Chi sta con Mosca? | ||
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Che cosa dicono le Chiese ortodosse locali sulla situazione in Ucraina?
Patriarca Teofilo di Gerusalemme:
"L'unità della Chiesa è un dono dello Spirito Santo, e noi siamo
chiamati a preservarla e a rafforzarla. La distruzione di questa unità è
un grave crimine. Condanniamo nei termini più categorici coloro che
stanno commettendo azioni dirette contro le parrocchie della Chiesa
ortodossa canonica in Ucraina. Non invano i santi Padri ci ricordano che
la violazione dell'unità della Chiesa è il peccato più grave".Arcivescovo Teodosio di Sebastia, Patriarcato di Gerusalemme: "Le Chiese ortodosse del mondo, inclusa Gerusalemme, riconoscono solo l'autorità della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, guidata dal metropolita Onufrij, un membro del Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Sosteniamo tutti gli sforzi per porre fine allo scisma nella Chiesa ortodossa ucraina: la Chiesa è un luogo di amore, unità e pace, e non di odio e di scisma. Lo scisma in Ucraina è molto sfortunato, e spero che il patriarca di Costantinopoli e gli altri capi delle Chiese ortodosse del mondo si coordinino con la Chiesa ortodossa russa per far avanzare iniziative per porre fine a questa situazione malsana, inaccettabile e ingiustificata". Patriarca Teodoro II di Alessandria e di tutta l'Africa: "Preghiamo Dio, che fa tutto per il nostro bene, che ci istruisca tutti a trovare una soluzione a questi problemi. Se lo scismatico Denisenko [l'autoproclamato "patriarca" del "patriarcato di Kiev" scismatico, ndt] vuole tornare nel seno della Chiesa, allora deve rivolgersi al luogo da dove è partito. Ciò che è caduto deve tornare da dove è caduto. Dio è misericordioso verso coloro che si pentono e la Chiesa perdona e accoglie nel suo abbraccio materno tutti coloro che si pentono". Patriarca Giovanni X di Antiochia e di tutto l'Oriente: "La Chiesa antiochena è unita alla Chiesa russa, esprimendosi contro lo scisma della Chiesa in Ucraina". Patriarca Elia della Georgia: "Sua Beatitudine non è d'accordo con l'iniziativa del Patriarcato ecumenico riguardante l'Ucraina, poiché riconosce solo la Chiesa legittima guidata dal metropolita Onufrij". Patriarca Irenej di Serbia: riferendosi all'Ucraina, il patriarca della Serbia definisce "molto pericoloso o addirittura catastrofico, probabilmente fatale per l'unità della Santa Ortodossia", l'atto "di reintegrare gli scismatici al rango di vescovi, in particolare gli scismarchi come il "patriarca" Filarete Denisenko di Kiev, e di riportare gli scismatici alla comunione liturgica e canonica senza il loro pentimento e il loro ritorno all'unità della Chiesa ortodossa russa dalla quale si sono staccati. E tutto senza il consenso del Patriarcato di Mosca e senza coordinamento con esso". Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba: "L'Assemblea esprime piena solidarietà, in un amore fraterno di co-sofferenza, con la Chiesa sorella martire in Ucraina, esposta alla più dura persecuzione da parte dell'attuale regime a Kiev". Santo Sinodo della Chiesa ortodossa polacca: "Esprimiamo la chiara posizione della Chiesa ortodossa polacca, cioè che la vita ecclesiastica della Chiesa ortodossa canonica dovrebbe essere basata sui principi del dogma e dei santi canoni della Chiesa ortodossa. La violazione di questo principio porta al caos nella vita della Chiesa. Ci sono alcuni gruppi scismatici in Ucraina che devono prima pentirsi e ritornare alla Chiesa canonica. Solo allora potremo discutere la questione della concessione dell'autocefalia. Non dobbiamo essere guidati dal clima politico in questioni di dogma e di canoni". Metropolita Rostislav delle Terre Ceche e della Slovacchia: "Uno scisma, causato dall'egoismo dell'uomo, può essere guarito solo attraverso il pentimento e il ritorno alla Chiesa", ha osservato il primate. "La nuova autocefalia deve essere il risultato di un consenso". Patriarca Neofit della Bulgaria: "Ho sempre avuto un ottimo rapporto con sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Sappiamo che ama il popolo ucraino e lavora umilmente per il bene dell'Ucraina e di tutti i cristiani ortodossi. Pregheremo che il Signore gli conceda salute e forza per sopportare con successo l'obbedienza che gli è stata data dal Signore e che porta con dignità". E da un'altra fonte: "Sua Santità ha detto che le questioni rilevanti erano state più volte discusse nelle sessioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara e ha ripetutamente espresso la sua posizione in merito. Il Segretario Generale del Santo Sinodo, il vescovo Gerasim di Melnik, ha sottolineato che la Chiesa ortodossa bulgara conosce bene la situazione ucraina e la sua complessità, ma è necessario osservare rigorosamente i canoni ecclesiastici, che la Chiesa ortodossa ha seguito per molti secoli". Metropolita Gabriel di Lovech, Chiesa ortodossa bulgara: "Non c'è grazia di Dio nello scisma. E senza la grazia di Dio non ci può essere Chiesa. La gente deve ritornare alla Chiesa canonica, dove c'è la grazia di Dio e dove l'uomo può essere salvato. Lo scisma è un fenomeno molto dannoso e pernicioso. La base di ogni divisione è l'orgoglio. Questo è l'unico modo – non ce ne può essere un altro, secondo me". Metropolita Giorgio di Kitros, Katerini e Platamon, Chiesa di Grecia: "La Chiesa greco-ortodossa e tutte le altre chiese ortodosse del mondo riconoscono solo una chiesa canonica dell'Ucraina – la Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij". Metropolita Atanasio di Limassol, Chiesa di Cipro: "Prima di tutto, questa questione dovrebbe essere risolta dal Patriarca di Mosca, nella cui giurisdizione si trova la Chiesa ucraina, quindi dalla Chiesa ortodossa ucraina canonica e poi da tutte le Chiese ortodosse sotto la presidenza del Patriarcato ecumenico, ma prima di tutto, la prima parola è della Chiesa madre della Chiesa ucraina, che è il Patriarcato di Mosca. Ad essa spetta la prima parola in questo processo. Che rapporto ha la Chiesa ecumenica con lo scisma di Filarete in Ucraina? Come può essere superato? Noi desideriamo che i nostri fratelli che sono nello scisma ritornino alla Chiesa sotto la guida del metropolita Onufrij: è l'unica Chiesa canonica in Ucraina, in comunione con il Patriarcato di Mosca e con tutte le chiese ortodosse canoniche... Preghiamo per questo". Dichiarazione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina canonica: "Con questa dichiarazione, esprimiamo il nostro completo sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij, insieme ai suoi confratelli arcipastori, al clero, ai monaci e al fedele gregge dell'unica Chiesa ortodossa ucraina canonica, e con amore ci inchiniamo davanti alle loro lotte di confessori. Nessuna alterazione della vita della Chiesa può essere avviata o imposta da autorità secolari. I tentativi attuali di influenzare la vita della Chiesa dall'esterno rivelano solo i motivi e gli obiettivi fondamentalmente non ecclesiali di coloro che cercano di attuarli". |
La terza Roma o la quarta Roma? dal blog del sito Orthodox England 12 settembre 2018 |
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In una sorprendente intervista sul noto
giornale greco "Ethnos", il metropolita Emmanuel (l'etnarca greco per la
Francia, spesso considerato come il successore del patriarca
