venerdì 28 novembre 2014

Dio mio, Dio mio.....perchè ci hai abbandonato !!!!!



TUTTO COME PREVISTO. UNA LETTERA DEL BEATO PAISIOS SULLE APERTURE ALLA CHIESA DI ROMA *
Santa Montagna, 23 gennaio 1969
Reverendo Padre Charalampos,
giacché ho visto il grande subbuglio che imperversa nella nostra Chiesa, dovuto a diversi movimenti filo-unionistici e ai contatti del Patriarca con il Papa, mi sono addolorato, come suo figlio e ho considerato cosa buona, oltre alle mie preghiere, mandare anche un piccolo pezzo di filo (che ho in quanto povero monaco), per essere usato anche per un solo punto di cucitura per l’abito, stappato in mille pezzi, della nostra Madre.
Credo che farete atto d’amore e lo utilizzerete per mezzo del vostro foglio religioso. Vi ringrazio.
Prima di tutto, vorrei chiedere scusa a tutti per aver osato scrivere qualcosa, dal momento che non sono né santo, né teologo. Immagino che tutti mi capiranno, che il mio scritto non è altro che un mio profondo dolore per la linea e l’amore mondano, purtroppo, del nostro padre, il Signor Atenagoras. Da quanto sembra, ha amato un’altra donna moderna, denominata Chiesa Papale, perché la nostra Madre Ortodossa non gli fa alcuna impressione, essendo molto modesta. Quest’amore, sentito da Costantinopoli, ha trovato grande risonanza in molti suoi figli, che lo vivono nelle città. Dato che questo è lo spirito del nostro tempo: che la famiglia perda il suo sacro significato a causa di amori di tal genere, il cui scopo è la disgregazione e non l’unione.
Con un tale amore mondano, più o meno, anche il nostro Patriarca giunge a Roma. Invece di mostrare amore prima a noi, suoi figli e alla nostra Madre Chiesa, egli ha purtroppo diretto il suo amore molto lontano. Il risultato, da una parte, era di far riposare i suoi figli mondani, che amano il mondo e hanno quest’amore mondano e, dall’altra, di scandalizzare moltissimo tutti noi, i figli dell’Ortodossia, giovani e anziani che abbiamo timore di Dio.
Con dispiacere non ho visto che nessuno dei filo-unionisti, da me conosciuti, abbia nè midollo spirituale nè corteccia. Tuttavia, sanno parlare di amore e di unità mentre non sono uniti a Dio, perché non l’hanno amato.
Vorrei pregare caldamente tutti i nostri fratelli filo-unionisti: poiché l’argomento dell’unione delle Chiese è qualcosa di spirituale e abbiamo bisogno di amore spirituale, di lasciarlo a coloro che hanno amato molto Dio e quindi sono teologi, come i Padri della Chiesa - e non agli interpreti della legge - che hanno offerto e offrono completamente sé stessi per la diaconia della Chiesa (come una grande candela), accesi dal fuoco dell’amore di Dio e non dall’accendino del sagrestano.
Dobbiamo sapere che non esistono solo leggi fisiche, ma anche spirituali. Pertanto la futura ira di Dio non può essere affrontata tramite un’aggregazione di peccatori (perché riceveremo doppia ira), ma con il pentimento e l’osservanza dei comandamenti del Signore.
Inoltre, dobbiamo conoscere bene che la Chiesa Ortodossa non ha alcuna mancanza. L’unica mancanza è l’assenza di gerarchi seri e di Pastori con principi patristici. Gli eletti sono pochi. Ma non è questo che deve preoccupare. La Chiesa è Chiesa di Cristo, ed è Egli che la governa. Non è un Tempio costruito con pietra, sabbia e calce da devoti e che si distrugge dal fuoco dei barbari, ma è Cristo stesso. « E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato» (Mt 21, 44). Il Signore, quando sarà necessario, farà apparire dei Marco Eugenico e dei Gregorio Palamas per raccogliere tutti i nostri fratelli scandalizzati perché confessino la fede ortodossa, consolidino la Tradizione e diano grande gioia alla nostra Madre.
Nei nostri tempi vediamo che molti figli fedeli della nostra Chiesa, monaci e laici, si sono purtroppo staccati da Essa a causa dei filo-unionisti. Secondo il mio parere non è per niente buona cosa staccarsi dalla Chiesa ogni volta che un Patriarca ha qualche colpa, ma dall’interno, vicino alla Madre Chiesa, ognuno ha il dovere e l’obbligo di protestare e di lottare a suo modo. Interrompere la commemorazione del Patriarca, staccarsi e creare la propria Chiesa continuando a parlare, insultando il Patriarca, a mio parere, è assurdo.
Se per l’una o l’altra deviazione dei Patriarchi, avvenute in diverse epoche, ci fossimo separati e avessimo creato delle nostre Chiese – Dio proteggi – avremmo superato pure i Protestanti.
Facilmente uno si separa ma difficilmente ritorna. Purtroppo, abbiamo molte “Chiese” ai giorni nostri. Sono state create sia da grandi gruppi sia addirittura da una sola persona. Giacché è successo anche alla loro kalivi (mi riferisco a quanto succede nella Santa Montagna) dove c’è pure un Tempio, credevano di poter realizzare una propria Chiesa indipendente. Se i filo-unionisti danno un primo colpo alla Chiesa, questi, i sopra nominati, ne danno il secondo. Preghiamo che Dio dia la Sua illuminazione a tutti noi e al Patriarca, il Signor Atenagoras, perché, prima, avvenga l’unione di queste “Chiese”, si realizzi la serenità tra lo scandalizzato pleroma del popolo ortodosso, si diffonda la pace e l’amore tra le Chiese Ortodosse Orientali, e poi si possa iniziare a pensare all’unione con le altre “Confessioni”, se desiderano sinceramente abbracciare la Dottrina Ortodossa.
Vorrei dire ancora che c’è pure un terzo gruppo nella nostra Chiesa. Sono quei fratelli che, pur rimanendo fedeli Suoi figli, tuttavia non hanno accordo spirituale tra di loro. Essi si occupano del giudicare, l’uno l’altro, e non del bene comune della lotta. Ciascuno controlla l’altro (più di se stesso) su cosa dirà o cosa scriverà per colpirlo poi senza pietà. Mentre se egli stesso avesse detto o avesse scritto la stessa cosa, l’avrebbe sostenuta con molte testimonianze della Santa Scrittura e dei Padri. Il male compiuto è grande, perché, da una parte fa un’ingiustizia al proprio prossimo, mentre dall’altra lo rovina dinanzi agli occhi di altri credenti. Molte volte semina pure l’infedeltà nelle anime dei deboli, poiché le scandalizza. Purtroppo alcuni di noi avanzano richieste irragionevoli agli altri. Vogliamo che essi abbiano lo stesso nostro carattere spirituale. Quando qualcun’altro non concorda con il nostro carattere ed è un po’ indulgente o un po’ acuto, immediatamente deduciamo che non è un uomo spirituale. Tutti sono utili nella Chiesa. Tutti i Padri hanno offerto i loro servizi ad Essa. Sia quelli dal carattere calmo, sia quelli dal carattere severo. Come al corpo umano sono necessarie sia le cose dolci, sia le cose aspre ma anche le cose amare come il radicchio (ognuna ha proprie sostanze e vitamine), lo stesso vale anche per il Corpo della Chiesa. Tutti sono necessari. L’uno completa il carattere dell’altro e tutti noi siamo obbligati a tollerare non solo il loro carattere, ma anche le loro debolezze in quanto esseri umani.
E di nuovo ritorno ad esprimere sinceramente le scuse a tutti, perché ho osato scrivere. Io sono un semplice monaco e il mio lavoro è quello di sforzarmi, per quanto posso, di spogliarmi del vecchio uomo e di aiutare gli altri e la Chiesa, attraverso Dio, tramite la preghiera. Tuttavia, siccome sono arrivate al mio eremo tristi notizie per la nostra Santa Ortodossia, mi sono molto addolorato e ho considerato giusto scrivere quanto sentivo.
Preghiamo tutti affinché Dio dia la Sua grazia e ciascuno di noi possa aiutare, a suo modo, per la gloria della nostra Chiesa.
Con molta deferenza verso tutti.
Un monaco eremita
(Paisios monaco)
* Una lettera di padre Paisios Inviata a padre Charalampos Vasilopoulos, direttore del giornale “Stampa Ortodossa” (Ορθόδοξος Τύπος) – 

