Ordo per giovedì
12 aprile 2012
30 marzo / 12 aprile 2012 Giovedì
VECCHIO
CALENDARIO / NUOVO CALENDARIO
Settimana
della Passione. Grande Giovedì.
Memoria della Mistica Cena. Del ven. Giovanni della Scala (649). Celebrazione in memoria dell’incontro della
Santissima Madre di Dio e della giusta Elisabetta, madre di san Giovanni il
Precursore. Dello ierarca Sofronio,
vesc. di Irkutsk (1771). Del profeta
Gioad (X s. A.C.). Degli app. Sostene,
Apollos, Cefa, Cesare e Epafrodito (I).
Di santa Ebbula, madre del grande mart. Panteleimone (c. 303). Del ven. Giovanni l’irreprensibile (VI). Del ven. Zosima, vesc. di Siracusa (c. 662).
Di
solito, al Grande Giovedì si prepara la riserva dei Santi Doni per l’intero
anno per la comunione dei malati. L’ordine
della lavanda dei piedi, secondo la tradizione, è celebrato quando celebra un
ierarca.
Si
può suggerire il colore liturgico bianco.
La Liturgia dello ierarca
Basilio il Grande comincia con il vespro.
Nota. Secondo il Tipico, il vespro con la Liturgia dello ierarca
Basilio il Grande comincia “dopo l’8° ora del giorno”, cioè, secondo l’ora che
usiamo, verso le ore 14. “All’8° ora del giorno, il paraecclesiarca batte [il
simandro] e ci riuniamo nella chiesa. Il
sacerdote benedice e cominciamo il vespro senza lettura del salterio. Re
celeste… Trisagio. Signore, pietà, 12x. Venite,
adoriamo… tre volte. Poi, il
salmo: Benedici, anima mia, il Signore…”
(vedi: Tipico, cap. 49, “Il Santo e Grande Giovedì la sera”).
Esclamazione: “Benedetto è il Regno…”. L’inizio abituale (con “Re celeste…”) (Ant II
pp. 154-155), salmo 103 (Ant II pp. 156-158) (il sacerdote legge le preghiere
del lucernario davanti alle porte regali - Ant II pp. 158-161). La grande
litania (Ant II pp. 161-162). Nessun catisma.
Nota. “Poi, Signore,
ho gridato… sul tono 2°, e poniamo 10 versetti. Il sacerdote cambia il paramento sacerdotale,
esce e incensa, e dopo esser tornato, esegue la proscomidia” (Triodio
del Digiuno, “Il Santo e Grande Giovedì la sera”).
A “Signore, ho
gridato…” (Ant II pp. 163-166), le stichire del Triodio, tono 2°[1]
- 10 (ogni stichira – due volte). (Ant II pp. 1017-1018: notare
che l’Antologio scorrettamente dispone le stichire come se si cantassero su 6
versetti, invece conviene cantare la prima stichira dopo il versetto “su
10”: “Trai dal carcere…” - Ant II p.
165). “Gloria, e ora” – del Triodio,
tono 6°: “Giuda, vera razza di vipere…”
(Ant II p. 1018). Durante questo tempo
si conclude l’ordine della proscomidia, alla quale si preparano due Agnelli: uno per questa Liturgia e l’altra per
preparare la riserva dei Santi Doni per tutto l’anno.
Ingresso con il Vangelo (Ant II p.
166). “Luce gioiosa…” (Ant II p. 167). Primo prochimeno del Triodio, tono 1°: “Strappami, Signore, dall’uomo malvagio,*
dall’uomo ingiusto, liberami”;
versetto: “Perché hanno tramato
ingiustizia nel cuore, tutto il giorno preparano guerre.” (Ant II p.
1018). E si legge la prima paremia del
Triodio (dall’Esodo: Ant II pp.
1018-1019). Il 2° prochimeno del
Triodio, tono 7°: “Strappami dai miei
nemici, o Dio,* e da quanti insorgono contro di me riscattami”; versetto:
“Liberami dagli operatori di iniquità, e dagli uomini di sangue salvami”
(Ant II p. 1019), e si leggono le altre due paremie del Triodio (di Giobbe e di
Isaia)[2]
(Ant II pp. 1019-1021). La piccola
litania (“Ancora e ancora…”).
Esclamazione: “Poiché sei santo,
Dio nostro…”[3]. Il Trisagio.
