COS’E’ L’ORTODOSSSIA
di
Pietro Chiaranz
L’Ortodossia non si intende come un sistema intellettuale o un elenco di cose da credersi. L’Ortodossia è un
efficace orientamento del credente verso Dio il che è anche un modo con il quale il cristiano può conoscersi meglio.
Amo fare un paragone: quello della brocca. Ognuno di noi è
una brocca che viene posta sotto il getto di una fontana. La fontana
(Dio) è sempre presente e getta
continuamente la sua acqua. Se noi non ne siamo riempiti questo
dipende da più fattori:
a) Forse la brocca è colma di altro, dunque dev’essere svuotata (ecco la funzione dell’ascesi).
b) Se non si riempie bene, vuol dire che è mal inclinata
sotto il getto dell’acqua (si pensi ad un uomo che non ha una fede
stabile).
c) Se continua a non essere riempita significa che, per
quanto sia stata svuotata, è lontana dal getto dell’acqua. Ne sente il
suono e lo considera (paragone per
indicare tutta quella teologia che è solo deduzione logica e gioco
astratto di parole) ma l’acqua non entra dentro di sé, non né sente né
fluidità né freschezza e quindi non sa veramente cosa sia
l’acqua (è il caso di chi non crede rettamente in Dio);
d) Se è ben posta sotto il getto dell’acqua e rimane
vuota, vuol dire che è… rotta. Una brocca rotta significa un tipo di
uomo psichicamente e somaticamente malato.
Costui deve prima guarire umanamente! Per questo molti complessati
che cercano di essere ortodossi finiscono per non esserlo mai ed offrono
un’immagine distorta di Ortodossia.
L’Ortodossia è l’unione di opposti il che è contraddittorio solo alla logica, non alla vita. Qualche esempio?
L’Ortodossia è l’unione di opposti il che è contraddittorio solo alla logica, non alla vita. Qualche esempio?
Ortodossia significa essere assolutamente fermi sui
principi e, contemporaneamente, assolutamente flessibili nella realtà
per riuscire ad applicare, con
intelligenza, quegli stessi principi. Ortodossia significa non
deflettere minimamente dalla propria identità ma essere assolutamente
aperti (ciò è contro ogni bieco integrismo). Ortodossia
significa darsi a tutti ma non stringere nessuno a sé (ciò è contro
il proselitismo e l’utilitarismo: ti do’ affiché tu…). Ortodossia
significa essere radicati potentemente nel passato
(riferimento ai Padri) ma assolutamente presenti nel presente.
Ortodossia significa cercare di essere ad immagine di Dio: senza vincoli
di necessità umane (a questo tende l’ascetismo e ciò
significa che con la religione… non si devono fare soldi!!!).
Fa parte dell’Ortodossia una fede di tipo "empirico":
Paradiso e Inferno si annunciano già qui perché la
dimensione terrena non è chiusa all’Al di là ma tra questo e l’altro
mondo c’è una continua "comunicazione spirituale". Tale "comunicazione"
esiste anche tra gli stessi credenti, posti pure in
luoghi geografici assai distanti. E’ eloquente l’esempio di una
cristiana ortodossa la quale, davanti ad un’icona pregava che le fosse
chiarito un dubbio. Dopo un istante, attraverso SMS, le è
arrivata la risposta al suo quesito (mai espresso) da parte del suo
padre spirituale. In tal senso l’uomo, dialoga con gli angeli.
Il Padre Spirituale nell’Ortodossia esercita il credente a
riconoscere la presenza di Dio dentro di lui e, in tal modo, egli
capirà esperienzialmente quei passi in
cui san Paolo dichiara di essere stato condotto dallo Spirito in
questo o in quel luogo. Questo porta il credente ad avere un
atteggiamento di obbedienza non passiva verso la sua
gerarchia per il fatto d’essersi abituato a considerare al presenza
di Dio al di sopra di tutto. La Chiesa è, infatti, una comunione di
persone libere! (La conseguenza paradossale a questa
situazione determina nell’Ortodossia una certa… confusione!) Per
questo la Chiesa non è un’istituzione di questo mondo e, tanto più
s’istituzionalizza, tanto più si allontana dall’immagine
evangelica.
L’Ortodossia è l’opposto del personalismo ecclesiastico in
cui una personalità predominante, chiunque
essa sia, viene celebrata e osannata. In questo contesto, il
personalismo ecclesiastico è sinonimo d’ignoranza di Dio. Infatti per i
santi, conoscere Dio significa dimorare in Lui, ed è per
riuscire in ciò che essi si ritengono sinceramente peggio di tutti e
fuggono da ogni onore che porta ad elevare la loro persona.
L’Ortodossia è la capacità di riconoscere veridicamente
l’azione di Dio nella storia nella misura in cui si è morti a se
stessi. Per questo motivo un
concilio Ecumenico, per essere un concilio valido nella Chiesa,
dev’essere esaminato anche dai laici. Se dei laici coscienti e maturi
non lo accolgono (= non sentono in quel concilio il
"sapore" dello Spirito) il Concilio cade nel nulla. Infatti nella
storia della Chiesa molti concili sono stati rigettati perché non
accolti. Questo non è banale sinonimo di democrazia perché
comporta l’efficace riconoscimento di una volontà non umana. Il
fatto è uno dei motivi per cui un vescovo o un patriarca ancora oggi non
possono imporre nulla al di fuori della
tradizione strettamente ortodossa. Se lo facessero verrebbero
sconfessati!
Ciò significa, ancora, che ciò che sta veramente al vertice non è una persona (neppure il proprio padre spirituale) ma
quella tradizione terapeutica che aiuta tutti a riconoscere il "sapore" dello Spirito operante nella storia. (Perciò, in questo
contesto, è molto apprezzato ed esaltato l’elemento carismatico).
Nell’Ortodossia non esiste la sola oggettività della fede
(celebrata come verità vera per se stessa) o la soggettività della fede
(celebrata come vera se è scoperta
tale dal soggetto).
L’Ortodossia, per usare un gioco di parole, è una fede
oggettiva che dev’essere soggettivata. Per questo ogni aspetto dogmatico
(si pensi al Credo
Niceno-Costantinopolitano) deve avere, in qualche maniera, un
riscontro esperienziale. Un dogma a fronte del quale non si offre una
possibilità esperienziale è, per l’Ortodossia, un
inganno diabolico. Questo è il motivo profondo per cui l’uomo
redento è ad immagine e somiglianza di Dio. Per lo stesso motivo non
esiste alcuna vera divisione nell’ambito
delle discipline teologiche ma una si compenetra nell’altra!
Detto ciò… è detto ancora nulla! L’Ortodossia non la si è
ancora conosciuta fintanto che non ci si collega ad un uomo che la vive
veramente (è, infatti,
una tradizione vivente). Solo lì, mescolato al suo sangue e al suo
sudore, si può cogliere, dall’irradiazione della sua carne (ecco perché i
volti delle icone sono luminosi), la dimensione
ultraterrena. È, infatti, morendo che si riceve la vita ed è morendo
che la si dona…
Così, in ultima analisi, l’Ortodossia è la vita di Dio
"iniettata" nelle vene di uomini che lottano per prepararsi a
possederla.
NOTA
(1)Tratto dal sito: www.ildialogo.org (Mercoledì, 28 gennaio
2004)
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