martedì 23 luglio 2019

Dal sito del confratello padre Ambrogio di Torino.

In che modo il patriarca Bartolomeo sta guarendo
 lo scisma  e restaurando l'unità della Chiesa
 
Un Tomos di scisma invece di un Tomos d'unificazione
di Aleksej Smirnov
Orthochristian.com, 20 luglio 2019

L'autore di questa analisi, Aleksej Smirnov, è un editorialista di spicco su temi religiosi in Ucraina. Smirnov scrive per i principali media ucraini come Vesti e il canale televisivo 112. È anche un esperto di temi religiosi per il canale TV di NewsOne.
foto: spzh.news
Nella sua intervista all'agenzia di stampa bulgara BGNES, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato: "Il fattore decisivo che ha motivato il Patriarcato ecumenico a concedere l'autocefalia all'Ucraina è stato il suo desiderio di sanare lo scisma esistente e di ripristinare l'unità della Chiesa in quel paese". Secondo Bartolomeo, è stato per questo buon fine che ha approfittato del suo privilegio di accettare appelli contro le decisioni di altre Chiese ortodosse locali e di fornire un'autocefalia, senza prendere in considerazione l'opinione di tutti gli altri.
Le parole di Bartolomeo sul ripristino dell'unità della Chiesa sembrano piuttosto esplicite. Tuttavia, le sue azioni sono lontane dall'essere in accordo con i canoni adottati nell'Ortodossia, secondo i quali il patriarca di Costantinopoli è solo "il primo tra eguali" (primus inter pares) e non ha autorità diretta e poteri decisionali speciali al di sopra e al di là di quelli esercitati dagli altri primati. Soprattutto, le sue azioni hanno direttamente portato al risultato completamente opposto: invece di un'unificazione, hanno causato uno scisma ancora più grande nell'Ortodossia ucraina.
Ecco gli ultimi fatti.
Il 20 giugno 2019, presso la cattedrale di san Volodymyr [Vladimir] a Kiev, il "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret ha convocato un "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" che ha proclamato la piena ripresa delle attività di tale "patriarcato".
I partecipanti al "concilio locale" hanno adottato una risoluzione sintetica in dieci punti, in cui hanno ritirato le loro firme dalla decisione presa dal concilio d'unificazione del 15 dicembre 2018 in merito alla liquidazione della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" e alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", proclamando invece che il "patriarcato di Kiev" riprenderà la sua attività sotto la guida permanente del "patriarca" Filaret. Hanno anche dichiarato i loro diritti esclusivi per gestire i monasteri e le diocesi ucraine e straniere che facevano parte della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev". Oltre a questo, Filaret e i membri del suo "concilio" si sono rifiutati di riconoscere quelle condizioni del Tomos che "hanno privato la Chiesa ucraina delle sue parrocchie all'estero e l'hanno resa completamente dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli".
Filaret, disilluso dal sostegno insignificante mostrato dai suoi ex vescovi del "patriarcato di Kiev", ha consacrato due nuovi "vescovi", benedicendoli a prendere posto nel nuovo "sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev", che aveva ripreso le sue funzioni. Ha ricordato a tutti i presenti che il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la maggior parte dei suoi vescovi erano stati ordinati da lui senza alcun sostegno o riconoscimento da parte del Patriarcato di Costantinopoli e dalle altre Chiese ortodosse locali.
In risposta alle azioni di Filaret, il "sinodo straordinario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tenutosi il 24 giugno, ha spogliato il "patriarca onorario" del suo status di amministratore della diocesi di Kiev, ha espulso i suoi più stretti sostenitori dal proprio episcopato e ha annunciato che le chiese e i monasteri di Kiev saranno posti sotto la giurisdizione del "metropolita" Epifanij.
Così, dopo un periodo di soli sei mesi, l'Ortodossia ucraina si trova ora nella stessa situazione in cui si trovava prima della creazione della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della concessione del Tomos d'autocefalia da parte del patriarca Bartolomeo. E ora, al posto di una "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica (insieme alla Chiesa ortodossa ucraina canonica e al "patriarcato di Kiev" scismatico), ora è in funzione una "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di nuova creazione, controllata da Costantinopoli. E le dispute ecclesiali sono state sostituite da sequestri di predoni e da attacchi alle chiese, il tutto con la partecipazione attiva di funzionari governativi e attivisti radicali armati. Fino a poco tempo fa, le principali vittime di queste azioni illegali erano chierici e parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina. Ora, letteralmente un giorno dopo il "concilio del patriarcato di Kiev", Filaret e i "chierici" che lo sostengono hanno iniziato a lamentarsi di insulti e minacce contro di loro e di sequestri forzati di chiese precedentemente appartenenti al "patriarcato di Kiev".
