Il 21 settembre 2023, il capo della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa in Bulgaria, l'archimandrita Vassian (Zmeev, nella foto),
il segretario della rappresentanza, l'arciprete Evgenij Pavelchuk, e
l'arciprete Aleksij (gli ultimi due di nazionalità bielorussa) sono
stati sommariamente convocati al servizio d'immigrazione, dove è stato
detto loro che rappresentavano una minaccia per la sicurezza nazionale
bulgara e che dovevano lasciare il paese il giorno stesso (si noti che
"il giorno stesso" sarebbe quello della Natività della Madre di Dio, in
cui la comunità ortodossa russa di san Nicola il Taumaturgo a Sofia si
radunava per la celebrazione della festa); quindi sono stati caricati su
un furgone della polizia e portati alle loro case e in chiesa per
raccogliere le loro cose prima di essere scaricati al confine con la
Serbia, con una interdizione al rientro in Bulgaria per cinque anni.
Pochi giorni prima, anche la Macedonia del Nord aveva vietato
l'ingresso a padre Vassian, che l'anno scorso era stato nominato
rappresentante della Chiesa russa presso la nuova Chiesa ortodossa
macedone autocefala.
I servizi segreti bulgari hanno giustificato la loro azione
(inqualificabile perfino nei confronti di persone sospette di legami con
la criminalità organizzata) con un'impagabile supercazzola: "ci sono
informazioni sulle azioni di queste persone legate all'attuazione di
vari elementi della strategia ibrida della Federazione Russa per
influenzare intenzionalmente i processi socio-politici nella Repubblica
di Bulgaria a favore degli interessi geopolitici russi".
Potete notare, dal modo in cui è formulata la supercazzola, che
QUALSIASI gesto di influenza geopolitica (anche un'affermazione in
pubblico della fratellanza dei popoli russo e bulgaro) potrebbe essere
considerato come "atto di strategia ibrida" passibile di deportazione:
questo crea un terrificante precedente legale in molti paesi dell'Unione
Europea, anche se si spera che negli altri paesi non si voglia prendere
Baj Ganjo come modello delle relazioni diplomatiche internazionali.
Il primo ministro bulgaro Nikolaj Denkov sembra essersi accorto che
qualcuno l'ha fatta fuori del vaso, e ha scaricato la patata bollente
dell'espulsione su un rapporto riservato dell'agenzia statale per la
sicurezza nazionale, che lui avrebbe solo esaminato, dichiarando di non
essere direttamente coinvolto nel prendere questa decisione. Ancora una
volta, il nostro plauso ai bulgari per il fantastico umorismo delle loro
autorità: "che volete da me, io non conto nulla, sono solo il primo
ministro del paese..."
Il fatto che la Chiesa ortodossa bulgara non sostenga le azioni del proprio governo è ben espresso dalle parole di rammarico
del metropolita Daniil di Vidin, che sottolinea l'impermanenza delle
istituzioni politiche di fronte alla Chiesa come incarnazione di Cristo.
Sulla pagina Facebook dell'Ambasciata russa in Bulgaria si legge che la
chiesa della rappresentanza russa a Sofia in questo momento cesserà le
sue attività e che il suo futuro sarà deciso dalla Chiesa ortodossa
russa. Il fatto è particolarmente doloroso per i fedeli bulgari che sono
abituati a recarsi in pellegrinaggio alla chiesa di san Nicola per
venerare le reliquie del santo arcivescovo Serafim (Sobolev).
L'ambasciatrice della Russia a Sofia, Eleonora Mitrofanova, ha
osservato: "A Mosca nessuno intraprenderà azioni speculari contro la
Chiesa ortodossa bulgara. Perché non siamo barbari".
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