Il patriarca Kirill ha sposato la "teologia jihadista"?
Dal blog di padre John Whiteford, 1 giugno 2023
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15:13)
Anche prima dell'inizio del coinvolgimento diretto della Russia nella guerra in Ucraina (in realtà iniziata nel 2014), il popolo americano era già stato sottoposto a un flusso costante di propaganda anti-russa. Distinguere ciò che è vero e ciò che è falso in mezzo alla nebbia della guerra non è molto facile, anche se qualcuno si sforza di cercare di discernere queste cose... ma la maggior parte degli americani non è abbastanza interessata all'argomento, al punto da non fare nemmeno uno sforzo, e quindi da presumere che ciò che si sta ascoltando dai media mainstream sia vero. Non solo il governo russo è stato criticato regolarmente, sin dalle elezioni americane del 2016 e dall'inizio della bufala della collusione russa, ma anche la Chiesa ortodossa russa è stata sempre più un bersaglio.
Il patriarca Kirill si è trovato in una situazione molto difficile a causa del coinvolgimento della Russia nella guerra, e probabilmente sarebbe stato fortemente criticato – a prescindere da quanto attentamente o saggiamente avesse reagito – e mentre suppongo si possa sostenere che avrebbe potuto gestire meglio la crisi, è più facile criticare qualcuno nella sua posizione che essere quel qualcuno, e cercare di superare tutte le mine antiuomo che questo insieme di circostanze gli ha posto attorno.
Dubito che qualcuno nella leadership della Chiesa russa volesse vedere le cose arrivare al punto di una guerra diretta tra Russia e Ucraina. Tuttavia, la maggior parte degli abitanti della Russia, a torto o a ragione, vede questa guerra come un modo di affrontare una minaccia esistenziale contro la Russia, e sembra che il patriarca Kirill condivida questo punto di vista. D'altra parte, molti, inclusa forse la maggior parte degli ucraini, hanno una visione molto diversa. Certamente, almeno alcuni di loro sostengono il coinvolgimento russo, ma molti sicuramente non lo fanno. Bisogna avere abbastanza immaginazione per vedere come gli esponenti di entrambe le parti possono credere di essere dalla parte giusta e di non essere malvagi.
Anche supponendo, per amor di discussione, che la maggior parte dei russi abbia torto nel modo in cui vede il ruolo della Russia in questa guerra, non è necessario che siano malvagi per avere torto. Potrebbero semplicemente essere male informati. Ciò sarebbe vero anche per il patriarca Kirill. Tutti noi vediamo il mondo attraverso la lente delle nostre esperienze e ci fidiamo di alcune fonti di informazioni e diffidiamo di altre. Solo Dio ha una comprensione veramente accurata di tutto ciò che sta accadendo.
Lo scenario della guerra è a dir poco complicato, e non è mia intenzione qui discutere i meriti delle azioni della Russia in un modo o nell'altro. Voglio, tuttavia, affrontare un esempio molto chiaro di come la propaganda occidentale abbia tentato di distorcere qualcosa che ha detto il patriarca Kirill, e distorcerlo in qualcosa che è quasi l'esatto contrario di ciò che ha detto. Anche se non siamo d'accordo con alcuni, dovremmo almeno cercare di essere onesti e, quando descriviamo le loro opinioni, dovremmo cercare di farlo in un modo che riconoscano la nostra descrizione come accurata. In questo caso, gli sforzi compiuti sono concentrati sul distorcere ciò che il patriarca ha detto, piuttosto che sulla rappresentazione corretta delle sue affermazioni effettive.
In un sermone pronunciato domenica 25 settembre 2022 (la domenica prima dell'Esaltazione della santa Croce), si dice che il patriarca Kirill abbia promesso il paradiso ai soldati che uccidono gli ucraini.
Per esempio, l'arcivescovo Elpidophoros dell'Arcidiocesi greca del Patriarcato ecumenico ha affermato in un recente seminario, intitolato "Libertà religiosa, autodifesa e comunità ortodosse in Ucraina":
"Mercenari e soldati russi hanno assassinato, stuprato, rapito e saccheggiato con la sua benedizione – la benedizione del patriarca Kirill – anche con la sua promessa del paradiso in stile jihadista per aver ucciso i loro fratelli spirituali".
