Archimandrita Placide Deseille
La mia conversione all’Ortodossia
(conferenza
tenuta in Grecia, registrazione originale in: http://pigizois.net/france/omilies/2071_MA_ROUTE_ENVERS_%20L'%20ORTHODOXY.mp3)
Sono molto felice d’essere qui ma, sfortunatamente, non parlo bene
il greco. Penso quindi sia meglio che la sorella Ypandia traduca il
mio intervento dal francese.
Inizialmente vorrei dirvi, con qualche discorso, come Dio mi ha
condotto verso l’Ortodossia. Durante gli anni della mia formazione
sia scolastica sia spirituale e religiosa, in Francia nella Chiesa
cattolica esisteva un movimento di rinnovamento spirituale e
intellettuale essenzialmente fondato sullo studio dei santi Padri
della Chiesa. Uomini che erano spesso universitari o preti istruiti
e con una fede profonda, come poteva aversi nella Chiesa cattolica,
pensavano che il Cristianesimo in Occidente era divenuto qualcosa di
troppo misero, chiuso, freddo, separato dalla vita e pensavano che
nella dottrina e nell’insegnamento dei Padri della Chiesa si poteva
trovare un Cristianesimo autentico, giovane, pieno di gioia e di
freschezza. Sia nella mia famiglia che nella scuola da me
frequentata, era seguita questa corrente di rinnovamento. È così
che, assai giovane, quando avevo quattordici o quindici anni, ho
avuto un’iniziale conoscenza di quello che potevano essere i Padri
della Chiesa. In quell’epoca non pensavo di divenire monaco.
Intravvedevo di sposarmi e lavorare nel mondo. Tra i quindici e i
sedici anni conobbi dei monaci, frequentando dei monasteri, e
incontrai un padre spirituale, Igumeno*
di un grande monastero. Egli mi disse che potevo divenire monaco ed
è in questa direzione che trovai la mia strada. Sono allora entrato
in un monastero cattolico nel quale si seguiva una regola antica,
scritta prima della separazione tra la Chiesa latina e l’Ortodossia
da san Benedetto, definito il “padre dei monaci d’Occidente”. Il
padre spirituale del monastero spiegava ai giovani monaci che nei
Padri della Chiesa e nei Padri del deserto dei primi secoli, si
trovano le sorgenti della nostra regola monastica e, allo stesso
tempo, si poteva comprendere la nostra regola monastica. In questo
contesto cattolico ci s’interessava all’Ortodossia ma in una
prospettiva che, in seguito, capii essere inesatta: generalmente si
pensava che l’Ortodossia fosse la forma orientale del Cristianesimo
e che il Cattolicesimo fosse la forma occidentale. Quindi il
Cattolicesimo poteva rinnovarsi e trovare una nuova gioventù
ispirandosi all’Ortodossia ma conservando la sua linea tradizionale.
In fondo, si pensava con una formula utilizzata in tutti quegli
anni, che l’Ortodossia e il Cattolicesimo erano due forme, due
maniere d’esistere d’una stessa Chiesa, erano due rami d’uno stesso
albero. Pian piano, tuttavia, studiando i Padri, entrando pienamente
in questo movimento di rinnovamento che partiva dalle fonti
patristiche, sono arrivato alla convinzione che il Cattolicesimo in
quanto tale è profondamente differente dall’Ortodossia. Le
differenze non sono semplicemente superficiali, provenienti da
culture differenti. Esistono delle autentiche differenze dottrinali.
Mi ci è voluto del tempo per scoprirlo pienamente ma, ad un certo
punto, io stesso e diversi compagni che mi avevano seguito in questo
cammino pensammo non fosse più possibile restare nella Chiesa
cattolica. Non era sufficiente migliorare il Cattolicesimo
ispirandosi all’Ortodossia; era necessario chiedere d’essere
ricevuti nella Chiesa ortodossa. In quel tempo vivevamo in un
piccolo monastero fondato con l’accordo dei nostri superiori
cattolici, un piccolo monastero che avevamo costruito noi stessi con
le nostre mani nei pressi di una foresta. I monaci abitavano in
piccole capanne di legno costruite nella foresta. Lì vivevamo la
nostra vita monastica pregando e leggendo i Padri. Ogni tanto
lasciavamo il monastero per fare dei viaggi in Grecia, in Romania
per conoscere meglio l’Ortodossia e il monachesimo ortodosso. Non
sapevamo ancora quale cammino seguire per entrare nell’Ortodossia.
Un giorno con i miei compagni ci trovavamo ad Atene, in una libreria
in cui cercavamo dei libri ortodossi. Lì incontrammo un prete
italiano ortodosso. Gli comunicammo il nostro problema. Egli ci
disse: “C’è un uomo che qui in Grecia vi può comprendere:
l’Archimandrita Aemilianos, igumeno di Simonos Petra nel
Monte Athos”. Siamo dunque andati nel Monte Athos, abbiamo
incontrato il geronda Aemilianos, abbiamo pure incontrato
altri geronda*, ad esempio il geronda Paisios, il
geronda Efrem di Katounakia. Tutti ci
hanno consigliato di diventare ortodossi nella Santa Montagna, di
chiedere l’ingresso nella Chiesa e, allo stesso tempo, di divenire
monaci nel Monte Athos. È così che divenimmo monaci di Simonos
Petra. Dopo due anni nel monastero [atonita], il nostro igumeno
ci ha consigliato di rientrare in Francia per creare due metochia*
di Simons Petra in Francia. È quanto abbiamo fatto. Questo è stato
all’origine del monastero di sant’Antonio il Grande, monastero
maschile, e del monastero della Protezione della Madre di Dio, il
corrispondente monastero femminile. Le cose si evolsero in tal
maniera che uno dei membri del nostro gruppo fondò un terzo metochion femminile di Simonos Petra nella Francia occidentale:
il monastero della Trasfigurazione.
Perché dei monasteri in Francia? Era certo molto più facile condurre
la vita ortodossa nel Monte Athos. Evidentemente ci sarebbero stati
problemi di lingua, di adattamento ma con il tempo sarebbero stati
superati. Il geronda Aemilianos era molto cosciente del fatto
che stava per nascere la Chiesa ortodossa in Francia. La Francia non
era più ortodossa dalla separazione con l’Ortodossia nell’XI secolo
ma gruppi consistenti di ortodossi si erano stabiliti in Francia, a
causa dell’emigrazione russa dopo la rivoluzione sovietica e
dell’emigrazione greca dopo la catastrofe dell’Asia minore. Quindi,
pressappoco dal 1920, l’Ortodossia riapparse in Francia, composta
soprattutto da gruppi di stranieri. Molto presto, verso il 1926 o il
1930, dei francesi, pure dei preti cattolici, cominciarono a
convertirsi all’Ortodossia. Erano soprattutto persone che avevano
partecipato al movimento del ritorno ai padri della Chiesa di cui vi
ho parlato all’inizio. Attorno al 1975, epoca in cui siamo divenuti
ortodossi, nonostante il tempo trascorso, nonostante un numero
relativamente importante di francesi divenuti ortodossi,
l’Ortodossia rimaneva ancora esclusivamente legata a questo contesto
di emigrazione. Il geronda Aemilianos era convinto che dei
monasteri sarebbero stati un fermento per una ortodossia veramente
francese. In quell’epoca in Francia era apparso qualche monastero
prima delle nostre fondazioni. Due di questi monasteri erano russi.
