mercoledì 30 giugno 2010

Dal sito cattolico: Zenit.org

Professore ebreo difende il crocifisso davanti alla Corte di Strasburgo


La tolleranza non può portare all'intolleranza verso i simboli di una cultura
di Jesús Colina

STRASBURGO, mercoledì, 30 giugno 2010 (ZENIT.org).- Joseph Weiler, professore ebreo di Diritto presso la New York University School of Law, ha difeso questo mercoledì il crocifisso davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani.
La sua difesa è stata ascoltata da 17 giudici, tra cui Jean-Paul Costa, presidente della Corte, durante un'udienza straordinaria sul “Caso italiano del crocifisso”, Lautsi v. Italia, riferito al diritto dell'Italia di esporre crocifissi nelle aule delle scuole pubbliche.
Weiler, che è anche professore onorario presso la London University, ha rappresentato nell'udienza i Governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Federazione Russa e San Marino, che si sono presentati come “parti terze”.
La Corte di Strasburgo aveva stabilito in una sentenza dello scorso 3 novembre che la presenza del crocifisso in questi spazi costituisce un attentato alla libertà di coscienza e al diritto del singolo di ricevere una formazione conforme ai suoi convincimenti religiosi o filosofici.
In questo modo, aveva dato ragione a una cittadina italiana originaria della Finlandia, Soile Lautsi, che aveva chiesto nel 2002 che le croci fossero tolte dalle scuole frequentate dai suoi figli ad Abano Terme, in provincia di Padova.
Il professor Weiler ha spiegato in primo luogo che in Europa non esiste un unico modello nelle relazioni Chiesa-Stato: basta vedere le differenze tra la laicità, in Francia o anche in Gran Bretagna, dove la regina è capo della Chiesa anglicana. Altri casi sono quelli di Svezia, Danimarca o Grecia.
“In molti di questi Stati non laici, ampie fasce della popolazione, forse perfino una maggioranza, non sono più religiose – ha dichiarato il professore –. E tuttavia il continuo coinvolgimento di simboli religiosi negli spazi pubblici e da parte dello Stato viene accettato dalla popolazione secolare come parte dell'identità nazionale e come atto di tolleranza nei confronti dei propri connazionali”.
“Può essere che un giorno il popolo britannico, esercitando la sua sovranità costituzionale, si sbarazzerà della Chiesa d'Inghilterra, come hanno fatto gli svedesi. Ma questo vale per loro, non per questa Corte, e sicuramente la Convenzione non è mai stata intesa nel senso di forzarli a fare questo”, ha dichiarato.
“Nell'Europa attuale, i Paesi hanno aperto le proprie porte a molti nuovi residenti e cittadini. Dobbiamo loro tutte le garanzie della Convenzione. Dobbiamo il decoro e il benvenuto, e la non discriminazione, ma il messaggio di tolleranza verso l'altro non dovrebbe essere tradotto in un messaggio di intolleranza verso la propria identità”, ha aggiunto Weiler.
Nella sua arringa di fronte ai giudici, il rappresentante per lo Stato italiano, Nicola Lettieri, ha spiegato che “non c'è alcun pregiudizio reale in questa questione. Se uno Stato intrattiene un rapporto privilegiato con una religione, se sposa dei simboli religiosi, ciò non è affatto contrario alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo. L'unico limite da non varcare è il perseguire l'indottrinamento o il proselitismo”.
“Se il crocifisso è presente nelle aule, il motivo non è l'indottrinamento, ma si tratta dell'espressione di un sentimento popolare che è alla base dell'identità nazionale”, ha aggiunto.
Il rappresentante legale di Soile Lautsi, Nicolò Paoletti, il primo a esporre le proprie argomentazioni, ha considerato da parte sua che “non si può considerare il crocifisso come un simbolo muto e passivo. I bambini (di Soile Lautsi) hanno vissuto una situazione di marginalizzazione, si sono sentiti in una posizione minoritaria”.
Per questo motivo, il legale della Lautsi ha denunciato il rischio di una “tirannia della maggioranza”.
Nell'udienza è stato coinvolto Gregor Puppinck, direttore dello European Centre for Law and Justice (ECLJ), perché questa istituzione si è posta ufficialmente parte terza con 79 membri dei Parlamenti europei.
In alcune dichiarazioni concesse a ZENIT, Puppinck ha confessato che “lo European Centre for Law and Justice ripone grande speranza nel fatto che la Corte abbia capito che il diritto dei non credenti di non credere non può eclissare i diritti dei credenti”.
“L'ECLJ spera anche che la Corte capisca che non può e non dovrebbe richiedere a uno Stato di rinunciare alla propria identità profonda nel nome della tolleranza e della filosofia dei diritti umani”, ha proseguito.
“Il vero pluralismo inizia con il rispetto tra i Paesi”, sostiene Puppinck. “Contrariamente a quanto sostiene il consulente legale della signora Lautsi, la 'laïcité' non è una richiesta della Convenzione”.
La decisione della Corte non verrà resa nota fino all'autunno, o perfino al periodo natalizio.
E' interessante notare che in totale sono stati 14 gli Stati membri del Consiglio d'Europa che si sono opposti alla decisione originaria sostenendo l'Italia, ha considerato Puppinck.
Oltre ai dieci Paesi rappresentati da Weiler, che partecipano ufficialmente alla causa, altri hanno dato il proprio sostegno ufficiale al crocifisso, tra cui Ucraina, Moldova, Albania e Serbia.
La partecipazione degli Stati è senza precedenti, a dimostrazione dell'importanza della questione per tutta l'Europa.

lunedì 28 giugno 2010

Dal sito della Chiesa Ortodossa d'Albania

Një rrugë me emrin e Kryepiskopit Anastas, në Këlcyrë

Këshilli Bashkiak i qytezës së Këlcyrës ruante një surprizë të këndshme për Kryepiskopin Anastas: me vendim njëzëri të tij një nga rrugët në qendër të qytezës mori emrin e Kryepiskopit Anastas. Në ceremoninë e vendosjes së pllakës së mermertë me emrin e rrugës mori pjesë edhe vetë Fortlumturia e Tij.
Shumë besimtarë, së bashku me priftërinjtë e tyre, si dhe autoritetet lokale të qytetit organizuan një pritje të ngrohtë për Kryepiskopin. Në kishën e Ungjillëzimit të Perëndilindëses dhe Ngjalljes së Zotit u bë një lutje e shkurtër dhe Kryepiskopi, i shoqëruar gjithmonë nga Hirësia e Tij Dhimitri, bëri një përshëndetje të ngrohtë, duke iu referuar si përparimit të jashtëzakonshëm që është shënuar në Kishën Orthodhokse në përpjekjen për ringjalljen e saj pas persekutimit ateist shumëvjeçar, ashtu dhe përpjekjes që duhet të vazhdojë secili besimtar në veçanti që të rinovohet shpirtërisht dhe të përforcojë besimin e tij te Perëndia.
Kryetari i Bashkisë së Këlcyrës, z. Agron Tahiri, në sheshin para Bashkisë lexoi vendimin lidhur me nderimin e Fortlumturisë së Tij. Ky nderim bëhet në personin e Kryepiskopit Anastas për punën dhe veprën e tij shumëdimensionale për ringjalljen e Kishës Orthodhokse, promovimin e bashkekzistencës paqësore dhe bashkëpunimit mes komuniteteve fetare në vend, por në veçanti për kujdesin e Tij për Këlcyrën.
Në Këlcyrë kisha madhështore në qendër të qytetit, që nderon Ungjillëzimin e Perëndilindëses dhe Ngjalljen e Zotit, ka qenë ndër veprat e para që realizoi Kryepiskopi. Gjithashtu, ndër klerikët e parë që ai hirotonisi është prifti famullitar i Këlcyrës. Në vazhdim, Fortlumturia e Tij u kujdes edhe për pajisjen e brendshme dhe zbukurimin e kishës. Me kujdesin dhe burimet financiare të Kryepiskopit gjithashtu u ble në krah të saj një godinë, që shërben si qendër rinore dhe shpirtërore. Shumë afër me qytezën, në Grykën e Këlcyrës, nga ana e Kryepiskopit u ngrit nga themelet manastiri i ri i Shën Nikollës, i cili ishte shkatërruar plotësisht. Ai përbën vend lutjeje për banorët e zonës (jo vetëm për të krishterët).
Më e rëndësishme ndër të gjitha këto për Kishën Orthodhokse dhe Kryepiskopin Anastas mbetet ndihma që është dhënë në mbështetje të rinisë. Shumë të rinj dhe të reja nga zona kanë vazhduar ose vazhdojnë shkollën me bursë të dhënë nga Kryepiskopi në vatrat arsimore të Kishës, ndërsa dhjetëra të tjerë vit pas viti marrin pjesë në kampingjet rinore.
Në vazhdim vijoi një pritje simbolike në qendrën shpirtërore, ku u shkëmbyen përshëndetje dhe u dha një program i shkurtër me saze popullore tradicionale nga të rinjtë e Qendrës Shpirtërore Orthodhokse të Këlcyrës.

