giovedì 31 ottobre 2013

Dal sito: http://www.asianews.it


TURCHIA - CIPRO
Va avanti l'islamizzazione forzata del nord di Cipro
di NAT da Polis
Dall'invasione del 1974, i 200mila greco-ciprioti costretti a lasciare la zona sono stati rimpiazzati da 300mila coloni dell'Anatolia, di basso livello culturale, ma convinti musulmani. E anche gli originari turco-ciprioti sono vittime di una certa discriminazione da parte degli occupanti turchi e dei loro coloni.


Istanbul (AsiaNews) - La notizia dello scambio di visite, dopo 18 mesi tra  il  metropolita  Christoforos di Karpasia e il Gran mufti  di Cipro ha suscitato  positive reazioni nel mondo.
Ma indipendentemente dai buoni propositi, la buona volontà e le buone  intenzioni di singole persone o determinati gruppi, e da  gesti piccoli, ma  significativi nel piccolo mondo dei  greco e turco ciprioti, permane il dato di fatto della divisone di Cipro, avvenuta 40 anni fa (1974) ad opera della Turchia. La perdurante occupazione da parte di 40mila militari turchi della parte Nord dell'isola, pari al 37% del territorio, ha avuto anche come grave conseguenza la forzata islamizzazione della parte nord dell' isola.
In seguito all'invasione da parte dell'esercito  kemalista turco - sempre definito garante della laicità - c'è stato lo spostamento di 200mila greco-ciprioti verso la parte sud dell'isola e l'arrivo, nel nord, di 300mila coloni dell'Anatolia, di basso livello culturale, ma convinti musulmani.
Questa forzata islamizzazione ha avuto come conseguenza la distruzione o la trasformazione in moschee di decine di monumenti, chiese e monasteri che testimoniavano la millenaria continuità della presenza della civiltà greco-ellenistica-romana, che abbracciarono il messaggio di Cristo, fondando le prime chiese dopo quelle in Palestina e facendo da ponte verso l'Occidente.
Un altro fatto assai grave, come testimonia il diplomatico e storico inglese William Mallinson, profondo conoscitore del piccolo pianeta cipriota, è che  il tutto è avvenuto con il tacito consenso verso Ankara da parte dell'allora segretario di Stato USA Henry Kissinger e del governo britannico. Rimane famosa la frase di Kissinger, che con la invasione turca del 1974 e la spartizione dell'isola, la questione cipriota è stata risolta.
La classica, cinica dichiarazione di chi crede e sostiene gli interessi geostrategici  e geopolitici dei soliti cosiddetti potenti  occidentali . E Cipro è sempre rientrata  nei loro appetiti, a causa della sua posizione geografica. Nel totale disinteresse per le sue tradizioni culturali e le sue radici cristiane.
Così, intanto, i neo-ottomani del partito di Erdogan, l'AKP, coadiuvati dai capitali sauditi portano avanti, con meticolosa perizia, la politica, di forzata islamizzazione della parte nord dell' isola. D'altronde l'ideologo del dogma neo-ottomano in politica estera, il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, considera Cipro una pedina fondamentale per i giuochi geopolitici della Turchia "anche se  sull' isola non ci fosse alcun musulmano", figuriamoci adesso.
Non va, poi, trascurato un altro fatto, che anche gli originari turco-ciprioti sono vittime di una certa discriminazione da parte degli occupanti turchi e dei loro coloni. Oltre al fatto di essere diventati di nuovo minoranza  (sono 150mila a fronte di 350mila coloni dell'Anatolia) hanno disparità culturale sia con i coloni  che con  i militari.
Dal loro insediamento sull'isola nel 1572, la lunga convivenza con l'elemento cristiano, malgrado periodici contrasti (nel periodo ottomano le popolazioni cristiane servivano alle casse dell' impero, perché gli unici tassati erano i non musulmani) ha creato in loro una mentalità più aperta e un profondo rispetto verso la religiosità degli altri. E se qualcosa di cristiano sopravvive nel nord di Cipro è merito anche loro, oltre che dei 500 greco-ciprioti rimasti bloccati nella regione. Qualcuno li definisce cripto-cristiani.
Quanto accade a Cipro, insomma, dimostra che, in barba a chi pensava e pensa ancora alle radici grecoromane e cristiane della nostra civiltà, ciò che conta è la  strategia geopolitica dei potenti della Terra. E Cipro è a due passi dallo scacchiere mediorientale.
 

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  Canti di libertà: la strada rastafariana all'Ortodossia
Dalla rivista Road to Emmaus - Un diario di fede e cultura ortodossa
 
In un'intervista simpatica e aperta, Michael e Teresa Wilson della Chiesa Ortodossa Serba di Santa Maria Egiziaca a Kansas City, Missouri, parlano dei loro decenni da rastafariani in America e in Giamaica, del loro percorso verso l'Ortodossia, e delle lezioni che hanno imparato lungo la strada.
RTE: Michael, qual era la tua provenienza? Sei cresciuto come cristiano?
Michael: Nella mia famiglia, di solito non andavamo in chiesa, se non forse il giorno di Pasqua. Io e mia madre pregavamo e cantavamo alcune canzoni, ma la religione non era una forza che ci guidava. Lei ora mi dice, però, che sapeva che volevo una vita spirituale, e dove sono finito non l'ha sorpresa. Teresa è cresciuta in una famiglia cattolica, con sette fratelli e sorelle.
RTE: Come siete stati coinvolti con i rastafariani?
Michael: Per Teresa e per me, è iniziato con Bob Marley e la sua musica alla fine degli anni '70. Avevamo 18, 19 anni, ed eravamo appena sposati. Una delle cose che ci ha veramente attirato era che Bob aveva questi capelli selvaggi ed era vestito come un uomo semplice, ma nei suoi testi faceva riferimento alla Bibbia, cosa che apriva le nostre menti. Io ero di Manhattan, Kansas, e a quel tempo pensavo che le persone che leggono la Bibbia e vanno in chiesa dovevano indossare giacca e cravatta, dovevano apparire e agire in un certo modo. Ero persino contrario alla chiesa a causa di quelle immagini. Fu un nuovo risveglio per me rendermi conto che la Bibbia era per tutti, per ogni persona nel mondo, non solo le soffocanti persone in giacca e cravatta che avevo conosciuto.
Michael, Teresa e un'amica al Sunsplash Festival in Giamaica, primi anni '80
Così ecco che arrivava Bob Marley, con la sua chitarra, i suoi dreadlocks, e fuma erba (marijuana), e tutto mi attirava. Era una persona che era lì per i poveri, gli anziani, i bambini, e più di tutto, parlava di Dio. All'epoca sembrava che in realtà si rivolgesse a noi americani bianchi di classe media e superiore, più che ai neri americani. La gente per cui cercava di cantare lo evitava.
RTE: Perché?
Michael: Perché sembrava povero e di classe bassa. Alcuni neri americani erano alla ricerca di istruzione come modo per migliorare le cose, ma nel nostro quartiere la maggior parte dei neri sfoggiava catene d'oro e auto di lusso, come un modo di mostrare che erano arrivati. Poi arrivò Bob dal ghetto giamaicano dicendo: "Non avete bisogno di tutto questo. Amate il vostro fratello, date la vostra vita a Dio, vivete in modo semplice". Quella non era una cosa che volevano sentire. A quel tempo, Teresa ed io stavamo cercando di rompere il ciclo in cui eravamo cresciuti: "prima io, via dai piedi". Allora, egli ci ha dato una immagine a cui guardare, e piccoli detti e parole di canzoni che in seguito ho capito che venivano dalla Bibbia.
Abbiamo conosciuto alcuni dei primi artisti reggae venuti dopo Bob Marley.
Andavi nella loro camera d'albergo - i promotori dei concerti li mettevano in qualche albergo di lusso - ma la TV era messa nell'armadio e la Bibbia fuori sul tavolo. Non vedevi alcuna lattina di birra, ma cibo preparato per chiunque veniva: ortaggi, patate, bevande toniche salutari che i rasta facevano con le radici.... La persona essenziale del loro gruppo era il cuoco, non uno che portava ragazze o droghe dopo il concerto.
RTE: Perché un cuoco?
Michael: Erano vegetariani puri che consumavano appena un po' di pesce e hanno contato sulle loro dieta. Venendo dalla Giamaica in America non volevano avere niente a che fare con i nostri fast food di lusso. Venivano con grandi scatole di cibo da casa per cucinare a modo proprio.
RTE: Avete conosciuto Bob Marley?
Michael: No, non lo abbiamo conosciuto, ma lo abbiamo visto una volta quando ha cantato a Lawrence, Kansas. È stata una delle più sorprendenti serate della mia vita. C'è stato un tempo durante lo spettacolo, quando era decisamente una rock star, ma c'è stato anche un momento in cui c'è stato qualcosa di più su di lui. Ha parlato di quei tempi e ha detto che lui stesso non sapeva cosa fosse. Al momento ho detto: " Dio è sceso su di lui. "
Così, abbiamo iniziato a copiare il nostro stile di vita dal suo... cose che abbiamo letto sulla rivista Rolling Stone, storie su di lui che avevamo sentito in giro. A quel tempo era quello che desideravamo, qualcosa a cui aggrapparsi.
RTE: Come ha influenzato il vostro stile di vita?
Michael: Lo ha cambiato immensamente.
Il successivo grande artista reggae che abbiamo incontrato era Peter Tosh. Ha fatto parte del gruppo originale dei Wailers: Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer, che in seguito hanno continuato con carriere separate.
Un anno Peter Tosh soggiornò nello stesso hotel in cui stavamo mia moglie e io. Fu il primo rasta con cui ho avuto effettivamente il modo di ragionare. Dopo lo spettacolo, ci siamo seduti nella notte a parlare di cose spirituali. Peter mi ha mostrato le parti della Bibbia che spiegavano le cose che stavano accadendo - "Guerre e di rumori di guerre". È stato il primo rasta che avevamo incontrato in cui abbiamo potuto vedere la pratica in corso. Per me, si trattava di semplificare il mondo. Noi americani siamo cresciuti di essere i migliori in tutto, ma Bob e Peter ci hanno mostrato che non c'è sempre bisogno di essere i migliori, che a volte essere l'ultimo era in realtà la cosa migliore.
In realtà, quella sera è stato pazzesco, perché un sacco di persone erano venute a vedere Peter. Ricordo che ero nella sua stanza, e tutto stava davvero diventando confuso, con persone che giravano intorno, quando tutto ad un tratto lui salta dalla sedia e dice a voce molto alta, "Tutti fuori!" Era un ragazzo grande, così tutti si dirigono alla porta, me compreso, ma lui mi afferra per le spalle e dice: "Tranne te!" Allora, quando tutti se n'erano andati, ci siamo seduti, e abbiamo ragionato per ore. Dopo quella notte ho smesso di fumare sigarette, ho smesso di fare uso di droghe, ho smesso con la lussuria. Fu la prima volta che avevo incontrato qualcuno che si interessasse a me in quanto tale.
RTE: L'impressione di un estraneo è che i rasta hanno un concetto piuttosto rilassato della vita: cantano la pace, fumano marijuana, e hanno un po' di amiche.
Ma state dicendo che c'era un tentativo di una pratica più pura tra coloro che erano seri.
Michael: Tra quelli seri, sì. Come ogni movimento, in un primo momento era un veicolo di bene, ma in seguito è diventato un veicolo per chiunque venisse da Giamaica, si facesse crescere i dreads e suonasse musica... Non vogliamo togliere nulla agli artisti successivi del reggae, ma siamo giunti a scoprire che Bob, Peter e i primi rasta erano tra gli ultimi da cui si poteva conoscere il vero rasta. Gli altri erano ragazzi maleducati.... giocatori d'azzardo, musicisti di tipo comune come ovunque.
Per trovare i veri rasta, anche in Giamaica, si andava alle colline, sulle montagne. Si incontravano dieci persone per arrivare al vero e proprio esempio di persona che lavorava tutto il giorno nei campi, si prendeva cura dei suoi figli, non andava in città, non andava agli spettacoli di reggae, che stava solo vivendo. Così, quando incontravi alcuni anziani del movimento Rastafari, ti dicevano che Rastafari non è una religione, ma un modo di vivere. Questo era quello che stavamo cercando, un modo di vivere. La religione sembrava una corporazione.
