lunedì 11 gennaio 2016

Dal sito: http://www.lanuovabq.it/

Chiesa in via di protestantizzazione
di Claudio Crescimanno 
11-01-2016 
 
È da un po’ che nella vita della Chiesa accadono cose preoccupanti. 
Ma non pare che siano in molti a preoccuparsi. E questo merita una riflessione.
Per oltre due anni siamo bombardati a più riprese dall’uscita dei risultati
 delle consultazioni di numerose diocesi nel mondo e di intere conferenze
 episcopali in vista del Sinodo sulla famiglia, risultati nei quali, senza tanti
 giri di parole, si smantella quel poco che in quei paesi è rimasto della fede
 e della morale; c’è stata l’intervista del presidente della Conferenza 
episcopale tedesca, che parla a nome suo, ma anche di buona parte
 dei suoi colleghi, che proclama l’autodeterminazione della Chiesa tedesca;
 ci sono due pezzi da novanta del collegio cardinalizio (Muller e Kasper) 
che da fronti opposti del nuovo campo di battaglia ecclesiale (la morale 
sessuale e familiare), senza scomporsi tanto, parlano di uno scisma
 incombente o addirittura già in atto; c’è una conferenza episcopale,
 di nuovo quella tedesca, che ha derubricato ‘la pillola del giorno dopo’,
 dichiarando d’autorità che non si tratta di aborto; ci sono nazioni ex cattoliche,
 come l’Irlanda, che apostatano pubblicamente dalla fede votando
 in massa un referendum, sostenuti dal silenzio dei loro Pastori; ci sono
 gli apparati centrali di molte diocesi europee che si mostrano omertosi 
circa la rapida diffusione dell’ideologia gender e riducono al silenzio con 
metodi spicci i preti e i laici che la combattono… e l’elenco potrebbe continuare. 
Ciascuno di questi fatti è stato già singolarmente commentato, e con grande competenza.
 Non pare superfluo, però, anche una valutazione dell’insieme,
 per la luce che questi fatti gettano sulla vita della Chiesa in questo momento cruciale. 
Partiamo dalle due domande che queste vicende non possono non suscitare 
 in chi ha ancora un po’ di fede e un po’ di buon senso: come siamo 
arrivati a questo punto? E come è possibile che questo non susciti alcuna
 reazione in chi di dovere? Per rispondere a queste domande e, partendo 
da esse, fare un’adeguata riflessione sul tempo che stiamo vivendo, 
ritengo sia indispensabile partire da lontano.
Si sta realizzando in modo macroscopico ciò che aveva previsto
 l’imperscrutabile Paolo VI, in quella che già allora fu una facile profezia
 e che oggi è pura evidenza: «Ciò che mi colpisce quando considero 
il mondo cattolico è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta 
predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo
 pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte»
 (J. Guitton, ‘Paolo VI segreto’). 
Sì, un pensiero non cattolico si è fatto strada ed è diventato predominante
 in molti ambienti della Chiesa cattolica, in molte facoltà teologiche, seminari,
ordini religiosi, e, attraverso una capillare divulgazione, in molte comunità 
di fedeli; poi i rappresentanti di queste componenti ecclesiali si ritrovano
 nelle migliaia di convegni, assemblee, consigli pastorali dell’orbe cattolico,
 e così questo pensiero diviene predominante e maggioritario nella Chiesa intera. 
E a poco è servito il proliferare degli interventi magisteriali in contrario, 
visto che ormai da decenni essi, nella gran parte dei casi, rimbalzano sul corpo
  ecclesiale come su un muro di gomma.
Nessuna delle innovazioni proposte è originale: sono tesi che riguardano 
 l’interpretazione della Scrittura, il valore dei dogmi, le conseguenze morali
 della fede, il valore dei sacramenti, la struttura della Chiesa, il rapporto con
 le altre religioni e con il mondo; su questi temi c’è un’unica paradossale
 proposta: sposare al più presto ciò che il Magistero ha condannato e combattuto
 negl’ultimi cinquecento anni.
Come è possibile un tale capovolgimento?
Ecco il pensiero non cattolico, anzi anti-cattolico, di cui si diceva:

 è il pensiero secondo il quale nella contrapposizione del XVI secolo
 tra Lutero e il concilio di Trento, in realtà aveva ragione Lutero, solo
 che purtroppo la Gerarchia di allora non lo ha capito e la Chiesa si è 
chiusa alla meravigliosa opportunità della Riforma; nella contrapposizione 
del XVIII secolo tra l’illuminismo e la Chiesa, aveva ragione l’illuminismo, 
solo che il Magistero di allora non lo ha capito e di nuovo la Chiesa si è
 arroccata nelle sue posizioni integraliste e intransigenti e così ha perso
 l’opportunità di lasciarsi beneficamente influenzare dai principi e dai
 valori dei lumi … e così via di contrasto in contrasto. Così per circa
 cinquecento anni la Chiesa cattolica non ha fatto altro che chiudersi
 al mondo, alle novità, al progresso, e a moltiplicare le condanne: 
dalla Bolla Exurge Domine di Leone X, al Sillabo di Pio IX, alla Mirari 
Vos di Gregorio XVI, alla Pascendi di Pio X, alla Humani Generis di Pio XII.
E la cosa più drammatica – sempre secondo questo pensiero – è che in questo
modo la Chiesa non ha fatto altro che allargare sempre più il suo divario
 con il Vangelo; eh sì, perché da Lutero fino all’abate Franzoni, 
i protestanti, gli illuministi, i liberali, i modernisti, i socialisti,
 insomma tutti i riformatori, ingiustamente e ottusamente condannati, 
in realtà avevano visto giusto, avevano capito il Vangelo ben più del Magistero cattolico! 
Ma finalmente c’è stata la svolta, finalmente con il Concilio Vaticano II la Chiesa, 
seppure con mezzo millennio di ritardo, prende consapevolezza di tutto ciò:
 ecco la portata rivoluzionaria del Concilio così appassionatamente celebrata 
dai sostenitori di questo pensiero. Naturalmente questa rivoluzione copernicana 
non si manifesta tanto nei documenti, che sono frutto di un compromesso tra
 le varie posizioni presenti in Concilio e quindi per ciò stesso rappresentano
 una fase ancora immatura del cambiamento, e dunque provvisoria; 
ma piuttosto si manifesta nel famoso ‘spirito’ del Concilio. Lo spirito 
del Concilio è da cinquant’anni il criterio di interpretazione della realtà 
che ha scalzato tutti i criteri precedenti (vero o falso, bene o male …), 
la nuova ‘ortodossia’ violando la quale si incorre nella nuova
 ‘scomunica’ per la quale non c’è remissione.
L’effetto di questo pensiero è la rottura della Chiesa post-conciliare con
 la Chiesa pre-conciliare; da questa rottura è nata una Chiesa ‘nuova’ che
 ha archiviato quella vecchia; è nata una Chiesa purificata dai paludamenti
 costantiniani, da una teologia e una morale integraliste, da una liturgia clericale, 
da un’assoluta incapacità di dialogare con il mondo contemporaneo. 
Al contrario la ‘nuova’ Chiesa è aperta al mondo, fa autocritica per tutto 
ciò che di identitario c’era in lei, e con umiltà impara da coloro che 
aveva condannato. E per recuperare il tempo perduto, tanto per cominciare, 
sposa con entusiasmo i cavalli di battaglia del suo nemico storico: il protestantesimo.
 Il cosiddetto spirito del Concilio non è altro che il motore di una Chiesa
 in avanzata fase di protestantizzazione: nell’esegesi biblica, negli 
studi filosofici e teologici, nella riforma liturgica, nella visione della 
Chiesa e dei suoi rapporti con le religioni e col mondo, in ogni settore
 della vita ecclesiale il rinnovamento post-conciliare ha sposato sempre
 più esplicitamente le posizioni protestanti.
Naturalmente il fatto che il protestantesimo liberale a cui ci si è entusiasticamente 
ispirati per rendere più evangelico, più cristiano, un cattolicesimo ormai obsoleto,
 sia in realtà da decenni in profonda crisi e che perda ministri e fedeli con rapidità
 vertiginosa non importa a nessuno. Lo spirito del Concilio infatti è un teorema
  ideologico e i suoi paladini non si imbarazzano a chiamare ‘primavera’ della Chiesa
 questa imitazione a scoppio ritardato dei fallimenti dei nipoti di Lutero, una sicura
 ricetta svuota-chiese, svuota-seminari, svuota-conventi che si è puntualmente e
 drammaticamente realizzata in questi ultimi decenni. Le poche eccezioni a
 questo tracollo sono le realtà ecclesiali che meno si sono fatte rinfrescare da
 questo soffio dello ‘spirito’ del Concilio, e che per ciò sono state impunemente
 ostacolate, e oggi apertamente perseguitate…
Ma il punto di arrivo di questo processo non è nemmeno la protestantizzazione
 del cattolicesimo: questa infatti è la tappa intermedia, necessaria ma transitoria, 
per il raggiungimento del vero obiettivo che è la secolarizzazione; il protestantesimo
 infatti è l’anticamera della secolarizzazione della società: lo è di diritto e di fatto.
 Lo è di diritto, poiché il ripiegamento soggettivo e intimistico della fede luterana
 non può non sfociare nella pratica di una religiosità individuale, che esclude ogni
 dimensione sociale della fede; lo è di fatto, poiché è questo ciò che si 
è storicamente realizzato: i paesi protestanti si sono secolarizzati prima e
 di più di quelli cattolici, e non solo perché hanno opposto meno resistenza
 al processo mondano, ma al contrario perché vi si sono consapevolmente e
 volontariamente consegnati senza opporre resistenza. Anzi, nel protestantesimo
 liberale – e ora, per imitazione, anche in ampi settori del cattolicesimo –
 la secolarizzazione non è vista come antitetica, ma come fase 
più matura, compiuta, della fede. 

In quest’ottica strabica, la secolarizzazione non è la scomparsa esplicita della fede,

 ma il suo evaporare in una religiosità vaga ed emotiva, che tutti accomuna,
 eliminando la dimensione identitaria; è dunque il miglior collante per costruire 
una società pacificata, tollerante, pluralista, accogliente e rispettosa di tutte
 le posizioni, cioè quel paradiso in terra che nella visione relativistica e
 immanentistica del mondo contemporaneo deve essere il vero obiettivo a
 cui tendono tutte le religioni, dunque anche quella cristiana. 
E anche verso questa tappa ultima si cammina a grandi passi:  
il dialogo ecumenico dell’immediato post-Concilio si è progressivamente
 trasformato nella inter-confessionalità, cioè nello scambio senza più 
distinzioni tra le diverse denominazioni cristiane; e ora la inter-confessionalità
 si sta evolvendo rapidamente nella inter-religiosità, cioè una parificazione 
sincretista di tutti i credo religiosi, forse in vista della costruzione 
di quella ONU delle religioni, la super religione universale, umanitaria e 
antropocentrica, che sempre più e da più parti viene auspicata…

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