Bartolomeo) ha appena confessato un certo numero di eresie. In primo luogo, ha insistito nel chiamare il Patriarcato di Costantinopoli "la Chiesa madre" di vasti territori, che sono completamente canonicamente indipendenti da Costantinopoli e lo sono stati per secoli, e ha affermato che questo titolo gli conferisce oggi il diritto di intromettersi nei loro affari interni. In secondo luogo, ha affermato che il "processo di concessione dell'autocefalia in Ucraina" da parte di Costantinopoli è iniziato e che questa "è una priorità". In altre parole, Costantinopoli concederà gli scismatici filetisti della giunta di Kiev gestita dagli Stati Uniti (che chiama "il popolo ucraino"!) l'autocefalia, e che non si tratta di se, ma di quando. (È forse questa la vendetta sulla Chiesa russa per non aver partecipato all'eretico "Concilio di Creta" nel 2016, con il suo programma obamesco?). In terzo luogo, ha affermato che "nel 1054 il cristianesimo si è diviso in Ortodossia e Cattolicesimo romano"! Eppure ogni scolaro ortodosso sa che nel 1054 l'élite dirigente dell'Europa occidentale si separò dalla Chiesa ortodossa e inventò il Cattolicesimo romano! È chiaro che tutta la civiltà ortodossa, che ha come leader spirituale il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', si trova di fronte a una scelta. Come ha fatto il presidente della Moldova Igor Dodon, che alcune forze hanno tentato di assassinare a Chișinău la scorsa settimana, può scegliere l'Ortodossia. È lui che ha dichiarato: "Io sono il presidente degli ortodossi, non dei sodomiti" e per il 13 settembre ha organizzato il "Congresso internazionale delle famiglie" contro il progetto anticristiano di globalizzazione del Nuovo Ordine Mondiale degli Stati Uniti e dei suoi vassalli della UE e della NATO. Oppure può preferire la corruzione del dollaro al cristianesimo ortodosso, commettendo così l'apostasia dalla Chiesa di Dio e perdendo la salvezza nell'eternità. Ora vediamo che la profezia di san Paisio l'Athonita (+1994), che solo trent'anni fa sembrava impossibile, si sta avverando. Qui ci riferiamo alla sua profezia che un terzo dei turchi sarà battezzato. Quando il 15 luglio 2016 Washington ha tentato di uccidere il presidente turco Erdoğan, questi si è salvato con solo mezz'ora di anticipo grazie a un avvertimento proveniente dalla Russia, e ha poi cambiato posizione da Washington a Mosca. Arriverà il momento in cui vedremo una Chiesa ortodossa turca, aperta dalla Chiesa ortodossa russa. Nel suo filetismo, Costantinopoli si è sempre rifiutato di fare questo passo. (Nella nostra parrocchia abbiamo già un modesto numero di tre parrocchiani ortodossi turchi con le loro famiglie). Questa sarà la risposta russa al secolo di intromissioni divisive di Costantinopoli in tutta la diaspora, in Estonia e ora in Ucraina. Noi russi ortodossi di tutte le nazionalità abbiamo saputo per oltre 500 anni che, dopo la caduta della prima e della seconda Roma, la terza Roma è Mosca e che non ci sarà una quarta Roma. Tuttavia, prima Parigi, poi Londra, poi Berlino e ora Washington hanno tutte cercato di essere una quarta Roma. Erano e sono progetti sciocchi. Mentre un'enorme tempesta si accumula sulla costa orientale degli Stati Uniti, appena a sud di Washington, anch'essa imparerà che non si può giocare a fare Dio. Proprio come gli imperi francese, britannico e tedesco sono caduti fuori dalla storia, così cadrà anche l'impero americano e il suo vassallo a Costantinopoli. Una quarta Roma non ci sarà. Tutti i 216 milioni di ortodossi devono fare una scelta: Mosca, oppure il satellite di Washington, Costantinopoli. |
Il declino del Patriarcato di Costantinopoli Una panoramica scritta nel 1938 di san Giovanni (Maksimovich) di Shanghai e San Francisco Orthochristian.com 9 settembre 2018 |
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Il seguente articolo, che fa parte di
un rapporto su tutte le Chiese autocefale fatto dall'arcivescovo
Giovanni al secondo Concilio di tutta la diaspora della Chiesa russa
all'estero, tenuto in Jugoslavia nel 1938, fornisce il quadro storico
dell'attuale stato del Patriarcato di Costantinopoli. Potrebbe benissimo
essere stato scritto oggi, a parte alcuni piccoli punti che sono
