sabato 31 luglio 2010

Ucraina - Il Santo Battesimo della Rus'


Kiev, 28 luglio 2010 - Nel giorno della commemorazione di San Vladimir, uguale agli Apostoli e del Battesimo della Rus ', Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia e Sua Beatitudine il Metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina Vladimir hanno celebrato la Divina Liturgia nel Monastero delle Grotte. La liturgia ha avuto luogo nella piazza affollata di fedeli. Il servizio è stato trasmesso in diretta dalla televisione ucraina.
Dopo l'ingresso Minore, il Patriarca Kyrill ha elevato al rango di metropolita l’arcivescovo Alexander del Kazakistan in linea con la decisione del Santo Sinodo di definire lo stato canonico e di diritto della metropolia nella Repubblica del Kazakistan.
Dopo la lettura del Vangelo, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha espresso un sermone.
Al termine della liturgia, il metropolita Vladimir ha salutato il Patriarca Kyrill dicendo: “Santità, Maestro Santissimo e Padre, cari Arcivescovi e tutti voi qui presenti: vi saluto in occasione della festa della nostra Chiesa, la nostra storia, la nostra fede ortodossa. Vostra Santità, voi siete venuto in Ucraina di nuovo, e speriamo che sia stata una visita regolare e ora attende il nostro prossimo incontro qui. Grazie per la preghiera che avete portato in questi giorni in Ucraina e vi ringrazio per le prediche e l'edificazione, che la gente ha sentito nelle chiese e attraverso i mass media. Grazie per i vostri viaggi meritevoli di ogni lode, che, a prescindere da ciò che i giornalisti possono inventare, sono visite pastorali intraprese per la preoccupazione della salvezza delle anime della gente ...
Crediamo che attraverso le vostre preghiere il Signore disponga tutto per il meglio e siamo convinti che, grazie alla vostra visita in Ucraina, abbiamo progredito un po' di più nello sviluppo della spiritualità e della vita devozionale. Tutti hanno ascoltato con grande attenzione. Merita lode. Grazie a Dio!
Rivolto al Signore sin dall’infanzia, essendo figlio di un prete, date a noi un esempio di preghiera, di difesa della santa fede ortodossa e fate tutto il possibile affinché la gente capisca da dove viene e dove va. Voi avete dedicato tutti i vostri talenti e capacità al servizio della Chiesa di Cristo e alla predicazione del santo Vangelo. Guardando a voi e alla vostra vita virtuosa e di lavoro, noi stessi cerchiamo di imitare e di salire un gradino più in alto.
Avete detto di ascoltare con piacere quando parlano scienziati e politici e quando si parla dal pulpito della chiesa. Ovunque parlate, il luogo viene ad essere riempito di senso e di significato. Parlate brillantemente e chiaramente circa le verità e le regole da osservare al fine di ottenere ciò che ogni persona è chiamata a essere, in particolare un cristiano.
Che il Signore vi custodisca e vi protegga, vi guidi come ha fatto e fa, mentre noi pregheremo nei santuari di Kiev affinché il Signore possa continuare a darvi buona salute, enorme capacità di lavoro e di dedizione nella predicazione del santo Vangelo. Attraverso la vostra parola donata da Dio, il lavoro e l'amore per la Chiesa, si rivela il Vangelo a coloro che sono vicini e a coloro che sono lontani”.
Come segno di condivisione nella preghiera, il metropolita Vladimir ha presentato al Patriarca Kyrill una mitra. Quindi Sua Santità il Patriarca ha preso la parola, dicendo: “Grazie di cuore, Beatitudine, per le vostre gentili e sagge parole, ma più di tutto vi ringrazio per l'opera della vostra vita. Tutta la vostra vita è una testimonianza della vostra devozione alla Chiesa di Dio e di amore del vostro popolo.
Voi siete carne della carne e sangue del sangue della cultura ucraina, l'energia spirituale e lo zelo per la fede ortodossa. Il Signore vi ha chiamato a guidare la Chiesa ucraina negli anni più duri. Per i più alti posti di servizio nella chiesa il Signore mette coloro che sono necessari in un dato momento e in un dato luogo, e non è stato un caso che voi siete stato chiamato in un momento di crisi, di confusione e tentazioni che hanno colpito gli ortodossi in Ucraina, unendo nel vostro servizio il passato e il presente per trarre forza dal passato e comunicare parte di questa forza alle anime tormentate.
Vi ringrazio e non smetterò mai di ammirare la prodezza del vostro servizio. Non dobbiamo avere paura delle calunnie, perché Dio è più forte del diavolo. Ma dobbiamo rispondere ad alcune insinuazioni calunniose destinate a seminare nuove inimicizie e sospetti nella Chiesa russa.
Quindi, per tutti quelli che sono lenti a capire, che sono sordi e ciechi e per tutti coloro che hanno perso la memoria, vorrei dire che la parola della Chiesa è d'oro così come il mondo dei gerarchi è d'oro. La Chiesa non torna sulla sua parola, e quando per bocca del Concilio locale è stato approvato lo status della Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa autocefala con i diritti di un'ampia autonomia, non è stato approvato per poi essere cancellata.
La Chiesa non rinnega la sua parola. Ma noi sappiamo di esempi in cui i ministri della chiesa sono tornati sulle loro parole e dopo essere morti spiritualmente, hanno trascinato in un abisso se stessi e gli altri. Dicono che il Patriarca arriva in Ucraina per limitare i diritti e le risorse del Primate della Chiesa ucraina. Il patriarca non viene per questo, ma per testimoniare - insieme con il Primate della Chiesa Ucraina, con l'episcopato della nostra Chiesa, con gli ucraini, russi, moldavi e persone di altre nazionalità - di fronte al mondo e qui in Ucraina Cristo crocifisso e risorto, quel Cristo capace di dare il potere della risurrezione, anche al più grande dei peccatori.
Questo è il motivo per cui ancora una volta mi rivolgo a coloro che sono nello scisma. L'amore di Cristo si estende a tutti, e i servitori di questo amore non possono esimersi di fronte alla parola di Dio. Per questo motivo costruiremo relazioni con i nostri fratelli che sono nello scisma sulla base della verità - la verità della chiesa e la verità divina, da un lato, e sulla base dell'amore, dall'altro. E anche coloro che sono nel peccato, non devono perdere la speranza di salvezza, perché il Salvatore è salito sulla croce per il bene di tutti. Ha versato il suo sangue, non tanto per le persone giuste, ma per i peccatori. Quindi, quando parliamo a coloro che sono vicini e a coloro che sono lontani e anche a quelli che fatto a pezzi il corpo della Chiesa, non diciamo parole vuote, non parliamo per enigmi, non parliamo nel linguaggio della diplomazia, ma parliamo nel linguaggio del Vangelo.
Ancora e ancora invito tutti ad unirsi nell’unico Corpo di Cristo in modo da poter insieme glorificare il nome di Dio con la speranza che questa preghiera comune porti a noi la misericordia di Dio.
Sua Beatitudine, oggi siamo felici di celebrare il vostro giorno santo. Provvidenzialmente, il Primate della Chiesa Ucraina porta il nome del principe Vladimir, uguale agli Apostoli. Non ci sono coincidenze del genere. Non è una coincidenza, perché è il dito di Dio che punta a voi come a un degno successore dei Primati della Chiesa di Kiev - i metropoliti che sono succeduti al principe Vladimir e alla sua impresa pari a quella degli apostoli. Siete Vladimir di nome, e siete uguale agli apostoli per la vita e come tu affermi per l'unità della Chiesa e dell'intero patrimonio della Rus' in tutte le terre vaste del mondo russo - quel mondo che, e qui di nuovo parlo a quelle persone che sono lente a capire, non ha nulla a che fare con la politica o il potere. E’ il mondo in cui i santi dell’unica Chiesa, la cui vita è stata pari a quella degli apostoli, hanno vissuto e lavorato nei secoli. E’ il potere spirituale che unisce la gente al di là di ogni divisione politica, facendo una famiglia spirituale, che è la Chiesa di Dio in piedi davanti a Dio nella preghiera e nella speranza.
Il Patriarca Kyrill ha presentato al Metropolita Vladimir una croce pettorale e due icone pettorali e ha dato al monastero la nave eucaristica “come simbolo del nostro potere spirituale che nasce dal corpo e sangue del Salvatore, dal potere che può sconfiggere ogni potere diabolico espresso nelle divisioni e nelle falsità. Invito i fratelli, uniti intorno a questo santo Calice, di pregare per l'unità della nostra Chiesa, la nostra fede e la devozione del popolo ucraino e di tutti i popoli della Santa Rus’˝.

(Fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru; Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

Dal sito amico: Eleousa.net

Ucraina - Messaggio del Santo Sinodo

Kiev, 26 luglio 2010. Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa.

