sabato 11 gennaio 2014

Sempre dal sito della Chiesa Ortodossa di Torino del Confratello P. Ambrogio.


Scontri di ecclesiologia o calendari di Stalin... tutto va bene per screditare la Chiesa russa, purché appaia nei giorni "giusti"!

 

In Russia, dal Capodanno (di calendario gregoriano) al lunedì dopo la festa del Natale (di calendario giuliano) tutto è fermo per le vacanze invernali. E' un po' come da noi ad agosto... è pure il momento buono per un attacco alla Chiesa russa, perché anche quelli che devono fornire le necessarie risposte si sono presi una pausa.
 
In questi giorni dell'inizio del 2014 abbiamo assistito a due attacchi portati avanti ad arte. Il primo è di carattere scandalistico: Un calendario commemorativo del 2014 con foto e citazioni di Stalin è stato pubblicato da una casa editrice di libri religiosi, Достоинство (Dignità), legata alle pubblicazioni patriarcali della Lavra della Trinità e di san Sergio. La comprensibile perplessità per un accostamento così inopportuno ha creato un putiferio mediatico, con un ampio spettro di accuse, che vanno da quella di servilismo della Chiesa ortodossa russa nei confronti dello stato (quello di Stalin o quello di Putin, non fa differenza, purché gli si dia contro), fino all'accusa di una Chiesa interessata solo a fare soldi.
 
Solo il 9 gennaio - con alcuni, provvidenziali giorni di ritardo utili per far fare allo scandalo il giro del mondo - i portavoce della Chiesa hanno potuto offrire qualche spiegazione. Il calendario, pensato per veterani di guerra e per storici, era stato finanziato da una fonte esterna alla casa editrice, e non per fini commerciali (costa la metà dei calendari religiosi abitualmente stampati dalla casa editrice). Di fatto il direttore della casa editrice ha compiuto un errore nel permetterne la pubblicazione, e per questo è stato licenziato appena le autorità ecclesiastiche hanno saputo dell'incidente, ma dopo che i calendari erano stati consegnati al committente. La VERA notizia è che il licenziamento del direttore colpevole ha avuto luogo a... luglio! Le critiche che arrivano ora, quando il calendario viene effettivamente distribuito, sono un tantino in ritardo per apparire autentiche, e la coincidenza con i giorni di pausa di gennaio è fin troppo ideale per non lasciare il sospetto che la reazione di indignazione sia stata abilmente manovrata.
 
La seconda bufera mediatica riguarda le critiche del metropolita Elpidoforo di Bursa al documento ecclesiologico prodotto dal Sinodo di Mosca il 26 dicembre 2013, riguardo al quale abbiamo presentato ieri una contro-critica di padre Andrew Phillips. Anche se le tempistiche di questo documento possono essere più consone con le modalità di una risposta immediata, ci colpisce il fatto che anche questo testo sia stato diffuso proprio nei giorni in cui la Chiesa russa non aveva modo di rispondere. Abbiamo avuto modo di sentire i nostri amici cattolici romani apprezzare il documento del metropolita Elpidoforo "per il suo contenuto teologico". Non ci stupisce. È una capitolazione al principio primaziale romano in chiave esteriormente ortodossa. Ai cattolici romani piace la teologia del documento, perché è la loro. Se avessimo avuto tempo per analizzare il documento con calma, avremmo potuto far notare che propone una tesi essenzialmente contraddittoria. Sostiene che il primato universale sia legato alla "persona" del patriarca di Costantinopoli, e non derivato dai canoni o dai dittici della Chiesa, che non fanno altro che manifestare il carattere necessario del primato personale. Eppure, allo stesso tempo dichiara che il primato universale era originariamente quello di Roma, e solo dopo lo scisma questo primato è passato a Costantinopoli. Eppure, se il primato universale è personale e non è dervato dalla conciliarità, perché gli ortodossi non dovrebbero tutti essere cattolici romani? Cosa succede quando l'integrità dottrinale e il primato personale sono in conflitto? Su quali basi i dittici manifestano il primato, se non per essere stati stabiliti in maniera conciliare? Per quale potere i canoni conferiscono o negano poteri di primato, se questo è in sé indipendente dalla conciliarità? Questi e altri interrogativi ci fanno capire che il testo del metropolita Elpidoforo fa acqua da diverse parti, ma nondimeno è riuscito a creare un'onda nel pubblico cattolico, e l'onda ha ormai ben poco a che fare con i principi dell'ecclesiologia. È sufficente intorbidare le acque parlando dei russi che mettono il "veto contro Francesco e Bartolomeo", come Sandro Magister dice (absit iniuria verbo) magistralmente nel suo blog del 9 gennaio, e la demonizzazione mediatica è servita.
  Ovviamente, ci potranno anche far notare che esistono nel mondo le coincidenze temporali, e non tutto quel che fa male deve essere necessariamente stato diretto con un intento dannoso. Tuttavia, non ci facciamo illusioni che la Chiesa ortodossa russa non sia il bersaglio numero uno di un preciso piano di distruzione, e notiamo con attenzione il target degli attacchi. Lo scandalo del calendario serve a diminuire la fiducia nella Chiesa di tutti quelli (e non sono pochi) che hanno sofferto, nel mondo russo o all'estero, a causa dei regimi comunisti. Le martellate ecclesiologiche fanariote, tanto ben accolte nei circoli cattolici romani, sono un buon motivo per alimentare diffidenza per la Chiesa russa nel mondo cattolico (che potrebbe trovare invece a Mosca un sostegno insperato nella sua evangelizzazione). In questi giorni abbiamo assistito a una "manovra a tenaglia" che sfrutta i silenzi dal Patriarcato per alienare mediaticamente le simpatie degli anti-comunisti e dei cattolici romani dalla Chiesa ortodossa russa... non ci sembra una cosa da sottovalutare, nemmeno nelle feste di Natale.

Nessun commento: