Il patriarca Bartolomeo e tre segni del suo orgoglio
Unione dei giornalisti ortodossi, 11 novembre 2021
perché il patriarca Bartolomeo "se ne frega" dell'unità della Chiesa? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi
Il capo del Fanar ha detto che "se ne frega" della comunione recisa con la Chiesa ortodossa russa. Perché uno dei vescovi più stimati della Chiesa ha parlato così, e cosa significa?
Parlando con illustri membri della diaspora greca negli Stati Uniti, il patriarca Bartolomeo ha affermato che "se ne frega" del fatto che il suo nome sia stato escluso dai dittici della Chiesa ortodossa russa.
La frase usata dal patriarca della Grande Chiesa di Costantinopoli è piuttosto volgare. Secondo i greci, le parole del patriarca Bartolomeo "σκασίλα μου" sono vicine alla maleducazione, e la loro traduzione come "non mi interessa" è piuttosto tenue. Anche la pausa teatrale del capo del Fanar in quel momento e le risate del pubblico greco sono molto rivelatrici.
Il patriarca Bartolomeo sembra essersi letteralmente fermato a un passo dall'usare un linguaggio osceno. È possibile che lungo la strada dirà qualcosa di peggio, senza ritegno. Perché la pensiamo così? Perché dobbiamo affermare con grande rammarico che un tempo uno dei più autorevoli patriarchi del mondo, da vescovo della Chiesa di Cristo, sta gradualmente diventando una persona che si allontana sempre più dal Vangelo e dagli insegnamenti di Cristo. Ciò può essere evidenziato non solo dalla sua risposta "me ne frego" alla questione dell'unità della Chiesa, ma anche da molti altri esempi, di cui parleremo più avanti. Perché sta succedendo questo e cosa ha causato tale totale degrado spirituale ?
La "testardaggine della volontà" e il riconoscimento degli errori
Uno dei Padri della Chiesa ha detto che "l'eresia non è un'illusione della mente, ma un'ostinazione della volontà". In effetti, molti eretici erano persone istruite e non potevano fare a meno di capire che i loro insegnamenti andavano contro gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa, ma hanno aderito comunque alle loro eresie. Come mai? Per testardaggine della volontà, cioè per superbia.
In altre parole, ammettere il proprio errore richiede di abbandonare l'orgoglio, una soluzione che è sempre stata dolorosa per gli eretici, come testimonia la storia della Chiesa. Dopotutto, essi credevano di essere migliori degli altri, più intelligenti, più istruiti e quindi nessuno osava istruirli o correggerli. Di conseguenza, Ario, Nestorio e Macedonio denigrarono i loro stessi nomi ed entrarono nella storia della Chiesa come eresiarchi. Sembra che lo stesso problema riguardi il patriarca Bartolomeo.
Concedendo il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", costui ha commesso un crimine canonico deliberato. Il capo del Fanar ha spiegato la sua azione con il "bisogno" e il "beneficio" per la Chiesa. Cioè, secondo lui, "l'autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" doveva superare lo scisma in Ucraina, unire i "tre rami dell'Ortodossia ucraina" e portare milioni di ucraini alla Chiesa di Cristo (non menzioneremo gli interessi personali di Patriarcato di Costantinopoli). Tuttavia, non è successo niente del genere. Ed è impossibile non vederlo.
Non è avvenuta nemmeno una cosa elementare: una vera unificazione degli scismatici ucraini tra di loro.
