20 febbraio 2011 – Domenica XVII di Luca: del Figlio Prodigo.
San Leone, vescovo di Catania. Tono VI
San Leone, vescovo di Catania. Tono VI
Tono VI
Le potenze angeliche vennero
al tuo sepolcro e i custodi
ne furono tramortiti.
Maria invece stava presso
il sepolcro in cerca del tuo
immacolato corpo. Hai pre-
al tuo sepolcro e i custodi
ne furono tramortiti.
Maria invece stava presso
il sepolcro in cerca del tuo
immacolato corpo. Hai pre-
dato l’inferno, non fosti sua
preda; sei andato incontro
alla Vergine, elargendo la
vita. O Signore, risorto dai
preda; sei andato incontro
alla Vergine, elargendo la
vita. O Signore, risorto dai
morti, gloria a te.
Kondakion
Ho abbandonato stoltamente
lo splendore paterno e ho
dissipato nei vizi quanto mi
avevi dato; per cui elevo a
te la voce del prodigo: ho
peccato dinanzi a te, Padre
misericordioso, accoglimi
pentito e trattami come uno
dei tuoi servi.
lo splendore paterno e ho
dissipato nei vizi quanto mi
avevi dato; per cui elevo a
te la voce del prodigo: ho
peccato dinanzi a te, Padre
misericordioso, accoglimi
pentito e trattami come uno
dei tuoi servi.
APOSTOLOS (1 Cor. 6, 12-20)
Lettura dalla lettera di Paolo ai Corinti.
Fratelli, “Tutto mi è lecito”. Ma non tutto giova.
“Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò
dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre
e il ventre per i cibi”. Ma Dio distruggerà
questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia,
ma per il Signore, e il Signore è
per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il
Signore, risusciterà anche noi con la sua
potenza. Non sapete che i vostri corpi sono
membra di Cristo? Prenderò dunque le
membra di Cristo e ne farò membra di una
prostituta? Non sia mai! O non sapete voi
che chi si unisce alla prostituta forma con
essa un corpo solo? I due saranno, è detto,
un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore
forma con lui uno spirito. Fuggite la
prostituzione. Qualsiasi peccato l’uomo
commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si
dà all’impudicizia, pecca contro il proprio
corpo. O non sapete che il vostro corpo è
tempio dello Spirito Santo che è in voi e che
avete da Dio, e che non appartenete a voi
Fratelli, “Tutto mi è lecito”. Ma non tutto giova.
“Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò
dominare da nulla. “I cibi sono per il ventre
e il ventre per i cibi”. Ma Dio distruggerà
questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia,
ma per il Signore, e il Signore è
per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il
Signore, risusciterà anche noi con la sua
potenza. Non sapete che i vostri corpi sono
membra di Cristo? Prenderò dunque le
membra di Cristo e ne farò membra di una
prostituta? Non sia mai! O non sapete voi
che chi si unisce alla prostituta forma con
essa un corpo solo? I due saranno, è detto,
un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore
forma con lui uno spirito. Fuggite la
prostituzione. Qualsiasi peccato l’uomo
commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si
dà all’impudicizia, pecca contro il proprio
corpo. O non sapete che il vostro corpo è
tempio dello Spirito Santo che è in voi e che
avete da Dio, e che non appartenete a voi
stessi? Infatti siete stati comprati a caro
prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro
corpo.
prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro
corpo.
VANGELO (Lc. 15, 11-32)
Disse Gesù questa parabola: “Un uomo aveva
due figli. Il più giovane disse al Padre:
Padre, dammi la parte del patrimonio che mi
spetta, e il padre divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte
le sue cose, partì per un paese lontano
e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese
venne una grande carestia ed egli cominciò
a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si
mise a servizio di uno degli abitanti di quella
regione, che lo mandò nei campi a pascolare
i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube
che mangiavano i porci; ma nessuno gliene
dava. Allora rientrò in se stesso e disse:
Quanti salariati in casa di mio padre hanno
pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre,
ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo
figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì
e si incamminò verso suo padre. Quando era
ancora lontano il padre lo vide e commosso
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro
il Cielo e contro di te; non sono più degno
di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse
ai servi: Presto, portate qui il vestito più
bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i
calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato
in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono
a far festa. Il figlio maggiore si trovava
nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a
casa, udì la musica e le danze; chiamò un
due figli. Il più giovane disse al Padre:
Padre, dammi la parte del patrimonio che mi
spetta, e il padre divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte
le sue cose, partì per un paese lontano
e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese
venne una grande carestia ed egli cominciò
a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si
mise a servizio di uno degli abitanti di quella
regione, che lo mandò nei campi a pascolare
i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube
che mangiavano i porci; ma nessuno gliene
dava. Allora rientrò in se stesso e disse:
Quanti salariati in casa di mio padre hanno
pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre,
ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo
figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì
e si incamminò verso suo padre. Quando era
ancora lontano il padre lo vide e commosso
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro
il Cielo e contro di te; non sono più degno
di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse
ai servi: Presto, portate qui il vestito più
bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i
calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato
in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono
a far festa. Il figlio maggiore si trovava
nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a
casa, udì la musica e le danze; chiamò un
servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il
padre ha fatto ammazzare il vitello grasso,
perché lo ha avuto sano e salvo. Egli si arrabbiò,
e non voleva entrare. Il padre allora
uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre:
Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai
dato mai un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha
divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato,
per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli
rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me
e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far
festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello
era morto ed è tornato in vita, era perduto ed
è stato ritrovato”.
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