Ho ricevuto questa e-mail, l'ho letta attentamente e senza fare commenti personali la posto.
Non sono io "povero prete di montagna" a dare giudizi in merito e su fatti che non rientrano
nell'ambito circa la mia Giurisdizione Canonica di appartenenza.
Sono fatti a cui personalmente preferisco non fare nessun commento, per quel che mi riguarda, prego solamente Dio affinchè nella nostra amata "Ortodossia" non succedano più, anzi non succedano mai cose del genere. Ognuno che leggerà, sia solo lui e nessun altro a dare un giudizio imparziale a questi fatti, che
danno impressioni sbagliate sul ruolo, in suolo italiano, della Santa e bi-millenaria Ortodossia e dei suoi fedeli, dei suoi chierici, dei suoi monaci e delle sue gerarchie eclesiastiche.
Intervista a Roma
di P.Nilos Vatopedinos
pubblicata il
25aprile del 2012 da www.romfea.gr.
Abbiamo incontrato il P. Nilos
Vatopedinos durante un coffee break del Convegno Internazionale svoltosi nella
Pontificia Università Lateranense di
Roma.
Il Primo dei Congressi Internazionali,
programmati in Italia per celebrare il 17 centenario della pubblica dichiarazione
di adesione di Costantino al cristianesimo ha avuto luogo alla presenza di
cardinali, ambasciatori e noti scienziati. Durante il corso dei lavori è emerso
come la questione”costantiniana”, prosegua ad essere dibattuta, dal quarto
secolo ad oggi, tanto riguardo alla personalità dell’imperatore, quanto al tempo
della sua conversione e alla sua legislazione. In questi ultimi anni nuovi
studi hanno approfondito questi temi, basati sulle opere di Lattanzio e di
Eusebio di Cesarea, i noti autori cristiani che di persona hanno conosciuto
l’imperatore Costantino. Le interessanti relazioni presentate hanno registrato,
ancora una volta, le contrastanti opinioni di noti scienziati, relativamente
alla conversione e al Battesimo di Costantino.
Durante il corso dei suoi interventi il
p. Nilos Vatopedinos, Professore ordinario di Diritto Romano e Bizantino
nell’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha prospettato sue osservazioni sul
sommo sacerdozio imperiale di Costantino, “vescovo ton ektos”, sul suo ruolo di
isapostolo, protettore di tutti i cristiani anche al dì fuori dell’impero
romano. Lo studioso ha evidenziato come la Chiesa Ortodossa
ne riconosca la santità e lo prospetti come modello di tutti gli imperatori e
legislatori cristiani.
P.
Nilos ha rilasciato a romfea.gr. la seguente dichiarazione scritta relativa
alla sua riduzione all’ordine monastico.
Caro signor Poligene, dopo aver taciuto
per 4 anni di ininterrotte persecuzioni, sono stato informato mediante internet
dell’atto della mia deposizione dal sacerdozio, specificamente dal sito
ufficiale della Metropolia I’Ortodossa di Italia e di Malta, e da un altro sito
web greco di notizie ecclesiastiche, che da ultimo pare funzionare come ufficio
stampa atipico del Patriarcato ed, inoltre, cosa del tutto inconcepibile, in
face book, dal vicario generale dell’Arcidiocesi Ortodossa di Italia, Evangelos
Ifantidi..!
Ho scelto di rispondere mediante
romfea.gr alle domande di quanti sono rimasti attoniti alla notizia. Indubbiamente già i miei
rappresentanti legali hanno compiuto i passi necessari, in Grecia ed in Italia.
La questione trova origine in un rapporto, pesantemente provocatorio, inviato
dal Metropolita di Italia e Malta,
nell’ottobre del 2011, al Patriarca Ecumenico. Firmato dall’autore “con
amore privo di ipocrisia” (è possibile amore ipocrita..!), il documento provoca
in realtà tutta la Santa
Chiesa Ortodossa, Nostra amata Madre e, di seguito, la Grecia e l’Italia, paesi
dei quali ho l’onore di essere cittadino.
