venerdì 28 novembre 2008

All’esarca apostolico dei cattolici di rito bizantino in Grecia
M. Demetrios Salahas

Caro Monsignore,
Rallegratevi sempre nel Signore!

Da qualche giorno, sono stato informato della vostra omelia, pronunciata al momento della vostra ordinazione-intronizzazione come vescovo dei cattolici di Grecia di rito bizantino. É di questo argomento che vi espongo le riflessioni che ciò mi ispira, con ogni parlar-chiaro di un vescovo Ortodosso della Chiesa di Grecia; qualcuno che è nato a Hermoupolis nell’isola di Syros , che è stato allevato e ha vissuto nella sua isola natale fino alla fine dei suoi studi secondari nella famosa scuola superiore di Syros.
La vostra omelia, assai ampia, è stata indirizzata al gregge di una “comunità ecclesiale numericamente debole di fedeli, ad Atene e Yannitsa”. Questi fedeli, quanto esposto, sono “in piena comunione con la chiesa di Roma”, nonostante appartengano alla tradizione bizantina orientale. E voi continuate, con insistenza su “ questa doppia identità ecclesiale che essi sono –come cattolici e orientali- allo stesso modo in piena comunione con la sede apostolica della città di Roma e il suo primate il vescovo di Roma, e nello stesso tempo restanti legati alle sacre tradizioni patristiche, ai tesori teologici e alla Divina liturgia dell’Oriente Cristiano, che arricchisce questa stessa Chiesa cattolica di Grecia – che appartiene storicamente nella sua pressoché totalità alla tradizione occidentale latina- e ciò costituisce, un linguaggio dell’eredità comune, la comunione e l’unità nel seno della medesima Chiesa cattolica.
Questo spirito, che traspare dal numero di paragrafi del vostro discorso, è stato più in là un poco abbellito dall’affermazione “che la nostra visione e il nostro stato è uno di spirito unificante e non già ‘Uniata’, e rinforzata dalla vostra invocazione: “non consideratemi come un Uniata, ma come un ierarca unificante”, condannando inoltre “categoricamente ogni atto di proselitismo, da qualsiasi parte esso provenga.
Visto le vostre affermazioni preaccennate, permettetemi vi prego, di porvi alcuni dubbi – che sorgono dalla mia personale esperienza di numerosi anni di vita a Syros, così pure della mia familiarità con il modo di coesistere tra Ortodossi e cattolici-romani- delle questioni, che ben inteso, esprimono le mie preoccupazioni specifiche e personali:

Siete coscienti quale disastro, il modo d’operare della vostra comunità ecclesiale, fa nascere della confusione tra i fedeli della Chiesa Ortodossa, nelle innumerevoli comunità urbane di queste due città, e in particolare nei sobborghi ateniesi assai popolati di Patisca, via Acharnon, dove numerosi ortodossi frequentano, ignorando il genuino retro-disegno ecclesiologico e teologico che è una appartenenza esteriore ortodossa?
Come mai il vostro clero porta gli abiti canonici della Tradizione Ortodossa, costruite chiese nello stile Ortodosso orientale, perché adempite agli uffici sacri secondo i Riti della Chiesa Ortodossa Orientale, utilizzate essenzialmente i libri liturgici pubblicati dall’organizzazione “Apostolici Diakonia” (Diaconia apostolica) della Chiesa di Grecia? Non è questo precisamente quello che è l’uniatismo? Non siete voi un vescovo Uniata? Cosa significa esattamente “ierarca unificante”?
Quale è la necessità per un Uniata l’essere presente nei dialoghi teologici tra la Chiesa Ortodossa e la confessione cattolica-romana?
È così che si vuole far prosperare l’unione?
Non sarebbe un gesto di buona volontà da parte del papa di Roma – per i progressi dei dialoghi teologici- di non nominare più un vescovo Uniata, esarca per i cattolici di Grecia di rito bizantino?
Perché una tale costanza del papa di Roma per l’uniatismo ?
Siete voi capaci di ritenere che veramente questa presenza cosi “numericamente piccola” della comunità cattolica di Grecia di rito bizantino, e di giustificare per quale ragione avrebbe bisogno della elezione e dell’ istituzione di un vescovo Uniata in Grecia?
Considerato che la vostra comunità è numericamente piccola –nonostante i recenti gruppi di fedeli artificialmente aumentati- perché non potrebbe essere servita dai pastori del clero di confessione cattolica-romana in Grecia?
Perché questa gente non può essere amministrata dai vescovi cattolici-romani, che sono legati al vaticano in modo evidente e manifesto; di cui i paramenti religiosi sono di tradizione latina –come quelli che partecipano alle vostre ordinazioni (come lo si vede dalle foto di circostanza) – in maniera che la vostra comunità possa imparare a conoscere Gesù Cristo in quel modo?
Di più, mi ricordo quella volta del ricovero senza problemi della mia indimenticabile madre venti anni fa, presso l’ospedale Pammakaristos, questo ricordo è ogni giorno guastato dalla questione posta all’epoca dal cappellano dell’ospedale, apparentemente ortodosso (ma di credo romano-cattolico): “Volete che vi porti la Santa Comunione”?
Malgrado la preparazione teologica di mia madre e il suo stato di coscienza, fa si che possa dare la risposta appropriata: “No, grazie, io ho un figlio che è prete il quale veglierà certamente a che io riceva la Comunione in una forma ortodossa”; noi ci domandiamo se voi perseguite questa stessa tattica nel visibile momento del dolore e del conforto. E in effetti che fate negli altri ospedali?
Io mi chiedo quale era la ragione e l’obbiettivo velato del canto del Trisajon durante i funerali a Roma del papa recentemente defunto, da parte di un clero Uniata, con i vescovi ed i preti vestiti da ortodossi, nel rito ortodosso e in greco?
Tutti i fatti richiamati offrono l’impressione – a una moltitudine di persone intelligenti e prudenti – di consentire azioni di proselitismo, e un tentativo di impadronirsi delle anime dei Cristiani Ortodossi con mezzi ambigui.
Il nostro augurio, è che tutti questi fatti non siano affatto il riflesso della realtà. E’ per questo, la nostra speranza è che i vostri proponimenti scritti siano veramente sinceri, e non nascondano il minimo inganno, che offenderebbe la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica di Cristo.
Con le mie preghiere nel Signore, il minimo tra i vescovi, il metropolita
+ Paolo di Glyfada

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