Naturalmente, quanto più grande diventava il movimento rasta, tanto più c'era la tentazione di allontanarsi dai principi. Le persone che vivevano in montagna erano quelle che seguivano realmente lo stile di vita semplice, ma questo era anche perché erano veramente poveri. Quando i rasta giamaicani escono nel mondo, sono come il resto di noi. A meno di non vigili, è facile rimanere intrappolati nel volere questo e quello.
  
Michael e Teresa Wilson
La storia di Teresa
RTE: Teresa, come hai sentito che il movimento rasta era adatto per te?
Teresa: Non è stata la musica. Ciò che mi è piaciuto era che vivevano una vita semplice, che vivevano " Ital " [1] - niente farina bianca, niente zucchero bianco, niente bevande gassate, niente di elaborato, niente carne. Quella era una cosa che volevo anche io, non ho voglia di mangiare tutto ciò che non era direttamente dalla terra (anche se devo ammettere che ho un debole per i dolci). Inoltre, per essere onesti, eravamo entrambi pesanti i fumatori d'erba, e con i rasta potevamo fumare tanto quanto volevamo. Mi piaceva anche l'idea che siamo tutti uguali. Mike e io abbiamo avuto amici neri e messicani a scuola e non ci adattavano con i gruppi solo bianchi.
Non avevamo voglia di andare al college e fare una corsa per la carriera, e non avevo voglia di contribuire all'immagine di una giovane donna bianca americana di successo. Mi andava bene un lavoro di servizio.
Mike era quello che era appassionato alla musica. Io lo amavo, e basta. La mia sensazione era: " Qualunque cosa vuoi fare, facciamolo - lasciami solo avere il mio giardino". Ero felice di avere un lavoro e degli amici. Non ho mai voluto essere qualcuno. Volevo solo essere gentile con la gente, coltivare il nostro cibo, e lodare Dio nel mio modo interiore.
Qualunque cosa che interessa Mike, la studia all'ennesima potenza, ma io non sono così. Aspetto che le cose vengano a me. Mentre lui stava leggendo i testi rasta, io leggevo altre cose come la Baghavad Gita, gli scritti del sacerdote cattolico Henri Nouwen, libri sul Buddhismo Zen, qualunque cosa mi veniva incontro. Stavo attraversando un periodo molto difficile con i concetti di guerra, sofferenza, razzismo, distinzioni di classe, e questi libri mi hanno aiutato. A quel tempo ho pensavo: "Forse sono rasta, forse non lo sono".
Il mondo rasta mi ha dato comunque un senso di femminilità. Durante il nostro primo viaggio in Giamaica, ho visto una donna con un abito lungo e con i capelli coperti, e ho pensato: "Lei sì che è bella. Sono io. Questa è l'immagine che voglio avere io. Voglio essere vista come una donna delle radici: naturale, affettuosa, gentile, compassionevole, spirituale".
Quindi, anche se eravamo sposati, vivevano insieme, e ci amavamo l'un l'altro, avevamo anche le nostre identità spirituali. Michael è una persona amorevole e il nostro rapporto ha sempre consentito l'individualità.
RTE: Come avete fatto a mantenere il vostro stile di vita?
Teresa: Abbiamo cercato di mantenere le cose semplici, di mangiare sano, di acquistare i nostri vestiti e le altre cose di seconda mano, di coltivare quanto più possibile il nostro cibo, di imparare ad auto-medicarci con erbe al posto di farmaci di sintesi, di non avere nulla che non si possa comprare con denaro contante... niente carte di credito. Oltre a curare il giardino e a far crescere nostro figlio, ho fatto lavori generali di servizio come la magazziniera presso il negozio di alimentari, la raccoglitrice di ortaggi e fiori, e una volta ho prodotto tofu, un alimento di base per i vegetariani. Ora, faccio l'aiutante in una casa di cura.
RTE: E tu, Michael?
Michael: Io lavoro in un vecchio cinema chiamato Liberty Hall a Lawrence, Kansas. Quando fu costruito, era uno dei due soli cinema in una zona di quattro stati, e vi si proiettavano W.C. Fields, Buster Keaton, Stanlio e Ollio. Poiettiamo ancora film, ma ora abbiamo anche spettacoli dal vivo. Abbiamo un piccolo teatro con 300 posti a sedere, e un grande teatro con 700, e presentiamo di tutto, dalla musica classica ai figli di Bob Marley. Lavoro lì da diciassette anni come bidello. Mi prendo cura del palazzo.
RTE: Quando ci sei entrato, com'e che il movimento rasta è collassato etnicamente?
Michael: Era molto piccolo e, qui negli Stati Uniti, circa il 90 per cento bianco. In Giamaica era quasi tutto nero, con solo pochi bianchi. Il rasta non era organizzato, anche se c'erano alcuni anziani indipendenti e alcune fazioni diverse: "le dodici tribù d'Israele", che erano per lo più professionisti (medici, avvocati, insegnanti e i loro figli); la "Ethiopian World Federation", che comprende alcune delle persone più anziane dell'epoca di Garvey che erano ancora in comunicazione con l'Etiopia, e i rasta "Nyabinghi", che erano più militanti. Avevano cerimonie che duravano fino a una settimana, che ruotavano intorno a certe feste etiopi, o alla vita di sua Maestà Haile Selassie. Usavano tamburi e cantavano quelli che ho scoperto che erano vecchi spirituals, canzoni cristiane che avevano imparato in chiesa da giovani. Toglievano la parola "Dio", e la sostituivano con "Rastafari" o "Jah", da Jehovah. Ma non eravamo a conoscenza di queste origini nei primi giorni: per noi erano stati loro a scrivere quelle canzoni.
Il Movimento Rastafari
RTE: Allora, che cosa è il movimento Rastafari, e come è cominciato?
Michael: Nella mia comprensione, Rastafari è una parola etiope - Ras significa "testa, capo, o re "; Tafari significa "creatore" o "colui che è da temere". Ras Tafari era il nome di sua Maestà Haile Selassie prima di diventare l'imperatore d'Etiopia. La parola "dread" significa "timorato di Dio", così le persone che prendevano sul serio la pratica lasciavano crescere i capelli in dreadlocks (lasciando che lunghe ciocche di capelli crescessero naturalmente insieme) in segno di rispetto per Dio. Più tardi, questo è diventato piottosto una moda, un distintivo.
Il movimento ha avuto inizio nel 1928, quando gli inglesi erano ancora in Giamaica.
Alcune persone dicono che è stato innescato da Marcus Garvey, altri dicono da Leonard Howell. Entrambi erano predicatori giamaicani: Garvey predicò un di movimento"ritorno all'Africa", e Howell fu il primo ad annunciare sua Maestà come il Messia.
Erano revivalisti, e incoraggiavano la gente a recuperare le loro radici africane.
Nel 1930, quando Haile Selassie fu incoronato "Imperatore d'Etiopia, Re dei Re, Leone conquistatore della tribù di Giuda", questo rifulse come un baleno in tutto il mondo. I diplomatici e leader di molte nazioni vennero alla sua incoronazione.
Alla fine, c'era un grande re africano. Quindi, si può immaginare che per un semplice giamaicano i cui antenati erano schiavi, vedere le immagini di questo uomo africano incoronato e le potenze europee che andavano a riconoscerlo era una cosa enorme. Marcus Garvey aveva detto che il giorno della redenzione, il giorno in cui i neri avrebbero cominciato a riguadagnare la loro umanità, sarebbe stato a portata di mano quando si fosse visto un uomo nero incoronato. Così, i giamaicani neri erano pronti.
L'incoronazione era sulla prima pagina di tutti i giornali giamaicani. Ne ho visto una copia, e questo è stato il punto in cui il movimento ha avuto inizio veramente. Un sacco di gente ha preso il costume detto "etiopianismo" - indossando rosso, oro e verde, i colori nazionali dell'Etiopia. È interessante notare che i dreadlocks non avevano davvero nulla a che fare con sua Maestà. I dreadlocks sono stati introdotti in Giamaica da una foto del National Geographic di un monaco copto etiope con i dreads, che era sceso dal suo monastero in città a predicare il Vangelo. Così, nella Giamaica degli anni '30, quando la gente ha visto questa foto di un monaco con la sua Bibbia, il suo bastone, i suoi dreadlocks, ha cominciato a fare le stesse cose che facevamo come rasta nella s negli anni '70 - a farsi crescere i dreads, a leggere le loro Bibbie. Hanno potuto vedere che c'era qualcosa di vero in queste immagini e hanno cercato di raggiungerlo copiando quello che avevano visto, proprio come ho fatto io 50 anni dopo.
Un'altra cosa circa l'incoronazione di sua Maestà era che il National Geographic ne fece un servizio [2], e queste furono le prime immagini a colori mai utilizzate nella rivista. In Giamaica, quasi ogni famiglia rasta che ho incontrato aveva quel numero del National Geographic da qualche parte in casa.
Questi primi rasta divennero un'entità a parte in mezzo a una colonia britannica, proprio come noi giovani americani, anni più tardi, cercando qualcosa di più nella nostra stessa società. È accaduto in modo selvatico. Una volta che mia moglie ed io siamo diventati rasta, siamo andati avanti così per anni, solo cercando di vivere una vita molto semplice in America, io come bidello e Teresa come cameriera, lavoratrice agricolo, e poi come aiuto infermiera.
RTE: E lo avete fatto per scelta.
Michael: Sì, è stata una nostra scelta. Avere più soldi era l'ultima cosa che volevamo. Stavamo cercando di avvicinarci a Dio, così abbiamo fatto crescere i nostri capelli in dreads e ci siamo modellati sulle immagini dei rasta che avevamo visto, anche se sentivamo cose come "siete bianchi, non potete essere Rasta ", o "siete americani, non dovreste farlo". La tragedia di Jim Jones era già avvenuta in Guyana, quindi l'idea della setta e la marijuana ci erano sempre mosse come accuse. Non nascondevamo nulla, neanche il fumo, perché lo sentivamo in modo così reale. Per i rasta, il fumo era una sorta di cerimonia, a volte definita anche un "sacramento". I rasta più seri non fumavano solo per ricreazione: era qualcosa di più. Dicevano che quando si fuma tutto si pone allo stesso livello, e le differenze sociali hanno termine. E, naturalmente, questo rappresentava l'opposto dell'alcol.
RTE: Come mai? Per la maggior parte di noi, le due cose sembrano andare insieme.
Michael: Nel modo in cui noi lo vedevamo, l'alcol era Babilonia, il mondo. L'alcol pagava le tasse al governo, il governo gestiva tutto. Ma la marijuana, la gestivamo noi. Nessuna tassa, era la nostra cosa. "Loro" non avevano nulla a che fare con essa, e di fatto "loro" dicevano che era sbagliato, che si poteva andare in galera per questo, e che avreste avuto bambini deformi. Ma non c'erano bambini deformi a causa della marijuana, così noi li vedevamo mentire. Poi, quando guardavamo la Bibbia, questa diceva: "Ogni seme che produce erba è buono per l' uso dell'uomo". Allora, credevamo di avere la Bibbia che ci sosteneva. Era contro Babilonia, si adattava a tutto lo stile di vita.
RTE: La maggior parte delle persone che conoscevi in Giamaica era composta da rasta?
Michael: Non proprio. Forse solo nel modo in cui si potrebbe dire che la maggior parte delle persone qui è cristiana. Se chiedete a otto su dieci persone qui a Kansas City, probabilmente diranno: "Sì, io sono cristiano. " Ma praticano l'essere cristiani, pensano a ciò che significa essere cristiani? In Giamaica, in qualche luogo magari intorno all'80 per cento direbbero di essere rasta. Era un movimento giovanile. Tra i giamaicani più anziani, c'era più del cristianesimo con cui eravamo cresciuti, con lo stile britannico di vestire e di frequentare chiese stabilite. Se un loro figlio diventava rasta la loro reazione era spesso come quella di qui, cioè lo vedevano come una cosa negativa. Avevano paura che diventasse un barbone.
Michael, Teresa e Nesta
In Giamaica
RTE: Qual è stata la vostra esperienza in Giamaica?