Dal giugno del 2010 non appartengo al
Sacro Clero, né della Metropolia di Italia, né della Metropolia di Dimitriade
(Grecia). Con licenza canonica della Metropolia di Dimitriade, data in seguito
a decisione del Monastero di Vatopedi, sono ritornato lì per motivi di salute
ed altri originati dai miei crescenti impegni di professore ordinario di
Giurisprudenza. Sono stato dunque giudicato e condannato da qualcuno che non mi
ha mai cercato da quell’ora. Sono stato calunniato e pesantemente offeso nel
mio onore tanto di Monaco Aghiorita e di professore universitario, pur senza
essere stato mai chiamato a difendermi. Infatti, da quando sono chierico non sono
stato mai canonicamente convocato da un Tribunale Ecclesiastico né a Venezia,
né a Volo, né altrove.
I
sacri canoni riferiti nell’atto di deposizione sono i seguenti:
1) Il canone 31
del Santi Apostoli condanna chi ha eretto un altare separato dal proprio Vescovo.
Al dì fuori del Monte Athos, sono stato canonicamente appartenente soltanto alle
Metropolie di Italia e di Dimitriade. In nessuna di entrambe ho compiuto tale
reato. Questo Canone, punisce inoltre, i Presbiteri che hanno concelebrato e
scomunica i fedeli che hanno partecipato alla Sacre Funzioni, lì svolte.
2) I Canoni 18 di
Calcedonia e 34 in
Trullo, in accordo alla Legislazione Imperiale, condannano le società segrete.
Non sono stato mai partecipe di società segrete, né ho mai agito contro la Chiesa Ortodossa
e la Patria Grecia.
L’accusa specifica mi costringe a rivolgermi ai tribunali dei paesi dei quali
sono leale cittadino, anche se fino ad oggi non ho mai agito in giudizio contro
Autorità Ecclesiastiche o civili.
3) Il Canone 13
del Concilio A-B prevede la deposizione del presbitero che non commemori il
proprio Vescovo e provochi eresia o scisma. Benché il rapporto mi accusi di
avere commesso anche questi pesantissimi reati contesto, categoricamente e
pubblicamente, innanzi a tutta la
Chiesa ortodossa queste calunnie, secondo quanto insegna il
Gerontikon. Dal giugno del 2010, ho celebrato in Chiese Ortodosse, solo come
Ieromonaco Vatopedino, sempre con il permesso dei rispettivi Vescovi, i quali
appartengono canonicamente alle Chiese di Costantinopoli, Russia, Serbia,
Romania, Bulgaria e Grecia rientranti nell’Ortodossia universale.
Deposto dal Supremo Tribunale
Ecclesiastico della Chiesa Autocefala, alla quale ho l’onore di appartenere,
cioè il Patriarcato Ecumenico di Costantinipoli, ricorro alle Chiese Ortodosse
nell’ambito delle quali ho celebrato dal giugno del 2010, costretto dai Sacri
Canoni utilizzati nell’atto della mia deposizione.
Deposto sulla base di accuse prodotte nel
menzionato rapporto, ritengo di non pubblicarlo, per adesso, per non provocare
ulteriore caos e turbare maggiormente:
1) la coscienza di Chierici, Monaci e
fedeli Ortodossi;
2) l’immagine pubblica del Patriarcato
Ecumenico di Costantinopoli, soprattutto in Italia.
Come Monaco Aghiorita, recepisco
“l’invito della deposizione alla conversione”, resto comunque amareggiato per
il modo con il quale sono stato giudicato, non conforme all’identità di noti
difensori dei diritti umani e del creato.
Come cittadino della Grecia e
dell’Italia, ricorro, tuttavia, ai tribunali di entrambi i paesi, per quanto
penalmente rilevante, e per le conseguenze provocate anche alle mie condizioni
di salute dal Metropolita di Italia, nonché cittadino Greco e Turco autore del
calunnioso rapporto.
Come sincero Greco scelgo di non presentare
denuncia anche innanzi ai competenti Tribunali Turchi, per avendone diritto,
per rispetto all’istituzione del Patriarcato Ecumenico e allo sforzo
internazionale per la riapertura della Facoltà di Teologia di Halki.
Prego Cristo Risorto di
condurre i calunniatori nella strada della conversione.
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