Cari fratelli e amate sorelle nel Signore,
da oltre venti anni ci sono stati disordini continui, generati dallo scisma della Chiesa in Ucraina. Discordia e confusione, fazione e risentimento, che hanno portato, non possono non aver influito sulla vita degli ortodossi ucraini e della società nel suo complesso. Lo scisma ha avuto un impatto sulla vita delle persone e ha frustato l'armonia delle famiglie e della società. Ma il suo risultato più terribile è che una parte considerevole di fedeli è rimasta fino ad oggi al di fuori della comunione, della pienezza di grazia che dà l’Ortodossia universale. Essi sono privati della possibilità di venerare i santuari di una chiesa, di pregare insieme ai loro fratelli e sorelle nella fede, di nutrirsi del Corpo e del Sangue Prezioso di Cristo dallo stesso calice, perché il disastro principale, a cui inevitabilmente uno scisma porta, è una diminuzione della grazia divina. Secondo il primo canone di San Basilio Magno, è incontestabile che nelle comunità che si sono separate dalla comunione della Chiesa, la grazia ha cessato di essere impartita.
In tempi recenti, abbiamo ricevuto un numero crescente di testimonianze che molti di coloro che hanno lasciato la chiesa stanno diventando oppressi dalla situazione attuale. E' ancora più triste per noi, poiché “La nostra bocca vi ha parlato francamente, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto. (2 Cor. 6:11-2). Cosa c'è di più desiderabile che il ritorno dei fratelli nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica? Sarebbe un vero e proprio trionfo dell'ortodossia, un trionfo dell'amore di Cristo! Preghiamo per la venuta di quest'ora, quando coloro che hanno deviato nello scisma, naturalmente e liberamente dichiarino la loro volontà di tornare nella Chiesa, per il sospirato giorno che porterà pace e salvezza di tante anime. E crediamo che questo avverrà.
E’ peccato mortale per l'anima vivere nello scisma. Non c'è nulla di più spaventoso per un cristiano morire fuori della Chiesa. Molti di coloro che pensavano di tornare non sono riusciti a trovare la forza per farlo, altri sono stati trattenuti da circostanze esterne. Ma queste circostanze stanno diventando cose del passato. Adesso è il momento favorevole, ora è il giorno della salvezza (2 Cor. 6,2). La porta della chiesa è aperta. E noi siamo pronti ad accogliere tutti coloro che stanno tornando sotto la sua protezione. Infatti, secondo le parole di San Gregorio il Teologo, “Noi non cerchiamo di vincere i nostri fratelli, ma di unirci a loro, poiché la loro separazione ci addolora”.
Non c'è nulla di umiliante nella penitenza alla quale tutti sono chiamati dalla grazia di Dio, con umiltà e pazienza. E non ci sono ostacoli che impediscono alle persone di ritornare alla comunione nella chiesa poiché, come per il regno di Dio, ci sarà più gioia per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentirsi (Lc 15,7) .
La questione sollevata circa il modo di accettare il ritorno alla Chiesa, la grazia divina guarisce sempre ciò che è infermo e completa quello che manca. Secondo san Cipriano di Cartagine, al di fuori della Chiesa non c'è salvezza. E’ la Chiesa e solo la Chiesa che può guarire quello che è successo fuori, con grazia e vero pentimento. Guidata dallo Spirito Santo, saprà decidere le modalità con le quali accettare i suoi figli.
Siamo addolorati per l'unità turbata della chiesa e preghiamo che tutti coloro che sono al di fuori della comunione possano tornare alla Chiesa Ortodossa Ucraina. Chiediamo a Dio misericordioso che Cristo che è la via, la verità e la vita (Gv 14,6) possa guidare tutti sulla via dell'amore e dell’unità.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

1 Agosto 2010 X Domenica di Matteo...riflessione del Padre Giovanni Festa

14 Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo 15 che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; 16 l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». 17 E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». 18 E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.

19 Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 20 Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. 21 [Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]».
22 Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini 23 e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Ed eccoci al Trauma Finale….all’effrazione reale e concreta della sequela al Signore
Un preciso e –ahinoi- definitivo rimprovero duro e secco verso apostoli,verso discepoli e quindi verso tutti noi
Una sorta di “attenti a voi”.. Sappiate quale è mai la posta in gioco e non fate i finti tonti ..non cercate accordi..non cercate compromessi..non cercate mediazioni..non cercate negozi e commerci magari legali (ma non evangelici) con il mondo e con il suo principe
I discepoli…La Santa Chiesa Una ed Indivisa..nel ministero della sequela e della preghiera –attenzione in assenza del Suo Signore( ci sarebbe da pensare molto a questa incredibile situazione ..Il Signore è assente. .Ma è veramente assente?)-non riescono/non riesce a guarire e a liberare dal tormento del corpo e del cuore un giovane epilettico
Il padre constata il deficit(che è deficit non di competenze tecniche né professionali della Chiesa ma è deficit di fede.. e qui ci stanno tutti i nostri guai..) e giustamente presenta la questione e il caso al Signore della Chiesa .
La Tua amarezza qui Signore è spietata.. Una collera direi cosmica. .senza se e senza ma.. Tutti noi ma proprio tutti dentro questo tuo grido di sconfitta e di disincanto –eh si Signore la teologia del fallimento- Tutti non solo privi di fede ma di più privi di fede per scelta ,per opzione, e quindi perversi cioè volti ad altro..dis-tratti(che dici Signore
Ci risentiamo sempre l’inno Cherubico? )
Davanti a tutto questo…a questa tua sconfitta come se ti fossi reso conto che hai annunciato,predicato,detto e fatto al vuoto assoluto..tu stesso Signore te ne vuoi andare …Non ci sopporti più. .e non ci sopporti perché non siamo riusciti ad innestarci profondamente dentro e con te ..La tua assenza senza questa nostro innesto( battesimale,eucaristico,parousiaco) è la tua sconfitta ma è la nostra condanna..Una Chiesa Una ed Indivisa certamente ma se non è fedele alla sequela ha dis-tratto il patrimonio e non è il farmaco della guarigione del corpo e del cuore..Ottima Organizzazione sicuramente ma non è più la tua Chiesa…
E quindi provvedi tu..direttamente..alla faccia del ministero apostolico..alla faccia del nostro essere presbiteralmente costruttori di ponti…Ecco qui non ti serviamo..non siamo necessari e non siamo necessari perché non abbiamo voluto essere intercessori…E che fai tu? Affronti “minacciosamente” il principe/demonio ..Lo scontro Signore…non si scappa…Non si fanno accordi e non si fanno prigionieri ..la tua sequela la sequela verso di te o è apocalittica o non è ..Il tempo opportuno è già arrivato e non dobbiamo né sprecarlo né- ancora peggio- castrarlo nell’et et delle infinite mediazioni da piccolo e banale cabotaggio dell’esistenza e nell’esistenza
Ovviamente i discepoli/la Chiesa- e meno male Signore.. Tu Sia ringraziato – entrano in crisi ..vogliono capire…nel senso non discorsivo( per carità di Dio Dio ci liberi dalle teologie della discorsività…) ma per com-prehendere.per afferrare ..con tutta la buona intenzione di cambiare vita e di farne ravvedimento e metania..
Ed ecco Signore l’elogio della forza cosmica..(posso utilizzare questo aggettivo tra il confusamente palamita..il poetico kierkegaardiano e il personale mio rispetto per il padre Theilard?) di una pur minima fede in te..nel tuo Vangelo nel mistero di Dio tre volte santo..Le montagne si sposteranno…..Ovviamente Signore non si sono spostate ..Siamo sempre dentro la nostra teologia del fallimento…Siamo bravi a nasconderla…la chiamiamo teologia delle realtà laicali del mondo e dell’autonomia del temporale…(la chiamiamo così in ogni tenda cristiana…) e con essa intendiamo santificare il mondo cosi come esso è e dargli le mutande cristiane o meglio le mutande ecclesiastiche proprio perché non siamo stati capaci di santificarci in te e di santificarlo in te..Lo battezziamo così come esso è oppure con altrettanta facilità altrettanto di comodo e di ipocrisia lo condanniamo senza dargli speranza di salvezza e senza darci speranza di salvezza…O lo accettiamo o lo condanniamo..Ma non salviamo né noi né il mondo
..Niente ci sarà impossibile….Per favore Signore smettila tu ora…e torna…accontentati ..Rendetene conto..
Comunque andiamo avanti…Con qualche pudore l’ulteriore tua frase spesso è messa in parentesi..mi si dice questione di codici ..questione di glosse… Dico io…questione di comodo ..Non mi pare che il testo greco abbia le parentesi…Sai Signore le tende cristiane su preghiera e su digiuni per battere il principe/demonio…ha qalche perplessità…quindi le parentesi..Ecco Signore su di me ora..solo su di me..come sacerdote come parroco come padre spirituale..Un Vangelo questo che mi accusa ..senza se e senza ma.. Se avessi la fede che dico di avere…se avessimo in sinodia parrocchiale la fede che diciamo di avere…allora Signore……
Meno male che al terzo giorno tu risusciti ..meno male Signore che tornerai…Non ho altro da dirti…E domani ovviamente presiederò sinodalmente la Divina Liturgia…Altro non so fare..
Per favore ma proprio per favore accontentati e pensaci tu.. Abbi misericordia..!!! e nel tuo avere misericordia –forse questa è lìintuizione centrale- rendici tutti ma proprio tutti catacombalmente sempre come dice l’apostolo Paolo
12 ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13 calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
..l’ultima possibilità …Questa Signore te ne pregoconcedi alla mia vita di sessantenne e alla sinodia di tutte le tende cristiane…
L’elenco degli ammalati nel corpo e nel cuore è già sull’altare della protesis..Vedi tu..Io più di metterlo lì sopra e leggerlo non so fare..

