoli. In questa
qualità Egli è onorato, festeggiato e posto in risalto. La sua festa è la “Festa
patronale” della Madre Santa e Grande Chiesa di Cristo, del Patriarcato Ecumenico.
Il Primo Chiamato tra i discepoli di Cristo ha fondato in essa la fede cristiana,
portando il messaggio della parola evangelica, ha affidato la città alla Madre di Dio e
ha costruito un tempio in suo onore.
Così la Chiesa apostolica di Costantinopoli trae la sua origine dal primo
chiamato tra gli Apostoli. Questa Chiesa, secondo le parole, adatte anche oggi, del
sapientissimo maestro Eugenio Bulgaris, “del grande Andrea è questo grande frutto
dall’inizio sino alla fine! E’ in mezzo alla nuvola densa dei nemici; come stella del
mattino, in mezzo alla nuvola, illumina e splende! Questa Chiesa che ha convocato
tanti Concili, che ha pubblicato e convalidato tanti canoni; questa Chiesa, che ha
illuminato grandi illuminatori, Gregorio e Crisostomo, maestri ammaestrati dal cielo.
L’antica e maggiore Roma orna come suo Apostolo Pietro il corifeo. La Nuova
Roma, Costantinopoli, il fratello del corifeo e primo chiamato degli Apostoli. I due
Apostoli fratelli sono uniti in una cosa sola: non solo la loro particolare chiamata da
parte del Signore, ma soprattutto la comune morte in croce, in imitazione della
passione del Signore.
Questo amore dei due fratelli discepoli, che rimane una realtà dinamica
nell’eternità del Regno dei cieli, ha guidato i nostri passi oggi nella storica città di
Amalfi, per dare l’onore di venerazione alle sacre reliquie di colui che per primo ha
indicato il Signore al suo fratello, Pietro il corifeo, e di portare parte di esse alla
Regina delle città, lì dove ha predicato e ha fondato il culto del Dio vero.
E’ noto, che il Santo fu il primo martire del Peloponneso. Le sue sacre reliquie
erano custodite nel luogo del suo martirio, Patrasso, durante i primi quattro secoli
cristiani, come viva testimonianza della vera predicazione sulla Risurrezione della
Chiesa in Peloponneso. Nel quarto secolo, il primo imperatore cristiano, Costantino il
Grande, ha trasportato da Patrasso alla regnante Costantinopoli queste sacre reliquie
dell’Apostolo Andrea e le ha deposte nella Chiesa dei Santi Apostoli, che destinava
anche a luogo della sua sepoltura. L’imperatore e la Chiesa di Costantinopoli
desideravano avere le reliquie del suo fondatore, e cosi riconfermare anche nella
prassi l’origine della fede vissuta nei tempi apostolici.
Quando nel sesto secolo l’imperatore Giustiniano I decise di restaurare la
Chiesa dei Santi Apostoli, si fece una nuova ricognizione delle reliquie del protettore
della Chiesa della Nuova Roma. Durante la solenne inaugurazione del tempio, il
nostro predecessore, il Patriarca Ecumenico Menas (536-552) depose le reliquie del
Santo sotto l’altare, dove sono rimaste per secoli.
Oggi, dunque, gioisce e si rallegra, insieme con noi, tutta la Chiesa , quella
celeste e quella terrestre, perché “chi altro tra i cori dei Santi deve di più onorare la
Chiesa di Costantinopoli o chi altro glorificare se non questo grande Apostolo, da cui
riconosce la sua prima origine, stabilimento e fondazione?
Si rallegra anche il venerato nostro predecessore al Trono di Costantinopoli,
San Giovanni Crisostomo. E crediamo come particolare benedizione del santo
Crisostomo il fatto che il ritorno di parte delle sacre reliquie del fondatore della
Chiesa che egli aveva guidato, coincide con l’anniversario del compimento di 1.600
anni dalla sua santa dormizione, e la dedica a lui di questo anno 2007. Tramite le
preghiere sue e di tutti i santi Patriarchi di Costantinopoli, una parte delle sacre
reliquie dell’Apostolo tornano oggi nel luogo dove con venerazione erano custodite
per nove secoli interi.
Il Signore ha donato a Roma Antica le reliquie dei Suoi corifei Apostoli,
mentre alla Nuova Roma dona oggi di nuovo reliquie del suo Apostolo primo
chiamato, che nei tempi del Santo Crisostomo custodivano gli stessi imperatori, con
la loro simbolica sepoltura nel cortile della chiesa dei Santi Apostoli, mentre
l’apostolo si trovava dentro la chiesa. Così, i Re diventavano “portieri del pescatore”,
come molto bene scrive il santo Crisostomo.
Ritornati a Costantinopoli ricorderemo sempre con gratitudine
l’Arcivescovo di questa città, l’Eccellentissimo fratello signor Orazio Soricelli, per la
grazia che ci ha offerto oggi; il diletto Sindaco e i suoi cari cittadini, che tanto
gentilmente ci hanno accolto e onorato con la nostra proclamazione a cittadino
onorario della loro città. Particolare gratitudine dobbiamo al Santissimo fratello, il
Papa Benedetto XVI, che ci dona oggi un tesoro inestimabile e ha dato il suo accordo
al ritorno del fondatore della Chiesa apostolica di Costantinopoli - anche
corporalmente – tra il suo gregge, tramite le sue sacre reliquie. Questo gesto rimarrà
per sempre come dimostrazione di fatto del suo amore per il Patriarcato Ecumenico - che ha visitato un anno fa - e della sua volontà per il rafforzamento dei legami di
pacifica coesistenza con esso.
Le sante reliquie che dopodomani porteremo alla nostra città, saranno
depositate “con attenzione e pietà” nella venerabile chiesa Patriarcale di San Giorgio,
grande martire, per la santificazione dei fedeli. E’ un grande onore per noi. Però, il
più grande debito nostro è di conservare lo spirito dell’Apostolo. Perché “Dio è
Spirito; e quelli che l’adorano, devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,24).
Se abbiamo lo spirito del primo chiamato e il suo pensiero di martirio, allora
teniamo ugualmente l’Apostolo che nessuno può toglierci. Nessuna guerra, nessuna
conquista, nessuna sottomissione, potranno togliercelo. Se abbiamo le sue sacre
reliquie e non conserviamo il suo spirito, sicuramente esse non ci saranno utili.
Perciò, lottiamo tutti, affinché con il nostro modo di vita e la nostra partecipazione al
pensiero di martirio del Santo, onoriamo degnamente lui, imitando tutto ciò che ha
subito per Cristo. Le sacre reliquie saranno il mezzo d’aiuto a questo fine, perché in
esse vedremo valori secolari, una persona amata, eventi sacri, e soprattutto la Croce
di Cristo, l’arma imbattibile nei secoli della nostra salvezza.
Che il santo Apostolo Andrea sia stabile protettore e intercessore di tutti i
presenti in questa storica cerimonia, e protegga sempre la storica città di Amalfi.