venerdì 28 luglio 2023

Dal sito del confratello P. Ambrogio di Torino

Il raddoppio di Elpidophoros

di George Michalopulos

Monomakhos, 26 luglio 202

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

                                                                                                                                                                

                                                                                                                                                            

Secondo Orthodox Times, la Chiesa ortodossa d'Albania non è molto contenta dell'ordinazione sacerdotale di padre Theophan Koja avvenuta ieri al Fanar.

Per chi non lo sapesse, Koja è stato consacrato vescovo di Philomelion, l'eparchia di etnia albanese del Patriarcato ecumenico. Ha due parrocchie. (L'esarcato albanese dell'OCA, d'altra parte, ha undici parrocchie).

Ecco il conciso comunicato del Santo Sinodo su questa recente consacrazione:

Questa è una ricompensa senza precedenti per chi mina l'unità della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania.

questa è una conferma senza precedenti della sua inidoneità a pascere un gregge ortodosso.

Theofan Koja, nel momento critico della sua ordinazione episcopale, presieduta dall'arcivescovo Elpidophoros d'America al Fanar il 25 luglio 2023, ha recitato il Credo aggiungendo il 'filioque'.

In linguaggio diplomatico ortodosso, sono tre ammonimenti per errori.

Non occorre essere diplomatici per supporre che queste preoccupazioni siano state espresse in anticipo al Patriarcato ecumenico. Certo che lo sono state. Preoccupazioni che – vista la prepotenza che ci si aspetta dalla Chiesa di Costantinopoli – purtroppo sono state ignorate dal patriarca Bartolomeo e dal suo esarca in America, Elpidophoros.

C'è, però, un'altra questione più critica che riguarda il nuovo vescovo. Come si può vedere dalla dichiarazione sopra, Koja ha recitato il Credo con la famigerata clausola del Filioque. Inutile dire che questo è un fallimento per quanto riguarda l'Ortodossia (anche molte eparchie uniate di Roma hanno eliminato quella clausola). Oserei dire che il protocollo appropriato a quel punto sarebbe stato quello di fermare immediatamente la procedura della consacrazione.

Indipendentemente da ciò, la consacrazione è continuata.

Questo ovviamente porta a una domanda pertinente: il Fanar vede tali dottrine come sottigliezze teologiche? Quale altra osservazione si può trarre dall'apparente indifferenza che era evidente alla consacrazione di Koja?

Gli albanesi non se la prendono comoda. Come si può vedere dalla seguente dichiarazione, intendono portare la questione a un concilio pan-ortodosso.

Ecco cosa dicono nello specifico:

Il parere responsabile della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania è espresso nella corrispondenza ecclesiastica ufficiale, negli annunci del segretariato principale, e sarà sottoposto direttamente all'organo competente, il Concilio pan-ortodosso o Sinassi, che, secondo il principio di sinodalità, è l'unico in grado di risolvere i problemi fondamentali e assicurare l'unità e la pace della Chiesa ortodossa nel mondo.

Come andrà a finire tutto questo è difficile da dire. Tuttavia, è chiaro che né la Chiesa ortodossa russa né la Chiesa ortodossa ucraina canonica sono le uniche Chiese che hanno preoccupazioni significative per il modo in cui il patriarca ecumenico si è comportato sulla scena mondiale.

Senza dubbio, ce ne sono altre.

Detto questo, dal momento che il patriarca Bartolomeo considera il suo ufficio come l'unico che può convocare un Concilio pan-ortodosso, ovviamente non si sente sotto pressione per farlo.

Se tutti fossero uguali, potrebbe avere ragione. Cioè, tuttavia, se tutti fossero davvero uguali. Personalmente, ho l'impressione che gli eventi storici dimostreranno il contrario.

                                                                                                                                                                                                                  

sabato 1 luglio 2023

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Dichiarazione/giuramento dei serbi del Kosovo nel giorno di san Vito (Vidovdan)

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

"Noi, serbi e donne serbe del nord del Kosovo e Metohija, a Vidovdan 2023, per obbligo verso i nostri gloriosi antenati, i loro sacrifici e le loro imprese, e per responsabilità verso i nostri figli e le generazioni future, verso tutta la Serbia e l'intera comunità, diciamo:

Da più di due decenni, e soprattutto negli ultimi mesi, noi serbi del Kosovo e della Metohija, da Štrpce a Leposavic, ci troviamo di fronte a una violenza senza precedenti, che, sia per le motivazioni che per il modo in cui viene condotta, non può essere definita nient'altro che fascista. Dall'inizio dell'anno, sei nostri connazionali, tra cui due bambini, sono stati feriti con armi da fuoco in un'esplosione di odio etnico. Milun, Dušan, Nemanja, Dalibor, Uroš, Nenad muoiono nelle prigioni di Priština, senza colpa, solo perché non sono d'accordo che il nome serbo di Kosovo e Metohija scompaia silenziosamente e senza resistenza. La terra ancestrale serba viene confiscata in modo che i nostri carcerieri possano costruirvi le loro basi. I nostri santuari vengono profanati per distruggere ogni traccia della nostra esistenza in queste zone. I nostri comuni e le nostre città sono occupati con la forza e i fucili, da quelli che, anche in base ad accordi raggiunti con mediazioni e garanzie internazionali, qui non hanno nulla da esigere. Chiediamo alla comunità internazionale di compiere passi decisivi per calmare le tensioni, perché non possiamo più tollerare questa crudeltà!

Il nostro popolo sofferente ha posto la sua fiducia in un domani migliore, attraverso la costituzione della Comunità dei comuni serbi, garantita anche dalla comunità internazionale. Da dieci anni aspettiamo il nostro diritto a una vita degna di un essere umano nel XXI secolo, per la nostra permanenza e sopravvivenza in queste zone. È giunto il momento che la verità venga portata alla luce e che in questo Vidovdan sia chiaramente affermato che avremo la ZSO o altrimenti, sappiamo cosa fare.

Consapevoli che ciò che accade qui, nella culla statale e spirituale della nostra nazione, avrà inevitabilmente conseguenze per tutti i cittadini della Serbia e per l'intera Serbia, ci impegniamo a continuare la nostra giusta lotta per la sopravvivenza in Kosovo e Metohija con saggezza e responsabilità, sempre lasciando un ragionevole spazio al dialogo e al compromesso. In questa lotta legittima, contiamo sull'aiuto e il sostegno del nostro unico paese, la Serbia, e del nostro presidente, A. Vučić, che è sempre stato un nostro difensore.

Il popolo serbo, dopo due guerre mondiali, nelle quali, combattendo dalla parte del bene e contro il male del mondo, ha compiuto sacrifici indicibili ed è arrivato anche sull'orlo della sopravvivenza, dopo essere stato recentemente perseguitato nei propri focolari e bombardato al di là di ogni diritto e legge, è fermamente impegnato per la pace. Purtroppo stiamo assistendo al fatto che la pace è messa in pericolo da chi ha sangue serbo versato ogni giorno davanti ai nostri occhi.

Ecco perché stiamo dicendo da questo luogo all'intera comunità, che vogliamo vivere in pace con i nostri vicini albanesi e costruire un futuro comune su basi umane e democratiche, perché il futuro di nessuno è mai stato costruito sulla sfortuna di qualcun altro.

Vivendo qui e senza voler fare del male a nessuno, chiediamo il diritto alla vita e al futuro, e non permetteremo a nessuno di negarci tale diritto. I serbi non lasceranno mai, a nessun costo, quella che è la nostra terra per diritto umano e spirituale.

Alla vigilia di Vidovdan, quando tutto si vede, e quando ogni parola data diventa un giuramento, noi serbi e donne serbe del nord del Kosovo e Metohija diciamo che, se la crudeltà contro il nostro popolo continuerà, saremo costretti a rispondere a tutti coloro che ci provocano del male, a coloro che sognano la guerra invece della pace, sappiano che noi saremo uniti nella nostra giusta lotta per restare e sopravvivere in queste aree e difendere le nostre case e famiglie".

 

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 Qualunque cosa accada, la Liturgia sarà celebrata! – il metropolita Luka prepara il clero per la potenziale chiusura di tutte le chiese

Orthochristian.com, 28 giugno 2023

 

foto: hramzp.ua

Il Consiglio comunale di Zaporozh'e voterà oggi sulla possibilità di privare la Chiesa ortodossa ucraina canonica di tutti i suoi edifici ecclesiastici in tutta la città.

Alla luce del voto imminente, sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e ha pubblicato ieri un discorso al suo clero per prepararlo a questa possibilità.

Soprattutto, il metropolita chiama il suo clero e il suo gregge a rimanere fedeli al Signore e a seguirne l'esempio.

"Vi chiedo di non soccombere alle provocazioni e ad altre tentazioni diaboliche, ma di seguire i canoni della nostra madre Chiesa... Vi esorto tutti a non mormorare e a non disperare!", scrive il metropolita Luka.

Esorta inoltre i sacerdoti a considerare come e dove potrebbero servire la Liturgia senza chiese e li invita a proteggere tutti i loro oggetti liturgici.

