Nicola D'Amico
TRIODION – PREPARAZIONE ALLA QUARESIMA
5. IL PERDONO
Domenica dei latticini
Ed ora abbiamo raggiunto gli ultimi giorni prima della
Quaresima. Già durante la settimana di Carnevale, che precede la
“Domenica del perdono”, due giorni, mercoledì e venerdì, sono stati
considerati come pienamente quaresimali. La divina liturgia non è stata
celebrata in essi e tutto l’ordine e tipo di ufficiatura hanno le
caratteristiche proprie della Quaresima. Il mercoledì ai vespri
salutiamo la grande Quaresima con questo splendido inno: “La primavera
della Quaresima è venuta! La luce della penitenza; fratelli,
purifichiamoci da ogni male gridando a Colui che dà la luce: Gloria a
te, che hai amore per gli uomini”.
Inoltre il sabato
dei latticini la Chiesa commemora tutti gli uomini e donne che “furono
illuminati dal digiuno”: Dobbiamo seguire i Santi che sono gli esempi,
guide nella difficile arte di digiunare e di pentirsi. Nello sforzo, di
cui siamo agli inizi, non siamo soli: “Lodiamo le assemblee dei Santi
Padri: Antonio il Grande, Eutimio il Grande e tutti i loro compagni, che
sono passati per la vita come attraverso un paradiso di dolcezza...”.
Abbiamo chi ci aiuta e chi ci è d’esempio: “Vi onoriamo come
esempi, Santi Padri! Voi che ci avete insegnato fedelmente a camminare
sul retto sentiero; Siete benedetti perché avete operato per Cristo...”.
Infine giunge l’ultimo giorno, chiamato “Domenica del
perdono”, ma di cui dobbiamo ricordare anche l’altro appellativo:
“Cacciata di Adamo dal Paradiso della felicità”. Questo nome riassume in
realtà l’intera preparazione alla Quaresima. Ora noi sappiamo che
l’uomo era creato per il paradiso, per la conoscenza di Dio e per la
comunione con Lui. Il peccato l’ha privato di questa vita benedetta e la
sua vita sulla terra è esilio. Cristo, il Salvatore del mondo, apre la
porta del paradiso ad ognuno che lo segue, e la Chiesa, rivelandoci la
bellezza del Regno, fa che la nostra vita sia un pellegrinaggio verso la
nostra patria celeste. Così all’inizio della Quaresima siamo simili ad
Adamo: “Adamo fu cacciato dal Paradiso per il cibo; perciò, seduto di
fronte ad esso, gemeva: Ahimè, ho trasgredito il comandamento di Dio,
privando me stesso di tutto ciò che è buono. Paradiso Santo! Piantato
per me ed ora a causa di Eva per me chiuso. Prega il tuo Creatore ed il
mio che io possa di nuovo riempirmi dei tuoi fiori. Allora rispose a lui
il Salvatore: Non desidero che la mia creatura perisca, ma che sia
salva e che conosca la verità, poiché non voglio cacciare chi viene a
me...”.
La Quaresima è la nostra liberazione dalla
schiavitù del peccato, dalla prigione di “questo mondo”. E l’Evangelo di
quest’ultima domenica (Matteo 6, 14-21) pone le condizioni per questa
liberazione. La prima è il digiuno, il rifiuto di accettare come normali
i desideri e gli istinti della nostra caduta, lo sforzo di liberarci
dal dominio della carne e della materia. Tuttavia, per essere efficace,
il nostro digiuno non deve essere ipocrita, uno “spettacolo”. Dobbiamo
“apparire che digiuniamo non tra gli uomini, ma al nostro Padre che è
nascosto”. La seconda condizione è il perdono. “Se perdonate agli uomini
le loro colpe, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi”. Il
trionfo del peccato, l’indizio maggiore del suo governo sul mondo, è la
divisione, l’opposizione, la separazione, l’odio. Perciò il primo
squarcio attraverso la fortezza del peccato è il perdono: il ritorno
all’unità, alla solidarietà, all’amore. Perdonare significa porre tra me
ed il mio “nemico” lo splendente perdono di Dio stesso. Perdonare è
respingere la “mortificazione” senza speranza dei rapporti umani e di
riferirli a Cristo che li risolva. Il perdono è veramente una
“penetrazione” del Regno in questo mondo pieno di peccati e caduto.
