giovedì 29 aprile 2010
Concelebrazione presso la nostra Parrocchia di Castrovillari
Bisogna essere presenti e con il cuore aperto rivolto al Signore, solo così, care sorelle e cari fratelli,
si potrà assaporare tutto il calore della celebrazione e sperimentare la parola del Signore: "Che siano uno e che si amino tra loro come io li ho amato".
Domeneca 25 aprile giorno dedicato al paralitico, presso la nostra nuova sede parrocchiale, abbiamo condiviso, insieme al popolo di Dio, Padre Giovanni ed io, questa gioia, e pregato il Signore affinchè più spesso i confratelli delle varie giurisdizioni ecclesiastiche, si dimentichino della loro appartenenza e tutti insieme celebrino la Divina Liturgia per onorare la loro appartenenza alla santa Fede ortodossa.
Da questo capiremo se la nostra appartenenza a Cristo è solida e duratura, da questo capiremo se tutto ciò che predichiamo sgorga dal cuore e non solamente dalla bocca, da questo capiremo di essere realmente fratelli e figli di Dio. Le cose si fanno a piccoli passi e noi nel nostro piccolo abbiamo iniziato a muovere i piedi.
Gloria a Dio e sia fatta la sua e non la nostra Volontà. Amìn
Padre Paisios del Monte Athos
mercoledì 28 aprile 2010
Liturgia mensile ad Acquaformosa
giovedì 22 aprile 2010
Dal sito:www.esarcato.it
Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la vostra predicazione « ed è vana la vostra fede», dice san Paolo. Non lascia lo spazio al vago e passeggero “senso religioso” che dice che «Dio è nell’anima» e non importa, se ci sia, cosa faccia fuori. Sembra che l’apostolo voglia sottomettere l’impalpabile “tessuto” del credere alla logica aristotelica che esclude la terza via. Non è la logica a essere in gioco, però. Non si tratta di un evento esterno a noi, di un dogma imposto, di un articolo del Credo che siamo costretti a fare nostro.
Il messaggio di Paolo può essere letto diversamente: ogni esistenza umana porta dentro di sé il suo fuoco segreto, un nucleo nascosto che si chiama speranza. E’ la fede che dà alla speranza la gioia di crescere nella fiducia in Dio che, nato da uomo, morto da uomo, sia anche resuscitato da uomo. La fede nella risurrezione è il linguaggio della speranza inespugnabile e irriflessiva, messa in noi, che ci parla della vita del «mondo che verrà». Se Cristo non fosse risuscitato, ogni speranza sarebbe una fantasia, un inutile slancio d’animo, l’evidenza della decomposizione generale sarebbe più forte di quella voce pazza dentro di noi che grida, come Giobbe: «Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso» (19,27).
La speranza dice che si può gridare senza paura, senza cercare le parole corrette e bilanciate perché la notizia della risurrezione porta la promessa folle in cui “io” trovo me stesso solo nell’incontro con il Risorto. La mia vera personalità si rivela solo nella sua rivelazione. Essa tocca me come grano di sabbia nella terra deserta che un giorno, secondo le Scritture, diventerà di nuovo il giardino dell’Eden, come ossa secche che si ricopriranno dalla carne viva nella profezia di Ezechiele.
La promessa s’accende con la Luce che illumina ogni uomo, con la Parola che entra e s’incarna nel nostro cuore, col Volto che ci guarda negli occhi. Quella promessa è la radice di ogni fede cristiana, ma anche il suo “segno di contraddizione”, perché la speranza può parlare con toni diversi. Nell’Ortodossia il suo modo di esprimersi è piuttosto paradossale: Dio è più vicino a noi di quanto lo siamo noi stessi, ma per raggiungerlo ci manca tutta la vita; il Regno è gratuito, è dato a tutti, ma - come dice Gesù nel Vangelo di Matteo - solo «i violenti se ne impadroniscono» (11,12); la promessa è eredità di ciascuno di noi, ma bisogna combattere per acquistarla nel proprio spirito.
