martedì 16 dicembre 2008

Tratto dal sito: ortodoxia.it

IL SACERDOTE COME PASTORE E GUIDA DELLA PARROCCHIA Archimandrita Dionisio Papavassiliou

( ... )Mi piacerebbe sottolineare principalmente la particolarità delle nostre Parrocchie, che diventano luoghi di incontro dei Cristiani, i quali non poche volte provengono da paesi diversi e di conseguenza portano con loro diversi usi e costumi religiosi e nazionali. Così il Sacerdote tante volte diventa il mediatore tra Cristiani, i quali probabilmente hanno come unica cosa in comune la loro fede ortodossa, mentre la loro prassi è completamente diversa. E non solo la prassi, ma anche la maniera di celebrare la Divina Liturgia, così come spesso il decoro del Tempio, possono unire o separare i fedeli. Qui subentra la capacità del Sacerdote di poter rimediare a queste diversità esteriori, concentrando tutto nell’evangelizzazione del popolo di Dio, ruolo principale della Parrocchia.
“Non è, infatti per me un vanto, predicare il Vangelo, necessità mi spinge, guai a me se non predico il Vangelo! Se io faccio di mia iniziativa, ne ho ricompensa, ma non facendolo di mia iniziativa sono depositario di un mandato. Quale dunque è il mio merito? Quello di annunciare il Vangelo gratuitamente, senza fare uso del diritto conferitomi dal Vangelo. Libero com’ero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnare il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; soggetto alla legge, pur non essendo io sotto di essa, con i soggetti alla legge, per guadagnare quelli, che vi sono sottomessi; senza legge, pur non essendo io senza legge di Dio, ma nella legge di Cristo, con quelli senza legge, per guadagnare i senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare in ogni modo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventare partecipe con loro”. (I Cor. 9, 16-23)
Queste parole di San Paolo definiscono il ruolo principale della Diaconia Pastorale della Chiesa, che non è altro, che l’evangelizzazione dell’Uomo e del mondo.
Ovviamente il popolo, che si incontra in Parrocchia, è già battezzato, nel nome della Santissima Trinità. Però tanto la nostra epoca, quanto la particolarità dei parrocchiani (es. persone che vengono da ex paesi comunisti senza il Catechismo necessario), dovrebbero spingere il Sacerdote e la Parrocchia ad una riscoperta della sostanza della vita Cristiana nella vita quotidiana, nella conoscenza profonda della fede e nella testimonianza del comportamento ortodosso in un mondo, che ha necessità di tutto questo. Così, oggi la Parrocchia dovrebbe essere considerata non come un luogo geografico, ma come un luogo dove l’Uomo può trovare il riposo spirituale e può affidare al Signore i suoi carichi di vita quotidiana.
Tante volte siamo pieni di uno spirito di pessimismo, che viene incoraggiato dalle difficoltà, che la vita spirituale porta con sé, oltre allo stato dell’Uomo, che vive in una società, dove il culto della carne e del materialismo lo dominano totalmente. Spesso questo spirito di pessimismo aumenta a causa dei problemi che tante Parrocchie hanno, come la mancanza di luoghi interni, necessari per il servizio pastorale, ma soprattutto per la mancanza dei fondi economici necessari per realizzarli. Non vorrei inoltrarmi qui, sull’incapacità di noi Sacerdoti, di non aver inteso bene la nostra missione. Infatti molte volte consideriamo come nostra missione, il celebrare e l’aver cura solo ed esclusivamente di coloro che ci stanno vicino, abbandonando così la sostanza della missione, che invece è basata nell’avvicinarsi alla pecora smarrita, che oggi non è la una, ma le novantanove.
Negare la missione è un fallimento per la vita ecclesiastica e qui non parliamo di un attivismo di tipo occidentale, il quale considera il pastore, colui che offre da solo la salvezza agli uomini, elogiando le opere buone oppure invitando al cambiamento del comportamento degli uomini attraverso l’invocazione della paura e della mancanza della salvezza, ma di un atteggiamento che vuole mostrare attraverso le opere e le parole e la dignità della vita ecclesiastica, come vengono vissuti originariamente nel Vangelo e nella Vita dei nostri Santi, le vere missioni, manifestate attraverso il carattere eucaristico, ascetico e comunitario della nostra Chiesa.