X Domenica dopo Pentecoste – Tono 1° Riflessione a cura di p. Seraphim

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amìn.



Nel mondo razionalista di oggi l’azione demonica non viene più considerata, persino dagli stessi preti. È qualcosa di molto grave, perché il demonio, il diavolo, satana, colui che divide, l’avversario o come lo volete chiamare, agisce! Agisce cercando di allontanarci da Dio attraverso metodi spirituali, psicologici e anche materiali. Perché Dio permette questa tentazione? Penso soprattutto per purificarci, per fortificarci, per provarci come l’oro e l’argento che devono essere purificati nel fuoco. Sì siamo tentati, ma la Grazia di Dio non ci manca, anzi sovrabbonda! Abbiamo fiumi di Grazia che scorrono abbondanti nei misteri della Chiesa, agli Apostoli e quindi alla Chiesa il Signore Gesù ha dato il potere di scacciare gli spiriti immondi, fratelli e sorelle non dimentichiamoci mai di partecipare santamente ai misteri della Chiesa. La nostra Fede in Cristo si purificherà come l’oro e l’argento e saremo uniti a Cristo vincitori sul demonio e sulle sue tentazioni. Sì è dura, è una lotta spesso interiore, spesso contro se stessi e le proprie passioni su cui il diavolo fa leva, ma non stanchiamoci mai! Saggiati come oro risplenderemo con Cristo nel giorno grande del giudizio.


Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

Sempre dal sito Arbresh: http://contessioto.blogspot.com/

Il trasferimento di Papas Nicola sulla stampa regionale



GIORNALE di SICILIA del 31.07.2010


Polemiche. Infuria la protesta dopo il "trasferimento" incrociato. Cittadini dei 2 centri contro monsignor Pio Tamburrino


"Scambio" di preti Contessa-Palazzo: ci sarà pure una fiaccolata di protesta


Lettera di dissenso indirizzata ai vertici vaticani. Papas Sepa Borzì: "Ho detto sì con riserva al provvedimento. Obbedirò ma con dolore".


Cosmo Di Carlo
Domenico Clesi


Come era prevedibile il trasferimento di sacerdoti tra le chiese di rito greco e latino da Contessa Entellina a Palazzo Adriano e viceversa sta suscitando un vespaio di polemiche che non accennano a placarsi. La decisione è stata adottata da monsignor Pio Tamburrino, che dal 28 giugno ha assunto la guida dell'Eparchia di Piana degli Albanesi. Mons. Sotir Ferrara dunque dovrà concordare i suoi provvedimenti di governo con il delegato pontificio al fine di consentire al Vaticano di riordinare la presenza in Sicilia della Chiesa cattolica di rito bizantino. Pare che lo spostamento dei parroci non sia che il primo di tutta una serie di provvedimenti che monsignor Tamburrino ha in programma di attuare. La delocalizzazione dei sacerdoti viene vista come un'azione tardiva che rischia di riaccendere ulteriori e antiche questioni sopite e mai risolte tra la comunità greca e quella latina di Contessa Entellina, paese arbӫrӫshe. Come si ricorderà, tutto ebbe inizio un anno fà dal primo al 15 agosto, quando il tradizionale canto della "Paraclisis" (lode alla -Madre di Dio-) fu celebrato per tutto il periodo davanti alla chiesa della Madonna della Favara, all'aperto, perchè il parroco latino don Mario Bellanca chiuse il portone ai fedeli di rito greco, che per decenni avevano cantato all'interno del luogo di culto. La "blindatura" durò per tutti e quindici i giorni ed ebbe notevole risalto sui mezzi di comunicazione. Per questo la decisione di Tamburrino di spostare i parroci appare ai fedeli di rito greco di Contessa come una "punizione alla pari" che non solo non rende giustizia ma arriva alla vigilia del primo agosto, probabilmente per evitare che si ripeta l'inconveniente dello scorso anno. La comunità bizantina ha organizzato per domani alle 21,30 una fiaccolata di solidarietà con Papas Nicola Cuccia che attraverserà le vie del paese, e ha programmato, formulando regolare richiesta alla questura di Palermo e Foggia, una manifestazione di protesta nella città pugliese davanti la sede dell'arcivescovado retto da monsignor Tamburrino. Alla volta di Foggia partiranno quattro autobus colmi di fedeli di rito greco.
Intanto il consiglio pastorale della chiesa latina di Palazzo Adriano ha stilato un documento di solidarietà a Papas Sepa Borzì, il parroco della chiesa di rito greco che dovrebbe prendere il posto di Papas Nicola Cuccia a Contessa Entellina, indirizzandolo al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, a monsignor Tamburrino, a monsignor Sotir Ferrara e a Monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione delle Chiese Orientali in Vaticano. Nel documento viene espressa "amarezza e rabbia" e si definisce il trasferimento di papas Borzì "una scelta ingiusta anche perchè secondo il dettato del Diritto Canonico un parroco può essere trasferito o rimosso per gravi motivi pastorali o per motivi scandalosi, cosa che non risulta nell'operato e nell'agire di Papas Sepa". Che ha operato sempre per il bene della comunità di cui è parroco "cercando sempre la pace tra greci e latini".
Papas Borzì, dal canto suo, esprime parole pacate all'indirizzo di monsignor Tamburrino. "Lo conosco da 17 anni -dice- e abbiamo condiviso le gioie del mio sacerdozio uxorato (padre Borzì è sposato, ndr). Sono rispettoso della sua decisione anche con dolore, con spirito di obbedienza ed ossequio per la sua persona e per chi lo ha nominato a gestire questo difficile arbitraggio. Ritengo al contempo che tutta questa vicenda ha poco a che fare con la nostra fede e doveva a mio avviso passare attraverso un confronto fraterno con i nostri fedeli. Ho scritto a monsignor Ferrara e a monsignor Tamburino esprimendo il mio "si" con riserva poichè, come prevede il Diritto Canonico, essendo un sacerdote sposato devo condividere con la mia famiglia sacerdotale questa decisione, così come ho condiviso con essa il mio presbiterato. In ogni caso mi trasferirei a Contessa solo a settembre, ad inizio del nuovo anno pastorale, e vorrei essere presentato dal delegato pontificio". Finora, però, papas Borzì non ha ricevuto il decreto di trasferimento. Nei prossimi giorni si saprà se prevarranno il buonsenso e la fede.

Solamente un piccolo scambio di opinioni: giudicate, come sempre, voi.

Io scrivo a Mario:
Per l'amico Arbresh Mario Antonello D'Arcangelo circa tutto quello che sta accadendo in Sicilia: "Corsi e ricorsi della storia: Roma non si smentisce .......mai!  Ed il popolo italo-albanese? 
Ieri come oggi subisce e si prostra: "Venite inchiniamoci e prostriamoci a chi nel corso dei secoli ha distrutto la nostra dignità culturale e religiosa".
 
 Mario risponde:
Mario Antonello D'Arcangelo
E pensare che, quando il Cardinale De Granvela fece incendiare il nostro paese spostandoci nel paese vicino, facemmo una rivoluzione tale da costringerlo ad autorizzarci a ricostruirlo mantenendo tutti i privilegi precedenti. Dove sono ora ..."Quegli" Arberesh...? Dove sono quelli che sapevano tener testa alle armate imperiali ottomane? In preda allo sconforto mi chiedo se non abbia ragione Tonino: siamo deboli perchè non abbiamo mai fatto rete tra di noi, e l'albanesità forse non è mai più esistita da quando abbiamo lasciato la nostra Madre Terra... Chiedo scusa per la geremiade, mi passerà presto..

venerdì 30 luglio 2010

Dal sito: http://contessioto.blogspot.com/

Sono centinaia e centinaia le firme sulla petizione popolare

Di seguito riportiamo il testo della petizione popolare la cui sottoscrizione si concluderà in serata.
A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino Arcivescovo di Foggia e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi - Palazzo arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi - Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi

Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
siamo un gruppo di fedeli laici, di rito greco e latino, del Comune di Contessa Entellina, un piccolo centro dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Scriviamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre indignati e mortificati per le tristi vicende a cui stiamo assistendo. Da anni, infatti, subiamo angherie e soprusi da parte del parroco latino, Don Mario Bellanca, che calpesta la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo segnalato il tutto al nostro Vescovo, al Delegato pontificio mons. Tamburrino, alla Congregazione per le Chiese orientali ma nulla è stato ancora di concreto fatto per riportare la serenità e la giustizia nella nostra comunità paesana. Speravamo che con la nomina del Delegato Pontificio tale situazione potesse trovare soluzione, ma con la morte nel cuore costatiamo che è stata compiuta una grave ingiustizia. Veniamo, infatti, a conoscenza che il nostro sacerdote papàs Nicola Cuccia è stato trasferito dalla parrocchia SS Annunziata e S. Nicolò di Contessa alla parrocchia greca di Palazzo Adriano. La suddetta decisione all’esterno può essere letta come una corresponsabilità da parte dello stesso nel deterioramento dei rapporti religiosi a Contessa. Tale interpretazione è contraria alla verità. In più di venti anni di attività apostolica a Contessa, papàs Nicola ha sempre svolto la sua missione con grande zelo e badando esclusivamente al bene delle anime. Non ha mai guardato il rito di appartenenza della gente che bussava alla sua porta e si è sempre prodigato per la nostra comunità con grande amore. Egli è un punto di riferimento per il paese non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello sociale e culturale. La sua unica colpa, evidentemente grave per subire una tale sorte, è quella di avere difeso il rito bizantino e secoli di storia e di tradizioni paesane, continuando a svolgere e a portare avanti il patrimonio che lui stesso ha ricevuto dai suoi predecessori. Alle azioni provocatorie di Don Mario Bellanca ha risposto con silenzio, preghiera e obbedienza, insegnando a noi fedeli ad essere veri cristiani anche in questi momenti bui. Il suo trasferimento è dunque ingiusto e non supportato da alcuna esigenza pastorale, ma sembra dettato dalla “necessità” di rinunciare ad un atto concreto di giustizia accomunando nella stessa punizione il colpevole e la vittima, il provocatore ed il provocato, il difensore delle tradizioni ed il sovvertitore delle stesse. A nostro avviso, infatti, la giustizia non può essere esercitata né in modo sommario né con decisioni falsamente equitative che nel tentativo di non scontentare nessuno finiscano col provocare danni irreversibili all’intera comunità. Cosa ancora più grave se si sottrae alla stessa uno dei pochi animatori della presenza religiosa bizantina e linguistica arbereshe.
Ci rivolgiamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre chiedendo che venga rivista la decisione del trasferimento per vedere ancora papàs Nicola operare nel nostro paese, continuando a tenere per mano, come ha sempre fatto, nel loro percorso i nostri bambini, i nostri giovani, le nostre famiglie ed i nostri anziani.
Siamo fiduciosi nel fatto che la nostra voce possa essere ascoltata, che la situazione possa essere riconsiderata e che le particolarità delle minoranze religiose possano ancora continuare a trovare spazio nella Chiesa Cattolica, se nostro malgrado dovessimo costatare che ciò non fosse più possibile ci comporteremmo di conseguenza.
   Firme ...


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Domenica sera fiaccolata di solidarietà a Papas Nicola per le vie del paese - Il 21 agosto manifestazione di protesta davanti l'Arcivescovado di Foggia

   L'Ingiustizia operata da Santa Romana Chiesa pesa ancor di più di una sentenza di malagiustizia dei tribunali dello Stato di cui talvolta ci capita di leggere sui giornali. Alle sentenze di malagiustizia si pone riparo con ricorso in appello ed in fine alla Cassazione. All'Ingiustizia ecclesiale viene posto il sigillo di una Congregazione pontificia e la "vittima", generalmente una persona della base credente, accetta l'Ingiustizia nel ricordo del "Maestro" che accettò senza pronunciare parola la crocifissione sul Golgota.  
   Prescindendo da quelli che sono i lavorii di coscienza di tutte le vittime di Ingiustizia del mondo, è dovere di chiunque viene a conoscenza dell'Ingiustizia reagire. La reazione non può e non deve riguardare solo i nostri interessi personali (spesso egoistici) ma deve sempre riguardare la triste situazione di chi conosciamo, di chi vediamo cadere, di chi vediamo nel tritacarne.
   Su questo spirito Contessa Entellina intera, greca e latina, credente e non credente, giovane e vecchia, sta reagendo all'abbaglio di Mons. Francesco Pio Tamburrino, delegato pontificio nell'Eparchia di Piana degli Albanesi, che sulla "scorta di montagne di carte" ha ritenuto di colpevolizzare, punire, un prete che mai nella sua vita avrebbe fatto male ad una formica: Papas Nicola Cuccia.
   La giustizia di Santa Romana Chiesa non si discosta di gran chè dalla giustizia umana, e soprattutto non differisce di un centimetro dalle giustizie teocratiche e da quelle degli stati assoluti di questo mondo. Questi tipi di giustizia spesso hanno bisogno più di lanciare messaggi urbi et orbi che di "fare discernimento" delle situazioni specifiche. L'Eparchia di Piana degli Albanesi è per responsabilità diffuse un colabrodo e Mons. Tamburrino ha bisogno di provvedimenti "forti" per inviare messaggi a chi ha orecchie per intendere. Quale migliore vittima sacrificale di quella di un prete che per oltre venti anni ha dato la vita alla sua famiglia (essendo prete sposato), all'intera sua comunità ed all'intero paese ?
   Gli altri 30 sacerdoti dell'Eparchia (coloro che dell'Ingiustizia capitata a Papas Nicola non trovano una sola parola per reagire) capiscono benissimo quale sia il messaggio: è finita la ricreazione !
   L'Ingiustizia di Mons. Tamburrino, nel linguaggio ecclesiale, ha finalità di "propaganda", ossia rimettetevi in riga perchè se di una persona "giusta" ne faccio polpetta di chi tanto giusta non è stata potrei farne ....
    No, no, Mons. Tamburrino, la sua Ingiustizia resta e resterà pur sempre una Ingiustizia. Per la Salvezza dell'umanità è stata sufficente l'Ingiustizia sofferta da Uno duemila anni fà. Non servono altre Ingiustizie.

giovedì 29 luglio 2010

Una risposta a chi non ha neanche il coraggio delle proprie affermazioni e resta nell'anonimato


E' vero, faccio parte, gloria Dio, del Patriarcato di Mosca, ma ricordatevi che io non ho mai nominato il mio Patriarcato di appartenenza. Non penso di aver suggerito a chicchessia  di passare con il Patriarcato di Mosca. Ho solo consigliato: l'Ortodossia.


Non ho detto fratelli arbëreshë passate armi e bagagli con i russi. Mi sono permesso di esprimere il mio pensiero perchè qualcuno sosteneva che si sarebbero rivolti al Patriarca di Costantinopoli. Poi ognuno sceglie la propria appartenenza ortodossa. Se vi credete ortodossi, come lo siete perchè mai avete abiurato alla Fede dei Padri, dimostratelo, con tutto il cuore e con l'anima, non soltanto come spauracchio verso Roma. Perchè Lei (Roma) delle vostre lamentele se ne frega altamente, anzi più vi lamentate e più vi dà in testa. Ma visto che dopo secoli di piegamenti in avanti (supinamente), non siete in grado neanche di scalfire i suoi intendimenti, perchè Padre Nicola alla faccia vostra sarà trasferito a Palazzo Adriano ed il parroco latino di Contessa è stato premiato con una poltrona alla curia di Piana, il vostro ragliare alla luna sarà solo il canto di un Metà pnevmato....Perciò chi ha subito il torto è disprezzato, chi invece ha generato il torto se la ride e dall'alto della sua poltrona guarda i vostri dossier per conoscere di voi tutti vita e miracoli.


Io non sono mai stato un  convertito, ma una persona che fino a quando era nell'ignoranza è rimasto tra gli Uniati, ma che poi rinsavito è ritornato, alla Fede di coloro che ci hanno traghettato in Italia che era la Santa Fede Ortodossa.


Vocazione, certamente la mia non è una vocazione per sbarcare il lunario in quanto vagabondo e nulla tenente, perciò bisognoso della congrua papista per mantenere il lardo che potrei avere in corpo. Il sottoscritto mantiene se stesso e la sua famiglia come impiegato dello stato e non va a chiedere l'elemosina a nessuno.


E poi, certo e me ne vanto, prete italo-albanese dalla testa ai piedi, senza scambi sanguigni con latini, quindi pura razza arbëresh, il quale ha sempre sostenuto che l'ortodossia non ha giurisdizioni che comandano, ma che l'ortodossia, qualunque essa sia, è la Patria del nostro popolo e per questo il popolo arbëresh dovrebbe ritornare, ripeto dovrebbe, ritornare a lei.


Al palazzioto ortodosso dico: sbraita quanto vuoi, ma sempre uno che si è  venduto ai papisti rimani, a voglia che sbandieri di scrivere al Patriarca, della tua lettera se la carte è buona, tu sai perfettamente cosa ne farà ed il Vaticano del tuo ragliare lo metterà in musica per un futuro tormentone estivo ed a voglia che domani  scriverai di appartenere ai greco-bizantini, sarai per sempre un cattolico, eretico, scismatico pronto ad essere scaricato dal padrone, non appena qualche passo in avanti avverrà tra le chiese.