cambiati da allora. Lo riproduciamo qui per portare più chiarezza
nell'attuale crisi ecclesiastica che circonda il Patriarcato ecumenico e
l'Ucraina. Il primato tra le Chiese ortodosse è posseduto dalla Chiesa della Nuova Roma, Costantinopoli, che è guidata da un patriarca che ha il titolo di ecumenico, e quindi è chiamata il Patriarcato ecumenico, che territorialmente ha raggiunto il culmine del suo sviluppo alla fine del XVIII secolo. In quel tempo vi era inclusa tutta l'Asia Minore, l'intera penisola balcanica (eccetto il Montenegro), insieme alle isole adiacenti, poiché le altre Chiese indipendenti nella penisola balcanica erano state abolite ed erano entrate a far parte del Patriarcato ecumenico. Il patriarca ecumenico aveva ricevuto dal Sultano turco, ancor prima della presa di Costantinopoli da parte dei turchi, il titolo di millet bash, cioè il capo del popolo, ed era considerato il capo di tutta la popolazione ortodossa dell'Impero turco. Ciò, tuttavia, non impediva al governo turco di rimuovere i patriarchi per qualsiasi motivo e di richiedere nuove elezioni, riscuotendo allo stesso tempo una grande tassa dal nuovo patriarca eletto. Apparentemente quest'ultima circostanza aveva un grande significato nel cambiamento dei patriarchi da parte dei turchi, e quindi accadeva spesso che ammettessero di nuovo sul trono patriarcale un patriarca che essi stessi avevano rimosso, dopo la morte di uno o più dei suoi successori. Così, molti patriarchi hanno occupato la loro sede più volte, e ogni salita al trono era accompagnata dalla riscossione di una tassa speciale da parte dei turchi. Per recuperare la somma che aveva pagato per la sua salita al trono patriarcale, un patriarca faceva una raccolta tra i metropoliti a lui subordinati, e questi, a loro volta, facevano una raccolta tra il clero loro subordinato. Questo modo di gestire le finanze ha lasciato un'impronta sull'intero ordine della vita del patriarcato. Nel patriarcato era pure evidente la "grande idea" greca, cioè il tentativo di restaurare l'Impero romano d'Oriente, dapprima in ambito culturale, ma in seguito anche politico. Per questo motivo a tutti i posti importanti furono assegnate persone fedeli a questa idea, e per la maggior parte i greci di Costantinopoli facevano riferimento al Fanar, dove si trovava la sede del patriarcato. Quasi sempre le sedi episcopali erano occupate dai greci, anche se nella penisola balcanica la popolazione era principalmente slava. All'inizio del XIX secolo iniziò un movimento di liberazione tra i popoli balcanici, che si sforzavano di liberarsi dall'autorità dei turchi. Sorsero gli stati di Serbia, Grecia, Romania e Bulgaria, dapprima semi-indipendenti, e quindi completamente indipendenti dalla Turchia. Parallelamente a ciò proseguì anche la formazione di nuove Chiese locali separate dal Patriarcato ecumenico. Anche se controvoglia, sotto l'influenza delle circostanze, i patriarchi ecumenici permisero l'autonomia delle Chiese nei principati vassalli, e in seguito riconobbero la piena indipendenza delle Chiese in Serbia, Grecia e Romania. Solo la questione bulgara fu complicata da una parte per l'impazienza dei bulgari, che non avevano ancora raggiunto l'indipendenza politica, e, dall'altra parte, per l'inflessibilità dei greci. La volontaria dichiarazione dell'autocefalia bulgara sulla fondazione di un firmano (decreto) del sultano non fu riconosciuta dal patriarcato, e in un certo numero di diocesi fu stabilita una gerarchia parallela.
Costantinopoli, XIX secolo
I confini delle Chiese appena formate
coincidevano con i confini dei nuovi stati, che crescevano continuamente
a spese della Turchia, acquisendo allo stesso tempo nuove diocesi dal
patriarcato. Tuttavia, nel 1912, quando iniziò la guerra balcanica, il
Patriarcato ecumenico contava circa 70 metropolie e diversi vescovati.