Michael: Sono andato in Giamaica sette volte, e una volta Teresa e io ci siamo trasferiti ad abitarvi. Nostro figlio, Nesta, era appena nato e avevamo risparmiato dei soldi per comprare un pezzo di terra. C'era anche un grande festival reggae si nome "Sunsplash", dove sono andato a lavorare. Tornato negli Stati Uniti, avevo iniziato a vendere cose come t-shirt, libri, e ogni sorta di gadget che aveva a che fare con il movimento Rastafari. Ho lavorato come rivenditore in diversi spettacoli di reggae, e ho fatto la stessa cosa al Sunsplash. Ma abbiamo avuto una brutta esperienza in questo viaggio. Sono stato aggredito, e abbiamo sentito parlare di gente raggirata nelle vendite di terreni. Anche avere un bambino di un anno era dura, troppo. Usavamo i pannolini di stoffa, ed eravamo in un paese che non aveva quasi nessun pannolino e pochissimi rubinetti d'acqua, quindi solo mantenersi puliti era tutto un mondo nuovo a cui non eravamo pronti.
RTE: Mi ricordo di aver visto un documentario su Bob Marley che mostrava un certo tipo di spiritualità voodoo nella Giamaica rurale. Era parte della pratica rasta? Inoltre, puoi commentare le notizie di cui si sente parlare sui rasta anti-cattolici?
Michael: Non ho mai visto alcun elemento voodoo nel rasta - in Giamaica, sì, è parte della cultura delle colline, ma non tra i rasta! Per quanto riguarda il cattolicesimo, in Giamaica si è sviluppato rancore durante e dopo la seconda guerra mondiale, quando sono state fatte circolare immagini del papa che a quanto si diceva dava la benedizione alle bombe a gas italiane che furono poi lanciate sull'Etiopia - se fosse vero o no, non sono sicuro. Ma abbiamo anche una foto successiva di Haile Selassie che bacia l'anello del papa in segno di rispetto. Ho sempre sentito che stava mostrando a tutti che lui aveva perdonato, e che dovevano perdonare anche gli altri. A dire la verità, ho visto molto più sentimenti anti-cattolici tra gli ortodossi che non tra i rasta.
RTE: Come vi hanno trattato i giamaicani?
Michael: La reazione è stata varia. I giamaicani più anziani ci accettavano come figli perduti; erano dispiaciuti per noi e cercavano di aiutarci. All'altro estremo, un certo numero di persone ci ha fatto sentire reazioni come "voi venite a rubare la nostra cultura", che Rastafari è cosa loro e e che noi andavamo a cooptarla. Anche qui in America, alcuni neri venivano a dirci: "Perché ti vesti così, perché porti i dreads? Questa è la nostra cultura africana". Ma nel frattempo, loro erano in abiti europei e riccioli cotonati. Ai veri rasta, però, non poteva importare di meno chi eri. Eri solo un altro figlio di Dio.
Quando siamo tornati in Kansas dalla Giamaica, la gente pensava che questa fosse la nostra fine come rasta, ma in realtà ci ha reso più forti. Abbiamo vissuto questo stile proprio qui in casa nostra.
RTE: E probabilmente vi ha resi più posati, perché avevate visto la realtà della vita rasta in Giamaica e avevate dovuto fare una scelta di abbandonarla oppure di approfondire ciò che era buono.
Michael: Sì. Questo è stato un grande dilemma con noi perché stavamo completamente cercando di non fare affidamento sul sistema. Ma eravamo stati in Giamaica e ciò che ci ha fatto vedere chiaro è stato nostro figlio Nesta. Se fossimo rimasti lì, quali scelte avrebbe avuto? Così ora avevamo scoperto che volevamo un po' del mondo per nostro figlio, ma senza essere d'accordo con il mondo. Stavamo cercando di fare un cammino equilibrato tra i due stili di vita. Questo era il nostro modo di pensare quando siamo tornati. Abbiamo mantenuto la pratica e ho stabilito delle fondamenta, diventando lentamente una sorta di punto di raduno. La gente ha cominciato a venire da me a cercare i rasta.
RTE: Sei stato uno dei leader dei rasta nel Midwest.
Michael: Forse lo sono diventato per alcuni. Alla fine ho avuto un programma radiofonico che mi ha esposto a un sacco di persone che cercavano i rasta, o un modo di vita diverso. Abbiamo anche iniziato a fare un campo di revival rasta annuale in un campeggio della YMCA vicino a Lawrence, dove vivevamo. Ho sempre sottolineato il lato spirituale del rasta, e questo era il lato per cui le persone contavano su di me. Anche altri rasta, musicisti di reggae giamaicano, mandavano la gente sa me: "Io vi dirò come suonare gli accordi sulla chitarra e cantare le canzoni, ma se volete sapere tutto sul lato spirituale, andate da Ras Mike".
Ai campi preparavamo tavoli con libri, parlavamo con le persone che venivano, le incoraggiavamo a scoprire qualcosa su sua Maestà Haile Selassie... Avevo ogni libro, ogni nastro sui rasta, tutto, e tutto quanto citava più e più volte la Bibbia e i discorsi di sua Maestà. Esponevamo immagini in formato poster di sua Maestà con la sua corona.
RTE: È diventato un distintivo tra i giovani americani degli anni '80 identificarsi con Marley, come essere un hippie vent'anni prima. Ma alcuni di quegli hippies erano veri ricercatori spirituali, che hanno cercato di dare una mano, e sono finiti in posti buoni e solidi in seguito. Ne hai trovato anche tra i giovani rasta, o erano per lo più turisti musicali?
Michael: Ci sono stati dei veri ricercatori, e ce n'erano altri che si sono persi e per i quali questo era solo l'ultima fase. C'erano un sacco di "teste" del reggae a cui piaceva la musica, ma non erano interessati alla spiritualità, ma molti di noi erano in cerca di qualcosa di più di un momento di divertimento sulla spiaggia.
RTE: Che cosa hai ottenuto dall'essere rastafariano?
Michael: Sono grato a molti rasta per le cose che ho imparato. I veri principi del rasta sono concentrati su come aiutarsi l'un l'altro. Tu ami il tuo fratello e tua sorella e quelle cose vengono prima. La vita non è il tuo lavoro, la tua carriera, avere una bella macchina, o niente di tutto questo. Voi siete figli di Dio e Lui vi accetta ovunque vi troviate.
Un gruppo di rasta che ho seguito per un po', "le dodici tribù di Israele", ha "dimore", come le chiamano, dal Vangelo in cui il Signore ha detto: "nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Queste case Rasta sono in tutto il mondo, anche in Australia e Nuova Zelanda, e fino alla sua scomparsa, avevano un profeta, Gad, a cui si rivolgevano per una guida spirituale. Una delle loro pratiche principali è quella di leggere un capitolo al giorno della Bibbia. Quella era la prima cosa che facevi come membro delle "dodici tribù " - leggere tutta la Bibbia. Erano soliti predicare, "Un capitolo al giorno toglie il diavolo di torno". Ci vogliono tre anni e mezzo per leggere un capitolo al giorno, quindi è stato un processo lungo. Devo dire che non ne ho tratto molto, a causa di tutto ciò che succedeva di altro nella mia vita, ma poiché non avevo mai letto la Bibbia prima, è stata davvero un'esperienza positiva.
Ho scoperto che si tratta di un libro amichevole.
L'altra cosa che ho avuto da Rastafari, e che alla fine mi ha portato all'Ortodossia, sono le icone etiopi. Ancora oggi mi parlano. Alcuni degli album di reggae cominciarono ad avere icone in copertina, e questo era il luogo dove le vedevo. La cosa più grande che il reggae mi ha dato, però, è sua Maestà Haile Selassie, quell'uomo straordinario che amo molto.
L'imperatore Haile Selassie I d'Etiopia
Teresa e Nesta con un'immagine dell'imperatore Haile Selassie I
RTE: Puoi parlarci di lui? Molti di noi sanno che egli era il re d'Etiopia, ma non molto di più. Ha avuto un'influenza piuttosto forte sulla Giamaica, non è vero?
Michael: È amato in tutto il mondo. Certo, era già defunto al momento in cui ho sentito parlare di lui, ma abbiamo tenuto una celebrazione annuale del compleanno di sua Maestà qui a Kansas City. Lo chiamavamo "Birthstrum", e collegavamo il tutto con la musica. Avevamo un negozio di reggae sulla 47esima e la Troost dove usavamo il parcheggio posteriore con bande, bancarelle e cibo. Molti bianchi anziani venivano, vedevano la sua foto e dicevano: "Sapete, ci ricordiamo di quel tipo". Io chiedevo: "Che cosa ricordate? " E dicevano: " Era quel piccolo re camminava con i Kennedy al funerale". Ed era vero. Quando Kennedy fu assassinato, sua Maestà entrò nel corteo funebre, tenendo il braccio di Jacqueline Kennedy. Lo si può vedere in tutte le foto. Era piccolo, di poco più di 1 metro e 60 di altezza. Era in uniforme imperiale, con tutte le medaglie e decorazioni. [3]
RTE: E perché era venuto al funerale?
Michael: Lui e Kennedy erano amici, ed è così che gli americani seppero di lui. Era nato in Etiopia nel 1887, e suo padre, Ras Makonnen, era la mano destra del re Menelik dell'Etiopia. Ras Makonnen era stato il primo dignitario imperiale africano ad andare all'estero in Europa. Stava studiando diverse forme di governo, e Ras Tafari, il figlio, andava spesso con lui, in modo che da bambino fu esposto a culture e popoli diversi. Dall'età di sei anni ha avuto due tutori, uno un prete copto etiope, e l'altro un francese. Suo padre era consapevole che il futuro dell'Etiopia dipendeva dall'imparare a lavorare e comunicare con persone diverse, così che quando sua Maestà aveva dodici anni, parlava diverse lingue correntemente.
RTE: L'Etiopia era stata abbastanza chiusa prima di allora, non è vero?
Michael: Sì, e l'unica cosa che la maggior parte degli occidentali conosceva dell'Etiopia era che, secoli prima, era sulla rotta delle spezie. Quando gli egiziani si spostarono più a sud, L'Etiopia divenne isolata, le carovane delle spezie furono deviate, e ci fu un lungo periodo di isolamento. Ma erano già cristiani. Adottato il cristianesimo prima di Roma. Oggi si pensa all'Etiopia vedendo le foto dei disordini civili, persone che muoiono di fame, ma in realtà è un paese molto spirituale, e la gente è tra le persone più meravigliose che abbia mai incontrato.
RTE: Così Haile Selassie era già stato preparato per essere il prossimo imperatore? Re Menelik non aveva un erede?
Michael: l'islam era già penetrato in Etiopia, e quando il figlio di re Menelik divenne musulmano, non fu più un candidato per il trono. Il re doveva essere cristiano. Il trono passò alla figlia di Menelik, che divenne regina, ma morì poco dopo, e poi fu scelto Haile Selassie. Per essere in linea per il trono, si doveva essere in grado di far risalire la propria stirpe a re Salomone, cosa che egli poté fare, per la soddisfazione degli etiopi, attraverso il suo nonno paterno. Si doveva anche essere ortodosso etiope.
Quando sua Maestà salì al potere, non solo diede al suo popolo la loro prima costituzione, ma portò l'Etiopia nella Società delle Nazioni e abolì la schiavitù. Ancora più importante, la Chiesa venne di nuovo alla ribalta. Lui era molto devoto. Fino ad ora uno dei miei più grandi rimpianti come rasta è che quando leggevo i suoi discorsi, parlava sempre di Gesù Cristo, ma non riuscivo a riconoscerlo. Prendevo solo quello che si accordava con il mio mondo, e quando si fa così non si ascolta tutto.
RTE: Era copto o era ortodosso etiope?
Michael: La prima volta che salì al trono, la Chiesa etiopica era sotto vescovi copti egiziani, tra cui uno che parlava a malapena la lingua etiope. Più tardi, gli etiopi ebbero il loro patriarca, anche se erano ancora copti, e più tardi ebbero la Chiesa ortodossa etiope, che è ancora una delle chiese monofisite. C'è stato un certo movimento verso la riunione e spero che alla fine possano riunirsi con le Chiese ortodosse calcedoniane - russa, greca, antiochena, serba, bulgara.... Ma la principale influenza su di noi era sua Maestà. Si alzava alle 4 del mattino, e dopo due ore di preghiera, andava in chiesa per la liturgia e poi lavorava nel suo giardino prima di iniziare incontri e questioni statali. Anche quando gli italiani invasero l'Etiopia e fu esiliato per cinque anni, rischiò la vita per fare un pellegrinaggio a Lalibela, il grande complesso monastico etiope, per pregare prima di andarsene. Nelle sue foto di quel periodo si può vedere che egli era in pace, anche durante la guerra. Mi ricordo la prima volta che ho visto immagini di repertorio di lui - una di quelle immagini era stata copiata come foto da tutto il mondo rasta - e adesso qui stavo guardando l'uomo vivente.