Gridate, lacrimate, piangete, Roma ha già deciso ed a voi non rimane che mettere la coda tra le gambe e scodinzolare al PADRONE.


Io ho solo consigliato ai fratelli arbëreshë, che questo è il momento per dimostrare di che pasta siamo fatti, e se ne ha voglia di passare dalle parole ai fatti. Il popolo italo-albanese ha subito un torto, per lavarlo ci vuole poco, abbandonare velocemente chi usa la frusta e ritornare alla Luce.


Noto con rammarico che sbraitate per mostrare i muscoli, siete come quell’uccellino il quale piccolissimo,  quando viene attaccato, per far paura agli altri animali si gonfia a dismisura. Così dimostrate di essere voi. Bla bla bla bla e poi Santità ci perdoni, Lei è il nostro padre, abbiamo peccato, mea culpa, non lo faremo più. A proposito non siete neanche coraggiosi di inserire il vostro nome e vorreste dichiarare guerra al papato. Mi fate letteralmente ridere!!!!!!!!!!


Cordiali saluti ortodossi ed arbëreshë dal vostro Fratello
P. Giovanni Capparelli (Firmozioti) Arbëresh dalla testa ai piedi,  ritornato alla Fede dei nostri Santi Padri.

Lacrime di coccodrillo

Mi dispiace dover entrare nuovamente a sindacare problematiche che riguardano le comunità sorelle italo-albanesi della Sicilia.
Che qualcosa stesse bollendo nella pentola papalina e vaticanense, con l'invio di questo rappresentente a Piana era evidente. Infatti i nostri fratelli arbresh si sono resi conto che l'acqua bollente iniziava a fare guasti ad un quieto vivere di cui gli arbresh sono abituati da secoli. Sempre pronti supini a dire siamo "cattolici", amiamo Roma, vogliamo bene al Papa nostro pastore, ecc. Le solite meschinità che uscivano e che escono dalla bocca di noi arbresh asserviti a Roma, senza più la dignità ecclesiastica di poter mostrare i muscoli e esprimere liberamente il nostro pensiero. Ora che i provvedimenti hanno colto nel segno e cioè, il prete cattolico doveva essere spostato per ciò che ha combinato e continua a combinare a Contessa Entellina, di rimando, per far vedere che non si può condannare unilateralmente una sola persona, per di più vicinissima al papato e di fede Litir (Latina), anche il parroco greco-albanese che ha subito l'onta, deve essere mandato via con tanto di calcio nel fondoschiena.
E qui iniziano i piagnistei, le lacrime di coccodrillo del popolo italo-albanese, e qui l'arbresh, alza la voce, e qui l'arbresh si accorge della sua tradizione ORTODOSSA, e qui che ci si rende conto delle radici e della cultura diversa da quella latina dominante. E cosa fà l'erbresh per far paura a Roma? Scrive a chiare note: ci rivolgiamo a Costantinopoli, quando si sa molto bene, che il Patriarcato non muoverà un dito a favore del popolo italo-albanese in quanto l'accordo non scritto tra Roma e Costantinopoli funziona a meraviglia. Un contratto in cui c'è scritto che il Patriarcato Ecumenico non dovrà mai interessarsi delle problematiche del popolo Arbresh, un tempo ortodosso fino al midollo, prima sotto Costantinopoli, poi sotto l'Arcidiocesi di Hokrida ed infine annesso con la forza a Roma. La storia è questa, ma nessuno la vuole riscrivere.
Altrimenti l'otto per mille come farà ad arrivare alle Eparchie, oramai Diocesi Franco-Latine e pseudo Arbresh di Lungro e Piana degli Albanesi?
Amici e fratelli Italo-Albanesi due sono le alternative obbligatori: 1) O rimate sotto coloro che ci hanno schiavizzato ed a questo punto inutile continuare a piangere; 2) oppure abbandonare in fretta Roma e ritornare senza se e senza ma alla fede dei vostri Padri: l'ORTODOSSIA.
Continuare a piangere, continuare a soffrire, continuare a imprecare, continuare a voler mettere paura al vaticano con le vostre smorfie, ricordatelo, è fatica sprecata.
Questo dovevo e volevo esprimere, ho detto e scritto corbellerie? Sia il Signore a giudicare. Ma voi mettete una mano sulla coscienza e fate il vostro esame. Con affetto e stima il vostro fratello di Sangue
P. Giovanni Capparelli  (Firmozioti)

La comunità di Contessa Entellina si mobilita. Dal sito: http://contessioto.blogspot.com

1) Lettera alle gerarchie ecclesiali dal Consiglio pastorale parrocchiale 


A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato
c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia
e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi
Palazzo arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi


Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
Abbiamo appreso con profonda amarezza le decisioni prese dal Delegato Pontificio mons. Pio Tamburrino e dal nostro Vescovo mons. Sotir Ferrara e da poco rese ufficiali circa il trasferimento del nostro parroco dalla nostra parrocchia. Senza giri di parole, diciamo apertamente che ci sentiamo puniti e umiliati, insieme al nostro parroco, per colpe che ancora non abbiamo ben capito.
Quale è il motivo per cui papàs Nicola Cuccia è stato trasferito? Forse perché ha lavorato nella nostra parrocchia con profondo zelo apostolico ed essersi fatto veramente “tutto a tutti per guadagnare a tutti i costi ciascuno”? Forse perché ha difeso cinquecento anni di storia e di tradizioni della nostra parrocchia e del nostro paese? Se queste sono le cause dovreste riesumare e punire tutti quei santi sacerdoti che nel corso di questi secoli hanno garantito e permesso la nostra presenza all’interno della Chiesa Cattolica. Una punizione ingiusta, dunque, che non tiene conto della realtà e dei reali problemi che in questi anni abbiamo vissuto e durante i quali il nostro parroco ci ha insegnato a tacere ed obbedire anche quando abbiamo dovuto far fronte ai tanti soprusi del parroco latino Don Mario Bellanca.
Noi non contestiamo quello che potrebbe essere un normale trasferimento di sacerdoti per motivi pastorali ma il contesto in cui esso è avvenuto e le modalità con cui esso è stato perpetrato. Trasferire adesso padre Nicola, infatti, è una punizione che riteniamo ingiusta e immeritata. Non riteniamo, inoltre, che questo sia il modo di risolvere i problemi tra le nostre comunità. Sappiamo bene tutti di chi è la responsabilità di questi problemi e da anni assistiamo, sotto gli occhi impassibili dei superiori, che il parroco latino calpesti la nostra storia, la nostra spiritualità la nostra dignità, addirittura sbattendoci la porta in faccia e facendo ostruzionismo anche alle decisioni che il Delegato Pontificio mons. Tamburrino, aveva espresso durante le scorse festività pasquali. In tutto questo, ci potreste spiegare che colpa ha il nostro parroco? Si parla tanto di missione educativa della Chiesa, forse questa consiste nel mettere in un unico calderone chi sbaglia e chi no e punire il giusto per l’ingiusto? Certi che non è così e che la Chiesa, nella sua bontà di madre, vorrà ascoltarci per vostro tramite, vi chiediamo che il nostro parroco papàs Nicola Cuccia possa continuare a svolgere la sua missione nella nostra comunità.
Sicuri nella vostra sensibilità di padri e pastori, come vostri figli, chiediamo la paterna benedizione.


Contessa Entellina, 28/07/2010


I Laici del consiglio pastorale parrocchiale


2) Contessa Entellina si mobilità per l'assurdo trasferimento del suo parroco, interpretato come punizione ad opera dei gerarchi ecclesiastici