Non ho nessuna voglia di commentare........ credo solo che tanti Santi Ortodossi, ad iniziare da San Marco d'Efeso, si stanno rivoltando nella tomba.

La grandiosità e la potenza dell’amore nel venerabile Centro 

dell’Ortodossia e l’uomo contemporaneo

data: 27-11-2014 - Discorso di Sua Em.nza il Metropolita

di Sua Eminenza il Metropolita Gennadios Arcivescovo Ortodosso di Italia e Malta




 Non è possibile che un uomo il quale voglia una «Chiesa povera», oppure che un altro il quale lotta per la difesa del creato di Dio non siano entrambi uomini di Dio, che non siano ripieni di grazia con l’amore di Dio: il Vescovo di Roma e il Vescovo di Costantinopoli, i due Patriarchi d’Oriente e d’Occidente, Vertici d’onore e d’amore, come anche primi diaconi della Chiesa di Cristo, che siano liberati dal pericoloso sentimento di contesa, che crea polemica e inimicizia, differenze e disuguaglianze, non solo nella vita spirituale ma anche in quella sociale degli uomini.
Perché un uomo possa raggiungere questa civilizzatrice realtà cristiana, deve, naturalmente, essere guidato dalla inesauribile forza dell’umiltà che, in sostanza, è lo stesso Amore, Dio, il quale ricolma di doni l’uomo, lo libera dall’incertezza e dalla disillusione, gli dona, inoltre, la predisposizione alla preghiera, lo nutre con la Grazia del Santissimo Spirito, lo illumina a prendere decisioni buone ed utili, e, nel nostro caso, prendono la grandiosa decisione di un nuovo incontro – percorso di amore, pace, speranza e unità – nella Città della Santissima Madre di Dio, Protettrice della Città di Costantino il Grande.
Il grandioso, e fraterno incontro delle due prime Guide spirituali della Chiesa Cristiana nel gloriosissimo Fanar, la Cattedra del Patriarca Ecumenico, senz’altro rimarrà storica e famosissima nel corso dei secoli passati e presenti e sicuramente in quelli futuri, tuttavia ritengo umilmente che questo incontro rimarrà nella vita del popolo fedele di Dio come una salda e insuperabile esperienza e realtà di riconciliazione e fraternità, piuttosto significativa e degna, certamente, degli incontri precedenti, “Ponte di amore, di pace, di speranza e di unità”, per la continuazione del loro percorso divino nella direzione dell’annuncio evangelico “affinché siano una sola cosa”, poiché innanzitutto le “Questioni”: divisione, scandalo, responsabilità, hanno sensibilizzato, in modo particolare, i suoi Santissimi Protagonisti, i quali davanti a Dio creatore sono maggiormente responsabili rispetto a tutti per il mancato percorso comune del mondo, in particolare dei cristiani, per l’adempimento della volontà di Dio “affinché siano una sola cosa”, che è un“Testamento Divino” e, soprattutto, attende il cammino di tutti verso di sé, in modo che questo divino Testamento diventi per tutti vissuto, affinché vivano, cioè in conformità con la parola apostolica soprannaturale: “non vivo più io, ma Cristo in me vive”, dell’Apostolo Paolo. In secondo luogo, osservo e intravvedo che i «Valori»: libertà, volontà, fratellanza, preghiera, decisione e ritorno all’amore iniziale divino, con il passare del tempo, tutti questi valori custoditi da Dio costituiscono un loro autentico vissuto, vale a dire vivono la fede viva e creativa, che li rafforza, come anche la loro piena dedizione a Colui che “è Nato dalla Vergine che ha subito la Croce che ha affrontato la Morte ed è risorto dai morti”, “ lo Stesso nei secoli” che poco prima hanno venerato nei Luoghi Santi, dove ha agito e ha dato la Sua Vita come “riscatto per molti”, e ha donato al mondo la salvezza, continuano questo divino percorso per il ristabilimento dell’ordine, contro lo scandalo della divisione, per il comune percorso di tutti in direzione di questo Annuncio di Salvezza e il suo adempimento e ciò affinché “il mondo creda”, affinché il mondo si salvi, poiché in realtà la divisione costituisce il più grande ostacolo affinché l’uomo contemporaneo creda all’insegnamento liberatore del Signore, poiché con dolore osserva che nella vita ecclesiastica dei fedeli esistono competizione, conflitti, polemiche, inimicizia, divergenze e in generale osservano un disordine spirituale e morale, un comportamento anomalo, che allontana molto, in tutte le sue manifestazioni da quella che il Capo della nostra fede ha stabilito, dell’amore, della pace, della speranza e dell’unità.
Nonostante questo comportamento estremamente miserevole dell’azione dell’uomo della nostra epoca, si richiede o per un motivo o per un altro, superficialmente o coscienziosamente, come anche fanno i fedeli e gli uomini di buona volontà, nuovi segni, illuminati e chiari, sufficienti per aiutarlo, nella prassi, per la promozione di quella iniziativa divina, per il cammino insieme di tutti, affinché “siano una sola cosa”, che è un’opera e un dovere particolare del fedele contemporaneo, dal momento che Cristo non viene più nel mondo per liberarlo dal grave peccato della divisione che provoca disperazione, disordini, irregolarità, scandalo. Possiamo dire che per l’uomo non aspetta altro da fare che essere egli stesso crocifisso per essere liberato dalle proprie passioni, l’egoismo, il fanatismo, l’odio, il disprezzo delle opinioni altrui, la brama di potere, la menzogna, l’inganno. Attende di vedere una nuova apertura, con un comunicato costruttivo, di progresso e costruttivo di spirito di Cristo attende nuovi passi in avanti, senza timore ed esitazioni, in particolare per quei segnali per cui è possibile nei nostri tempi agire “non aggiungere nulla … se non quello che è necessario” (Atti, 15,28),  «facendo ricorso all’economia, dove è possibile, senza considerare come è condizione necessario per l’unità, l’uniformità rigida e statica nelle cose essenziali, abituali ….. da sempre ha richiesto l’incontro e la collaborazione», secondo la saggia affermazione del famosissimo grande Metropolita del Patriarcato Ecumenico di Elioupoli e Theiron Melitone, il quale si è addormentato nel Signore come Metropolita di Calcedonia (in «Στάχυς», 1-2, 1965, pp. 20-21.. Cfr. Gennadios Zervos,  ora Metropolita di Italia e di Malta) ,  Il Contributo del Patriarcato Ecumenico per l’unità dei Cristiani, Città Nuova, 1974, p. 31). L’uomo che è caratterizzato dall’indifferenza e interesse personale, attirato verso la ricchezza e la vanità, servo senza dubbio della secolarizzazione e del nuovo devozionismo,  come giustamente osservano,  di vivere  sorprendenti eventi  e avere testimonianze relative al progresso della collaborazione per la soluzione del problema, per essere soddisfatti spiritualmente dei buoni e ricchi frutti del comportamento pastorale in modo da ottenere il reciproco amore fraterno in tutta sincerità, sostenendosi a vicenda e aiutandosi tra cristiani, per la convivenza pacifica dei popoli e la tutela del creato di Dio.