Il Prochimeno dell’Apostolo, tono 7°:
“I principi delle genti si riunirono insieme contro il Signore* e contro
il suo Cristo”; versetto: “Perché si agitarono le genti e i popoli
meditarono vanità?” (Ant II p. 1021).
Apostolo – 1 Cor § 149 (Ant II p. 1021).
Alleluia, tono 6°: “Beato colui
che ha intelligenza del povero e del misero nel giorno cattivo lo libererà il
Signore.”; versetto: “I miei nemici mi hanno augurato il
male: Quando morirà e perirà il suo
nome?”; versetto: “Colui che mangiava i miei pani, ha levato il
calcagno contro di me.” (Ant II pp. 1021-1022:
notare che l’Antologio sbaglia
chiamando questi versetti “prochimeno” invece di “alleluia”). Vangelo (lettura composta) – Mt. § 107: “Disse il Signore ai suoi discepoli: Voi sapete che fra due giorni è pasqua…” (Ant
II pp. 1022-1026).
Oltre si segue l’ordine della Liturgia dello ierarca
Basilio il Grande.
Invece dell’inno dei Cherubini, si canta tre volte:
Della tua mistica cena oggi, Figlio di Dio, accoglimi
partecipe: poiché non svelerò il mistero
ai tuoi nemici, né ti darò un bacio come Giuda, ma come il ladrone mi rivolgo a
te dicendo: ricordati di me, Signore,
nel tuo regno. Alleluia, alleluia,
alleluia.
L’inno viene cantata due volte prima
della trasferta dei Santi Doni (senza “Alleluia”), e la terza volta dopo la
trasferta dei Doni (con “Alleluia”).
Nota. “Al posto
dell’inno dei cherubini, cantiamo sul tono 6°:
Della tua mistica cena…, tre
volte, a cori alternati; alla volta
finale: Alleluia, tre volte” (Tipico,
tono 49, “Il Santo e Grande Giovedì la sera”).
Invece di “È veramente giusto…”, cantiamo l’irmo del 9° Ode del canone del Grande Giovedì, tono
6°:
Venite, o fedeli,* con sensi elevati
godiamo,* nella sala alta,* dell’ospitalità del Signore* e della sua mensa
immortale,* apprendendo dal Verbo, che noi magnifichiamo,** più alte parole.
Invece
del versetto della comunione, durante la comunione e al posto di “Siano
colmate le nostre labbra…”, si canta
“Della tua mistica cena…”, “Alleluia” (tre volte).
Dopo
“Salva, o Dio, il tuo popolo…”, cantiamo: “Abbiamo visto la vera luce…”.
Nota. “Al posto del
versetto della comunione cantiamo lo stesso tropario Della tua mistica cena, molte volte, fino a che i fratelli hanno
comunicato ai Divini Misteri. Poi: Alleluia,
tre volte. Al posto di: Siano
colmate le nostre labbra, cantiamo lo stesso tropario, e Alleluia.” (Tipico, cap. 49, “Il Santo e Grande Giovedì).
Congedo breve: “Colui che nell’estrema condiscendenza
della sua bontà mostrò la via eccellente dell’umiltà, quando lavò i piedi dei
discepoli, abbassandosi per noi fino alla Croce e il seppellimento, Cristo
nostro vero…” (i santi del giorno e del tempio non sono menzionati).
Nota. “Poi entriamo nel refettorio e mangiamo cibo cotto
con olio. Beviamo anche del vino, e
altra xerofagia, poiché si canta “Alleluia”.
Ma il Tipico del monastero di
Studion comanda di mangiare, il Grande Santo Giovedì, una sola pietanza di cibo
cotto, e cibo succoso, e fagioli cotti, e beviamo anche del vino. Invece, il Tipico della Santa Montagna comanda di mangiare, il Santo Grande
Giovedì, due pietanze di cibo cotto e [di bere] tre coppe di vino. E tutto questo come decide il rettore,
vedendo i suoi fratelli in Cristo intenti a profitto salvifico per l’anima” (Tipico, cap. 49, “Il Santo e Grande
Giovedì la sera”).
[…]
31 marzo / 13 aprile 2012 Venerdì
VECCHIO
CALENDARIO / NUOVO CALENDARIO
Settimana
della Passione. Grande Venerdì.
Memoria delle Sofferenze Sante e salvifiche del nostro Signore Gesù
Cristo. Dello ieromart. Ipatio, vesc. di Gangra (c.
326). Dello ierarca Innocenzo, metr. di
Mosca. Dello ierarca Giona, metr. di Mosca e di tutta la Rus’, taumaturgo (1461) (per
l’ufficiatura, vedi 15 giugno). Dello
ieromart. Giovanni, presbitero (1938).
Del ven. Ipatio il guaritore, delle Grotte, nelle Grotte lontane (XIV).
Del ven. Apollionio di Egitto (IV). Degli ieromartt. Abda, vesc. persiano, e
Beniamino diacono (418-424). Del ven.
Ipatio, igùmeno di Rufiniana (c. 446).
Non
si celebra la
Liturgia. Digiuno
severo.
“Cantiamo l’ufficio di mezzanotte nelle celle” (Tipico, cap. 49, “Il Santo e Grande
Giovedì la sera”).
Il Mattutino
del Grande Venerdì (con la lettura dei 12 Vangeli), chiamato dal Tipico “L’Ordine delle Sante e
salvifiche Sofferenze del nostro Signore Gesù Cristo” è celebrato di solito il
Grande Giovedì la sera. Secondo il Tipico, deve cominciare alla 2° ora
della notte, cioè, secondo il compiuto contemporaneo, alle 20h la sera del
Grande Giovedì.
Nota. “Alla 2° ora della notte il paraecclesiasca
batte [il simandro]. Quando ci siamo
riuniti nel tempio, il sacerdote benedice con l’incensiere, e diciamo come di
solito, come fu prescritto per giovedì della 5° settimana” (Tipico, cap. 49, “L’Ordine delle Sante e
salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e
Grande Venerdì la mattina”).
Si può
consigliare il colore liturgico nero.
Il
sacerdote: l’esclamazione, “Benedetto è
il nostro Dio…” (Ant II p. 89). Il
lettore: “Amen”; “Gloria a te, Dio
nostro, gloria a te”, “Re celeste…” (Ant II p. 154). Trisagio (Ant II p. 155). Dopo “Padre nostro…” (Ant II p. 155), il
sacerdote: “Poiché tuo è il
regno…”. Il lettore: “Amen”, “Signore, pietà” (12 volte). “Gloria, e ora”, “Venite, adoriamo…”, tre
volte (Ant II p. 155) e i due salmi (Ant II pp. 89-91) (durante i salmi,
l’incensazione abituale). “Gloria, e ora”.
I tropari, “Salva, Signore, il tuo popolo…” ecc. (Ant II p. 16), la litania
“Abbi pietà di noi…” (Ant II pp. 16-17).
Coro: “Amen. Nel nome del Signore, benedici, Padre” (Ant
II p. 17).
Il sacerdote: “Gloria alla santa…” (Ant II p. 17). Il coro:
“Amen.” Il lettore (in mezzo alla
chiesa): “Gloria a Dio…” (2 volte); “Signore,
apri le mie labbra…” (Ant II p. 17), e l’Esasalmo (Ant II pp. 17-24). (Il
sacerdote legge le preghiere del mattutino – Ant II pp. 24-29.) La grande litania (Ant II pp. 29-30). “Alleluia”, tono 8° (Ant II p. 1027) (con i
versetti, letti dal sacerdote, “Dal primo albeggiare…” – Ant II p. 1027), e il
tropario “sommessamente e con dolce canto”, stesso tono: “Mentre i gloriosi discepoli…” (Ant II p.
1028). “Gloria” – stesso tropario. “E ora” – stesso tropario.
Nota. “Dopo il tropario il rettore entra con il diacono
nel santo santuario, si veste dei paramenti sacerdotali e incensa la santa
mensa in forma di croce, e tutto il santo santuario, e i cori, e i fratelli
secondo l’ordine” (Tipico, cap. 49,
“L’Ordine delle Sante e salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì la mattina”).
Il Tipico della Chiesa indica che si
deve leggere i Vangeli delle Sante Sofferenze nel santuario (per cui il Vangelo
rimane sull’altare), ma è ormai fermamente stabilito l’uso di leggerli nel
centro del tempio. All’inizio del canto
del tropario, si aprono le porte regali e il primo celebrante in felonio porta
il Vangelo fuori al centro del tempio.