Dal sito amico: Eleousa.net

Turchia - Divina Liturgia nell'antica Cappadocia

Turchia, 27 giugno 2010 - Durante il pellegrinaggio ai luoghi santi della Cappadocia, il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa, il Metropolita Hilarion Volokolamsky, insieme a Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, Sua Beatitudine il Papa e Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa Theodore, e a Sua Beatitudine l'Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymus ha partecipato alla Divina Liturgia nel tempio dei Santi Martiri Tiron e Teodoro in Malakopi. Durante la liturgia ha cantato il coro del monastero di Xenophontos del Monte Athos.
Dopo la lettura del Vangelo, Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I ha presentato il Metropolita Hilarion come "teologo eccellente, che si dedica in particolare allo studio di San Gregorio il Teologo”.
Constatando che il vescovo e il suo entourage sono arrivati in pellegrinaggio ai luoghi santi della Cappadocia con la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill, il capo della Chiesa di Costantinopoli ha ricordato che nel 2007, Sua Santità, quando era ancora Metropolita di Smolensk e Kaliningrad, ha partecipato allo stesso pellegrinaggio.
Alla fine del servizio, il Metropolita Hilarion Volokolamsky, ha detto in particolare: "A nome di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill e mio personale rivolgo un caloroso benvenuto a tutti voi riuniti in questo santo tempio. Per noi, membri della Chiesa ortodossa russa, la Cappadocia è una Terra Santa. Qui sono arrivati i grandi Padri, i pilastri della Chiesa e i teologi ecumenici - Basilio Magno, Gregorio il Teologo e Gregorio di Nissa. Qui in grotte e caverne della terra (Ebrei 11, 37) per secoli hanno lottato monaci e monache, i martiri e i confessori hanno versato il loro sangue. La Cappadocia è una terra di lunga sofferenza, come evidenziato dalle sue chiese, un tempo maestose e bellissime, e ora abbandonate o in stato di rovine. In Russia, negli anni settanta, per la presenza di governanti atei abbiamo vissuto nella persecuzione della fede. Molte delle nostre chiese sono state bombardate e distrutte, i monasteri chiusi, i vescovi ed i sacerdoti sono stati uccisi ed esiliati. E nessuno di noi 25 o 30 anni fa, non poteva immaginare di veder rivivere la vita della chiesa in Russia, la nascita di nuovi templi di Dio, e l’apertura di centinaia di nuovi monasteri per monaci e monache. Il miracolo di Dio si è verificato in Russia perché la fede ortodossa si annidava nel cuore delle persone”.
Il vescovo Hilarion ha espresso la speranza che un giorno, “la lampada della fede cristiana torni a risplendere su questa terra benedetta". Poi ha esortato a non dimenticare questa terra dei padri: “Non lasciate che i templi di questa terra alla fine diventino ruderi, anche se oggi non sono usati come previsto”. Ed ha promesso al Patriarca di voler eseguire ogni anno in questa Terra Santa il culto divino. ”Vostra Santità! Vi ringrazio sinceramente per avermi invitato a partecipare con lei in questo pellegrinaggio ai templi e monasteri di questa regione”.
In ricordo del pellegrinaggio, il Metropolita Hilarion ha dato al Patriarca Bartolomeo il suo libro su San Gregorio il Teologo, in lingua francese. Sulla copertina del libro c’è l’antica Immagine di San Gregorio, miracolosamente conservata in una delle chiese della Cappadocia. “Che la preghiera di San Gregorio, il suo predecessore al trono patriarcale di Costantinopoli, vi aiuti nel vostro ministero primaziale”.
Tra il clero, era presente il vicepresidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa, arciprete Nikolai Balashov.
Al termone della Divina Liturgia, Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha celebrato un litio in memoria dei cristiani ortodossi che vissero in Cappadocia.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

sabato 26 giugno 2010

V Domenica dopo Pentecoste - tono 4°

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amìn.


Non so a voi ma a me piacciono molto i film storici, quelli sull'antica Roma e sull'antico Egitto, quelli con Cleopatra, Marco Antonio, Giulio Cesare. Proprio qualche tempo fa ne stavo vedendo uno, un generale entrava trionfante in Roma acclamato dalla popolazione, aveva vinto una guerra non mi ricordo se contro i daci e o i parti. Dietro di lui un uomo gli teneva una corona d'alloro sulla testa, la folla lo osannava: “Sei un dio non un uomo...” ma da dietro il suo servo (che era cristiano) gli ripeteva: “No, ricordati che sei solo un uomo!”
Quattro anni fa è successa un po' la stessa cosa, la nostra nazionale di calcio è entrata trionfante in Roma brandendo la coppa del mondo, osannata dalla folla. Non so se avete visto i mondiali quest'anno, la stessa nazionale è tornata senza clamori, nell'indifferenza generale, magari con qualche insulto.
Fratelli e sorelle come passa la gloria del mondo, oggi siamo osannati domani siamo osteggiati o peggio ancora non siamo nessuno. Nel brano del Vangelo odierno invece il Signore Gesù si spinge fin nel territorio dei gadareni, in pieno territorio pagano dove allevano perfino i maiali e guarisce due indemoniati. Due poveri indemoniati che erano rigettati dalla gente, che vivevano da soli, che incutevano timore, che non riuscivano nemmeno a parlare ma i demoni parlavano attraverso il loro corpo, attraverso la loro voce. Il Signore Gesù va e li guarisce, guarisce loro! Gli ultimi, i dimenticati, gli esclusi dal mondo “civile”.
Fratelli e sorelle passa la gloria del mondo, ma in eterno rimane l'Amore di Dio. Amìn! Gloria a Lui l'Altissimo! Non dubitiamone, soprattutto non dubitiamone nei momenti di dolore e non scordiamocene nei momenti di benessere. Dio è Amore e sempre è con noi! Nei momenti luminosi e nei momenti bui, nei momenti di gioia e nei momenti di dolore, non dubitiamone mai! Nei momenti difficili apriamo a Lui il nostro cuore per essere liberati dai demoni che ci affliggono, nei momenti felici non scordiamoci di Lui perché...passa la gloria del mondo.

Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

venerdì 25 giugno 2010

Domenica 27 giugno 2010 V di Matteo riflessione del Padre Giovanni Festa

8:28 Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.
…Bene Signore…due indemoniati residenti nei sepolcri…Ricordo vagamente che i sepolcreti nel sistema simbolico dell’Antico Israele erano metafora concreta dell’impurità ..del sistema del debito…il ghetto precisino precisino per il non contaminarsi…Sarebbe interessante Signore sapere quali indemoniati tu abbia veramente incontrato e così furiosi da impedire il passaggio per quella strada…
Costoro avevano costruito un sistema del “tabuistico inibitorio” direbbe la mia amica Karin che fa l’analista (ovviamente junghiana. Signore. stai tranquillo.. stai tranquillo. .ogni tanto anche tu devi essere rassicurato….) ..Io molto più divulgativamente mi dico che avevano marcato il territorio.. avevano costruito la loro sinecura. La loro egemonia. ..Volevano un pedaggio.. un balzello. .Una tassa…Chissà di che tipo.. Signore.. Ed ovviamente avevano messo in conto (e forse ne erano lieti.. anche loro così si rassicuravano) che nessuno più avrebbe attraversato quella strada… Dai sepolcreti alla proprietà privata per pirateria…Interessante questo…
Ma stavolta costoro –se ben comprendo il testo( e poi Signore è così veramente importante stare all’esegesi del testo?.. siciliano sono…mica tedesco di Tubinga..)-sono loro che lasciato il loro territorio ..la loro MARCA ( si Signore vocabolo usato volutamente…tale…) ..la loro egemonia .. la loro proprietà privata. .ti cercano..(Mica li hai cercati tu.. stavolta…vieni cercato…) ti affrontano ..ti vengono incontro…(Io resto sempre nell’assoluta curiosità tecnico- spirituale di sapere da Te-non lo dirai mai Signore lo so…neppure sotto tortura.- chi mai fossero questi indemoniati… ) ..Vogliono litigare? Vogliono sfidarti? Non credo proprio..
Hanno sentito…Hanno intuito.. Hanno capito ..meglio hanno com-preheso ..La pacchia sta per finire. .il solo tuo arrivo fa vacillare la loro egemonia…la loro Marca.. fa - direbbe Karin- corto circuitare l’inibizione…Sei arrivato…non c’è più sistema di ghetto ..sistema di ciò che è puro e di ciò che è impuro.. Arrivi tu il dono.. anzi il per-dono. .Anzi e di più l ‘iper- dono..
La legge.. qualsivoglia legge.. comincia a tremare( non è che gli indemoniati erano per caso pii osservanti della legge?.. Signore ma mi stai dicendo che la legge condanna e quindi è tecnicamente degli inferi ?) e te lo chiedono magari duramente magari riottosamente e lo chiedono (hanno studiato e quindi sanno) come si deve …Fanno pure la proclamazione di Fede.. Caspita ..si potrebbe dire che sono indemoniati messianici…e perfino la gridano .Il nostro Matteo è chiaro…anzi chiarissimo:
. 29 Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».
Sempre di più Signore quella curiosità tecnico spirituale diciamo così…Siamo in situazione del teatro dell’assurdo e del non senso..Ti riconoscono come Figlio di Dio…urlano che non potete comunicare in alcun modo…nessuna relazione è prevista ed è possibile tra te e loro ..una sorta di distanza abissale che neppure la tua misericordia e la tua filantropia può colmare( allora comincio a sospettare che sono ben più “tristi” del demonio stesso. .Almeno il principe ha già da tempo messo in conto –l’ha anche fatto e tentato- che comunicherà con te …si relaziona e si relazionerà con te…Costoro alzano subito il livello di chiusura…Noi dicono con te non comunichiamo e non vogliamo comunicare perché tu sei il Figlio di Dio..Sei venuto qui ..nella nostra Marca…caspita sei venuto prima del tempo…ma guarda tu Signore che bel vocabolo spunta dal testo greco a proposito di tempo…Ti accusano sei venuto prima del kairòs…per dare loro il tormento di non avere più egemonia ..per dare loro il tormento di non potere più tormentare.. Ecco ti stanno accusando che sei un baro..Non rispetti le regole del gioco…Ti aspettavano nel non ancora e tu arrivi nel già…Mi sa misa Signore che il grande Pfiodor, nostro Padre nella Fede, quando scrisse l’episodio del Grande Inquisitore ha avuto come modello teologico-narrativo questo episodio.. Ma non è per caso che i due indemoniati eranoe sono preti e se non proprio preti cristiani praticanti e persone di chiesa nobili ed autorevoli ?
30 A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; 31 e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». 32 Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.
E costoro allora ricevono pure la grazia e la misericordia…Si Signore ..scacciati dal loro territorio…(ora oso Signore scacciati dal loro presbiterio vissuto ormai come potere per liberare in Cristo Signore lo stesso presbiterio…scacciati dalla sinodia ove non fossero preti- usata da loro come “accademia per gli addetti ai lavori” per liberare la sinodia stessa e farla cantare le lodi di Dio tre volte santo..) ..essi tanto esperti nella metaforo del puro e del’impuro..non possono che restare nella loro teologia ..nella loro banale confessione di fede…Legulei ed accademici…la mandria di porci con la santa grazia tutta cristica e cristiana stavolta di dare loro quiete finale…I porci stessi tremano se diventano pii teologi.. cristiani precisini precisini che impongono le regole agli altri ma essi vivono la mistica e la mitica della santa impunità(azzo hanno capito tutto loro..a loro tutto è concesso…) e tremando preferiscono morire se la loro morte zittisce definitivamente i pii
33 I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. 34 Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.
…Ovviamente sin da allora pecunia non olet caro Signore…E che ti aspettavi..? I maiali sono sicuramente animali impuri ma producono economia e soldi…La mandria non c’è più…Signore hai devastato l’economia di un territorio.. Per favore Signore sei un irresponsabile…M si tu sei quello del mezzo mantello. .sei quello dei gigli dei campi e del mezzo miglio …sei quello della croce.. del Tabor.. della resurrezione…Sei un esagerato Signore…azzo Sei Dio in Dio tre volte Santo……Per favore ..vai via..
9:1 Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città
..in quale città? Non Ricordo.. Ma tu hai una città? Sicuramente si..Ma nelle tue città ti finisce sempre male…
Stai attento mio Signore..Stai attento..Stai attento a noi cristiani.. colpiamo alle spalle…