Ben sappiamo che i miscredenti non esistono soltanto ai tempi del Paralitico di 38 anni. Essi, come ricordiamo dalla lettera del passo Evangelico, non sono gratificati solo dall’intervento di Dio: “sono rimessi i tuoi peccati”, ma attendono di sentire anche l’altra parola evangelica “prendi il tuo letto e cammina”.
Le  occasioni non vanno sprecate!
È tuttavia terribile per l’uomo dei nostri tempi che non abbia pazienza, non preghi con devozione e attenzione, ed avanzi pretese di chiedere continuamente senza amare. Domina l’interesse, ma l’uomo non sopporta le prove, è incapace di aiutare se stesso in questa crisi dai molti aspetti. Questa sua fede è superficiale, mentre la sua comunione con Dio è priva di senso, poiché lui non conosce la catechesi cristiana, ed è ignorante, in mezzo al commovente, mistagogico e santo cammino della nostra Madre Chiesa.
In questa situazione di corruzione spirituale, morale, sociale e culturale venutasi a creare, di assenza della moralità e di confusione, di privazione e di abbandono egoistico a se stesso, come anche della manifesta mancanza di amicizia nei confronti dell’altro uomo, con conseguenti pericoli e attacchi temerari contro di lui, l’umile servizio e la semplicissima vita dei Primi Vescovi della cristianità, del Papa di Roma Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, tutto il comportamento e soprattutto il loro avvicinamento all’uomo e contemporaneamente il paziente atteggiamento, la loro cura e preoccupazione nei suoi confronti costituiscono un paterno cammino ascetico, che illumina, rafforza e guida l’uomo verso un futuro pieno di speranza, e lo aiuta a uscire dalla trappola della mancanza di fraternità e dall’indifferenza e dalla stessa solitudine. Sono un eccellente e luminosissimo esempio questo cammino dell’amore, dell’umiltà, della preghiera e della fedeltà del fedele alla volontà di Dio.
Il ritorno, dunque, ai nostri tempi del primo iniziale amore divino, che colma di doni il cammino umano ed ecclesiastico della vita e del servizio delle santissime figure del Papa e del Patriarca Ecumenico,  questo cammino dei due venerabili uomini, che vediamo e ascoltiamo, sono l’unico cammino che guida al percorso comune per l’adempimento del testamento del nostro Signore Gesù Cristo: “affinché siano una sola cosa” e, certamente, possiede come un tesoro inestimabile i suoi valori che dispensano la pace, la speranza, la gioia e la benedizione di Dio.
Conclusione: L’uomo dell’epoca contemporanea deve smettere di occuparsi solo di se stesso. Deve senz’altro avvicinare l’altro uomo per conoscerlo e dargli amore. Senza questo esercizio ascetico insegnato dai Padri, che apre vie, ispira e guida, l’uomo è sventurato, poiché non percepisce la presenza di Dio e non ha la forza dall’alto, conseguentemente risulta impossibile per lui comprendere lo scandalo della divisione per amare il proprio prossimo, che è proprio fratello. D’altro lato la salvezza e la vita eterna non sono solo per alcuni, ma per tutti gli uomini, per tutto il mondo, così anche come il suo insegnamento.
I Mass Media hanno pubblicato che, nel famosissimo Fanar, in occasione della festa del Trono Ecumenico di Costantinopoli, festeggiando la memoria del suo fondatore, il Santo Apostolo Andrea il Primo Chiamato, il Papa di Roma Francesco visiterà il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e farà ugualmente visita alla Chiesa di Costantinopoli.
L’incontro nella cattedra del Patriarca Ecumenica che sarà storico e famoso dal lato della storia e della cultura, sarà caratterizzato a mio parere, innanzitutto, come “Fraterno”, di enorme importanza, perché nel Fanar risplenderà, insieme alla saggezza patriarcale anche la gioia della Resurrezione, la grandezza, la gloria e forza del primo divino amore di cui ai tempi in cui viviamo e in cui agiamo sono autentici suoi portatori il Papa di Roma e il Patriarca Ecumenico, fedeli servitori del Testamento del Signore“affinché siano una sola cosa”, e umili lavoratori per aiutare il popolo di Dio nel suo cammino insieme nella direzione dell’annuncio di unità, segno importante affinché il mondo creda. Diventeranno modelli di altissimo valore e di prestigio mondiale, costituiranno un chiarissimo esempio di collaborazione fraterna, per il ritorno del primo divino amore e saranno per coloro che vi assistono e per tutto il mondo un dono e una benedizione di Dio. I due Vescovi di Roma e di Costantinopoli, benedetti e onorati da Dio, paterno esempio di amore, pace, speranza e unità, al Fanar, con i loro discorsi e il loro comportamento ecclesiastico, mostreranno a tutti il percorso che deve intraprendere ogni uomo fedele e ogni uomo di volontà se vuole uscire dalla crisi. Agirà in conformità con la volontà di Dio per essere salvo, libero, pacifico, e voglia avere come aiuto e soccorritore Dio.
L’amore è lo stesso Dio, che ha donato all’uomo la salvezza e la vita eterna. Con questa gioia e forza i due venerabili Vertici della Chiesa Cristiana, riempiranno di grazia il popolo di Dio ed ancora il popolo del Signore ricorderà le parole del Papa:  “Siamo fratelli, ci unisce l’amore”; il popolo di Dio ricorderà il bacio della venerabile destra del Patriarca Ecumenico da parte del Papa a Gerusalemme.  Riporterà la sua memoria l’inattesa e unica per altezza scena di significato e valore di Papa Paolo VI che si getta ai piedi dell’indimenticabile e saggio Metropolita di Calcedonia Melitone. Alcuni di quanti hanno seguito l’incontro a Fanar di Papa Paolo VI con il Patriarca Ecumenico Atenagora forse conoscono una loro piccola conversazione. Nel corso del programma dell’incontro il Papa giunse un po’ più tardi rispetto all’ora stabilita. Quando all’arrivo dice al Patriarca: “Scusi, Santità, sono giunto in ritardo”, il Patriarca rispose, “Santità, L’attendo da undici secoli”(Riferito da Sua Eminenza il Cardinale Willebrands, allora Segretario del Segretariato per la Promozione dell'Unità dei Cristiani). In genere per l’uomo, in modo particolare per il popolo fedele di Dio, tutti questi sono luminosissimi segnali e convincenti messaggi per il ritorno al primo – divino- amore che è lo stesso Dio, il quale, con la sua umiltà ha salvato e ha glorificato l’uomo. La grandiosità e la forza dell’amore risplenderà e rafforzerà, incoraggerà ed aiuterà l’uomo. Le due chiese, di Roma e di Costantinopoli, fondate dai due fratelli Pietro e Andrea, si troveranno nuovamente con il loro successori una accanto all’altra, ricordandosi in modo particolare di quegli sventurati momenti storici, che risultarono causa e ostacolo del mancato ritorno al primo – divino - amore, che univa le due chiese sorelle e risolveva le differenze che c’erano tra di loro, ogni contrasto, conflitto e polemica, e,  inoltre, c’era la stessa strada verso il comune messaggio “andate e insegnate a tutti i popoli”.