Durante la sua vita, alcuni rasta dicevano che era Cristo. Marcus Garvey aveva detto: "Quando un re nero sarà incoronato, sarà il messia di ritorno", e la gente lo prese in maniera letterale. Tra le parole di Garvey, il lignaggio tradizionale di sua Maestà che risale a re Salomone, e l'Etiopia menzionata nella Bibbia, molti giamaicani giunsero alla conclusione che era il Signore. Alla sua incoronazione, anche il suo titolo tradizionale come monarca etiope, "Re dei Re, Leone Conquistatore di Giuda", contribuì a rafforzare questa convinzione. Questi erano in realtà i titoli del Signore dalla Bibbia, che erano stati utilizzati dai più tardi re cristiani etiopi, proprio come i re d'Europa utilizzavano titoli cerimoniali, ma noi non lo sapevamo. Centravamo tutto in Haile Selassie. Per noi, si distingueva come una persona speciale nella storia.
Un'altra cosa che mi ha colpito di lui è che era un nero africano in contatto con il resto del mondo. Egli era la sua nazionalità, ma era anche di più. Quando costruiva un ospedale, per esempio, vi portava i migliori chirurghi, i migliori medici, di qualsiasi nazionalità o colore. Non sembrava vedere i colori. All'epoca avevo a che fare con la mia esperienza del razzismo nell'essere un rasta bianco, e guardavo davvero al suo esempio, "Questo è lui, questo è quello che dice". La più famosa canzone di Bob Marley è stata "War" (Guerra), e i suoi testi erano da un discorso di sua Maestà, che diceva: " Fino a quando il colore della pelle di un uomo non sarà più significativo rispetto al colore dei suoi occhi, ci sarà la guerra". Quella frase parlava a me come uomo bianco.
Nelle foto, lo si vede per primo con un mendicante, e nella prossima con un capo di Stato, come Kennedy. Sono rimasto colpito da quanto camminava così facilmente tra questi due mondi, come un monarca e sovrano di un paese, ma anche docile come un agnello. Ci sono molte storie su di lui, e per gli occidentali, la sua corte sembrava esotica. Per esempio, i leoni vagavano per il palazzo. I giornalisti e gli ospiti venivano a vedere il re, e mentre aspettavano, si trovato faccia a faccia con un leone. Restavano congelati fino a che sua Maestà veniva a trovarli, ma poteva trattare i leoni come gattini. Gli animali lo conoscevano.
RTE: Ha mai visitato la Giamaica?
Michael: Nel 1966, è venuto a Trinidad, Tobago, in Giamaica e in un tour dei Caraibi. Fu invitato da Michael Manley, il primo ministro giamaicano, probabilmente per correggere questa immagine che la gente aveva di lui. Come ci si poteva aspettare, c'è stata una grande risposta da parte della comunità rasta. Duecentomila persone sono venute all'aeroporto a incontrarlo. Il lato rasta della storia dice che quando l'aereo di Sua Maestà è atterrato, sono volate colombe intorno a lui, è uscito il sole, ed egli ha pianto nel vedere i "suoi" figli. Ma ho letto nel libro di sua nipote, e in altri libri, che lui in realtà piangeva per il fatto che loro erroneamente pensavano che fosse Gesù Cristo.
La gente ha viaggiato per tutta la Giamaica a piedi per vederlo. Bob Marley era in America, al momento, al lavoro presso lo stabilimento Ford a Detroit, ma la moglie Rita era a casa in Giamaica, una ragazza cristiana adolescente, e andò a vedere questo re che i rasta affermavano fosse il Messia. Disse che quando lo vide per la prima volta pensò: "Come può un tale piccolo uomo essere un grande re?" Ma quando passò nel corteo e agitò la mano, nel mezzo del palmo vide una cicatrice. In realtà, aveva una cicatrice nel palmo della mano che agitava, ma si può immaginare ciò che la gente concluse da questo. Quello per lei fu un segno, e da quel giorno fu una rasta. Bob lo prese da lei.
Michael con un poster di Bob Marley
RTE: Che tragedia per sua Maestà. Come ha risposto?
Michael: Si è incontrato con i leader Rastafari e li ha esortati a diventare ortodossi etiopi. Ha consigliato loro di costruire la Giamaica. Appena Sua Maestà tornò in Etiopia, inviò un abba etiope, l'arcivescovo Yesehaq, in Giamaica per aggiustare le credenze sbagliate dei rasta e insegnare loro il cristianesimo e l'Ortodossia etiope. Inoltre diede il denaro per comprare il terreno per una chiesa etiope. Abba Yesehaq è stato colui che ha contribuito alla conversione di Rita. Lei ora è ortodossa etiope. Molti vedono sua Maestà come una sorta di profeta, anche se altri ancora lo vedono come una figura messianica e alcune persone ne "le dodici tribù" continuano a credere che è Gesù Cristo.
RTE: Ma se lui ha detto che non era il Signore, perché dovrebbero continuare a crederelo?
Michael: Poiché alcuni anziani rasta insistono ancora sul fatto che è vero. Dicono che se Dio venisse sulla terra non s proclamerebbe come tale perché non vorrebbe avere nulla a che fare con l'onore e il consenso mondano. Inoltre, non c'erano molte informazioni in giro. Le persone erano abituare alle menzogne da parte dei media, del governo, del mondo. Non credevano a ciò che veniva dall'esterno. Ma questa volta, la colpa era degli anziani rasta.
Per esempio, sono circolati nastri di discorsi pubblici che sua Maestà aveva fatto, e uno di questi era una intervista del 1967, quando fece una visita di stato in Canada a negoziare un progetto agricolo canadese-etiopico. Avevamo un nastro dell'intervista. Riguardava per lo più questioni politiche, ma l'ascoltavamo a volte solo per sentire la voce di sua Maestà. Anni dopo, ho ricevuto un'altra copia dello stesso nastro, ma in questa c'era un'altra domanda, dove gli veniva chiesto: "Sa, sua Maestà imperiale, ci sono molte persone in Giamaica e all'estero, che la vedono come la reincarnazione di Gesù Cristo. Come si sente a riguardo?" Lui disse senza mezzi termini, proprio lì, in pubblico, che non era Dio, che non era Gesù. Gli anziani rasta avevano semplicemente tolto la domanda dalla versione precedente. Essi sostenevano che fosse il contrario, che Babilonia, cioè le forze terrene, aveva alterato il nastro per farlo suonare come se lui avesse detto che non era il Messia. È lo stesso con le foto che abbiamo di sua Maestà che ha baciato l'anello del Papa quando lo ha incontrato - o che si confessava in chiesa, il che dimostra che la Chiesa etiopica ha i sacramenti cristiani. Quando mostriamo queste foto ad alcuni rasta, dicono che abbiamo falsificato le immagini. Non si può costringere la gente a credere.
RTE: Cosa apprezzi ancora di Haile Selassie, ora che sei un cristiano ortodosso?
Michael: Apprezzo tutto quello che so di lui. Mi ha portato alla Chiesa ortodossa. Ha dato alla Chiesa etiopica una presenza nel mondo. Ha costruito chiese, ospedali e cliniche, e inviato studenti a studiare all'estero. In realtà, il dittatore comunista che lo rovesciò, e fu probabilmente responsabile della sua morte (si crede che sia stato soffocato), era uno degli studenti che aveva mandato a studiare in America. Attraverso l'imperatore, il mondo intero ha conosciuto l'Etiopia. Ha parlato alle Nazioni Unite ed era ben noto come cristiano. Questa è la fonte della sua influenza su di me: il fatto che era un uomo profondamente cristiano.
RTE: Probabilmente è stato l'ultimo monarca apertamente cristiano che abbiamo avuto. Alcuni dei monarchi costituzionali europei sono cristiani di persuasione, ma non ne parlano pubblicamente come ha fatto lui. Pensi che ci sia un parallelo con lo tsar martire russo Nicola II?
Michael: Sicuramente. Ci fu una grande somiglianza nel modo in cui i popoli di Etiopia e di Russia vedevano questi governanti (come li vedevano realmente, non come i comunisti li raffigurarono in seguito), e come questi due monarchi cercarono di proteggere i loro paesi cristiani. Ricordo di aver visto le foto dello tsar e di aver avuto la sensazione che i due avessero lo stesso spirito. Non sapevo nulla dell'Ortodossia, ma ne ho percepito la connessione. È anche importante che essi siano stati entrambi re consacrati uccisi da un regime comunista. È facile per me capire la venerazione che i russi ortodossi provano per l'ultimo tsar e la sua famiglia.
RTE: sì. È stato un ponte più facile da attraversare per te che per la maggior parte degli americani convertiti.
Michael: Fino a questo giorno i rasta mi chiedono perché ho ​​ancora la foto di Haile Selassie nella mia cappella, e parlo di come lui un re ortodosso, e come lui mi ha portato all'Ortodossia. So che è lo stesso in Russia, dove la gente guarda alla famiglia reale russa.
Quando seppellirono sua Maestà, migliaia di persone vennero a onorarlo. A causa del regime comunista, non potevano dire una parola ad alta voce, ma toccarono la sua bara. C'erano molte storie su di lui, ma non potevano essere raccontate pubblicamente. Era lo stesso sotto il governo successivo, che non si definiva comunista ma era composto dalle stesse persone.
Il Reggae Revival Show
RTE: Puoi dirci ora del tuo programma radiofonico? Ho sentito che era il programma reggae più influente nel Midwest.
Michael: Sono sicuro che fosse ben lontano dall'essere il più influente, ma sono contento che lo hai sentito. Gloria a Dio. Il programma radiofonico si è concluso circa due anni fa. È stato in onda per dieci anni. Quando ho iniziato, c'erano quattro o cinque diversi programmi reggae in tutto il paese, ma il mio era l'unico programma rasta.
RTE: Qual è la differenza? La musica reggae non è rasta?
Michael: Il rasta, per me, era il lato spirituale. Il reggae potrebbe avere a che fare con il lato spirituale, ma anche con il trovare una ragazza, fumare erba, ecc. Il rasta, anche se si parlava del fumo, ne parlava in termini di essere in pace in mezzo a Babilonia, mentre il reggae metteva la marijuana in un contesto sociale, di danza, che crea il proprio tipo di mondanità. Anche se si può anche ballare con la musica che suonavo, è più mirata a farti pensare a cosa significa la vita, a come dovresti essere. Ero sempre alla ricerca della prossima canzone che potesse ispirare qualcuno. Molte, molte volte ho avuto chiamate alla stazione radio, che dicevano: "Quella canzone che hai appena mandato in onda mi ha convinto a riaprire la mia Bibbia", oppure, " Mi ha fatto ricordare la mia mamma che è morta dodici anni fa, e quello che mi diceva sui santi". Quelle telefonate sono ciò che mi ha ispirato a guidare fino qui ogni settimana e fare la trasmissione. Più tardi, ho invitato un prete ortodosso, padre Paissio Altschul, e un paio di monache provenienti dalla chiesa di santa Maria Egiziaca per parlare dell'Ortodossia, in particolare delle radici africane del cristianesimo antico, e della conferenza che fanno ancora ogni anno. [4]
Mentre il pubblico radiofonico cresceva, personalmente è diventato una lotta per me. Mentre ero in un negozio di alimentari a chiedere dove erano le verdure, qualcuno poteva voltarsi e dire: "Ma tu sei Ras Mike!", solo sentendo la mia voce. Allora era diverso. Ora ci sono rasta in tutto il mondo. Sei anni fa al Sunsplash festival in Giamaica suonavano già affermate band reggae dal Giappone e da Taiwan, tra cui tre giovani giapponesi con i più lunghi, e i più bei dreads neri - dovevano averli fatti crescere per almeno un decennio. A Taiwan c'è un bar Bob Marley, con un'insegna alta 100 metri. Alcuni miei amici hanno sentito musica Bob Marley in monasteri buddisti nel Nepal. Tra gli anglofoni, probabilmente c'è più interesse oggi in luoghi come l'Australia. Là con il reggae sono al punto in cui eravamo noi negli anni '80 e '70.
Il reggae nel suo complesso è molto cambiato, prima era più terreno, più amante della pace; ora si è trasformato in qualcosa di simile all'hip-hop, "uno per tutti". Damian Marley, il più giovane dei figli di Bob, è stato a Lawrence di recente, ma la sua musica è hip-hop, è una cosa diversa. Sta raggiungendo una nuova serie di ragazzi, però, e anche alcuni dei messaggi di suo padre passano a loro.