Il sito web di propaganda "The Orthodox Times", finanziato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, non è andato così lontano, ma ha sempre travisato intenzionalmente ciò che ha detto il patriarca Kirill in un articolo intitolato "Patriarca di Mosca: qualsiasi soldato russo che muore nella guerra in Ucraina è perdonato per i suoi peccati". Ma il patriarca Kirill ha davvero detto questo, o ha suggerito che uccidere gli ucraini faccia guadagrare il paradiso e 72 vergini? No, non l'ha fatto.
Ecco una traduzione del testo (con grassetto aggiunto) dall'originale russo, pubblicato su http://www.patriarchia.ru/db/text/5962628.html
"Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito!
Poiché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unigenito Figlio (Giovanni 3:16). A morte! Il Figlio Unigenito, il Figlio Divino! E perché è stato richiesto questo terribile Sacrificio divino, la cui portata e il cui significato non possono essere afferrati dalla mente umana? Dio Onnipotente si dà all'esecuzione, che è stata usata per giustiziare criminali, emarginati della società umana, che hanno commesso crimini terribili e pericolosi.
Quando si pensa a questo ineffabile Sacrificio divino, è difficile per la mente umana afferrare tutto il disegno divino. Ma è del tutto evidente che il Signore non si dona, umanamente soffre e muore per qualcosa che sarebbe per noi del tutto incomprensibile e inerente solo a Lui, che ha una conoscenza immensa di Sé. Ci dà l'opportunità di capire che se Dio in suo Figlio dà la sua vita umana per il bene delle altre persone, per il bene del genere umano, allora il sacrificio è la più alta manifestazione dell'amore dell'uomo per il prossimo. Il sacrificio è la massima manifestazione delle migliori qualità umane.
Sappiamo che oggi molti muoiono sui campi della guerra intestina. La Chiesa prega che questa guerra finisca al più presto, che il minor numero possibile di fratelli si uccida a vicenda in questa guerra fratricida. Allo stesso tempo, la Chiesa si rende conto che se qualcuno, spinto dal senso del dovere, dalla necessità di adempiere a un giuramento, rimane fedele alla sua vocazione e muore nell'adempimento del dovere militare, allora compie senza dubbio un atto che equivale a un sacrificio. Si sacrifica per gli altri. E quindi noi crediamo che questo sacrificio purifichi da tutti i peccati che una persona ha commesso.
La guerra che è ora in corso nella vastità della Rus' è una lotta intestina. Ecco perché è così importante che come risultato di questa battaglia non ci sia un'ondata di amarezza e alienazione, e che i popoli fraterni non siano divisi da un muro invalicabile di odio. E da come ci comportiamo tutti gli uni verso gli altri oggi, da ciò che chiediamo al Signore nelle nostre preghiere, da ciò che speriamo, dipenderà in gran parte non solo l'esito delle battaglie, ma anche ciò che accadrà come risultato di tutto questo. Dio conceda che le attuali operazioni militari non distruggano l'unico spazio spirituale della santa Rus', e ancor di più, che non induriscano i nostri popoli. Possano tutte le ferite essere guarite dalla grazia di Dio. In modo che per grazia di Dio, tutto ciò che oggi porta dolore a molte persone sia cancellato dalla memoria. Affinché ciò che sostituirà la situazione attuale, anche nei rapporti tra i nostri popoli fraterni, sia luminoso, pacifico e gioioso.
E questo può avvenire solo se viviamo con la fede nel cuore. Perché la fede distrugge la paura, la fede dà la possibilità del perdono reciproco, la fede rafforza i rapporti tra le persone e può veramente trasformare questi rapporti in rapporti fraterni, cordiali e gentili. Possa Dio concedere che tutto ciò che ora oscura le anime di molti finisca. Possa Dio concedere che durante questa lotta intestina il minor numero possibile di persone muoia o venga ferito. Possa Dio concedere che ci siano meno vedove e orfani possibili, meno famiglie separate, meno amicizie e fratellanze infrante.