Nella Regina delle Città, la Città dei Sinodi Ecumenici, l’illustre e “Fraterno Incontro” dei due venerabili Capi dell’Oriente e dell’Occidente al Fanar, darà un chiaro e superiore annuncio, di fiduciosa continuità per il sereno cammino comune, mentre essi, con amore fraterno e con sincera amicizia, che li legano, pongono basi molto salde per il futuro, saldi nella preghiera, che li unisce e gli dà il grande privilegio di comunicare con Dio. Con l’incontro fraterno dei due santissimi Protagonisti, con la loro preghiera per la pace e il creato di Dio, come anche per il cammino comune del mondo per l’adempimento della Volontà di Dio, “affinché siano una solo cosa”, per il fedele popolo di Dio sarà una grandissima festa gioiosa. L’Incontro nella Cattedra del Patriarca Ecumenico il Fanar, sarà una “Pasqua”, sarà una Resurrezione, sarà un annuncio di gioia, con l’esultanza della Resurrezione, con l’ancora della speranza, sarà un fraterno cammino pasquale, e un percorso comune, con lo scopo di adempiere e compiere il ”Testamento di Dio”, che sarà per la chiesa militante una irripetibile e molto ben accolta festa, dopo il periodo del Grande Scisma, la Festa dell’unità dei cristiani.


