Caro Fratello Anonimo,
che poi ad analizzare il modo di scrivere, tanto anonimo non lo sei, manca solo che ci dici da quale regione della tua nazione provieni; ti ringrazio, comunque, per aver espresso il tuo parere su questo articolo, vecchio, ma sempre attuale e da diffondere incessantemente con tutta la caparbietà che portiamo nel nostro intimo.
Quella caparbietà e quell’amore per il Rito, quindi per l’Ortodossia che ci ha permesso, qui sto parlando di noi italo-albanesi, di resistere a tutte le lusinghe papiste, atte ad abiurare il nostro Rito e buttarci anima e corpo ad abbracciare il rito Latino, come è avvenuto a Spezzano Albanese nel 1668. Un anno luttuoso per la popolazione arbresh di quel paese; le promesse erano che oltre alla parrocchia latina, quella greca avrebbe dovuto continuare la sua funzione. Ciò non è stato mantenuto ed il paese e la popolazione sono sprofondati nel baratro della liturgia Latina.
Qui non stiamo criticando le persone, sicuramente degne fino al midollo, e con un buon avvenire, in terra arbresh, da tutti i punti di vista. Infatti tutti conoscono ed apprezzano la nostra disponibilità nell’accogliere gli indigenti, i disperati, il diverso e la nostra apertura allo straniero; infatti se nei secoli scorsi ci saremmo comportati come lo stiamo facendo in questi ultimi tempi, tutto sarebbe scomparso, la lingua, i costumi, il modo di pensare, la cultura e principalmente la nostra Ortodossia.
E se quel prete rumeno ora può essere ospitato, lui e la sua famiglia, nelle parrocchie arbresh, deve ringraziare chi si è battuto per il mantenimento della cultura religiosa ortodossa.
Se ancora abbiamo qualcosa da dire e da difendere è perché ci siamo abbarbicati cocciutamente in questi posti sperduti e solitari, dove abbiamo continuato la nostra vita scandendo ciò che avevamo portato con noi dalla nostra Patria perduta ed anche qui dovremmo affrontare uno studio e una ricerca storica, seria, per avere una conoscenza perfetta del luogo di provenienza. Proveniamo dai paesi Arvaniti dell’attuale Grecia, o dai paesi dell’attuale Albania??
Ma questo è un’altra cosa e ci allontana dalla risposta al nostro Anonimo.
Non riesco a cogliere il significato delle tue parole: “Se eravate tutti bravi come sono quelli sacerdoti rumeni ……”, cosa vuoi intendere? Che i nostri preti usciti tutti quanti dal Seminario minore di San Basile (sedotto ed abbandonato), dal Seminario maggiore di Grottaferrata e poi dal Collegio Greco di Roma, erano e sono una massa di ignoranti: che non capiscono nulla, non conoscono il canto bizantino, le Ufficiature le storpiano, il greco non lo sanno leggere così come l’albanese, privi di cognizioni basilari sul Rito Orientale? Questo vuoi farci intendere? Ma tu lo sai che fior di Presbiteri hanno accompagnato dalla nascita fino alla morte il popolo arbresh? Molti di questi Presbiteri hanno insegnato nelle Università (Papàs Giuseppe Ferrari di Frascineto, senza dimenticare e chiudo la parentesi, Papàs Vincenzo Matrangolo di Acquaformosa, le sue pubblicazioni non sono articoletti da strapazzo), ma di grazia, di questi luminari della storia italo-albanese ne hai sentito almeno parlare per caso qualche volta?? Se loro fossero ancora in vita, non so fino a che punto questa incresciosa situazione avrebbe avuto risvolti tanto eclatanti e drammatici.
Da questo Anonimo ci stiamo beccando una lezione mai vista, e qui dimentico per un attimo di essere un prete Ortodosso e non cattolico, e inizio a difendere le mie radici che non hanno nulla spartire con quella rumena; la mia lingua che è diversa da quella rumena; la mia dignità di arbresh da difendere con tutte le forze; la mia cultura ellenista e magno greca; la mia storia diversa da quella rumena, con un eroe ortodosso, che ci ha difeso dall’avanzata dei turchi islamici ed infine difendo a spada tratta la mia ortodossia e non il cattolicesimo uniata.
Io personalmente “questo rumeno di Santa Sofia” non lo conosco, infatti non posso immaginare se è
un santo oppure un demonio, se è amato oppure è odiato; ma il prete arbresh è stato messo da parte?
Se dovesse rivelarsi un santo, sicuramente i miracoli non tarderanno a mostrarsi, come non è in ritardo la loro opera evangelizzatrice nei confronti dei loro compaesani, nei paesi latini del circondario, fedeli ortodossi, raggirati dal loro essere preti uniati, i quali si presentano, travesti da ortodossi e li invogliano ad accettare i sacramenti, a confessarsi e prendere la comunione, sposarsi e battezzare i loro figli, quando sanno benissimo che una volta tornati nel paese di origine tutto questo verrà ripetuto un’altra volta, per i motivi che tutti sappiamo.
Se raggirare i propri compaesani è santità, allora dobbiamo riscrivere tutta la teologia cristiana!!!
Padre Giovanni
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