Dalsito amico:eleousa.net

Russia - Il patriarca Kyrill a Carskoe Selo


Mosca - Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill compirà una visita primaziale a San Pietroburgo il 26-27 giugno 2010. Durante la visita, il 27 giugno consacrerà la cattedrale di Santa Caterina a Carskoe Selo e celebrerà la Divina Liturgia nella nuova cattedrale consacrata.
Lo stesso giorno, Sua Santità il Patriarca visiterà la Casa di accoglienza nella parrocchia del Duomo di S. Caterina, situato nel villaggio. Poi prenderà parte alla cerimonia di apertura del Palazzo della Gioventù a Carskoe Selo.
I festeggiamenti, che si terranno questa settimana a Carskoe Selo sono dedicati al 300° anniversario del famoso sobborgo di San Pietroburgo.
La cattedrale sorge al centro di Carskoe Selo con le sue maestose cinque cupole, costruita nello stile delle chiese di Suzdal, sul progetto e sotto la supervisione dell'architetto KA Ton. E’ stata fondata nel 1835 per ordine dello zar Nicola I.
La consacrazione del Duomo ha avuto luogo il 24 Novembre 1840. Di particolare bellezza e grandezza era l’iconostasi di legno intagliato dorato a cinque livelli, con le icone che sono state scritte da artisti famosi. Ai pennelli di FA Bruni apparteneva l’Icona di Santa Caterina e l'Ultima Cena, a AE Yegorova l’Icona dell’Altare della Risurrezione di Cristo e l'immagine degli arcangeli Gabriele e Michele sulle porte laterali, a FP Bryullova l'immagine di Aaron. Sull'altare di una delle cappelle c’erano due immagini di grandi maestri - la crocifissione di Van Dyck e la gloria della Vergine di Paolo Veronese.
Tra le altre reliquie che si trovavano nel tempiol’icona della Vergine di Vladimir ornata di pietre preziose per commemorare l'incoronazione dell'imperatore Alessandro II e dell'Imperatrice Maria Aleksandrovna, e l'immagine di gerarchi di Mosca, inviata nel 1867 da San Filarete, Metropolita di Mosca.
Nel 1917 nella cripta della cattedrale è stato sepolto per la prima volta un nuovo martire della Chiesa ortodossa russa, arciprete Giovanni Kochurov, ucciso dai bolscevichi il 31 ottobre 1917 - cinque giorni dopo la presa del Palazzo d'Inverno.
Nel 1922 il tempio fu saccheggiato durante il cosiddetto sequestro delle proprietà della Chiesa. Nel 1938, la cattedrale di S. Caterina è stata chiusa, e un anno dopo, nel giugno 1939, fu fatta saltare. Presso il sito del tempio è stata istituita la piazza dei poeti, e alla fine fu eretto un monumento a Lenin, che è stata sui resti della cattedrale per più di 40 anni.
Nel 1995, accanto alla Cattedrale è stata installata la croce ed è iniziato il culto. Nel 2007, il Consiglio per la Conservazione dei Beni Culturali del Governo di San Pietroburgo ha deciso all'unanimità di ricostruire la Cattedrale di Santa Caterina a Carskoe Selo. Negli ultimi anni, il ripristino della cattedrale è stato sostenuto dalla Fondazione per il restauro della Cattedrale di Santa Caterina a Carskoe Selo. Attualmente è stata effettuata il ripristino completo di tutta la piazza della Cattedrale.
Nel maggio del 2009, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill, durante una visita a San Pietroburgo, ha visitato Carskoe Selo e pregato entro il perimetro della costruenda Cattedrale di Santa Caterina.
L'architettura del tempio è identica a quella precedente: l'altezza del Duomo è di 53 metri, la superficie totale dell'edificio di 1.145 metri quadrati. Nel seminterrato, dove sono rimasti i reperti del XIX secolo, è stato allestito il museo di storia.

(Fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru)

www.orthodoxalbania.org

Sot kremtohet 18-vjetori i ringritjes kanonike
të Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë

24 qershori 1992, me zgjedhjen e Kryepiskopit Anastas në krye të Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë dhe 2 gushti, me Fronëzimin e Tij, shënuan rikthimin e Autoqefalisë të Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë. Këto ngjarje historike shpallën, brenda dhe jashtë vendit, lajmin e mirë se: Kisha e Shqipërisë jetonte dhe askush nuk do të mundte më t’i ndalonte veprën shpirtërore të ndriçuar nga Perëndia në dobi të gjithë shoqërisë shqiptare. Kisha kishte përsëri një kryebari të shquar në krye të saj, i cili jo vetëm do ta rilindte, por edhe do ta bënte të barabartë dhe të pranuar nga të gjitha Kishat simotra. Që kur erdhi si Eksark Patriarkal, në verën e vitit 1991, Episkopit (i hirotonisur si i tillë më 1972), Mitropolitit të Andrusës Anastasit, i ishte shfaqur përpara një imazh apokaliptik i besimit: Pa kisha, pa objekte administrative, pa klerikë dhe sidomos, me disa breza njerëzish të mbajtur me dhunë larg besimit dhe të edukuar që të mohonin Perëndinë.
Shumëkush do të ishte dekurajuar, por jo veprimtari i dalluar apostullor i ditëve tona, që kishte kaluar më përpara me vështirësitë e Afrikës dhe të Lëvizjes Ekumenike botërore. Ai e nisi punën pikërisht atje ku kishte ndalur, tek formimi i klerit dhe ringritja e tempujve, për ta shtrirë gjithmonë e më tepër edhe në fushat e tjera dhe sidomos në atë të ndihmës sociale. Ishte pikërisht kjo këmbëngulje, përkushtim dhe aftësi e rrallë, e cila bëri që besimtarët orthodhoksë të vlerësonin se ai ishte personi i përshtatshëm për ta vazhduar veprën e saponisur. Ky vlerësim iu shpreh Patriarkanës Ekumenike në mars 1992, nga një delegacion i gjerë zyrtar kleriko-laik i Kishës, që bëri një vizitë pranë saj. Më pas, më 30 maj 1992, Këshilli i Përgjithshëm i Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë i drejtohej me një kërkesë zyrtare në emër të besimtarëve orthodhoksë të Shqipërisë, Tërëshenjtërisë së Tij, Patriarkut Ekumenik Vartholomeut I.
Në të, pasi lavdërohej e vlerësohej lart puna e jashtëzakonshme e Eksarkut, theksohej, se, që Kisha t’u përgjigjej nevojave të shumta, që të shpejtohej riorganizimi i saj mbi baza kanonike, që të rikthehej e barabartë në gjirin e Kishave motra, ishte nevoja që të ngrihej sa më shpejt një hierarki e aftë për të përballuar këto detyra. Ndaj, si Kisha mëmë, që kishte dhënë autoqefalinë, i takonte Patriarkanës Ekumenike të përdorte të drejtat e detyrat e saj për plotësimin kanonik të strukturave të Kishës sonë, duke nisur nga Kryepiskopi, ku vlerësohej se Prof. Dr. Anastasi ishte personi më i përshtatshëm për të marrë këtë detyrë.
Sinodi i Shenjtë i Patriarkanës Ekumenike, pasi shqyrtoi këtë kërkesë, duke pasur parasysh se nuk kishte mbetur i gjallë asnjë episkop me origjinë shqiptare, dhe duke marrë në konsideratë punën e shkëlqyer të Imzot Anastasit, vendosi më 24 qershor zgjedhjen e Tij Kryepiskop i Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë. Ndërsa më 2 gusht u bë ceremonia e Fronëzimit, në kishën “Ungjillëzimi i Hyjlindëses Mari”, në Tiranë.
Me këtë rast, më 24 Qershor dhe më 2 Gusht, kremtohet përvjetori i zgjedhjes dhe i Fronëzimit të Fortlumturisë së Tij, Kryepiskopit të Tiranës, Durrësit dhe të gjithë Shqipërisë Anastasit, në krye të Kishës Orthodhokse Autoqefale të Shqipërisë. Liturgjitë Hyjnore festive do të kryhen në Kishën “Ungjillëzimi i Hyjlindëses”, në Tiranë, me pjesëmarrjen e gjithë Sinodit të Shenjtë të Kishës.

Isidor Koti

www.repubblica.it

Scoperte le immagini più antiche degli apostoli
Il sovrintendente Bisconti mostra le icone degli apostoli