Il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta



martedì 25 novembre 2014

 Chiesa Ortodossa 
 Patriarcato di Mosca


PARROCCHIA
SAN GIOVANNI DI KRONSTADT
(Palazzo Gallo - Piazza Vittorio Em. II) 
 

 
CASTROVILLARI (CS)
 
Русская Православная Церковь 
Московского Патриархата 

Biserica Ortodoxă Rusă
 Patriarhia Moscovei  

  
  DOMENICA 30 novembre 2014
(17 novembre )
  Memoria di San Gregorio di Neocesarea      
TONO VIII
DIVINA LITURGIA
ORE 09.30

martedì 18 novembre 2014

Dal sito del nostro Rev. Padre Ambrogio di Torino


Milano: il servizio di un archimandrita italiano 

Milano è la più grande città del nord Italia (e la seconda del paese, dopo Roma), con una popolazione di oltre 1,3 milioni. Milano è conosciuta come un luogo che segna le mode e come centro turistico di primo piano. Qui si trova una delle più belle cattedrali cattoliche - un gioiello architettonico dei secoli XIV-XIX, costruito in marmo bianco in stile gotico. Per gli ortodossi, Milano è un importante punto sulla via dei pellegrinaggi, perché nella cripta della basilica di sant'Ambrogio, che si trova nella piazza omonima, si trovano le reliquie di sant'Ambrogio, vescovo del IV secolo, famoso predicatore e innografo.
Alcuni ortodossi vengono a Milano per comunicare con una persona di grande fede e si sincera credenza cristiana dei nostri giorni. L'archimandrita Dimitri (Fantini), rettore della chiesa dei santi Sergio di Radonezh, Serafino di Sarov e Vincenzo di Saragozza, è un italiano divenuto un mentore spirituale per molti russi, ucraini e moldavi che si sono trasferiti in Italia. Il destino di batjushka, il suo cammino verso l'Ortodossia - è uno dei tanti miracoli con cui Dio glorifica la sua Chiesa.

L'archimandrita Dimitri (Fantini)

Giuseppino Fantini è nato nel 1943 nella città di Vicenza, in una famiglia cattolica. Come la maggior parte dei suoi connazionali, è stato battezzato nel cattolicesimo. Ma nell'adolescenza Giuseppino rimase deluso dalla Chiesa romana, e lasciandola, passò ai metodisti. Come mi ha detto batjushka: "conosco bene tutte le confessioni grazie alla mia esperienza personale: Ortodossia, cattolicesimo e protestantesimo". Il futuro archimandrita ha ricevuto una formazione puramente secolare: si è laureato in medicina.
- Volevo essere medico - dice padre Dimitri. - Il mio sogno si è avverato, e sono diventato un chirurgo traumatologo. Per più di venti anni ho lavorato presso l'Istituto di Traumatologia a Bergamo... Nello stesso tempo, si è svolta la mia ricerca spirituale che mi ha portato all'Ortodossia.
Come riconosce batjushka, queste ricerche non sono state facili, e ci ha messo diversi anni. Il primo passo è stato quello di conoscere le opere dei grandi scrittori russi del XIX secolo, e attraverso di loro – la Chiesa ortodossa russa e la sua spiritualità. Tuttavia, uno dei filoni di questa spiritualità era molto vicino: a Milano a quel tempo era attiva la parrocchia di San Nicola sotto l'omoforio del patriarca di Mosca.
- Tutto è accaduto in qualche modo sorprendente, miracoloso, - dice padre Dimitri. – Ricordo che il 12 dicembre 1976, mi sono detto, oggi non voglio andare dai metodisti; vado alla chiesa ortodossa russa. Così sono entrato nella cappella dell'ospedale medievale dove la comunità svolgeva il suo culto. I fedeli erano pochi, per lo più donne anziane della prima ondata di immigrati. Ero affascinato dall'atmosfera del servizio, dal canto della chiesa. Dopo la funzione, sono andato al sacerdote e mi sono presentato... Ma non mi è sembrato che ci avvenissero cambiamenti visibili dopo la mia visita: sono tornato alla normale pratica religiosa nella comunità metodista.
Tuttavia, riguardo alla ricerca della verità l'italiano si sbagliava non poco: nella comunità russa non fu dimenticato. L'anno seguente Giuseppino, inaspettatamente, ricevette un invito a visitare la Russia. Lo invitò l'archimandrita Evlogij (Hessler), rettore della chiesa di san Nicola a Milano. Un viaggio in Unione Sovietica era per lo più di carattere turistico, ma incluse comunque una visita alla Lavra della Trinità e di san Sergio, e anche un incontro con il patriarca Pimen. Le impressioni furono molte, nonostante il fatto che l'ospite dall'Italia avesse visto solo una piccola frazione dell'Ortodossia russa. Ma quando Giuseppino Fantini tornò a casa, pensò che fosse tutto finito e che non avrebbe proseguito.
- Sono andato alla chiesa russa a ringraziare padre Evlogij per il viaggio. Improvvisamente, mi ha offerto di cantare nel coro, - dice padre Dimitri. - Ho accettato, anche se sono rimasto metodista. Nel 1978, ho viaggiato in Russia per la seconda volta su invito del Patriarcato nel gruppo dei cantori. Il programma della seconda visita è stato più religioso e mi ha quindi permesso di conoscere meglio l'Ortodossia. Per esempio, abbiamo visitato i monasteri, e la nostra guida era l'archimandrita Lev (Tserpitskij), ora metropolita di Novgorod, che parla bene l'italiano.
Giuseppino Fantini prese una decisione radicale poco dopo il secondo viaggio in URSS: nel 1979, l'ex metodista divenne ortodosso. Nel 1980, divenne monaco, e alla fine dello stesso anno – sacerdote. L'ordinazione fu fatta dal vescovo Serafim (Rodionov), vicario dell'Esarcato in Europa occidentale del Patriarcato di Mosca. Purtroppo, la situazione religiosa a Milano a quel tempo cambiò in peggio: l'archimandrita Evlogiij lasciò la Chiesa ortodossa russa e se ne andò in scisma, in una successiva serie di alcune giurisdizioni non canoniche. Ora Evlogij è a capo dell'autoproclamato "Sinodo di Milano."
Padre Dimitri, realizzando che lo scisma è un male, è rimasto sempre fedele alla Chiesa russa. A quanto pare, questa è stata la Provvidenza di Dio: il giovane ieromonaco Dimitri entrava nella via del servizio sacerdotale proprio nel momento in cui l'archimandrita Evlogij iniziava ad attuare la sua idea di uscire dalla giurisdizione canonica.
Per qualche tempo batjushka ha servito nella chiesa romena a Milano, e anche nella chiesa di Tutti i Santi a Modena e nella parrocchia di Zurigo fino alla nomina dell'archimandrita Gurij (Shalimov), ma poi è stato in grado di fondare a Milano la parrocchia dei santi Sergio di Radonezh e Serafino di Sarov nella giurisdizione del Patriarcato di Mosca. La prima Liturgia nella nuova chiesa ricavata in un locale privato (in una delle case di Milano) è stata celebrata nel novembre 1985. Le icone per l'iconostasi della chiesa sono state dipinte da padre Dimitri. Nel 1996, la comunità si è trasferita nella chiesa di san Vincenzo (in via Giorgio Giulini), che fino ad allora aveva ospitato la parrocchia romena. Dopo il trasferimento, alla dedicazione della comunità è stato quindi aggiunto il nome di san Vincenzo di Saragozza (ieromartire della Spagna del IV secolo, che ha sofferto per la fede al tempo della persecuzione di Diocleziano). La chiesa in via Giulini rimane un luogo di culto fino a oggi, perché, purtroppo, la comunità del Patriarcato di Mosca non ha la possibilità di costruire una propria chiesa.