Come è noto, uno dei principi cardine dell'esistenza della Chiesa come istituzione è il principio "una città – un vescovo", formulato nel primo Concilio ecumenico. Secondo la logica del diritto canonico, con la formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", le diocesi del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" in un territorio avrebbero dovuto unirsi tra loro, mentre uno dei "vescovi ordinari" avrebbe dovuto cedere e far posto all'altro. Ma non è successo niente del genere. Ci sono ancora due diocesi e due 'vescovi' in ogni centro regionale. Inoltre, a Vinnitsa, dove dopo lo scisma del metropolita Simeon (Shostatskij), ex vescovo ordinario della diocesi di Vinnitsa della Chiesa ortodossa ucraina, ci sono tre diocesi nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": Vinnitsa-Bar, Vinnitsa-Bratslav e Vinnitsa-Tulchin. Nonostante la differenza di nomi, tutte e tre le strutture hanno la loro sede a Vinnitsa, dove sono basati anche i loro "vescovi ordinari".
In altre parole, l'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha adempiuto alla missione per la quale è stata concessa dal Fanar. Inoltre, ha spaccato il mondo ortodosso, poiché alcune Chiese e vescovi ne riconoscono la legittimità, altre no. Il patriarca Bartolomeo vede queste cose? Sì. Capisce cosa sta succedendo? Certo. Allora perché non annulla la sua decisione del Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come, per esempio, ha abolito l'autonomia dell'Arcidiocesi delle parrocchie russe in Europa occidentale? Ribadiamo quanto abbiamo detto prima: "ostinazione della volontà piuttosto che illusione della mente". Significa che l'orgoglio non consente al capo del Fanar di prendere l'unica decisione giusta in questa situazione. Cosa ci dà il diritto di fare questa affermazione? Confrontiamo le azioni del Patriarca Bartolomeo con ciò che i santi Padri dicono sull'orgoglio.
Il primo segno dell'orgoglio: l'esaltazione
L'orgoglio è un peccato mortale e una passione, che ha un carattere progressivo, come ogni passione, e colpisce necessariamente tutti gli aspetti della vita spirituale di una persona. San Giovanni Crisostomo scriveva che "l'orgoglio è l'inizio del peccato", perché "ogni peccato inizia con esso ed è radicato in esso".
Abba Giovanni Cassiano il Romano così parla dell'orgoglio: "Questa passione, benché ultima nella lotta contro i vizi e nell'ordine del calcolo, è la prima per importanza e per tempo di origine: questa bestia è la più feroce, più feroce di tutte le precedenti, e tenta coloro che sono particolarmente perfetti e coloro che hanno quasi raggiunto il culmine della virtù a distruggerli con crudele rimorso. L'orgoglio è un male così grande che non merita di avere come avversario né l'Angelo né altre forze opposte, ma Dio stesso". Gli fa eco il venerabile Antonio il Grande: "Tutti i peccati sono abominevoli davanti a Dio, ma il più abominevole di tutti è l'orgoglio del cuore".
In ogni modo, come riconoscere una persona orgogliosa, quali segni indicano che una persona ha ceduto a questa passione? Ascoltiamo san Basilio il Grande: "L'inizio dell'orgoglio è di solito il disprezzo. Chi disprezza e considera gli altri come delle nullità, alcuni poveri, altri di basso rango, altri ignoranti, per effetto di tale disprezzo arriva al punto di considerarsi saggio, prudente, ricco, nobile e forte".
E ora confrontiamo le parole del grande santo con alcune dichiarazioni del patriarca Bartolomeo. Per esempio, commentando il disaccordo della Chiesa russa con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il capo del Fanar ha affermato che si è trattato di "una campagna diffamatoria contro la responsabilità storica del Patriarcato di Costantinopoli, che ha portato loro il cristianesimo e li ha resi persone civili".
Queste parole hanno il sapore dell'esaltazione indicata da san Basilio. La conferma viene non solo da patriarca Bartolomeo, ma anche dai suoi più stretti collaboratori. Per esempio, uno dei più anziani vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Apostolos (Dannilidis) di Derkoi, ha detto letteralmente quanto segue:
"Ho letto con disgusto sui media le dichiarazioni anti-ecclesiali e anti-greche dei rappresentanti della presenza russa in Ucraina e con santa indignazione rispondo: giù le mani e la bocca dal successore di coloro che vi hanno fatto cristiani! Dovete tutto ciò che siete a ciò che chiamate così sprezzantemente: Istanbul! Per noi è l'unica Città che sta qui da secoli e giova solo a tutti voi che festeggiate i mille, mille e trentatré anni del vostro cristianesimo, senza menzionare da nessuna parte chi è stato a battezzarvi e a darvi quello che vi vantate di avere. Vi abbiamo dato la luce, ci restituite tenebre! Vi abbiamo dato la grazia, ci date ingratitudine! Vi abbiamo portato la cultura, voi ci insultate!"
