Non ha vergogna? La Chiesa serba
condanna la risposta egocentrica del patriarca Theodoros alla sofferenza
degli ortodossi ucraini
Orthochristian.com, 25 agosto 202

il patriarca Theodoros (a sinistra), il patriarca Porfirije (a destra)
Alla fine del mese scorso, sua Santità il
patriarca Porfirije, primate della Chiesa ortodossa serba, si è rivolto
ai suoi colleghi primati ortodossi e ad altri leader religiosi e
mondiali, invitandoli a fare tutto ciò che è in loro potere per ottene
il rilascio dell'abate della Lavra delle Grotte di Kiev, a quel tempo
detenuto in un centro di custodia cautelare a Kiev.
Per fortuna, l'abate, sua Eminenza il
metropolita Pavel di Vyshgorod, è stato rilasciato dal centro di
detenzione, anche se lo Stato continua un procedimento persecutorio
contro di lui, che rimane agli arresti domiciliari.
Il patriarca Theodoros di Alessandria ha
risposto rapidamente al patriarca Porfirije. Tuttavia, il primate
alessandrino, che un tempo era un difensore degli ortodossi ucraini
canonici ma ora è in comunione con gli scismatici, ha scelto di
concentrarsi sui problemi interni alla propria Chiesa piuttosto che
sulle sofferenze dei fedeli ortodossi ucraini.
Il patriarca Theodoros "osserva con
dolore" che il patriarca Porfirije è venuto in difesa del metropolita
Pavel ma non alla difesa del Patriarcato di Alessandria contro
l'Esarcato africano della Chiesa russa.
La Chiesa ortodossa serba ha pubblicato oggi un saggio in cui esamina la posizione del primate alessandrino.
"È difficile credere che un primate
ortodosso di rango così elevato come il patriarca di Alessandria possa
abbassarsi a [tale] livello", scrive l'autore.
Il saggio recita integralmente :
E io?
Il patriarca di Alessandria Theodoros ha
risposto con una lettera all'appello in cui sua Santità il patriarca
Porfirije intercede per il metropolita ucraino Pavel di Vyshgorod e
Chernobyl, che è ingiustamente imprigionato mentre i fedeli in Ucraina
sono perseguitati e i loro diritti umani quotidianamente violati. Questo
gesto nobile, profondamente cristiano e davvero umano, di sua Santità
Porfirije, di appellarsi alla coscienza dei leader religiosi mondiali a
nome di coloro che sono perseguitati a causa della loro fede cristiana e
dell'appartenenza all'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina
risuona in ogni cuore fedele. Ma non sembra tanto risuonare in quello
del oatriarca di Alessandria.
È semplicemente sorprendente che il
Patriarca di Alessandria abbia sfruttato un'occasione simile, un appello
alla sofferenza del popolo fedele dell'Ucraina, solo per attirare
l'attenzione su di sé e lamentarsi della presunta invasione della sua
giurisdizione da parte dei russi. Egli paragona la sofferenza dei fedeli
in Ucraina alla presunta sofferenza del suo gregge, alcuni dei quali,
tra parentesi, si sono trasferiti alla giurisdizione russa in modo del
tutto volontario e di propria iniziativa. Il patriarca di Alessandria è
stato il primo a violare la giurisdizione territoriale della Chiesa
russa riconoscendo un'organizzazione ecclesiale illegittima per la
Chiesa legittima in Ucraina. Per questo motivo alcuni membri del suo
gregge hanno ritenuto questo atto non canonico, hanno dissentito e hanno
chiesto invece di essere accettati nella Chiesa russa.
È difficile credere che un primate
ortodosso di così alto rango come il patriarca di Alessandria possa
abbassarsi al livello di un tentativo a buon mercato di coinvolgere la
santa Chiesa ortodossa serba in una disputa che egli ha personalmente
con la Chiesa ortodossa russa. Una disputa causata, bisogna aggiungere,
soltanto dalle sue stesse azioni. E inoltre, tentare tutto questo su una
questione così incontrovertibile come l'intercessione del patriarca
serbo per un fratello vescovo che è imprigionato in violazione di tutte
le norme civili.
Non si può fare a meno di chiedersi se
l'Ortodossia istituzionale sia davvero compromessa a tal punto da poter
tollerare un egoismo di questa portata unito a una completa assenza di
qualsiasi senso di giustizia, dove espressioni come quelle del patriarca
di Alessandria possono essere messe per iscritto e diffuse in tutto il
mondo. Non ha nemmeno una traccia di vergogna? Come si possono
paragonare il saccheggio e l'incendio delle chiese, le percosse e il
terrore sui chierici e sui fedeli, la privazione dei diritti civili e
umani e perfino della cittadinanza, le deportazioni, le incursioni, gli
imprigionamenti e cose simili, al passaggio volontario di un certo
numero di sacerdoti a un'altra giurisdizione?
Se il patriarca di Alessandria volesse
parlare della sofferenza del suo gregge, potrebbe forse citare esempi di
come egli stesso abbia proibito al "suo gregge" l'accesso all'unico
pozzo di acqua potabile come punizione per essersi trasferito in
un'altra giurisdizione. O forse come alcuni abbiano rubato gli antimensi
russi solo per scattare foto e deriderli, o come i suoi vescovi abbiano
reagito in vari modi contro il clero dissenziente e contro molte simili
violazioni dei loro diritti e persino della fondamentale dignità umana.
Ma no, il patriarca di Alessandria ha
invece scelto di richiamare pubblicamente e quasi condannare sua Santità
il patriarca serbo per il suo appello a rispettare i diritti umani di
un fratello in Cristo ingiustamente condannato, di altri sacerdoti e
fedeli, del corpo sofferente di Cristo in Ucraina. Il patriarca di
Alessandria ha utilizzato questa solenne occasione nel modo più
vergognoso e sconveniente per dire semplicemente: "e io?".
Vedran Gagić