Nella chiesa di Via Giulini

Spinto dalla vocazione missionaria, Padre Dimitri ha fondato parrocchie anche in altre città del nord Italia: Torino, Verona, Brescia e Varese. Tutte queste parrocchie esistono ancora oggi. A Torino, il rettore dal 2001 è l'igumeno Ambrogio (Cassinasco), a Brescia celebra l'archimandrita Vladimir (Porubin), a Verona l'arciprete Sergej Dmitriev, a Varese il sacerdote Vladimir Khomenko. Dal 1991, padre Dimitri ha lasciato il lavoro all'ospedale traumatologico ed è stato in grado di dedicarsi completamente al servizio a Milano.
- Nei primi tempi, ovviamente, dovevo combinare il servizio con il lavoro secolare – dice batjushka. – Servivo a Milano e lavoravo a Bergamo, a 50 chilometri da Milano. Al lavoro, nessuno sapeva che ero sacerdote. Lo hanno appreso solo quando ho fatto un intervento in un programma televisivo religioso una domenica mattina. Ho pensato che questo programma non fosse seguito, ma mi sbagliavo. Il giorno dopo l'intero ospedale parlava del mio sacerdozio.
E qual era l'atteggiamento?
Positivo da parte dei pazienti e degli operatori sanitari, negativo da parte dei direttori. Le autorità non potevano nemmeno immaginare che qualcuno possa essere sia un medico sia un sacerdote.
È stato costretto a dimettersi?
No, le cose non sono arrivate fino a quel punto. Lasciare il lavoro è stata una mia scelta personale. Sono andato in pensione nel 1991, quando sono stato in grado di ricevere una pensione normale. Penso che sia stato provvidenziale, nel 1990, ha iniziato una emigrazione di massa dalla ex Unione Sovietica. E sono stato in grado di dare tutto il suo tempo alle persone che vengono in chiesa - perché sono diventati sempre di più...
Tra l'altro, nei primi tempi padre Dimitri cercava di utilizzare attivamente nel culto la lingua italiana, ma poi è tornato allo slavonico ecclesiastico, che ha imparato per conto proprio. Le ragioni sono chiare: gli italiani nella sua parrocchia sono molto pochi, la maggior parte dei parrocchiani provengono da Ucraina, Russia, Moldova e paesi baltici. Naturalmente, per la maggior parte di loro lingua slava è conosciuta e familiare. D'altra parte, l'assenza della lingua italiana non estingue forse nelle funzioni lo spirito missionario che può portare un servizio ortodosso in Italia?


L'arcivescovo Mark (Golovkov) e il clero delle parrocchie del Nord Italia

- Sa, quando sono diventato prete, sognavo di attirare la maggioranza degli italiani all'Ortodossia, dalle tenebre alla luce, - ha detto il mio interlocutore. – Ora, dopo quasi 35 anni di servizio, il mio atteggiamento è più contenuto. Anche se gli italiani chiedono il passaggio all'Ortodossia, cerco di scoprire quanto sia profonda e sincera la loro motivazione. Purtroppo, non molte persone sono alla ricerca di Dio con tutto il cuore. A volte le donne ortodosse che sposano italiani, cercano con tutte le forze di attirare i mariti all'Ortodossia. Cerco di frenare queste conversioni "familiari", che, dopo tutto, spesso non vengono dal cuore, ma piuttosto dalla costrizione, da una stretta pressione.
Probabilmente il passaggio dei cattolici all'Ortodossia è percepito negativamente dalla Chiesa cattolica?
- Talvolta è così... a suo tempo i miei parenti hanno reagito negativamente alla mia conversione all'Ortodossia. Alla fine degli anni '70, l'Ortodossia in Italia era conosciuta a malapena. I miei parenti pensavano che mi trovassi in una specie di setta, anche se, per esempio, i miei genitori non erano religiosamente attivi (e in quel momento io ero già da molto tempo fuori della Chiesa cattolica romana). Ora l'Ortodossia è molto più nota. Ma i cattolici, a mio parere, sono diventati meno zelanti e più indifferenti, mondanizzati. La Chiesa cattolica guarda a questa situazione molto negativamente. L'ecumenismo, a mio avviso, ha ulteriormente peggiorato la situazione. Ora agli occhi del Vaticano tutte le chiese non cattoliche ricadono nello stesso "calderone", come se fossero sullo stesso piano rispetto alla piena supremazia dei cattolici. I cattolici che in precedenza volevano cambiare confessione, oggi spesso non vedono questa possibilità, e si astengono dal fare questo passo.