La Chiesa, che svolge il suo ministero pastorale tra i popoli di Russia, Ucraina, Bielorussia e tanti altri nell'immensità della Rus' storica, oggi soffre e prega soprattutto per la rapida cessazione delle lotte intestine, per il trionfo della giustizia, per la il ripristino della comunione fraterna e il superamento di tutto ciò che, accumulatosi negli anni, ha portato alla fine a un sanguinoso conflitto. Crediamo che tutti i santi che hanno brillato sulla terra russa – in questo caso, usando l'espressione già accettata "sulla terra russa", intendiamo la Rus', l'intera terra russa, la Santa Rus' – oggi insieme a noi innalzino preghiere al Signore perché si stabilisca la pace sulla terra, per la riconciliazione dei popoli fraterni e, soprattutto, perché trionfi la giustizia, perché senza giustizia non può esserci pace duratura.
Possa il Signore proteggerci tutti e aiutarci tutti a percorrere con dignità la nostra carriera cristiana, nonostante le difficili circostanze della vita che oggi sono la realtà della nostra esistenza terrena. Attraverso le preghiere dei santi, i cui nomi oggi abbiamo glorificato, possa il Signore aiutarci tutti a essere rafforzati nella pace, nell'amore, nell'unità di intenti e nella purezza".
Pochissimi riferimenti a questo sermone fanno menzione del fatto che il patriarca ha definito il conflitto "guerra fratricida" e che afferma che la Chiesa prega per una sua rapida fine. Inoltre, quando parla di soldati che si sacrificano, non limita i suoi commenti ai soldati che vanno in Ucraina, né attribuisce alcun merito all'uccisione di ucraini. Parla semplicemente di soldati che, per senso del dovere e nell'adempimento del loro giuramento di soldato, muoiono nell'esercizio di tale dovere. Queste parole si applicano anche ai soldati ucraini o a qualsiasi altro soldato cristiano ortodosso che dà la vita per senso del dovere.
Cosa intende con un soldato che ha "il senso del dovere"? Forse questo si presenta in modo diverso in russo e nel contesto della cultura russa, ma penso che stia chiaramente parlando dell'amore che un tale soldato ha per il proprio paese, e per la propria famiglia e gli amici... e così mi sembra sarebbe stato più chiaro se avesse fatto riferimento "all'amore" in modo esplicito, ma chiaramente questo senso è implicito.
Quindi il patriarca non ha detto che qualsiasi soldato che va in Ucraina e vi muore rientri in questa categoria di soldati, tanto meno lo ha detto dei soldati che uccidono gli ucraini. Sta parlando di soldati motivati dall'amore, dal dovere e dall'onore. Inoltre, non c'è motivo di pensare che qui stesse parlando di atei o cristiani non ortodossi, o anche di cristiani ortodossi altrimenti impenitenti.
Ma tale sacrificio lava davvero i peccati? Consideriamo prima se il sangue del martirio lava via i peccati? La Chiesa insegna chiaramente che il sangue del martirio, in un certo senso, lava via i peccati di una persona. Tuttavia, questo non si applica a tutti coloro che sembrano essere martiri. Come disse san Giovanni Crisostomo:
"Ora un certo sant'uomo ha detto ciò che potrebbe sembrare una cosa audace; tuttavia, lo ha detto apertamente. Che cos'è allora? Ha detto che nemmeno il sangue del martirio può lavare questo peccato. Perché, dimmi, per che cosa soffri come martire? Non è forse per la gloria di Cristo? Tu dunque che dai la tua vita per amore di Cristo, come fai a devastare la Chiesa, per amore della quale Cristo ha dato la sua vita? (Grassetto aggiunto, Omelia 11 su Efesini).