Il problema sta nel fatto che Papas Nicola viene punito e non nella circostanza che viene trasferito;
Il trasferimento di un sacerdote nell'ordinamento canonico non è detto che debba rappresentare un fatto traumatico, eccezionale. Di questa verità a Contessa Entellina chiunque è consapevole. Il problema che va emergendo e che si svilupperà nelle prossime ore e nei prossimi giorni in manifestazioni pubbliche (fra cui la fiaccolata per le vie del paese nella serata di domenica prossima) a sfondo solidaristico-religioso non è quindi che Papas Nicola venga trasferito. Lo stesso Papas Nicola nello scegliere la vita sacerdotale di questa eventualità è sempre stato consapevole.
Dove sta allora il problema ?
Solo chi non lo vuole intendere non lo intende. Papas Nicola riceve una disposizione di trasferimento in un contesto preciso e palese a chiunque. Non viene trasferito perchè la sua personalità, il suo essere, la sua presenza, la sua preparazione culturale, serve ed è utile che venga innescata all'interno di una nuova comunità bisognosa delle sue doti, o come si dice, del suo carisma. No.
Viene trasferito perchè bisogna mandare un messaggio in giro, alla gente: 'il caso Contessa Entellina è chiuso'. Di quale caso parliamo ?
Il caso è quello che altri hanno alimentato, è quello che altri hanno trascurato e di cui Papas Nicola è semplicemente vittima.
Lo abbiamo esposto tantissime volte. Ma siccome ci sembra che non venga colto per intero nei suoi sviluppi e nei suoi passaggi riteniamo utile ripeterlo per l'ennesima volta.
I responsabili del caso
Il Vescovo Sotir è certamente all'origine del "caso", è fra i responsabili del montare del caso, perchè quando ha appreso nel luglio 2009 (con lettera) che un sacerdote platealmente avrebbe trasgredito un suo decreto, quello che disciplinava, fra l'altro, la celebrazione della Paraclisis all'interno della Chiesa della Madonna della Favara nella prima quindicina di Agosto, non ha fatto altro che girarsi dall'altro lato e fingere che nulla avesse appreso. Ha preferito andare ad Acireale. Egli pur essendo a conoscenza dell'innapplicazione di un suo decreto non ha saputo fare altro che produrre il nulla, l'inerzia più assoluta, per un anno intero.
Qualunque uomo che conosca i più elementari parametri della Giustizia nel giudicare il "caso Contessa Entellina" non avrebbe esitato a ritenere:
1) Padre Mario Bellanca colpevole di coscientemente avere violato il decreto dell'Eparca tenendo chiuso per 15 giorni il portone della Chiesa della Madonna della Favara (a nulla valendo se il numero di protocollo o la registrazione del cancelliere fossero leggibili o meno sul decreto, esso esprimeva comunque la volontà dell'Eparca);
2) Mons. Sotir Ferrara colpevole di consapevolmente essersi girato dall'altro lato rispetto alla disubbidienza di Padre Mario Bellanca.
Chi viene invece punito ?
I strani percorsi seguiti da Mons. Tamburrino, Delegato Pontificio, invece dove conducono ? Conducono ad assolvere Mons. Sotir Ferrara dall'accusa di 'omissione continuata ad intervenire per disinnescare fin dall'origine il caso' ed a condannare, nella stessa misura, il violatore della tradizione e del decreto eparchiale, padre Mario Bellanca, e la vittima della violazione (della tradizione e del decreto), Papas Nicola Cuccia, che ha ovviato alle conseguenze del portone chiuso con l'elevare -all'aperto- la preghiera collettiva secolare della Paraclisis.
Responsabile dell'insubordinazione (Padre Mario) e vittima dell'insubordinazione (Papas Nicola) con provvedimento di Mons. Tamburrino vengono trasferiti dalla sede finora da loro occupata.
Questa è, ai nostri occhi, la Giustizia ecclesiale.
Noi che siamo sia fedeli di Santa Romana Chiesa che cittadini della Repubblica Italiana non possiamo che gridare "Meno male che c'è stata la breccia di Porta Pia".





Peccato che gli italo-albanesi si accorgono di ssere ortodossi solamente quando qualcosa non va come dovrebbe andare. Dal Blog: http://contessioto.blogspot.com

Palazzo Adriano non condivide le determinazioni prese a tavolino dai prelati


riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato, accompagnato da sei sottoscrittori

COMUNICATO DELLA COMUNITA’ ECCLESIALE

La comunità Ecclesiale di Palazzo Adriano non si riconosce, si dissocia e contesta fortemente la decisione del delegato Pontificio Mons. Francesco Pio Tamburrino venuto in Eparchia per “risolvere” la questione delle lotte tra Greci e Latini di Contessa Entellina, trasferendo in tale luogo i parroci di Palazzo Adriano perché bravi a sedare le lotte interne a tale Comunità.
Forse dimostra che la pace regnante è il frutto di un equilibrio raggiunto ma non definitivo, pronto “sicuramente” a riesplodere non appena avverranno i trasferimenti di Papàs Sepa Borzì e di Padre Giorgio Ilardi.
Noi fedeli ci dichiariamo pronti ad impedire l’ingresso dei nuovi Parroci e ricordiamo a Monsignor Delegato (Tamburrino) che questo suo modo di risolvere la questione “Contessa Entellina” non è il vero motivo della Sua venuta, ma problemi ben più gravi purtroppo affliggono l’Eparchia, che non risolvono col trasferimento di due Parroci, frutto di una decisione concordata frettolosamente con il Vescovo Sotìr.
Noi non riconosciamo tale decisione e se il caso, visto che lei rappresenta il Papa, non ci riconosciamo più nella Chiesa di Roma.
Faremo giungere la nostra voce alla Congregazione per le Chiese Orientali (all’oscuro degli affari personali di alcuni Vescovi), al Patriarca di Costantinopoli e ai nostri Fratelli ORTODOSSI.

La Comunità Ecclesiale di Palazzo Adriano



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Potrebbe essere la Patrona del popolo Italo-Albanese


Santa Angelina Brankovitch (+ 1516)
Principessa di Serbia
figlia del nostro eroe popolare
Giorgio Kastriota Skanderbeg
e moglie del Principe
Giorgio Brankovitch .

Figlia di Giorgio Arianita e cognata del principe Ivan-i Cronojevic, al quale Eugenio IV aveva affidato il vessillo della Chiesa nella lotta contro i Turchi, Angelina sposò Stefano il Cieco, fratello di Lazaro II Greblanovic. Quando il 21 gennaio 1458 Lazaro morì senza discendenti maschi, Stefano divenne despota di Serbia, ma nel 1467 fu costretto a fuggire con la famiglia per sottrarsi alla pressione turca e si recò in Italia, dove, dieci anni dopo, nel 1477, si spegneva. Angelina si stabilì a Kupinovo (Srem), dove fece traslare il corpo del marito, e, riavuto il titolo di despota alla morte di Zmaj Vuk (1485 o 1486), coniò monete d’argento e d’oro che recavano su una faccia la sua immagine e sull’altra quella dei figli Djurdje e Ivan. Costruì un monastero femminile a Krusedol (Srem) e morì nel 1516. Fu sepolta a Krusedol insieme con il marito e i figli. La Chiesa serba la venera con il nome di “Majka Angelina” il 30 luglio, mentre Stefano il Cieco è celebrato l’11 ottobre, Ivan il 10 dicembre e Djurdje, che si era fatto monaco prendendo il nome di Massimo, il 18 gennaio. 
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

martedì 27 luglio 2010

Il caro Confratello p. Seraphim ha inviato questa sua riflessione sul mese di Agosto.