Possiamo citare altre dichiarazioni del patriarca Bartolomeo e di altri rappresentanti del Fanar, che si appellano costantemente al loro ruolo nella storia della Chiesa russa e di altre Chiese. I fanarioti credono che il fatto stesso di ricevere la fede di Cristo dalle mani dei greci sia già una ragione sufficiente perché essi occupino una posizione speciale nella Chiesa. Ma l'essenziale nella Chiesa non è l'origine etnica, l'essenziale non è essere eredi di una particolare nazione o civiltà, ma essere simili ai santi, essere dell'origine di Cristo. Dopo tutto, gli ebrei non hanno forse detto a Cristo "noi siamo figli di Abramo"? E ricordate cosa ha risposto loro Cristo?
Il secondo segno dell'orgoglio: la brama di onori
San Basilio il Grande indica un altro segno di un uomo orgoglioso: "Come si riconosce un uomo orgoglioso? È noto dal fatto che cerca le preferenze".
Pertanto, oltre all'esaltazione, il secondo segno di orgoglio è il desiderio di onori e preferenze. Citiamo le parole del patriarca Bartolomeo: "Abbiamo la responsabilità di guidare le Chiese autocefale locali come fratello maggiore di una famiglia". Oppure "Coloro che mettono in discussione i diritti e le responsabilità del Patriarcato ecumenico, di fatto, mettono in dubbio la loro stessa esistenza e identità, la stessa struttura dell'Ortodossia".
Altrove, il capo del Fanar parla del posto che pensa di dover occupare nella Chiesa: "Voglio chiedere: non c'è un primo in ogni diocesi? Non c'è una primo in ogni parrocchia? Allora perché non dovrebbe esserci (un primo, ndc) nelle Chiese locali? Poiché c'è un primo a partire dalla struttura più piccola, che è una parrocchia, alla Chiesa locale nel suo insieme, come è possibile che le Chiese locali non abbiano il loro primo?"
Ecco le parole del metropolita Amfilochios di Adrianopoli: "C'è un'opinione secondo cui la Chiesa è guidata da Cristo. Ma in realtà la Chiesa è guidata dal Patriarca ecumenico".
Tuttavia, nella Chiesa il Primo, cioè il suo Capo, è sempre stato, è e sarà il Signore Gesù Cristo. Il disaccordo del Fanar con questa verità maiuscola indica solo la malattia che ha afflitto questa Chiesa un tempo grande.
Il terzo segno dell'orgoglio: il risentimento
All'esaltazione e al desiderio di onori, san Giovanni Crisostomo aggiunge un terzo segno dell'orgoglio – il risentimento: "L'orgoglioso è disposto a vendicarsi delle offese. L'orgoglioso non può tollerare indifferentemente gli insulti né dal superiore né dall'inferiore; e chi non tollera con calma il risentimento non può sopportare la sventura".
Ancora, in un'intervista al quotidiano greco Politis, il patriarca Bartolomeo ha affermato letteralmente quanto segue: "Siamo decisamente sconvolti dall'iniziativa di tenere un 'incontro fraterno' ad Amman". Perché un patriarca ortodosso sarebbe sconvolto per un incontro di primati delle Chiese locali? Perché non sono d'accordo con la sua decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", perché non li ha radunati lui, perché alcuni di loro si sono rifiutati di partecipare al Concilio di Creta, organizzato dal Fanar.