RTE: Come mai il reggae ha un tale fascino universale?
Michael: Per Bob è stato perché parlava per la gente. Lo sfondo della musica reggae è la batteria e il basso, e il suo ritmo è basato sul battito cardiaco. Se entri in sintonia con questo, entri in sintonia con il tuo cuore.
RTE: Alcuni cristiani americani hanno svalutato la musica africana, dicendo che il ritmo ha un'influenza oscura, ma io non credo che si possa condannare la musica di un intero continente. Se siamo onesti, pochi di noi hanno mai sentito musica ecclesiastica copta o etiopica, o anche vera musica popolare africana.
Michael e Nesta
Michael: La musica africana è molto varia, e mentre la batteria può essere a volte ipnotica e condurre a stati indesiderabili, il reggae non è parte di questo. Le radici del reggae sono in Africa, ma anche nelle vecchie canzoni degli schiavi cristiani giamaicani. I testi parlano di Dio e della società, dei poveri, del governo che schiaccia la gente, dei torti della tua città - ma sei anche in grado di ballare con questa musica e di uscirne nobilitato.
RTE: C'è spazio per un reggae ortodosso?
Michael: Assolutamente. C'è un grande movimento cristiano nel reggae ora. Questo è quello che ho suonato negli ultimi due anni, il reggae del Vangelo. A un certo punto ho lasciato cadere la parte rasta e l'ho chiamato il Reggae Revival Show. Ho messo in discussione me stesso come rappresentante dei rasta da quando sono diventato ortodosso. La gente diceva: "Beh, sei questo o sei quello?" Ho cercato di dire: "Io sono la stessa cosa... sono appena passato a praticare ciò in cui sua Maestà credeva"
RTE: Qual è stata la loro risposta?
Michael: Le persone che mi hanno conosciuto in tutti quegli anni mi dicevano: "Bene, allora, che dire di Gesù? " Allora, mettevo in evidenza gli insegnamenti di sua Maestà sul Signore. Parlavo del Vangelo, di come Hailé Selassié lo viveva realmente. Era battezzato, leggeva la Bibbia, adorava la Santissima Trinità e Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore. Tutte le cose che faceva erano ortodosse. Non erano rasta. Non fumava erba, non ascoltava musica reggae, non faceva quelle cose che noi facevamo come rasta.
RTE: Pensi che i ragazzi sono interessati a trovare Dio, come lo eravamo noi negli anni '70 e '60?
Michael: Penso che ne siano più interessati di quando eravamo giovani noi. Penso che ognuno sente che sta accadendo qualcosa, che stanno arrivando gli ultimi giorni e che abbiamo bisogno di trovare qualcosa di più. Inoltre, ci sono un sacco di cose buone su internet - è una benedizione e una maledizione - e ho scoperto che le bancarelle di libri ortodossi sono un grande veicolo di sensibilizzazione.
È anche importante che i vecchi rasta come noi non siano cambiati completamente, anche se siamo diventati ortodossi. Noi non fumiamo erba, ma abbiamo ancora i nostri dreadlocks, abbiamo le nostre barbe, andiamo tra i giovani. Non voglio fare nomi, ma molte persone vedono il cristianesimo solo in termini di evangelisti televisivi. I ragazzi li vedono come qualcosa di falso, e abbiamo bisogno di essere tra loro a mostrare un cristianesimo più autentico. Ad esempio, qui a Kansas City, molti ragazzi per le strade conoscono padre Paissio, il sacerdote della nostra chiesa, e molti rasta lo rivendicano come loro.
Sento che forse io sono un ponte, non per scelta, ma sono felice di farlo. Io uso le opportunità che vengono quando le persone mi avvicinano come rasta.
Certo, parlerò con chiunque, non solo con i rasta.
L'incontro con l'Ortodossia
RTE: Che cosa ti ha portato finalmente all'Ortodossia?
Michael: tutto attraverso i miei anni di rasta, la mia ragione per essere lì, era di avvicinarmi a Dio. Penso che sia stato proprio Dio a lavorare con me attraverso il movimento rasta. Come ho detto prima, tutto quello che leggevo su sua Maestà, ogni discorso, ogni proclama, parla della Chiesa, del Vangelo, dei santi, e soprattutto di Gesù Cristo, ma non mi concentravo su quelle cose. Il primo incontro ortodosso che ho avuto è stato al festival reggae qui a Kansas City dieci anni fa. Ho sempre avuto uno stand al festival, e un anno è arrivato un uomo che camminava in giro in una lunga veste nera. Stava distribuendo un opuscolo che chiedeva semplicemente: "Sapete qual'era la fede di sua Maestà Imperiale?" C'erano poche righe sotto, e in copertina un monaco etiope con una croce. L'uomo con la veste nera si è rivelato essere padre Paissio, che era ortodosso e faceva evangelizzazione al festival. Era interessato al rastafari, e abbiamo iniziato a parlare di libri. Sapevamo entrambi di una rara serie di libri in quattro volumi chiamata "Le Vite dei Santi etiopi". L'Avevo tenuta d' occhio per anni, ed ero riuscito a ottenere i volumi I e III. Fr. Paissio, come ho scoperto, aveva i volumi II e IV! Così, ci siamo riuniti per scambiare i libri. In realtà sono passato attraverso queste stesse porte dieci anni fa. Ero rimasto senza fiato.
RTE: In che modo?
Michael: Per essere onesti, quel primo giorno tutto quello che volevo fare era scappare via. Sentivo di aver trovato quello che mi serviva, e non ero pronto. È stato come dirmi, "Oh mio Dio, questo è quello che hai sempre voluto, ed è troppo reale".
Mi sono incontrato con padre Paissio un paio di volte per scambiare libri, e per parlare brevemente. L'anno successivo è tornato al festival reggae, abbiamo parlato un po' di più, e mi ha invitato in chiesa. Di solito, questa era l'ultima cosa che avrei fatto, ma quella domenica sono andato, perché ho sempre trascorso il fine settimana del festival a Kansas City. Sono arrivato a metà della funzione, e mi sono sentito come se fossi a casa. Non sapevo quello che provavo, sapevo solo che era giusto e che era quello che avevo cercato per tutta la mia vita. Ricordo ancora quel giorno.
Poi è diventata una questione di libri - ne leggevo uno, e padre Paissio aveva a portata di mano il prossimo. Avevo lo spettacolo radiofonico, a quel tempo, così ero spesso qui, e alla chiesa di santa Maria due delle donne che erano diventate ortodosse, Mari e Magdalena, si occupavano della libreria. Venivo tutti i giorni e passavamo molto tempo a discutere insieme. Mari (ora madre Pacomia) è diventata una monaca ortodossa. Sono davvero grato a tutte le persone ortodosse a Kansas City che hanno aiutato il mio ingresso: i parrocchiani di santa Maria, soprattutto Magdalena, e le monache, Madre Pacomia e Madre Brigida, che mi hanno dato un posto dove essere.
In principio, padre Paissio mi ha dato Not of this world, la biografia di padre Seraphim Rose, ma dopo un paio di capitoli l'ho portata indietro dicendo: "No, questa non è per me. Non sta facendo scattare nulla". Allora, mi ha dato I racconti di un pellegrino, che hanno fatto scattare qualcosa dentro di me. Ho iniziato a praticare la preghiera di Gesù.
Dopo I racconti di un pellegrino, mi sono tuffato completamente in san Teofane il Recluso - La via verso la salvezza, Il combattimento invisibile. Il libro che veramente mi ha toccato sono state la lettere che scrisse alle monache, L'accensione della scintilla divina. L'ho letto così tante volte che ora sembra davvero come dovrebbe essere la Bibbia: completamente usurato. Più tardi, sono tornato a Not of this world, e mi è piaciuto. Altri scritti ortodossi mi hanno veramente aiutato: gli scritti di san Giovanni Crisostomo sul matrimonio, gli scritti di san Nikolaj Velimirovich, la serie degli Anziani di Optina, alcune cose dalle tradizioni africana ed etiope, come Matteo il Povero, e padre Bishoy Kamel sulla Croce del Signore. Lo scorso anno mi sono arrivate le Omelie ascetiche di Sant'Isacco il Siro. Sono grato per tutti questi testi.
RTE: E com'è stato questo periodo per te, Teresa?
Teresa: Prima che Michael incontrasse l'Ortodossia, avevamo una vita veramente felice, ma dopo che ha iniziato a leggere, non sembrava proprio felice. Non era più sicuro di se stesso. Gli ho ricordato: "Questo è quello che io ho lasciato quindici anni fa". Cioè, io avevo più o meno smesso di andare in chiesa, ma nel mio cuore sapevo chi era Cristo, mentre Mike non era mai stato veramente cristiano. Ma ora ero irritata vedendo che stava per essere portato via da me. Io avevo avuto Gesù fin dall'infanzia, eravamo andati ai corsi prematrimoniali e ci eravamo sposati nella Chiesa cattolica, ma ora stava per essere portato a Gesù Cristo da quelli che consideravo ortodossi matti ed eccentrici e non lo apprezzavo affatto. Chi credevano di essere, a invadere il nostro matrimonio felice, la nostra bella famigliola, il nostro stile di vita "semplice"?
Per lungo tempo il nostro matrimonio era stato molto solido e ne eravamo molto orgogliosi, ma quando ha iniziato ad andare in chiesa e ad apprendere l'Ortodossia, è stato scosso fino al midollo. La prima volta che padre Paissio venne da noi al festival reggae, gli ho dato uno sguardo e capii che tutto era finito. Mi sentivo come se volessi urlare, e ho pregato l'universo intero, "tieni quell'uomo lontano da mio marito! " P. Paissio ricorda ancora la riunione. È arrivato passeggiando attraverso il prato, perché avevamo una bancarella di libri e Michael stava bruciando incenso di chiesa etiopico.
Quando Mike ha iniziato a diventare ortodosso, gli ho detto: "Questo è tutto. Io non farò quel che fai tu per niente al mondo. Possiamo ancora essere sposati, ma io farò qualcosa di diverso". E lui ha risposto:" Va bene. Finché tu mi ami, va tutto bene". Ma dentro avevo paura, paura sul serio. Avevo paura di perdere l' uomo che avevo amato, da cui avevo avuto un bambino, e costruito la mia vita intorno a lui per gli ultimi quindici anni. E avevo ragione. Ho perso quell'uomo, e ora ho un nuovo uomo. È lo stesso, ma è diverso. Non meglio, solo diverso.
RTE: Probabilmente ogni donna sposata che leggerà queste parole potrà sentire ciò che hai passato, Teresa. Quand'è che sei stato finalmente battezzato, Michael?
Michael: Circa sei anni dopo che ho incontrato padre Paissio. Mi stavo preparando al battesimo, andando a lezione insieme con nostro figlio Nesta, che doveva essere battezzato con me. Come ho detto prima, facevamo questo campo di revival rasta, con persone che partecipavano da tutta l'America. Un anno abbiamo avuto dodici paesi diversi rappresentati al risveglio, arrivando a 130 persone. Erano per lo più rasta, e anche alcune persone pagane che erano in sintonia coni rasta, o pensavano che il rasta fosse qualcosa che non era. Abbiamo inviato volantini, e dopo è venuta gente per passaparola.
Mentre diventavo più attratto dall'Ortodossia ed era arrivato il momento per il mio battesimo, padre Paissio e io abbiamo deciso di fare il battesimo al campo di revival rasta. Lì  c'era un lago lì, ed era un buon posto per il battesimo. Mi dispiace dirlo, ma alcuni mi vedevano come un leader del movimento rasta in questa zona, e ho pensato che un battesimo pubblico sarebbe stato un buon modo per mostrare al gruppo dove stavo andando e quanto questo significava per me, in modo da condividerlo con loro.
RTE: Il tuo ragionamento non era così diverso dalle missioni ortodosse di secoli fa in Europa, Siberia, Cina, dove, se il capo era battezzato, tutti gli altri lo seguivano. Tu eri il capo della vostra piccola comunità.
Michael: Sì, forse per alcuni, ma circa una settimana prima del campo, è accaduto qualcosa che ha fatto rimandare il piano per un po'. Ero totalmente esaltato, volevo davvero essere battezzato ed ero pronto, ma semplicemente non poteva accadere. Ora credo che questa fosse la volontà di Dio. Ho attraversato un lungo periodo di riflessione, e sono arrivati pensieri come, "Forse Dio non vuole che io sia battezzato... forse sì, forse no. Cosa dico a queste persone che ho allertato per il mio battesimo, e che ora vogliono sapere che cosa è successo?" Ma, nel corso dello stesso anno ero diventato così forte e così pronto, che alla fine è stata una cosa ancora più potente.