Oggetto: Riflessioni sul mese di Agosto


"..Poiché uno è Iddio, uno anche il mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, colui che diede se stesso in riscatto per tutti..." 1Tim. 2,5
Molti settanti utilizzano questo passo della lettera di San Paolo Apostolo al suo discepolo Timoteo come una bandiera. Poiché esiste un unico mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, è inutile secondo loro, anzi sarebbe addirittura un peccato, pregare qualcun altro che non sia lui nella fattispecie i santi del cristianesimo. Questa innovazione fu introdotta ai tempi della riforma protestante ma già serpeggiava lungo i secoli ed è frutto di una grossolana ignoranza.
Nessun cristiano ortodosso mette in dubbio che esista un unico mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù essendo vero Dio e vero uomo era l´unico che potesse salvarci: se fosse stato solo uomo il suo sacrificio sarebbe magari stato un grande esempio ma non sarebbe stato salvifico perché non collegato alla natura Divina redentrice, se fosse stato solo Dio non avrebbe potuto soffrire e quindi non ci sarebbe stato sacrificio. Ma ecco che nell´unione umano/divina in Cristo Gesù si realizza il sacrificio perfetto quello prefigurato nei sacrifici dell´antica alleanza, il suo è il vero sangue che ci redime una volta per sempre e ci lava dai nostri peccati. Il suo sacrificio è ben identificabile nello spazio e nel tempo, ma poiché unito alla natura Divina Eterna esso diventa, permettetemi le parole, a-temporale e a-spaziale. Esso supera i confini del tempo e dello spazio, supera i confini della natura materiale, per diventare eterno, efficace in ogni luogo, salvifico per ogni persona senza distinzione di razza, colore della pelle, lingua, cultura. Per questo esso è misticamente rinnovato quando celebriamo la Divina Liturgia, in ogni Liturgia esso non è ripetuto è lo stesso sacrificio che celebriamo poiché supera le barriere del tempo e dello spazio. Beh non la faccio più lunga credo che mi abbiate capito.
Cosa significa che Cristo è l´unico mediatore? Significa che in virtù del Santo Battesimo e della Crismazione noi siamo uniti a Cristo (Rm 6, 3 - 11) e in lui possiamo rivolgerci al Padre chiamandolo appunto "Abbà, Padre" (Mt 6,9 - 13) senza bisogno di nessun intermediario umano. Niente più sommi sacerdoti, sacerdoti o leviti che elevino suppliche al posto nostro, ora possiamo liberamente e pienamente rivolgerci a Dio Padre per mezzo di Cristo Gesù senza nessun intermediario umano, poiché quando noi preghiamo uniti a Cristo il Padre in noi non vede solo noi ma vede Cristo suo Figlio che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil. 2,8). La Chiesa chiama tecnicamente questo dono che abbiamo "sacerdozio universale dei fedeli o dei battezzati".
Riflettiamo ora su cosa significhi essere uniti a Cristo, se siamo uniti a Lui in virtù del Battesimo e della Cresima, se possiamo rivolgerci al Padre chiamandolo "Abbà" significa che abbiamo tutti un unico Padre - Dio e siamo tutti fratelli in Cristo. Non prendiamo alla leggera questa realtà riflettiamo realmente su ciò che significa: siamo figli di uno stesso Padre, siamo tutti fratelli in Cristo, siamo tutti fratelli fra di noi. Ora tutti gli uomini sono fratelli fra di loro naturalmente poiché discendiamo dagli stessi progenitori, ma ancora di più siamo fratelli e materialmente e spiritualmente quando siamo uniti a Cristo. Questo significa che quando guardiamo l´altro guardiamo Cristo, quando facciamo del bene all´altro lo facciamo a Cristo, quando non facciamo del bene all´altro non lo facciamo a Cristo (Mt 25, 31- 46).
Non c´è più separazione e se la vediamo è solo per l´illusione dataci dai nostri sensi imperfetti e contaminati dal peccato, ma in Cristo siamo una sola carne ed un solo spirito. Ancora di più: le sofferenze dei nostri fratelli sono le nostre, le gioie dei nostri fratelli sono le nostre, le ansie, le preghiere, i successi, i carismi dei nostri fratelli sono i nostri. Tecnicamente la Chiesa chiama tutto ciò "la comunione dei Santi" quella stessa che professiamo durante la recita del Credo di Nicea-Costantinopoli durante la Liturgia. Beninteso la comunione dei santi non si esaurisce nella natura materiale presente, se siamo uniti a Cristo che "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8) e ieri, oggi e sempre i credenti in Lui erano/sono/saranno uniti a Lui, allora siamo uniti a tutti i credenti in Lui del passato, del presente e del futuro. Per questo, e ora arrivo al nocciolo della questione, per la nostra salvezza è necessario pregare e digiunare per vivere sempre di più uniti a Cristo, ma ancora meglio è pregare gli uni per gli altri (Gc 5, 16). Pregare gli uni per gli altri significa che il mio fratello è intercessore per me davanti al Trono dell´Altissimo in quanto unito a Cristo unico mediatore fra Dio e gli uomini. Pregare gli uni per gli altri significa che coloro che hanno vissuto nel passato, che sono morti uniti a Cristo, non sono morti realmente ma sono vivi (Lc 20, 37 - 38) e intercedono per noi, in virtù della comunione dei Santi, davanti al Trono dell´Altissimo (Sap. 3,1 - segg.).
Se noi su questa terra chiediamo preghiere ai nostri fratelli come non chiedere preghiere a coloro con cui siamo in comunione cioè i Santi che vivono ora in paradiso? (Lc 16, 22 e 23,42 - 43). Come non rivolgerci a Colei che è la più pura, la più santa, la Santissima Madre di Dio che da Cristo stesso nel suo discepolo prediletto ci è stata data per madre? (Gv 19, 25 - 27) Se il Signore ascolta le preghiere di noi peccatori che preghiamo gli uni per gli altri non ascolterà maggiormente le preghiere di coloro che sono insieme a Lui nella gloria? Come non ascolterà le preghiere della sua intemerata e casta Madre che intercede per noi? Mi vengono alla mente ora le immortali odi del nostro sommo poeta Dante Alighieri nel XXXIII canto del Paradiso:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.
Non c´è bisogno di commento, dopo questo cantico si capisce al volo qual è la vera devozione alla Vergine Maria al di là di ogni polemica dei settari.
Il mese di agosto è il mese mariano per eccellenza, è diviso in due dalla festa della Dormizione della Madre di Dio, me lo immagino come un monte sulla cui cima svetta una delle più grandi feste di tutta la Chiesa. In questo mese è tradizione recitare quotidianamente la supplica alla Madonna la prima quindicina e l´akathistos la seconda. È anche indicazione della Chiesa vivere un digiuno stretto dal 1° al 15 del mese. Preghiera e digiuno le due armi del cristiano unite assieme alla protezione della Theotokos. Quanto è duro salire su questo monte pregando e digiunando ma una volta in cima possiamo vedere il nostro destino eterno prefigurato nella Santissima Vergine prima fra i credenti, il suo destino di gloria è anche il nostro! Discenderemo da questo monte e porteremo nel cuore la gioia della nostra speranza cantando le lodi di Dio che ha operato meraviglie in Colei che è chiamata beata da tutte le generazioni (Lc 1, 48).
Fratelli e sorelle viviamo con devozione, amore e ascesi questo mese chiedendo l´intercessione della Madre di Dio per la salvezza nostra e dei nostri fratelli.

p. Seraphim, l´ultimo fra i monaci.

sabato 24 luglio 2010

Dal sito: http://makj.jimdo.com/

LETTERA A UN AMICO CATTOLICO ROMANO

Pubblichiamo una vecchia lettera-testimonianza di un ex-uniata (cattolico-romano) che lasciata la chiesa del Papa e diventando ortodosso, ci aiuta a comprendere con la verità dell’amore, uno dei tanti inganni operati dalla chiesa dei Papi.


Caro B.:
Anche se non me lo hai chiesto direttamente, io sento dalle tue parole che ancora non comprendi perché ho lasciato la chiesa Romana per diventare Ortodosso. “Eri addirittura membro di una delle parrocchie bizantine meno latinizzate”, sembra che tu mi dica, “perché, allora?...”. Credo di doverti una spiegazione, perché, molto tempo fa, quando entrambi appartenevamo alla chiesa Latina, convivevamo gli stessi sentimenti. Furono proprio questi sentimenti a condurre entrambi in una parrocchia di rito bizantino, e me, inseguito, all’Ortodossia. Non puoi aver dimenticato le critiche che noi muovevamo ai Romani: la continua sostituzione di nuove “tradizioni” al posto di quelle antiche, la Scolastica, l’approccio legalistico alla vita spirituale, il dogma dell’infallibilità papale. Allo stesso tempo entrambi riconoscevamo la legittimità e la correttezza della Chiesa Ortodossa. Una parrocchia uniata sembrava la soluzione ottimale. Mi ricordo cosa dicevo in quel periodo: “Penso come un Ortodosso, credo come un Ortodosso , allora sono Ortodosso”. Entrare ufficialmente nella Chiesa Ortodossa mi sembrava solo un’inutile formalità. Addirittura pensavo che restare in comunione con la chiese Romana fosse un fatto positivo, in vista dell’obbiettivo di una possibile riunificazione delle Chiese.
Bene B., avevo torto. Io credevo di conoscere la Fede Ortodossa, ma era solo un’infarinatura, e molto superficiale per giunta. Altrimenti non mi sarebbe potuta sfuggire l’intrinseca contraddizione tra il sentirsi Ortodosso e il non essere riconosciuto tale proprio dalla Chiesa la cui fede dichiaravo di condividere. Solo un non-Ortodosso può concepire un’assurdità come essere Ortodosso fuori dall’Ortodossia. La salvezza individuale non riguarda solo la singola persona, come molti Occidentali credono, ma deve essere vista nel quadro più generale della Comunione dell’intera Chiesa. Ogni Cristiano Ortodosso è come una foglia di vite. Come può ricevere la linfa vitale se non è attaccata al tralcio (Gv 15,5)? L’Ortodossia è un’impostazione di vita, non un rito. La bellezza del rito deriva dalla realtà interna della Fede Ortodossa, e non da una ricerca di forme. La Divina Liturgia non è una maniera più pittoresca di dir messa: nasce, riaffermandola, da una realtà teologica che diventa vacua e inconsistente se enucleata dall’Ortodossia. Quando c’è lo spirito della fede Ortodossa, la funzione più misera, in una stanzaccia, con due icone di carta appoggiate su due sedie per iconostasi,e un pugno di stonati a far da coro, è incomparabilmente superiore alle funzioni nella mia ex parrocchia uniate, in mezzo ai magnifici mosaici bizantini del XII secolo, e un coro ben istruito (quando c’era). L’osservanza quasi paranoica delle forme del rito è il vano tentativo di compensare la mancanza di un vero ethos Ortodosso. Io mi illudevo credendo di poter essere un Ortodosso nella comunione Romana. Mi illudevo perché è impossibile. La continua interferenza di Roma nella vita ecclesiastica ti ricorda al momento opportuno chi è che comanda. Pretendere di ignorarlo è volersi ingannare da sé. Cercavo di evitare il problema, facendo finta di essere cieco e sordo, e ripetendomi che io appartenevo all’ideale “Chiesa Indivisa”. La mia posizione era molto peccaminosa.
Anzitutto la Chiesa Indivisa esiste ancora: in altri termini la Chiesa Ortodossa. In secondo luogo perché quel sentimento di essere membro della “Chiesa Indivisa”, che io consideravo così cristiano e così irenico era invece un grave peccato di superbia. In pratica io mi ponevo al di sopra di patriarchi e papi. Credevo di essere uno dei pochi che veramente capivano la “Verità”, al di là di “vecchie e sterile polemiche”. Mi sentivo in diritto di chiedere l’Eucarestia tanto ai Romani quanto agli Ortodossi, e mi sentivo ingiustamente bistrattato quando questi ultimi me la negavano. Ho un gran debito di riconoscenza verso un Sacerdote che, in quel periodo, rifiutò di darmi la Comunione. Anziché parlare dolcemente di “impedimenti canonici”, come se la faccenda fosse un problema meramente burocratico, mi disse a muso duro: “Se è vero che ti consideri Ortodosso, perché continui ad appartenere all’eresia?” Io rimasi profondamente scioccato da queste parole, e per molto tempo non ritornai più in quella chiesa. Ma aveva ragione lui. Che enorme peccato di superbia era il mio! Io avevo “capito” quello che per secoli Santi, Padri, Vescovi, Sacerdoti non avevano capito. Secondo me lo scisma tra Oriente ed Occidente era un tragico “malinteso” basato solo su motivi politici e sulle elucubrazioni dei teologi. E così accusavo indirettamente tante Sante persone di ristrettezza mentale, di calcolo, di superficialità e di bigottismo. E scambiavo tutto ciò per carità cristiana…
No, B. E’ impossibile essere cattolici Romani e Ortodossi allo stesso tempo. Il rito non è poi così importante. In fin dei conti i Latini sono stati Ortodossi di rito occidentale per diversi secoli. Sono d’accordo con te che, nonostante la separazione, Romani e Ortodossi hanno ancora molto in comune, ma ciò non basta per considerarli oggi parte della stessa Chiesa. Al di là delle ben note differenze dottrinali c’è proprio l’approccio al Soprannaturale, la vita stessa nella Chiesa che rende impossibile vivere le due realtà religiose allo stesso tempo. Nel Credo noi dichiariamo: “ e (credo) nell’Unica, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa”. Finchè non ci sarà unità di fede esse saranno due chiese. La teoria (affermata anche dal papa Giovanni Paolo II) che Romani e Ortodossi sono ancora la stessa unica Chiesa (nonostante lo scisma, e in modo misterioso) suona bene, ma non regge. Si basa solo su belle parole. Sì, lo so, che “il dialogo teologico” è stato avviato, ed è addirittura possibile (tutto è possibile al Signore) che alla fine si raggiunga l’unità. Ma attenzione! Molti buoni Romani credono che le differenze potranno essere risolte mediante una geniale formula che, per la sua genericità, risulti accettabile alle due parti. Raggiunto poi l’accordo su questa formula ognuno la interpreterebbe secondo il proprio intendimento, mantenendo di fatto le proprie opinioni. Ancora peggio, alcuni propongono che l’unità venga fatta nella diversità, senza un impegno formale di fede da alcuna parte, ma sotto l’universale coordinamento del papa di Roma. Ebbene, tutto ciò è impossibile. I Padri ci hanno insegnato che l’accordo sulla fede comune dev’essere univoco e inequivocabile. L’Ortodossia segue lo spirito della Legge, piuttosto che la lettera. E poiché è impensabile che la Chiesa Ortodossa introduca nuove dottrine, spetta ai Romani abbandonare un millennio di innovazioni e ritornare senza riserve alla fede della Chiesa Cattolica ed Apostolica. Questa è l’unica piattaforma possibile per un accordo. La storia ha già dimostrato la fallacia di unioni basate altrimenti.
E ora lascia che ti ponga una domanda banale: B., il papa è infallibile (“di per se stesso e non per il consenso della Chiesa”, come specifica il dogma del 1870), o no? Non può essere contemporaneamente fallibile e infallibile, come accadrebbe se le due chiese fossero ancora parte della stessa Chiesa. Una delle due deve sbagliare. “Ma il Vaticano II ha permesso ora una gran libertà di opinioni…”, potresti rispondermi. Questo è un sofisma. La vera Chiesa non può cadere in errore. Se tu credi che la tua chiesa abbia sbagliato, o che in atto sbagli, neghi che sia la vera Chiesa.
Ti abbraccio con immutata amicizia e amore in Cristo.