                                                         I veri obiettivi del patriarca Bartolomeo
I fatti di uno scisma più profondo nell'Ortodossia ucraina sono così eloquentemente affermati che Bartolomeo, che "aspira a ripristinare l'unità della Chiesa", dovrebbe immediatamente se non revocare il Tomos concesso alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (come ha fatto nel novembre 2018 per l'Esarcato delle parrocchie russe dell'Europa occidentale), per lo meno convocare una sinassi pan-ortodossa per discutere della situazione in Ucraina e fare appello alle autorità ucraine, che stanno sostenendo una delle organizzazioni ecclesiastiche, a smettere di interferire negli affari della Chiesa ortodossa.
Tuttavia, il Patriarca di Costantinopoli non sta facendo nulla del genere e non intende farlo. La ragione di ciò non ha niente a che fare con la fiducia di Bartolomeo in se stesso e nella sua correttezza canonica, né, in verità, nel suo desiderio di salvare la faccia. La vera ragione è che le azioni calcolate di Bartolomeo in Ucraina si integrano perfettamente nella strategia a lungo termine del Fanar, che mira a rafforzare la posizione del Patriarcato di Costantinopoli e a stabilire la sua autorità sulle altre Chiese ortodosse locali. Secondo la logica di questa strategia, le Chiese ortodosse locali dovrebbero riconoscere il primato incondizionato del patriarca di Costantinopoli (analogo al primato del papa nella Chiesa cattolica), il suo privilegio di essere l'unico e supremo arbitro in tutte le dispute ecclesiali, così come il suo diritto di prendere decisioni individuali e stabilire stavropigie nei territori di tutte le Chiese ortodosse locali. Oltre a ciò, e secondo questa strategia, in futuro le Chiese ortodosse locali dovrebbero limitare le loro attività esclusivamente ai confini nazionali e abbandonare le loro diocesi straniere a favore del Fanar.
Bartolomeo ha incluso indicativamente tutti i suoi obiettivi nel testo del Tomos d'autocefalia che ha concesso alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo questo Tomos "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina riconosce: 1) il Trono ecumenico come proprio capo, come presumibilmente dovrebbero fare tutti gli altri patriarchi e primati"; 2) il "diritto inalienabile del Trono ecumenico di stabilire ovunque stavropigie"; 3) la "responsabilità canonica del Trono ecumenico di prendere decisioni giudiziarie perentorie per tutte le Chiese ortodosse locali e; 4) che "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina non può nominare vescovi e stabilire parrocchie al di fuori dei suoi confini statali e deve rinunciare alle sue parrocchie esistenti in favore del Trono ecumenico, che ha poteri canonici nella diaspora". È proprio questo testo che Bartolomeo propone al riconoscimento delle Chiese ortodosse locali; in tal modo, confermerebbe i suoi poteri speciali e illimitati nel mondo ortodosso.
A proposito, l'Ucraina non è l'unica vittima della strategia aggressiva del Fanar. Solo negli ultimi trent'anni, il Patriarcato di Costantinopoli ha inglobato l'Esarcato americano della Chiesa d'Alessandria, poi ha istituito una Chiesa ortodossa apostolica autonoma estone su territorio canonico straniero e poi ha trasferito le parrocchie americane della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme alla sua giurisdizione. E nell'intervallo tra questi attacchi, ha anche costretto la Chiesa ortodossa di Grecia a consegnare sotto il suo controllo trentasei diocesi nei cosiddetti "nuovi territori greci". Dopo l'Ucraina, le prossime azioni offensive del Fanar possono essere finalizzate a: riconoscere le Chiese di Macedonia e Montenegro (queste sono nel territorio canonico della Chiesa ortodossa serba), la Chiesa dell'Abkhazia (situata nel territorio canonico della Chiesa ortodossa georgiana), oltre a fagocitare altre diocesi e parrocchie appartenenti alle Chiese ortodosse di Antiochia, Russia, Romania e Bulgaria in Europa occidentale, Australia e Nord America (a cui il Patriarcato di Costantinopoli è particolarmente interessato).
Se nel corso della realizzazione della strategia del Fanar a lungo termine, i primati e i sinodi delle Chiese ortodosse locali non agiscono collettivamente, l'Ortodossia mondiale potrebbe cambiare nel modo più radicale, e il patriarca di Costantinopoli da "primo tra pari" (primus inter pares) sarà trasformato in un nuovo papa orientale (primus sine paribus) con poteri illimitati in tutto il mondo ortodosso. Il risultato di tale trasformazione potrebbe essere una restaurazione distopica dell'unità della Chiesa sotto i dettami del Trono ecumenico e la completa estirpazione della conciliarità ortodossa. Ciò potrebbe anche portare a una nuova unione globale, sul tipo delle unioni di Lione e di Firenze, tra il papa di Roma e il patriarca di Costantinopoli.

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