Si distribuiscono candele ai celebranti sacri e ai fedeli. Le candele vengono spente dopo la lettura di
ogni Vangelo e vengono riaccese all’inizio del Vangelo seguente.[4] Poi, mentre il canto del tropario continua,
il primo celebrante compie l’incensazione completa di tutto il tempio. Alla fine del tropario e dell’incensazione –
la piccola litania[5],
esclamazione: “Poiché tuo è il
dominio, e tuo è il regno e la potenza e la
gloria, del Padre e del Figlio e del Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli
dei secoli”. Poi: “Perché siamo fatti degni...” (Ant II p.
1028).[6] “Sapienza, in piedi...” (Ant II p. 1028),
“Pace a tutti” e il resto come di solito (Ant II p. 1028).
Nota. Secondo la
tradizione, prima della lettura di ogni Vangelo, si batte la grande campana il
numero di volte corrispondente al numero della lettura (1 volta prima del
primo, 2 volte prima del secondo, ecc.).
Dopo la fine del 12° Vangelo, si suona un breve trezvon.
Prima della
lettura del Vangelo, secondo la tradizione, i cantori cantano: “Gloria alle tue sofferenze, Signore”
(seppure il Tipico non da’ tale
indicazione).
Dopo la lettura del Vangelo, i
cantori: “Gloria alla tua longanimità,
Signore” (Ant II p. 1034) (questo ipofono è indicato dal Tipico).
Dopo ciascuno dei primi cinque
Vangeli (Ant II pp. 1028-1046) si cantano le antifone di compunzione, che
fungono come supplemento alla lettura evangelica, spiegando il profondo senso
spirituale dei fatti ricordati. Se è
difficile di cantarli tutti, è necessario leggerli. Ogni tropario di queste antifone è cantato
oppure letto due volte; questa
particolarità di esecuzione è specialmente stipulata dal Tipico (vedi Tipico, cap. 49,
“L’Ordine delle Sante e salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì la mattina”).
Dopo la 3°, 6°, 9°, 12° e 15°
antifona (Ant II pp. 1034-1048) segue una piccola litania, dopodiché si cantano
gli inni sessionali[7],
durante i quali, secondo la tradizione stabilita, si fa una piccola
incensazione (cominciando dal Vangelo deposto sul leggio). Il Tipico
prescrive al diacono oppure al sacerdote di incensare soltanto la santa mensa,
cioè l’altare, ma questo si fa’ solo allorquando il Vangelo è letto non nel
centro del tempio, come ora si fa, bensì nel santuario. Dopo questo, quando l’inno sessionale è
terminato, si canta “Gloria”, e la fine dell’inno, e poi, “E ora”, e tutto
l’inno sessionale una seconda volta.
1° Vangelo – Giov. § 46 (Ant II pp.
1028-1054). Antifone 1°, 2° e 3° (Ant II
pp. 1034-1035). Esclamazione dopo la
litania: “Poiché a te si addice ogni
gloria…”. Inno sessionale, tono 7° “Durante la cena, mentre nutrivi i tuoi
discepoli,*…” (Ant II p. 1036).
Nota. “Questo 1° Vangelo è letto dal rettore, e gli
altri dai sacerdoti, uno da ciascuno” (vedi Tipico,
cap. 49, “L’Ordine delle Sante e salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì la mattina”). Per
il 12° Vangelo, il Tipico dice anche
che “il rettore [lo] legge”.
2°
Vangelo – Giov. § 58 (Ant II pp. 1036-1037).
Antifone 4°, 5° e 6° (Ant II pp. 1037-1039). Esclamazione dopo la litania: “Poiché è benedetto e glorificato il
veneratissimo e magnifico tuo nome, del Padre e del Figlio e del Santo Spirito,
ora e sempre, e nei secoli dei secoli”. Inno
sessionale, tono 7°: “O Giuda, che cosa
mai ti ha spinto…” (Ant II p. 1039).
3° Vangelo – Mt. § 109 (Ant II pp. 1039-1040). Antifone 7°, 8° e 9° (Ant II pp.
1040-1041). Esclamazione dopo la
litania: “Poiché tu sei il nostro Dio, e
a te innalziamo la gloria…”[8]. Inno sessionale, tono 8°: “Come ha potuto Giuda…” (Ant II p. 1042).