Chapel Hill (U.S.), Marzo 1982                                                                      Gregorio

Domenica 25 lUGLIO 2010 IX di Matteo - Riflessione del Padre Giovanni Festa

Matteo 14,22-34

Matteo 14,22-34

22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
..Quindi nel congedare la folla sei rimasto solo..volontariamente solo…e da solo sul Monte(Signore la tua vita è sempre sui monti…) hai pregato…Da solo…l’intus monachus del Signore Gesù Cristo il Teantropo…e ben di più dello stesso intus monachusa. .il monaco da eremo..da deserto..e poi perché monaco? Non è forse questa tua indicazione un orientamento per tutti? Non tanto la solitudine quanto la “solitarietà”….Incontrare Dio tre volte santo nella radicalità solitaria del proprio cuore..riceverne e perché no impossessarsi come dono e regalia delle sue energie vivifcanti…Ogni Monte Signore è il Tabor ed ogni Monte è il Calvario ..Una sequela faticosa..monte per monte.. salita per salita..discesa per discesa…
E chissà cosa hai chiesto al mistero di Dio tre volte santo in questa tua eremitica preghiera sul Monte..Avrai chiesto ancora più monti…per tutti noi..
24 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare
Che la barca dei discepoli fosse era è e sarà sempre agitata dal vento contrario..il vento nemico..il vento del nemico (si la fede cristiana è sempre una lotta tra venti..il vento dello Spirito e il vento del nemico…) direi Signore caro che è normale..nihil novi sub sole…E quando la barca è agitata è da te lontana e devi essere tu a venire incontro a d essa barca al solito camminando sulle acque.. Ed ovviamente arrivi alla fine della notte ..”Avi a passà a nuttata” ..Meno male che quelli dentro la barca non si sono addormentati ..hanno cercato di resistere al vento del nemico..Su questo ho per quanto fragile una certa se non proprio sicurezza speranza..Basta fare pulizia della propria zavorra quella personale.. quella del proprio sé.. Ecco il vento contrario..il vento del nemico…lo si combatte con la propria metania ..anche con la metania ecclesiale e sinodale.Ma si Signore diciamolo senza valore teologico ma con valore e senso esistenziale..Ecllesia purificata purificanda est .La custodia del depositum è grande valore ed è grande responsabilità.. Appunto responsabilità…E alla fine occorri sempre tu..
.26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura»
..diciamo così ..che per riconoscerti occorre che tu ti faccia riconoscere ..Da soli Signore “ nada de nada “ e “ patate” e per farti riconoscere il tuo livello di comunicazione non è teologico..dotto..ermeneutico..esegetico.. ma è appunto esistenziale ..immediato ..da aut aut (si prima o dopo dovrò proporre al mio sinodo patriarcale di proclamare santo e glorificare in te Signore il mio amico e tuo amico Soeren Kierkegaard ..il pastore protestante luterano che insieme a Gregorio Palamàs mi tiene compagnia sul comodino dela mia stanza da letto…se un vicario episcopale non propone questo che vicario è? )..ecco l’aut aut..Sono io.e quindi se sei tu non dobbiamo avere paura…Ma tu Signore per favore metti in conto il tuo dubbio..Non è sicuro…
. 28 Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Al solito mia nonna in questi caso ha detto sempre ..direbbe e avrebbe detto “Petru?..un turduni”.al solito..l’amico Pietro..Signore il corifeo…al solito vuole verificare ..e Tra verifiche e rinnegamenti passa la sua grande e santa via…come la nostra..Allora è “turduni” perché egli è icona di tutti noi..Benissimo Signore fammi camminare sulle acque verso di te..cioè nel rischio dello scandalo e del paradosso del Vangelo che è il Vangelo ecclesiale della Croce e della Resurrezione ma devi subito sapere Signore che il nemico (ed io sono il primo nemico di me stesso..un classico Signore..Sai Signore ogni volta che devo celebrare una preghiera di liberazione..ho sempre il terrore che l’amico nostro…si proprio quello…prima o dopo rivelerà pubblicamente il mio peccato e la mia vergogna ..Celebro ugualmente Signore ma con questa umana paura ..l’affondare e allora anche qui ed ora Signore Salvami .Si Signore dubito ed è vero pochissima fede..Ma questo lo sappiamo..Se avessi la fede che dico di avere…e quindi ogni tanto spesso Signore io con te volentieri ci litigo…Ma poi Pietro (qui ci vuole un aggettivo rpeciso..ma non lo mettiamo..tu hai subito compreso..) ha alla fine ragione..Di fronte alla “mala parata” o affogo o ti chiamo..Ovviamente Signore ti chiamo…
32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
34 Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret
Arrivi Sulla barca…(con Pietro ovviamente..povero lui sicuramente insieme sereno ma imbarazzatissimo .ai limiti della”malafiura”) il nemico va via…e siccome il nemico va via..(E’ già andato via..se comprendissimo sul serio che in fondo egli è un cadavere che cammina) ecco la confessione di fede ..Non teologica non dotta non ermeneutica..Ma immediata esistenziale..Il Figlio di Dio..il liberatore…Amìn