L'unica cosa che mi preoccupava era nostro figlio. Aveva quattordici anni, e non capiva perché avremmo dovuto rimandare. Lo abbiamo cresciuto abbastanza libero, senza dirgli cosa fare. Naturalmente, gli davamo suggerimenti da genitori,su ciò che sentivamo giusto, e cercavamo di insegnare con l'esempio. Lo abbiamo fatto studiare a casa, e, in un certo senso, gli abbiamo lasciato dirigere la sua piccola vita sotto la nostra protezione. Anche se avevo le mie preoccupazioni in quel periodo, cercavo di lasciarlo stare. Infine, quando si poteva di nuovo fare il battesimo, abbiamo deciso di farlo alla Teofania.
Prima di Natale, ho preso Nesta da parte e gli ho detto: "Ho intenzione di farmi battezzare alla Teofania, e anche tu, se lo vuoi". Ha subito detto: "A una sola condizione". Ho chiesto, "Quale, Nesta? Qual è la tua condizione? "Ha detto, "Solo se lo farà padre Paissio". Allora, ho chiamato padre Paissio e lui ha detto, "Ma certo". Quando è avvenuto, è stata una cosa molto potente. Sono venuti il mio vicino di casa, la sorella di Teresa, e la zia preferita di Teresa, che è venuta a fare da testimoniare al battesimo di Nesta perché aveva promesso alla madre di Teresa, che avrebbe provveduto che i suoi nipoti fossero battezzati.
Teresa, naturalmente, era stata battezzata da bambina. Quando siamo stati battezzati ortodossi è venuta con noi in chiesa saltuariamente ma non era pronta a entrarvi lei stessa. È stato un cambiamento enorme per lei perché ero stato così profondamente rasta. Tutta la nostra vita coniugale era stata costruita intorno al Rastafari, e ora stava cambiando.
RTE: Teresa, come ti sei sentita all'ingresso di Nesta nell'Ortodossia?
Teresa: Sono stata davvero felice di vederlo battezzato. Era stata qualcosa che avevo voluto per lui, ed è successo quando aveva quattordici anni. È stata una sua decisione, e ha segnato i confini tra l'infanzia e l'età adulta. È davvero un bravo ragazzo. Non ha cambiato il nostro rapporto. Mia madre, che era già morta, aveva voluto tutti i suoi nipoti battezzati, e questo realizzava il suo sogno.
Come ha detto Michael, abbiamo fatto studiare Nesta a casa, strutturando la sua scuola intorno a quello a cui era interessato. Quando si interessava di dinosauri, facevamo matematica e letture sul soggetto dei dinosauri, e in tutto parlavamo di dinosauri. Lo abbiamo allevato con l'idea che i bambini nascono sapendo che cosa hanno bisogno di imparare.
Il nostro compito come genitori è quello di dare loro gli strumenti di sui già sentono che avranno bisogno da adulti. Gli dicevamo: "Nesta, tu sai quello che ti serve. Ci fidiamo di te. Hai bisogno di noi per guidarti, ma sai di che cosa avrai bisogno da adulto". Confidando che l'universo ci conducesse avanti entrambi. Ogni anno gli chiedevo: "Sei pronto ad andare a scuola quest'anno?" Infine, è andato in prima media e poi fino al liceo. Non ha avuto grandi risultati in termini di volti, ma questo non mi interessava. Lui sa come lavorare, e ha la fiducia e il calore familiare dietro di lui. Può riuscire in tutto quello che vuole.
Michael: Teresa è stata finalmente cresimata ortodossa la Domenica delle Palme del 2005, e nel mese di agosto, il nostro 25° anniversario di matrimonio, abbiamo avuto il nostro matrimonio benedetto nella chiesa ortodossa. Il giorno in cui il nostro matrimonio è stato benedetto è stato bellissimo. Oltre alla funzione, che è stata molto toccante per entrambi, ha significato molto che i miei genitori e la maggior parte delle grande famiglia di Teresa fossero lì. Sono rimasti per tutta la funzione del matrimonio e la Liturgia, un lungo cammino per i non ortodossi. Gli amici della chiesa hanno preparato il cibo.
RTE: Meraviglioso. Teresa, la tua prospettiva è cambiata da quando sei diventata ortodossa?
Michael: Una cosa che sentivo da tutte le mie letture era che ogni religione ha gli stessi principi di base di amare Dio, di essere gentile con gli altri, di vivere semplicemente, di essere in pace. Ero alla ricerca di un modo per applicare questi principi, e ho pensato: "Beh, sai, io sono qui in questo matrimonio per sempre, non ho intenzione di lasciarlo, quindi cerchiamo di applicarci. Proviamo ad applicare quello che ho imparato in questa chiesa ".
Alcune delle cose che avevo letto dicevano che il peccato è un'illusione, e molti anziani ortodossi esprimono lo stesso principio - non che il peccato non esista, ma che non è ciò che è eterno. La cosa che è cambiata per me quando sono diventata ortodossa è che Gesù Cristo come Dio è diventato reale.
Questo il buddhismo Zen non lo aveva, né lo avevano i Rasta, i Bahai o gli Hare Krishna. Mi è piaciuta anche la struttura dell'Ortodossia. Avevo sempre voluto digiunare, e ho sempre voluto avere una regola di preghiera, ma non ne avevo la disciplina. Ora, ho un aiuto. Michael mi incoraggia a pregare con lui ogni mattina e prima di dormire, e il digiuno non è difficile. In realtà mi piace la sensazione di fame e di vuoto. Credo che avessi bisogno di una solida ragione per farlo.
Ma devo dire che, anche dopo la mia cresima, essere ortodossa mi ha dato disagio per lungo tempo. Smettevo a giorni alterni, e poi decidevo di riprovare.
RTE: Che cosa non sembrava giusto?
Teresa: Mi sono resa conto che ero stata cresimata non perché volevo davvero essere ortodossa, ma perché amavo Michael. Ora, ero alle prese con la mia identità, ed ero stanca di litigare con Michael su questioni di fede, come la mia lettura di Un corso in miracoli, che avevo amato. Sentivo un vuoto. Un giorno, un'altra assistente sanitaria, una cristiana rinata, infilò la testa dietro l'angolo della stanza in cui stavo lavorando. Con le lacrime agli occhi (aveva recentemente divorziato a malincuore), mi guardò nello specchio e disse: "Se ami tuo marito tanto quanto dici, mi unisco alla sua chiesa. Hai un buon matrimonio, un buon marito. Non mancare di rispetto a questo dono che Dio ti ha dato". Ebbene, questa affermazione affondò profondamente nel mio cuore, nelle mie ossa, nel mio sangue, e mi è venuto un flusso costante di lacrime. Mi resi conto allora che stavo combattendo contro Dio, e che stavo perdendo la battaglia, la battaglia della mia volontà, della mia strada. Non mi piace perdere, non mi piace imparare ad essere umile, non mi piace ammettere il mio peccato. Avevo questa grande idea che "sono una brava persona, non sono una peccatrice!" Ma nell’Ortodossia, questa perdita è un guadagno. Perdere la mia strada, perdere la mia volontà, ammettere il mio peccato è un guadagno della buona grazia di Dio, un guadagno di "gioia inattesa". Non si tratta di vincere nulla.
Padre Paissio e Michael
RTE: Credo che tu abbia appena espresso tutta l'essenza della vita spirituale. C'è stato qualcosa che hai letto che ti ha aiutato lungo il cammino?
Michael: Sì. Il primo è stato Toccare il cielo, un racconto di pellegrinaggio di un giovane a Valaam, quindi: La via regale della Croce che conduce alla vita eterna; La vita di preghiera ortodossa; Comunione d'amore; San Basilio, Il taumaturgo di Ostrog, San Silvano dell'Athos, Pastore di anime... inoltre, molti dei libri spirituali non ortodossi che ho letto hanno contribuito al mio modo di percepire l'Ortodossia. Porto tutte queste esperienze con me per quel che sono oggi. Più di recente ho letto La gioia della resa completa. Mi è capitato di trovarlo in un negozio di libri usati ed è stato molto edificante, specialmente durante la Quaresima.
Quello che vedo ora è che nell'ortodossia puoi essere chi sei. Puoi pregare mattino, mezzogiorno e sera oppure puoi condurre una vita nel mondo e venire in chiesa, tanto quanto puoi. Non si tratta nemmeno di ciò che vuoi - si tratta di ciò che Cristo vuole per te. Hai solo bisogno di lasciare che accada. Non devi cambiare te stesso, devi lasciare che Dio ti cambi. Questo è quello che è liberatorio nell'Ortodossia. Non devo cambiare, devo solo essere. Dio cambierà me se e quando vuole, nel modo in cui vuole. Ora, sono in pace con questo.
San Basilio di Ostrog
RTE: Capisco che entrambi avete un forte legame con San Basilio di Ostrog. Non è un santo molto noto, in Occidente, quindi come ci siete arrivati ​​?
Michael: Un paio di anni fa ho ricevuto un volantino di un libro su di lui chiamato, Il mistero del taumaturgo di Ostrog. L'immagine sul volantino mi ha attirato, e anche se non abbiamo preso il libro, al momento, l'immagine continuava ad affiorare, e mi ritrovai a dire: "San Basilio, taumaturgo di Ostrog, prega Dio per noi!" Un anno dopo ho visto il libro alla chiesa, e ho pensato:" Questo è il mio santo!" Appariva così santo e mite, benedicendo dall'immagine, che ho preso il libro e gli ho dato uno sguardo. Poche settimane più tardi Teresa e io abbiamo dovuto passare una notte in chiesa e ho portato il libro da leggere. Poco dopo l'inizio, la prima storia menzionava Bob Marley, e ho pensato: "Ma, questo è incredibile - perfino in Serbia, il vecchio Bob si muovendo la gente". Ho portato il libro a casa a per leggerlo, e sono tornato a casa il giorno successivo, trovando Teresa così immersa nella lettura che non riusciva a metterlo giù. Lo ha letto senza sosta per un paio di giorni, e io camminavo in punta di piedi intorno a lei per non disturbarla. Sentivo che san Basilio la influenzava così come aveva già fatto con me.
Non molto tempo dopo che abbiamo letto il libro, ho sognato che san Basilio era con noi. Mi sentivo così leggero e benedetto che ho svegliato Teresa dicendole, "san Basilio è stato qui!" Nel mio sogno era nel nostro cortile, e benediceva diverse parti del giardino. Ero così eccitato e mi sentivo così bene, e così pure Teresa. Pochi giorni dopo, siamo stati sorpresi di vedere tulipani rossi crescere in ognuno dei luoghi dove le avevo detto che egli aveva benedetto. Non c'erano altri tulipani vicino a loro, e non ce n'erano di rossi in alcun altro luogo. Fino ad oggi, non abbiamo mai avuto un altro tulipano rosso. Così, abbiamo sentito fortemente che lui era lì con noi. Dopo che nostro figlio Nesta si è trasferito abbiamo trasformato la sua camera in una cappella, dedicata a San Basilio. Padre Paissio e alcuni dei nostri parrocchiani sono venuti quest'anno il giorno della sua festa a servire lì la Divina Liturgia. La cappella non è stata più la stessa. Da allora, porto l'immagine di San Basilio con me, e ho letto tutto quello che posso trovare su di lui. A Dio piacendo, il prossimo anno in questo periodo saremo in Montenegro, saliremo sul suo monte santo per venerare le sue reliquie. [5]
I rasta e l'Ortodossia
RTE: Spero che ci sarete. Guardando indietro, dopo questo meraviglioso viaggio, che cosa sentite di aver portato all'Ortodossia dalla vostra esperienza rasta che potrebbe aiutare altri convertiti ortodossi, in particolare quelli provenienti da un ambiente più di classe media?