4° Vangelo – Giov. § 59 (Ant II pp. 1042-1043). Antifone 10°, 11° e 12° (Ant II pp.
1043-1045). Esclamazione dopo la
litania: “Sia benedetto e glorificato il
dominio del tuo regno, del Padre e del Figlio e del Santo Spirito, ora e
sempre, e nei secoli dei secoli”. Inno
sessionale, tono 8°: “Quando
comparisti…” (Ant II p. 1045).
5° Vangelo – Mt. § 111 (Ant II pp. 1045-1046). Antifone 13°, 14° e 15° (Ant II pp.
1047-1048). Esclamazione dopo la
litania: “Poiché è benedetto il
santissimo tuo nome e glorificato il tuo regno, del Padre e del Figlio e del
Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli”. Inno sessionale, tono 4°: “Ci hai riscattati…” (Ant II p. 1048).
6° Vangelo – Mc. § 67 (Ant II p.
1048-1049).
Dopo il 6° Vangelo si cantano i
macarismi del Triodio (con i tropari) (Ant II pp. 1049-1051).[9] Durante i macarismi – piccola incensazione. Piccola litania. Esclamazione:
“Poiché ti lodano tutte le Potenze Celesti…”. Il diacono: “Stiamo attenti”. “Sapienza”.
Prochimeno [letto dal diacono], tono 4°:
“Si sono divisi le mie vesti, e sulla mia tunica hanno gettato la
sorte”; versetto: “O Dio, Dio mio, volgiti a me, perché mi hai
abbandonato?” (Ant II p. 1051 – ma non 3
volte come scrive l’Antologio).
7° Vangelo – Mt. § 113 (Ant II p.
1051-1052).
Salmo 50 (Ant II pp. 128-129).[10]
8° Vangelo – Lc § 111 (Ant II p.
1052-1053).
Il triodio del Triodio, composizione del ven. Cosma, tono 6°, gli irmi due volte, i
tropari su 12, con l’ipofono: “Gloria a
te, Dio nostro, gloria a te”. (Le odi
bibliche non sono salmodiate). (Ant II pp. 1053-1056). Catavasia:
lo stesso irmo (Ant II pp. 1054-1056).
Dopo Ode 5° - piccola litania. Esclamazione:
“Tu sei infatti il re della pace…”.
Condacio del Triodio, tono 8°:
“Venite, celebriamo tutti* colui che per noi è stato crocifisso.*…” (Ant
II p. 1054), e l’ico, stesso tono:
“Maria l’agnella, vedendo il proprio agnello*…” (Ant II p. 1054).
Non
cantiamo “Più venerabile…”[11]. All’Ode 9° - la solita incensazione del
tempio (comincia, come di solito, nel santuario alla fine dell’8° Ode del
canone e termina davanti all’altare) (Non
si dice “magnifichiamo la
Madre di Dio…”, come
erroneamente indicato nell’Antologio II p. 1056).
Dopo l’Ode 9° non si canta “È
veramente degno…”. Piccola litania.[12] Esclamazione:
“Poiché ti lodano…” (Ant II p. 1056).
Esapostilario del Triodio: “In
questo giorno, Signore, hai reso degno del paradiso il ladrone che comprendeva
giustamente: illumina anche me col legno
della croce, e salvami.” (Ant II p. 1057, ma
l’Antologio omette l’aggettivo blagorazumnago – “che comprendeva giustamente”).
“Gloria” – lo stesso; “E ora” – lo
stesso.
9° Vangelo – Giov. § 61 (Ant II p.
1057).
“Tutto ciò che respira…”[13]
e i salmi delle lodi (Ant II pp. 66-67) (si
cantano, tono 3°, i primi due
versetti con l’ipofono “A te si addice l’inno, o Dio”, poi si leggono i salmi fino al versetto “Lodatelo per le sue opere
potenti…” – Ant II p. 1058).
Alle lodi, le stichire del Tirodio, tono 3° - 4 (la prima
stichira – due volte). (Ant II pp.
1058-1059). “Gloria” – del Triodio, tono
6°: “Mi hanno spogliato delle mie
vesti,*…” (Ant II p. 1059), “E ora” -
del Triodio, stesso tono: “Ho
dato le spalle ai flagelli,*…” (Ant II p. 1059).
10° Vangelo – Mc. § 69 (Ant II p. 1059).