L’attesa troppo sicura, quando la salvezza ti arriva come il premio per essere concepito, non è quella che non delude. Il vero messaggio della risurrezione inizia con la follia e la lotta per quella vita che ci fu promessa e che dobbiamo scoprire con «l’amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori».
mercoledì 21 aprile 2010
Divina Liturgia - Parrocchia di Castrovillari (CS)
lunedì 19 aprile 2010
Nicola Arcieri ha pubblicato questo articolo sulla nostra Parrocchia di Castrovillari
di Nicola Arcieri
Dal sito di P. Giovanni Festa: L’Apparizione del Risorto alla Madre- tradizione della Liturgia Siriaca
sabato 17 aprile 2010
Riflessione di p. Serafim
Domenica delle Mirofore
venerdì 16 aprile 2010
Pellegrinaggio al Monastero di S. Arsenio (Grecia) - Parte terza
lunedì 12 aprile 2010
http://www.albanianews.it
La cultura degli Italo – Albanesi incontra la cultura Albanese in una chiave di lettura storica, artistica, antropologica. Sarà inaugurata venerdì 16 aprile 2010, ore 11.00, nelle sale del Complesso di S.Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, Via Piacenza 1 a Roma, la Mostra Nazionale sulla Cultura degli Italo – Albanesi nel Regno di Napoli.
Il tema del percorso espositivo rientra nelle ricerche relative al rapporto tra Minoranze e Cultura del Mediterraneo. La mostra è curata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il coordinamento scientifico del dott. Pierfranco Bruni.
Interverranno il Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Maurizio Fallace, il Coordinatore scientifico della Mostra e Responsabile Progetto Minoranze del Mibac Pierfranco Bruni, il Docente emerito ell’Università La Sapienza di Roma Francesco Mercadante, il Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari Neria De Giovanni, il Docente dell’Accademia Belle Arti di Roma Enzo Orfi, la Rappresentante della Società Storia Patria per la Puglia Vincenza Musardo, lo scultore Pancrazio Leonardo De Padova. Mentre i saluti saranno portati dal Sindaco di San Marzano di San Giuseppe (comunità Arbereshe in rovincia di Taranto), il Presidente della BCC di San Marzano Franco Cavallo, il Presidente Lions Club di Grottaglie Giuseppe Tarantino, il Presidente della Commissione Cultura della Provincia di Taranto Antonio Caprino, l’Assessore alla Cultura del Comune di San Marzano Lucia Vecchio.
Un evento di portata nazionale che ha impegnato anni di ricerca e di studi con approfondimenti su le comunità attualmente di lingua Italo – Albanese ma anche di paesi che hanno perso la lingua oltre che il rito. La mostra è stata organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di San Marzano di San Giuseppe, dalla BCC di San Marzano di San Giuseppe, dal Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, dai Lions Club di Grottaglie, dal Sindacato Libero Scrittori Italiani, dalla Provincia di Taranto.
“La mostra, sottolinea Pierfranco Bruni, è un percorso costituito da pannelli che raccontano, in sintesi, la storia, la letteratura, l’arte, la musica e la tradizione degli Arbereshe, ovvero degli Italo – Albanesi in Italia. Infatti delinea, in un racconto pannellare, un itinerario attraverso i codici della storia (grazie anche a tasselli sui personaggi importanti che hanno caratterizzato il mondo italo – albanese) e quelli della tradizione in un articolato disegno che attraversa la civiltà di un popolo".
Un Progetto, coordinato dal dott. Pierfranco Bruni, Archeologo – Direttore dello stesso Ministero, che punta a sottolineare l’importanza del patrimonio culturale di comunità che hanno una ricchezza non solo sul piano linguistico ma anche storico. Un Progetto che si è avvalso di una ricerca che ha stabilito un dialogo tra cultura e appartenenza, tra linguaggi e territorio., tra realtà geografiche e modelli culturali proveniente dalle identità dei Balcani. All’interno del Percorso Arbereshe è stata inserita una ulteriore mostra che rimanda alla cultura albanese dal titolo: “Linee d’urto primitive” di Pancrazio Leonardo De Padova.
“Gli Italo – Albanesi, evidenzia Pierfranco Bruni, sono presenti in sette Regioni dell’Italia e sono estesi in dodici Province. Il percorso che si è voluto tracciare attraverso i luoghi, la memoria, i segni, le voci è un attraversare la cultura Arbereshe grazie ad alcuni aspetti che vengono raggruppati in sezioni. Un itinerario piuttosto didattico che cerca di porre all’attenzione la realtà geografica, la storia, l’arte, la letteratura, l’antropologia, la musica di una civiltà che costituisce, tuttora, un raccordo tra Oriente ed Occidente”.
