sabato 28 aprile 2012

Nicola D'Amico tramite facebook
La risurrezione di Cristo è l’annientamento della morte
del protopresbitero Giorgio Metallinos
Preside della Facoltà di Teologia dell’Università di Atene

L’evento più significativo della storia: la risurrezione di Cristo è l’evento più significativo avvenuto nella storia. È l’evento che differenzia il Cristianesimo da ogni altra religione. Altre religioni hanno capi mortali, mentre il Capo della Chiesa è il Cristo Risorto. La “Resurrezione di Cristo” implica la deificazione e la resurrezione della natura umana, e la speranza per la deificazione e la risurrezione delle nostre stesse ipostasi. Da quando il farmaco è stato scoperto, allora c’è speranza per la vita.
Con la risurrezione di Cristo, la vita e la morte assumono un nuovo significato. La “Vita” ora è la comunione con Dio, “la morte” non è più la fine di questa vita presente, ma il distacco dell’uomo da Cristo. La separazione dell’anima dal corpo mortale non è più vista come “morte”, è solo un sonno temporaneo.
È la risurrezione di Cristo, che giustifica la sua unicità ed esclusività, come il Salvatore che davvero è in grado di darci la vita e ci trasfonde la Sua Vita che vince la morte nella nostra vita deperibile. Cristo è uno, una è la risurrezione, ed anche la possibilità per la salvezza-deificazione è una. È per questo che la nostra aspettativa di superare tutte le impasse che confondono la nostra vita è orientata verso Cristo, al Cristo dei Santi, al Cristo della storia.
Il “Cristo” distorto che si trova nelle eresie o il Cristo “relativizzato” che si trova nel sincretismo religioso della New Age pan-religiosa costituiscono un rifiuto del vero Cristo, e della salvezza offerta da Lui. Il Cristo dei nostri Santi è anche il Cristo della storia, ed Egli esclude ogni possibilità di confonderLo con tutti gli altri sostituti redentivi inventati per indurre in errore le masse, perché questo inganno è l’unico modo possibile per mantenere qualcosa di fraudolento: facilitando il dominio dei poteri dell’Anticristo (poteri che si sono con facilità infiltrati anche nella Chiesa); poteri, che anche se diffondono la morte sul loro cammino, tuttavia, possono apparire come “angeli di luce” e “diaconi della giustizia”.
Studiando l’esperienza dei nostri Santi, ci rendiamo conto che non ci sono esistenze più tragiche di quelle “che non hanno speranza” – la speranza di resurrezione – in quanto questi considerano la morte biologica, come la distruzione e la fine. Purtroppo, la scienza ha inoltre ceduto a questo tragico stato, con la disperata ricerca di metodi per prolungare la durata della vita dell’uomo e per trasmettere l’illusione di poter vincere la morte naturale. Tuttavia, altrettanto tragiche sono le esistenze di coloro che – anche cristiani – si trovano intrappolati in visioni millenariste “ermeticamente chiuse” di beatitudine universale ed escatologia mondana (perdendo così il vero significato della Resurrezione), e sacrificano l’iper-cosmico all’endo-cosmico, l’eterno al transitorio.
La risurrezione di Cristo come la resurrezione dell’uomo e di tutta la Creazione acquista un significato solo nel quadro della soteriologia patristica, in altre parole, nella co-crocifissione e nella co-risurrezione con Cristo. Questo è il modo in cui l’Ellenismo ha inoltre conservato la risurrezione durante il suo corso storico. Sempre fedele alla risurrezione di Cristo, l’Ortodossia è stata caratterizzata come “Chiesa della Resurrezione”, perché è sulla Risurrezione che struttura la sua presenza storica, innestando la speranza della resurrezione nella coscienza dei popoli; fatto che si rivela nel suo seguito culturale. Tra essi, il popolo ellenico ha anche imparato a dissipare – alla luce della Risurrezione – l’oscurità che permeava i propri anni di schiavitù (quale è stata l’occupazione turca) durante la quale non avrebbero esitato ad augurarsi l’un l’altro “Cristo è risorto!” per aggiungere: “e la Grecia è risorta!”. Ed hanno mantenuto questo, per ben quattrocento anni...
È in questo quadro teorico che è contenuto l’invito di piena-speranza del “Venite e ricevete la luce!”. È un invito alla pasquale Luce increata, che è concessa solo a coloro che hanno purificato il loro cuore da vizi e passioni. Senza la “catarsi” del cuore – in altre parole, il pentimento – non si può essere in comunione con la luce della risurrezione. Il pentimento è il superamento del peccato, la causa della nostra morte.
Questo fatto ci viene costantemente ricordato con il peculiare (per l’orecchio non iniziato) detto monastico: “Se muori prima di morire, allora non morirai quando muori!”.
Cristo è risorto!

Tradotto per © Tradizione Cristiana da E. M. marzo 2010

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