La guerra del 1912-13 strappò alla Turchia una parte significativa della
penisola balcanica con grandi centri spirituali come Salonicco e
l'Athos. La Grande Guerra del 1914-18 per un tempo privò la Turchia di
tutta la Tracia e della costa dell'Asia Minore con la città di Smirne,
che furono successivamente perse dalla Grecia nel 1922 dopo
l'infruttuosa marcia dei greci su Costantinopoli.Qui il Patriarca ecumenico non poteva facilmente lasciare fuori dalla sua autorità le diocesi che erano state strappate alla Turchia, come era stato fatto in precedenza. Si parlava già di certi luoghi che da tempi antichi erano stati sotto l'autorità spirituale di Costantinopoli. Nondimeno, il Patriarca ecumenico nel 1922 riconobbe l'annessione alla Chiesa serba di tutte le aree entro i confini della Jugoslavia; accettò l'inclusione nella Chiesa di Grecia di un certo numero di diocesi nello Stato greco, mantenendo, tuttavia, la sua giurisdizione sull'Athos; e nel 1937 riconobbe persino l'autocefalia della piccola chiesa albanese, che in origine non aveva riconosciuto. I confini del Patriarcato ecumenico e il numero delle sue diocesi erano significativamente diminuiti. Allo stesso tempo il Patriarcato ecumenico perse di fatto anche l'Asia Minore, sebbene questa rimanesse all'interno della sua giurisdizione. Conformemente al trattato di pace tra Grecia e Turchia del 1923, si verificò uno scambio di popolazioni tra queste potenze, così che tutta la popolazione greca dell'Asia Minore dovette risiedere in Grecia. Antiche città che un tempo avevano un grande significato nelle questioni ecclesiastiche ed erano gloriose loro nella storia ecclesiastica, rimasero senza un solo abitante di fede ortodossa. Allo stesso tempo, il Patriarca ecumenico perse il suo significato politico in Turchia, poiché Kemal Pasha lo privò del titolo di capo del popolo. Di fatto, attualmente sotto il Patriarca ecumenico ci sono cinque diocesi nei confini della Turchia oltre all'Athos con i luoghi circostanti in Grecia. Il patriarca è estremamente ostacolato nella manifestazione anche dei suoi indiscutibili diritti di governo ecclesiastico entro i confini della Turchia, dove è considerato un normale funzionario turco, per di più sotto la supervisione del governo. Il governo turco, che interferisce in tutti gli aspetti della vita dei suoi cittadini, solo come privilegio speciale gli ha permesso, come anche al patriarca armeno, di portare capelli lunghi e abbigliamento clericale, cose proibite al resto del clero. Il patriarca non ha alcun diritto di libera uscita dalla Turchia, e ultimamente il governo sta perseguendo sempre più insistentemente il suo trasferimento nella nuova capitale di Ankara (l'antica Ancyra), dove ora non ci sono cristiani ortodossi, ma dove è concentrata l'amministrazione con tutti i rami della vita governativa. Un tale declino del vescovo della città di san Costantino, che era una volta la capitale dell'ecumene, non ha intaccato la riverenza verso di lui tra i cristiani ortodossi, che hanno riverenza per la sede dei santi Giovanni Crisostomo e Gregorio il Teologo. Dall'alto di questa sede il successore dei santi Giovanni e Gregorio potrebbe guidare spiritualmente l'intero mondo ortodosso, se solo avesse la loro fermezza nella difesa della rettitudine e della verità e l'ampiezza di opinioni del recente patriarca Ioachim III. Tuttavia, al declino generale del Patriarcato ecumenico si è aggiunta la direzione della sua attività dopo la Grande Guerra. Il Patriarcato ecumenico ha voluto recuperare la perdita delle diocesi che hanno lasciato la sua giurisdizione, e allo stesso modo la perdita del suo significato politico entro i confini della Turchia, sottomettendo a se stesso aree dove finora non vi era stata alcuna gerarchia ortodossa, e allo stesso modo le Chiese di stati in cui il governo non è ortodosso. Così, il 5 aprile 1922, il patriarca Meletios ha designato un esarca per l'Europa occidentale e centrale con il titolo di metropolita di Thyateira con residenza a Londra; il 4 marzo 1923 lo stesso patriarca ha consacrato l'arcivescovo cecoslovacco Savvaty come arcivescovo di Praga e di tutta la Cecoslovacchia; il 15 aprile 1924, è stata fondata una metropolia d'Ungheria e di tutta l'Europa centrale con sede a Budapest, anche se lì c'era già un vescovo serbo. In America è stato fondato un arcivescovato sotto il trono ecumenico, poi nel 1924 è stata fondata una diocesi in Australia con sede a Sydney. Nel 1938 l'India è stata subordinata all'arcivescovo d'Australia. Allo stesso tempo, è proseguita