Nel corso della manifestazione saranno illustrati dei pannelli dedicati completamente alla comunità di San Marzano di San Giuseppe attraverso gli itinerari storici, religiosi ed artistici in una visione in cui la Puglia diventa punto centrale nel confronto tra Arbereshe e Albanesi.
“Sono stati realizzati, sottolinea Pierfranco Bruni, dei tracciati storici ad incastro. Per questo si trovano, come in una griglia di un mosaico, scrittori, paesi, luoghi, elementi artistici e letterari. Uno sviluppo a rete della ricerca perché l’obiettivo, in fondo, era quello di insistere sul tema dell’identità in una dimensione eterogenea e vasta come proposta problematica”.
“Il filo, cesella ancora Pierfranco Bruni, che unisce è quello del patrimonio culturale dell’etnia italo – albanese. Un filo che lega i vari punti nella riflessione che questa civiltà è un bene culturale che va chiaramente tutelato e conservato ma anche valorizzato e partecipato nelle sue varie componenti. Dalla storia ai luoghi, dalla letteratura alle biblioteche, dalle riviste al rapporto tra le diverse culture. Un penetrare, di volta in volta, realtà che alla fine si amalgamano da sole. Ciò che maggiormente si è cercato di fare è stato quello di proporre delle tesi non perdendo di vista mai il legame con la storia, la realtà, i documenti”.
Gli arberesh. La cultura degli italo-albanesi in Italia
Luogo: Complesso di S.Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, Via Piacenza 1, Roma
Periodo: 16 - 26 aprile 2010
Orari: Dal lunedì al venerdì, ore 9,00 - 18,30
Contatti: 338 91 08 211 - 345 30 45 217
Dal sito amico: Eleousa.net
Alessandria, 10 Aprile 2010 - Nel palazzo del Patriarcato copto di Alessandria si è svolto l’incontro di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill ed il Patriarca della Chiesa copta Shenouda III. Il Patriarca Kyrill è stato accolto con canti, accompagnati da suoni di strumenti a percussione.
Alla riunione ha partecipato anche il Primate della Chiesa Ortodossa di Alessandria e alcuni vescovi del Patriarcato di Alessandria.
Nella sala del Patriarcato copto, c’erano anche i membri della delegazione della Chiesa ortodossa russa, che accompagnano il Patriarca Kyrill. Tra questi – il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne, metropolita Hilarion Volokolamsky, il capo della Segreteria Amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergio Solnechnogorsk, il presidente del Dipartimento sinodale per l’Informazione, VR Legoyda, il vicepresidente del Decr, arciprete Nikolai Balashov, il Segretario del Decr per le inter-relazioni, Rev. Igor Yakymchuk, il capo della segreteria personale di Sua Santità il Patriarca, monaco Antony (Sevryuk) e altri.
Tra i rappresentanti della Chiesa copta, c’era il metropolita Damietsky Bishoy e altri gerarchi, il clero e i laici della Chiesa copta.
Il Patriarca Shenouda, rivolgendo il suo saluto a Sua Santità il Patriarca Kyrill, ha detto in particolare di essere lieto di accogliere il Primate della più grande Chiesa ortodossa locale nel mondo.
Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill ha ringraziato per le gentili parole."Con la mia visita in Egitto, saluto con amore e gioia Vostra Santità, custode dell'antica tradizione cristiana copta, - ha detto il Primate della Chiesa ortodossa russa. – Stiamo visitando la terra sacra sulle orme dell’Apostolo Marco, di Clemente di Alessandria, di Atanasio di Alessandria, di Cirillo di Alessandria. Siamo nella terra dove è nato il monachesimo. E oggi i monasteri copti continuano la tradizione del deserto del primo millennio.
Nutriamo un profondo rispetto per la Chiesa copta, perché la fedeltà a Cristo richiede coraggio speciale. Noi ci rallegriamo per le recenti politiche perseguite anche dalla leadership di Egitto, volta a superare il conflitto settario e apprezziamo il contributo personale del presidente Hosni Mubarak per colmare la tensione inter-religiosa e la creazione di pace inter-religiosa.
