lunedì 30 novembre 2020

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 Punire gli obiettori: come l'arcivescovo Chrysostomos ha risolto il problema delle "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 28 novembre 2020

 

l'arcivescovo Chrysostomos minaccia di punire con la deposizione i vescovi che si gli oppongono. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'arcivescovo Chrysostomos di Cipro ha detto che i vescovi che si rifiutano di concelebrare con lui a causa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" saranno deposti. Chi segue i canoni ecclesiali in questa situazione?

Il 26 novembre 2020, il Primate della Chiesa ortodossa di Cipro, l'arcivescovo Chrysostomos , durante un programma televisivo sul canale cipriota RIK, ha dichiarato che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è obbligatorio per tutti i vescovi e laici della Chiesa di Cipro, e quei vescovi che rifiutano di obbedire alla decisione del Sinodo saranno puniti, fino a essere deposti.

Il fatto è che anche prima del Sinodo il metropolita Isaias di Tamassos aveva detto che non poteva servire con l'arcivescovo Chrysostomos, se quest'ultimo avesse commemorato Dumenko "o partecipare a una funzione in cui è menzionato il suo nome, perché significherebbe che io violo la decisione del Santo Sinodo sulla neutralità. Se io sono presente da qualche parte, e lui (Dumenko, ndc) viene commemorato, significa che riconosco lui e la sua chiesa e quindi violerò la decisione del Santo Sinodo di Cipro".

Poco dopo la riunione del Santo Sinodo del 25 novembre, il metropolita Isaia ha osservato che "pur preservando l'unità della Chiesa di Cipro durante questo periodo difficile", continuerà a commemorare l'arcivescovo Chrysostomos, "ma lascerà la questione della concelebrazione con lui alla sua coscienza episcopale".

A parte il metropolita Isaias, la decisione del Santo Sinodo è stata respinta dal metropolita Nikoforos, il quale ha sottolineato che il riconoscimento di Dumenko come "metropolita" canonico non può essere vincolante. Ha anche ricordato che la storia della Chiesa conosce casi in cui singoli vescovi non hanno obbedito alle decisioni di interi concili, e alla fine hanno avuto ragione. Per esempio, il metropolita Nikiforos ha fatto riferimento a san Marco di Efeso, che ha scelto di non firmare le decisioni dell'Unione di Ferrara e Firenze.

All'indomani di queste dichiarazioni, il metropolita Georgios di Paphos, sostenitore del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha affermato che a suo avviso le decisioni del Sinodo sono vincolanti per tutti, mentre l'arcivescovo Chrysostomos ha sottolineato che quando qualcuno chiede la convocazione del Sinodo, deve rispettare le sue decisioni.

Come possiamo vedere, la situazione a Cipro è tesa fino al limite. Tuttavia, questo non impedisce all'arcivescovo Chrysostomos di credere che "non ci sia né scisma né crisi nella Chiesa di Cipro" e che "questa posizione di arbitrarietà presto svanirà". È sicuro che chi non è d'accordo con le decisioni del Sinodo, "non può farla franca": "Tutti noi concelebriamo la Divina Liturgia alcune volte all'anno durante le feste. Se li invito a concelebrare con me la Divina Liturgia, non possono rifiutarsi di farlo. Quando li invito, possono non venire solo se si ammalano. Se scelgono di non partecipare, saranno puniti. Le punizioni previste vanno dal rimprovero alla deposizione. Non possiamo fare ciò che vogliamo all'interno della Chiesa di Cipro".

In altre parole, il primate della Chiesa di Cipro ha chiarito che intende portare avanti la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e sfruttare tutti i mezzi disponibili a tal fine – dal convincere gli obiettori al sospenderli dal sacerdozio, fino addirittura alla deposizione.

Vale la pena sottolineare a questo proposito che, prima di tutto, la deposizione è una punizione molto grave e solo coloro che violano i canoni della Chiesa possono essere puniti in questo modo. In secondo luogo, il primate di qualunque Chiesa non ha il diritto di privare unilateralmente un vescovo della sua dignità, poiché lo stesso primate è solo il primo vescovo in onore.

Ciò significa che la deposizione richiede una decisione del Concilio dei vescovi, che la prende sulla base di una conclusione del tribunale ecclesiastico. Questo, ancora una volta, ci riporta alla questione della violazione dei canoni della Chiesa. Allora quali sono le regole violate dai vescovi ciprioti che si sono opposti al riconoscimento di Dumenko come "metropolita" di Kiev?

Come è stato "ordinato" Dumenko?

Ricordiamo che il primo ostacolo serio, anzi insormontabile, nella questione del riconoscimento di Dumenko come "vescovo" è la sua carente consacrazione canonica.