Erano monasteri di monache. Gli altri erano fondati da francesi. Noi
ci siamo inseriti in questo movimento di fondazioni monastiche
ortodosse in Francia. Ora sono pressappoco vent’anni che il nostro
monastero di sant’Antonio il Grande è stato fondato e questo ci ha
permesso di verificare l’esattezza della visione del nostro padre igumeno. Penso che l’esistenza di monasteri, particolarmente di
tradizione atonita, caratteristica del nostro metochio
atonita, sono molto utili per la Chiesa in Francia. I nostri
monasteri sono divenuti luogo d’incontro e di raccolta in cui
ortodossi di diverse origini, possono ritrovarsi, conoscersi e
prendere coscienza che sono tutti membri di un unico Corpo di Cristo
superando qualsiasi nazionalismo. D’altronde, da una trentina di
anni in Francia, si è sviluppato una specie di movimento spirituale,
o almeno un movimento di ricerca spirituale. I suoi aderenti si sono
staccati dal Cattolicesimo, nel quale hanno pensato di non trovare
sufficiente nutrimento spirituale, preferendo rivolgersi
all’induismo o al buddismo. Per tali persone i monasteri ortodossi
con una ricca tradizione spirituale, in cui si può prendere
conoscenza dell’insegnamento dei padri spirituali, di tutti i geronda apparsi nel Monte Athos e in Grecia in questi ultimi
trenta o quarant’anni, sono stati una scoperta. Questo ha permesso a
tali persone allontanate dal Cristianesimo, di ritrovare una forma
di vita cristiana, una fede cristiana, che ha tutta la ricchezza,
tutta la pienezza dell’Ortodossia. Qualche volta dico che i monaci
ortodossi in Francia hanno un ruolo di missionari tra i buddisti!
Ecco, dunque, riassunto brevemente quanto stiamo cercando di fare in
Francia. Per questo è necessario seguire una linea rigorosa con il
Monte Athos. Però non solo con il Monte Athos ma con la Grecia e
Cipro. Infatti il monachesimo non si può separare dal popolo
ortodosso. Il monachesimo è come una pianta che deve immergere le
sue radici nel popolo ortodosso! In Francia il popolo ortodosso è
ancora piccolo per conoscere molte cose e, dunque, è presso voi
[greci] che cerchiamo questo radicamento, questa tradizione e questo
sostegno fraterno.
Penso che, ora, la cosa migliore sia che facciate delle domande che
mi permetteranno di precisare questo o quel punto di quanto stavo
cercando di dirvi.
Qual’è stata la reazione del Vaticano alla vostra decisione?
Quando siamo divenuti ortodossi la reazione dello stesso Vaticano e
degli uffici legati ad esso è stata assai ostile. Da allora in
quella direzione abbiamo incontrato difficoltà. Ad esempio, quando
siamo divenuti ortodossi in Francia c’era un’organizzazione
cattolica che pagava delle borse di studio per studenti greci o di
altri paesi ortodossi, per sostenerli all’Istituto san Sergio di
studi ortodossi a Parigi. Ebbene, quando siamo divenuti ortodossi
hanno soppresso tre borse di studio all’Istituto san Sergio. Noi
stessi siamo stati obbligati a lasciare il piccolo monastero che
avevamo costruito con le nostre mani e andare altrove. Oggi mi è
ancora difficile pubblicare un libro presso un editore francese
perché l’editore teme sempre che vi siano reazioni negative da parte
delle autorità cattoliche e che il libro non si possa vendere.
Tuttavia questa opposizione giunge da certi vescovi, da certi
ambienti del Vaticano mentre, contrariamente, dai semplici fedeli
cattolici, da comunità monastiche cattoliche, come la comunità nella
quale io stesso appartenevo, ci sono ottime relazioni. Il superiore
del monastero cattolico da me conosciuto disse, ad un visitatore che
gli parlava del nostro ingresso nell’Ortodossia, “Non solo non
rimprovero padre Placide d’essere divenuto ortodosso ma qualche
volta mi chiedo se non sia lui ad avere ragione”. In molti ambienti
cattolici francesi esiste una simpatia e, a volte, una specie di
nostalgia verso l’Ortodossia. Non hanno una coscienza viva delle
difficoltà dogmatiche esistenti tra Cattolicesimo e Ortodossia, non
pensano di divenire ortodossi, ma nonostante ciò, penso esista un
germe che più avanti potrà svilupparsi.
Potete condividere con noi il ricordo dei due grandi
gerondes, padre Efrem e padre Paisios, da voi incontrati?
Sarebbe troppo lungo descriverlo dettagliatamente. Mi ricordo, in
particolare, di un incontro con padre Paisios quando ci preparavamo
a divenire ortodossi. Esposi a padre Paisios le ragioni che ci
spingevano a divenire ortodossi e le ragioni che vi si opponevano.