In particolare, vorrei sottolineare il ruolo personale di Sua Santità per preservare la tradizione cristiana, nella predicazione pacifica di Cristo, vi ringrazio per il lavoro che svolgete. Oggi, l'Egitto da un lato, la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia, dall'altra - sono i paesi che sono aperti reciprocamente l'uno all'altro, e ogni anno milioni di figli della Chiesa ortodossa russa visitano l'Egitto. Naturalmente, vengono in primo luogo per rilassarsi in meravigliose località dell’Egitto, ma molti vengono qui per rilassarsi e raggiungere i centri spirituali d'Egitto, visitando i monasteri appartenenti alla Chiesa Copta".
Sua Santità ha sottolineato che la vita spirituale della gente comune è un fattore importante che può influenzare positivamente lo sviluppo del dialogo teologico. Molti oggi sono interessati alla Chiesa ortodossa russa - ha detto il Patriarca Kyrill. - Abbiamo una serie di giovani studiosi che mostrano un grande interesse su questo argomento. Penso che sarebbe molto bello che i giovani teologi delle nostre Chiese abbiano l’opportunità di incontrarsi, condividere le loro esperienze spirituali e partecipare alle discussioni teologiche".
Il Primate della Chiesa copta ha presentato a Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill l'Immagine del Salvatore,eseguita nella tradizionale tecnica copta. Il patriarca Kyrill invece ha donato a Shenouda III il Pastorale.
Durante l'incontro, il Patriarca Shenouda III ha condiviso i suoi ricordi in Russia e la Chiesa ortodossa russa ha raccontato i suoi viaggi ai monasteri d'Egitto.
Le parti hanno anche discusso sulla prosecuzione del dialogo teologico tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa copta.
(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)
Divina Liturgia ad Acquaformosa (CS)
sabato 10 aprile 2010
Domenica di Tommaso 2010 meditazione del Padre Giovanni Festa
Domenica di Tommaso 2010 meditazione del Padre Giovanni Festa
Cristo è Risorto!!!! Egli è il vivente ..Non è più un cadavere.. Egli è il Risorto…Il Teantropo Risorto. .il rivelatore del pleroma della Santa Triade…Ecco la Domenica.. il primo giorno della settimana.. a porte chiuse ( la paura dei discepoli) Cristo nell’improvviso essere suo sta in mezzo a loro. .non bussa.. non entra.. non si avvicina…ma E’..Egli è in quella stanza nell’immediatezza improvvisa il punto centrale del riunione..Nel giorno del Signore…il Signore prende possesso del suo giorno…come suo demanio esclusivo.. Egli è il celebrante….“ pace a voi…” nella linea del profeta Isaia del patto di pace tra Dio e l’uomo il Cristo non solo ne riprende il filo e non solo realizza i doni promessi.. ma di più.. E’ la sua pace. .la pacificazione.. Abbiate pace in me.. IO HO VINTO IL MONDO… Ed è questa pericope evangelica la continua alternanza….il continuo rimandare orante e salvifico dal Crocifisso che è il Risorto al Risorto che è il Crocifisso ..Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio tre volte santo, non è uno che è tornato alla vita precedente ma è colui che, passato attraverso la morte, l’ha superata e viene alla Sua Chiesa nella concretezza della realtà della sua Chiesa ma glorificato e trasfigurato per dire alla Sua Chiesa che essa, tutti noi, siamo chiamati a tale e medesima glorificazione e trasfigurazione ….E’ la theosis…E’ l’Oltre E’ l’Altrove..E i discepoli ricevono la stessa missione che il Figlio ha ricevuto nello Spirito dal Padre.. Non una missione altra ma quella del Figlio…il Figlio che non fa nulla che il Padre non gli abbia indicato….e non dice nulla che il Padre non gli abbia proposto ..La Chiesa che annuncia...la Chiesa che vive di misericordia e proclama misericordia..La Chiesa come ospedale perchè il primario è il Terapeuta dell'anime nostre e dei nostri corpi La pienezza della ministerialità della Chiesa ….il “per filium” per cui nella storicità del nostro tempo del nostro vissuto della