Dumenko è stato "ordinato" nel 2009 da Filaret Denisenko insieme a diversi "vescovo" del "patriarcato di Kiev" - Dmitrij Rudjuk, Aleksandr Reshetnjak, Mikhail Zinkevich, Lavrentij Migovich, Lavrentij Khavruk, Ilarion Protsik ed Evstratij Zorja. Tutte queste persone (con l'eccezione di Migovich, "ordinato" dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nella chiesa di sant'Andrea a Kiev) hanno ricevuto la loro "dignità episcopale" dalle mani di Denisenko, che è stato deposto nel 1992 e anatematizzato dal Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa nel 1997.

Sottolineiamo che la validità di questo anatema è stata pienamente e senza dubbio riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse senza eccezioni, compreso il Patriarcato di Costantinopoli. Nel 1992 il patriarca Bartolomeo scrive in una lettera al Patriarca Alessio II: "In risposta al telegramma e alla lettera di vostra Beatitudine riguardo al problema sorto nella nostra santa sorella la Chiesa ortodossa russa e che ha guidato il suo Santo Sinodo, per ovvie ragioni, alla deposizione del fino a poco tempo fa membro onorario del Sinodo, il metropolita Filaret di Kiev, desideriamo informare fraternamente il vostro amore che la nostra santa Chiesa ecumenica di Cristo, riconoscendo la pienezza della competenza esclusiva della vostra santa Chiesa russa su questo tema, adotta la relativa decisione sinodale summenzionata". Inoltre, nel 1993, il patriarca Bartolomeo credeva che il fatto stesso della deposizione di Filaret implicasse la privazione della sua dignità episcopale. Ecco le sue parole, registrate dall'allora vice primo ministro ucraino N. Zhulinskij: "Nessuno riconosce Filaret come vescovo".

Dal punto di vista del diritto canonico della Chiesa, ciò implica che tutti gli atti sacri compiuti da Filaret dal momento della sua privazione della dignità sono considerati nulli, cioè invalidi. In altre parole, sia la "consacrazione" dei partecipanti alla "ordinazione" di Dumenko sia la "consacrazione" di quest'ultimo non hanno forza canonica. Denisenko era ed è perfettamente consapevole di questo fatto.

Per esempio, in un'intervista al quotidiano Den' del 15 settembre 2001, ha affermato che "dall'interpretazione degli anatemi dipende la soluzione di molte questioni importanti, come 'Due Chiese ucraine non canoniche hanno un episcopato oppure no?' Perché il non riconoscimento del patriarca Filaret comporta automaticamente il non riconoscimento di tutti i vescovi da lui ordinati, e quelli, a loro volta, che sono stati ordinati dai vescovi da lui precedentemente ordinati. Se io sono deposto, risulta che non esiste un sacerdozio ucraino ("Chiesa ortodossa autocefala ucraina", "patriarcato di Kiev", "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc), perché sono tutti ordinati da vescovi invalidi".

E anche la "rimozione" non canonica dell'anatema da Filaret nel 2018 da parte del Fanar non cambia minimamente la situazione. Perché, secondo Denisenko , "se il patriarca ecumenico mi ha rimosso l'anatema nel 2018, allora sono stato anatematizzato o no fino al 2018? Se lo sono stato, significa che tutti questi vescovi (la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc) non sono validi ed Epifanij non è né un metropolita, né un sacerdote. Se il patriarca ecumenico mi ha revocato l'anatema nel 2018, allora l'intero episcopato è invalido".

Questo fatto è stato segnalato anche al Patriarcato di Costantinopoli da rappresentanti di praticamente tutte le Chiese locali: tutte le "ordinazioni" di Denisenko, da lui compiute dopo essere stato deposto dalla Chesa ortodossa russa e ancor più dopo l'anatema, non sono valide. E questa non è l'opinione privata dei sinodi o dei singoli vescovi, ma la posizione canonica della Chiesa: Sergej Dumenko, che è stato "ordinato" da una persona scomunicata dalla Chiesa, non poteva diventare vescovo canonico. E anche la maggioranza dei voti del Sinodo cipriota, secondo l'opinione del metropolita Neophytos di Morphou, non lo ha trasformato automaticamente in un vescovo canonico.

Atteggiamento del Sinodo della Chiesa cipriota nei confronti delle "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Il Comunicato del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro del 18 febbraio 2019 parla in modo chiaro e inequivocabile delle "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "L'esperienza dell'intera Chiesa ortodossa ci dà motivo di dubitare della possibilità di legalizzare 'retroattivamente' quelle ordinazioni che sono state eseguite da vescovi deposti, scomunicati e anatemizzati. La deposizione, la scomunica e l'anatema delle persone che hanno dato inizio alla crisi ucraina sono stati riconosciuti da tutti i cristiani ortodossi".

Ricordiamo che questo decreto sinodale è stato adottato all'unanimità (a differenza della decisione di "non opporsi" alla commemorazione di Dumenko), il che significa che è stato firmato anche dall'arcivescovo Chrysostomos, che nel febbraio 2019 non considerava Sergej Dumenko un vescovo.

Un po' più avanti nello stesso comunicato si legge: "Il Patriarcato ecumenico deve ancora trovare un modo per quietare la coscienza dei credenti riguardo alla validità delle ordinazioni e dei sacramenti, compiuti da questa leadership" (la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc).

È stato trovato un modo?

A sostegno del riconoscimento di Dumenko, l'arcivescovo Chrysostomos cita la sua conversazione personale con il patriarca Bartolomeo e, presumibilmente, i documenti originali che ha visto durante la sua permanenza al Fanar. Riferendosi a questi documenti, l'arcivescovo Chrysostomos ha detto ai sinodali di aver "appreso tutta la verità sull'Ucraina" e solo i documenti indicano "chi ha ragione".

Forse l'arcivescovo Chrysostomos sta parlando di una sorta di documenti "segreti" che testimoniano la valida ordinazione di Dumenko? No. L'Arcivescovo Chrysostomos ha detto che l'essenza di questi documenti si riduce al fatto che "nel Tomos d'autocefalia, concesso alla Russia, c'era la condizione che la Chiesa dell'Ucraina doveva prima commemorare il patriarca ecumenico come capo locale e poi il patriarca di Mosca".

Di conseguenza, egli ritiene che l'Ucraina sia il territorio canonico del Patriarcato di Costantinopoli. Punto. In che modo questa convinzione influisce sulla successione apostolica degli scismatici dell'Ucraina? Dal fatto che il Fanar avesse un documento sulla procedura per commemorare i patriarchi, consegue forse che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbia ricevuto automaticamente la grazia? No, non è così. In altre parole, gli scismatici sono rimasti scismatici - senza ordinazioni, senza i santi misteri, senza l'eucaristia. E non importa a quanti documenti "segreti" l'arcivescovo Chrysostomos possa fare riferimento per giustificare le sue azioni, gli scismatici rimarranno certamente scismatici.

Che cosa dicono i canoni sulla concelebrazione con gli scismatici?

Ebbene, lo stesso primate della Chiesa di Cipro, così come coloro che riconoscono Dumenko come vescovo canonico, entrano effettivamente in comunione con un gruppo scismatico e violano i canoni apostolici. Secondo i canoni, chi entra in comunione eucaristica o letteralmente in una qualsiasi comunione di preghiera con gli scismatici, diventa anch'egli uno scismatico.

Nel Canone 10 dei Santi Apostoli leggiamo: "Se qualcuno pregherà, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, sia scomunicato anche lui", mentre il Canone 11 recita come segue: "Se un sacerdote si unisce in preghiera con un sacerdote deposto, come se questi fosse un sacerdote, sia deposto anche lui ".

Così, l'arcivescovo Chrysostomos, essendosi unito in comunione di preghiera con uno scismatico, ha permesso anche a se stesso di diventare uno scismatico. È impossibile contestare questa tesi da un punto di vista canonico. Questo è probabilmente compreso dallo stesso primate della Chiesa di Cipro. Per questo motivo ricorre a banali minacce e intimidazioni, fissando la sua logica non sui canoni della Chiesa, ma sulla posizione autocratica che è stata molto appropriatamente caratterizzata dal metropolita Neophytos di Morphou: "Io sono il primate e sono libero di fare quello che voglio".

Tuttavia, come ha ulteriormente osservato vladyka Neophytos, "l'Ortodossia non è abituata a questo tipo di papismo. La sua struttura è sinodale, questo è ciò che i papisti invidiano e temono, quindi non dovremmo cadere nel peccato del papismo".  Si scopre quindi che i vescovi della Chiesa di Cipro, che non sono d'accordo con la commemorazione degli scismatici da parte del loro primate, seguono i canoni della Chiesa e la decisione unanime (!) del loro Sinodo sulla neutralità nella situazione in esame. Non c'è né mancanza di rispetto né disprezzo per l'arcivescovo Chrysostomos nelle loro azioni. Sono disposti a onorare l'ordine canonico della Chiesa e a preservare la sua struttura sinodale. Possiamo dire con sicurezza che la loro posizione è quella dei confessori, che può essere concessa solo alle persone che in questa vita non cercano altro che Cristo.

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