L'anziana Maria Maddalena (Le Beller),
eremita al Monte Sinai (+2013)
dai blog Mystagogy, 7 aprile 2019, e Orthodoxologie, 10 aprile 2019Per i primi sei mesi al Sinai, Maria Maddalena dormì fuori tra i macigni e le rocce, avendo solo un sacco a pelo, con scorpioni e serpenti velenosi come suoi unici compagni. Molti la consideravano una donna pazza e delirante. Aveva venduto la sua casa a Parigi e comprato un pezzo di terra da un beduino appena sotto la grotta di san Giovanni Climaco. C'era già un albero di carruba e un pozzo. Costruì cinque celle, una piccola cappella in cima alla roccia, piantò alberi di ulivo e alcuni meli, una vite, un giardino e costruì una piccola cisterna. Costruì anche un muro tutt'intorno. In questo luogo, Maria Maddalena visse una vita semplice, curando il suo giardino, facendo corde di preghiera, e più tardi nella vita si occupò di bassorilievi in legno che usava per decorare la sua cappella con le icone. Inizialmente andava al monastero ogni domenica, ma in seguito prese ad andarvi ogni quindici giorni e in occasione di grandi festività per ricevere la santa comunione.
Il 18 novembre 2012, una domenica, andò a Creta per essere visitata all'Ospedale Venizelio e le fu diagnosticata una neoplasia intestinale avanzata.
Da lì andò a Mosca dove conobbe il vescovo che sovrintendeva all'ospedale della Chiesa russa. Lì le fecero esami medici prolungati e le chiesero di sottoporsi a chirurgia e chemioterapia presso il più grande centro medico oncologico in Russia. Ma lei non accettò, desiderando morire nel suo amato eremo. Andò all'eremo di san Serafino di Sarov, si lavò nella sua fonte e ne trasse molto coraggio.
Dopo la Pasqua del 2013, Maria non riuscì più a muoversi, per non parlare di andare al monastero, ma portava la croce della sua dolorosa malattia con grande coraggio e pazienza, senza assistenza medica né cure ospedaliere.
6
Il giorno dopo, dopo che padre Pavlos
ebbe servito un'altra Divina Liturgia, portarono il suo corpo
all'ospedale locale per confermare la sua morte. Lì il corpo fu posto
nel congelatore fino al rilascio di un permesso di sepoltura da parte
del consolato francese. Poi accadde una cosa strana che suscitò
l'ammirazione dei locali. Scoppiò una tempesta di neve che ricoprì
l'area di neve bianca. Il monastero quindi mandò quattordici operai,
tutti cristiani copti, a portare il suo corpo lungo il terreno
accidentato nel bel mezzo della tormenta fino al suo eremo. Anche se ci
vollero due ore per raggiungere il suo eremo dall'autostrada (un
percorso che in condizioni normali richiederebbe un'ora), quando
sollevarono i suoi sacri resti ci vollero solo 45 minuti per percorrere
la stessa distanza, e neppure un fiocco di neve li toccò. Quando il suo
corpo fu messo nella macchina, pochi minuti dopo ricominciò la tempesta
di neve.L'arcivescovo Damianos del Sinai e gli ieromonaci Mikhail ed Evgenios celebrarono il funerale, assistiti da quattro monache del monastero di Faran.
Nota
[1] Efrosinia, che oggi vive in un monastero in Moldova, proviene da Bendery in Transnistria, ed è stata per diversi anni una fedele della parrocchia di san Massimo di Torino.
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