nostra storia di tutti noi ciascuno di noi nome per nome esistenza per esistenza per edificare la Chiesa che annuncia Gesù trasmette lo Spirito alla storia (ecco perché la notte di Pasqua leggiamo e cantiamo l’inizio del Vangelo di Giovanni…) e lo trasmette come anticipo e come caparra della Pentecoste Sulla Croce aveva reso lo Spirito…con la Resurrezione riprende lo Spirito. .lo alita ..lo infonde…lo dona…E’ iniziata l’avventura…questa fantastica prateria tutta da percorrere fino alla sua santa e gloriosa parousia quando Egli tornerà sconfiggerà definitivamente il diavolo e chiuderà la morte che del diavolo è concubina e alla fine tutto consegnerà nello Spirito al Padre per cieli nuove e terre nuove…Quello di Tommaso (che ovviamente e giustamente si prende –mi sia permesso di usare immagini concrete e chiare – non un rimprovero ma –a mio avviso- in fondo un salutare e solenne “ cazziatone”-) è orante richiesta di fare esperienza diretta del Cristo e –pur nel rimprovero- viene accontentato Cristo Dio coinvolge in situazione concreta di diretta esperienza il suo apostolo davanti a Cristo Dio stesso…Il Signore sta celebrando …La Liturgia Divina dei mirabilia Dei..Toccare il Risorto/Vivente è assumerne la totalità ..Tommaso ha toccato Dio ma non per una banale razionalità cartesiana ..Toccare Dio…ma per cantare la professione di fede nell’inginocchiamento. .nella costante continua preghiera.. Incredibilmente proprio perché ha toccato Dio egli Tommaso è il primo di coloro che sono beati perché hanno creduto senza chiedere verifiche ..Ci è stata concessa una sola sperimentazione…quella di Tommaso…E Tommaso è rimasto ..anzi “ci è rimasto”.. Ora nell’oggi( e tutta la nostra fede..la nostra speranza.. la nostra professione di fede…non è archeologia ma è proprio misticamente la nostra vera reale assoluta contemporaneità agli eventi del Cristo) .nel nostro qui ed ora…anche noi tochciamo ..Si tocchiamo perché il Signore si fa toccare …L’avventura della Chiesa è iniziata…Padre Giovanni Festa
La riflessione di padre Seraphim
Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amen.
La santa e luminosa settimana ci sta lasciando, ogni giorno di questa settimana è Pasqua. Dalla Domenica di san Tommaso, che presso i latini si chiamava Domenica in albis, ogni Domenica sarà Pasqua e ogni giorno Domenica fino alla festa dell'Ascensione. Il tempo pasquale è infatti un tempo di grazia e di gioia che dura 40 giorni e nei quali si canta ad ogni funzione il tropario pasquale e ci si saluta fra ortodossi col saluto pasquale. Purtroppo è un periodo in cui pochi fanno la santa Comunione, invece sarebbe proprio il periodo adatto, il digiuno è molto semplice, come al solito sono giorni di digiuno il mercoledì e il venerdì, ma oltre alle verdure è permesso mangiare anche il pesce, chi desidera ricevere la santa Comunione basta che faccia digiuno il mercoledì, il venerdì e il sabato, fino a sabato a pranzo si può mangiare anche pesce, mentre sabato sera solo vegetali. Non lasciamo passare questo periodo senza ricevere ancora una volta la santa Comunione, prepariamoci per bene. La gioia pasquale rimarrà così ancora dentro di noi e troveremo forza per essere migliori cristiani.
Il cristianesimo non è moralismo, una persona non può essere cristiana da sé, il cristianesimo è unione con Cristo, è Lui che ci da la forza di seguirlo e di essere bravi cristiani, anzi santi cristiani, non lasciamoci sfuggire questa occasione e uniamoci a lui tramite il santo sacramento dell'altare. Non abbiamo visto il Cristo risorto come san Tommaso, ma possiamo partecipare alla sua Vita vivendo uniti a Lui in modo che "pur non avendo visto crediamo e ci salviamo".
Vi ricordo che nel tempo pasquale non si prega in ginocchio e ogni preghiera si inizia recitando o cantando tre volte il tropario pasquale al posto della preghiera al Santo Spirito "Re Celeste Consolatore...."
Buona Domenica a tutti.
p. Seraphim