Probabilmente, il sant'uomo che san Giovanni Crisostomo aveva in mente era san Cipriano di Cartagine, che scrisse:
"Quali sacrifici pensano di celebrare coloro che sono rivali dei sacerdoti? Ritengono di avere Cristo con sé, quando sono radunati insieme al di fuori della Chiesa di Cristo? Anche se tali uomini fossero uccisi nella confessione del Nome, quella macchia non si lava neppure col sangue: la colpa inespiabile e grave della discordia non si purga neppure col patire: non può essere martire chi non è nella Chiesa, non può giungere al regno chi abbandona ciò che vi regna. Cristo ci ha dato la pace, ci ha ordinato di essere concordi e di una sola mente. Ha ordinato di mantenere incorrotti e inviolati i vincoli dell'amore e della carità; non può mostrarsi martire chi non ha conservato l'amore fraterno" (Trattato sull'unità della Chiesa 13-14).
Per essere un vero martire, si dovrebbe essere una persona credente, che si offre in sacrificio per la sua confessione di Cristo, e questo non può applicarsi a una persona che è eretica o scismatica. Ma in che senso il sangue del martirio lava via i peccati di una persona? Ovviamente non nello stesso senso in cui solo il sangue di Cristo può mondare il peccato. Solo il sacrificio di Cristo fornisce la base su cui chiunque può essere salvato. Tuttavia, questo sacrificio è disponibile solo per coloro che si pentono e credono nel Vangelo. Ma il pentimento non è un atto una tantum. San Giovanni Battista ha insegnato che coloro che si pentono devono produrre i frutti del pentimento (Lc 3:8). La Chiesa insegna che se una persona muore con almeno l'inizio del pentimento, ma senza aver avuto la possibilità di produrre i frutti del pentimento, allora non entra immediatamente alla presenza di Dio dopo la morte, ma che esiste un certo periodo di tempo in cui, mediante le preghiere della Chiesa, si cresce nella grazia, fino a poter entrare alla presenza di Dio.
Produrre i frutti del pentimento implica la nostra cooperazione con la grazia di Dio, in modo da purificare i nostri cuori e le nostre menti e diventare pieni dello Spirito Santo. Questo rende una persona veramente santa, e quando una tale persona muore, entra immediatamente alla presenza di Dio. Ciò che è vero per il sacrificio compiuto nel martirio, sostiene il patriarca Kirill, è vero anche per un soldato cristiano che offre volontariamente la propria vita per amore. Nel caso dei martiri, la Chiesa di solito non esita a dichiararli santi. Nel caso dei soldati questo non avviene, ma probabilmente è così perché nel caso dei martiri è più chiara la disposizione della persona. Invece nel caso dei soldati, che possono o meno essere morti per amore di Dio, del paese, della famiglia e degli amici, è semplicemente più difficile per noi esprimere un giudizio del genere,
Troviamo anche l'idea che le nostre azioni in cooperazione con la grazia di Dio possono purificare i peccati nelle Scritture. San Pietro, nella sua prima epistola, afferma: "Abbiate soprattutto amore ardente gli uni per gli altri, perché 'l'amore coprirà una moltitudine di peccati' (1 Pt 4:8). San Pietro allude a sua volta a Proverbi 10:12 , che dice: "L'odio provoca contese, ma l'amore copre tutti i peccati" (cfr Gc 5:19-20). E come disse Cristo stesso: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15:13). Cristo ne è sicuramente l'esempio supremo, ma questa affermazione è stata a lungo applicata ai soldati che danno la vita per i loro amici, la famiglia e il paese. E quindi se un soldato cristiano dà volontariamente la sua vita per gli altri, questo, secondo il patriarca Kirill, si qualifica come portatore di frutti del pentimento in modo pieno e completo.
Suppongo che si possa criticare il patriarca per non aver aggiunto ulteriori precisazioni e chiarimenti nel suo sermone, ma semplicemente non è giusto suggerire che abbia detto che i soldati sarebbero andati in paradiso uccidendo gli ucraini, o semplicemente in virtù della morte mentre combattevano nella guerra in Ucraina. E non c'è paragone con la convinzione jihadista secondo cui si ottiene la salvezza uccidendo le persone per Dio. Non ha detto nulla del genere, né lo ha lasciato intendere.
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