domenica 30 aprile 2023

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  Il Fanar e il Dipartimento di Stato spingono per un ulteriore riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 27 aprile 2023

 

il Fanar e il Dipartimento di Stato continuano a spingere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il Fanar, sostenuto dal Dipartimento di Stato, sta comunicando con i diplomatici dei Paesi le cui Chiese dovrebbero riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In che modo?

Nella settimana dell'Antipasqua si è tenuta al Fanar una solenne funzione in onore del grande martire san Giorgio il Vittorioso. La funzione era solo una funzione, ma con alcune sfumature "non ecclesiastiche".

In primo luogo, durante la funzione, c'è stata una benedizione del pane (αρτοκλασία) e una preghiera speciale "per i figli della Santa Grande Chiesa di Cristo in America".

In secondo luogo, al servizio di culto hanno partecipato i consoli generali Roman Nedelskij dell'Ucraina, Sergiu Gurduza della Moldova, Branislav Karadžić del Montenegro e Aktan Ago della Macedonia del Nord, i capi dei Consolati Generali Lucian Crîngașu della Romania e Zaza Nadiradze della Georgia e il console della Repubblica Bulgara Krasimir Tsenovski.

È chiaro che nessuna di queste persone è entrata per caso nella chiesa principale del Fanar. Vi sono stati invitati. E, viste le circostanze e i recenti avvenimenti legati alla politica del Patriarcato di Costantinopoli, non sono stati invitati a caso. Allora cosa può significare questa serie di inviti e qual è il suo scopo?

Perché il Fanar invita i diplomatici?

Ora sia per il Fanar che per i suoi "amici" nel Dipartimento di Stato, la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sta diventando sempre più importante. Del resto, da oltre 4 anni da quando la struttura di Dumenko ha ricevuto il Tomos dal patriarca Bartolomeo, non ci sono stati veri successi in termini del suo riconoscimento da parte di altre Chiese (tranne quelle che l'avevano già riconosciuta). Inoltre, anche tra le Chiese i cui vescovi commemorano Dumenko, ci sono molti vescovi che considerano Epifanij uno scismatico o addirittura un laico. E le loro voci si fanno più forti.

Inoltre, la gente comune sostiene questi vescovi e, in definitiva, la loro posizione può diventare un serio argomento per riconsiderare la decisione del Fanar di concedere il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Pertanto, è estremamente importante che il Patriarcato di Costantinopoli rafforzi la sua influenza sull'Ortodossia mondiale, e questo può essere fatto solo se altre Chiese, preferibilmente slave, si uniranno nel riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il secondo punto cruciale è la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina da parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Le "transizioni" fraudolente, l'incendio doloso delle chiese ortodosse, l'uso di gas nervino, le percosse del clero e dei vescovi e le misure estremamente dure contro i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina e i suoi luoghi santi: tutto ciò non serve a nulla alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Al contrario, i rappresentanti di Dumenko sembrano barbari demoniaci agli occhi dei cristiani ortodossi di altri paesi, con i quali in linea di principio non può esserci dialogo. Inoltre, conosciamo esempi in cui vescovi e sacerdoti che ricoprivano una posizione neutrale rispetto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (o addirittura simpatizzavano per Dumenko) hanno cambiato bruscamente idea quando hanno visto a cosa stavano ricorrendo i sostenitori di questa struttura.

Il terzo punto è che anche a livello internazionale la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è ora percepita come un'organizzazione tossica. Anche una sostenitrice della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come l'attivista dell'opposizione bielorussa Natalia Vasilevich deve ammettere l'ovvio:

"Nel primo anno di guerra, i rappresentanti delle Chiese ucraine erano abbastanza nuovi nel movimento ecumenico, ma si sentivano abbastanza fiduciosi: avevano risposte chiare e comprensibili a tutte le domande; mentre i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa cercavano per lo più di non incrociare gli sguardi degli altri, continuavano a tacere, hanno dovuto accettare formulazioni che non gradivano e non hanno potuto opporsi in modo particolare alla presenza della Chiesa ortodossa dell'Ucraina e alla sua appartenenza alle organizzazioni ecumeniche.

Ora la situazione è cambiata: la Chiesa ortodossa russa può finalmente cavalcare completamente il suo cavallo della "persecuzione dell'Ortodossia canonica in Ucraina". Ogni nuova chiesa trasferita con la forza dalla Chiesa ortodossa ucraina alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina è un argomento a favore di questo 'inganno'.