ROMA - "Sono le più antiche immagini degli apostoli e risalgono alla fine del IV Secolo". Così Fabrizio Bisconti, sovrintendente ai lavori archeologici delle catacombe di Santa Tecla a Roma annuncia la scoperta delle icone di Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni, le prime raffigurazioni del volto dei quattro apostoli. La scoperta è stata rivelata oggi dopo due anni di ricerche anche se l'Osservatore Romano aveva anticipato qualche tempo fa il ritrovamento della prima icona di San Paolo.
Alla conferenza stampa sui dettagli dell'importante ritrovamento archeologico erano presenti anche monsignor Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia commissione di archeologia sacra, monsignor Giovanni Carrù, segretario della stessa commissione, e Barbara Mazzei, responsabile del restauro. Le raffigurazioni degli apostoli risalirebbero alla fine del IV secolo. "Per Andrea e Giovanni si tratta delle più antiche rappresentazioni" in assoluto, mentre immagini dell'apostolo Pietro "si hanno già alla metà del IV secolo, ma mai da solo, in un'icona", sottolinea Bisconti. Per Barbara Mazzei, "la scoperta dimostra l'introduzione e la diffusione del culto degli apostoli nelle origini del Cristianesimo".
Le immagini degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni sono situate nelle catacombe di Santa Tecla, a circa mezzo chilometro dalla basilica di San Paolo fuori le mura. Le icone sono disposte sul soffitto di un cubicolo fatto edificare da una nobildonna del tardo Impero romano, che commissionò la decorazione della tomba basandosi prettamente su temi biblici. Il cubicolo e l'intera struttura delle catacombe sono situate sotto un palazzo risalente agli anni '50, la cui costruzione, fortunatamente, non danneggiò i reperti archeologici. Durante il restauro è stata utilizzata una sofisticata e pressoché inedita tecnologia laser per rimuovere il calcare che ricopriva gli affreschi.
Nella volta del cubicolo ci sono anche le immagini di una matrona romana e di "un fitto cassettonato che forse imitava la Basilica di San Paolo: sappiamo che alla fine del IV secolo era stato ricostruito un 'martyrium paolino' e diverse fonti ci dicono che il soffitto era tutti travi e lamine d'oro". "Il cubiculo - prosegue il sovrintendente Bisconti - emula un mausoleo o una basilica. Vicino c'è l'immagine di un collegio apostolico con Cristo al centro tra gli apostoli, come di solito era raffigurato negli absidi delle basiliche romane. La matrona appare ingioiellata insieme alla figlia in atteggiamento orante".
Secondo l'archeologo, "tutto coincide" con la vita religiosa cristiana di Roma di quel tempo. "Alla fine di IV secolo a Roma vive San Girolamo, che dà avvio a una sorta di ascetismo quasi monacale, coinvolgendo diverse matrone della città. E la donna sepolta in quel cubicolo poteva essere una di queste aristocratiche che, convertita al Cristianesimo, viaggia poi in Terra Santa per vedere i luoghi degli apostoli. Poi, al ritorno, fa riprodurre le loro immagini sulla tomba. In ogni caso, sono le icone più antiche a figura intera di Pietro e Paolo e, in assoluto, quelle più antiche di Andrea e Giovanni".



giovedì 24 giugno 2010

Dal sito amico: Eleousa.net

Polonia - Hilarion incontra il metropolita Sawa

Varsavia, 23 giugno 2010 - Durante la sua visita a Varsavia, il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa, il Metropolita Hilarion Volokolamsky ha incontrato il metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia Sawa. Il primate della Chiesa ortodossa polacca ha dato una cena in onore dell'ospite, alla quale ha partecipato anche il vescovo Giorgio Semyatichsky e il sacerdote Sergio Zvonarev.
Sua Beatitudine il Metropolita Sawa ha accolto con favore l'alto rappresentante della Chiesa ortodossa russa e ha augurato il successo della sua missione in terra polacca.
Il Metropolita Hilarion ha detto al Primate della Chiesa ortodossa polacca che a maggio 2010 si è tenuta in seno alla Chiesa Ortodossa Russa la visita del Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, ed ha anche condiviso le novità nel campo della formazione teologica della Chiesa russa.
Nel corso della comunione fraterna si è parlato di riconciliazione tra i popoli della Russia e della Polonia, così come le questioni dei rapporti della Polonia e della Chiesa ortodossa russa, anche attraverso la partecipazione alla Commissione Inter-preparatoria.
Alla fine del pasto, il Metropolita Hilarion ha dato Sua Beatitudine il Metropolita Sawa la reliquia di Santa Paraskeva e ha presentato come dono un libro sul Santo Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill, "Patriarca Cirillo: la vita e la visione del mondo".

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

mercoledì 23 giugno 2010

Dal sito amico: Eleousa,net


America - Liturgia nella Cattedrale di S. Nicola


Washington - Sua Beatitudine l’arcivescovo di Washington, Metropolita di tutta l'America e il Canada, Giona e l’arcivescovo Giustiniano di Naro-Forminsk (Russia) hanno celebrato la divina liturgia nella Cattedrale di San Nicola a Washington. Alla funzione religiosa hanno partecipato l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Russia negli Stati Uniti Sergei Kislyak e l’Addetto Culturale presso l'ambasciata della Russia a Washington Vyacheslav Moshkalo.
Il metropolita Giona e l’ambasciatore russo Kislyak hanno espresso fiducia che i rapporti tra la Chiesa ortodossa in America e la Russia si sviluppino a beneficio dei popoli dei due paesi.
La divina liturgia, celebrata in forma solenne, ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, anche perché in questi giorni ricorre la memoria di San Giona di Mosca - patrono del Primate della Chiesa Ortodossa d’America.
Al termine del servizio, c’è stato lo scambio dei doni: l’arcivescovo Giustiniano ha dato al metropolita Giona l’Icona della Santa Trinità, mentre il Primate d’America ha consegnato l’Icona di San Panteleimon, taumaturgo, risalente a prima del secolo scorso.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www,mospat.ru)

Dalla Chiesa Ortodossa d'Albania

Vizitë nga besimtarë të Mitropolisë
së Korçës në Gjirokastër

Ishte një bekim për besimtarët e Mitropolisë së Gjirokastrës vizita vëllazërore që një grup i madh besimtarësh nga Korça, me në krye Mitropolitin e tyre, Hirësi Joanin, realizuan në Gjirokastër. Vizita dyditore ishte më 5 dhe 6 qershor.
Momenti kulmor i vizitës ishte të dielën, bashkëmeshimi i Mitropolitit të Gjirokastrës z. Dhimitër dhe atij të Korçës z. Joan, në kishën historike të Metamorfozës së Zotit, në Lagjen “Pazar i Vjetër”, e cila ka qenë dhe është katedra e Mitropolisë.
Predikimin e ditës e mbajti Mitropoliti i Korçës z. Joan, ndërsa psali në Liturgji kori i Shkollës së Mesme Kishtare “Kryqi i Nderuar”. Mitropoliti i Gjirokastrës z. Dhimitër duke i uruar mirëseardhjen Hirësisë së Tij z. Joan dhe klerikëve e besimtarëve që e shoqëronin i mëshoi idesë se edhe vizita të kësaj natyre kanë rëndësinë e tyre në forcimin e unitetit mes besimtarëve të Kishës sonë dhe të lidhjeve historike e vëllazërore mes dy Mitropolive. Në veçanti theksoi zhvillimet në Kishën tonë, përpjekjen titanike të Kryepiskopit të Tiranës dhe gjithë Shqipërisë z. Anastas për rilindjen e Kishës sonë Orthodhokse, për një frymë të re në gjirin dhe perspektivën e saj dhe në veçanti për forcimin e unitetit të grigjës së saj.
Në pasditen e së shtunës mysafirët nga Korça ishin pritur në ambientet e Kompleksit Arsimor ku pas darkës në pareklisin e tij u krye Mbrëmësorja.
I gjithë grupi nga Korça pas Liturgjisë Hyjnore dhe gostitjes tradicionale në oborrin e kishës, vijuan vizitën e tyre në Dervician, në qendrën e Enorisë së Fjetjes së Tërëshenjtës Mari, ku ato ditë veç të tjerash ishte ende e hapur edhe ekspozita me punimet e nxënësve të Shkollës së Mesme Teknike Apostull Pavli. Përgjegjësit e kësaj shkolle bënë një prezantim të shkurtër të shkollës dhe u treguan vizitorëve punimet që ishin ekspozuar.

Dal sito: natidallospirito.com


Come pregare a casa? (Teofane il Recluso)

Affrettatevi, usciti dalla chiesa, ad andare direttamente nella vostra camera, salutate l’icona con alcune prostrazioni chiedendo al Signore di passare devotamente e con utilità per l’anima il tempo che vi si presenta di solitaria permanenza a casa. Bisognerà, quindi, riposare un po’, stando seduti. Non date, tuttavia, la possibilità ai pensieri di distrarsi; pronunciate, bensì, in voi stessa – senza pensare a nulla – le parole: “Signore, pietà! Signore, pietà!”.
Dopo esservi riposata un po’, bisognerà fare qualcosa: pregare o dedicarvi a qualche lavoro manuale. Quale? Lo dovrete scegliere voi stessa. Non bisogna sempre occuparsi di cose spirituali, bisogna anche avere qualche occupazione manuale, che non sia causa di preoccupazione. Si deve iniziarla quando l’anima è stanca, affaticata e non è capace né di leggere, né di pensare, né di pregare Dio. Se queste occupazioni spirituali, però, procedono bene, si può lasciar perdere il lavoro manuale. Esso è destinato a riempire il tempo che, altrimenti, passerebbe nell’ozio che è sempre dannoso, tanto più nel tempo della preparazione alla comunione.
Come pregare a casa? Avete detto bene: “Bisogna aggiungere qualcosa alla consueta regola di preghiera”. Certo, bisogna. E’ meglio, però, che non aggiungiate la lettura superflua di preghiere, ma preghiate più a lungo senza il libro, manifestando di fronte al Signore le vostre intime necessità spirituali. Leggete mattino e sera non di più dei giorni ordinari, ma prima dell’inizio della vostra preghiera – e dopo – pregate spontaneamente e, negli intervalli tra le preghiere lette, aggiungetene una vostra, prostrandovi profondamente fino a terra e mettendovi in ginocchio. Importunate il Signore, la Madre di Dio e l’angelo custode chiedendo tutto ciò che sentite estremamente necessario per voi nelle parole che rivolgete loro, pregate perché possiate conoscere voi stessa e, in questa conoscenza, sia compreso il desiderio e provvista la forza di correggere tutto ciò che vi è da emendare e ancora che il vostro cuore si riempia di spirito di contrizione e umiltà, nelle quali il sacrificio è più gradito a Dio. Non vi sottoponete, però, ad una regola di preghiera troppo lunga. Meglio mettersi a pregare più spesso e prostrarsi più volte durante il giorno. Si raddoppiano così le prostrazioni nel corso della giornata. Non allontanatevi mai dal Signore con la mente, sia che siate in preghiera, sia che facciate qualche altra cosa.
Teofane il Recluso
estratto della “lettera XXXIII”
tratto da T.R., La vita spirituale: lettere, Città nuova

 

martedì 22 giugno 2010

Dal sito amico: Eleousa.net


Kosovo-Fondi dalla
Russia per ricostruire i templi


Mosca – Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin il 15 giugno 2010 ha firmato un ordine esecutivo per modificare per il 2010-2011 la tassa volontaria delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) per un importo massimo di 2 milioni dollari per finanziare il restauro dei templi ortodossi in Kosovo ( Repubblica di Serbia).Il documento è pubblicato sul sito web del governo della Russia.
Un milione di dollari sarà devoluto nel 2010 ed un altro milione nel 2011.
Secondo la Costituzione della Serbia, il territorio del Kosovo è parte della Repubblica di Serbia così come la Provincia autonoma di Kosovo e Metohija, ma questa regione in realtà non ha alcun controllo. Il 17 febbraio 2008, con il sostegnounilaterale degli Stati Uniti e di altri paesi, anche al di fuori dell'UE, è stata dichiarata l'indipendenza dalla Serbia. Un certo numero di Stati influenti, tra cui Russia, Cina e altri, non hanno riconosciuto il Kosovo, rilevando che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo viola il diritto internazionale.
Durante i combattimenti nel periodo 1998-1999 tra l'esercito jugoslavo e i separatisti albanesi sono stati distrutti numerosi monumenti della cultura ortodossa. Secondo il governo di Serbia e la Chiesa Ortodossa Serba, negli anni successivi in Kosovo sono stati distrutti o gravemente danneggiati più di 150 chiese ortodosse e monasteri. Prima dello scoppio delle ostilità in provincia, c’erano circa 1800 chiese e monasteri, di cui 200 sono stati costruiti nel XIV secolo, quando l'Arcidiocesi serba ricevette lo status del Patriarcato (1346). Durante il pogrom organizzato dagli albanesi del Kosovo nel marzo 2004, furono distrutti e profanati decine di templi e monasteri, alcuni dei quali sono inclusi nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Atti di vandalismo contro i santuari ortodossi del Kosovo vengono perpetrati ancora oggi.

(Fonte: www.patriarchia.ru)

Auguri al metropolita Hilarion

Russia - Auguri al metropolita Hilarion

Mosca, 19 giugno 2010 - La Chiesa celebra la memoria di S. Hilarion Nuovo, abate del monastero della Dalmazia. Nel giorno del suo onomastico, quindi, il metropolita Hilarion Volokolamsky, presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa, rettore del corso di post-laurea “S. Cirillo e Metodio”, ha celebrato la divina liturgia nella chiesa metropolitana in onore dell’Icona della Madre di Dio "Gioia di tutti coloro che soffrono”, all’Ordynka Big.
Con il metropolita Hilarion hanno concelebrato il rappresentante del Patriarca di Alessandria presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, metropolita Atanasio Kirinsky, l’arcivescovo Jonathan Tulchinsky e Bratslavsky, presidente del Dipartimento sinodale per il ministero delle carceri, il Vescovo Irinarkh Krasnogorsky, un rappresentante della Chiesa ortodossa serba presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia vescovo Antonio Moravica, il presidente della Commissione sinodale per l’Interazione con i cosacchi, Vescovo Cirillo Gryaznov, il rappresentante del patriarca di Gerusalemme presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, archimandrita Stephen (Dispirakis), il rappresentante della Chiesa Ortodossa in America presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, archimandrita Zaccheo (Wood), il presidente del Dipartimento sinodale per la Chiesa e le Relazioni Pubbliche, Arciprete Vsevolod Chaplin, il presidente del Dipartimento sinodale per la Chiesa, la carità e il servizio sociale, rettore della scuola infermieri San Demetrio, Arciprete Arkady Sàtov, l’Editore del Patriarcato di Mosca Arciprete Vladimir Power, il vice-rettore del corso di post-laurea, arciprete Vladimir Schmal, il vice-presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne, arciprete Nikolai Balashov, l’abate e Filippo (Ryabykh), vice-presidente del Decr, l’assitente del metropolita Vladimir, Protodiacono Nazarkin, il protodiacono Andrei Kuraev, docente alla Scuola teologica di Mosca, i rappresentanti delle Chiese ucraine, il clero moldavo clero.
Ha preso parte alla solenne funzione religiosa il rappresentante della Santa Sede in Russia, arcivescovo Antonio Mennini. Tra i fedeli, erano presenti rappresentanti delle comunità scientifiche e culturali, d'affari, monaci, studenti della scuola infermieri di San Demetrio, parrocchiani.
Nel corso della Divina Liturgia ha cantato il Coro sinodale di Mosca, diretto dal maestro A. Puzakova.
Dopo il servizio, il Vescovo Irinarkh Krasnogorsky ha letto i saluti di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill. Poi l’arcivescovo Jonathan di Tulchinsky e Bratslavsky ha rivolto gli auguri al metropolita Hilarion.
A nome del clero e dei fedeli, l'abate Filippo (Ryabykh) ha ricordato che l'anno scorso, per la prima volta nella storia, il tempio in onore della Vergine "Gioia di tutti coloro che soffrono” ha visto la visita del metropolita della Chiesa Ortodossa di Terra Ceca e Slovacchia. "Grazie al vostro ministero, la Comunità ha dato testimonianza della dimensione universale dell’ortodossia".
L’abate Filippo (Ryabykh) ha detto inoltre che: "tutti i chierici e i fedeli di questa chiesa sono pronti ad assistere ulteriormente il metropolita Hilarion nel vostro ministero. Molti anni benedetto! ".
In risposta, il Presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa metropolita Hilarion Volokolamsky ha detto: “Prima di tutto vorrei ringraziare Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russie, Kirill, per le gentili parole rivoltemi e per la fiducia accordatami con la nomina a presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne della Chiesa , rettore del Tempio Santo, rettore del corso di post-laurea generale, e altri incarichi. Ventitre anni fa, in questo giorno sono stato tonsurato monaco con il nome di S. Ilarion, abate del monastero della Dalmazia, fondato, come supposto, nel IV secolo. Questo monastero era considerato il principale monastero di Costantinopoli, e l'abate del monastero era chiamato "Esarca di tutti i monasteri”. Il Venerabile Hilarion coraggiosamente difese le icone, non si tirò indietro di fronte alla volontà dell'imperatore. Per questo fu esiliato molte volte, messo in carcere, subì la flagellazione, fu sottoposto a umiliazioni e torture, e in questa brutale persecuzione è uscito come un mirabile confessore della venerazione delle icone.
Dobbiamo ricordare che le sfide che sono davanti alla Chiesa ortodossa del nostro tempo non sono meno terribili di quelle di 10 o 13 secoli fa, quando viveva il reverendo Hilarion. Oggi ci sono eretici che invadono la fede ortodossa. La Chiesa di Cristo è sotto attacco da parte di persone che non credono in Dio, non vogliono vivere una vita virtuosa, e credono che i precetti evangelici sono contrari al senso comune. Oggi ci sono quelli che dicono che la Chiesa appartiene al passato. E noi, gente di chiesa, coloro che Dio ha chiamato al ministero della Chiesa, dobbiamo, a imitazione dei santi antichi, difendere la fede ortodossa. Siamo chiamati ad amare la Santa Chiesa e condividere il nostro amore con la gente, non solo a parole ma anche con i nostri stili di vita.
Oggi sembra che molti vanno nei templi ma nonostante questo non ci si può riposare sugli allori. E non ci accorgiamo del fatto che molte migliaia e milioni di persone - anche quelli che si considerano ortodossi - non sono sempre gente di chiesa e capiscono il significato della propria fede, non conoscono il significato del culto, la morale cristiana evangelica e la legge. E chi, se non il clero e i laici della Santa Chiesa Ortodossa devono essere gli apostoli e i predicatori del Vangelo? Chi altri se non gli ortodossi devono testimoniare la bellezza e la potenza della fede ortodossa, portare alla salvezza ogni persona? Così oggi, come nei tempi antichi, ci troviamo di fronte l'obiettivo più importante, il grande campo missionario aperto a ogni persona che vuole essere un testimone di Cristo. E siamo felici che oggi, la nostra Chiesa è guidata da un patriarca, che dà a tutti noi l’esempio di un ministero apostolico zelante, che invita tutti noi a non rilassarsi, a non dormire sugli allori, consapevoli del fatto che la messe è molta, ma gli operai sono pochi (Mt 9, 37).
Ringrazio tutti voi qui oggi in questo tempio per commemorare S. Hilarion Nuovo, abate del monastero della Dalmazia. Ringrazio i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali, quelli che sono arrivati da Ucraina, Moldavia e altri paesi. Ringrazio il clero della chiesa, lo staff del Decr, i dirigenti e altri dipendenti del Dipartimento sinodale, che hanno condiviso con noi la gioia di questa celebrazione”.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

domenica 20 giugno 2010

IV Domenica dopo Pentecoste

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amìn.


Il protagonista di questo brano del Vangelo è il centurione (sòtnik), probabilmente un romano che aveva un grande rispetto per la religione ebraica. Pare che le persone come lui fossero molte all'interno dell'impero, alcuni di loro erano i cosiddetti “proseliti della porta”, non-ebrei che avevano adottato la religione ebraica ma che non potevano entrare nelle sinagoghe in quanto appunto “goim”, gentili, delle genti. I proseliti della porta adottavano la fede nell'Unico Dio e seguivano molte usanze ebraiche, non erano ammessi a pieno titolo nelle sinagoghe e stavano in fondo presso la porta donde il nome (un po' come i nostri catecumeni). Una stima ci dice che che queste persone rappresentavano circa il 10% della popolazione imperiale ai tempi di Nostro Signore Gesù Cristo. Inutile dire che alla predicazione apostolica in massa si convertirono al cristianesimo e divennero finalmente a pieno titolo “figli di Abramo”.
Tutto questo per ribadire una cosa fondamentale per noi cristiani ortodossi, vedete il centurione non era un ebreo, non apparteneva al popolo dell'alleanza, eppure Cristo gli dice: “Amìn vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande...” Vi rendete conto di cosa significava, e cosa significa ancora oggi, per un ebreo dire una cosa del genere? Parlare così per un ebreo rasenta la bestemmia! Ma come! Un goim, uno che mangia animali impuri, uno che non osserva il sabato, uno che non è figlio di Abramo come può avere una fede grande più di uno che è ebreo, che è ritualmente puro, che osserva per filo e per segno ogni iota della legge e che è anche figlio di Abramo magari discendente di Davide o di Aronne? E così è per noi cristiani ortodossi, spesso crediamo che per il semplice fatto che siamo ortodossi, che apparteniamo a popoli tradizionalmente ortodossi, che facciamo tutti i digiuni, che andiamo alla Liturgia tutte le Domeniche e le feste comandate siamo superiori agli altri. Fratelli e sorelle lo so che sono logorroico sulla questione, ma guai se crediamo questo! Guardate gli ebrei erano i primogeniti eppure non hanno creduto in Gesù Cristo e furono esclusi dall'alleanza! Non potrebbe accadere questo anche a noi? Umiltà fratelli! Rigetto del filetismo! Misericordia e non giudizio! Questa è la salvezza in Cristo Gesù Nostro Signore. Amìn.

Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

Domenica 20 giugno 2010 IV di Matteo - Riflessione del Padre Giovanni Festa

Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:  «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente» .  Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».


….Bene Signore…anzi male..cominciamo al solito con le promesse al futuro ..Si si... Signore ma che fai ? prendi tempo?…Io verrò e lo curerò.. Mah Signore…e che caspita Signore ma sempre il salmo 69 dobbiamo ricordarti? ..Sei di corta memoria ..E va bene..lo ricordiamo.. Signore vieni presto e non tardare…e lascia perdere il futuro ..ma per favore lascia perdere il futuro…Ma insomma Signore tu non sei Colui che verrà..Sei perfino Colui che è Venuto..Coui che è e il veniente..non colui che Verrà ma colui che sta per venire…Anche per te Signore un po’ di grammatica e di sintassi.. la perifrastica attiva non è la banalità del futuro .
E comunque ..nonostante tutto(Signore un po’ di ripasso di grammatica e di sintassi non ti farebbe poi tanto male..sai ora al mio liceo si organizzano i corsi di recupero estivi….) ti impegni a curare..Questo è chiaro.. Sei Terapeuta delle anime nostre e dei nostri corpi…Signore proprio con la stessa franchezza (se vuoi un po’ folle e perfino arrogante) del centurione….tuo compito è il salvarci..tuo ministero è avere di noi misericordia e tua vocazione è guarirci…La sequela di noi verso te non ammette negoziazioni né mediazioni né ermeneutiche di comodo ma,Signore,nel mistero di Dio tre volte Santo neppure la tua verso il Padre nello Spirito ammette negoziazioni né mediazioni né ermeneutiche di comodo
..E così con questo futuro da agenda manageriale di appuntamenti e di organizzazione confindustriale e da burocrazie sindacali( tanto per essere bipartisan…) pensavi di avere zittito lo scocciatore che per di più era un gentile per quanto pio…Mia nonna avrebbe detto e commentato “..Ecco gli ha dato acqua in mano”

8 Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9 Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa».

Ma quel gentile.. quel gentile pio…uno dei proseliti alla porta ..quello insiste…e ti spiazza…La gioca bene la carta di cuore sincero e di credibilità.. Aveva una sola carta e l’aveva per effrazione e per rottura traumatica di sé a se stesso del e nel suo mondo ma per la guarigione del servo( ..questa poi è cosmicamente interessante Signore….) ..la carta della professione di fede. Ma quale proselito alla porta…Ma quale asintattico…Ma per favore !!!! Andiamo al concreto sembra dire il pio gentile pio …Ed ecco la professione di fede…in un contesto (si Signore che ci vuoi fare si dice così. .contesto pretesto testo..sottotesto…non ho mai capito nulla..ma neppure tu…siamo in due..comuinque pare che si dica contesto) di vissuto continuo..concreto..Alle corte Signore ..il pio gentile ha capito tutto…sequela e relazionalità piena …l’accettazione piena tratta dal suo quotidiano (e quindi trasfigurata purificata ma si si puiò dire resa viva alla luce implicita del Tabor) ..Ecco la professione di fede…Signore sei tu il mio Signore…E così caro Signore ..ti ha messo all’angolo .Non lo volevi(forse) fare entrare in sequela(da qui il “ponziopilatismo “ del futuro non perifrastico…) e quello fa il salto..Mettiamola paradossalmente così: E’ lui ad annunciarti che la sinagoga non ha più orizzonte di senso.e che tuo compito e tuo ministero..etc...etc....Ma guarda tu ..Lo Spirito Santo che soffia dove vuole stavolta caro Signore insegna a te attraverso un gentile..si un banale gentile per quanto pio.. Incassa e porta a casa caro Signore

10 All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. 11 Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12 mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». 13 E Gesù disse al centurione: «Va', e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì

E così alla fine Signore devi prendere atto di ciò che il Santo Spirito ti ha comunicato ..Intanto profetizzi e fai intravedere la Chiesa delle genti dei gentili il nuovo Israele di Dio senza barriere di nessun tipo…Dal pio gentile ..la tua visione cosmica dela tua misericordia e della tua opera di giustizia e di santificazione ..Solo un gentile ha e possiede la fede “ cosi grande” rispetto ad Israele e in Israele. .Il che è categoria inquietante …per la serie che anche dentro il nuovo israele che è la Chiesa ..ci sarà sempre ( e meno male…) la possibilità tutta cristica e cristiana che qualche nostro pio gentile..qualche nostro proselito alla porta. .qualche nostro asintattico esprima in libertà di cuore la pienezza della confessione di fede.quella pienezza di confessione di fede che noi si ripetiamo ma non vivifichiamo ..Ho una mezza sensazione ed una mezza idea…che qui c’entri molto la nostra assoluta non riflessione orante sulla tua parousia..Ma si Signore lo sappiamo bene tutti..In fondo noi non vogliamo che tu torni .Appunto tornerai ..la comodità e l’alibi del banale futuro e non l’immediatezza perifrastica dello stai per tornare ..
Ovviamente ed inevitabilmnete il servo viene guarito ma appunto secondo la fede piena e totale del centurione..”secondo la tua fede”…e che caspita Signore..!!!! quindi se i malati non guariscono e si continua a morire e far rendere lucenti le cornazza del principe di questo mondo…sappiamo il perché..
Non so chi tra voi due(tra te e il centurione) sia qui ed ora più inquietante….

venerdì 18 giugno 2010

Dal sito amico: eleousa.net

 
Ortodossia - Festa della Madre di Dio Igorevskaya

Il principe Igor Olgovich di Chernigov pregò di fronte a questa Icona prima della sua morte, avvenuta il 19 settembre 1147. Egli cadde vittima di lotte intestine su vasta scala tra i principi russi, che lottavano per appannaggi e il trono ducale. Fu recluso dal Granduca Izyaslav Mstislavič II nel Monastero di San Michele Vydubitsky vicino a Kiev e poi inviato in catene al Monastero di San Giovanni Perejaslavl. Qui egli fu costretto a prendere l'abito con il nome di Gavriil. Successivamente, in seguito al suo trasferimento al Monastero St.Theodore di Kiev, fu ucciso dalla gente inferocita che temeva che sarebbe diventato Granduca di Kiev.
La sua festa è il 18 giugno.

Dalla Chiesa Ortodossa d'Albania

Akademia Teologjike jep diplomat 
për studentët e vitit të katërt - qershor 2010 

Kam optimizëm për të ardhmen, duke pasur gjithmonë bekimin e Kishës”. Me këtë besim dhe shpresë për t’i shërbyer në vazhdim Perëndisë dhe Kishës, Emiljan Lito, pohoi jo vetëm emocione, ndërsa mori diplomën e studentit më të mirë të vitit të katërt në Akademinë Teologjike. Ai, sikurse edhe 9 bashkëstudentët e tjerë, u nderuan në 14 qershor 2010 nga stafi pedagogjik i kësaj Akademie, me ceremoninë e dhënies së diplomave, sa tradicionale aq edhe të veçantë.
Sot për ju është një ditë e veçantë. Kryerja e studimeve në Akademinë Teologjike është momenti më i rëndësishëm për jetën tuaj. Ju mësuat qëllimin e jetës suaj dhe rrugën si arrihet ky qëllim” – përshëndeti gjatë fjalës së tij, ndihmësdekani i Akademisë, Hirësi Nikolla.
Shërbesa e Kishës është të përhapë Ungjillin dhe nuk ka gjë më madhështore të nxjerrësh një shpirt nga errësira në dritë. Perëndia u kanë dhënë këtyre studentëve misionin, i cili kërkon sakrificë të madhe.
Akademia ju ka dhënë një mundësi, të krijoni lidhje me Zotin dhe të gëzoni diçka nga ngazëllimi i Hirit Hyjnor. Perëndia e derdh hirin e Tij pa fund dhe jam i sigurt se diçka keni marrë. Unë kam dëshirë që ju të bëheni punëtorë të vreshtit të Perëndisë. Mundi juaj nuk do të shkojë dëm, por do të japë fryte” – theksoi në fjalën e tij imzot Nikolla.
Pas predikimit “Gjithsecili ka një thirrje”, lexuar nga një prej studenteve me rezultate të shkëlqyera, Nestilda Dangaj, kori i Akademisë psali këngë dhe himne kishtare.
Mitropoliti i Korçës, Hirësi Joani, i pranishëm në këtë ceremoni, në fjalën e tij përcolli së pari përshëndetjet e Kryepiskopit Anastas, i cili e kishte të pamundur të ishte i pranishëm në këtë ceremoni. Ai vlerësoi rolin dhe misionin e kësaj shkolle, e cila është një bekim për këtë vend, duke shpjeguar se ka pak vende në këtë botë, që mund të dëgjojmë Fjalën e Perëndisë.
Bekimi që merrni nga kjo shkollë është thesar për këtë jetë dhe jetën e ardhshme. Jini mirënjohës dhe mos u përfshini në kulturën e ankesës. Ankimi prish vizionin e Perëndisë dhe integritetin e njeriut” – nënvizoi imzot Joani. Ai iu bëri thirrje studentëve të kenë falënderimin në shpirt, sepse do të kenë gëzim dhe i vetmi sekret për ta mbajtur të gjallë dritën e Zotit është duke e përhapur atë. Hirësi Joani theksoi gjithashtu se është e rëndësishme të ruhet edhe roli profetik i Kishës, i cili duhet kuptuar si predikim i fjalës së Zotit dhe jo i fjalës sonë.
Pas fjalimeve dhe himneve pasoi edhe ndarja e diplomave si edhe gëzimi i urimeve dhe përgëzimeve të ngrohta, drejtuar të sapodiplomuarve, duke vazhduar këto edhe në drekën festive.
Gjatë drekës, Mitropoliti i Beratit, Hirësi Ignati i ftuar për të qenë i pranishëm në ceremoninë e diplomimit, iu drejtua studentëve të sapodiplomuar duke i uruar që të kenë gjithmonë një kujtesë të gjallë, kujtesë të dhuratave të Perëndisë.