Nel cortile del monastero al Lago Maggiore

"Probabilmente solo un'Ortodossia orante e liturgica è in grado di sopportare la mondanizzazione che colpisce sempre più le altre confessioni cristiane" – ho pensato io, ascoltando queste parole. Un buon esempio di questa preghiera è stata la fondazione nel 2012 a opera dell'archimandrita Dimitri di una dipendenza, la chiesa di un monastero presso il Lago Maggiore, una delle zone più belle del nord Italia. Ora nel monastero vi sono funzioni di culto regolari, anche se non ci sono ancora abitanti permanenti.
Naturalmente, l'esempio di altruismo, di vita monastica disinteressata e di genuino amore per Dio e per il prossimo, dimostrato nel servizio dell'archimandrita Dimitri, ispira e infiamma il cuore, e non lascia indifferenti gli altri. Come dice il Vangelo, una lucerna non può rimanere sotto il moggio. Grazie all'esempio di padre Dimitri hanno realizzato la sua vocazione e hanno ricevuto il monachesimo sei persone, tra cui gli attuale rettori delle parrocchie di Torino e Novara, i padri Ambrogio (Cassinasco) e Teofilo (Barbieri), e il secondo sacerdote a Milano, lo ieromonaco Siluan (Jaroslavtsev). Padre Siluan è stato ordinato ierodiacono nel maggio 2012 (nel novembre 2013 è divenuto ieromonaco) e da allora aiuta l'archimandrita Dimitri nel ministero. Tra l'altro, proprio dalla parrocchia, dove serve padre Dimitri, sono nate le attuali comunità georgiana e serba della Chiesa ortodossa a Milano. Padre Dimitri per decenni è stato padre e mentore per tutti gli ortodossi di Milano - a prescindere dalla loro lingua o nazionalità. Come nota lo ieromonaco Silvano, "bisogna vedere con quanto amore i suoi ex parrocchiani vengono a visitare padre Dimitri".


Milano. Il reliquiario di sant'Ambrogio

Per questo a batjushka non piace parlare di se stesso, perché i monaci non sono alla ricerca di premi e incentivi. Anche l'idea di un racconto della sua vita, l'ha percepita con scetticismo, facendo notare che non ha bisogno di pubblicità... Ma tuttavia, per essere obiettivi, si deve rilevare che il lavoro pastorale e missionario di padre Dimitri è stato di particolare importanza per il nord Italia. In concomitanza con gli sforzi e le preghiere delle parrocchie ortodosse di altre giurisdizioni (a Milano, oltre ai già citati romeni, serbi e georgiani, ci sono anche comunità greche e bulgare e una seconda parrocchia del patriarcato di Mosca), si sta creando in città e al di fuori una missione di spirito apostolico e di preghiera, benedetta dalla supplice intercessione di sant'Ambrogio, vescovo di Milano.

Dal sito amico: http://www.eleousa.net

Italia - Una mostra sulla chiesa di Santa Caterina

 Roma, 16 novembre 2014 - È stata allestita nella sala del refettorio della chiesa di Santa Caterina la grande martire a Roma una mostra fotografica dedicata alla storia della parrocchia della Chiesa ortodossa russa nella capitale d'Italia.
Durante il pasto, che, secondo la consuetudine, ha avuto luogo al termine della Liturgia domenicale, la mostra è stata presentata ai parrocchiani dai priori delle chiese romane del Patriarcato di Mosca - archimandrita Antonij (Sevryuk) e arciprete Vyacheslav Bachin.
Negli stand sono esposte fotografie uniche che illustrano due secoli di storia della parrocchia ortodossa russa a Roma, così come documenti d'archivio rari. La mostra è stata programmata per l'apertura della conferenza internazionale «La Chiesa ortodossa russa e i compatrioti: esperienze di cooperazione in Europa», che si tiene a Roma il 18 novembre, riporta il sito web della parrocchia di Santa Caterina.

(Fonte: Decr Servizio di Comunicazione; www.mospat.ru)

https://mospat.ru/it

Incontro col Primate della Chiesa Ortodossa in America

Il 9 novembre 2014 il metropolita Hilarion, Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, attualmente in visita negli Stati Uniti con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill, ha incontrato il Primate della Chiesa Ortodossa in America (OCA), Sua Beatitudine Tichon, Arcivescovo di Washington e Metropolita di tutta l’America e il Canada. L’incontro ha avuto luogo presso il Seminario Teologico Ortodosso di San Vladimir a New York.
Alla riunione hanno partecipato il vescovo Ioann di Naro-Fominsk, amministratore delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa negli Stati Uniti, e il protopresbitero John Jillions, Cancelliere della Chiesa Ortodossa in America.
Le parti hanno discusso questioni relative alle relazioni inter-ortodosse, e in particolare la cooperazione bilaterale tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa in America.