Il lettore:
“Gloria a te che hai mostrato la luce” (“A te si addice la lode…” non si
dice – contrariamente all’indicazione
dell’Ant II p. 1059), e la piccola dossologia feriale - “Gloria a Dio nel più alto dei cieli,…”
(Ant II pp. 85-86). La litania
“Completiamo la nostra preghiera mattutina…” (Ant II pp. 70-71), esclamazione: “Poiché sei Dio di misericordia…” (Ant II p.
71), e la solita preghiera di inclinazione del capo (Ant II pp. 71-72) con
l’esclamazione “Poiché tuo è l’avere misericordia…” (Ant II p. 72).[14]
11° Vangelo – Giov. § 62 (Ant II p. 1060).
Gli apostichi del Triodio, tono 1° e tono 2° - 4 (con i
loro ipofoni – Ant II pp. 1060-1061).
“Gloria” – del Triodio, ton 8°:
“O Signore, quando sei salito sulla croce,*…” (Ant II p. 1061), “E ora”
– del Triodio, tono 6° (non “stesso
tono”, come indica Ant II p. 1061):
“Già intingono i giudici iniqui* la penna…” (Ant II p. 1061).
Nota. Durante il canto degli apostichi (prima del 12° Vangelo), si fa
l’incensazione completa di tutto il tempio, come all’inizio (prima del 1°
Vangelo): “Poi il diacono incensa, come
all’inizio, tutto il tempio” (cf. Tipico, cap. 49, “L’Ordine delle Sante e
salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e
Grande Venerdì la mattina”).
12° Vangelo – Mt. § 114 (Ant II pp. 1061-1062).
Il sacerdote riporta il Vangelo nel santuario. Si chiudono le porte regali.
“È
bene…” (Ant II p. 114) (una sola volta).
Trisagio. Dopo “Padre nostro…” –
si canta il tropario, tono 4°: “Ci hai
riscattati dalla maledizione della Legge*…” (Ant II p. 1062). Litania:
“Abbi pietà di noi, o Dio…” (Ant II p. 70). Esclamazione:
“Poiché sei Dio misericordioso e amico degli uomini…” (Ant II p.
70). I cantori: “Amen”.
Il diacono: “Sapienza”. I cantori:
“Benedici”. Il sacerdote: “L’Esistente è benedetto…” (Ant II p.
72). I cantori: “Amen.
Conferma, o Dio, la santa fede ortodossa dei cristiani ortodossi, nei
secoli dei secoli”. Sacerdote: “Santissima Madre di Dio, salvaci.” I cantori “Più venerabile dei cherubini…” (Ant
II p. 72). Sacerdote: “Gloria a te, Cristo Dio…” (Ant II p.
72). Cantori: “Gloria, e ora”, “Signore, pietà” (tre
volte), “Benedici”. Congedo: “Colui che pazientemente subì gli sputi, le
percosse, gli schiaffi, la Croce
e la morte per la salvezza del mondo, Cristo nostro vero Dio, per le preghiere
della sua purissima Madre e di tutti i santi, abbia pietà di noi e ci
salvi, poiché è buono e amico degli uomini” (non si fa menzione dei santi del
tempio e del giorno). Si canta il
policronio (“Salva, Cristo Dio, e abbi pietà del gran signore…”).
Non si aggiunge l’Ora 1°, poiché fa parte
dell’ufficiatura delle ore del Grande Venerdì.
[2] Durante il canto dei
prochimeni le porte regali, secondo la tradizione, sono aperte ; durante la lettura delle paremie le porte
regali vengono chiuse.
[3] L’esclamazione “Poiché sei santo, Dio nostro…” è
pronunciata alla Liturgia anche quando è celebrata con il vespro. Secondo l’opinione dell’arciprete K.
Nikol’skij (vedi in Manuale per imparare
il Tipico liturgico della Chiesa Ortodossa, p. 388), in questo caso bisogna
esclamare “Signore, salva i pii…”.