Isidor Koti

La CEI: la croce è il “segno di un’identità aperta al dialogo”

La CEI: la croce è il “segno di un’identità aperta al dialogo”



In vista dell’imminente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo

ROMA, giovedì, 17 giugno 2010 (ZENIT.org).- Il crocifisso nelle scuole pubbliche incarna l'identità religiosa del popolo italiano, un'identità aperta al dialogo e non all'esclusione. E' quanto si legge in una dichiarazione sulla questione dell’esposizione di simboli religiosi cristiani nelle scuole diffusa questo giovedì dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana al termine di una riunione.
La dichiarazione giunge quasi alla vigilia della prossima riunione della Grande Chambre della Corte europea dei diritti umani (Cedu), espressione del Consiglio d’Europa (organizzazione indipendente dall’Unione Europea di cui fanno parte 47 Stati), una sorta di Corte di appello della Cedu formata da 17 giudici, che il 30 giugno prossimo discuterà sul ricorso presentato, fra gli altri, dal Governo italiano contro la "sentenza Lautsi" del 3 novembre 2009.
Nel 2002, una signora italiana di origine finlandese, di nome Soile Lautsi Albertin, presentò un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) del Veneto contro la delibera con la quale il consiglio d'istituto della scuola “Vittorino da Feltre” di Albano Terme, in provincia di Padova, aveva respinto la sua proposta di “escludere tutte le immagini e i simboli di carattere religioso negli ambienti scolastici in ossequio al principio di laicità dello Stato”.
Il Tar sospese il giudizio e rimise alla Corte costituzionale la valutazione della legittimità delle norme. La Consulta allora dichiarò inammissibile tale richiesta poiché si trattava di norme regolamentari e non legislative e quindi non sottoponibili alla valutazione di legittimità costituzionale.
La signora, madre di due figli, che avevano frequentato l'Istituto di Albano si rivolse allora al Consiglio di Stato, il quale giudicò infondato il ricorso.
A questo punto la signora Lautsi ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale ha affermato con una sentenza del 3 novembre 2009, che l'esposizione di un simbolo religioso di natura confessionale nelle aule scolastiche pubbliche limita il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose o filosofiche e la libertà degli alunni di credere o non credere.
La Corte di Strasburgo ha inoltre affermato che la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche contrasta con la necessaria neutralità che uno Stato dovrebbe avere nell’esercizio delle proprie funzioni pubbliche e che la presenza di un tale simbolo può “ essere una fonte di turbamento emotivo per gli alunni che credono in un’altra religione o che non credono affatto”.
Il 29 gennaio scorso il Governo italiano ha quindi presentato un ricorso ribadendo che “il crocifisso è uno dei simboli della nostra storia e della nostra identità” e che “la cristianità rappresenta le radici della nostra cultura, quello che oggi siamo”.
Nel frattempo dieci Stati membri, tra cui la Russia, si sono dichiarati “amicus curiae”, cioè parte terza, davanti alla sentenza emessa contro lo Stato italiano sul caso Lautsi.
Nella dichiarazione diffusa dalla CEI il 17 giugno si legge che “la presenza dei simboli religiosi e in particolare della croce, che riflette il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione, non si traduce in un’imposizione e non ha valore di esclusione, ma esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo con ogni uomo di buona volontà, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”.
“Auspichiamo – proseguono i presuli – che nell’esame di una questione così delicata si tenga conto dei sentimenti religiosi della popolazione e di questi valori, come pure del fatto che in tutti i Paesi europei si è affermato e si va sviluppando sempre più positivamente il diritto di libertà religiosa, di cui l’esposizione dei simboli religiosi rappresenta un’importante espressione”.
“Le Chiese cristiane – continua la dichiarazione – favoriscono ovunque il dialogo con altre Chiese e religioni e agiscono come parte integrante delle rispettive realtà nazionali, che in materia di simboli religiosi conoscono normative diverse e un’autonoma evoluzione sociale e giuridica”.
“Una scelta non penalizzante per la simbologia religiosa risulterebbe in linea con il principio di sussidiarietà che presiede al rapporto tra Stati e istituzioni europee, nel rispetto delle tradizioni millenarie di ciascun popolo e di ciascuna Nazione”, concludono poi.

N.D.R.: Se chiunque esso sia, sente che il Crocifisso, entrando in un qualsiasi ufficio d'Italia. da fastidio, è pregato di ritornare da dove è venuto. Questo qualcuno si ricordi che nessuno di noi italiani, ovunque siamo emigrati, ci siamo scandalizzati delle tradizioni del paese che ci ospitava. Anzi siamo diventati con il tempo parte integrante di quella nazione. Chi è ospite in casa altrui, rispetti le tradizioni, tutte, di questa casa. Altrimenti, le frontiere, come erano aperte per entrare, sono aperte per uscire. Rispetto...rispetto !!!!

Dal sito cattolico: Zenit.org

Bartolomeo I: la sobrietà salverà il pianeta


Messaggio del Patriarca per la Giornata Mondiale dell'Ambiente

di Nieves San Martín

ISTANBUL, giovedì, 17 giugno 2010 (ZENIT.org).-
 L'avidità degli uomini e la corsa sfrenata alla ricchezza da parte delle Nazioni più sviluppate sono le cause fondamentali, al di là di qualsiasi altra considerazione tecnico-scientifica, dell'ormai quasi inarrestabile distruzione del patrimonio naturale del pianeta.
Lo afferma il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, sempre attento ai temi collegati alla salvaguardia del creato, in un messaggio in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, celebrata il 5 giugno.
Il leader ortodosso - che da 15 anni organizza nei cinque continenti simposi multidisciplinari sul tema "Religione, scienza e ambiente" - non ha voluto mancare di far sentire la propria voce in questa occasione, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare la conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano nel 1972, durante la quale venne creato il programma ambientale dell'ONU, l'UNEP.
Nel suo messaggio, in un momento in cui nel Golfo del Messico si consuma un disastro ambientale di dimensioni colossali, Bartolomeo I guarda in profondità alle cause della contaminazione del pianeta, sottolineando che queste si annidano nel cuore dell'uomo e nell'avarizia delle Nazioni.
Allo stesso modo, rinnova l'invito a una condotta di vita nel segno della sobrietà. Nessuna ostentazione di ricchezza e di superfluo, quindi.
Per Bartolomeo I, i cristiani sono chiamati a vivere come "buoni amministratori" del pianeta in sintonia con ciò che chiede Pietro in un noto passaggio delle Scritture (1 Pietro, 4, 10).
"I santi Padri della nostra Chiesa - sottolinea il Patriarca ortodosso - hanno insegnato e vissuto sempre secondo le parole di San Paolo, per il quale 'Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo' (I Timoteo, 6, 8), aderendo allo stesso tempo alla preghiera di Salomone: 'Non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario' (Proverbi, 30, 8)".
Il Patriarca conclude con un semplice messaggio da una storia classica: "Nei Detti dei Padri del Deserto del Sinai, si parla di un monaco noto come Giorgio il giusto, al quale si avvicinarono otto saraceni affamati in cerca di cibo, ma lui non aveva nulla da offrire loro perché sopravviveva solo con capperi selvatici crudi, la cui amarezza avrebbe ucciso anche un cammello".
Ad ogni modo, vedendoli molto affamati, disse a uno di loro: 'Prendi il tuo arco e valica quella montagna; lì troverai un branco di capre selvatiche. Spara a una di loro, quella che vuoi, ma non cercare di sparare a un'altra'. Il saraceno partì, e come gli aveva detto il vecchio sparò e uccise uno degli animali. Ma quando cercò di sparare a un altro, il suo arco si ruppe. Tornò quindi con la carne e raccontò la storia ai suoi amici".

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

giovedì 17 giugno 2010

Dal Blog di Beppe Grillo.


Il Kosovo e i lupi nella nebbia

Due giornalisti coraggiosi (esistono ancora per fortuna in Italia) si sono recati nel Kosovo “liberato” dalla Nato e dall’Onu e, ovviamente, dall’Italia ai tempi di D’Alema. La situazione che descrivono è, se possibile, peggiore di prima dell’intervento. L’unico risultato certo è l’ennesima base americana disseminata nel mondo. In Kosovo, come dicono Romano e Ciulla, la mafia è necessaria per mantenere il controllo, organica al potere. Lo stesso copione dello sbarco degli americani in Sicilia nel 1943. Allora gli Alleati insediarono i mafiosi nelle amministrazioni per controllare il territorio e costruirono le loro basi militari. Nulla è cambiato.


Intervistane a Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, autori di "Lupi nella nebbia":

G. Ciulla: "Mi chiamo Giuseppe Ciulla, sono un giornalista freelance, lui è Vittorio Romano anche lui un giornalista freelance collaboriamo abitualmente con la RAI, nei momenti liberi scriviamo delle cose, abbiamo scritto questo libro che si intitola “Lupi nella nebbia - Kosovo, l’ O.N.U. ostaggio di mafie e Stati Uniti” edito da Jaca Book. È frutto di un viaggio, di un viaggio- inchiesta in Kosovo. E' sostanzialmente un’inchiesta che prova come per 10 anni il Kosovo che è stato amministrato dalle Nazioni Unite, questa amministrazione abbia prodotto non solo miseria e povertà in questa area, ma soprattutto abbia legittimato una classe dirigente legata a doppio filo alla criminalità organizzata, lo provano una serie di rapporti segreti, di Intelligence che noi abbiamo scoperto e che pubblichiamo nelle pagine di questo libro.