La Quaresima comincia veramente al Vespro di questa domenica.
Questo particolare ufficio, così profondo e bello, è così poco
frequentato nelle nostre chiese. Tuttavia nulla rivela meglio la
“tonalità” della Grande Quaresima nella Chiesa ortodossa; in nessun
luogo si manifesta meglio il suo profondo appello all’uomo.
Quest’ufficio comincia come i Vespri solenni con il clero in abiti
luminosi. Gli Stichirà che seguono al Salmo “Signore, ho gridato a
te...”, annunciano l’arrivo della Quaresima e l’approssimarsi della
Pasqua!
“Cominciamo il tempo del digiuno nella luce,
preparandoci agli sforzi spirituali. Purifichiamo le nostre anime,
purifichiamo il nostro corpo. Come dal cibo, asteniamoci dalle passioni e
godiamo delle virtù dello Spirito. Così, resi perfetti nel tempo
dall’amore, possiamo tutti essere resi degni di vedere la Passione di
Cristo e la Santa Pasqua con gioia spirituale!”.
Viene
poi, come al solito, l’Ingresso con l’inno serale: “O lieto splendore
della santa gloria...”, il celebrante procede verso il “luogo superiore”
dietro l’altare per intonare il Prokìmenon della sera, che sempre
annuncia la fine di una giornata e l’inizio di un’altra. In questo
giorno il Grande Prokìmenon annuncia l’inizio della Quaresima, “Non
nascondere il tuo volto al tuo servo, poiché io sono afflitto. Ascoltami
in fretta, presta attenzione alla mia anima e liberala!”.
Ascoltate la straordinaria melodia di questo verso, di questo grido
che improvvisamente riempie la Chiesa: “…poiché io sono afflitto”, e
comprenderete questo momento in cui comincia la grande Quaresima: il
misterioso miscuglio di disperazione e di speranza, di oscurità e di
luce. Tutta la preparazione è giunta ora alla fine. Io sto davanti a
Dio, di fronte alla sua gloria ed alla bellezza del suo Regno. Comprendo
di appartenere ad esso, poiché non ho un’altra casa, un’altra gioia, un
altro fine; comprendo anche di essere esiliato da essa nella tenebra e
nella tristezza del peccato, “poiché io sono afflitto!”. Ed alla fine
comprendo che solo Dio mi può aiutare in quest’afflizione, che egli solo
può prestare attenzione alla mia anima. La penitenza è, soprattutto, un
grido disperato per ottenere l’aiuto divino.
Cinque
volte ripetiamo il Prokìmenon. E poi, la Quaresima è qui! Il Celebrante
si toglie la veste luminosa, le luci vengono spente. Quando il
celebrante intona le domande delle litanie serali, il coro risponde in
“chiave” quaresimale. Infatti viene letta per la prima volta la
preghiera di san Efrem Siro accompagnata dalle prostrazioni. Alla fine
dell’ufficio tutti i fedeli si avvicinano al sacerdote e chiedono
reciprocamente il perdono. Ma mentre essi compiono questo rito di
riconciliazione, quando la Quaresima è inaugurata da questo movimento
d’amore, di riunione e di fratellanza, il coro canta gli inni pasquali.
Noi abbiamo da errare quaranta giorni attraverso il deserto della
Quaresima, ma, tuttavia, alla fine risplende già di luce di Pasqua, la
Luce del Regno.
da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974;
trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 18-21.
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