L’ordine per pronunciare “Signore, salva i pii…” è lo stesso come alla
Liturgia quando è celebrata senza essere combinata con il vespro. Quando il sacerdote celebra senza diacono,
deve pronunciare egli stesso l’esclamazione “Signore, salva i pii e ascoltaci”
secondo la redazione seguente. Il
sacerdote pronuncia l’esclamazione:
“Poiché sei santo, Dio nostro, e a te innalziamo la gloria, al Padre e
al Figlio e al Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.” Il coro:
“Amen”. Il sacerdote: “Signore, salva i pii.” Il coso canta lo stesso. Il sacerdote:
“E ascoltaci”. Il coro canta lo
stesso e poi canta: “Santo Dio…”. (Vedi:
Disposizioni del Santo Sinodo < sull’ordine per esclamare “Signore,
salva i pii…”>, sessione del 17 luglio 1997, Giornale del Patriarcato di Mosca [Mosca, 1997], N° 8, pp. 15-16).
[4] « Allora il rettore della chiesa distribuisce le candele ai fratelli,
i quali le accendono per ogni Vangelo » (Tipico, cap. 49, “L’Ordine delle Sante e salvifiche
Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì
la mattina”).
[5] « Queste litanie sono dette dal diacono, oppure dal sacerdote, prima
degli inni sessionali fino all’8° Vangelo » (Tipico, cap. 49, “L’Ordine delle Sante e salvifiche
Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì
la mattina”).
[6] Questo si dice prima della lettura di ogni
Vangelo.
[7] “Il canonarca canta l’inno sessionale… al centro
della chiesa. Gloria, la fine; E ora:
di nuovo tutto. Durante questi
inni non ci sediamo, ma cantiamo in piedi, poiché in quel tempo il sacerdote
oppure il diacono incensa la santa mensa (Tipico,
cap. 49, “L’Ordine delle Sante e salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì la mattina”). “Non ci sediamo durante questi inni
sessionali, poiché il sacerdote incensa il santo santuario, ma stando in piedi
li cantiamo” (Triodio del digiuno, “L’Ordine
delle Sante e salvifiche Sofferenze…”,
“Il Santo e Grande Giovedì la sera”).
[8] Cf. Arciprete K. Nikol’skij, Manuale
per imparare il Tipico liturgico della Chiesa Ortodossa, p. 611; Le ufficiature della Settimana della
Passione del Grande Digiuno (Mosca, 1994) p. 349.
[9] I versetti dei macarismi e i tropari devono
essere cantati. I quei templi, ove si
considera che sarà difficile di eseguire questa tradizione del Tipico, è ammissibile di cantare i
versetti dei macarismi e leggere i tropari.
Il canto dei macarismi con i tropari è una particolarità del mattutino
del Grande Canone e del mattutino del Grande Venerdì (con la lettura dei 12
Vangeli), perciò non deve assolutamente essere omesso.
[10] Nel Tipico è scritto: “Da questo
punto il diacono cessa di incensare, e le litanie degli inni sessionali non si
dicono” (cf. Tipico, cap. 49,
“L’Ordine delle Sante e salvifiche Sofferenze…”, “Il Santo e Grande Venerdì la mattina”).
[11] Cioè, non cantiamo, come di solito al mattutino, il canto della Madre di
Dio, « Magnifica l’anima mia il Signore… ». Il ritornello del canto della Madre di Dio,
« Più venerabile dei cherubini… » è oggi il testo dell’irmo 9° del
canone e come tale viene cantato.
[12] Il Tipico non dice nulla di questa litania, ma
questo silenzio è usuale.
[13] Non è caratteristico per il
mattutino feriale di cantare i salmi delle lodi dalle parole “Tutto ciò che
respira…”, ma al mattutino del Grande Venerdì “Tutto ciò che respira…” prima
dei salmi delle lodi è direttamente indicato dal Tipico e dal Triodio del
digiuno e costituisce una particolarità dell’ufficiatura di questo giorno.
[14] Il Tipico
tace per quanto riguarda la preghiera di inclinazione del capo: « Dopo questo, il sacerdote dice la litania:
Completiamo la nostra preghiera mattutina,
e il resto come di solito. Poi, dopo
l’esclamazione: Poiché sei Dio di misericordia, subito il Vangelo 11°, di Giovanni,
sezione 62 ». Comunque, ovunque
nella pratica liturgica dopo l’esclamazione della litania segue la benedizione
usuale: Pace a tutti, e la preghiera di inclinazione del capo (con
l’esclamazione Poiché tuo è l’avere…). Cf. V. Rozanov, Il Tipico liturgico della Chiesa Ortodossa, p. 578.
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