lunedì 28 agosto 2023

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  Non ha vergogna? La Chiesa serba condanna la risposta egocentrica del patriarca Theodoros alla sofferenza degli ortodossi ucraini

Orthochristian.com, 25 agosto 202

 

il patriarca Theodoros (a sinistra), il patriarca Porfirije (a destra)

Alla fine del mese scorso, sua Santità il patriarca Porfirije, primate della Chiesa ortodossa serba, si è rivolto ai suoi colleghi primati ortodossi e ad altri leader religiosi e mondiali, invitandoli a fare tutto ciò che è in loro potere per ottene il rilascio dell'abate della Lavra delle Grotte di Kiev, a quel tempo detenuto in un centro di custodia cautelare a Kiev.

Per fortuna, l'abate, sua Eminenza il metropolita Pavel di Vyshgorod, è stato rilasciato dal centro di detenzione, anche se lo Stato continua un procedimento persecutorio contro di lui, che rimane agli arresti domiciliari.

Il patriarca Theodoros di Alessandria ha risposto rapidamente al patriarca Porfirije. Tuttavia, il primate alessandrino, che un tempo era un difensore degli ortodossi ucraini canonici ma ora è in comunione con gli scismatici, ha scelto di concentrarsi sui problemi interni alla propria Chiesa piuttosto che sulle sofferenze dei fedeli ortodossi ucraini.

Il patriarca Theodoros "osserva con dolore" che il patriarca Porfirije è venuto in difesa del metropolita Pavel ma non alla difesa del Patriarcato di Alessandria contro l'Esarcato africano della Chiesa russa.

La Chiesa ortodossa serba ha pubblicato oggi un saggio in cui esamina la posizione del primate alessandrino.

"È difficile credere che un primate ortodosso di rango così elevato come il patriarca di Alessandria possa abbassarsi a [tale] livello", scrive l'autore.

Il saggio recita integralmente :

E io?

Il patriarca di Alessandria Theodoros ha risposto con una lettera all'appello in cui sua Santità il patriarca Porfirije intercede per il metropolita ucraino Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, che è ingiustamente imprigionato mentre i fedeli in Ucraina sono perseguitati e i loro diritti umani quotidianamente violati. Questo gesto nobile, profondamente cristiano e davvero umano, di sua Santità Porfirije, di appellarsi alla coscienza dei leader religiosi mondiali a nome di coloro che sono perseguitati a causa della loro fede cristiana e dell'appartenenza all'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina risuona in ogni cuore fedele. Ma non sembra tanto risuonare in quello del oatriarca di Alessandria.

È semplicemente sorprendente che il Patriarca di Alessandria abbia sfruttato un'occasione simile, un appello alla sofferenza del popolo fedele dell'Ucraina, solo per attirare l'attenzione su di sé e lamentarsi della presunta invasione della sua giurisdizione da parte dei russi. Egli paragona la sofferenza dei fedeli in Ucraina alla presunta sofferenza del suo gregge, alcuni dei quali, tra parentesi, si sono trasferiti alla giurisdizione russa in modo del tutto volontario e di propria iniziativa. Il patriarca di Alessandria è stato il primo a violare la giurisdizione territoriale della Chiesa russa riconoscendo un'organizzazione ecclesiale illegittima per la Chiesa legittima in Ucraina. Per questo motivo alcuni membri del suo gregge hanno ritenuto questo atto non canonico, hanno dissentito e hanno chiesto invece di essere accettati nella Chiesa russa.

È difficile credere che un primate ortodosso di così alto rango come il patriarca di Alessandria possa abbassarsi al livello di un tentativo a buon mercato di coinvolgere la santa Chiesa ortodossa serba in una disputa che egli ha personalmente con la Chiesa ortodossa russa. Una disputa causata, bisogna aggiungere, soltanto dalle sue stesse azioni. E inoltre, tentare tutto questo su una questione così incontrovertibile come l'intercessione del patriarca serbo per un fratello vescovo che è imprigionato in violazione di tutte le norme civili.

Non si può fare a meno di chiedersi se l'Ortodossia istituzionale sia davvero compromessa a tal punto da poter tollerare un egoismo di questa portata unito a una completa assenza di qualsiasi senso di giustizia, dove espressioni come quelle del patriarca di Alessandria possono essere messe per iscritto e diffuse in tutto il mondo. Non ha nemmeno una traccia di vergogna? Come si possono paragonare il saccheggio e l'incendio delle chiese, le percosse e il terrore sui chierici e sui fedeli, la privazione dei diritti civili e umani e perfino della cittadinanza, le deportazioni, le incursioni, gli imprigionamenti e cose simili, al passaggio volontario di un certo numero di sacerdoti a un'altra giurisdizione?

Se il patriarca di Alessandria volesse parlare della sofferenza del suo gregge, potrebbe forse citare esempi di come egli stesso abbia proibito al "suo gregge" l'accesso all'unico pozzo di acqua potabile come punizione per essersi trasferito in un'altra giurisdizione. O forse come alcuni abbiano rubato gli antimensi russi solo per scattare foto e deriderli, o come i suoi vescovi abbiano reagito in vari modi contro il clero dissenziente e contro molte simili violazioni dei loro diritti e persino della fondamentale dignità umana.

Ma no, il patriarca di Alessandria ha invece scelto di richiamare pubblicamente e quasi condannare sua Santità il patriarca serbo per il suo appello a rispettare i diritti umani di un fratello in Cristo ingiustamente condannato, di altri sacerdoti e fedeli, del corpo sofferente di Cristo in Ucraina. Il patriarca di Alessandria ha utilizzato questa solenne occasione nel modo più vergognoso e sconveniente per dire semplicemente: "e io?".

Vedran Gagić

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