venerdì 27 aprile 2012

Ho ricevuto questa e-mail, l'ho letta attentamente e senza fare commenti personali la posto.
Non sono io "povero prete di montagna" a dare giudizi in merito e su fatti che non rientrano 
nell'ambito circa la mia Giurisdizione Canonica di appartenenza.
Sono fatti a cui personalmente preferisco non fare nessun commento, per quel che mi riguarda, prego solamente Dio affinchè nella nostra amata "Ortodossia" non succedano più, anzi non succedano mai cose del genere. Ognuno che leggerà, sia solo lui e nessun altro a dare un giudizio imparziale a questi fatti, che
danno impressioni sbagliate sul ruolo, in suolo italiano, della Santa e bi-millenaria Ortodossia e dei suoi fedeli, dei suoi chierici, dei suoi monaci e delle sue gerarchie eclesiastiche.

Intervista a Roma di P.Nilos Vatopedinos
pubblicata il 25aprile del 2012 da  www.romfea.gr.

Abbiamo incontrato il P. Nilos Vatopedinos durante un coffee break del Convegno Internazionale svoltosi nella Pontificia Università Lateranense  di Roma.
Il Primo dei Congressi Internazionali, programmati in Italia per celebrare il 17 centenario della pubblica dichiarazione di adesione di Costantino al cristianesimo ha avuto luogo alla presenza di cardinali, ambasciatori e noti scienziati. Durante il corso dei lavori è emerso come la questione”costantiniana”, prosegua ad essere dibattuta, dal quarto secolo ad oggi, tanto riguardo alla personalità dell’imperatore, quanto al tempo della sua conversione e alla sua legislazione. In questi ultimi anni nuovi studi hanno approfondito questi temi, basati sulle opere di Lattanzio e di Eusebio di Cesarea, i noti autori cristiani che di persona hanno conosciuto l’imperatore Costantino. Le interessanti relazioni presentate hanno registrato, ancora una volta, le contrastanti opinioni di noti scienziati, relativamente alla conversione e al Battesimo di Costantino.
Durante il corso dei suoi interventi il p. Nilos Vatopedinos, Professore ordinario di Diritto Romano e Bizantino nell’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha prospettato sue osservazioni sul sommo sacerdozio imperiale di Costantino, “vescovo ton ektos”, sul suo ruolo di isapostolo, protettore di tutti i cristiani anche al dì fuori dell’impero romano. Lo studioso ha evidenziato come la Chiesa Ortodossa ne riconosca la santità e lo prospetti come modello di tutti gli imperatori e legislatori cristiani.
P. Nilos ha rilasciato a romfea.gr. la seguente dichiarazione scritta relativa alla sua riduzione all’ordine monastico.
Caro signor Poligene, dopo aver taciuto per 4 anni di ininterrotte persecuzioni, sono stato informato mediante internet dell’atto della mia deposizione dal sacerdozio, specificamente dal sito ufficiale della Metropolia I’Ortodossa di Italia e di Malta, e da un altro sito web greco di notizie ecclesiastiche, che da ultimo pare funzionare come ufficio stampa atipico del Patriarcato ed, inoltre, cosa del tutto inconcepibile, in face book, dal vicario generale dell’Arcidiocesi Ortodossa di Italia, Evangelos Ifantidi..!
Ho scelto di rispondere mediante romfea.gr alle domande di quanti sono rimasti attoniti alla notizia. Indubbiamente già i miei rappresentanti legali hanno compiuto i passi necessari, in Grecia ed in Italia. La questione trova origine in un rapporto, pesantemente provocatorio, inviato dal Metropolita di Italia e Malta,  nell’ottobre del 2011, al Patriarca Ecumenico. Firmato dall’autore “con amore privo di ipocrisia” (è possibile amore ipocrita..!), il documento provoca in realtà tutta la Santa Chiesa Ortodossa, Nostra amata Madre e, di seguito, la Grecia e l’Italia, paesi dei quali ho l’onore di essere cittadino.