Ma adesso è difficile far partecipare i rappresentanti delle Chiese ucraine agli eventi ecumenici: tutti si sentono incerti, non vogliono rispondere a domande scomode, e l'entusiasmo rispetto allo scorso anno è diminuito... Non sono contenta di questa tendenza".

Pertanto, sottolineiamo che la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al momento è una delle "più scottanti" per il Fanar (soprattutto sullo sfondo dello scandalo di un "grande archimandrita" che ha rubato un orologio). [1] Devono affermare la loro traballante autorità in tutti i sensi, e questo può essere fatto solo costringendo altre Chiese a riconoscere gli scismatici ucraini. Come si può fare? Secondo uno schema ben noto e collaudato.

Quali diplomatici ha invitato il Fanar?

Si può notare che alla festa del grande martire san Giorgio il Vittorioso sono stati invitati i consoli di quei Paesi le cui Chiese:

  • non hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina";

  • potrebbero diventare le prossime vittime della politica fanariota;

Tra coloro che non hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ci sono la Chiesa georgiana, la Chiesa bulgara, la Chiesa romena e la Chiesa macedone. Tra le potenziali vittime ci sono il Montenegro e la Moldova.

Non è difficile intuire che gli "amici" del Fanar, gli americani, abbiano deciso di agire nel loro modo antico e collaudato: fare pressione sulle Chiese e sui loro vescovi con l'aiuto delle autorità statali.

Questo schema è già stato utilizzato più volte dal Dipartimento di Stato: in Ucraina, Lituania (recentemente), Macedonia e Montenegro. Non abbiamo dubbi che sarà utilizzato anche contro le Chiese georgiana, romena, bulgara e macedone.

È molto probabile che i prossimi paesi in cui saranno annunciati "legami storici" con il Fanar saranno la Moldova e il Montenegro.

Va ricordato che in Moldova c'è un esarcato della Chiesa ortodossa russa, e c'è una Metropolia della Chiesa serba in Montenegro. Probabilmente non è necessario spiegare come il Fanar tratta le Chiese russa e serba.

Qual è il risultato?

Vediamo che il patriarca Bartolomeo e la sua struttura continuano a eseguire l'ordine politico dei loro "compagni anziani" di distruggere l'Ortodossia. In un futuro molto prossimo, possiamo aspettarci alcuni discorsi di singoli vescovi georgiani, bulgari o romeni che sosterranno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Forse qualcuno concelebrerà anche con i rappresentanti di Dumenko.

Inoltre, ci sarà una "oscillazione" della situazione in Moldova e Montenegro. Contro la Chiesa in questi Paesi sarà diretta tutta la forza della propaganda statale e dei media "liberi". Appariranno attivisti che accuseranno i vescovi dei peccati più mortali e più atroci, si sosterrà che è giunto il tempo di avere la "propria" Chiesa nazionale, e così via. Cioè, esattamente ciò a cui abbiamo assistito in Ucraina negli ultimi anni.

L'unica speranza è che il Signore non permetta la celebrazione dell'illegalità e che fermi la caduta nell'abisso dell'Ortodossia mondiale. E, naturalmente, speriamo che l'episcopato delle altre Chiese abbia il coraggio e la fermezza di aderire ai santi Canoni della Chiesa piuttosto che alle prescrizioni del Fanar e alle richieste del Dipartimento di Stato.

Nota del traduttore

[1] Uno dei tre Grandi Archimandriti, nonché "Arciguardiano" (Αρχαιοφύλακας) del Patriarcato di Costantinopoli, Agathangelos Siskos, è stato arrestato dalla polizia turca a Istanbul lunedì 17 aprile 2023, per aver rubato un orologio da taschino del 1800, in oro a 18 carati, da mezzo milione di lire turche (oltre 23.000 euro al cambio attuale). Il furto è stato ripreso dalla telecamera di sorveglianza, e Siskos si è giustificato dicendo di avere dimenticato l'orologio che aveva in mano. Dopo l'intervento delle guardie del patriarca Bartolomeo, è stato rilasciato, nonché sospeso dalle sue funzioni clericali per il tempo del procedimento giudiziario. Lo riporta il quotidiano in lingua greca Ethnikos Kiryx ("Araldo nazionale") pubblicato negli Stati Uniti, e l'evento è stato ampiamente seguito dai canali televisivi turchi.

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