Kirill è un "pan-slavista"? No. Altre domande ridicole?
di George Michalopulos
Monomakhos, 15 dicembre 2022
Nella sfera politica, uno dei segni di una campagna elettorale persa è quando il candidato inizia ad agitarsi. Può farlo fisicamente (dimenando le braccia) o può farlo retoricamente, con argomenti ridicoli.
Sappiamo da anni che il patriarca Bartolomeo nutre una costante animosità nei confronti della Chiesa ortodossa russa e del suo patriarca, Kirill. In passato ha anche detto cose ridicole e/o bigotte sugli slavi in generale e sulla Chiesa russa in particolare. Non le riporterò qui perché non sono minimamente edificanti.
Recentemente, però, ha superato se stesso e ha fatto vedere che gli manca tutta la sensibilità pastorale necessaria per essere un arcipastore (per usare un eufemismo). Come si può leggere dal Greek Reporter, Bartolomeo non ha il senso della storia, della prospettiva o anche della conoscenza comune e quotidiana del mondo, in particolare della storia russa.
Se non la sapessi più lunga, direi che è con le spalle al muro. Mi azzarderei anche a supporre che i suoi manovratori al Dipartimento di Stato siano turbati dal fatto che non abbia "consegnato la merce" per quanto riguarda la sua parte dell'accordo. In ogni caso, criticare apertamente una Chiesa sorella davanti a persone che non sono ortodosse (o cristiane) è estremamente goffo. Anche gli indemoniati che gestiscono la Chiesa episcopaliana stanno attenti a non condannare i loro fratelli più ortodossi della Comunione anglicana in Africa in un contesto pubblico.
Sua Santità ha detto alcune cose ridicole in questa narrativa. La cosa più ridicola, tuttavia, è che il patriarca Kirill sia un "pan-slavista".
Ora chiunque sappia qualcosa sulla Russia sa che abbraccia undici fusi orari. E in ognuno di questi fusi orari ci sono decine di razze ed etnie non russe – e quindi non slave – ognuna con la propria lingua, cultura e costumi. Molti sono ortodossi e appartengono al Patriarcato di Mosca.
Ed ecco il colpo di scena: ogni domenica celebrano la Divina Liturgia nella loro lingua madre! Se Kirill è un "pan-slavista", ha fallito miseramente. Allo stesso modo avrebbe fallito, del resto, ogni altro primate russo che lo ha preceduto.
Dire che questa fosse la politica del governo imperiale russo è, come tante altre cose che credono i fanarioti, semplicemente astorico. Per esempio, quando gli otto monaci di Valaam giunsero in Alaska, evangelizzarono gli indigeni anche se i governatori russi glielo avevano vietato espressamente. E senza spezzare il loro spirito nel processo, potrei aggiungere, permettendo loro di essere quello che sono mentre imparavano gradualmente l'Ortodossia.
Onestamente non posso dirvi se Bartolomeo sia a conoscenza di questi fatti. È possibile che non lo sia. Dopotutto, ha vissuto tutta la sua vita in una fantasia simile all'Isola che non c'è, chiamata "la Nuova Roma".
D'altra parte, forse è davvero consapevole delle ristrette circostanze geografiche ed evangelistiche della propria Chiesa. Soprattutto in confronto ai risultati della Chiesa ortodossa russa. Se è così, allora deve vergognarsi profondamente della scarsità dei risultati di Costantinopoli a questo riguardo. Quante tribù indigene ha convertito Costantinopoli nell'ultimo millennio? Al di fuori del greco ecclesiastico (con solo un'infarinatura intermittente di vernacoli locali), quanti servizi liturgici vengono celebrati nelle lingue native? So per certo che parla un turco impeccabile. Perché non ha tradotto i servizi in quella lingua? Perché lui (o qualcuno dei suoi predecessori) non si è impegnato in un programma di evangelizzazione dell'Anatolia ove possibile? I russi lo hanno fatto, specialmente durante l'era in cui si supponeva che il "pan-slavismo" fosse all'ordine del giorno.
Non ignora del tutto la propria colpevolezza, ma invece si limita a deviarla, incolpando gli altri per le conseguenze delle sue stesse azioni. Secondo il Greek Reporter: Bartolomeo ha ammesso che l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina concessa nel 2019 dal Patriarcato ecumenico ha peggiorato i rapporti con la Chiesa russa. Ha anche affermato che l'invasione dell'Ucraina ha spinto la polarizzazione "a un livello febbrile".
Questo è un sottile esempio della classica non scusa del "mi dispiace che tu ti sia offeso per quello che ho detto (anche se è vero)".
Ed ecco un altro colpo di scena. A differenza dei protestanti americani che tentarono di anglicizzare le culture amerindie, la Chiesa russa non slavizzò i nativi! Invece, al Vangelo è stato permesso di impiantarsi profondamente nella psiche delle diverse comunità indigene.
La mia domanda in merito al fatto che Bartolomeo sia consapevole o meno dell'assurdità della sua argomentazione è probabilmente discutibile. Dopotutto, non è uno stupido. Piuttosto il contrario. Tuttavia, è un globalista. Ecco perché è attratto da forum internazionali come quello di Abu Dhabi, poiché non ha una propria diocesi organica.
Sulla scena mondiale la sua arcidiocesi (così com'è) ha qualche utilità. Agli occhi dei globalisti e del Dipartimento di Stato; doveva essere il suo trampolino di lancio verso la rilevanza internazionale. Il patriarca Bartolomeo aveva un compito, e un solo compito, ed era quello di abbattere il Patriarcato di Mosca.
La guerra contro la Russia doveva essere su due fronti: uno fisico, l'altro spirituale.
Bartolomeo doveva ammorbidire il terreno creando una finta chiesa a Kiev per delegittimare la Chiesa ortodossa ucraina. Invece, Zelenskij ha dovuto intervenire e bandire la Chiesa ortodossa ucraina tentativo di allentarne la presa; una mossa che sembra essere controproducente.
Per quanto riguarda l'altro aspetto saliente, il regime di Kiev doveva servire come lancia militare usata dall'Occidente nella sua crociata demoniaca contro la Santa Rus'. Invece, l'Ucraina viene presa a pugni dall'esercito russo; un'incudine per così dire mentre il corpo di spedizione russo è il martello (che sta forgiando una nuova Ucraina non occidentale e più ortodossa).
In altre parole, entrambi gli attacchi sono falliti o sono in procinto di fallire.
E così, Bartolomeo si agita, fa affermazioni diffamatorie – e ridicole – sul patriarca Kirill e mostra a tutto il mondo la sua mancanza di serietà sulla scena mondiale. Anche molti nella classe dirigente del mondo greco riconoscono il suo fallimento intellettuale. In effetti, il fallimento dell'intera assurdità della "Nuova Roma" che è stata spacciata fin dalla sua ascesa al trono di Costantinopoli.
È diventato un patetico spettacolo di un uomo vicino alla fine del suo arcipastorato, alla disperata ricerca di una carta che spera possa salvare la sua eredità. Sospetto che la sua ultima carta sarà quella di stringere un'unia con Roma. L'Ucraina doveva essere quella testa di ponte che gli avrebbe permesso di attraversare il Tevere.
Per attraversarlo, probabilmente lo attraverserà; semplicemente non sarà come aveva immaginato. Neanche alla lontana.
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