Nazioni Unite,criminalità organizzata
V. Romano: "Noi siamo rimasti un po’ con la memoria al 1999, quindi l’intervento della NATO, e il bombardamento per 78 giorni sulla Serbia, la “liberazione” del Kosovo, cosa è successo nei 10 anni successivi? Dopo comincia una nuova fase, quella dell’amministrazione dell’O.N.U.. L’O.N.U. amministra tutto, ricostruisce le strade, amministra la giustizia, la polizia di questo Stato o non Stato kosovaro che è grande, per capirci, quanto l’Abruzzo, in questo momento ci sono 14 mila truppe NATO anche se sono in diminuzione in Kosovo però hanno avuto tutti gli strumenti in questi 10 anni per combattere la più grande piaga del Kosovo che è il crimine organizzato, bene cosa abbiamo scoperto in questo viaggio – inchiesta in Kosovo? Tutti gli attuali leader del Kosovo sono dei mafiosi, appartengono a dei clan che trafficano in eroina, in organi addirittura, secondo un rapporto che pubblichiamo in questo libro, Ramush Haradinaj è l’ex Premier, è il più importante trafficante di eroina del paese, questo è scritto nero su bianco su documenti di intelligence che trovate nel libro. Non solo. Purtroppo c’è un enorme scia di sangue che in questi 10 anni sotto l’amministrazione O.N.U. ha coinvolto tutta la politica kosovara, sono morti tutti i testimoni dei processi contro Ramush Haradinaj ma anche contro altri esponenti, c’è un pentito che in questo momento si è auto-accusato di 17 omicidi politici, lavorava per i servizi segreti del partito del Premier Hashim Thaçi. Lui si chiama Nazim Blaca, in questo momento è ascoltato dalle autorità giudiziarie e ha dichiarato di avere ucciso 17 persone con attentati, bombe, omicidi, esclusivamente per motivi politici, tutto questo è successo sotto gli occhi dell’O.N.U. e purtroppo anche della Nato, anche se lì la NATO ha un altro compito, quello di dividere serbi e albanesi altrimenti si scannano! Dal 2008 l’O.N.U., questa gestione ultra-fallimentare del Kosovo, in teoria ha lasciato il Kosovo - in pratica resta ancora nel nord - la situazione dal punto di vista giuridico è estremamente confusa, sono venuti 2.000 tra giudici e poliziotti europei di una missione chiamata EULEX. Cosa dovrebbe fare l’EULEX? Dovrebbe implementare lo stato di diritto, mettere in galera i cattivi, dovrebbe combattere il crimine organizzato. A oggi c’è solo un’inchiesta abbastanza importante che riguarda la politica che è il vero nodo che è quello sui Ministri dei trasporti e sembra si sia già arenata, quindi al momento anche l’EULEX sta seguendo un po’ la scia di quella che è stata la gestione molto fallimentare dell’O.N.U.

La mafia vuole la nebbia come i lupi!
G. Ciulla: " "Lupi nella nebbia” è un’espressione che ci ha suggerito un poliziotto. Eravamo sulla collina di Mitrovica che è la vera Berlino di questi giorni. E' una città divisa in due, da una parte a nord ci sono i serbi, in mezzo c’è il fiume, il fiume Ibar, dall’altra parte a sud ci sono i kosovari albanesi. Eravamo su questa collina con questo poliziotto che ci disse: “la mafia vuole la nebbia come i lupi!” Da qui “Lupi nella nebbia”, la nebbia è questa situazione di indeterminatezza per cui i criminali non finiscono in galera,per cui se ci sono delle indagini, se c’è qualche personaggio onesto, qualche poliziotto, qualche investigatore che vuole fare le inchieste viene bloccato dalle Nazioni Unite, questo per esempio lo dice un rapporto dell’OSCE, secondo il quale ci sono state pressioni fortissime da parte degli altissimi vertici delle Nazioni Unite nei confronti non solo dei giudici locali ma degli stessi giudici delle Nazioni Unite che hanno investigato sul crimine organizzato. In particolare venivano bloccate le indagini sensibili, quali sono le indagini sensibili? Sono le indagini che riguardano i più importanti politici kosovari, dal Primo Ministro in giù. Sami Lushtaku per esempio, era il Sindaco di Skenderaj un paesino vicino Mitrovica era un ex combattente dell’UCK l’esercito di liberazione del Kosovo che prima del 1999 era nella black list dei terroristi degli Stati Uniti. Dopodiché gli Stati Uniti e la Nato avevano bisogno di qualcuno che facesse l’operazione di terra e hanno riabilitato l’UCK. Il problema è che l’UCK era una formazione che si autofinanziava attraverso la vendita di eroina, di armi, di organi, questa pratica ha continuato a fare anche una volta che il Kosovo è stato “liberato” anche attraverso l’intervento della Nato. Dicevamo di Sami Lushtaku. Questo Sindaco gira impunemente, minaccia dei giudici, minaccia di morte i giudici, nessuno lo arresta, vengono ordinate delle perquisizioni, bloccate dagli alti vertici delle Nazioni Unite. Il rapporto approfondisce queste cose, ma dice anche che è una pratica usata non soltanto in questo caso, ma usata ripetutamente, da anni, le minacce funzionano non soltanto nei confronti dei giudici dell’O.N.U. ma anche e soprattutto nei confronti dei giudici locali che sono già intimoriti perché l’UCK è una sorta di tempio sacro, è un simulacro, qualcosa da non toccare, è difficile trovare qualcuno che abbia il coraggio di andare contro ex esponenti dell’UCK.

Assassini mafiosi al potere in cambio di favori
V. Romano: "C’è una frase bellissima che ci hanno detto al cimitero di Meje al cimitero del 27 aprile 1999 dove i serbi hanno trucidato centinaia di albanesi innocenti, questi albanesi davanti alle tombe dei propri cari ci dicevano una frase stupenda: “per noi prima viene Dio, ma subito dopo l’UCK”, Quindi anche per loro forse questo libro sarà un po’ duro, per loro l’UCK sono degli eroi, la verità però è che questi eroi hanno compiuto una serie di crimini atroci pari, se non anche superiori, a quelli dei paramilitari serbi. L’errore è stato quello della Comunità Internazionale di appoggiare questo gruppo all’interno dell’UCK , il più feroce, forse quello con il controllo del territorio più efficace, ma è un controllo basato sulle armi, calcolando che loro hanno ucciso anche diversi presunti collaborazionisti albanesi, presunti. La domanda di fondo è perché? Perché per 10 anni l’O.N.U. ha chiuso gli occhi di fronte al crimine organizzato kosovaro, perché li ha messi al potere? Perché li ha tutelati? Noi non abbiamo una risposta sicura al 100%, siamo cronisti e possiamo dire solo quello che sappiamo al 100%, però un’idea ce la siamo fatta, il numero due delle Nazioni Unite è sempre stato un americano, un esponente del governo americano e il numero due delle Nazioni Unite ha sempre avuto il potere di bloccare le inchieste proprio per Statuto può controllare la giustizia, è un po’ come il Ministro della Giustizia, abbiamo delle mail che pubblichiamo nel libro che erano riservate, adesso non lo sono più, che fanno capire bene quali sono state le pressioni da parte di tutti i numeri due dell’O.N.U. in Kosovo per bloccare i processi e è un dato di fatto che in questo momento in Kosovo ci sia una delle più grandi basi militari americane fuori dai confini. Non sappiamo cosa facciano dentro questa base, non ci si può avvicinare, non abbiamo neanche foto perché non è possibile avvicinarsi con le foto, ma è un dato di fatto innegabile, si trova anche nei documenti ufficiali del Pentagono che questa base per loro è strategica metà tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente e il Kosovo potrebbe essere una sorta di giardino un po’ allargato di questa base, cosa avviene lì dentro? Noi non lo sappiamo e non possiamo dirlo, un dato è certo, è stato fatto un accordo con la parte peggiore degli assassini mafiosi, trafficanti di eroina, li abbiamo messi al potere in cambio di qualcosa."

L’UCK si autofinanzia col traffico organi
G. Ciulla: "Questo non è un libro che promuove i serbi e boccia gli albanesi kosovari, non era il nostro intento, noi siamo andati lì da cronisti senza pregiudizi, tant’è vero che è un libro che dedica un capitolo intero per esempio a quello che è stato il più grande massacro di civili da parte delle truppe di Milosevicquindi da parte delle truppe serbe nei confronti dei kosovari albanesi, il 27 aprile 1999 quando furono trucidate 376 persone. E' però un libro che accende i riflettori su una parte della verità che ci è stata negata, che è stata negata fino a questo momento all’Occidente, abbiamo sempre considerato buoni gli albanesi, cattivi i serbi, i serbi sono stati cattivi, dopodiché gli albanesi che la NATO e poi le Nazioni Unite hanno legittimato non sono i buoni, non chiaramente la popolazione ma ci riferiamo ai politici che hanno governato fino a questo momento. Un altro caso per esempio che testimonia il fatto che l’UCK si autofinanziasse attraverso la vendita di organi è il caso della Medicus, quest’ultima è una clinica privata gestita da un urologo molto vicino all’attuale Premier Hashim Thaçi, questo urologo è stato arrestato perché i giudici dell’Unione Europea hanno scoperto per caso, che quando un turco casualmente svenne alla frontiera, si stava imbarcando, stava prendendo un aereo per la Turchia, svenne, lo curarono o lui disse: confessò che gli era stato asportato un rene in cambio di 2.000 Euro. Un rene sul mercato nero frutta circa 100 mila Euro, gli investigatori dell’Unione Europea ci hanno detto che questa è una pratica che abbiamo accertato in 5 casi, la stiamo accertando anche in altri 25 casi perché ci sono molti occidentali, soprattutto americani, israeliani che alimentano questo mercato nero. Quello che abbiamo scoperto e che pubblichiamo nel libro è che questa indagine emersa agli inizi del 2009, questa pratica poteva essere interrotta già alcuni anni prima perché c’era stata un’unità speciale delle Nazioni Unite, la F.I.U. (Financial Investigation Unit) e aveva scoperto che questa clinica faceva delle richieste di plasma eccessive alla banca del sangue di Pristina, si sono chiesti perché chiedono così tanto sangue e hanno chiesto alle Nazioni Unite di investigare ancora di più, di aumentare i controlli, non è stato fatto niente, per alcuni anni la cosa è rimasta lì, fin quando casualmente questo turco sviene alla frontiera e confessa questo traffico.
La pratica del traffico di organi era stata scoperta, investigata anche da parte di Carla Del Ponte, l’alto Magistrato per la Corte Internazionale dell’Aia che ha portato sul banco degli imputati anche Ramush Haradinaj e aveva scoperto che c’era una casa denominata Casa Gialla (Yellow House) in Albania a Barrel, dove durante la guerra venivano asportati gli organi non solo a serbi, quindi militari serbi, ma anche a presunti collaborazionisti kosovaro–albanesi, questa pratica è continuata evidentemente anche durante la gestione del protettorato O.N.U.

V. Romano: "Perché è importante parlare di Kosovo oggi? Perché ci insegna come non comportarci negli atti operativi, se noi continuiamo a andare in guerra, bombardare uno Stato, allearci con i criminali sul posto, i trafficanti di eroina, poi gestire tramite il controllo di questi signori della guerra il territorio, non stiamo in una situazione post conflitto, ma pre-conflitto perché creiamo delle ingiustizie che nel giro degli anni si sedimentano e oggi dopo 10 anni, il Kosovo è un territorio povero, amministrato dalla mafia, tenuto calmo solo da soldi dell’Unione Europea e militari della NATO, questa è una situazione non a 10 anni dal conflitto, ma prima di un altro conflitto, se noi continuiamo a allearci con i criminali e li facciamo alleati dell’occidente, anche la popolazione civile vedrà poi nell’occidente un nemico!"