lunedì 14 dicembre 2020

Dal sito del carissimo confratello Padre Ambrogio di Torino: http://www.ortodossiatorino.net

 Pace in terra a quali uomini?

Caro padre Ambrogio,

che cosa ci può dire della riforma liturgica di papa Francesco, che ha trasformato l'annuncio del Natale in "pace in terra agli uomini che egli ama"?

Il testo di Luca 2:14 riporta l'annuncio del Natale da parte delle schiere angeliche, ed è ripetuto innumerevoli volte nell'iconografia natalizia, dagli affreschi alle cartoline d'auguri.

In latino, il testo suona "Gloria in excelsis deo, et pax in terra hominibus bonae voluntatis", ed era espresso fino a pochi anni fa sia nel Vangelo che nella liturgia cattolica con le parole italiane che ne sono un calco preciso: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà". In alcune versioni "agli uomini" era leggermente cambiato in "tra gli uomini", ma senza che la variante fosse significativa.

Con la versione del 2008 della Bibbia della Cei, il testo è stato reso "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che egli ama"; nelle successive revisioni dei testi liturgici, il testo è stato modificato nello stesso modo.

Vale la pena ricordare che la riforma liturgica è una conseguenza della revisione della Bibbia in lingua italiana ufficiale per i cattolici, e tale revisione risale agli anni del pontificato di papa Benedetto XVI. Perciò, anche se la modifica liturgica ha avuto luogo sotto papa Francesco, è forse eccessivo attribuire a quest'ultimo un cambiamento che era già stato ufficializzato anni prima della sua accessione al soglio pontificio.

Vediamo come appare il testo nelle edizioni critiche del Nuovo Testamento in greco:

δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη ἐν ἀνθρώποις εὐδοκίας

Il termine "eudokia" (o "evdokia", secondo le pronunce) indica generalmente nelle Scritture il beneplacito di Dio, e in questi testi critici è al genitivo: gli "uomini di beneplacito" possono essere pertanto "uomini di buona volontà", in cui la benevolenza è riflesso di quella di Dio, ma possono essere allo stesso modo gli "uomini di benevolenza" che sono oggetto del compiacimento di Dio. Il confine semantico è sottile, e se noi diamo per scontata una lettura letterale del testo critico greco, entrambe le varianti sono legittime.

Che cosa dice la Chiesa ortodossa riguardo a questo passo?

Ebbene, il Textus Receptus, ovvero il testo greco che è considerato normativo per la Chiesa ortodossa, presenta Luca 2:14 così:

Δόξα ἐν ὑψίστοις Θεῷ, καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη, ἐν ἀνθρώποις εὐδοκία

Se lo osserviamo con attenzione, il testo ha tre varianti rispetto all'edizione critica:

1) "Gloria" e "Dio" sono scritti in maiuscolo;

2) la frase è separata da due virgole;

3) "eudokia" è al nominativo.

Il punto 1 è davvero minore e per nulla controverso, ma i punti 2 e 3 cambiano notevolmente il senso della frase.

Ma un paio di virgole ha proprio tanta importanza?

Altroché! Premesso che negli antichi manoscritti abitualmente non appaiono le virgole, quando alle frasi è stato dato un senso particolare nel corso dei secoli è molto importante capire quel senso.

Prendiamo come esempio la frase di una persona che dice di avere in alta stima la gastronomia, i gatti e l'amicizia. La frase potrebbe suonare "io amo mangiare, i gatti e gli amici". Se togliessimo quella piccola insignificante virgola (o se la frase apparisse su un manoscritto senza virgole), il testo si leggerebbe letteralmente "io amo mangiare i gatti e gli amici". Credo che lasciarla così com'è darebbe alla frase un senso un po' grottesco...

Ma posto che le virgole ci sono, il testo greco nella versione ortodossa indica un annuncio in tre parti coordinate. Inoltre, il termine "evdokia" al nominativo indica il beneplacito come uno di tre soggetti di altrettante frasi coordinate, e non come una specificazione degli uomini del vocabolo precedente.

Ecco quindi come suona il testo nella nostra versione e, incidentalmente, come lo traduciamo noi nei testi liturgici:

Gloria a Dio negli eccelsi, e sulla terra pace, tra gli uomini la benevolenza.

Chi ha un po' di pratica dei nostri testi liturgici in tre lingue, può vedere il versetto italiano associato ai testi slavonico e romeno all'inizio della Divina Liturgia e alla Dossologia del Mattutino:

Слава в вышних Богу, и на земли мир, в человецех благоволение.

Slavă întru cei de sus lui Dumnezeu şi pe pamînt pace, între oameni bunăvoire.

Il termine slavonico "blagovolenie" e il termine romeno "bunăvoire" (usato talvolta nella variante più arcaica "bunăînvoire") indicano in modo molto letterale il "benvolere", ovvero il beneplacito / benevolenza / compiacimento di Dio verso gli uomini, o tra gli uomini. Questo è in perfetta sintonia con un annuncio cosmico della Natività, e non discrimina tra i tipi di uomini, perché il Figlio di Dio si incarna per tutti.

In definitiva, cosa preferite come ortodossi?

La variante ortodossa, naturalmente. Ma non perché le altre traduzioni abbiano alcunché di linguisticamente sbagliato o di teologicamente erroneo, bensì perché si tratta di una versione che rispetta il nostro testo originale senza forzarlo.

La variante cattolica più vecchia, quella degli uomini di buona volontà, è per lo meno attestata da una secolare tradizione latina, e non ci sembra poi così importante modificarla a questo punto della storia. Se proprio la si doveva modificare per fini ecumenici, sarebbe stato tanto, ma TANTO, garbato tenere in considerazione anche la variante ortodossa, altrettanto solidamente attestata da un numero di anni ancor maggiore. Alla nuova variante dobbiamo riconoscere almeno il credito di voler enfatizzare l'universalità dell'annuncio natalizio, ma a questo punto cessa ogni nostra pretesa, perché non possiamo imporre la variante ortodossa ai non ortodossi che non vogliono adottarla.

 

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