Michael: Vivere in modo semplice. Vedere il tuo fratello come te stesso. Vedere le persone non solo come una parte di te, ma come una parte di Dio, perché Egli li ha creati. I veri rasta vivevano così, e queste erano le cose che ci hanno attratti all'inizio. Penso che gli ortodossi nel loro insieme devono lavorare molto sulla loro dieta, sulla nutrizione, su uno stile di vita semplice. Ho frequentato chiese dove la gente è cordiale, ma a volte gli ortodossi posso anche sembrare troppo mondani. Il movimento Rastafari è stato una parte di così tanto del nostro viaggio spirituale che so che dovrò essere collegato al rasta per il resto della mia vita. Infatti, non molto tempo fa, ho incontrato un uomo da un gruppo rasta giamaicano chiamato i Dreads Bobo. Il loro fondatore, Prince Emmanuel, è defunto anni fa, e se li avessi incontrati in Giamaica avresti pensato che fossero un gruppo di supremazia nera, ma erano in realtà una comune basata sulla Bibbia. Nei primi anni in cui ero un rasta, ho scritto più volte a Prince Emmanuel e lui ha pregato per noi. Quando ho incontrato questo uomo della comune, gli ho detto di come anni fa avevo scritto a Prince Emmanuel, e quando ho detto qualcosa di mio figlio, Nesta, lui mi ha guardato, ha alzato le mani al cielo, ha pregato ad alta voce, e ha detto: "Ecco chi è Nesta!" Per anni, vi era stata una foto di questo bambino bianco sul loro tabellone di preghiera. Nessuno sapeva chi fosse, tranne che il suo nome era Nesta, ma dato che  Prince Emmanuel lo aveva messo lì, hanno sempre pregato per lui. Mi sentivo così commosso e benedetto. Hanno pregato per lui per oltre vent'anni.
RTE: Lo hanno portarono con loro. Pensi che l'Ortodossia potrebbe diffondersi in Giamaica?
Michael: Si è già diffusa, nella forma della tradizione etiopica. Migliaia di rasta sono stati battezzati negli ultimi dieci anni nella Chiesa etiopica. Rita Marley ha costruito una grande chiesa ortodossa etiopica a Kingston e oltre al primo abba che sua Maestà ha inviato, ora ci sono molti altri sacerdoti provenienti dall'Etiopia. Direi che la Chiesa etiopica è probabilmente la seconda chiesa più grande in Giamaica, dopo quella anglicana.
I rasta stanno diventando consapevoli dell'Ortodossia. Ad esempio, un noto rasta del gruppo Boom Shaka è stato al Monastero di sant'Herman dell'Alaska a Platina. Ho saputo che da quel momento tutto il suo gruppo è stato battezzato, ma non so i dettagli.
Il matrimonio ortodosso di Michael e Teresa, agosto 2006.
RTE: Cosa vedi nella nostra Ortodossia calcedoniana che potrebbe attirare i rasta? Come possono farli sentire i benvenuti nelle nostre parrocchie convertite ed etniche di classe media?
Michael: Beh, essendo più simili alla chiesa di santa Maria - un posto dove non giudichiamo. Le cose più importanti per i rasta sono i loro dreads e il modo di vestire. La ragione per cui portiamo i nostri capelli e vestiti in quel modo è che stiamo facendo una dichiarazione, "io non sono di questo mondo", che è ciò di cui tratta davvero il cristianesimo. Lo chimavamo il "voto nazireo", di non tagliare i capelli o la barba. So che sono entrato in certe chiese ortodosse e non mi sono sentito ben accolto a causa del mio aspetto.
Inoltre, l'idea di "dogma" è difficile in un primo momento per la maggior parte dei rasta - lascia loro l'amaro in bocca - ma il ciclo dei servizi della Chiesa, gli insegnamenti, i padri e le madri del deserto - di tutto questo posso parlare con un rasta fin dal primo incontro.
C'è anche l'immagine di sé attraverso cui passare. Abbiamo condizionato noi stessi a stare dentro i nostri confini, "Non possono dirci come pensare, non possono dirci che cosa mangiare". Poi, tutto ad un tratto, quando si incontra l'Ortodossia e ci si avvicina a Dio, ti accorgerete che ci sono tutte queste regole, tradizioni, digiuni... Certo, è naturale che ti ribelli contro di loro in un primo momento. Anche se è quello che stai cercando, la tua psiche si ribella e dice: "Aspetta un minuto, di che cosa si tratta?"
Per me, il primo contatto con un sacerdote ortodosso, e quindi le icone etiopi, sono lo sfondo multiculturale che ha reso questa chiesa particolare. Era come a casa. Teresa e io siamo sempre stati pronti ad aiutare altre persone, i non abbienti, e noi stessi abbiamo vissuto ai margini della società. Siamo tutti figli di Dio e questo è quello che ci ha attirato a Dio.
Io faccio il volontario qui alla libreria della chiesa e termino distribuendo sacchi di cibo.
Questo è ciò che amo, prendermi cura delle persone.
Nei sei anni prima di essere battezzato, venivo per un po', e poi me ne andavo. Una volta, quando sono tornato dopo una lunga assenza, padre Paissio mi ha detto che gli piace pensare alla sua chiesa come a un luogo con una porta girevole - si può venire, si può andare, e si può tornare di nuovo quando si è pronti. Alla chiesa di santa Maria non si tratta di quanto si può dare come decima ogni settimana. Qui sento che stiamo lavorando sulla nostra salvezza, avvicinandoci sempre più a Dio. Noi in realtà lavoriamo sulle nostre debolezze. Se qualcuno sta piangendo in chiesa, nessuno chiede, " Wow, che cosa le capita oggi?" Tutti abbiamo provato le stesse cose, siamo una famiglia, e stiamo lavorando insieme per la nostra salvezza.
Questo è il senso di tutta la nostra vita e dei rasta erano tutto. Teresa e io avevamo sempre sperato in una famiglia spirituale che voleva avvicinarsi a Dio, che voleva pregare insieme, aiutare le persone nel nome di Dio, ed è per questo che siamo qui. Questa è santa Maria, questo è ciò che farebbe appello ai rasta più seri. Il collegamento più importante per un Rasta con l'Ortodossia, però, è attraverso Haile Selassie. Ci sono molti rasta che hanno immagini di sua Maestà sul loro muro, ma non hanno la minima idea di chi fosse e di ciò in cui credeva.
Se studiate la sua vita, diventerete ortodossi. Questo è quello che di cui parlava, e questo è quello che vi dirà. Alcuni rasta camminano con un velo sul loro volto, e quando lo tolgono e vedono l'Ortodossia e sua Maestà per quello che era - un uomo come tutti noi, un peccatore, ma un grande leader, profondamente religioso - quando lo vedono, diventeranno stessi ortodossi.
RTE: Se potessi dire qualcosa ai rasta e ai non rasta sull'Ortodossia, che cosa sarebbe?
Michael: È casa. È l'amore. È l'amore di Cristo. È tutto.

Nota di Michael Wilson: Se qualcuno leggendo questo vuole contattarci, il nostro indirizzo e - mail è: orthodoxlove@yahoo.com. Indirizzo postale: Michael e Teresa Wilson, 837 E. 800 Rd,.
Lawrence, Kansas, 66047.

REDEMPTION SONG
Bob Marley
Old pirates, yes, they rob I;
Sold I to the merchant ships,
Minutes after they took I
From the bottomless pit.
But my hand was made strong
By the 'and of the Almighty.
We forward in this generation
Triumphantly.
Won't you help to sing
These songs of freedom?
'Cause all I ever have:
Redemption songs;
Redemption songs.
Emancipate yourselves from mental slavery;
None but ourselves can free our minds.
Have no fear for atomic energy,
'Cause none of them can stop the time.
How long shall they kill our prophets,
While we stand aside and look? Ooh!
Some say it's just a part of it:
We've got to fulfil de book.
Won't you help to sing
These songs of freedom?
'Cause all I ever have:
Redemption songs;
Redemption songs;
Redemption songs.

Note
[1] Ital (pron. àital): Un termine giamaicano che descrive la dieta rasta, derivato dalla parola "vital".
[2] National Geographic, giugno 1931. Haile Selassie è stato anche nominato uomo dell'anno del Time Magazine of the Year nell'edizine del 6 gennaio 1936.
[3] Come più longevo capo di stato, l'imperatore Haile Selassie I aveva la precedenza diplomatica in tutte le riunioni internazionali di capi di stato, come i funerali del presidente John Kennedy, Charles De Gaulle, e le cerimonie formali che segnarono il 2500° anniversario dell'impero persiano. Oltre ad essere il più longevo capo di stato, l'imperatore etiope fu anche l'ultimo della linea della più longeva dinastia nella storia del mondo. Fu anche l'unico capo di Stato ad essersi rivolto sia alle Nazioni Unite (6 ottobre 1963) sia al suo predecessore, la Lega delle Nazioni (giugno 1936).
[4] Per informazioni sulle conferenze sulle radici africane del cristianesimo antico, visitare www.stmaryofegypt.net.
[5] Nota di Michael: I miei due libri preferiti su San Basilio sono The Mystery of the Wonder-worker of Ostrog (Il mistero del taumaturgo di Ostrog) e Healings of Soul and Body, St. Basil of Ostrog (Guarigioni dell'anima e del corpo, San Basilio di Ostrog).

mercoledì 30 ottobre 2013

Dal sito della parrocchia Ortodossa Russa di Torino


Padre Ioannis Romanidis su Robin Hood e l'Ortodossia

Dal blog Mystagogy
TESTO I
Estratto dal saggio La menzogna di Carlo Magno del 794 d.C.,
 i greco-latini di Alba Longa e di Roma, la menzogna dell'Impero
 bizantino e la balcanizzazione
http://www.romanity.org/htm/rom.21.en.the_ethnic_cleaning_of_roman_history.01.htm#33
 
46. Come abbiamo già notato, la popolazione della Francia
 nel 1789 includeva il 2% di nobili, il 13% di classe media libera 
e l'85% di villani e servi. Quest'ultimo 85% era racchiuso 
all'interno di aree di servitù e bloccato dalla fuga da circa
 40.000 castelli. Questi servi e villani erano stati isolati gli 
uni dagli altri da tanti secoli, che avevano finito per parlare 
il proprio patois locale, forme dialettali di cui circa 35 sono 
tramandate e ancora parlate localmente. Questa realtà ha 
costretto l'85% della popolazione ad apprendere e adottare 
il linguaggio dei loro ex oppressori. Questo significa chiaramente 
che ci doveva essere un motivo molto grave per cui i militari
 franchi tenevano così tanta parte della popolazione isolata
 gli uni dagli altri. Sembra che la migliore spiegazione di 
questo fenomeno di tante aree di servitù fino al 1789 è 
da ricercarsi nelle Decretali pseudo-isidoriane apparse
 nell'850. [35] Questi documenti manomessi e falsificati 
supportavano una struttura di Chiesa che metteva i vescovi 
franchi direttamente sotto il controllo del papa di Roma e
 della sua curia, entrambi ancora formati da cittadini romani,
 e quindi sotto il dominio dell'Impero romano e il suo 
imperatore romano a Costantinopoli Nuova Roma. 
All'epoca i franchi accettatero queste Decretali come 
autentiche e sostennero che erano valide a livello locale
 solo all'interno dell'Impero romano, un argomento difficile
 da sostenere quando un piccolo numero di franchi governava
 su un numero di gran lunga superiore di romani. Così i
 franchi presero la loro decisione finale di che ha provocò
 la loro occupazione definitiva del papato mettendo sul
 trono pontificio i loro lacchè dal 1012 al 1046, quando 
 riuscirono a liberarsi definitivamente dei papi romani e 
della loro curia e divennero essi stessi il papa di Roma e
 la sua curia.
47. Tuttavia, questo nuovo papato franco iniziò a consolidare
 il proprio potere in Occidente attraverso l'invasione normanna
 dell'Inghilterra 1066. Mentre i franchi normanni stavano 
continuando il processo di espulsione dell'esercito romano 
dal Sud Italia e di aiuto agli italo-franchi a strappare il papato
 dagli imperatori di Franconia, il loro duca Guglielmo 
di Normandia invase l'Inghilterra con la benedizione di papa 
Alessandro nel 1066. Fece installare il suo amico lombardo,
 il "santo e beato " Lanfranco, maestro del papa, come
 primo arcivescovo non romano/sassone di Canterbury nel 1070,
 e insieme sostituirono tutti i vescovi autoctoni con vescovi
 franco-latini. Tutti i vescovi e abati sassoni e celti furono
 licenziati in massa [36] e condannati al carcere a morire 
morti premature per tortura e fame. [37] I nuovi vescovi,  
 nobili dell'impero dei franchi, furono a loro volta uccisi 
dal popolo ogni volta che se ne presentava l'occasione. 