la soggezione di parti separate della Chiesa ortodossa russa che sono state strappate alla Russia. Così, il 9 giugno 1923, il patriarca ecumenico ha accettato nella sua giurisdizione la diocesi di Finlandia come Chiesa autonoma finlandese; il 23 agosto 1923, la Chiesa estone è stata sottoposta allo stesso modo; il 13 novembre 1924, il patriarca Gregorios VII ha riconosciuto l'autocefalia (cioè, piuttosto un'autonomia) della Chiesa polacca sotto la supervisione del Patriarcato ecumenico. Nel marzo del 1936, il patriarca ecumenico ha accettato la Lettonia nella sua giurisdizione. Non limitandosi all'accettazione nella sua giurisdizione delle Chiese in regioni che erano state staccate dai confini della Russia, il patriarca Photios ha accettato nella sua giurisdizione il metropolita Evlogij nell'Europa occidentale insieme alle parrocchie a lui subordinate, e il 28 febbraio 1937, un arcivescovo della giurisdizione del patriarca ecumenico in America ha consacrato il vescovo Theodore-Bogdan Shpilko per una chiesa ucraina nel Nord America. Così, il patriarca ecumenico è diventato in realtà "ecumenico" [universale] nell'ampiezza del territorio teoricamente soggetto a lui. Quasi l'intero globo terrestre, a parte i piccoli territori dei tre antichi patriarcati e il territorio della Russia sovietica, secondo l'idea dei leader del patriarcato, rientra nella composizione del Patriarcato ecumenico. Aumentando senza limiti il loro desiderio di sottomettere a sé parti della Russia, i patriarchi di Costantinopoli hanno perfino iniziato a dichiarare la non canonicità dell'annessione di Kiev al patriarcato di Mosca, e a dichiarare che la preesistente metropolia russa meridionale di Kiev dovrebbe essere soggetta al trono di Costantinopoli. Un tale punto di vista non è espresso chiaramente solo nel Tomos del 13 novembre 1924, in connessione con la separazione della Chiesa polacca, ma è anche ampiamente promosso dai patriarchi. Così, il vicario del metropolita Evlogij di Parigi, consacrato con il permesso del patriarca ecumenico, ha assunto il titolo di vescovo di Chersoneso; cioè, Chersoneso, che è ora nel territorio della Russia, sarebbe soggetta al patriarca ecumenico. Il prossimo passo logico per il Patriarcato ecumenico sarà quello di dichiarare che tutta la Russia è sotto la giurisdizione di Costantinopoli. Tuttavia, la vera forza spirituale e persino i veri confini dell'autorità non corrispondono a tale auto-esaltazione di Costantinopoli. Per non parlare del fatto che quasi ovunque l'autorità del Patriarca è del tutto illusoria e consiste per la maggior parte nella conferma dei vescovi che sono stati eletti in vari luoghi o l'invio di tali vescovi da Costantinopoli, molte terre che Costantinopoli considera soggette a se stessa non hanno alcun gregge sotto la sua giurisdizione.
il patriarca Meletios
Anche l'autorità morale dei patriarchi di
Costantinopoli è caduta molto in basso in considerazione della loro
estrema instabilità in materia ecclesiastica. Così, il Patriarca
Meletios IV ha organizzato un "Congresso pan-ortodosso", con
rappresentanti di varie chiese, che ha decretato l'introduzione del
nuovo calendario. Questo decreto, riconosciuto solo da una parte della
Chiesa, ha introdotto uno spaventoso scisma tra i cristiani ortodossi.
Il patriarca Gregorio VII ha riconosciuto il decreto del consiglio della
Chiesa vivente in merito alla deposizione del patriarca Tikhon, che non
molto tempo prima il Sinodo di Costantinopoli aveva dichiarato
"confessore", e poi è entrato in comunione con i "rinnovazionisti" in
Russia, cosa che continua fino a ora.In breve, il Patriarcato ecumenico, che in teoria abbraccia quasi l'intero universo e di fatto estende la sua autorità solo su diverse diocesi, e in altri luoghi ha solo un superficiale controllo dall'alto e per questo riceve alcune sovvenzioni, è perseguitato dal governo del suo paese e non è sostenuto da alcuna autorità governativa all'estero: avendo perduto il suo significato di pilastro della verità e essendosi trasformato in una fonte di divisione, e allo stesso tempo essendo posseduto da un amore esorbitante per il potere, rappresenta uno spettacolo pietoso che richiama i periodi peggiori nella storia della sede di Costantinopoli. Da The Orthodox Word, vol. 8, n. 4 (45), luglio-agosto 1972, pp. 166-168, 174-175. |
Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa dell'8 settembre 2018
Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi > Apri la notizia del blog | |||||
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