In generale, il patriarca Bartolomeo ha più volte lasciato intendere che la decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia stata motivata dal rifiuto della Chiesa russa di partecipare al Concilio di Creta. Ecco solo una di queste affermazioni : "Adesso chiedono un Sinodo (per valutare la decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc)! Avrebbero dovuto riconoscere il Concilio panortodosso di Creta e sarebbero dovuti venire anche lì... Ma non l'hanno fatto!
Come non ricordare il ragionamento sull'orgoglio del venerabile Giovanni Cassiano il Romano: "L'orgoglio è caratterizzato dai seguenti segni: all'inizio è rumoroso nella conversazione, infastidito nel silenzio, scoppia a ridere in allegria, si arrabbia irragionevolmente nel momento del dolore, ostinato nella risposta, frivolo nel parlare; le parole sono espresse senza alcun coinvolgimento del cuore, avventatamente. L'orgoglio non ha pazienza, è estraneo all'amore, insulta arditamente ma non sopporta di essere insultato. Non è incline a obbedire se qualcosa contraddice il suo desiderio e volontà. È irremovibile nell'accettare gli ammonimenti, debole nel rinunciare la sua volontà, molto restio ad obbedire agli altri, cerca sempre di insistere sulla propria opinione ed è contrario ad altre opinioni; perciò, divenuto incapace di accogliere consigli salvifici, si affida più alla propria opinione che al giudizio degli anziani o dei padri spirituali".
L'orgoglio come malattia spirituale
Gli ortodossi si stanno ora abituando al fatto che ci sia una dichiarazione scioccante del patriarca Bartolomeo ogni mese o due. Probabilmente non vale la pena citare tutti i momenti in cui il patriarca Bartolomeo ha fatto ricorso a insulti arditi, è stato riluttante ad accettare ammonimenti, ha cercato di insistere sulla sua opinione e ha fatto affidamento sul proprio giudizio più che su quello degli anziani o dei padri spirituali. Tutte queste dichiarazioni sono state discusse con vigore nella comunità ortodossa.
È evidente che lo stato spirituale del capo della Chiesa di Costantinopoli è molto simile a quello descritto dal venerabile Giovanni Cassiano il Romano. Ma potrebbe essere diversamente? Dopotutto, avendo deciso di consegnare il Tomos agli scismatici ucraini impenitenti e poi di avere comunione con loro, il patriarca semplicemente non poteva evitare di essere infettato dalla malattia spirituale di cui soffrono tutti gli scismatici: l'orgoglio. È questa passione che impedisce a una persona di dire una semplice parola, "perdonami", è questa passione che non gli permette di ammettere i suoi errori e gli impedisce di intraprendere la via della correzione.
Se questo è vero quando si parla di un cristiano comune, allora per quanto riguarda il patriarca Bartolomeo il problema della dipendenza spirituale dall'orgoglio è solo molte volte esacerbato. Scriveva san Giovanni Cassiano che "l'orgoglio abbatte le alte mura della santità al livello dei vizi e non lascia libertà all'anima vinta. Inoltre, quanto più l'anima catturata è ricca, tanto più severamente è sottoposta al giogo della schiavitù e alla fine è completamente esposta all'orgoglio, essendo stata crudelmente saccheggiata tutta la proprietà delle sue virtù".
Osiamo dire che il patriarca Bartolomeo è un uomo preso dalla passione e, secondo san Basilio il Grande, "non può essere guarito da questa passione se non rinuncia a ogni pensiero sulla sua preferenza", soprattutto perché è un monaco, ed è sempre salvifico per un monaco e un cristiano lottare contro l'esaltazione e l'orgoglio.
Perché, come disse san Giovanni Crisostomo, "non c'è male uguale all'orgoglio", perché "trasforma un uomo in un demone, uno sfacciato, blasfemo violatore di giuramenti". Aggiungiamo: e in uno che "se ne frega" dell'unità della Chiesa di Cristo.
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