[38] in effetti sassoni e celti celebrarono la morte di Lanfranco 
nel 1089 con il lancio della loro terza e più grave rivolta
 contro gli invasori stranieri. [39] Il più famoso dei leader
 rivoluzionari sassoni contro i normanni era Robin Hood. 
Ammalato, fu portato da Little John in un convento di 
suore dove qualcuno lo riconobbe. La suora normanna 
che lo stava curando con un salasso trasformò questa cura 
in un assassinio facendolo sanguinare a morte. Little John
 e i suoi uomini fuggirono in Irlanda per continuare la loro
 guerra contro i normanni. [40] Quella che Robin Hood e
 i suoi uomini stavano combattendo contro il cattivo
 re Giovanni a favore del buon re Riccardo è una favola 
davvero interessante e astuta. In ogni caso le riforme
 normanne e la loro potenza militare si svilupparono 
nelle crociate in Oriente e in Occidente. Favorirono 
infine la riforma protestante, che ebbe scarso successo
presso i romani d’Oriente e alcuni tra gli slavi.
48. Questa tradizione di vescovi, chierici e monaci 
assassini ebbe il suo fondamento teologico quasi definitivo
 con "san" Bernardo di Chiaravalle nei suoi sermoni 
"De laude novae militiae ad milites Templi" [41] in cui
 sostiene che il cavaliere templare, un religioso "che 
uccide per la religione non commette un male, ma
 piuttosto fa il bene, per il suo popolo e se stesso.
 Se muore in battaglia, si guadagna il cielo; se uccide
 i suoi avversari, vendica Cristo. In ogni modo, Dio è
 compiaciuto". [42] La sua forma definitiva le fu data
 dall'Inquisizione che condannava a morte, ma di solito
 passava le esecuzioni ai laici.
Note
[35] Ioannis S. Romanidis, "Franchi, romani, feudalesimo 
e dottrina, un'interazione tra teologia e società", Holy Cross
 Orthodox Press, 1981, pp.20 -32.
[36] Per le fonti documentate dei dettagli dell'omicidio
 dei vescovi e abati celti e sassoni e la loro sostituzione 
con nobili dai regni franchi, ossia Gallia, Germania e Italia,
 v. Auguste Thierry, Histoire de la Conquète de l'Angleterre
 par les Normands, Paris 1843, vol. 2, pp 147 (1071-1072),
 215-219 (1075-1076), 284, 313-314, 318 (1087-1094), vol. 3,
 pp 35 (1110-1138), 214-215 (1203).
[37] Ibid. voI. 2, pp 55, ' 66 (1068) 111.145.184 
(1070-1072), 215 (1075-1076), 240-242 (1082), 
313-316 (1088-1089), vol. 3, pp 35, 44, 47 (1110-1140).
[38] Ibidem,. Vol. 2, pp 232, 236 (1080); vol. 3, pp 27, 
36-37, 39 (1110-1138), 55 (1141-1142), vol. 4, pag. 349 (1387).
[39] Ibid., Vol, 2, p. 315. Robin Hood guidò una fase 
di questa rivoluzione fino a che non fu riconosciuto 
da suore normanne che lo lasciarono morire dissanguato
 mentre lo curavano per mezzo di un salasso.
[40] 1189-1194. Nessuna delle ballate che sono state
 conservate fino a noi ci racconta la morte di Robin Hood; 
la tradizione popolare dice che è morto in un convento 
di suore, dove un giorno, sentendosi malato, era andato 
a chiedere aiuto. Dovettero praticargli un salasso, 
e la suora che sapeva fare questa operazione, 
 riconoscendo Robin Hood, la praticò su di lui in
 modo da ucciderlo. (Percy, Reliquies of ancient 
English poetry, vol. I, p.198, 6e cdd.)
Questa storia, che nessuno può confermare né smentire, 
è del tutto coerente con gli standard del XII secolo; molte 
donne nei monasteri ricchi si occupavano di studiare medicina
 e di preparare rimedi che offrivano gratuitamente ai poveri.
 Inoltre, in Inghilterra, dopo la conquista, le superiore delle 
abbazie e la maggior parte delle monache erano di estrazione 
normanna, come dimostrano i loro statuti, scritti in
 francese antico (Regula monialium Beatae Mariae de 
Sopwell, in auctuario, additamentor, ad Matth. Paris, 
t. I, p. 261): forse questo fatto spiega come mai il capo
 dei banditi sassoni, che gli ordini reali avevano messo
 fuori legge, trovasse dei nemici nel convento dove era
 andato a cercare aiuto. Dopo la sua morte, il gruppo di 
cui era il leader e l'anima si disperse, e Little John, suo
 fedele compagno, disperando di poter rimanere in Inghilterra,
 e spinto dal desiderio di continuare la guerra contro 
i normanni, andò in Irlanda, dove prese parte alle rivolta
 dei locali. Così fu sciolto l'ultimo gruppo di briganti 
inglesi ad avere uno scopo e un carattere politico, e 
che merita quindi una menzione nella storia.
[41] Migne, P.L. 182, 921-940.
[42] Come sintetizzato ne La storia del feudalesimo
a cura di David Herlihy, 1970, p. 282-283.
Il retro della portineria del convento di Kirklees, dove 
si dice che Robin Hood sia stato dissanguato a morte dalla priora
TESTO II
Estratto dal saggio La cura della malattia neurobiologica 
della religione, la civiltà ellenica dell'impero romano, 
la menzogna di Carlo Magno del 794, e la sua menzogna oggi
http://www.romanity.org/htm/rom.02.en.the_cure_of_the_neurobiological_
sickness_of_rel.03.htm#s25
25. Robin Hood - un martire ortodosso?
Il più famoso dei leader rivoluzionari sassoni contro 
i normanni era Robin Hood. Ammalato, fu portato da
 Little John in un convento di suore dove qualcuno lo 
riconobbe. La suora normanna che lo stava curando 
con un salasso trasformò questa cura in un assassinio 
facendolo sanguinare a morte. Little John e i suoi
 uomini fuggirono in Irlanda per continuare la loro
 guerra contro i normanni. [96]
Così tanti sassoni si diressero verso Costantinopoli 
Nuova Roma dopo la conquista normanna per unirsi 
 all'esercito dei variaghi dell'imperatore romano, da 
superare gli scandinavi come maggioranza. [97] Uno 
dei grandi generali di questo esercito dei variaghi era
 stato re Harald III Hadrada di Norvegia (1015-1066). 
Questo significa che la Norvegia era ancora ortodossa. 
Era diventato il capo dell'esercito dei variaghi sotto
 l'imperatore [98] Zoe (1042-1056). Il generale Harald 
condusse i suoi variaghi "a frequenti vittorie in Italia, 
in Sicilia e in Nord Africa, penetrando anche a Gerusalemme.
 In Italia e in Sicilia combatteva franchi e normanni 
nel momento in cui erano in procinto di liberarsi dei 
papi di facciata, i romani tuscolani (1014-1056) a favore
 dei reali papi franco-latini. È molto probabile che la sua
 attenzione sia stata distratta per qualche tempo dall'inizio
 della penetrazione dell'eresia carolingia in Scandinavia, 
cosa che può spiegare i suoi frequenti tentativi di 
 soggiogare la Danimarca. Nel 1064 abbandonò questo
 tentativo e fece la pace con la Danimarca. Sua invasione
 dell'Inghilterra nel 1066 a Eburacum era evidentemente
 un tentativo di sconfiggere il partito filo-franco-normanno,
 che stava cercando di avere la meglio sui sassoni. 
Evidentemente non fu solo su iniziativa del conte 
sassone di Tostig, filo-romano e ortodosso, che 
ntraprese l'invasione dell'Inghilterra, dato che ebbe 
anche alleati ortodossi scozzesi, irlandesi e di Ebor 
 (Yorkshire in normannno) che sostennero la sua 
invasione dell'Inghilterra.
Non ci può essere alcun dubbio che i cristiani ortodossi
 d'Inghilterra sapessero benissimo che il loro papato 
romano aveva lottato contro una presa di potere dei franchi 
nel 983-984, nel 996-999, nel 999-1003 e, infine, nel 1009-1046,
 quando dei voltagabbana romani tuscolani furono posti 
a forza dagli imperatori tedeschi al soglio papale, finché 
questo diventò finalmente franco-latino dal 1046. Fu in 
questo contesto che l'invasione normanna dell'Inghilterra 
ebbe luogo con la benedizione del papa lombardo 
 Alessandro II (1061-1073).
In ogni caso il re sassone Harold del West Essex 
incontrò l'esercito norvegese a Eburacum
 (in normanno York) e nella battaglia che ne 
seguì il re di Norvegia fu ucciso. Tuttavia,
 mentre celebrava la sua vittoria il re sassone 
Harold apprese che un esercito normanno era
 appena sbarcato. Senza aspettare che i suoi 
osservatori dessero una buona occhiata a questo
 nemico normanno, re Harold si precipitò con il 
suo esercito, fresco della sua vittoria sui norvegesi, 
per incontrare i normanni solo per confrontarsi con 
i nuovi tipo di cavalli e uomini pesantemente corazzati.
 Un fenomeno di cui non avevano ancora sentito parlare,
 né che potevano immaginare.
Guglielmo sbarcò sulle coste della Gran Bretagna portando
 la bandiera papale a capo di quello che era essenzialmente 
 l'esercito della prima crociata. Il francofilo Harold rimase 
abbastanza stupito quando seppe che il papa lombardo 
Alessandro II aveva dato la sua benedizione papale 
all'invasione di William. Fece molto poche e molto 
povere manovre difensive sul campo di Hastings quel 
 giorno e lui e i suoi uomini furono completamente schiacciati. [99]
Sicuramente il norvegese Harald non fu mai consapevole 
che stava combattendo per un cosiddetto imperatore 
"greco" o "bizantino". Egli aveva vissuto e lavorato per 
l'impero romano e il suo imperatore romano Zoe sapendo
 che lei e la sua gente erano romani. Con la battaglia di 
Hastings fu la volta dei romani sassoni, gallesi, irlandesi 
e scozzesi di diventare schiavi dei nobili franco-latini 
che ora saccheggiavano la loro terra. Tutti questi veri 
 cristiani "cattolici romani" d'Inghilterra stavano ancora 
pregando nelle loro chiese per l'Imperium Romanum di cui
 l'imperatore romano e la capitale erano a Costantinopoli,
 la Nuova Roma, che era anche il quartier generale 
dell'esercito dei variaghi in cui i loro figli stavano servendo.
Note
[96] 1189-1194. Nessuna delle ballate che sono state 
conservate fino a noi ci racconta la morte di Robin Hood;
la tradizione popolare dice che è morto in un convento
 di suore, dove un giorno, sentendosi malato, era andato 
a chiedere aiuto. Dovettero praticargli un salasso, e
 la suora che sapeva fare questa operazione,
 riconoscendo Robin Hood, la praticò su di lui in 
modo da ucciderlo. (Percy, Reliquies of ancient 
English poetry, vol. I, p.198, 6e cdd.)
Questa storia, che nessuno può confermare né smentire,
 è del tutto coerente con gli standard del XII secolo; molte
 donne nei monasteri ricchi si occupavano di studiare 
medicina e di preparare rimedi che offrivano gratuitamente
 ai poveri. Inoltre, in Inghilterra, dopo la conquista, le 
superiore delle abbazie e la maggior parte delle 
monache erano di estrazione normanna, come 
dimostrano i loro statuti, scritti in francese antico 
(Regula monialium Beatae Mariae de Sopwell, in auctuario, 
additamentor, ad Matth. Paris, t. I, p. 261): forse questo
 fatto spiega come mai il capo dei banditi sassoni, 
che gli ordini reali avevano messo fuori legge, trovasse 
dei nemici nel convento dove era andato a cercare aiuto. 
 Dopo la sua morte, il gruppo di cui era il leader e 
l'anima si disperse, e Little John, suo fedele compagno, 
disperando di poter rimanere in Inghilterra, e
 spinto dal desiderio di continuare la guerra contro 
i normanni, andò in Irlanda, dove prese parte alle
 rivolta dei locali. Così fu sciolto l'ultimo gruppo di 
briganti inglesi ad avere uno scopo e un carattere
 politico, e che merita quindi una menzione nella storia.
[97] Cfr. G. Ostrogorsky, "Storia dello Stato bizantino,
 " New Brunswick, New Jersey, 1957, p. 293.
[98] I governanti romani donne portavano il titolo 
di "Imperatore", mai di imperatrice.
[99] David Howarth, "1066 l'anno della conquista", 1978 Viking Press.