Dal giugno del 2010 non appartengo al Sacro Clero, né della Metropolia di Italia, né della Metropolia di Dimitriade (Grecia). Con licenza canonica della Metropolia di Dimitriade, data in seguito a decisione del Monastero di Vatopedi, sono ritornato lì per motivi di salute ed altri originati dai miei crescenti impegni di professore ordinario di Giurisprudenza. Sono stato dunque giudicato e condannato da qualcuno che non mi ha mai cercato da quell’ora. Sono stato calunniato e pesantemente offeso nel mio onore tanto di Monaco Aghiorita e di professore universitario, pur senza essere stato mai chiamato a difendermi. Infatti, da quando sono chierico non sono stato mai canonicamente convocato da un Tribunale Ecclesiastico né a Venezia, né a Volo, né altrove.
I sacri canoni riferiti nell’atto di deposizione sono i seguenti:
1) Il canone 31 del Santi Apostoli condanna chi ha eretto un altare separato dal proprio Vescovo. Al dì fuori del Monte Athos, sono stato canonicamente appartenente soltanto alle Metropolie di Italia e di Dimitriade. In nessuna di entrambe ho compiuto tale reato. Questo Canone, punisce inoltre, i Presbiteri che hanno concelebrato e scomunica i fedeli che hanno partecipato alla Sacre Funzioni, lì svolte.
2) I Canoni 18 di Calcedonia e 34 in Trullo, in accordo alla Legislazione Imperiale, condannano le società segrete. Non sono stato mai partecipe di società segrete, né ho mai agito contro la Chiesa Ortodossa e la Patria Grecia. L’accusa specifica mi costringe a rivolgermi ai tribunali dei paesi dei quali sono leale cittadino, anche se fino ad oggi non ho mai agito in giudizio contro Autorità Ecclesiastiche o civili.
3) Il Canone 13 del Concilio A-B prevede la deposizione del presbitero che non commemori il proprio Vescovo e provochi eresia o scisma. Benché il rapporto mi accusi di avere commesso anche questi pesantissimi reati contesto, categoricamente e pubblicamente, innanzi a tutta la Chiesa ortodossa queste calunnie, secondo quanto insegna il Gerontikon. Dal giugno del 2010, ho celebrato in Chiese Ortodosse, solo come Ieromonaco Vatopedino, sempre con il permesso dei rispettivi Vescovi, i quali appartengono canonicamente alle Chiese di Costantinopoli, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria e Grecia rientranti nell’Ortodossia universale.
Deposto dal Supremo Tribunale Ecclesiastico della Chiesa Autocefala, alla quale ho l’onore di appartenere, cioè il Patriarcato Ecumenico di Costantinipoli, ricorro alle Chiese Ortodosse nell’ambito delle quali ho celebrato dal giugno del 2010, costretto dai Sacri Canoni utilizzati nell’atto della mia deposizione.
Deposto sulla base di accuse prodotte nel menzionato rapporto, ritengo di non pubblicarlo, per adesso, per non provocare ulteriore caos e turbare maggiormente:
1) la coscienza di Chierici, Monaci e fedeli Ortodossi;
2) l’immagine pubblica del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, soprattutto in Italia.
Come Monaco Aghiorita, recepisco “l’invito della deposizione alla conversione”, resto comunque amareggiato per il modo con il quale sono stato giudicato, non conforme all’identità di noti difensori dei diritti umani e del creato.
Come cittadino della Grecia e dell’Italia, ricorro, tuttavia, ai tribunali di entrambi i paesi, per quanto penalmente rilevante, e per le conseguenze provocate anche alle mie condizioni di salute dal Metropolita di Italia, nonché cittadino Greco e Turco autore del calunnioso rapporto.
Come sincero Greco scelgo di non presentare denuncia anche innanzi ai competenti Tribunali Turchi, per avendone diritto, per rispetto all’istituzione del Patriarcato Ecumenico e allo sforzo internazionale per la riapertura della Facoltà di Teologia di Halki.
Prego Cristo Risorto di condurre i calunniatori nella strada della conversione.

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