Padre Paisios rispose a tutto questo con delle ragioni estremamente
chiare e precise, con un grande rigore unita ad una grande bontà.
Sentendolo pensavo ad un’espressione di san Gregorio il Teologo
secondo la quale il discorso del prete o del padre spirituale dev’essere
contemporaneamente tranciante, come una spada, e attraente come un
magnete. Questo è il ricordo dell’incontro con il padre Paissios.
Riguardo a papa Efrem ho conservato un ricordo realmente luminoso.
Si può dire che l’amore di Dio per noi traspariva visibilmente e
sensibilmente attraverso di lui.
Quali sono le ragioni spirituali che vi hanno spinto a rivolgervi
all’Ortodossia?
Le ragioni spirituali sono che nell’Ortodossia abbiamo trovato la
pienezza della vita spirituale, la pienezza dei Sacramenti e della
verità. È la vera Chiesa di Cristo.
Ci potete elencare le differenze essenziali tra l’Ortodossia e il
Cattolicesimo?
È difficile riassumere brevemente le differenze tra Ortodossia e
Cattolicesimo. Tuttavia penso che si possono ricondurre a due
differenze fondamentali. C’è innanzitutto una differenza sulla
concezione stessa della Chiesa, della sua struttura. La Chiesa
cattolica è un grande corpo diffuso in tutto il mondo di cui il papa
di Roma è la testa. Roma è il vero governo centrale della Chiesa.
Questo comporta, evidentemente, tutta una concezione della Chiesa e
della vita della Chiesa. Viceversa, nell’Ortodossia non esiste un
governo centrale. Le differenti Chiese canoniche sono tutte in piena
comunione tra loro, sono veramente una nella fede, nella pratica dei
sacramenti, nel modo di vivere il cristianesimo ma non c’è
un’autorità umana che sia, in qualche modo, al di sopra della Chiesa
e che governi la Chiesa.
La seconda differenza è contemporaneamente teologica e spirituale.
Nel IV secolo l’Occidente ha conosciuto un padre della Chiesa che fu
un grande genio e un autentico santo. Tuttavia egli non conosceva il
greco – oppure assai poco – non conosceva dunque bene il pensiero
dei padri della sua epoca e dei Cappadoci*
in particolare. Perciò su qualche punto il suo insegnamento, sulla
santa Trinità ad esempio, fu un po’ differente e deviato rispetto
all’insegnamento degli altri padri. Si trattava di errori personali
su alcuni punti. D’altronde pure presso qualche altro padre della
Chiesa ci potevano essere alcuni insegnamenti che dovevano essere
rettificati e corretti, comparandoli con quelli di altri padri.
Purtroppo in Occidente sant’Agostino è stato così ammirato che,
invece di correggere alcuni suoi inesatti insegnamenti comparandoli
con gli altri padri, il suo insegnamento è stato progressivamente
solidificato e sistematizzato. Così su qualche punto, come ad
esempio il Filioque, la teologia dello Spirito Santo, la
teologia occidentale è divenuta nettamente differente da quella dei
santi padri. Questo ha avuto conseguenze su altri punti, forse meno
importanti ma che hanno avuto il loro peso, come ad esempio la
relazione tra la grazia di Dio e la libertà umana. Penso che le
differenze tra Cattolicesimo e Ortodossia hanno la loro origine da
queste due cose e, di conseguenza, da una differente concezione del
ruolo del papa di Roma nella Chiesa e, dall’altra parte, da
un’ipertrofia, un’esagerazione e una solidificazione del pensiero di
sant’Agostino. Perciò il pensiero [cristiano] occidentale perse la
pienezza della tradizione ortodossa.
Potete offrirci la vostra opinione su quanto si dice riguardo
all’unione delle Chiese in questo periodo?
Questo riguarda ciò che è denominato come “l’unione delle Chiese”.