Dal sito: https://mospat.ru/it

Visita del Patriarca copto Teodoro II

 

Il 28 ottobre 2014 è giunto a Mosca il Papa e Patriarca di Alessandria Tawadros (Teodoro) II, Primate della Chiesa copta. Sua Santità visita per la prima volta la Chiesa ortodossa russa dopo la Sua elezione al trono patriarcale nel novembre del 2012.La delegazione che accompagna il Patriarca Teodoro II comprende: il metropolita Bishoy di Damietta, il segretario generale del Santo Sinodo della Chiesa copta, vescovo Raphael del centro di Cairo, il vescovo Cyrill di Milano, il vescovo Serapion di Los Angeles, il vescovo Angel, vicario della Gran Bretagna, il segretario del Patriarca, sacerdote Angel Ishaq, il portavoce del Patriarcato, sacerdote Pules Halim, la superiora del monastero di San Teodoro al Cairo, igumena Edrosis Girgis, il professore del Collegio Teologico-Pastorale a Port Said, dr. Ishaq Ibrahim Agban.All’aeroporto «Domodedovo» il Patriarca della Chiesa copta Teodoro II ha incontrato il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, l’ambasciatore della Repubblica Araba d’Egitto in Russia, Abdelsattar Mohammed El-Badri, il rappresentante del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ presso il trono patriarcale di Alessandria, arciprete Viktor Kulaga, il segretario del Decr per le relazioni inter-cristiane, ieromonaco Stefan (Igumnov), il funzionario del Decr, sacerdote Aleksandr Vasjutin.Nell’accogliere l’illustre ospite, il metropolita Hilarion ha espresso la speranza che la visita alla Chiesa ortodossa russa sia per lui feconda e lasci un buon ricordo.«Siamo molto felici di venire a visitare la vostra Chiesa. Alcuni membri della delegazione che mi accompagna sono già venuti qui, al contrario di me che giungo per la prima volta. Sono felice di incontrare Sua Santità il Patriarca Kirill. Sappiamo che, visitando la Chiesa ortodossa russa, si rimane ricolmi di grazia», ha detto, dal canto suo, il capo della Chiesa copta.Il programma della visita comprende l’incontro con Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, con rappresentanti del governo della Federazione Russa, e la visita a chiese e monasteri di Mosca e dintorni.La visita del Patriarca Teodoro II alla Chiesa ortodossa russa si concluderà il 4 novembre 2014.

 

lunedì 17 novembre 2014

Divina Liturgia domenicale presso la Missione di Lauropoli (cs)




 
 Русская Православная Церковь 

Московского Патриархата 


Biserica Ortodoxă Rusă

 Patriarhia Moscovei 

  
 Chiesa Ortodossa 

 Patriarcato di Mosca

 

Missione
San Nicola di Mira

(Cappella S. Francesco)

Lauropoli (cs)



DOMENICA 23 novembre 2014
(10 novembre )
TONO VII
DIVINA LITURGIA
ORE 09.30

La nostra Chiesa.




















martedì 4 novembre 2014

Campagna raccolta olive 2014: ".............., l'olio che fa brillare il tuo volto,......... . " (Salmo 103) Non solo, l'olio servirà anche per le varie unzione che faremo in Chiesa (Battesimi, unzione degli infermi, benedizione delle case ecc.).





sabato 1 novembre 2014

http://www.ortodossiatorino.net

“Padre, mi benedica per andare a impiccarmi!”
 
Oltre dieci anni fa si è verificato il seguente episodio nella nostra parrocchia. A quel tempo ero un servitore d'altare, e servivo con il rettore della chiesa della Madre di Dio "Donskaja" nella città di Mytishchi (poco a nord di Mosca), padre Anatolij Proskurin.
Il sacerdote Anatolij Proskurin
Un uomo venne da lui e disse: «Padre, la vita è dura. Mi benedica per andare a impiccarmi. "
Potete immaginare la sorpresa del padre. Tuttavia, padre Anatolij lo ascoltò, ascoltò tutto quel che aveva da dire, e gli spiegò che togliersi la vita con il suicidio è un peccato terribile, e che la vita umana è un dono inestimabile di Dio. Ma l'uomo non ne volle sapere, e continuò a cercare di piegare la volontà del sacerdote a dargli una benedizione per il suicidio.
Poi padre Anatolij disse: "E va bene. Solo, quando ti impicchi, dì queste parole: 'Signore, io dono il mio spirito a te, e il mio corpo a voi, demoni".
Perché padre Anatolij gli avesse dato quel consiglio e che cosa percepisse in quel momento è ancora un mistero per me. Ma l'uomo rimase soddisfatto di questa risposta, e se ne andò con un piano preciso. Naturalmente, ora capisco che padre Anatolij aveva senza dubbio cominciato a pregare per quell'uomo sfortunato. Naturalmente, il padre non poteva consentire a qualcuno di commettere un peccato così terribile, che avrebbe distrutto sia la propria anima, sia quella del prete che aveva assunto di fronte a Dio la responsabilità per quell'uomo sfortunato.
Ma ora viene la parte più interessante. Non molto tempo dopo quell'uomo arrivò di corsa (proprio di corsa!), tremando come una foglia d'autunno, e nella sua confusione iniziò a raccontare quello che gli era successo dopo aver lasciato la chiesa dove aveva parlato con padre Anatolij:
"Sono tornato a casa. Ho preso il cappio. Sono salito sullo sgabello. Ho messo il cappio intorno al collo e ho detto parola per parola quello che mi ha detto di dire, cioè: 'Signore, io dono il mio spirito a te, e il mio corpo a voi, demoni'. Dopo aver detto questo ho sentito il freddo gelido di alcuni esseri accanto a me. Erano demoni, e mi hanno detto: 'Che bisogno abbiamo del tuo corpo puzzolente? Ci serve la tua anima'."
Inutile dire che, dopo questa rivelazione, il povero disgraziato è saltato fuori dal cappio ed è corso in chiesa da padre Anatoly. Non so dove sia ora, ma spero che tutto vada bene per lui. Dio allora lo ha salvato.
Questo è accaduto nella prima parte di questo secolo. Nel 2004, padre Anatolij è tornato al Signore, e ora prega per noi di fronte al trono dell'Altissimo.