E nel suo caratteristico stile focoso, sua Eminenza invita quei funzionari pubblici che vorrebbero chiudere le chiese a essere onesti davanti al popolo e a rinnegare semplicemente il proprio Battesimo e Cresima.

Leggete l'appello completo di vladyka Luka:

Beneamati fratelli e sorelle nel Signore!

Domani, 28 giugno, si terrà una sessione ordinaria del Consiglio comunale di Zaporozh'e, in cui i deputati dovrebbero esaminare una proposta per rescindere tutti i contratti conclusi con la diocesi di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina.

Dichiarano ovunque che la società esige l'eliminazione della nostra Chiesa, in cui la maggior parte degli ucraini è stata battezzata, una Chiesa che aiuta tutti, anche quando le viene apertamente impedito di farlo. Dov'è questa società che esige la nostra chiusura e la privazione della comunione eucaristica dei nostri parrocchiani, loro costituenti? Non assomiglia alla folla ammaestrata da coloro che erano invidiosi di Cristo – in realtà, dai misantropi – al cui insegnamento la folla gridava: "Crocifiggilo, crocifiggilo!"?

Gli stessi ideologi di questa follia, riferendosi alla "richiesta della società", pensano solo a sedersi dopo tutto ciò che sta accadendo e ridere dell'incomprensione di quella stessa "società", spartire tra loro le vesti di Cristo e gettare la sorte sulle sue vesti. (cfr Gv 19:23-24; Ps 21:19)

Mi rivolgo a ciascuno di voi con le parole del Salvatore: perdonali; perché non sanno quello che fanno (Lc 23:34)! Tutti saranno responsabili per le loro decisioni terrene davanti al trono del tremendo Giudizio di Cristo. Ricorda che "regna l'Ade, ma non per sempre sul genere umano" (Canone del Sabato Santo, Ode VI).

Vi chiedo di non soccombere alle provocazioni e ad altre tentazioni diaboliche, ma di seguire i canoni della nostra madre Chiesa. Tutte le decisioni prese nel nostro mondo sono solo temporanee, terrene, e di ognuna di esse dovranno rispondere i persecutori della Chiesa davanti agli occhi del Signore. Noi siamo responsabili della conservazione delle nostre anime. E a coloro che si rivolgono a noi con proposte insensate per cambiare la nostra affiliazione confessionale, proponiamo che siano completamente diretti, e non mentano al popolo, e rinuncino apertamente ai sacramenti del Battesimo e della Cresima che sono stati celebrati su di loro nelle nostre chiese!

Figli fedeli della diocesi di Zaporozh'e, cari al mio cuore! Conoscendo l'esperienza delle persecuzioni avvenute nel XX secolo, disposte dal regime comunista, la cui esperienza si sta ripetendo oggi tra i persecutori della nostra Chiesa, esorto il clero e tutti i parrocchiani a considerare la possibilità di celebrare i servizi divini in luoghi al di fuori delle chiese e non così dipendenti dai mutevoli ordini dei "servi del popolo".

In questa situazione, esorto tutti voi a non mormorare e a non disperare! Non date al nemico del genere umano una ragione per trovare quella scappatoia attraverso la quale può trascinarvi con sé! Date un'occhiata alla schiera dei nuovi martiri e confessori di Zaporozh'e, la cui memoria celebriamo il 26 giugno. Guardandoli, non vediamo la disperazione, solo l'altezza del loro spirito, il potere della loro preghiera e la fiducia in Dio.

Chiedo al clero di custodire diligentemente i propri antimensi, il santo Crisma e gli utensili liturgici nel caso che la parrocchia sia costretta a lasciare la sua chiesa. Ricordate che cantiamo: "Che ogni respiro lodi il Signore". Potete officiare non solo in una bella chiesa, ma anche in qualsiasi luogo dove sacerdoti e parrocchiani possono offrire le loro fervide preghiere a Dio "con un solo cuore e una sola bocca". Non è il luogo che adorna un uomo, ma viceversa.

"Fratelli, state insieme! Pace e bene saranno per voi", ci chiama l'apostolo Giovanni il Teologo. Anche se siete costretti a lasciare la vostra parrocchia per "motivi legali" appena creati, sappiate e crediate: la Liturgia sarà celebrata! La cosa più importante nel nostro tempo è non scoraggiarsi, ma rimanere saldi nella nostra fede, sostenerci a vicenda e rimanere uniti in Cristo!

La nostra forza sta nella solidarietà e nell'unità attorno al calice di Cristo!

Dio è con noi! Lo è e lo sarà sempre!

Con amore nel Signore, invoco su di voi la benedizione di Dio,

† LUKA, METROPOLITA DI ZAPOROZH'E E MELITOPOL'