Bisogna dire che quest’espressione per se stessa è inesatta. Infatti
la Chiesa non può essere “divisa”, la vera Chiesa è una e le Chiese
non ortodosse non sono pienamente delle Chiese. Questo è, piuttosto,
un modo d’argomentare in funzione della storia ma l’unione di tutti
i cristiani non si può fare che con il ritorno di tutti i gruppi
cristiani all’Ortodossia. È un fine che dobbiamo molto sperare, per
il quale dobbiamo pregare ma che, a meno di un grande miracolo di
Dio, non penso possa rapidamente realizzarsi. D’altra parte, c’è
pure l’Uniatismo. L’Uniatismo, all’origine, era un metodo impiegato
dal Vaticano per accorpare certi gruppi ortodossi che avevano
lasciato l’Ortodossia per ragioni generalmente politiche permettendo
loro il rito, o la maniera di celebrare la liturgia. Ma la loro
teologia e il dogma è cattolico. La Chiesa cattolica si è resa
conto, da trent’anni o più, che gli Uniati sono un ostacolo per
l’incontro con gli Ortodossi. Ma gli uniati esistono, sono un grosso
problema per tutti e non si possono sopprimere con un tratto di
penna. D’altra parte, si deve aggiungere che fintanto che la Chiesa
cattolica pensa d’essere la vera Chiesa e che l’Ortodossia è una
Chiesa scismatica, si comprende la presenza degli Uniati. Gli Uniati
manifestano che la differenza tra Chiesa cattolica e Ortodossia è
più profonda di quanto si dice nei discorsi ecumenici.
Come comparate la vita liturgica della Chiesa cattolica e di quella
ortodossa e quali furono le vostre prime impressioni davanti ad un’agripnìa*
aghioritica?
Parlando della liturgia cattolica bisogna fare una distinzione. La
liturgia cattolica di 50 anni fa, soprattutto nei monasteri, era
certamente meno ricca di quella ortodossa ma le assomigliava ancora
e vi si poteva trovare una reale bellezza e nutrimento spirituali.
In seguito c’è stata una profonda evoluzione nella liturgia
cattolica e, come molti cattolici hanno riconosciuto, è divenuta
fredda, secca e non può più nutrire le anime. Le prime agripnìe
alle quali ho assistito nel Monte Athos furono per me una grande
meraviglia e una grande esperienza spirituale.
Qual’è il comportamento del popolo che circonda il vostro monastero
nei riguardi dell’esistenza del monastero? Quali sono le difficoltà
del vostro monastero, in quanto ortodosso, in Francia?
Bisogna fare una distinzione a seconda delle regioni. I nostri due
monasteri (maschile e femminile) non sono molto distanti ma sono in
regioni molto diverse. Attorno al Monastero di sant’Antonio la
maggioranza della popolazione è scristianizzata e sono ostili verso
quant’è cristiano, ortodosso o cattolico che sia. Ad esempio
l’indicazione stradale che indica il monastero è stata divelta
diverse volte. Solo i cattolici profondamente credenti della regione
hanno benevolenza verso il monastero. Invece, per quanto riguarda il
monastero femminile, questo si trova in una regione rimasta molto
più cristiana, cattolica ma con una simpatia verso l’Ortodossia. Le
nostre monache sono state molto ben accolte da tutta la popolazione.
Invece noi, al monastero di sant’Antonio, abbiamo difficoltà anche
amministrative perché siamo cristiani. Per esempio, ci hanno imposto
diverse tasse molto alte ma non siamo riusciti a trattare con il governo
per la diminuzione del loro importo. Abbiamo diverse
difficoltà presso l’amministrazione [statale].
Traduzione a cura
di ©
Pietro Chiaranz
__________
Igumeno
= è il termine greco che corrisponde all’Abate del mondo latino. È
il superiore di un monastero.
Geronda
= significa letteralmente “anziano”. È normalmente riferito ai
monaci o ai padri spirituali.
Metochion
= Dipendenza monastica da un grande Monastero. Corrisponde
pressappoco ad un “priorato” benedettino.
Agripnìa
= Veglia di preghiera che nei monasteri dura tutta la notte. Si
compie solitamente in occasione d’una solennità.
Padri Cappadoci =
Sono Basilio Magno, Gregorio il Teologo e Gregorio di Nissa
provenienti dalla Cappadocia, una regione interna dell’odierna
Turchia.
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