Oggi la Parrocchia, per essere un vero luogo di accoglienza, deve avere tre punti cardinali, quindi l’Eucarestia, l’Ascesi e la Comunità. Il ritrovamento della sostanza dell’Eucarestia non solo per i fedeli, ma per tutto il mondo è una cosa necessaria per la Chiesa, oggi. Nello stesso modo, l’Ascesi della vita evangelica, che ha come punti principali l’allontanamento dall’egoismo, dai diritti, dalla lotta contro le passioni, in quanto sono “scandalo e pazzia”, in un’epoca, dove tutto si può fare, danno il vero significato non solo alla vita cristiana, ma aiutano a risolvere i problemi, che nascono nei rapporti personali e comunitari. Infine, il ritorno allo spirito comunitario attraverso la vita parrocchiale, dove si incontrano la persona e il gruppo, durante la Divina Liturgia, ma anche attraverso la filantropia, sarà l’antidoto contro un infinito individualismo, che priva la gioia della Comunione con Dio e con il vicino e mettendo a rischio, poi, la salvezza dell’Uomo.
Per poter realizzare la nostra missione, oggi, ci serve la personalizzazione della Pastorale e il Catechismo. Più di ogni altra volta in passato, il Sacerdote, oggi, deve affaticarsi, per incontrare l’Uomo nella sua gioia, nella sua tristezza, nei suoi problemi e difficoltà, nella malattia, nel lutto, nella caduta e nella depressione, che provengono dai suoi peccati e portare a lui il messaggio del Vangelo. Ciò significa, che questo tipo di pastorale, senza imitazione del Nostro Signore Gesù Cristo, come buon Pastore, che conosce il suo gregge e il gregge conosce Lui e sacrifica la Sua vita per esso, non può avvenire.
Nello stesso momento, sono necessari anche il Catechismo e l’insegnamento. Il pastore, oggi, deve parlare, deve conoscere la verità della Fede, che deve trasmettere in ogni situazione, parallelamente, deve essere in contatto con la Sua epoca e con la realtà odierna. Non possiamo negare a priori la civiltà contemporanea, ma bisogna concepire il suo assetto per poter così depositare le fondamenta e il pensiero della Chiesa e di poter così essere convincenti.
L’insegnamento principale della Chiesa, insieme con il Catechismo è anche la Predicazione. Qui, parliamo di una predica, che sa rispondere ai bisogni quotidiani. La predica provviene dalla vita e dalla tradizione della Chiesa e risponde a tutto quello di cui, l’Uomo necessita essenzialmente. Dalla mia esperienza personale, vi posso confermare, che cinque minuti di predica, diventano balsamo ed incoraggiamento per la vita dei fedeli, cosa che chiedono quest’ultimi. In contrapposizione, una predica, senza una minima preparazione, o semplicemente dire un paio di frasi, perché è uso dirle, non serve. Quest’ultimo modo di predicare è controproducente per lo stesso Sacerdote che viene mal caratterizzato. La predica viene così a far parte inseparabile della Divina Liturgia, dove il Sacerdote incontra il suo gregge. Qui vengono le persone per pregare, per lodare Dio e qui la parrocchia diventa realmente luogo di accoglienza. L’uomo viene a pregare e per pregare deve avere l’ambiente necessario e questo ambiente è il Sacerdote che lo crea. Tante volte un comportamento sbagliato può portare ad un allontanamento definitivo delle persone dalla Chiesa.
La miglior organizzazione delle celebrazioni e il Catechismo necessario relativamente alle offerte, che i parrocchiani danno, che sono necessarie per la vita della Parrocchia, aiutano la gente a capire il senso dell’offerta, in quanto la Parrocchia non appartiene soltanto a pochi, ma è aperta a tutti, poiché la parrocchia è un porto aperto a tutte le navi, anche a quelle, che sono passate attraverso situazioni particolari di vita.
Fondamentale per attuare tutto ciò, è l’educazione perpetua del Sacerdote, la sua educazione non deve essere soltanto teologica e pastorale. Il dialogo con la scienza, l’economia, l’arte e la società, sono necessarie, se si vuol capire il mondo in cui si vive e si attua il presupposto pastorale. Così il Sacerdote sarà sempre pronto a dare le coerenti posizioni ecclesiastiche ad ogni domanda posta dai fedeli.
Non è facile, che la Parrocchia diventi un luogo di accoglienza per tutti i parrocchiani. La Pastorale viene elevata da San Gregorio il Teologo ad Arte. E’ un continuo sforzo poter funzionare nella realtà della nostra epoca e dare la nostra testimonianza, ma abbiamo il conforto delle parole di Nostro Signore: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”(Mat 28,20) e la trasformazione del mondo in un mondo dove regna la Ressurezione di Cristo e la Grazia della Santissima Trinità, sono la sostanza della nostra tradizione, dandoci la forza di lottare senza paura e con tanta speranza, attraverso i nostri sforzi, con l’aiuto della Grazia di Dio, la nostra Diaconia e missione nella Parrocchia, possono continuare. Daltronde: “La mia Potenza si esprime nella debolezza”. (Cor 12,9) Basta che la nostra debolezza non si ingigantisca a causa della nostra apatia e mancanza di voglia di lottare.


“LA PRESENZA ORTODOSSA IN ITALIA OGGI”- I° CONVEGNO PASTORALE DEL CLERO
Montaner, Monastero di Santa Barbara 16 novembre 2007

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